Sammichele di Bari — Centro Studi di Storia Cultura e Territorio

GLI ANTICHI MESTIERI

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Disegno di Peppino Lerario

Testo di Maria De Palma

 

IL COPERCHIAIO (u cheverchiàre)

 

Arrivava stretto in una logora divisa militare, da reduce di guerra, quasi nascosto da una cascata di coperchi tintinnanti, di tutte le misure, appesi ad un filo di ferro zincato messo a tracolla sulle spalle.

Di tanto in tanto gridava: U cheverchiare, u cheverchiare, u chevirchie pe la callare” (Il coperchiaio, il coperchiaio, il coperchio per la caldaia). E, soprattutto, cantava Valènce, mange e bive crè se  pènse ai cheppune na da dènze” (Valencia mangia e bevi domani si pensa ai debiti non badare); adattava le parole, da lui inventate o prese in prestito da altri, alla musica cavata dalla sua batteria di coperchi che percuoteva come in cerca della nota esatta, e così si divertiva e divertiva la gente. Arrivava da Casamassima due volte alla settimana e a causa del ritornello che cantava sempre, da tutti era conosciuto come Valènce.