Venerdì 18 gennaio
2002, presso la nostra
sede, si è svolto un incontro-dibattito con Moni Ovadia,
il colto e acuto autore-attore, scrittore, interprete struggente
e ironico della condizione di sradicamento religioso e culturale
dell'ebreo contemporaneo assunto come metafora della condizione
spirituale dell'uomo del nostro tempo. Non so se quel che faccio sia realmente "cultura". So che il teatro mi è congeniale per esprimere ciò che sono e la gente da cui derivo. E il teatro è uno dei pochissimi luoghi in cui l'uomo propone la propria avventura esistenziale, le sue virtù e soprattutto i propri vizi: in questo senso garantisce il futuro di ciò che è umano, troppo umano, l'emozione vi rinnova il suo essere antico (Moni OVADIA, Speriamo che tenga. Viaggio di un saltimbanco sospeso tra cielo e terra, Milano, A.Mondadori, 1998, p.206.) Salomon Ovadia, Moni, nasce
nel 1946 a Plovdiv in Bulgaria, dove gli ebrei vennero salvati
dalle deportazioni e dal genocidio dai connazionali bulgari,
derivandone come scrive Ovadia "un senso di colpa incurabile".
A guerra conclusa la famiglia Ovadia si trasferisce in Italia,
a Milano dove si compiono la formazione e gli studi di Moni fino
alla laurea in Scienze Politiche.
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