Sito dell'Anfim, Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà della patria
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città aperta; Via Rasella; L'eccidio;
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I processi: Definizioni;
Kappler; Priebke.
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Città di settemilacinquecento abitanti nella provincia di Vercelli,
Santhià venne liberata dai partigiani il 25/4/1945, ma alcuni giorni
dopo fu nuovamente occupata dai nazifascisti che vi compirono un'ultima, ferocissima
strage, dettata unicamente da criminale spirito di vendetta.
All'alba del 28 aprile i tedeschi del 75° Corpo d'armata (forte di circa
sessantaduemila uomini) e reparti fascisti ad essi aggregati, in ritirata dalla
Liguria, da Torino e dalla Valle d'Aosta, giunsero nella pianura vercellese.
Le avanguardie della colonna furono in un primo tempo fermate a Cigliano (Vercelli)
da gruppi di partigiani, che però si videro ben presto costretti a ripiegare.
Il Comando partigiano locale aveva peraltro avuto l'ordine dal Comando militare
del C.L.N. regionale piemontese di impedire la marcia della colonna nemica verso
Milano ed il Brennero. Furono quindi avviate trattative fra tedeschi ed esponenti
del C.L.N. vercellese e della curia, ma senza esito. Nel corso di un nuovo incontro
con il Comando partigiano (29 aprile), i nazifascisti rifiutarono ancora di
arrendersi, tuttavia accettarono una tregua di ventiquattro ore. Ma poiché
alla sera la colonna nemica riprese la marcia verso est, i garibaldini fecero
saltare i ponti sul canale Cavour e sul Naviglio, bloccandola. Il Comando tedesco,
nell'impossibilità di proseguire, fece occupare tutta la zona, compiendo
devastazioni e razzie. In particolare a Santhià i tedeschi uccisero alcuni
partigiani, alcuni civili ed il presidente del C.L.N., il socialista Domenico
Tricerri.
All'alba del 30 aprile ripresero le operazioni e, probabilmente guidati da informatori,
i nazifascisti circondarono e attaccarono il Distaccamento "Freccia"
della 2° Brigata Garibaldi, dislocato in una cascina, trucidandone tutti
i componenti. Altri partigiani accorsi in aiuto dei compagni attaccati, furono
a loro volta uccisi nei campi. In totale, nel corso delle due tragiche giornate
vennero così trucidate cinquantadue persone, tra partigiani e civili.
Il 2 maggio, dupo che la Missione alleata ebbe minacciato di far intervenire
l'aviazione, il Comando tedesco accettò la resa, che fu firmata a Biella.
Finì così la ritirata del Corpo d'armata e si concluse anche la
Resistenza in Piemonte.