Il Convivio

Salvo Leone

Ansia scribendi in Bagliori e oltre... di Salvo Leone (Ed. N. Calabria, 2002)

Una brevissima nota biografica apposta sul retro del volume “Bagliori e oltre...” di Salvo Leone ci informa laconicamente che l’autore vive in provincia di Catania, è Laureato in Scienze politiche e da anni si occupa di poesia. Questi pochi dati, associati alla lettura del libro, ci fanno pensare a Salvo Leone come ad un uomo di età non superiore ai trent’anni e qui alla sua prima pubblicazione, dopo numerose collaborazioni a riviste letterarie. Che l’autore sia un giovane lo si evince chiaramente dalla varietà dei temi svolti e poetizzati, da quell’alone di mortale stanchezza che sovente si coniuga alla più ansiosa e irrequieta allegrezza. La volubilità delle tracce liriche assurge così a mera espressi-vità: potremmo, se ci è consentito, definire l’ossimoro di questi versi come la forma verbale conseguente (ponendo noi sul piano logico ciò che è assolutamente irrazionale, compresso) ai traumi e agli umori discordi di ogni giovane scrittore. L’autore, soddisfacendo la sua ‘ansia scribendi’, vuole dirci della sua vita: le amicizie perdute, gli affetti mancati, gli amori tristi e felici, le incerte aspirazioni e i lacci della memoria. Angelo Manitta, presentando il volume, parla di «maniera che corre tra innovazione e tradizione”», di poesia che incanta per la semplicità e guardando al futuro esprime il suo messaggio. Il prefatore illustra dei leitmotiv molto convincenti cogliendo le caratteristiche  essenziali del libro: eppure questi elementi, ponendosi non già come definitivi, possiedono tanti pregi quanto altrettanti difetti. Certi lazzi linguistici, ai limiti della illeggibilità e quindi, per converso, dell’afasia, non ci convincono appieno in quanto mancanti di una loro precipua funzione destrutturante e irriconciliata, ma quando l’Autore si fa intimo cantore di se stesso, desolato indagatore dei recessi dell’anima, ecco allora che il verso appare maturo, compiuto (si legga la poesia “Analisi”, citata apportunamente nella presentazione, con i versi: «Taglio l’umore, lo seziono al test dei sentimenti, lo setaccio sino a ridurlo a stracci ebbri...», volgendosi a decantare la rabbia come la pacatezza, lontano dagli sterili esercizi del volgare autocompiacimento.
  Beniamino Biondi 
 

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