Cavalieri saraceni
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Sono
tutti morti, li hanno preparati
- con i capelli pettinati e ricami di gelo,
- mentre una nebbia leggera, pietosa,
- ricopre morti, dolori, e puzza di sudore.
- Poi, come un fazzoletto di vento
- lascia passare lacrime e sospiri,
- la nebbia si dissolve,
- e madri, figli, spose in ginocchio,
- lamenti mischiati con il vento,
- guardano in alto.
- All’ombra di un cielo carico di pianto,
- nuvole impazzite, fantasmi di saraceni
- in groppa a cavalli grondanti sangue
- buttavano stelle di neve,
- quante stelle, a migliaia.
- Allora ogni cosa scomparve,
- restarono soltanto madri, figli, mogli,
- sempre in ginocchio,
- i volti disperati con ricami di gelo,
- e con stelle di neve dentro gli occhi.
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