Sammichele di Bari — Centro Studi di Storia Cultura e Territorio

GLI ANTICHI MESTIERI

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Disegno di Peppino Lerario

Testo di Maria De Palma

 

IL CARBONAIO (u carvenàriere)

 

Era un bene di consumo per ogni famiglia di Sammichele soprattutto durante i mesi invernali. In molti la producevano sia dai rami potati e raccolti in fascine” sia dalla buccia delle mandorle. La si vendeva a tomolo o a stoppeIli. Il venditore la portava, raccolta nei sacchi, sulla trainèdde e, solitamente, si serviva dello stoppello, corrispondente a 4 kg, per misurare la merce. Dieci stoppelli un tomolo, quaranta chili. Gridava "Carvenèdde, carvenèdde". Si preferiva quella di mandorle perché consumava il suo fuoco più lentamente, ma costava anche di più. Era detta “carbonella dei poveri” quella ricavata dai cespugli spinosi delle more, i scecarasce, che crescono in campagna a ridosso dei muretti a secco. L’attività di produzione di carbonella e carbone era molto intensa a Sammichele. Il paese, che contava un gran numero di boscaioli, veniva chiamato u paise di carevùne. Tutti i venditori di carbone e carbonella abitavano lungo la via per Gioia.