Dino Valentino Moro:
FRAMMENTI - Poesie (Fondi – LT 2001)
- Questi versi colpiscono per la mancanza
di retorica, e per un pessimismo di fondo che sembra conficcarsi
dentro le cose e gli eventi senza che il poeta possa far nulla per
evitarlo: versi che sgorgano dal fondo dell’anima con la disperata
rassegnazione ad un destino ineluttabile e fatale. Questa è l’opera di
un uomo molto sensibile che soffre per i guai dell’umanità,
l’arroganza dei potenti (nuovamente domani saremo / nel creato / forse
foglia / albero o cane), per la rassegnata disperazione dell’emigrante
che spera in un destino migliore, per la sofferenza dei poveri e degli
emarginati, per la crudeltà delle guerre (dietro sacchi di sabbia ti
seguo da questo mirino), per lo sciocco inutile razzismo di cui siamo
un po’ tutti colpevoli e che riesce ad esprimere con tre versi su cui
tutti dovremmo riflettere: «per guardare il colore della pelle non
vedremo la luce negli occhi e lo splendore di un sorriso». L’incontro
con la morte di “Letto 23” è molto efficace e commovente. Come lo è la
disperazione di non poter credere in un Dio ma in un bambino che gioca
con le galassie. Il poeta ama la famiglia e sente forte il rimpianto
che questa si disgreghi per le strade del mondo. Il dolore più grande
è quello di non avere più un fratello a cui confidarsi. Con gli
estranei, anche se amici fraterni, non è lo stesso: il castello è
privo di fondamenta. Nella serie “fratelli” c’è tanto amore unito alla
disperata rassegnazione a questa cosa terribile e che pure accade a
molti: pur essendo nati dalla stessa madre, non ci riconosciamo più,
siamo «fratelli a cui non potremo chiedere carezze»: fratelli che si
riuniscono in occasione di un evento luttuoso e poi vivranno vite su
mondi diversi senza scriversi neppure a Natale.
-
Lia Sfilio Borina
|