Il Convivio

Aldo Cervo

Cronica delle cose occorrenti in Caiata ne’ suoi anni ’70 di Aldo Cervo


Di primo acchito si ha l’impressione di avere tra le mani un testo antico, dei tempi in cui si parlava e scriveva in lingua volgare. Lo attestano il titolo e la lettura “A Dino Compagni fiorentino”, redatti in una traduzione perfetta dell’idioma dei nostri Grandi della letteratura, Dante e tutta la schiera dei suoi contemporanei. Ed ecco, spontaneo, il nostro giudizio sincero: come non riconoscere in Aldo Cervo uno studioso la cui cultura affonda nel profondo, come non inserirlo tra gli autori classici? Classicus=cittadino della prima classe, scrittore eccellente. È solo l’incipit, ma basta a convalidare la stima che avevamo per lui. “Cronica delle cose occorrenti in Caiata ne’ suoi anni ‘70”, inizia con una lettera a Dino Compagni, poeta e amico di Dante, anch’egli autore di una “Cronica delle cose occorrenti nei suoi tempi” (1280-1312). «Mio caro, ti dici maravigliato di non leggere nello presente mio volume segnale alcuno della nobilissima mia città... Lascio la parola ai fatti come già Catone tusculano con laudabili risultati nella sua Historia...». Segue una lettera (da qui in lingua italiana attuale) ai giovani del ventunesimo secolo per informarli di ciò che essi non sanno:  «Le motivazioni noi (l’autore e i suoi amici di gioventù) ce le cercavamo perché le avevamo dentro... Non fummo mai gregge né branco». Nella prima sezione è descritto, nei particolari, il Movimento Culturale Caiatina Coltivatori. Lo scrittore rivive l’intensa attività giovanile e le iniziative svolte per il bene della comunità, denuncia le condizioni precarie d’allora, fa il confronto con quelle attuali. I giovani moderni si sforzano di realizzarsi, ma restano nel superficiale e non riescono ad essere soddisfatti.

   Antonia Izzi Rufo 
 

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