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Le domeniche miti
- Talvolta in un anfratto al sole pare
- sulle irradiate barche di finestre
- scie di ricordi agli occhi riapprodare,
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maliosi scialli a
venti di ginestre
- d’aria raggiere schiudono ai balconi
- in sinfonia d’aromi su alme orchestre,
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- d’oro sembianze in muliebri visioni
- hanno mitiche domeniche sfumate
- al rifiorire di un lume di passioni.
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- Nelle rade di liquide vetrate
- passi di gala… poi la festa entrava,
- languivano sui fianchi felci ambrate,
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- sfrondare aereo
di piume mi adombrava
- sui rami voli in danze, al grido estroso
- che a un grillo
come un riso riecheggiava
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- dalla sì tesa gola nell’ondoso
- cielo, disciolto al frullo di mantelli
- di piedi uno
sciamare a un viale erboso.
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- Seni ‘codì’ incipriati nei pastelli
- porgevano le donne al fatuo vento,
- terso a un bacio di lampi sugli anelli,
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- e ansando di una cagna il muso attento
- a una carezza d’uomini, sfrangiate
- luci assetava ai ciondoli d’argento,
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- grandi racconti nelle gaie folate
- di fiati ebbri di fumo, ghirigori
- sfogliavano con roride boccate.
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- Fasciati d’aria i salti nei rumori
- della corda! E a
bambine il viso insonne
- per l’attesa un mosaico di rossori…
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- Gonfie nel gioco erano le gonne
- di gigli girotondi che schiudevano
- corolle sui tutù a piccole donne,
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- e pingui trecce
in grembo discioglievano
- filigranate spume, come calici
- nella cesta del vento dibattevano.
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- E il suono riarde assorto d’echi amici
- nell’inseguire gnomi sbeffeggianti
- fra oziosi gusci di esuli radici,
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- sui nidi di ciambelle miagolanti
- nodi d’amore gatte attorcigliate
- stringevano al lambire dei passanti
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- cuccioli in sonno
e un brivido d’estate…
- il tempo rosseggiante cuore stringe
- nel guscio di errabonde vie sfuocate,
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- un lapis d’aria all’anima dipinge
- delle memorie l’orma, essa soppesa
- nel dolce oblio
al dolore quanto attinge
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- di un’alba abbagli a passeri protesa
- come in preghiera, quasi
in luci sfinge.
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