PREISTORIA e STORIA.

La cultura dei Celti pare si sia formata già verso il III millennio a.C.
Anche se i Celti rappresentano il più importante nucleo di popolazione dell’Europa dell’età del Ferro, le loro origini certe risalgono alla coltura dei campi di urne della tarda età del Bronzo, diffusa nell’Europa centrale e orientale tra il 1300 e l’800 a.C. Questa cultura comprendeva genti diverse unite da comuni usanze funerarie.

Verso il 1000 a.C. iniziò un vasto movimento migratorio a cui parteciparono anche i Celti, i quali discesero verso le regioni occidentali del continente europeo, occupando vasti territori dell’attuale Francia, della penisola iberica e, muovendosi poi verso nord, della Britannia e dell’Irlanda. Continuando le loro migrazioni, oltrepassarono le Alpi e giunsero nella parte occidentale della pianura padana, allora abitata dai Liguri.
Quella avvenuta in Italia non fu un’invasione massiccia, ma continue infiltrazioni di tribù diverse. Nell’ampia area lungo il corso del Po fino alla costa adriatica, regione alla quale i Romani avrebbero in seguito dato il nome di Gallia cisalpina, si stabilirono gli Insubri, i Cenòmani e i Sénoni. Verso est penetrarono nel territorio occupato dai Veneti e verso sud raggiunsero invece alcune zone sotto l’influenza etrusca. Continuarono le loro incursioni in direzione sud.
Gli archeologi dividono la preistoria celtica in fasi che prendono il nome da località austriache e svizzere dove sono stati reperiti molti oggetti: periodo di Hallstatt (VIII-VI secolo a.C.) e di La Tène (VI-II secolo a.C.).

HALLSTATT: Questa cultura prende il nome dal sito omonimo nell’Austria settentrionale.
La popolazione hallstattiana divenne ricca e potente grazie all’estrazione del salgemma, una comodità usata per la conservazione del cibo, quindi molto richiesta, estraendolo da miniere localizzate vicino alla moderna Hallstatt. Oltre a ciò gli hallstattiani furono abili nell’uso e nella lavorazione del ferro, con cui produssero armi che assicurarono loro il predominio su altri gruppi.
Nel 600 a.C. una colonia celtica sorse vicino a Massilia, l’attuale Marsiglia, fondata da coloni focesi, da dove partivano rotte commerciali per tutto il Mediterraneo. I Celti locali si arricchirono, e i loro oggetti e la loro tecnologia si diffusero in tutta Europa.
Il periodo tardo di Hallstatt (VI secolo a.C.) è anche detto "età dei principi" per le spettacolari sepolture e le imponenti fortificazioni, che appaiono attribuibili a un’improvvisa ricchezza delle aristocrazie celtiche, tale da giustificare sia lo sfarzo, sia la necessità di difesa.

LA TENE: Le popolazioni di La Tène, con i loro carri da guerra, sottomisero gli Etruschi, popolarono la penisola, parte della Grecia e dell’Asia Minore e si spinsero fino alla penisola iberica e alle isole britanniche. Le altre genti ne erano terrorizzate ma insieme piene di ammirazione per la loro tecnologia, il loro fervore religioso, la passione per la conoscenza e le loro magnifiche opere d’arte.
In particolar modo l’arte fiorì in questo periodo di circa 400 anni; probabilmente quest’arte derivò dall’incontro di tre tendenze: l’arte classica del bacino mediterraneo, lo stile geometrico originario dell’area di Hallstatt e, anche se in misura minore, alcuni tratti orientali, forse provenienti dall’Anatolia persiana.
Tra il IV e il III secolo a.C. il mondo celtico attraversò un periodo di instabilità, forse dovuto alla pressione dei popoli nordici, che provocarono una serie di migrazioni: i Celti penetrarono nel mondo greco-romano, invadendo l’Italia settentrionale, la Macedonia, la Tessaglia, e saccheggiando Roma (390) e Delfi (279), ma qui senza successo, pur rimanendo nei Balcani. Nel 225 il loro potere cominciò a vacillare in seguito alla sconfitta inflitta dai Romani a Talamone, e la loro supremazia in Europa cominciò a declinare, anche se occorsero altri 200 anni prima che Giulio Cesare sottomettesse la Gallia (58 a.C.) e un altro secolo ancora prima che la Britannia venisse annessa all’Impero Romano.
Ma la loro storia non termina con la conquista romana. I Celti infatti continuarono ad esistere in tutta Europa e, sebbene le loro favelle siano scomparse in molti luoghi, sono rimaste vive le loro idee, le loro superstizioni, le loro feste popolari, i nomi che hanno dato alle località. Inoltre, i Romani non riuscirono a conquistare l’Irlanda e la Scozia, e in queste regioni, come pure nel Galles e nell’isola di Man, la cultura celtica continuò a sussistere, e con essa l’arte, la religione e le lingue celtiche.

Con la fine dell’Impero Romano nelle regioni britanniche riemersero una serie di regni di chiara origine celtica. Si delineò una distribuzione delle popolazioni celtiche molto simile a quella attuale.
Il Cristianesimo si diffuse in Britannia, in Irlanda e in Scozia.

In queste regioni la Chiesa svolse un ruolo fondamentale, incoraggiando lo sviluppo della produzione artistica. Anche la letteratura locale fu coltivata più che altrove, e gli eruditi celtici divennero famosi missionari e maestri attivi nell’Europa continentale.
Nel IX e nel X secolo le isole britanniche furono attaccate da popolazioni scandinave, che in parte si unirono alle popolazioni locali. I re gaelici degli Scoti assunsero il controllo dei territori dei Pitti, dominando poi la Scozia sudoccidentale e l’Inghilterra sudorientale, mentre si stabilizzò il confine anglo-gallese; la Cornovaglia perse l’indipendenza politica, mentre in Irlanda il dominio del re si estese a livello nazionale. Si erano così delineate le quattro nazioni moderne: tre celtiche e una germanica.
Con la conquista normanna della Inghilterra (1066), estesa successivamente al Galles e, con il XII secolo, all’ Irlanda e alla Scozia, le lingue e le culture celtiche scomparvero dalla cultura di corte, assumendo connotazioni popolari, secondo un processo che si verificò anche in Bretagna. Il clima sociale che si sviluppò diede la possibilità di emergere da elementi celtici, controllandoli tuttavia mediante atteggiamenti di intolleranza religiosa. I risultati di tale ambivalenza sono visibili nei contributi celtici alla cultura britannica, così come in certe manifestazioni nazionaliste, o nelle fiorenti comunità celtiche emigrate nell’ Europa continentale.

       

 



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