INTERVENTI.

S.E. mons. Ercole LUPINACCI

Vescovo dell’Eparchia di Lungro

 

Gli anniversari in preparazione sono momenti di grazia che devono indurci alla riflessione e all’impegno a voler progredire nel cammino della nostra divinizzazione operata dallo Santo.

Ai santi monaci basiliani Nilo e Bartolomeo la chiesa bizantina canta i ‘tropari”, brevi composizioni poetiche, che sono una forma efficace di preghiera, di catechesi e di canto:

“Nella tua vita, o Padre, hai conseguita la mitezza di Mosè e di Davide, lo zelo divino di Finees e di Elia, e la fede di Abramo; ed ora tu, o Nilo, esulti con essi nell’eterno gaudio. Deh, Padre nostro, gloria dei Santi, prega per noi il Signore”

“Hai posseduto, o Padre, la castità e la prudenza di Giuseppe, nonchè la mansuetudine di Davide: e come hai imitato la vita dei Santi Padri, così ora con loro esulti nel gaudio eterno. Deh, Padre nostro Bartolomeo, prega per noi il Signore”.

Il “Bios” cioè la vita di San Nilo, scritta dal discepolo Bartolomeo di Rossano è una fonte preziosa di notizie e di dati relativi al secolo X, il tempo in cui vissero i due santi. Quel secolo, chiamato secolo di ferro per la grave decadenza dei costumi e dei valori morali, è stato scosso da profondi e gravi crisi politiche e sociali, turbato da violenti scontri e lotte estenuanti, che sono lo sfondo in cui si riflette luminosa e gigantesca la figura di S. Nilo.

Nato da famiglia patrizia nel 910 in questa città di Rossano, Nicola (così si chiamava col nome di battesimo) seguì il corso tradizionale degli studi umanistici e partecipò attivamente e con successo alla vita politica, coprendo cariche pubbliche importanti.

Poco più che trentenne, angustiato e disgustato dai torbidi e violenti avvenimenti del suo tempo, avvertendo un intimo desiderio di solitudine, abbandonò la famiglia e la sua città natale e raggiunse la zona del Mercurion, per vestire l’abito monastico in una delle tante laure di quella regione, per dedicarsi alla vita ascetica, vivendo così per 25 anni da anacoreta. A causa delle incursioni saracene lasciò il Mercurion e si ritirò a S. Adriano, in S. Demetrio Corone, in un possedimento della sua famiglia, per poter continuare a pregare e a meditare nella solitudine, considerata da lui come la “madre di ogni virtù” usando per dimora la grotta naturale che si trova alla parete rocciosa del burrone S. Elia, indicata ancora oggi come la grotta di S .Nilo.

Attratti dalla sua vita santa, molte persone si rivolsero a lui, e gli chiesero di vivere accanto a lui. Fondò così il cenobio di Sant’Adriano che ben presto raggiunse larga risonanza e divenne centro di attrazione sia per la gente umile del popolo come per gli alti funzionari, che ricorrevano a S. Nilo per trovare conforto ed assistenza spirituale. S. Nilo con i suoi monaci, nei venticinque anni trascorsi a Sant’Adriano, dedicava buona parte della giornata alla preghiera, allo studio, all’innografia e alla trascrizione dei codici. Ma anche a Sant’Adriano arrivarono le incursioni saracene, per cui, dopo il saccheggio del monastero e la cattura di tre monaci da parte dei pirati, S. Nilo si distaccò dal suo cenobio e si avviò verso il nord fermandosi prima a Montecassino e poi a Vallelucio, dove lo raggiunse Basilio da Rossano, che prese il nome di Bartolomeo e divenne il continuatore della sua opera e il suo biografo.

In seguito si ritirò a Serperi, nei pressi di Gaeta, e all’età di novant’anni raggiunse il Tuscolo vicino a Roma, dove morì nel monastero di Sant’Agata, mentre era in costruzione la chiesa di Grottaferrata e la Badia, ad opera del suo discepolo Bartolomeo.

Quando anni addietro, in occasione del Giubileo del Monastero esarchico di Santa Maria di Grottaferrata il Papa si recò in pellegrinaggio nella Chiesa di Santa Maria, così si rivolse ai monaci basiliani figli spirituali di S. Nilo di Rossano:

“La vostra Comunità si trova qui sin dal 1004, già molto prima che intervenisse la dolorosa  divisione tra Oriente ed Occidente. I santi  Nilo e Bartolomeo trasportarono la tradizione italo-greca dalla Calabria alle porte di Roma.  E voi continuate a recitare  quotidianamente la stessa preghiera orientale. Siete un ricordo vivente della Chiesa indivisa. Vorrei oggi esprimervi la gratitudine della

Chiesa per la testimonianza vostra e dei vostri Padri, che, di generazione in generazione, hanno trasmesso l’amore verso l’Oriente nel cuore stesso della Chiesa latina. L’armonica convivenza tra le due  tradizioni, orientale ed occidentale, torna a beneficio della comunione ecclesiale e a gloria di Dio, che riceve così una gloria pluriforme.

E’ stata la Vostra una silenziosa anàmnesis dell’Oriente e una perseverante epìclesis della piena unità tra Oriente ed Occidente”.

Nella pace e nella fraternità che la Chiesa Italo-albanese gode oggi dentro la compagine delle Diocesi latine, è chiaro che la specificità ecclesiale orientale del Monastero dei Grottaferrata, fondata da S. Nilo e S. Bartolomeo, segna un’enorme arricchimento della Chiesa “una santa”. L’ha affermato anche il Papa quando ha formulato il seguente auspicio: “Nella fedeltà alla vostra autentica tradizione orientale, che, come ha caratterizzato la vostra storia, così dovrà dare impronta al vostro avvenire, voglia Dio concedervi ogni assistenza perchè la comunità conosca nuovo vigore, per continuare  a rendere il vostro servizio di preghiera, di studio, di ascesi e di testimonianza cristiana, oggi più che mai necessario alla Chiesa.

Se oggi diamo uno sguardo ai luoghi dove San Nilo ha vissuto e ha operato, vediamo che sono vuoti: Sant’Adriano, il Mercurion, Serperi, Vallèlucio, luoghi una volta fiorenti di vita monastica, oggi non lo sono più. Ma il Signore anche oggi ci dice, come a S. Pietro: “Anàgaghe is to vathos”, “Duc in altum”, “Prendi il largo”. Rispondiamo anche noi con la fede di San Pietro e certamente la parola creatrice di Dio farà rifiorire le vocazioni monastiche, così che anche in questo nostro tempo sorgeranno monasteri maschili e femminili, centri di spiritualità e di preghiera, dove la Parola di Dio venga studiata ed approfondita come ai tempi di San Nilo e di S. Bartolomeo.

mons. Ercole LUPINACCI