Il Convivio

Mario Cambi

Le domeniche miti

Talvolta in un anfratto al sole pare
sulle irradiate barche di finestre
scie di ricordi agli occhi riapprodare,
 
maliosi scialli a venti di ginestre
d’aria raggiere schiudono ai balconi
in sinfonia d’aromi su alme orchestre,
 
d’oro sembianze in muliebri visioni
hanno mitiche domeniche sfumate
al rifiorire di un lume di passioni.
 
Nelle rade di liquide vetrate
passi di gala… poi la festa entrava,
languivano sui fianchi felci ambrate,
 
sfrondare aereo di piume mi adombrava
sui rami voli in danze, al grido estroso
che a un grillo come un riso riecheggiava
 
dalla sì tesa gola nell’ondoso
cielo, disciolto al frullo di mantelli
di piedi uno sciamare a un viale erboso.
 
Seni ‘codì’ incipriati nei pastelli
porgevano le donne al fatuo vento,
terso a un bacio di lampi sugli anelli,
 
e ansando di una cagna il muso attento
a una carezza d’uomini, sfrangiate
luci assetava ai ciondoli d’argento,
 
grandi racconti nelle gaie folate
di fiati ebbri di fumo, ghirigori
sfogliavano con roride boccate.
 
Fasciati d’aria i salti nei rumori
della corda! E a bambine il viso insonne
per l’attesa un mosaico di rossori…
 
Gonfie nel gioco erano le gonne
di gigli girotondi che schiudevano
corolle sui tutù a piccole donne,
 
e pingui trecce in grembo discioglievano
filigranate spume, come calici
nella cesta del vento dibattevano.
 
E il suono riarde assorto d’echi amici
nell’inseguire gnomi sbeffeggianti
fra oziosi gusci di esuli radici,
 
sui nidi di ciambelle miagolanti
nodi d’amore gatte attorcigliate
stringevano al lambire dei passanti
 
cuccioli in sonno e un brivido d’estate…
il tempo rosseggiante cuore stringe
nel guscio di errabonde vie sfuocate,
 
un lapis d’aria all’anima dipinge
delle memorie l’orma, essa soppesa
nel dolce oblio al dolore quanto attinge
 
di un’alba abbagli a passeri protesa
come in preghiera, quasi in luci sfinge.
 

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