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Claudio e Nicola Rampin: la poesia di Eraqua (Ibiskos editrice, Empoli (FI), Giugno 2001)

La silloge poetica Eraqua, opera di due fratelli, Claudio e Nicola Rampin, «uniti spiritualmente dall’amore per l’arte e per la poesia» si offre al lettore in duplice veste. La prima, quella di Claudio, dal titolo Donne, è un contributo poetico, nella sua musicale semplicità, alle varie donne che nel vissuto quotidiano del poeta hanno contribuito a creare gli stati d’animo necessari perché egli «nell’abbraccio tramite la penna» abbia potuto trasformarli in sensazioni, visioni, emozioni… poesia insomma.

La seconda parte, Terraqua, di Nicola Rampin, ci porge invece una raccolta più variegata e diversificata (la ricerca evidenzia anche una maggiore maturità del poeta rispetto alla sua prima silloge, sia nella tecnica espressiva sia nel vissuto esperienziale). Il termine è esplicativo, nella sua invenzione, di un mondo poetico estremamente preciso, come dice nell’introduzione il poeta stesso: «Terraqua intesa come passaggio dell’uomo attraverso questa vita, dove poter creare e sognare, ma soprattutto, lasciare testimonianze tangibili».

La testimonianza reale di questo passaggio, di quest’incontro poetico con la vita, nelle sue forme trasfigurate dalla Poesia, è proprio questa raccolta che ci offre i momenti di un passaggio spirituale sul mondo, concreto nelle emozioni e nelle certezze del valore dell’Arte. L’Arte si fa immagine, verso semplice e sincero di quest’amore per la vita e per i suoi aspetti, per le figure e per i paesaggi che popolano la nostra quotidiana, dura e concreta lotta per la sopravvivenza, che riesce così ad essere più sopportabile, proprio grazie al nuovo modo di sentire e di vedere con occhi diversi e con un cuore che pulsa in quest’universo con più gioia e con più affetto.

Il sincero entusiasmo dei due autori, nel proporre le loro creazioni, a mio parere offre al lettore, senza infingimenti ed elucubrazioni strutturali ma con semplicità, un sincero messaggio per un miglior modo di essere e di vivere, per riappropriarsi della vita e delle sue sensazioni in maniera diretta ed immediata, per poterne quindi essere più realmente autori ed artefici.

Franco Dino Lalli