Il Convivio

Giuseppe Bianco

Giuseppe Bianco: Lungo la strada del tempo - Racconti (Ed. Spartaco. S. Maria C. V. 2001)


Lo scrittore va alla ricerca disperata del perché dell’esistenza, e si fa domande a cui nessuno può dare risposte, perché gli altri sono tutti sulla stessa barca e neanche loro sanno dove stanno andando. Lo scrittore (anzi mi verrebbe di dire il poeta) vaga col pensiero per le strade di città sconosciute, cercando di trovare se stesso senza saper bene come fare. L’indifferenza e il distacco che egli mostra nei confronti di tutto ciò che lo circonda sono da ricondursi, pare, all’aver dovuto lasciare (forse forzatamente) il mondo del lavoro. E adesso tutto ciò che ruota intorno a lui lo sfiora soltanto ed egli vagabonda dentro sogni che hanno spesso un sapore felliniano. Papele, Gino, Geppo, somigliano molto a quelli che una volta venivano definiti “vitelloni”: ragazzi senza arte né parte alla ricerca di qualcosa per passare il tempo, per rompere la monotonia di una vita inutile, dei loro vent’anni sprecati  che non torneranno più: ma loro ancora non lo sanno. Questi personaggi sembrano in apparenza rifiutare di essere “integrati nel sistema”, (come si dice di tutti coloro che lavorano e producono), ma nello stesso tempo si disperano  per questo stato di cose perché sanno che l’ alternativa è la solitudine, l’emarginazione e in definitiva la disperazione.  «Tutto quello che resta  di un uomo  rimane lì, sulle scale, con la testa fra le mani». È l’eterno dilemma fra «integrarsi o essere disintegrati».

 

   Lia Sfilio Borina 
 

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