Venerdì 18 gennaio 2002, presso la nostra sede, si è svolto un incontro-dibattito con Moni Ovadia, il colto e acuto autore-attore, scrittore, interprete struggente e ironico della condizione di sradicamento religioso e culturale dell'ebreo contemporaneo assunto come metafora della condizione spirituale dell'uomo del nostro tempo.
Sono intervenuti Renzo Trotta (RAI3 Liguria) e Anita Ginella (Università di Genova).

Non so se quel che faccio sia realmente "cultura". So che il teatro mi è congeniale per esprimere ciò che sono e la gente da cui derivo. E il teatro è uno dei pochissimi luoghi in cui l'uomo propone la propria avventura esistenziale, le sue virtù e soprattutto i propri vizi: in questo senso garantisce il futuro di ciò che è umano, troppo umano, l'emozione vi rinnova il suo essere antico (Moni OVADIA, Speriamo che tenga. Viaggio di un saltimbanco sospeso tra cielo e terra, Milano, A.Mondadori, 1998, p.206.)

Salomon Ovadia, Moni, nasce nel 1946 a Plovdiv in Bulgaria, dove gli ebrei vennero salvati dalle deportazioni e dal genocidio dai connazionali bulgari, derivandone come scrive Ovadia "un senso di colpa incurabile". A guerra conclusa la famiglia Ovadia si trasferisce in Italia, a Milano dove si compiono la formazione e gli studi di Moni fino alla laurea in Scienze Politiche.
All'inizio della sua carriera artistica si occupa di musica etnica e popolare e, nel 1972, costituisce e dirige il Gruppo Folk Internazionale. Negli anni Ottanta passa al teatro collaborando con il Teatro dell'Elfo, Tadeusz Kantor e Franco Parenti. Nel 1987 con lo spettacolo Dalla sabbia del tempo inizia la collaborazione con Mara Cantoni e l'esperienza di attore e di cantante. In seguito fonda una propria compagnia chiamata Ovadia TheaterOrchestra. Fra i suoi spettacoli: Cabaret yiddish; Golem; Oylem Goylem; Dybbuk; Ballata di fine millennio; Il caso Kafka; Mame, Mamele, Mame, Mamma-Il crepuscolo delle madri; Il banchiere errante (in scena al Teatro della Corte di Genova dal 14 al 21 gennaio).

 

 



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