Sammichele di Bari — Centro Studi di Storia Cultura e Territorio

GLI ANTICHI MESTIERI

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Disegno di Peppino Lerario

Testo di Maria De Palma

 

LO STAGNINO (u stagnàre)

 

L'attività dello stagnaro, a Sammichele, era molto diffusa e intensa. C'era l'ambulante forestiero, proveniente da paesi vicini, che ringiovaniva, rimuovendo con lo stagno la ruggine, padelle, forchette, caldaie. Portava con sé, bene in vista sulla immancabile trainèdde, da lui tirata pedalando una bicicletta posta tra le stanghe, tutti gli attrezzi necessari: una piccola caldaia, un fornello a ventola, lo stagno da sciogliere sulla fiamma e nel quale avrebbe immerso cucchiai e forchette da mettere a nuovo. Se era alle prese con contenitori di maggiori dimensioni, caldaie, tegami, padelle, intingeva un batuffolo di stoffa nello stagno liquefatto e lo passava sulle parti da stagnare. Nel paese, però, operavano anche e attivamente numerosi stagnari locali: Petrucce u stagnare (Pietro lo stagnaro), bottega a Via Vaaz, specialista nella preparazione di celindre de l'uègghie (i bidoni zincati per l’olio); u re d'iacèddere (il re degli uccelli), u stagnariedde (lo stagnino). Nella bottega dello stagnaro trovavano accoglienza utensili di uso quotidiano, provati da precedenti interventi e ancora bisognevoli di cure immediate, ma se ne producevano di nuovi. Lo stagnaro, a richiesta, faceva di tutto: mestoli, scolapasta, caffettiere, bracieri, il contenitore del fuoco da mettere nello scaldaletto, u moneche (il monaco).