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Orizzonti
- Una nube che irrompe
nella quiete,
- fulmine che squarcia il
mio orizzonte,
- che la mia gioia spinge
in una rete,
- di un debole ruscello e
fonte.
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- Ruscello che non può
placar la sete,
- e reca la mia pena ad un
monte,
- da scalar per veder
lontane mete,
- alla ricerca di un caro
ponte.
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- Ora vedo innanzi, un
muro,
- formato da un rimorso che
punge,
- che rende opaco il mio
futuro.
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Effimero è ogni pensier che sopraggiunge,
- in quest’animo divenuto
oscuro,
- che il reale e l’ignoto
congiunge.
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