Campane:
di Angelo Messina
- Il suono delle campane
ha sempre un effetto psicologico e Messina ne crea una rievocazione
personale. È un ritorno al passato, alla fanciullezza; al loro suono
si ricollegano voci care di persone scomparse, vive nel ricordo. Il
suono della campana ha qualcosa di mistico e di religioso ad un tempo
esso... «penetra... dentro l’anima / simile ad una preghiera...» un
suono, che a seconda della sua estensione musicale, può essere
gioioso, oppure annunciatore di morte. Qui il ricordo si fa
nostalgico, l’autore ricorda l’epoca in cui frequentava il catechismo
«il volto bonario / del vecchio campanaro...». Il silenzio delle
campane durante la settimana santa, poi, il festoso scampanio della
Resurrezione. Nelle mattine presto della domenica «al terzo
toccheggiare / mia madre andava a messa / mentre ancora dormivo... a
pregare... vedere il mondo / con gli occhi di un fanciullo...», ossia
poter tornare a quel tempo felice e spensierato, in un mondo idilliaco
e sereno, poter... «rivivere la favola / perdutasi nel tempo...». Una
semplice, ma genuina composizione che non può non toccare il cuore del
lettore, perché in essa rivive la propria infanzia.
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Pacifico Topa
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