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Olivo e Olio tra storia e tradizione: un saggio originale e ‘utile’ di  Pacifico Topa (ed. in proprio).

Chi ha mai detto che una rivista letteraria debba occuparsi solo di romanzi, di poesie o di letteratura in genere? Perché non occuparsi di opere che riguardano la coltivazione dei campi? E chi l’ha mai detto che un’opera sulla coltivazione dei campi non rientri tra le opere letterarie? Bastano solo pochi classici esempi per dimostrare che letteratura e campagna molto spesso sono collegate. La mente va subito alle “Opere e i giorni” di Esiodo, alle “Georgiche” di Virgilio o al “De agricoltura” di Columella. L’opera che prendiamo in esame in questa recensione è un breve saggio di Pacifico Topa sulla coltivazione dell’olivo e la produzione dell’olio, di cui l’Italia, soprattutto negli ultimi anni, va molto orgogliosa. In questo saggio l’autore manifesta «l’amore per la terra cingolana che, da sempre vocata per l’attività rurale, ha dato spunto ad un’analisi puntuale e cognitiva di tale nobile pianta al fine di pubblicizzare una risorsa primaria» scrive Giovanni Filoni nella breve prefazione. Il saggio è diviso in otto parti. Innanzitutto viene fatto un breve excursus sulle tradizioni legate all’olio e all’oliva, come le pietanze o il riconoscimento del malocchio. Poi se ne fa una storia della pianta, anche con riferimenti biblici. Nel terzo capitoletto si parla della pianta in genere e del frutto, poi vengono evidenziate le piantagioni di ulivi, sul come vengono fatti gli innesti, sulle varietà di olivi di Cingoli, infine la potatura, i vari metodi possibili di raccolta e le malattie dell’olivo. In poche parole chi vuole farsi un’idea generale su questa pianta e sulla sua coltivazione non ha che da leggere il breve saggio di Pacifico Topa.

Angelo Manitta