Gli  abstracts/interventi
ricevuti finora per il convegno

"In teoria&pratica"

del 6-8 dicembre

Chi ne ha uno in cantiere si affretti per favore!

 Il formato delle sessioni dipende da quello che ci mettiamo dentro.

In/naturalmente.
Un saluto da Liana Borghi

 

 

Nancy Avagliano

 

 

 Beatriz Preciado e il suo “manifesto contra-sessuale” potrebbero, per diversi aspetti, essere saltati fuori da una delle tante “sceneggiature” freudiane e neanche dalla migliore. A meno che, più schiettamente, non si voglia far riferimento a uno specifico genere: la parodia! Laddove era il pene deve essere il dildo.

Questo salto attraverso il tempo e le teorie è tuttavia pensabile. Le tecnologie tanto discusse aprono nuovi orizzonti, se non del Sé almeno della “fantasy”. Toccherà scovare i fili sotto terra piuttosto che per aria, ma a questo siamo familiari . Il dibattito è tuttora aperto: sarà più breve il passo per nascondere gli “oggetti” (oppure i dildi) in cantina o per buttarli dalla finestra?

Nella contra-sessualità sorge un dubbio ulteriore. Che non sia una semplice porta - e neanche un’entrata di servizio -  ma un sontuoso uscio ottocentesco a farli rientrare?!

E se “in principio c’era il dildo. Il dildo precede il pene. E’ l’origine del pene”; se “in quanto organo e in quanto pratica il sesso non è né un preciso luogo biologico né una pulsione naturale…e gli organi sessuali in quanto tali non esistono”; se la chiave della de-costruzione è nel contratto, nelle pratiche e nei principi contra-sessuali, inno e lode alla normatività livellante, sempre tale anche quando utilizza il linguaggio del provocazione, forse tutta l’architettura contra-sessuale si inscrive in un registro sintatticamente astratto, dalle unità elementari sconnesse, luogo elettivo di pensieri sospesi e privi di collante. Insomma: dove sono i soggetti, le emozioni, il desiderio, la relazione?

Operazione complessa quella della congiunzione, quando la materia prima si appoggia alla dildotettonica, dalle pareti così scarsamente permeabili e vitali, al limite della percorribilità.

L’amore se ne va, ritorna, i partner sessuali vanno e vengono, ma il dildo resta. Sopravvive all’amore.” Preciado, puntando alla rivoluzione dei nuovi proletari, i “lavoratori dell’ano”, perde la metafora proprio nel punto in cui ne propone una plastificata e asfissiante. Il dildo, non riconosciuto nei suoi attributi transizionali come spazio dell’incontro, matrice dei significati e movimento delle emozioni, domina, e consola con definizioni e concetti la pluralità e la multiformità di ciò che di volta in volta definiamo “natura”, “sociale”, “sessuale”. E’ come un delitto senza movente. Propone la stessa censura nella  falda situata tra i corpi, dove alle isole individuali, separate da un mare di morte che gli isolani devono attraversare per incontrarsi tra di loro (Bataille, 1962), si sostituiscono realtà bidimensionali oggetivizzate da orgasmi simulati e arti “genitalizzati” al punto che verrebbe da chiedersi:

il mio Super-Io chiede al mio Io: “piove, e Io lo crede”, e potrebbe proseguire: “E’ quindi probabile che il mio Io prenderà con sé un ombrello”. E ora come andrà avanti il gioco? (L. Wittgenstain)

Alla luce di queste considerazioni, mi sembra importante riflettere su tre punti:

-             la relazione: “riconoscimento e distruzione”;

-             corpo-dildo-corpo: possibilità di un discorso metaforico;

-             la contra-sessualità: “differenza, indifferenza e differimento”.

 

Renato Busarello

 Vorrei tentare di leggere Preciado nel passaggio alla società imperiale di controllo.

Per ora ho alcune domande e qualche considerazione che vorrei far circolare attorno al discorso di Preciado:

Ø     quale matrice di individuazione e soggettivazione si sostituisce a quella statuale incentrata sul dispositivo di sessualità e sul sistema di riproduzione eterocentrico?

Ø     nello spazio liscio della società di controllo si produce soggettività fluida, modulare, flessibile, qualunque, onniversatile; ma il biopotere, paradossalmente, nello stringere la presa sui corpi e sulla vita e tentare di inglobare ogni piano del sociale, produce singolarizzazioni incontenibili sul piano dell'evento(è tempo di un movimento contrasessuale?).

Ø     oltre e contro la biopolitica, non vogliamo certo difendere le maschere fisse delle nostre identità, ma dobbiamo tenerci le nostre genealogie di sovversione anche se queste ci interpellano per qualcosa che non siamo già più o solo in parte. altrimenti cosa opponiamo alla deterritorializzazione e smaterializzazione del corpo che la globalizzazione (anche sessuale) sta producendo?

Ø     e a proposito: i corpi sono soltanto soggetti parlanti? e, anche se apprezzo la carica utopica di preciado, la contraddizione di genere si può abolire per decreto?

 

 Antonia Ciavarella

 Un dildo indica il fallo, peccato per chi guarda il dildo. 

 Sospetta è l’esaltazione teoretica del dildo come dispositivo che dà una seria scrollata al patriarcato e al fallologocentrismo. Tale esaltazione è comprensibile solo se letta come polemos da parte della Preciado nei confronti del lesbismo e del femminismo cosiddetto essenzialista. Magari un dildo, dieci dildo, centomila dildo in marcia contro la differenza sessuale dessero dei colpi mortali al fallocratismo. 

 Se da una parte mi convince la tesi che il dildo rende penoso il pene (Antonella del gruppo di Bologna), dall’altra penso sia da esaminare con più accuratezza il processo della mimesi, del rapporto tra significante e significato. Sappiamo che in greco mimesis significa “imitazione, riproduzione” e in particolare “rappresentazione teatrale”. In Platone è produzione di immagini, opposta a quella delle cose stesse, è quindi rappresentazione. Che relazione c’è tra le cose e la loro rappresentazione? Le cose partecipano, per dirla con Platone, delle idee? In poche parole  quanto fallo c’è nel dildo, o, è la stessa cosa, in una banana? Preciado dice bene: dipende! c’è tutto il residuo fallico personale che abbiamo assorbito dalla cultura. Ma se un tempo il fallo che era in noi andava superato, annientato, oggi possiamo invece metterlo in scena, rappresentarlo e non averne più paura o vergogna. La contra-sessualità ci assicura che il fallo muore nel consumo, nella disseminazione, nella sua riproducibilità, nella sua commercializzazione? Siamo così sicure che non rischiamo di rimanerne imbrigliate? Si potrebbe sempre fare ricorso al metodo arcaico dell’autocoscienza per cercare di dire, di provare quantomeno a dire qualcosa di autentico. Il dubbio è nutrito dalla posizione centrale che assume il cosiddetto soggetto parlante. Il neutro cacciato via dalla porta, forse troppo in fretta, rientra dalla finestra travestito da soggetto senza corpo.  I simboli del potere devono essere usati, massificati. Come misuriamo collettivamente l’efficacia di questa pratica anche in rapporto ad altre forme di potere: capitalismo, razza…? Una donna di colore come agisce la contra-negritude?

Rapporto tra tecnologie e identità mutanti. Dice Orlan, artista francese: “si apre l’era in cui l’inconscio vuole avere il proprio corpo, vuole contaminarsi con le tecnologie”. Se la tecnologia, nel bene e nel male, costituisce l’essere umano (dalla clava all’hard), ne struttura il linguaggio, la cultura, quante tra noi sono disponibili, come fa Orlan, a mettere a disposizione della chirurgia il proprio  corpo per interventi-performance radicali? Ho il sospetto che per la politica rimanga poco, visto che non c’è più un Soggetto né tantomeno dei soggetti, e che l’arte ritorni ad essere l’unica forma possibile per tenere insieme la teoria e la pratica.

 

Lidia Cirillo

 

Globalizzazione, linguaggi della postmodernità e soggettività politiche. Potrei spiegare di quali fenomeni sociali e politici sono espressione le teorie postmoderne nel femminismo e nel movimento lesbico e gay.

Si tratta di individuare in modo particolare la capacità di questi fenomeni di decostruire e rammentare(forza strutturale del lavoro salariato, organizzazione statale, soggettività politiche ecc.), di descrivere gli effetti sul Soggetto e sulla nozione di soggettività e l'ambivalenza tra aspetti di liberazione ed effetti di rimozione e cancellazione.

  

 

Jaime del Val  (Progetto REVERSO)

 

Frontier Bodies

meta-corpo / meta-morfologie

Sulla ridefinizione del soggetto nell'arte e la technologia

 con il video

Frontier Bodies

Sequenza I, per corpo postumano

(Durata 20. min)

 

 

Federica de Vincenzi

 

Ipotesi di contrasex:

la jihad delle dee - la benedizione del s/m oltre ogni rappresentazione tecnologica

- il dildo come step- può essere perno-------- da de-struttura a nuove altre-sé

- la catarsi è terra di mezzo

- la carne urla più forte una soggettività che inventa il piacere dal dolore e NON la consequenzialità dolore piacere

- la memoria rappresenta se è consistenza

- chiudere il cerchio significa non chiuderlo

 

questo si inserisce nella tematica del Manifesto contrasex partendo dall'idea del dolore come specchio di potere proprio perchè piacere di sé specchio del proprio potere non simbolizzato ma vivo e concretamente tangibile senza sovrastrutture di contrapposizione-elaborazione simbolica dildo/fallo- cercando di colmare il gap che inevitabilmente rimane in vari punti dell'analisi della Preciado.

 

 

 Alberto Emiletti

 

"... partendo dall'esergo della presentazione di liana (che cita bourcier) mi piacerebbe lavorare sulla traduzione. sulle traduzioni che il manifesto ha attraversato (l'esperienza francese dei seminari queer du zoo, la traduzione in italiano...) e su quelle che attraversa la parola queer ogni volta che dialoga con altri termini (non tanto con quelli che vorrebbero tradurla): penso ai molteplici modi locali per raccontare le identità sessuali (alle "tecniche specifiche che gli uomini adoprano per capire chi sono") e alle pratiche di traduzione che li coinvolgono. (subito mi vengono in mente i vari passaggi tra il termine berdache, contestato, e la traduzione del successivo two-spirited, ma anche la discussione sul fatto di non tradurre parole locali con i termini gay/lesbica, e alla più generica questione della traduzione come costruzione di identità...)."

 

 

Federica Frabetti

 

Nel mio intervento vorrei sviluppare alcuni problemi, che Preciado lascia aperti, derivanti dalla sessualizzazione/erotizzazione del rapporto corpo/macchina.

 Suggerisco che il punto di vista metacostruzionista dal quale possiamo ripensare corpi e tecnologie in fase post-identitaria è più complesso di quanto il Manifesto contra-sessuale lasci intendere, e che per individuarne le potenzialità liberatorie abbiamo bisogno di molta analisi politica.

 D’altra parte ritengo molto importante che Preciado riesca a immaginare uno studio della tecnologia in funzione antiessenzialista. Lo studio degli strumenti sessuali risulta prioritario nel Manifesto perché ha lo scopo di denaturalizzare il corpo e la sessualità: lo studio delle tecnologie può così diventare anche una forma di resistenza alla eteronormatività, uno strumento per evidenziare tutto ciò che è costruito e innaturale nella nostra cultura (comprese le nostre interpretazioni della tecnologia).

 Propongo innanzitutto alcuni temi di indagine che potrebbero diventare oggetto di futuri studi contra-sessuali, (accanto a quelli già proposti da Preciado e.g. sul dildo che gode o sul corpo transessuale.

   1. Teoria e pratiche del Robot Fetish. Accenno a un’analisi del robot  fetish come pratica sessuale (vedi alt.sex.fetish.robot). Qual è il  posto delle pratiche tecnofeticistiche in uno scenario post-queer? Ci  sono aspetti S/M nel robot fetish e in generale nella nostra  erotizzazione della tecnologia (tema della perdita/cessione del  controllo nelle interrelazioni umano-macchina)? Qual è il ruolo degli  stereotipi di genere nel robot fetish (robot come pin-up e sesso queer  con i robot)? Che cosa significa fare sesso con una macchina che imita   un essere umano che imita una macchina (o con un essere umano che imita  una macchina che imita un essere umano?) Perché e in quali circostanze

     un cyborg può fingersi macchina? Che cosa significa pensare le macchine  come soggetti (Haraway) e non come strumenti? Il robofetish funziona da  rivelatore di alcuni aspetti tecnologici della sessualità, materializzando un particolare tipo di "dispositivo sessuale"?

  2. Alan Turing come primo queer cyborg della "storia" dell’Information  Technology. Propongo di studiare alcuni aspetti del lavoro di Turing, grande matematico britannico gay inventore dell’"imitation game" (fondativo nel campo dell’intelligenza artificiale), che fu sottoposto a trattamento ormonale forzato in epoca maccartista. L’imitation game (noto anche come "test di Turing") separa il corpo incarnato dal corpo rappresentato e li connette tramite una macchina in uno scenario  cyborg. Questo disembodiment dell’informazione si colloca, secondo N. Katherine Hayles (How We Became Posthuman), alle radici  dell’immaterialità tecnologica (e.g. il postumanismo extropico di Hans  Moravec). Mi interrogo sul rapporto tra concezioni costruzionistiche e  metacostruzionistiche della tecnologia e sulle loro valenze politiche.

     La figura di Turing getta una luce ironica sul rapporto tra modelli di  problem solving e ordine coercitivo delle società omofobiche.

  3. Il cyborg e le teorie del marketing. Esistono alcuni teorici del  marketing che si sono appropriati della figura del cyborg per meglio indirizzare i messaggi pubblicitari al "consumatore postmoderno". In che senso il cranio penetrato dal Memory Stick che si trova in una pubblicità della Sony è diverso dalla testa-dildo di Preciado? L’equivalenza tra umani e macchine come processori di informazioni fa parte dell’informatica del dominio quanto la costruzione del corpo  operaio come protesi della macchina faceva parte dello scenario  fordista. Mi interrogo su alcune conseguenze del flexible capitalism sulla vita emotiva delle persone (perdita di controllo sul proprio  tempo di vita, incertezza endemica del quotidiano). In questa fase  post-identitaria, la domanda politica per eccellenza potrebbe essere:  chi gestisce le reti?

  4. Erotizzazione della tecnologia. Suggerisco di prestare attenzione ai  vincoli sui tipi di tecnologia che possono essere considerati erotici  (o con i quali potremmo avere relazioni erotiche). Probabilmente  qualunque tipo di tecnologia può essere/è stato testato per il suo potenziale come oggetto di piacere erotico per qualcuno, ma in ogni momento soltanto alcune tecnologie sono diventate centri di focus      erotico (telescopi, treni a vapore, elettricità, telefono, aereo,      televisione, modem e tecnologie comunicative, organi bionici, ingegneria transgenica). La questione è sia stabilire che cosa conta   come tecnologia erotica sia che cosa conta come erotico quando ci si     relaziona alla tecnologia. Propongo di prestare attenzione a vari modi di erotizzazione della tecnologia, dalla mediazione verbale necessaria  al net-sex e alla teledildonica alle forme di tecnoerotismo non  genitale che rendono una tecnologia più "sexy" di un’altra (Zoe     Sofoulis). Accenno all’ipertesto come uno de! i possibili strumenti per    "queerizzare" la tecnologia (non è possibile una narrazione lineare di sé tramite un ipertesto). Ricordo anche le analisi delle metafore di   genere impiegate nel discorso sul cyberspazio (dalle metafore penetrative del cyberpunk, criticate da Rosi Braidotti, alle future  cunts del primo cyberfemminismo).

 Vorrei a questo punto mettere a fuoco alcuni problemi che Preciado lascia aperti e su cui si potrebbe discutere:

   1. Definizione delle modalità con cui alcune tecnologie possono essere  trasformate in luoghi di investimento politico (le pratiche contrasessuali come forma estrema di "ironia tecnologica"). Suggerisco  di analizzare (con Haraway) il punto in cui il pensiero tecnologico  binario diventa confusione di confini tra umano e macchina e come esso ritagli poi i suoi propri confini; l’analisi potrebbe aiutarci a  stabilire come noi possiamo invadere i confini che il  patriarco-capitalismo non vuole vedere invasi.

 

  2. Problema della promiscuità tra corpo e tecnologia (la tecnologia  "prende corpo"): a quali conseguenze potremmo giungere se spostassimo  il problema dal rapporto tra corpo e protesi (Preciado) al rapporto tra  fisico e non-fisico (approfondendo il carattere metaforico della     tecnologia). Preciado sfiora il problema dell’epistemologia femminista  in campo tecnologico. Mi richiamerò brevemente anche alla mia personale concezione della high tech per suggerire come la tecnologia non sia      interamente né l’apoteosi dell’ultramoderno (Fox Keller) né un  costrutto interamente riconducibile alla "postmodernità" (lascio a  questa parola tutta la sua ambiguità di significazione): pur  descrivendosi in termini ultramoderni molta tecnologia non sa  riconoscere la distinzione tra fisico e non-fisico (e.g. tra  informazione e particella/onda) perché quando cerca oltre la propria  autodescrizione ultima, trova ancora una descrizione.

 

  3. Dire "cyber" per dire "nuovo": sostengo una maggiore cautela in questo impiego linguistico (e politico) rispetto a quanto viene attualmente fatto in alcuni interventi culturali e filosofici.

 

  4. Propongo anche alcune ipotesi di comunità "contra-telematiche" e di pratiche "contra-telematiche" che si possono pensare a partire da  Preciado (sviluppo questo tema inventando situazioni ipotetiche  all’interno di una ipotetica comunità queer).

 

Concludo rispondendo  all’osservazione di Fefa Vila  per cui il Manifesto di Preciado sarebbe un manga queer.

 Sarebbe necessario un discorso  sui manga queer, sull’utilizzo di stereotipi di  gender nel manga  e in altre  culture affini,  sul loro rapporto  con il mainstream. Mi  limito a  dire che il Manifesto  contra-sessuale di Preciado non  è un  manga più  di quanto il  Manifesto cyborg  di Haraway non  sia un romanzo  di fantascienza.  E  ritorno al  problema di  costruire un’efficace azione  politica per  contrastare gli  abusi biopolitici  del neocapitalismo proponendo  la parafrasi  kantiana di  Bruno Latour  in Non siamo  mai stati moderni: il  buco nell’ozono sopra di  me, la legge morale  in me (ossia: le reti sono insieme naturali, sociali e verbali).

  

 Arianna Giliberti


La proposta di Preciado, pur contenendo molti elementi di riflessione stimolanti e innovativi, sembra lasciare irrisolti alcuni interrogativi importanti, ai quali ho cercato di dare una risposta attraverso l’interpretazione del testo. Se il genere è solo un’ideologia utile all’eterosessualità, una costruzione socio-politica, che senso hanno i codici della femminilità e della mascolinità così come noi li percepiamo in noi stessi e negli altri? Quale importanza ha l’orientamento sessuale? Infine, è realizzabile la pratica politica che Preciado propone? In quale misura?
Svincolati dalle corrispondenti categorie naturalizzate dal sistema eterocentrico, liberati dall’inesorabile logica eterosessuale che li vorrebbe forzatamente coerenti con il sesso biologico, la femminilità e la mascolinità diventano “registri aperti a disposizione dei corpi”. La sfida lanciata dall’autrice è affascinante: costruire una società di individui liberi, in cui la sessualità non costituisca più la chiave di lettura della nostra identità, né un pretesto per spartire poteri, assegnare obblighi o privilegi; creare spazi in cui la sessualità, libera da ogni coercizione sociale, politica ed economica, torni ad essere esclusivamente luogo di produzione e scambio di piacere. La contra-sessualità, come strategia di resistenza, è attuabile da subito giacché non pretende di sostituirsi all’ordine etero-centrato esistente, ma lo scardina dall’interno mediante la parodia, la demistificazione, la re-interpretazione sovversiva dei codici.


Cristina Gramolini

 

La proposta è utile a dare uno scossone a vecchie mistiche della donnità e della lesbicità. Abbastanza convincente il disancoramento del soggetto da supposte basi naturali, o energetiche che dir si voglia. Che ne sarà del partire da sé? Secondo me è ancora possibile se però intendiamo il sé non come originario ma come contingente, condizionato e pur sempre portatore di intenzionalità (volontà politica? desiderio?)

 

Per fare resistenza all'ordine eterosessuale non accetto di pormi come soggetto parlante perché questa assunzione mi isola in una categoria neutra: mi consente l'identificazione collettiva in una società di pansessuali. Non mi è congeniale un luogo freak come luogo di appartenenza, anche se riconosco a tutti i queer di esercitare una funzione sovversiva dell'ordine di genere, compatibile con quella che io desidero svolgere.

 

 Collocarsi in una trama femminile sovversiva non ha esaurito la sua attualità

 

 

Paola Guazzo

 

1.         partiamo dal qui e dall'ora. data e luogo (mappa ). la mappa non è il territorio (bateson).  territorio: noi posizionati, i gruppi idem, relazione, relazioni ecc . quindi: cronotopo (bachtin): il seminario queer .

 

2.          il presente nel suo atto. io che parlo . riprendo foucault e il suo "ordine del discorso", un discorso accademico sui generis, che contiene alcune utili considerazioni ecc su come ci situiamo in un sapere occidentale "classico". verità ecc. dico: per ora mentre parlo mi tengo dentro questo discorso "classico". da qui faccio partire il mio discorso sulla base filosofica di preciado

 

3.           sempre foucault, ma stavolta sulla volontà di sapere, testo di cui preciado si serve direttamente . testo in cui molte delle cose che dice lei non ci sono. è una lettura molto parziale. il punto essenziale è che f parla di coazione locutoria occidentale al parlare di sessualità, e in un certo modo, sessualità come fondo che fugge, che slitta ecc. ci poniamo quindi, nel nostro cronotopo, doppiamente in un discorso occidentale classico 1) parlando con certe regole e posizioni 2) parlando di sessualità. Preciado rompe con questi aspetti nel contra? in parte sì, con gli esercizi contrasessuali  ecc. in parte no: nella parte teorica.

 

4.           e se provassimo a uscire dalla coazione locutoria ? ( suspense ... ). non contrarre la sessualità ma il discorso  di essa. come parlare di sessualità fuori da questo ? ci possono aiutare certe considerazioni di derrida sull'occultamento-manifestazione in Heidegger del concetto di Geschlecht (razza, sesso, genere, differenza sessuale - parola polisemica) . Sul doppio concetto di Geschlecht. Il fake non rimanda a nessun originale, chiaro. Parlare qui è starci dentro (Da-sein). Non possiamo QUI  interrompere la coazione locutoria, possiamo però elaborare e moltiplicare la nostra visione  dei giochi linguistici (heidegger la chiama "disseminazione"). Il nuovo non è un'essenza ma  creature spurie plurali ecc ecc ecc . Questo il valore del dildo trasferito sul piano del linguaggio (e dell'etica, direi). Ma più che dire "dildo" direi "dildi" a questo punto. quindi anche le forme di vita e i relativi esercizi ad esse inerenti.

 

5.            wittgenstein, un gay ebreo austro-britannico, è il più grande filosofo queer della storia (fase ad effetto)noi non abbiamo certezze extralinguistiche. solo forme di vita (uso, azione) e giochi linguistici a esse inerenti. noi apprendiamo verità ma giochi di verità dati dall'uso sociale. pratiche appunto. l'unica teoria sensata è ascolto di questi giochi di verità nati dall'uso. questo riporta alle considerazioni di foucault sul fatto che a noi occidentali manca un'ars amandi ecc. ci è possibile come professionisti della parola accademica un solo lavoro etico, analogo al lavoro filosofico che wittgenstein chiamava "terapia del linguaggio". Far emergere i giochi linguistici e con essi le pratiche che li intessono inscindibilmente . terapia non significa qui cura di alcunché, ma profonda  cura e approfondimento del discorso verso una visione sociale d'insieme. e ora torniamo qui ( 25 minuti dopo - ore ...) la parola ai gruppi. questa è la novità del nostro cronotopo.

 

 

  Marina La Farina & Laura Mascheroni

 

Xena e Gab come contra-fantasy-fiction lesboqueer di confine

 

1.       entropia degli schemi narratologici lesbici classici (per esempio butch/femme, madre/figlia, amiche / complici/amanti) nella commistione opastiche di generi (fantasy, pulp, science fiction, peplum, film lesbici classici -  "il bar lesbico " - ecc ) e di generi (le "creature" queer e lesbiche che circondano le nostre eroine, anche gli esseri non-umani tipo Argo il cavallo ecc. )  - esempi filmati - gag memorabili -

 

2.        rottura dello schema escatologico occidentale rispetto alla situazione d'amore e alla coppia lesbica  (preciado )- che qui si afferma tuttavia e contrario come macchina produttrice di mitologemi situati e sbocca in una "visione del mondo "articolata e complessa  e in una prospettiva di azione trasformatrice e politica ( oltre preciado )- esempi filmati

 

3.        proposte per un cinema lesbico non-essenzialista che attraversi il queer senza stabilizzarvisi.

 

 

Deborah Lambillotte

 

“Money makes trans-sex”?

 

un approccio sul capitolo Money makes Sex e un punto di vista più transgender del fatto “ho ucciso l’uomo di mia moglie”
Si tratta d’un omicidio senza delitto, un suicidio senza cadavere, il morto si reincarna. Certamente che questo omicidio viene punito. Le persone che hanno uccise l’amoroso della loro compagna, ci raccontano di gravissime ripercussione: rara è la relazione che sopravive a tale attentato.
L’ultima via imbocata da solo quelli che hanno l’intima convinzione di dover risiedere in un altro corpo. 
Ma dove stai se il tuo ideale corporeo è il sesso opposto, che voi avere quel corpo? Perchè hai l’intima convinzione, nonostante tutti gli indicatori fisici del tuo corpo, che tu appartiene al sesso opposto di quello di nascita? Che di fatto non sei una ragazza ma dovresti essere un ragazzo o vice versa?
Queste ultime domande le trovo molto interessante, non tante persone sono confrontate con questa problematica – di travestit* e transessual* ce ne starrebbe pocch* nel mondo. Ma la cosa fondamentale in tutte queste domande è che sono cosi strettamente legate a quelle cose che le persone considerano ovvie e che allo stesso momento centrano col nocciolo stesso del femminismo e della battaglia LGB: le oppinione accettate ed accertate della società sul sesso, genere e orientamento sessuale. La conservazione di queste opinioni è limitata, oserei dire di più: la loro ultima data di scadenza è di gran lunga superata.

Che cosa è, una donna ?
Cinquantanni fa Simone de Beauvoir scriveva : «Donna non si nasce, donna si diventa ». Molto alla lettera questo calza perfettamente alle persone transessuale da uomo a donna, ma non aveva certamente questo target in mente quando la de Beauvoir ha scritta queste parole. 
La distinzione tra sesso e genere sembrava essere estremamente utile e chiarificatrice dal punto di visto teorico e da quello politico. Inserendo una bietta linguistica tra biologia e cultura, porgiandoci uno strumento che ci permette la differenziazione in una materia che per tanto tempo è stata diffusa come una cosa ovvia, sembra rendere possibile la dimostrazione che tanto del comportamento ‘naturale’ di donne e uomini non è cosi tanto il frutto delle respettive biologie e dunque delle determinante fisiche, ma si fonda nella cultura, le idiologie, le convinzioni sociali, i modelli di comportamento, le regole sociale e le leggi. 
La gente pensa di avere dei ‘roots’ delle radice, che poi cerca nella biologia.
Vengono sempre di più attribuite qualità sociale e psicologiche a quel concetto biologico che è il ‘sesso’, non si riesce mai a rompere questa accopiata tra sesso e genere. Anche le femministe cascano regolarmente con tutto il peso nella fossa che speravano colmare con le loro teorie. Da qualche parte ben nascosto nel racconto sesso-genere c’è un circolo vizioso, che di nascosto equipara il genere al sesso. 
Come se ci fosse una cosa insondabile un nucleo biologico reale comune a tutte le donne, cosa completamente staccata da concetti come patriarcato, identità sociale, ruolo di genere, storia, cultura, linguaggio ecc. Qualcosa di inafferrabile, fantomatica che faccia che le donne siano un gruppo compatto, che le distingue come ‘diverse’ dagli uomini, e che questa le alletta o le forza verso un inserimento sociale nella ‘femminilita’.
Ma i casi sono due: o ‘la donna’ non essiste , o precede a se stessa sia dal punto di visto teorico che pratico. Sesso e genere sono diventati concetto recursivi. Le womenstudies sembrano solo aver sostituito il vecchio adagio ‘biology is destiny’ con ‘socialization is destiny’.

Definizione conflittuale, corpi contrastanti.
Sembra che il ‘sesso’ sia una cosa fissa. Sembra che una persona sia fisicamento o donna o uomo. Non si cambiano i segni biologici: sono un dato di fatto. Ma il sesso è realmente una faccenda cosi bipolare? O, per porre la domanda in modo un po meno imperativo: siamo sicuri che le cose rimangono cosi, oggi la tecnologia medica riesce ad intervenire a tanti livelli sul corpo, e puo portare alla luce cose fino adesso invisibile all’occhio nudo? E il ragionamento che il genere venga come se posto sopra al sesso, è giusto o errato? In questo caso non si pone la ‘natura’ contro la ‘cultura’, presuponendo che la natura sia immutabile e determinante e che solo la cultura sia influenzabile, fascionabile, e suscettibile di cambiamenti? La ‘natura’ sarebbe questa categoria passiva e incontestabile? 
L’aspetto esteriore e le caratteristiche sessuale secondarie sono malleabili parametri per l’uso quotidiano, ma sono attrezzature derivate. Con quelle poi è anche facile inganare le persone. E’ un fatto che certi travestiti o certe persone transessuale vengono subito sgammate, ma sono giustamente quelle o quelli, che riescono a mimetizzarsi nel altro sesso, che non si vedono. Sono diventate ‘passing women ‘ o ‘passing men’. 
La scienza non si ferma alle prime impressione, scava più in profondita e ha creata una sfilza di maneggevole definizione pratiche che aiutano a stabilire il ‘sesso’. L’anatomia (lo studio della struttura del corpo), l’endocrinologia (si approfondisce sugli ormoni) e la genetica (smembra geni e cromosomi) e ogniuna di queste discipline ha la propria concezione su che cosa è biologicamente una donna o un uomo. Ma queste discipline scelgono criteri diversi per stabilire il sesso, e spesso questi criteri sono in contrapossizione o difficile da concordare tra di loro. Non solo sono spessisimo in disaccordo sulle definizioni, ma anche sul quisito di che cosa ne pensa la loro specialita del corpo globale, ci sono grande lotte scientifiche. 

L’ultimo tabù
Tenendo in considerazione quanto sopra, la dottoressa, in medicina ed in biologia, Fausto-Sterling conclude che la nostra percezione del sesso come una cosa polare –con solo due opzioni- è completàmente fuori luogo. Lei ci propone di prendere in considerazione una scala fluttuante di caracteristiche fisiche, posizionando ‘l’uomo’ e ‘la donna’ alle due opposti estremi. A metà troviamo le persone con sia testicoli che ovaie : gli ermafroditi. Affiancante dalle due parte di persone che hanno testicoli e certe caratteristiche genitale ‘femminile’, ma non hanno ovaie, e persone che hanno ovaie ma anche certe caratteristiche genitali ‘maschili’ ma non possiedono testicoli. Alla loro volte queste persone vengono affiancate da persone che non hanno i genitali difforme ma che sono in possesso dei cromosomi del sesso opposto. 
Certamente non sono tante, ma paragoniamo questo minimo 1,7% con gli altri fenomeni cromosomici o genetici che troviamo nella letteratura, e vediamo quanta attenzione ricevono. Al millione abbiamo 4 gemelli siamesi, 1000 casi di sindrome di Down; 1400 con il labbro leporino e ben 17.000 casi di un certo grado di intersessualita. Questi 17.000 sono presente da nessuna parte. Non sappiamo neanche che esistono. Ne sentiamo raramente parlare, leggiamo niente su questo argomente, vediamo niente di loro, i libri sulle gravidanze non ne parlano, programmi di salute non le trattano. La consapevolezza che persone possono nascere in modo molto più ambivalente che unicamente come ‘femmina’ o ‘maschio’, sembra completamente non-esistente. E’ un tabù? Una cosa che la cultura vuole nascondere o tacere a tutti i costi.

Se le persone intersessuale, dopo la deliberazione tra specialisti, viene ricostruito come bambina o bambino dipende dal fatto se possiede un pene ‘vitale’ o se questo potra crescere come tale.
La medicina si è fatta l’incarnazione di una sfilza di nozione culturale sul sesso, sulla biologia e sul genere, ed usa la sua autorita per rafforzare questi specifici rapporti di potere. Il fatto che l’establishment medico determina quale sono i sessi e come gli individui devono incastrarsi in queste catagorie, ci suggerice che la divisione in sessi non è un capricio, ne una volonta arbitraria. L’esistenza di solo due sessi è stata provata dalla scienza, o no? Ma che cosa succede quando le esperienze e i corpi non si accorano con la casistica accettata e accertata dalla medicina? Corpi intersessuati vengono mutilati per mantenere in piede questo actuale paradigma. Il motto di tante persone intersessuale è dunque: ‘E’ un maschio o una femmina?’ ‘Non lo so. Non me l’ha ancora detto.’
Ci sono solo due scelte: F/M cancellare quello che non vale. Questo è una semplificazione grossolana, paragonabile al nominare ‘bianco’ tutti quelli che sono palidi, rosea, beige o crema, e chiamare ‘neri’ tutti quelli che sono nero ebano, mokka, rosso scuro, olivastro o giallastro. Il pensiero che ci siano solo due sessi è una finzione. Una finzione fortemente codificata, con una marea di note ed una severa grammatica: ma comunque una finzione.

Le butch, le checche e i genderblenders.
Ammettiamo adesso, che il sesso sia la cosa cosi limpida, come lo vuole far credere i medici e gli scientifici, e che ci siano di fatto solo due sessi, creati da dio e dalla natura: in questo caso ipotetico ci rimane comunque un altro problema. I casi dove l’apparenza, la soma e il linguaggio corporeo, spesso non corrisponde con i due sessi precedentemente definiti. Per quanto riguarda i genitali, la genetica e l’endocrinologia queste persone non sono ‘deviazioni, ma altre caratteristiche somatiche non combaciano con le definizioni del sesso in oggetto.
Non tutti quelli che seminano confusione nel sesso ci sono arrivati per libera scelta; certi si sono trovato un corpo che le ha costretti a considerare con filosofia la divisione fisica tra sesso e genere, e hanno avuto il coraggio di tirarne le somme. 

Travestimento : trasgressione, secreti e politica.
Arrivate a questo punto penso che avete capito che i corpi sono molto diversi e non quadrano in una delle due caselle spesso adoperate. Riassumendo: il genere viene ancora sempre collegato al sesso, e di sessi ce ne sono solo due. Questo rende limitata la scelta. 
Ci sono delle persone che appartengono ad uno dei sessi, e fisicamente rispondono in totum a tutte le definizioni, ma si sentono rinchiusi dalle opportunità che questo dato le lascia a disposizione. Certe di queste persone le chiamiamo femministe. Altre vengono chiamate transessuali, o travestiti.
Tutte tre, sono gruppi di persone che soddisfano fisicamente alle definizioni del sesso, ma comunque tutte vogliono sfondare queste costrizioni: perchè hanno enorme difficoltà a sottomettersi alle ripetute ‘fa questo, non fare quello’ imposto dall’educazione nel loro genere, che percepiscono come una camicia di forza culturale. Che a questi comportamenti sconfinanti ci sono legate delle sanzioni, che non è cosa facile, e che il femminismo è una lotta politica, sono cose conosciute, e non vado oltre. Ma è strano che i due altri gruppi –trans e trave- vengono quasi sempre considerati casi psichiatrici e patologici, mai una espressione ne di cultura ne di lotta politica.

Lavori in corso.
Ci siamo finalmente arrivati ai partner uccisi. Le persone transessuale si identificano in multeplici modi – l’aspetto, il modo di vestire, comportamento, ruolo sociale, percezione del sé- con il sesso opposto e vogliono il passaggio definitivo: persino quello fisico. Assumersi il ruolo di genere dell’altro sesso non li basta: è proprio il corpo, per quanto possibile, che deve essere corretto. Vogliono farne parte, di quel altro sesso.
La transessualita è l’oggetto di discussione per tutti quelli che frugano nei problemi corpo-anima, o hanno a che fare con il binomio cultura/natura. Il fisico non concorda con la teste, il sesso di qualcuno non corrisponde alla sua identità di genere. 

Transessuale esplosive.
Dalle persone transessuale c’è da imparare tanta cose. Le loro storie di vita abbattono certi valori fissi: le teorie femministe, il concetto di omosessualita, i concetti giuridici su famiglia e relazione. Iniziamo con le teorie femministe: l’affermazione che le donne diventano donne partendo dal loro corpo è la base di ogni teoria femminista. Ma le persone transessuale provano che questa teoria non funziona, ci sono persone con un corpo maschile che sviluppano una identità femminile – cosa impossibile dentro le teorie femministe. 
Vediamo adesso i concetti giuridici: legge 164 del 1982 regola la transessualità in Italia
Il legislatore è soddisfatto: il diritto di famiglia (discendenza biologica, genitorita legale e matrimonio eterosessuale) è salvo e comunque ha creato lo spazio per normalizzare le persone transessuale. 
La realta è ben diversa di quella che il legislatore era disposto a prendere in considerazione, e poi la realta non si ferma mai
Ma il legislatore non riesce proprio a stare al passo. ‘La legge si basa su delle registrazione: la genitorita è genitorita legale se registrata come tale. Rifiutando una registrazione la legge usa il suo potere, ma allo stesso momento mostra le sue limite. Considerando i diversi stili di vita, di scelte e esperienze espresse dalle persone, sembra al di fuori di ogni logica che il legislatore possa rifiutare di documentare la situazione reale d’una persona e che possa pensare che cosi l’ultima parola sia detta.’ Una persona transessuale sposata, fa l’intervento di riassegnazione di sesso, non chiede il cambio legale del sesso anagrafico, puo rimanere sposata. Il matrimonio omosessuale è dunque già da tanto tempo un dato di fatto, ma legalmente si mantiene la finzione che questo sia ancora un matrimonio eterosessuale, ma dal punto di vista sociale questo è un matrimonio tra due persone dello stesso sesso.
Abbandoniamo la registrazione del sesso. Dal punto di vista legale non ha importanza perchè la legge non guarda i corpi ma ha solo occhio per atti di nascita –dunque delle carte-. La legge se ne frega completamente del sesso attribuito a qualcuno, la legge ci ha solo occhio quando qualcuno vuole cambiare questa registrazione. L’unica ragione per quello è l’attenersi a concetti da tempo superati sul sesso, sulla riproduzione e sui legami famigliari, che ovviamente sono baste sull’eterosessualita, aggiungiamo a quello la convinzione che le persone devono essere o uomini o donne, e che la distinzione tra queste due categorie è una cosa limpida.
Dovremo iniziare a prendere il sesso meno sul serio. E’ gran tempo che le autorita la smettono con questa registrazione, lasciate che la gente si auto definisca; per farsi che loro stesse stabiliscono se sono o uomo o donna o qualcosa di diverso, e che possono facilmente cambiare posizione se lo vogliono. 
E poi in fine mi sembra una buona idea di non più litigare nelle questioni di sesso e genere su natura contro cultura, su biologia contro educazione. I due concetti sono carrichi di presupposti. Non esiste natura contro cultura. C’è solo un bel pasticcio.


 

 

Martina Loreggian

 

Ø     Natura vs cultura: l'importanza della decostruzione teorica del concetto  di "naturale".

Ø     Anche la decostruzione è un'operazione ideologica. L'impossibilità di non  essere ideologici quando si opera sul piano teorico politico.

Ø      L'ordine simbolico è un piano d'azione necessario ma non sufficiente.

Ø      L'assunzione di una identità oppressa  come tattica politica.

Ø      iforma della dialettica e importanza del soggetto politico collettivo.

 

  

Rita Mastrorilli

 

La proposta della Preciado è in gran parte attuabile da subito, ispirata al vissuto queer, dà valore ad istanze nate proprio all’interno dell’attuale società post-industriale. Eppure ha una carica irompente che si crea dal semplice spostamento, l’anormalità diventa norma, l’orinatoio Fontana. Ma l’impresa dildotettonica nel suo incentrarsi sull’immagine dell’organo maschile lascia seri dubbi sulla sua validità metodologica. Mentre si assiste  ancora all’assenza della vagina (già decostruita a suo tempo proprio con la non citazione, l’occultamento) oggetti  polimorfi, gratuiti, risibili contribuiscono con la loro presenza  significante al processo alchemico di trasmutazione fallica.

 

Le domande:

 

Ø       come è composto e cosa fa il gruppo francese Queer du Zoo, a cui aderisce Preciado, anche in merito alle pratiche contra-sessuali proposte?

Ø        dove si può leggere il manifesto inglese da cui trae ispirazione il libro ?

Ø       nel contratto contrasessuale mancano riferimenti agli altri contraenti, è da intendersi una svista o in effetti il contratto è societario, una volta firmato si possono avere rapporti con tutti gli altri firmatari? (da una rilettura la prima ipotesi sembra la più plausibile, ma i lapsus rimangono comunque significativi)

Ø       cosa definisce una relazione  sessuale come non naturalizzante?

Ø                     si ha notizia di una qualche reazione soprattutto negli USA?

 

Sandra  Orsi

 

QUESTO è quanto senza citazioni mi è emerso dalla lettura scomoda del manifestino.

 

La contra-sessualità  di Preciado pone limiti che non si addicono al nuovo mondo che illustra.

Il DILDO o meglio la DILDA non è Solo una COSA, diviene forza metafisica quando coinvolge il raggiungimento di una qualità (il piacere) o l'opposto di essa (il non piacere). Negare le emozioni simulando significa negare l'essere nella sua totalità. La negazione delle cellule agendo con la DILDOTETTONICA non può comunque avvenire, avrebbe senso solo praticata da un gruppo ristretto di individui ibernati ed totale isolamento, quindi sarebbe una "dimostrazione" fine a se stessa.

La protesi mentale che subiamo attraverso le idee subite passivamente

La protesi mentale dei falsi emoticon

La protesi mentale dei DILDI mascherati

sono possibilità che neghiamo al nuovo essere.

UN concetto che trovo limitativo è vedere attraverso il "ruolo BUTCH" la negazione  dell'eterosessualità quando gli stessi eterosessuali usano il DILDOMENTALE per sentirsi forti la BUTCH dimostra la rivincita su un mondo di "poveri illusi" che hanno come unica forza la propria sessualità mentre la LESBICABUTCH e NON guarda oltre la menzogna della VERITA' SESSUATA.

LA VERITA   E  LA QUALITA'   NON HANNO SESSO.

 

  

Francesca Polo

 

Riflessioni sull'utilizzo politico del  Manifesto Contra-sessuale

 attraverso un percorso cinematografico.

 

Preciado descrive una realtà costruita e una realtà decostruita, e propone una nuova società contra-sessuale basata su quella decostruita.

Ci è utile? Quanto di questa proposta può  servire a chi è abituat* a ragionare in termini di efficacia politica e quindi di collettività, di centri di interessi? a chi è abituat* a una pratica politica in cui le identità sessuale/di genere/di orientamento sessuale costituiscono le fondamenta del proprio agire sociale e politico?

Attraverso una lettura "matrixiana" del Manifesto ho interpretato il messaggio di Preciado come un invito ad essere protagonist* nella battaglia contro le costruzioni della sessualità come sistema di oppressione.

Un invito a uscire dalla costruzione, per immaginare e magari inventare un altro tipo di società; ma al tempo stesso è un invito a stare dentro questa costruzione, a indossare quelle categorie, a essere l'esempio concreto di quelle contraddizioni? per abbatterle dall'interno.

 

 

Marco Pustianaz

 

 Penso di soffermarmi sulle "strane pagine" dedicate agli esercizi pratici, a ron atheye al passaggio dalle performances di genere alle performances corporee (in polemica con la butler). in che modo l'attivismo può essere corporeo? in che modo integrare pratiche artistiche al nostro attivismo?

 

 Quartilla

 

Come accennato nel modulo d'iscrizione, mi sono riservat* del tempo prima di dichiarare come mi posiziono rispetto a "Manifesto contra-sessuale" di B. Preciado. Mi hanno aiutat* una recensione di Liana Borghi e soprattutto gli Dei e le Dee. Se la situazione fosse opposta, e cioè un centro studi neopagani chiedesse ai partecipanti di un suo laboratorio di posizionarsi rispetto a certi libri recenti potrebbe indicare i seguenti:

AUGE' M. 2002 Il Genio del Paganesimo. Torino Bollati Boringhieri

NATOLI S. 2000 I nuovi pagani. Il Saggiatore

Ma torniamo alla Preciado. Liana Borghi cita una frase di Donna Haraway: "Meglio essere un cyborg che una dea" alla quale rispondo così: "meglio Dea", senz'altro. Dunque, anziché un manifesto contra-sessuale, mi interessa piuttosto un culto iper-sessuale.

Trovo che l'egotismo sia uno dei limiti principali della società occidentale odierna, dove le persone ormai in maggioranza non superano la fase infantile dell'onnipotenza dell'io. Questo è il prodotto di un lungo condizionamento subliminale e di precise pratiche pedagogiche esplicite da parte dei potentati economici che ci vogliono consumist* irresponsabili e incondizionat*; possiamo desiderare qualsiasi cosa, senza più la pruderie della morale monoteista, purché tali desideri siano soddisfacibili tramite comportamenti di consumo. Dunque guai desiderare silenzio, atmosfere rarefatte naturali, abbandono estatico al divino, consumi ridotti per rispetto agli Elementi naturali, e solidali per amor del prossimo. Peraltro l'immaginario eterodiretto prodotto da questa civiltà è talmente abbondante e chiassoso da ostacolare l'autonoma percezione dell'immenso ed eterno immaginario del mito, già avvilito dallo svolgersi, tutto in sottrazione, della storia delle religioni in occidente dal poli-teismo, al mono-teismo, all'a-teismo. Sono molto diffidente verso la decostruzione, già in genere come processo (perché tende a fare un vuoto di senso e la povertà di immaginario proprio è una resa alla mitopoiesi pubblicitaria), ma se proprio dovessi decostruire qualcosa, vorrei smontare pezzo per pezzo proprio questo delirio consumistico d'onnipotenza, che nega ogni evidente interdipendenza tra le numerose e differenti soggettività che coabitano su Gea.

Il paganesimo mal si concilia con tutto questo.

Prima di tutto è un processo di dialettica costruzione continua di senso, non di decostruzione. Politicamente significa affrontare i media pervasivi con un potente scudo interiore, la non disponibilità ad accogliere la seduzione delle mistificazioni. "L'incessante contrattazione con la natura con la quale si identifica l'attività rituale ha senza dubbio l'effetto di ordinare, di riordinare continuamente e di riprodurre le società che sono tanto il soggetto quanto l'oggetto di essa" Marc Augé.

Circa le attribuzioni di genere, anche queste sono tra le principali prerogative divine; volerle negare significa offendere gli archetipi sacri del genere, è una ybris imperdonabile, un delirio d'onnipotenza (la perdita del senso del limite è un altro grosso problema culturale del mondo d'oggi).

Facciamo qualche esempio.

L'iniziazione eleusina produceva una qualche identificazione con la Dea dei cereali. L'imperatore Gallieno, incurante del machismo romano-imperiale, commemorò la sua iniziazione facendo incidere sulle monete il proprio nome al femminile: GALLIENAE AUGUSTAE. Lui/lei sì che se ne intendeva!

E secondo voi perché mai io, dopo le iniziazioni a Dioniso, Demetra, Afrodite e Priapo avrei mai deciso di rinominarmi Quartilla?

Afrodite è l'apoteosi del femmineo, eppure anche lei ha qualcosa di mascolino (una barba bianca autunnale, in alcune tradizioni egee), perché il piacere sensuale si esalta nel bipolarismo dei sessi (anziché mortificarsi in un inguine tristemente indistinto), in tutte quelle piacevoli "cosine" dei nostri corpi che ci fanno provare la forza attrattiva di cui la Dea-dal-bel-culo è archetipo. Afrodite si onora praticando l'amore in tutti i modi, e la sua gran sacerdotessa Saffo lo ha saputo far meglio di chiunque altr* (per forza, riusciva a ricevere la visita della Signora-Puttana in giardino a richiesta, benedetta lei!). Da lei non potevano non nascere creature iper-sessuate come Ermafrodito e Priapo.

Dioniso ha un mito significativamente transgender così come transessuali ante-litteram erano i sacerdoti frigi di Cibele. E se ci sono Dei e Dee che ci propongono una morale e una prassi sociale che ci discriminano per identità od orientamento sessuale, semplicemente non pratichiamone i culti! Siamo o non siamo POLIteisti? "...il paganesimo accoglie la novità con interesse e spirito di tolleranza; sempre pronto ad allungare la lista degli dèi; esso contempla l'addizione, l'alternanza, ma non la sintesi ... i paganesimi attuali, i quali continuano a coniugare speldidamente singolare e plurale, maschile e femminile, vita e morte, segno e significato, l'uno e l'altro, lo stesso e il suo contrario, ci parlano quotidianamente di tutto ciò che nella nostra riflessione e nella nostra pratica concreta non dipende esplicitamente dall'istituzione ufficiale e dall'ufficialità immediata. Parlare degli dèi, degli eroi e degli stregoni è anche parlare molto concretamente del nostro rapporto con il corpo, con gli altri, con il tempo, dal momento che la logica pagana è contemporaneamente qualcosa di più e qualcosa di meno di una religione: si tratta forse di qualcosa che costituisce quel minimo di senso sociologico che investe i nostri comportamenti più automatici, i nostri riti più personali e più ordinari, la nostra vita più quotidiana - forse addirittura le nostre intuizioni più raffinate?"  M. Augé.

Circa il come il neopaganesimo apra ai temi della globalizzazione, la questione è molto articolata, come del resto nell'arcipelago LGBT; è appena il caso di accennare al ruolo fondante della Wicca per il costituirsi del cosiddetto "Popolo di Seattle". Un nome per tutti: Starhawk, attivamente presente anche nella protesta antiG8 nel luglio 2001 a Genova.

Di questo vorrei accennare presentando paganiqueer il pomeriggio di sabato 7 dicembre a Prato. Il testo che precede può in questo senso considerarsi una proposta di intervento nel laboratorio del prossimo dicembre.

 

 

 

 

 

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