Poco
ci resta delle conoscenze dei Druidi, e quel poco è stato offuscato da secoli di
mistero e mistificazione. A quest'opera di occultamento hanno senz'altro
contribuito storici e commentatori degli ultimi due secoli portati più a
descrivere, come la definisce Piggott, la storia come vorremmo che fosse
piuttosto che non la storia come è stata.
Quello
che effettivamente conosciamo sui Druidi si ricava dalle fonti dei
contemporanei, storici e geografi greci e latini, dalla letteratura irlandese e
gallese giunta sino a noi attraverso il filtro e la trascrizione dei monaci tra
il IX° e il XIII° secolo della nostra era; dalle tracce scoperte in varie fonti
circa l'antica religione celtica, e non ultimo dai reperti archeologici sulla
civiltà celtica nel suo insieme.
Le
prove archeologiche provenienti da scavi di oppida, tombe e luoghi di culto, ci
parlano di credenze, cerimonie religiose, rituali e raffigurazioni artistiche di
Dei, di cui è possibile dedurre delle ricostruzioni, tanto più attendibili
quanto più suffragate da un attento esame delle fonti contemporanee prima, e poi
dal corpus mitologico leggendario giunto sino a noi attraverso le saghe epiche
irlandesi e gallesi.
Per
capire realmente l'unicità del Druidismo bisogna prima comprendere la società
celtica, la sua struttura e la sua mitologia.
I
Druidi furono al tempo stesso molto di più e qualcosa di meno dei sacerdoti di
una religione "druidica" o "celtica" come alcuni storici moderni li hanno
dipinti.
Officianti,
sacrificatori, e aruspici durante le cerimonie sacre, essi furono anche giudici,
medici, maghi, poeti, rappresentando la vera memoria storica di un popolo che
non utilizzava di fatto la scrittura.
I
Druidi erano un'espressione viva e vitale della società celtica primitiva,
legati a filo doppio con quella particolare struttura sociale, e con lo
spegnersi degli stati celtici indipendenti furono condannati a scomparire.
Per
meglio capire questo concetto fondamentale bisogna rifarsi alla "ideologia
tripartita" degli indoeuropei come sviluppata e mirabilmente analizzata da
George Dumézil.
Tutte
le società indoeuropee, all'inizio della loro storia, sono accomunate da una
tripartizione della società in tre funzioni. La prima, è la funzione sacrale
della sovranità, del sacerdozio e della giustizia. La seconda è la funzione
guerriera, propria dei nobili e dei possidenti di terre o di bestiame. Nella
terza, la funzione produttiva di beni materiali o spirituali, sono compresi i
contadini, gli allevatori, gli artigiani e gli artisti.
Questo
vale per gli Achei e i per Dori della Grecia, come per i Latini che fondarono
Roma, per i Germani delle pianure del Nord come per i primi regni dell'Iran.
Inoltre questa tripartizione delle tre funzioni principali, dalle società si
riflette anche nella mitologia e nelle religioni di tutti i popoli
indoeuropei.
La
maggior parte di questi popoli possiede una letteratura mitologica che descrive
un pantheon di cinque divinità, suddivise nelle stesse tre divisioni funzionali:
Regalità, Guerra, Produzione.
Nell'India
antica dei Veda, Mithra e Varuna incarnano la sovranità nelle sue due
manifestazioni di "terribile potere giudicatore" e "paterno potere protettore".
Indra rappresenta invece la forza guerriera, mentre due gemelli Ashvin
rappresentano la proprietà e la ricchezza.
Presso
gli antichi Latini troviamo la triade Giove, Marte e Quirino rappresentante le
stesse tre funzioni.
In
Grecia, Giove Athena e Apollo rivestono lo stesso ruolo e, nei tempi più
antichi, si sacrificava tre volte nel nome di Athena: come Sovrana, come
Vittoriosa, come Dispensatrice di salute e prosperità, riportando così a cinque
il numero delle divinità principali.
Presso
i Celti sotto vari nomi di divinità tribali, si ritrovano le stesse funzioni.
Taranis-Omigos-Dagda, simbolo della regalità simbolizzato dalla ruota e
dall'arpa. Belenos-Teutates sono due aspetti guerrieri cui si affianca Brigit
dai molti aspetti (Morrigan la guerriera, Epona portatrice di fertilità e
protettrice degli animali, Brigit-Belisana protettrice di poeti e artisti). E
infine Lug-Lev, dio delle arti e dei Mestieri, Signore dei Tuatha De Danann
nella mitologia irlandese, diviene sul finire della civiltà celtica, il dio
globale: artista medico e guerriero.
Tale
fu dunque anche la struttura iniziale delle società proto celtiche che si
amalgamarono con i popoli di cultura megalitica già residenti in Europa ai tempi
del loro arrivo.
Da
questa fusione nacque una diversificazione del tutto originale che marcò la
differenza dei Celti dagli altri popoli di ceppi indoeuropeo.
I
Druidi rappresentano dunque un caso unico nella storia dei popoli originatisi
dal comune ceppo indoeuropeo. Espressione profonda e rappresentativa di uno
spirito libero, legato alla natura, nel tempo si dimostrarono ad un tempo il
principale e il più profondo legame tra le innumerevoli tribù celtiche, finendo
inevitabilmente per scomparire quando questo tessuto sociale venne a mancare: in
Europa continentale, con la perdita dell'indipendenza e con la progressiva
romanizzazione delle principali nazioni celtiche, in Irlanda, molto più tardi
con l'avvento del Cristianesimo.
Ovviamente,
le loro conoscenze non andarono perse in un colpo solo, ma sbiadirono
progressivamente. Con la scomparsa del suo ruolo centrale nella società, il
potere del Druido si scisse progressivamente nei due aspetti di semplice cantore
e poeta, più o meno accettato dal potere cristianizzato, e in quello di mago dei
boschi, ultimo custode di reminiscenze del sapere tradizionale, isolato ai
confini della società.
Ai
tempi dello splendore della civiltà celtica, invece, ai Druidi corrispondeva una
ben precisa connotazione di prestigio religioso e sociale simile a quella di
altri popoli di origine indoeuropea. Tali ad esempio sono ancor oggi i Bramini
tra gli indù, la cui figura risale ancora alle invasioni ariane dell'India,
verso il secondo millennio avanti Cristo.
Al duplice ruolo sociale e religioso che li accomuna ai Druidi, i Bramini hanno però aggiunto una diversificazione trasformando il loro ruolo in una casta ereditaria chiusa, mentre presso i Celti non esistevano caste, bensì ruoli funzionali, che permettevano pur sempre una certa libertà di mobilità sociale da una funzione all'altra. Questo aspetto era ancora più accentuato presso i Druidi, che pur essendo principalmente gli insegnanti dei figli delle classi nobili, accettavano alle loro scuole itineranti qualsiasi ragazzo realmente dotato che desiderasse istruirsi.