A. Oppedisano

 

CRONISTORIA DELLA DIOCESI DI GERACE

 

TOMO 1°

 

B O V A L I N O

 

 

Gerace Superiore

Tip. Isidoro Cavallaro

1934

 

BOVALINO SUPERIORE

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E’ situata sul dorso di una lunga collina, a circa 209 m. sul mare.

Un tempo conteneva il borgo detto della Guarnaccia, non molto distante dal paese, ed era separato da un ponte e da una porta, che anticamente si chiudeva quando sovrastava qualche pericolo d’incursione straniera o di briganti. Aveva un maestoso Castello, che era stato costruito dal Conte Ruggero, ben fortificato; quantunque danneggiato dal terremoto del 1783,non presentava alcun pericolo; fu pertanto inutilmente distrutto a pretesa causa del terremoto del 1908, ed oggi sui suoi ruderi sorgono alcune abitazioni.

E’ storico che alla battaglia di Lepanto – 1571 – vi abbia preso parte una galera di Bovalino, mandata dal Conte Marullo, e fra l’equipaggio facevano parte tre zii del glorioso Martire Beato Camillo Costanzo, fratelli della di lui madre. Anche Castelvetere gode vanto di aver mandato una galera guidata dal Corsale nella memoranda battaglia contro l’odiata Mezzaluna, come asserisce il P. Fiore.

Bovalino ebbe a lamentare due incendi; la prima volta fu distrutta dai saraceni, e la seconda dall’avventuriero Scipione Cicala ( Sinàn Bassà ) l’8 settembre 1594.

Per commemorare il luttuoso avvenimento venne istituita la festa dell’Immacolata Concezione, ed il Sommo Pontefice, per speciale indulto, concesse l’ufficio e la messa propria.

A causa di tali incendi il popolo si divise, ed emigrò in diverse località, come ci assicurano risultare da scritti inediti di un certo Teodoro, il quale andò ad abitare sul monte Varraro, dove esisteva un cenobio di Basiliani, e dove morì in concetto di santità, mentre il cenobio fu chiamato Teodoro.

 

Chiesa Arcipretale

La fondazione della Chiesa matrice, dedicata a Maria SS. Della Neve e S. Nicola di Bari, a stile romanico, risale ad epoca remotissima ed era protopapale; ha il soccorpo, o catacombe, sebbene non vi si esercita più il culto. Nel soccorpo vi era la cappella dell’Immacolata, costruita in marmo. Nella chiesa vi erano istituiti i seguenti benefici:

Quello dell’Annunziata, fondato da Anna De Adamo nel 1656; quello di S. Maria della Scala, di patronato De Marcello; quello di S. Giovanni Battista, di patron. Diano, fondato il 1. settembre 1682; in seguito fu unito il beneficio di S. Giuseppe, di patronato Blefari, fondato il 20 gennaio 1780; quello di S. Maria della Neve, con l’onere di una messa settimanale; di S. Maria della Pietà, con altare, di patron. Musolino, fondato nel 1578, passato poi di patron. Capogreco; dello Spirito Santo, con due messe settimanali, della fam. Poggio, poi Mittiga, istituito nelle catacombe della Matrice il 1 maggio 1675; di Aracoeli e di S. Onofrio, di patron. Manella, e poi di patron Allio, con l’onere di una messa settimanale; dei SS. Pietro e Paolo, con una messa settimanale, di patron. Armeni; della Consolazione, con due messe settimanali, di patron Festa, poi Spagnolo; del SS. Crocifisso, fondato da Antonello Campagna il 1. Settembre 1682, con tre messe settimanali, passato poi a Ciccia; di S. Tommaso Ap. patron. Lombardo, con 15 messe annue, e quello di S. Francesco di Paola, fondato da Camillo Costanzo; ignoriamo se il fondatore di tale beneficio sia stato il nostro Beato oppure qualcuno dei suoi parenti.

La Chiesa Matrice, col terremoto del 1783, ebbe a lamentare gravissimi danni, per cui si dovette riparare. Il campanile però fu completato nel 1866 su disegno dell’ing. Bonfantini, piemontese, ing. Della strada ferrata. Nel 1908 la chiesa fu anche colpita dal funesto terremoto e si è riparata con un sussidio mandato dal S. Padre pio X.

L’Arcipretura è stata trasferita a Bovalino Marina dal Vescovo Mangeruva, il 1 ottobre del 1898. Il Vescovo Chiappe, in considerazione dell’antichità del paese superiore, diede al parroco pro tempore il titolo di Arciprete, con decreto 6 luglio 1923.

 

Chiese Parrocchiali

Oltre la chiesa matrice vi era la parrocchia di Maria SS. Assunta, di libera collazione; era stata eretta nel 1651. Oltre al beneficio proprio aveva quello di S. Orsola, della fam. Agnelli; e quello delle Anime purganti. Fu totalmente adeguata al suolo col terremoto del 1783. Il parroco Agostini continuò ad esercitare il ministero nella chiesa arcipretale, finché, eseguita la sua morte, con R. D. 6 giugno 1812 fu soppressa la parrocchia, ed il Vescovo aggregò i fedeli alla matrice. Il ricco beneficio, che aveva l’onere di quattro messe settimanali, come risulta dalla platea dei beni compilata nel 1775, fu assegnato alla comuneria civica, con obbligo di recitare nelle solennità e nelle feste tutto l’ufficio e messa conventuale, che veniva celebrata a turno dai cappellani. Vi era l’altra parrocchia, ancora esistente, di S. Caterina; era stata eretta il 15 giugno 1586 dal Vescovo Pasqua, nel sobborgo detto della Guarnaccia; con Decreto Reale del 6 giugno 1812 era stata soppressa, stabilendosi una coadiutoria, ma dopo alcun tempo fu ripristinata. La parrocchia aveva il beneficio di S. Maria di Gesù.

La chiesa ha un bel portale in pietra intagliata, a fogliame stilizzato, proveniente da un’antica chiesetta esistente nella fortezza medievale di Bovalino. Vi ha pure un alto rilievo in marmo bianco, raffigurante la Madonna col Bambino, e in fondo lo stemma dei Pignatelli. Le immagini della Madonna e del Bambino mancano della testa, perché sono ridotte dai pirati turchi, in odio al cristianesimo, in una incursione fatta a Bovalino.

 

Chiese di Bovalino

 

Molte altre chiese esisterono a Bovalino; ricordiamo quelle: di S.M. del Soccorso, eretta fuori le mura, con beneficio di libera collazione; fu edificata dall’Abbate Francesco Correale, arciprete di Siderno, in un fondo della stessa chiesa. Essa aveva una sola navata, con la porta verso oriente. Aveva il peso di due messe per settimana. In chiesa vi era un bellissimo dipinto di Maria SS. Del Soccorso. Detta chiesa vien descritta in una platea dei beni della medesima, nell’anno 1756, come segue:

“ Di quanto sia l’antichità di detta chiesa si può congetturare del non esservi stata persona quantunque canuta, non solo ai nostri tempi, ma bensì dell’ora che il dottissimo Dottor Ab.Carlo Poggio nell’anno di nostra salute 1674, si è fatta Platea, il quale asserisce non esservi memoria da chi fosse stata edificata, né fondata, forse per essere state bruciate le scritture nel 1594 allorché questa Terra fu presa dal Turco ed incendiata. Ma che sia di gran pregio si fa conoscere mercè li privilegi che li furono concessi siccome porta il medesimo Poggio. I Cappellani della suddetta chiesa con Breve spedito nell’anno 1432 dal R.mo P.F.Bartolomeo di Miranda, allora Generale dei Domenicani, possono scrivere e arrollare li Fratelli e Sorelle della Confraternita del SS. Rosario, benedire le corone, candele ecc. esponere li sacrosanti Misteri di quello e fare quanto far possono l’istessi PP. Dell’ordine del glorioso Patriarca S. Domenico. Onde siegue che i Cappellani possono liberamente dare l’assoluzione in articulo mortis ai Fratti e Sorelle della Confraternita con la quale si guadagna l’indulgenza plenaria ed assoluzione nel libro del SS. Rosario intitolato Modo di dire il SS. Rosario.

Nella menzionata chiesa vi è l’indulgenza a chiunque devoto entri, toties quoties, e con molta venerazione si adora detta chiesa. Vi è ancora la confraternita di Gentiluomini benchè in pochissimo numero per la scarsezza delli genti, secondo questa Terra sprovvista d’abitatori.

La menzionata chiesa sta situata come sopra, nello Borgo di questa Terra detto Zoparto, riguarda al mezzogiorno e s’entra con due porte, una grande dirimpetto al detto mezzogiorno girata di pietre intagliate con fioraggi, e l’altra piccola che riguarda lo scirocco, col comodo di due campane una grande e l’altra piccola, e al dentro in faccia alla Porta maggiore vi è l’altare alla romana con due gradini; e la statua di S. Maria delle Grazie col Bambino, e faccia fronte alla porta piccola in cappella sfondata vi è l’altare del SS. Rosario col suo quadro con li misteri di pittura ed al finimento il Padre Eterno, con la sua cornice dorata. Vi è parimente in detta chiesa a man sinistra nell’entrata della porta maggiore uno stipo grande dentro il quale vi è la Statua celebre del SS. Rosario col Bambino, che si porta nelle solenni processioni, vestita di drappo di vari colori. A lato dell’altare vi sono due quadri vecchi di pittura coll’effigie di S. Vito e S. Aloe, e l’altro colli SS. Cosmo e Damiano “.

La chiesa possedeva molti beni e diverse case nell’abitato di Bovalino. I beni venivano amministrati da un Procuratore. Chiesa delle Grazie e del SS. Rosario, ancora esistente; è situata nell’altro sobborgo, denominato Zoparto. Era di patronato della confr. Omonima, come dalle Bolle del Vicario Generale, Abbate Carlo Migliaccio, al tempo del Vescovo Stefano Sculco sotto la data del 1 maggio 1676.

S. Nicola ad Fratres. Era di patron. della Confraternita. Fu restaurata nel 1751. La Confrat. era stata eretta nel 1539, durante il Vescovado di Planca. E’ crollata col terremoto del 1783.

S. Lucia, era di proprietà dei compatroni, Muscoli da Bianco, Pedullà e De Romeis, era stata dotata dalla famiglia Spanò.

Chiesa delle Anime del Purgatorio di patron. Del Duca di Bovalino, con l’onere della sola messa festiva.

S. Michele Arcangelo, di patron. Della fam. Amato.

S. Sebastiano; rurale; vi era installata la confrat. omonima che aveva rendite proprie, col peso di una messa settimanale.

L’Annunziata; era chiesetta rurale, col beneficio omonimo, di patronato della Confraternita, per Bolla del Vescovo Vicentini del 20 agosto 1653.

S. Leonardo: un tempo apparteneva al convento degli Agostiani; era anch’essa situata fuori paese. Era di patron. Della fam. Campagna. Fu costruita il 12 ottobre 1580 in un fondo di proprietà della matrice. La chiesa era ad una sola navata, ed aveva la porta esposta ad oriente. Aveva l’onere di due messe settimanali, e della messa solenne nel giorno della festa, che ricorreva nella prima domenica di settembre. La chiesa aveva un’altare dedicato a Maria SS. Del Soccorso, su cui vi era un bellissimo dipinto; sull’altare gravava un onere di messe, per cui godeva un pingue beneficio, e pagava inoltre un annuo censo al Capitolo ed al Seminario.

S. Maria di Loreto, situata nelle campagne; non si hanno altre notizie.

S. Rocco ed Addolorata. Non si sa nulla delle sue origini. Era situata nel rione della Guarnaccia. Il locale fu dato in censo nel 1851.

S. Elena: era situata nella contrada omonima. In contrada Pomadonna vi è una pubblica chiesetta che è mantenuta dal Barone Gagliardi – De Blasio, ed un’altra, in contrada Frazzà, mantenuta dal sig. Luigi Ameduri da Gioiosa.

Nel 1765 il Duca di Calvizzano, Giov. Batt. Diano, da Napoli, trovandosi a Bovalino, ottenne da Vescovo Rossi, di poter costruire in un fondo, sul suolo di un’antica chiesa distrutta, detta della Catena o di Camocissi, una nuova chiesetta, sotto il titolo di S. Giuseppe. La chiesetta fu benedetta dallo stesso Vescovo e fu dotata dal Duca pel mantenimento della messa, a beneficio dell’anima sua, durante mundo. La cennata distrutta chiesa di Camocissi, in tempi antichissimi, fu una delle celebri Abazie annessa alla chiesa del Presepe a Roma, insieme alla Abazia di Pugliano e di S. Nicola di Butramo. Le rendite di entrambi furono assegnate un tempo al Cardinale Enrico Henriquez.

Conventi

 

Poco discosto dalla parrocchia di S. Caterina vi era il Convento dei Riformati, sotto il titolo di S. Maria di Gesù, o S. M. della Consolazione.” Alcuni – come asserisce il P. Fiore – vogliono sia stato costruito nel 1602 a spese di mercanti Genovesi, i quali correndo fortuna in quei mari, fecero voto, che venuti a terra a salvamento, fabbricassero un monastero. Papa Giulio II, in una sua bolla del 1508 dice che lo fabbricò Tomaso Merola . Forse che egli fu il principale di quei mercanti”. Nella chiesa del Convento si conservava la rinomata immagine dell’Epifania di N. S. G. C. dipinta dal Reni, e poi trasportata nel Museo Borbonico di Napoli, come apparisce dal Bollario del Vescovo Pellicano.

Il Convento fu soppresso durante l’occupazione militare francese nel 1810. Ripristinato in seguito, fu definitivamente abolito nel 1866. La chiesa rimane aperta al culto e si continuò la celebrazione dei divini uffici, finchè a causa del terremoto del 1908, che la rese pericolante, fu completamente abbandonata. L’altare maggiore era in legno intarziato, attualmente trovasi nella chiesa matrice ed è dedicato all’Immacolata. In Bovalino vi fu pure un Convento di Agostiniani, i cui beni, dopo la soppressione fatta da Innocenzo X, furono assegnati alla matrice.

Confraternite

In antichi tempi esisteva la Confraternita del Venerabile, alla quale era stato assegnato il beneficio di S. Francesco di Paola, che aveva fondato Raimonda Costanzo, il 20 agosto 1607, passato poi alla famiglia Lemma e Correale.

Vi era l’altra intitolata a S. Giuseppe, che era stata eretta nel 1575, e quella del SS. Rosario, eretta nella chiesa propria, con Bolla dell’Abate Carlo Migliaccio, Vicario Generale del Vescovo Sculco nel 1676.

In atto vi è la Confraternita di Maria SS; si vuole sia stata eretta all’epoca in cui fu incendiata Bovalino – 1594 – Lo statuto fu riconfermato dal Vescovo Rossi il 2 luglio 1752, e riconosciuta con Decreto Reale di Ferdinando II; modificato ancora in alcune sue parti, fu approvato dal Vescovo Galati, Amministratore Apostolico di Gerace, nel 1922. Il decreto di erezione della confraternita andò smarrito per incuria dei Priori che si succedettero. Il Sotto Prefetto Farina, era sul punto d’interessarsi presso l’Archivio Provinciale per averne la copia, ma, avuto il trasloco da Gerace, la pratica restò sospesa.

 

Comuneria

 

In Bovalino fu istituita una Comuneria civica, composta di sei sacerdoti, i quali avevano l’obbligo di coadiuvare l’arciprete nel disimpegno della cura. Era stata dotata dal Marchese di Fuscaldo con molti beni appartenuti a luoghi Pii, e con alcuni benefici soppressi, con l’onere di corrispondere il supplemento di congrua alle parrocchie di Ciminà, Benestare, S.Ilario e Cirella.

Il vescovo Pellicano, il 1° settembre 1824, per levare i continui dissidii tra comuneria e parrocchie, assegnò a quella di Benestare le rendite del beneficio di S.Giov.Battista e di Santa Maria di Gesù; a quella di S.Ilario assegnò la rendita del Ssmo di Bovalino; a quella di Cirella assegnò alcuni estagli in grano, che appartennero al beneficio del Rosario e del Purgatorio, nonché alcuni censi. All’Arcipretura di Ciminà assegnò altri cen-

 

si, provenienti dal beneficio di S. Sebastiano, di S. Anna, di Aracoeli, della Trinità, di S. Giov. Battista e dell’Immacolata Concezione.

Nel 1867, con generale sorpresa, il ricevitore del Registro di Ardore dichiarò ai Cappellani che il Corpo Morale era stato colpito dal Decreto di soppressione, e nonostante le proteste, si impossessò delle rendite, rimanendo di fatto abolita la Comuneria Civica Patrimoniale.

In Bovalino si conservano 126 preziosissime e rare reliquie, contenute in 112 depositi rinchiusi in un magnifico reliquario di ottone dorato, che fu costruito nel 1629. Il reliquario appartenne al Marchese Pescara De Diano, Duca di Calvizzano e Bovalino, la cui famiglia lo cedè alla chiesa Matrice, con obbligo di mantenere quotidianamente accesa lampada. Nel 1783, con l’orrendo terremoto, rovinò quasi totalmente la chiesa Matrice, dove il reliquario si conservava, e rimase sepolto fra le rovine, riportando la sola rottura di qualche cristallo, senza dispersione di alcuna reliquia.

In tempo di pubbliche calamità le reliquie si espongono in chiesa col canto delle Litanie dei Santi.

Portiamo a conoscenza del popolo che nell’anno 1671 si abbattè in Bovalino il flagello sterminatore di una spaventevole moltitudine di locuste, che nel mese di aprile sterminò ogni specie di piante e di alberi, da apportare la più squallida carestia, tanto vero che il popolo invocava la morte per sottrarsi alle torture della fame. Di soli bambini, inferiori ai sei anni, son periti oltre 300. Il popolo ricorse alla Madonna del Rosario e portò il quadro in processione per la via che menava alla Marina. Durante la processione si spensero le candele che andavano innanzi al quadro, e poco dopo, prodigiosamente, si videro accese da sole. Contemporaneamente uno spaventevolo stuolo di locuste, che scopriva per buon tratto la luce del sole, andò ad abbattersi in mare, affogato. Nel maggio del 1739 si ripetè lo stesso flagello,. Si vede un fittissimo stuolo di locuste, provenienti dalla parte del fiume Bonamico inoltrarsi verso il bosco S. Ippolito, dove con avidità impressionante divorò le biade, quasi mature, rinnovandosi così la tremenda carestia.

Nell’anno seguente una nuova sterminata quantità incominciò ad invadere le case. Il popolo chiese allora il permesso al Vescovo del Tufo, che villeggiava in contrada Pommadonna, in casa del Barone di Bovalino, di poter portare la statua del Rosario in processione, ed egli stesso vi prese parte.

Portatosi il quadro nella chiesa del Purgatorio, ivi esistente, si cantò messa in musica, e per il resto della giornata il popolo si abbandonò a festa, con poca devozione, e non si ottenne allora altra grazia che quella di vedere le locuste rimanere al primo loro stadio, sicchè apportarono pochi danni.

Nel marzo del 1741 comparvero ancora in numero impressionante, ed allora il popolo ricorse nuovamente al Vescovo che intervenne personalmente, e si portò, col clero e popolo nel bosco S. Ippolito, la reliquia della S. Croce. Ma nessuna grazia si ottenne, e le locuste resero la terra così arida che gran copia di quadrupedi morirono per mancanza di foraggio. Il 28 maggio dello stesso anno, il popolo portò in processione la SS. Vergine del Rosario fino alla pianura detta Frazzà, vi si cantarono le litanie fra lacrime di compuzione, ed allora si videro gran quantità di locuste dirigersi verso la marina; altra quantità si vide morire sulle stesse, piante, come se fosse stata avvelenata. Il flagello non si ripete più.

Sicuri di fare cosa molto grata, diamo un brevissimo cenno sulla vita del glorioso Martire Beato Costanzo, gloria di Bovalino e della Diocesi, uno di quegli uomini che vengono esaltati anche da chi non fa professione di fede.

Le notizie qui brevemente riportate si trovano, alcune presso la biblioteca Comunale di Costanzo; altre, presso la compagnia di Gesù a Napoli.

All’età di 50 anni conquistò la palma del martirio per la fede di Gesù Cristo; fu arso vivo sopra un rogo, il 15 settembre 1622, dopo circa 20 anni di vita Missionaria nel Giappone.

Camillo Costanzo nacque in Bovalino nel 1572 da Tommaso Costanzo e da Violante Monsano, originari della città di Cosenza, nobili e ricchi. Dopo lo studio delle lettere si trasferì a Napoli per lo studio del diritto civile, nel quale voleva addottorarsi. Di carattere mite, sodo nella pietà, puro di costumi come un angelo. Nella biografia del nostro santo, scritta da P. Saverio Santagata S. I. in “ Istoria della compagnia di Gesù, appartenente al Regno di Napoli “ ( stamperia di Vincenzo Mazzola, Napoli 1757 ), parte IV, pp. 256 e ss. È ricordata una prova della santità della sua vita giovanile, in una imboscata tesagli dai suoi compagni e dal suo stesso servo, in danno della sua purezza. Ad ora tarda, menarono dentro la sua camera una giovane donna, venusta e maliarda, con l’incarico di corromperlo. Il giovane Camillo respinse ripetutamente gli assalti, chiamò in aiuto i compagni e il servo, ignaro della loro infamia, ma nessuna risposta; tentato ancora, afferrò una sciabola appesa al muro e fugò la sfacciata oltre la porta, inseguendola per le scale. Solo allora il servo infedele si fece avanti, ma per rimproverare il padrone della poca cavalleria usata alla giovane ed indurlo a correggere richiamandola in camera. Camillo protestò contro il servo infedele, e poiché questi insisteva gli assestò un ceffone e lo congedò, né volle mai più rivederlo.

Fu anche buon soldato ad Ostenda, alle dipendenze del Principe Alberto.

Ma il contrasto tra la sua vita angelica e la vita spregiudicata del mondo, in quel secolo di facili aberrazioni, si andava sempre più delineando, per cui egli decise di abbandonare definitivamente il mondo e bussò alla porta della Compagnia di Gesù in Napoli, dove fù amorevolmente accolto.

Quale sia stata da religioso la vita di Camillo è facile intendere dai precedenti della vita secolare e molto più da quanto si rileva dalle Cronache della Compagnia stessa, nelle quali è detto che per 12 anni consecutivi, instanter, instanteus, istantissime chiese di essere mandato in missione in Cina, dove, in quell’epoca, il martirio era certo; egli era ansioso di morire per Cristo Signore, per l’ampliamento del suo Regno. Questa sua ansia è esplicita in alcune sue lettere, specie in quella all’amico P. Navarro, mentre questi era in prigione presso gl’infedeli per la santa causa.

Dopo 12 anni ebbe finalmente l’ubbidienza per la Cina dai suoi Superiori e partì nel marzo del 1602. Peregrinò per tre anni, anche essi bene spesi, tra il Goa, Molacco e Macao in Cina: ma la Provvidenza lo chiamava altrove. Impeditagli la residenza in Cina, con piccola imbarcazione si diresse verso il Giappone sbarcò a Nangarachi. Impiegò un anno ad apprendere bene la lingua ed ebbe quindi il regno di Bugen e poi anche la città di Sacai, quale campo della sua instancabile attività missionaria. Un bando di proscrizione dal Giappone, nel 1614, lo costrinse ad abbandonare il campo dove tanto aveva lavorato, ad abbandonare migliaia di convertiti, tanto cari al suo cuore e tanto bisognevoli delle sue cure apostoliche, e tornò a Macao in Cina. Vi passò circa sette anni, ma sempre con l’ansia di tornare al suo posto di lavoro e di combattimento, di tornare là dove sapeva di poter trovare la morte di Cristo, e, travestito da soldato, vi tornò realmente nel 1621, sbarcando nell’isola Ichitsuchi.

Il santo Martire, in missione, trovò anche il tempo da dedicare agli studi, e conoscitore profondo delle sacre discipline e della lingua ufficiale del Giappone, scrisse 18 trattati per confutare le diverse Sette esistenti nel Giappone, nella Cina e nella Concicina ed esalta la verità e la bellezza della Religione Cattolica. Veri trattati di apologetica adatta a quelle genti idolatre.

Una donna che egli aveva convertito e battezzata fu la causa determinante del suo glorioso martirio. Eccesso di zelo per la buona donna voler tirare il marito Monami Soiemon, ufficiale di giustizia nell’isola d’Ichitsuchi, alla Religione Cattolica, e si illuse quando il marito finse buona disposizione e chiese di sapere il nome del missionario, il luogo e l’ora in cui lo avrebbe potuto incontrare. La ingenua donna svelò e precipitarono così gli eventi umani, i quali prepararono il trionfo del Martire.

Preferiamo trascrivere integralmente la relazione sul martirio di Camillo Costanzo, dalla citata opera del P. Santagata. “ XXIII. Proseguiamo a narrare il non meno illustre combattimento del P.Camillo Costanzo. Era egli passato dell’isola Iquinoxima in un’altra prossima, chiamata Uquim, e da essa tentava scendere nel continente: allora fu che i soldati, sorpreso il legno in poca distanza dal lido, arrestarono i marinai ed i passeggeri: essi cercavano principalmente il Missionario, con tutto ciò ammansiti dalla nobiltà del volto suo, non ebbero l’ardire d’imprigionarlo: era libero di fuggire, ma senza prevalersi della opportunità di salvarsi, volle spontaneamente essere condotto a Firardo. Ivi esaminato in giudizio, rispose con intrepidezza e prudenza: interrogato, perché ubbidito non avesse agli ordini dell’imperatore, protestò di aver per lui tutto il rispetto, ma nelle cose contrarie alle ordinazioni di Dio, non potere i cristiani ubbidire ai comandamenti degli uomini

Messo in prigione, fu data parte della sua cattura alla corte di Meaco: di là tornò il messo speditovi colla sentenza, che i Marinai fossero decapitati, e il Sacerdote morisse bruciato vivo .Per la esecuzione di tal condanna fu condotto in un luogo aprico di rimpetto a Firando, chiamato Tabira, emporio di molti mercanti Europei non meno che Asiani: colà giunto predicò ad una moltitudine grande di Giapponesi, Inglesi, prendendo il tema di quel testo Evangelico: nolite timere eos qui occidunt corpus: ma mentre con incredibile fervore proseguiva a predicare a voce sonora, la preparata materia incominciò ad ardere: la fiamma e il fumo lo tolsero dagli occhi dei riguardanti, ma non per questo cessò di farsi sentire: tacque dopo alcun tempo, e diradato l’incendio, fu veduto orare in devotissimo atteggiamento, e con volto sereno ed immobile, come se libero e solo stesse in un sacro Tempio: Stupironsi tutti a tal veduta, e solo stesse in un sacro Tempio: stupironsi tutti a tal veduto, ed egli, ripigliando di nuovo a parlare, con armonioso canto recitò il Salmo: Laudate Dominus omnes gentes; terminatolo, credevasi comunemente, che, colla voce, perduta avesse anche la vita; quando all’improvviso nuovamente parlando, con enfatico dire prese a confutare le varie Sette del Giappone; e benchè per la terza volta tacesse ed orasse, tornò poi, con miracoloso ardor di spirito, a ragionare ora in Latino ora in Giapponese, esortando gli eretici ad abiurar l’eresia, i Gentili a lasciar la superstizione, e i cristiani a perseverar nella fede. Ciò fatto: O me beato! Esclamò, o me felice! E donde a me un tal godimento, e una tanta prosperità? Tra tanto, imperversando con furiosi volumi la fiamma, ben cinque volte ripetè il famoso trisagio: Sanctus, Sanctus, Sanctus, e nel profferirlo l’ultima volta, quasi ottenuto avesse il sospiratissimo intento, più canora e sonora sprigionò dal petto la voce. Morì con impareggiabile esempio di cristiana magnanimità, nell’anno cinquantesimo di età e trentesimo di Religione, Dopo tre lustri e mezzo di missione tra gli infedeli”.

I nostri condiocesani, Sacerdoti o laici, i quali ebbero la fortuna di visitare la Mostra Missionaria Vaticana, in occasione dell’anno Santo del 1925, in una delle sale, videro nel centro tra tanti altri quadri raffiguranti i Martiri Missionari del Giappone, quello del nostro Santo Martire, si sentirono certamente fieri ed orgogliosi di appartenere alla Diocesi di Gerace.

Formuliamo il voto che alle Opere Missionarie della nostra Diocesi, e precisamente ai sacerdoti ascritti all’Associazione Missionaria del Clero, sia dato come speciale Patrono il Beato Camillo Costanzo, e che in diocesi si curi lo sviluppo della sua devozione, tanto trascurata, come per altro quella di tanti Santi qui vissuti.

Un delicato pensiero dovrebbero poi avere i Bovalinesi, quello cioè di far sorgere sui ruderi della casa del Beato una bellissima Cappella a perenne monumento del glorioso Concittadino.

In Bovalino si conserva un quadro del Beato, simile al clischè sopra riportato, con iscrizione latina, illeggibile in più punti, dalla quale risulta che egli era figlio del nobile Tommaso e di Violante Monsano. Più preziosa del quadro è una stampa antica, posseduta e religiosamente conservata da varie famiglie, che ne divulga e perpetua il nome. La sua biografia è trattata da Daniello Bartoli, e può paragonarsi a quella di S. Francesco Saverio, apostolo delle Indie.

***

Nel 1931, a cura della pia e zelante signora Rosina Raco, con l’obolo proprio, degli emigranti, dell’arcivescovo di Oristano, e un sussidio di S. M: la Regina, ha fatto costruire una campagna del peso di 5 quintali, per la chiesa Matrice di Bovalino; la campagna fu solennemente benedetta dal Vescovo Chiappe, il 7 settembre dello stesso anno; fece da padrino il Cav. Foti, Console della M. V. S. N. Precedentemente la stesa pia signora, aveva acquistato un’altra campana per la chiesa di S. Caterina.

La popolazione di Bovalino ascende con l’ultimo censimento, e con notevole aumento da quello precedente. Ignoriamo se alcuna delle chiese sia stata consacrata. Il beneficio parrocchiale non ha canonica. La chiesa, lesionata dal terremoto del 1908, dovrà essere riparata dallo Stato, ma si attende il finanziamento.

Le processioni che anno luogo sono: l’Immacolata, la cui statua fu acquistata dall’Arciprete Gaspare Barletta, e nel 1854 fu restaurata a spese del Vescovo Morisciano; il Carmine; il Rosario, la cui statua fu fatta a cura di Suor Girolama Morisciano e restaurata a Napoli dal Vescovo Mons. Grillo; le Grazie; il S. Cuore di Gesù; S. Lucia; i SS. Cosma e Damiano, S. Rocco; S. Giuseppe; S. Giovanni; S. Nicola; S. Filomena; l’Addolorata e S. Antonio di Padova.

Il P. Fiore, nella sua Cal. Santa, a pag. 77 ricorda il Beato Francesco da Bovalino. Entrò da fanciullo nei PP. Dell’Osservanza. Per la somma umiltà rifiutò di ordinarsi sacerdote. Visse e morì da clerico. Dormiva poco, e inginocchiato sulla nuda terra passava la notte nella contemplazione dei divini misteri. Si sparse la fama della sua santità in tutta l’Italia, e accorrevano molti a consultarlo. Operò miracoli, e fra questi restituì la vista ad un cieco e predisse il giorno della sua morte. Fece per 50 anni aspra penitenza, ed è morto verso il 1600. E’ ricordato nel Martirologio Francescano ai 2 di aprile. Bovalino fù la patria di due illustri prelati; Mons. Francesco Antonio Grillo, che fu vescovo di Martirano, e di Mons. Raffaele Morisciano, Vescovo di Montepeloso e poi traslato a Squillace. Morì nella tarda età di 90 anni, presso la propria famiglia.

Il beneficio possiede due fondi rustici, dal reddito annuale di L. 106, oltre ad una prestazione in natura di 3 tomoli di grano, un censo di L. 10, ed il supplemento di congrua.

Si deplora la povertà del beneficio, dovuta alla pessima amministrazione di qualche curato, per avere adibito ad amministratori dei beni della chiesa, i propri nipoti che li hanno fatti propri. Fra gli oggetti di valore si conservano un ostensorio di argento che appartenne ai Riformati, i quali lo avevano acquistato per il prezzo di ducati 85; l’ostensorio fu portato a Messina dal fratello di un Arciprete e barattato con alcune posate di argento! Riparleremo nel volume accennato.

Dallo stato delle rendite, nell’anno 1842, apparisce che la Arcipretura di Bovalino era in possesso di beni in territorio di Ardore nelle contrade: S. Cristoforo, Baracalli, Campagna,Marasà, Casa, Mucheti, Pascolino, Sitini, Puzzicello, Vurgià, Pinnammati, Casa Santa, Cicurotina, Fontanella, Marasà, Guardiola, Luppinati, Marvelli, Pirata Rossa, Tagliarella, Ricamo, Afflitto, Giuseppullo, Cultura. A Bovalino in contrada: Porticato, da Palumba, Giaramidio, Milena, Casa del Signore Dio, Biviera, Sandrechi, Lacchi, Borello, Zucca. A Benestare in contrada: Bernardino, Varacalli, Chelante, Potiti, Terrata, Orto, Casa, Zaccuni.

 

SERIE CRONOLOGICA DEGLI ARCIPRETI

1545 Simeone Sisinio – 1575 Iacopello Pulitanò da Bianco – Francesco Rigitano – 1583 Antonio Condercuri – 1590 Francesco Marullo – 1651 Tomm. Faraone – 1692 Gius. Cufari – 1704 Fran. Morabito – 1736 Dom. Marrapodi – 1741 Gasp. Marrapodi – 1763 Dom. Saporito – 1773 Alessio Oliva – 1780 Nicola Mollica – 1784 Andrea Sculli – 1793 – Dom. Ant. Argirò poi Protonot.– Gaeteno Ritorto – 1820 Bruno Ritorto – 1820 Bruno Larosa, ha rinunziato subito – 1823 Vinc. Tedesco – 1832 Dom. Ant. Zinghinì – 1856 Gius. Agostini – Gius. Ruffo – Ant. Cucuzza – Vinc. Morisciano – Gius. Romeo – Giov. Andrea Sculli – 1890 Antonino Rocca durante il quale il beneficio fu trasferito alla Marina.

 

 

SERIE CRONOLOGICA DEI PARROCI DI M. SS.ASSUNTA

 

1651 Giov. M. Faraone – Ant. Spanò – 1690 Ant. Pedullà da Gerace – Nicod. Fazzari – Ant. Callà – 1736 Nic. Migliore già Canonico – 1756 Seb. De Agostino primo parroco, poscia la parrocchia fu soppressa.

 

SERIE CRONOLOGICA DEI PARROCI DI S. CATERINA

 

1586 Franc. Marcello primo parroco – 1588 Iacopello Poliziano – 1604 Vitt.De armeno_ 1613 Franc. Marullo – 1651 Paolo Capogreco – 1693 Carlo Cusaci – 1736 Dom. Scundì – 1752 G. Ant. Procopio – 1798 Gaet. Ritorto – 1820 Vincenzo Pisconeri da Grotteria – 1835 Franc. Ant. Lentini – 1844 Dom. Ant. Morisciano – 1896 Bruno Macrì – 1913 Ant. Pipicelli di Natile – 1921 Sav. Pelle di S. Nicola di Ardore.

 

BOVALINO MARINA

Nell’abitato della Marina di Bovalino sorgeva anticamente una chiesetta intitolata alle Anime del Purgatorio, nella quale era istituito il beneficio di S. Maria del Soccorso. Vi si celebrava la sola messa festiva da un sacerdote del paese superiore, e veniva retribuito dai fedeli.

Nel maggio del 1824, in atto di S.Visita, il Vescovo Pellicano elevò la chiesa ad economia curata, sempre dipendente dall’arcipretura di Bovalino, stabilendo un economo fisso, a spese dell’arciprete. Nel 1833 alla chiesa furono assegnati i benefici di S. M. del Soccorso e di S. Sebastiano, pel mantenimento dell’Economo Spirituale, mentre prima i detti benefici erano aggregati alla parrocchia di Careri.

La chiesa, oggi parrocchiale, a stile romanico si è incominciata a costruire dalle fondamenta nell’anno 1882, ed aveva una sola navata. Sospeso il lavoro, per diversi anni, per mancanza di mezzi, fu ripreso nel 1891, e fu portata a compimento con le oblazioni dei fedeli. Il 15 settembre dello stesso anno fu benedetta e aperta al culto.

In seguito venne edificata una navata laterale e la sacrestia; vi concorse alla spesa anche la Confraternita dell’Immacolata e S. Francesco da Paola, ivi installata.

L’altare maggiore, tutto in marmo, fu acquistato a devozione del commerciante Michele Ferrigno nel 1896, a Messina, però precedentemente dovette servire in altra chiesa perché è antichissimo ed anche depreziato; ai suoi lati sono scolpiti due stemmi Vescovili.

Divenuto la Marina un grosso centro commerciale, con popolazione di circa 4000 anime, era indispensabile che vi si trasferisse una parrocchia, per cui il Consiglio Comunale ebbe a fare vivissima istanza all’Ordinario Diocesano il 25 luglio 1898.

Il Vescovo Mangeruva, riconosciuta la necessità, il 1. Ottobre 1898, trasferì l’Arcipretura dal paese superiore, già divenuto quasi spopolato per il trasferimento dei cittadini verso la marina.

Nell’attuale chiesa vi è la fiorente aggregazione del Cuore Eucaristico di Gesù, il cui

Stato approvato dal Vescovo Delrio, il 20 aprile 1912, e la numerosa aggregazione delle figlie di Maria, istituita il 20 giugno 1916.

In chiesa si conserva un bel quadro; è opera del pittore bovalinese Parisi, quegli che scolpì l’elma del Vescovo Mangeruva. Vi è un altro, antico, rappresentante le Anime del Purgatorio, di autore ignoto, ma di scarso valore artistico.

In Bovalino Marina, dopo il terremoto del 1908, venne impiantata una piccola baracca, quale chiesetta sussidiaria all’Arcipretura, perché questa danneggiata dal terremoto del 1908.

Riparata la chiesa, a spese dello Stato, fu anche ingrandita di una terza navata; la spesa occorrente fu di circa £. 100000; è stata benedetta dal Vescovo Chiappe, il 28 ottobre 1931, il quale tenne un elevato discorso di circostanza; erano presenti popolo ed Autorità cittadine e fu celebrato il S. Sacrificio dall’Arciprete locale.

Nella giurisdizione arcipretale, in contrada Pomadonna, vi è una chiesetta, dedicata a S. Michele Arcangelo, ed è di proprietà del Barone De Blasio, il quale mantiene a sue spese la messa festiva.

Nel giugno del 1923, da un tal Paolo Italiano, venne edificata una cappelluccia , sulla via rotabile, dedicata alla Vergine di Pompei; qualche volta, col permesso dell’Ordinanza, vi si è celebrata la S. Messa.

La congrua governativa del beneficio è di £. 3300 annue; aveva un fondo su cui gravavano molti oneri; ma nel 1931, con autorizzazione Ecclesiastica e Civile, il fondo è stato venduto per £. 16700, è il reddito fu invertito in cartella intestata al Beneficio, col reddito annuo di £. 1025; si soddisfa l’onere imposto dal testatore, Arciprete Antonio Rocca.

La confraternita dell’Immacolata, già accennata, è stata eretta nel 1895, ed ha lo statuto approvato dal Vescovo Mangeruva.

Titolare dell’Arcipretura è S. Maria ad Nives e S. Nicola di Bari; patrono di S. Francesco di Paola.

La popolazione ascende a 4710 abitanti, comprese le campagne.

La chiesa non è consacrata, non ha suppellettili di valore, né vi ha canonica.

Bovalino che è sede del Vicariato, ( Vicariato del Beato Camillo Costanzo) ha alle sue dipendenze le parrocchie di Bovalino Sup. Benestare e Careri.

Le processioni durante l’anno sono: del Cuore di Gesù, di S. Rocco, S. Lucia e S. Francesco di Paola.

Da alcuni anni vi è in Bovalino Marina una casa religiosa, le “ Riparatrici del S. Cuore “ che così bene si sono affermate in quella Marina per la loro attività a prò dell’asilo infantile.

 

SERIE CRONOLOGICA DEI CURATI

 

1898 Mons. Antonio Rocca, con trasferimento da Bovalino Sup. 1917 Arc. Giovanni Riccio Vicario Foraneo.