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Pina Ardita |
Dopo il romanzo di memorie Soldato Angelo Pina Ardita si
presenta ai suoi lettori con La porta d’oriente pubblicato
dall’Accademia internazionale Il Convivio. Si tratta di una storia
ambivalente che ha come punto di partenza e di arrivo il motto
“conoscere per conoscersi”. Dilemmi e lotte interiori. La storia di un
prete o di un uomo? Direi il percorso, irto di spine, di un giovane il
quale, prima di approdare alla meta, cosciente e inconscia, che si
prefigge, affronta una serie di esperienze legate al suo essere, e
sentirsi prete e uomo nello stesso tempo. Pietro, il protagonista, non
vive un’infanzia felice. I genitori non vanno d’accordo, si separano e
ognuno di essi si ricostruisce una vita propria. Chi subisce le
conseguenze traumatiche del dramma familiare è il ragazzo il quale
decide di andare a vivere con i nonni. Egli non ha un buon ricordo
della famiglia. Il suo papà, un giorno, lo rimproverò e gli disse di
non chiamarlo più “padre”. Pietro dimentica quella parola, non la
pronuncerà più finché non troverà, nella sua veste di prete e dopo
lunghe ricerche, il vero “Padre”, il Dio buono e misericordioso che
guida l’uomo e lo sostiene. Nel suo desiderio di ricerca della verità
e della conoscenza, gira il mondo, fa mille mestieri per vivere: il
contadino, il pastore, anche il mendicante; conosce donne diverse e
tutte lo deludono. Infine viene ordinato sacerdote e parte per il
Congo come missionario, dove scopre, finalmente, qual è la donna dei
suoi sogni, colei che egli ama e che ricambia il suo amore: José.
Dietro la fede profonda e sincera del protagonista affiora un certo
moralismo religioso e il desiderio velato di convertire il prossimo
attraverso esempi e discorsi convincenti, anche se con fare rispettoso
e discreto. «Le bellissime immagini e le toccanti riflessioni che Pina
Ardita riesce a trasporre sulla pagina – scrive Angelo Manitta nella
prefazione - danno alla vicenda un profondo senso di realtà e di vita
vissuta».
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