Home page ASSEPsi

Biblioteca on-line

 Chronology

 

MAITRES A DISPENSER

I maestri incontrati ai seminari ed ai congressi.

Rivista FRENIS ZERO      Ce.Psi.Di.       Contacts        ArtGallery         Maitres à dispenser    

  

"Una vita di lavoro con gli adolescenti"   Resoconto della relazione di Raymond Cahn (Milano, 13.01.2007)

 

Foto: Un momento del convegno "Essere adolescenti oggi" (Milano, 13.01.2007)

 

 

 

 

Raymond Cahn con la sua relazione magistrale ha inaugurato il convegno "Essere adolescenti oggi", organizzato per il 13.01.2007 a Milano dal Centro Milanese di Psicoanalisi "Cesare Musatti" . Il programma complessivo del convegno si trova alla fine di questo resoconto. Raymond Cahn ripercorre le tappe della sua storia personale alle prese con la psicoterapia degli adolescenti, partendo dagli anni '50 quando passò il primo anno di tirocinio presso lo "Hopital des Enfants Malades" a Parigi, dove, sotto la direzione di Heuyer, si praticava, unico posto in tutta la Francia, la psichiatria infanto-giovanile. All'epoca, ricorda Kahn, se da un lato <<una fossetta coccigea era considerata come il segno di una sifilide ereditaria e veniva trattata, come unica terapia, con la somministrazione di sali di arsenico>>, dall'altro lato Serge Lebovici già aveva introdotto una terapia in cui egli usava il gioco, <<e faceva emergere davanti ai nostri occhi  stupiti un immaginario inaspettato>>, aggiunge testualmente Cahn.

  Foto: Serge Lebovici

Nel 1972, ricorda Cahn, dopo aver lavorato per dieci anni in un centro di accoglienza per bambini molto disturbati, ebbe l'opportunità di creare dal nulla un 'hopital de jour' per adolescenti, potendo anche scegliere egli stesso il personale il cui comun denominatore doveva essere quello di possedere come titolo di studio unicamente il diploma di insegnamento superiore e di non essersi mai occupati di adolescenti psicotici. <<Queste condizioni>> afferma Cahn <<permettevano allo stesso tempo l'orizzontalità degli scambi, la possibilità di scoprire insieme quel nuovo universo che era per noi la psicosi nell'età adolescenziale e di tentare di capirla e farne qualcosa>>. Altra tappa significativa rammentata da Cahn è quella del 1983, quando il Ministero della Ricerca stanziò dei fondi per la ricerca in ambito psicoanalitico e, nonostante le accese proteste e contrarietà di parte del mondo analitico francese,  direttori di Istituti di cura come Diatkine, Jeammet, Racamier e lo stesso Cahn accettarono tale opportunità, ed organizzarono un convegno internazionale sull'approccio psicoanalitico alla psicosi adolescenziale. Ad esso parteciparono, tra gli altri nomi prestigiosi, Egle e Moses Laufer (di quest'ultimo durante il convegno di Milano è stata ricordata la recente scomparsa), Massimo Ammaniti, Dario De Martis e Arnaldo Novelletto. Gli atti di quel convegno sono stati pubblicati da Payot nel 1984 col titolo "Psychanalyse, Adolescence et Psychose". Non è un caso che Cahn citi questi nomi: in particolare i Laufer e Novelletto lo hanno stimolato, in quel convegno,  a rivedere le proprie posizioni. Per i Laufer l'origine della psicosi adolescenziale è da attribuirsi ad un fantasma masturbatorio con riesacerbazione del conflitto edipico, e con conseguente rifiuto, da parte dell'adolescente, del proprio corpo desiderante, che quindi viene odiato, estendendosi tale odio anche alla realtà. Cahn ricorda di essere stato molto colpito dall'intervento di un partecipante che, pur non sottovalutando il ruolo centrale del conflitto edipico in adolescenza, riconosceva tuttavia che in questi casi si trattasse piuttosto di una patologia del narcisismo, o meglio, di una patologia del sé. Questo partecipante, con cui Cahn si sentì in sintonia, era Arnaldo Novelletto il quale sosteneva che <<il break down ha il significato di una crisi economica globale della psiche dell'adolescente a causa, indipendentemente della durata, della gravità, dell'estensione e dell'evoluzione successiva, dei gravi difetti e delle grosse incrinature nella strutturazione del sé che sono il risultato del suo rapporto con l'oggetto primario>>. Le parole con cui Cahn ricorda il primo incontro con Novelletto, a cui insieme a Tommaso Senise è dedicato il convegno di Milano, testimoniano come questa intuizione, così ben formulata in quell'occasione dall'analista romano, era in realtà all'origine di tutto il seguito della riflessione di Cahn, ed è per questo che quell'incontro segnò la nascita di un'amicizia profonda e fedele.

L'intuizione che alla base della psicosi adolescenziale ci fosse una patologia del sé ( e quindi del processo di "soggettualizzazione") si era affacciata alla mente di Cahn già nel lavoro in quel "hopital de jour" da lui stesso creato, in cui il dispositivo istituzionale era caratterizzato, da una parte dal ruolo <<dell'esperienza o della scoperta di una realtà condivisa, di un quadro contenente, para-eccitante, garante di una sufficiente continuità, riferentesi ad una legge di natura essenzialmente paterna; dall'altra, - e questo all'epoca non era affatto scontato - il ruolo delle interrelazioni tra i curanti e gli adolescenti fino a ripetere, senza che ce ne rendessimo conto, i conflitti ed i sentimenti più patogeni allo stesso modo in cui si erano sviluppati nell'ambiente familiare all'esordio della confusione del sé, delle pulsioni e dell'oggetto, e che a nostra volta veicoliamo, dove solo l'elaborazione collettiva dei vissuti di ciascuno in seno alla realtà istituzionale, e con essa la stessa presa in considerazione di ciò che si era giocato di così intollerabile e di così alienante nella costruzione del soggetto senza essere stato mai soggettivato, apriva la via ad una modalità di essere ed a una risposta diversa da parte nostra, che rompeva la ripetizione e perciò suscettibile di effetti mutativi, al di fuori di ogni interpretazione, nella maggior parte dei casi d'altronde inaccettabile. Sarà dunque il lavoro di delucidazione del controtransfert o piuttosto, ad un livello così primitivo, dei contro-atteggiamenti di ciascuno ciò che si dimostrerà determinante>>.

Questa istituzione ha costituito dunque un laboratorio in cui l'esplorazione delle aree psicologiche più arcaiche si è realizzata ad un triplice livello: intra-soggettivo, inter-soggettivo, ma anche transizionale. 

Cahn passa poi a tracciare dei paralleli tra la cura in istituzione degli adolescenti psicotici e quella psicoanalitica individuale nelle patologie-limite ( borderline). Per quanto riguarda il transfert che si sviluppa con questi adolescenti, Cahn rimanda ad un'affermazione dei Laufer secondo cui (citazione loro) <<il transfert dà all'adolescente ed al terapeuta la libertà potenziale di riconoscere l'esistenza ed il potere delle deformazioni terrificanti, dell'odio verso se stessi, dei fantasmi regressivi o perversi, dei dispiaceri originari o della sottomissione passiva alla malattia>>. <<Volesse il cielo che l'interpretazione del transfert avesse sempre da sola il potere di esercitare una tale azione!>> esclama a questo punto Cahn. Ed aggiunge che il passare del tempo farà riconoscere ai Laufer i limiti di questa loro posizione iniziale. Riferendosi ad una convinzione da lui condivisa con Novelletto, Cahn sostiene che piuttosto bisogna con questi pazienti privilegiare le modalità di funzionamento mentale anziché i contenuti. Da ciò deriva un'altra strategia terapeutica. L'analista non deve essere soltanto o soprattutto, specie all'inizio del trattamento, lo schermo di proiezione dell'oggetto della pulsione, ma quello di un oggetto preso nel fallimento dell'ambiente di vita. Da ciò deriva l'importanza assegnata non solo al quadro istituzionale la cui affidabilità, la cui capacità di contenimento devono sforzarsi di mantenersi assolutamente intatte, ma anche il ruolo particolare del controtransfert di cui fa parte la neutralità attribuita all'analista, ma che la coazione a ripetere mette alla prova e fa vacillare. E' importante dunque leggere queste manchevolezze o questi aspetti insoliti del controtransfert come una ripetizione delle stesse manchevolezze che sono state causate dall'oggetto nei confronti del soggetto nei tempi più remoti ed originari o più essenziali della sua storia, ma questa volta per riconoscerle  e, se possibile, per superarle.

Secondo le circostanze, con gli adolescenti particolarmente difficili l'analista si appoggerà tanto alle parti ancora preservate o mobilizzabili dell'io del paziente, tanto, se le condizioni lo permettono, sugli elementi all'origine di una tale disorganizzazione la quale, in maniera più o meno massiva, minaccia o rischia di rendere particolarmente disagevole, se non impossibile, il lavoro analitico. <<Che fare>> chiede Cahn <<quando per esempio si interpreta all'adolescente che i caratteri negativi, ossia l'odio che egli attribuisce al suo analista nei suoi riguardi, sono in realtà l'espressione dei propri sentimenti nei riguardi dell'analista? A ciò egli ribatterà, senza che lo si possa farlo demordere, che non è così, che egli è assolutamente convinto che quei sentimenti l'analista li prova realmente nei suoi riguardi, rivelando ciò la confusione che egli opera tra interno ed esterno e rendendo vano ogni tentativo di interpretazione delle identificazioni proiettive>>. E' qui che, secondo Cahn, interverrebbe la nozione di ostacolo o di impedimento al processo di soggettualizzazione, essendo importante trovare tutte le circostanze, tutte le manifestazioni o processi di pensiero, di mentalizzazione, di auto-osservazione, di simbolizzazione, di metaforizzazione che si trovano più o meno ridotti o compromessi per lasciar posto al passaggio all'atto, alla proiezione, alla scissione, al diniego, alla somatizzazione, alla confusione sé/altro, che sono il corredo clinico di tutte le patologie osservate più frequentemente oggi in adolescenza, dall'anoressia-bulimia alle varie forme di comportamenti violenti auto- o etero-diretti passando per gli stati-limite. E' in adolescenza che si esacerbano gli ostacoli interni ed esterni rispetto all'appropriazione, da parte del soggetto, dei propri pensieri e desideri, della propria identità; ne deriva l'incessante lavoro di 'déliaison-reliaison' , di scioglimento e di ricostituzione dei legami potremmo tradurre in italiano, che per Cahn  si vedono compromessi per un eccesso di 'deliaison' in tutti gli ambiti, sia narcisistici che oggettuali. Da ciò deriverebbe il ricorso alla regressione narcisistica come anche all'esternalizzazione forsennata, alla scissione, al diniego, alle identificazioni 'prese a prestito', non interiorizzate a sufficienza,  alla ricerca perduta di un'autenticità introvabile. Fenomeni che non necessariamente si ritrovano solo nei quadri psicopatologici più seri, bensì anche nelle perturbazioni più banali anche se in maniera più circoscritta, mentre nelle forme cliniche più preoccupanti saranno più prevalenti, dando l'idea che la reviviscenza tardiva  delle angosce depressive e di separazione, amplificate dal dover affrontare il conflitto edipico e le ferite narcisistiche che ne conseguono, facesse riattivare le angosce precoci fino ad allora a poco a poco superate. Ma, se i meccanismi di funzionamento arcaici si dimostrano spesso determinanti, specie quando i fattori precoci all'origine della capacità di soggettualizzazione si sono rivelati gravemente perturbati, tuttavia la clinica ci viene a ricordare l'impossibilità di distinguere in maniera netta tra i quadri psicopatologici più preoccupanti e la maggior parte dei giovani coi quali abbiamo a che fare. In questi ultimi in apparenza le relazioni interpersonali, il lavoro di scoperta e di elaborazione, qualsiasi siano gli ostacoli o le particolarità, non pongono alcun evidente problema, con tutte le sfumature intermedie però che si frappongono tra queste situazioni, ad un estremo,  e le patologie narcisistiche all'altro. Per Cahn ormai la maggioranza degli psicoanalisti riconosce come indizi rilevanti della patologia narcisistica tutti quegli stati in cui le perturbazioni dell'auto-investimento, dell'immagine di sé, del riferimento a sé si dimostrano determinanti. Ma includere anche sotto questa bandiera del narcisismo ciò che ha a che fare con l'emergenza di qualsiasi differenziazione precoce emergente dalla psiche originaria, per Cahn, è fonte di confusione in relazione a questa definizione più restrittiva, confusione entrata nel vocabolario con l'utilizzazione, ormai diffusa, del termine narcisismo primario per designare allo stesso tempo le modalità di investimento e le modalità di funzionamento anteriori alla distinzione sé-non sé. Per Cahn è stato negli ultimi anni notevole l'interesse di un altro approccio a questi disturbi, approccio che integri la nozione di sé con quella di soggettualizzazione. Cahn si sofferma a chiarire questa affermazione. Il termine 'soggettuale'* proviene da uno di quei rari scritti di Freud in cui egli utilizza il termine di soggetto, ossia nella 'Massenpsychologie', a proposito della differenza tra identificazione all'altro (in quel caso al padre) e la scelta di quest'ultimo come oggetto.

<<Una semplice formula>>  nota Freud, e così la descrive: <<Nel primo caso il padre è ciò che si vorrebbe essere, nel secondo ciò che si vorrebbe avere. Ciò che fa la differenza è  il fatto che il legame poggi sul soggetto oppure sull'oggetto dell'io>>. Essendo l'oggetto dell'io quello della relazione oggettuale, il soggetto dell'io è dunque quello della relazione soggettiva come è stata qui definita in quanto dimensione dell'essere, dell'aspirazione all'essere, anteriore all'avere, sottolinea Freud, anteriore alla scelta oggettuale, all'ambivalenza, e dunque puramente affettiva.

Soggetto dell'io-oggetto dell'io. Soggettuale-oggettuale. Il primo tempo della soggettualizzazione è questo movimento che fa del sé, a partire dall'altro, una realtà vivente, afferma R. Cahn, esclusiva che si dispiega come tale nella sua propria temporalità a partire da questa identificazione fondatrice. Il soggettuale, la soggettualità costituiscono quindi, per Cahn, tutto ciò che si riferisce da una parte al vissuto di permanenza, di continuità, e dall'altra ai primi abbozzi di differenziazione che può comportare l'introiezione.

Per Cahn qui ci troviamo a riguardo con tutto ciò che:

- per prima cosa, è l'evidenza immediata di sé, 'nutrita' dallo sguardo materno;

- in secondo luogo, ha a che fare con il dover essere, implicato dall'identificazione primaria, con tutto ciò che comporta il movimento di cui è portatore, dall'Io ideale al futuro ideale dell'io, secondo il margine più o meno grande tra lo spazio lasciato al sé e quello che attende l'oggetto;

- terzo, ha a che fare con l'esperienza fondamentale del 'trovato-creato' (qui Cahn richiama Winnicott) che offre l'oggetto soggettivo nell'incontro sufficientemente concorde tra l'allucinazione del soddisfacimento e la risposta dell'oggetto. Oltre alla questione del sorgere del desiderio, a questo punto si gioca il fondamento del sentimento della realtà del sé e della realtà del mondo;

  Foto: D. W. Winnicott

quarto, è la differenziazione sé-non sé, dato che l'oggetto non risponde più all'attesa , ma smentisce la distruttività di cui il sé si credeva portatore, un oggetto quindi distrutto (ritrovato) con la sua propria esistenza;

infine, ha a che fare con la creazione di uno spazio psichico personale mediante l'appropriazione da parte del bambino delle differenti funzioni della madre, al contempo colei che dispensa piacere e protezione 'para-eccitatoria' e colei che gli consente un primo livello di autonomia e di gioco , da cui ha origine un'area comune al soggetto ed all'oggetto che si estende allo spazio simbolico, a quello linguistico, a quello culturale.

Per Cahn, la psiche primitiva e l'oggetto-ambiente si possono considerare come un sistema lontano dall'equilibrio in un lavoro in comune che resta imprevedibile, in maniera variabile,  per ciascuna delle due parti, aprendo la psiche allo scarto tra il sé e l'altro, al conflitto, al desiderio ed alla creatività. Le mancanze, gli eccessi e le incoerenze dell'oggetto possono rinchiudere i due 'partners' in un sistema circolare in cui si installa la coazione a ripetere. Quindi, Cahn ci tiene a precisarlo, l'oggetto-ambiente fa parte in modo quasi consustanziale di questo processo di soggettualizzazione, in quanto il suo ruolo si dimostrerà determinante in tutte le perturbazioni della soggettualità, quelle comunemente chiamate narcisistiche. E' d'altronde l'evidenziazione delle manchevolezze dell'oggetto primario che permetterà di stabilire i suoi effetti all'epoca dell'adolescenza, in termini di minore o maggiore compromissione del processo di soggettivazione.

Cahn passa quindi a trattare il tema dell'agire dell'analista, affermando che è a partire dai criteri sopra esposti, più che dalla valutazione psicopatologica classica, che l'analista farà le sue scelte. Per Cahn se la cura sul divano si dimostra possibile, o meglio desiderabile, in un numero molto limitato di questi adolescenti, è la psicoterapia vis à vis ad un ritmo di una o due sedute alla settimana che gli sembra il quadro più adeguato. In una terapia vis à vis si porrà un nuova problematica, in cui la risposta attraverso il controtransfert (e qui Cahn cita Green) viene al posto di quella che avrebbe luogo da parte dell'oggetto.

Sono le diverse modalità di 'holding', così come la tolleranza al controtransfert ed il tentativo di attribuirgli un senso che costituiscono la posta in gioco più importante del lavoro analitico con questi adolescenti, in cui la dimensione soggettualizzante è condizione preliminare all'utilizzazione dell'analista per il suo compito abituale di soggettivazione.

L'interesse nel distinguere     la problematica della soggettualizzazione con quella della soggettivazione consiste, per Cahn , nel permettere una comprensione più accurata di ciò che realmente è in gioco tra l'analista e l'adolescente, per consentire una scelta più appropriata tra ciò che appartiene al registro del simbolizzabile da una parte, e ciò che è dell'al di qua della rappresentazione dall'altra. L'approccio all'adolescente deve escludere qualsiasi predeterminazione, deve dare spazio alla dimensione del contingente, dell'aleatorio, come anche a quella dell'ambiente sociale, e questo per Cahn è l'unico approccio possibile che sia  suscettibile di far luce sulla variabilità delle organizzazioni psicopatologiche nello stesso individuo nel corso del tempo, ma anche della molteplicità dei quadri psicopatologici secondo le epoche e le caratteristiche socio-culturali: l'unità naturale non è l'Io, dice Cahn, ma l'Io con l'altro.

Per Cahn lo scopo principale dell'adolescente, affinché egli diventi soggetto a se stesso, è la complementarità della norma interiorizzata e dell'autonomia conquistata con lo spazio di libertà e di creatività che accompagna l'adolescenza. Limiti, esigenze si vedono presi in considerazioni, ma più integrati in una differenziazione chiara e con un sufficiente rispetto per gli spazi psichici, per il ruolo di ciascuno. Negli adolescenti problematici, invece, è la problematica narcisistica che sembra prevalere, con la dipendenza che essa implica nei confronti dell'oggetto esterno.

 

 

L'angoscia, anziché negoziarsi attraverso il lavoro della psiche, si può ridurre solo a patto che l'oggetto esterno supporti concretamente il soggetto. Sarà quindi la dipendenza nei confronti dell'oggetto esterno a prevalere, il bisogno di rassicurarsi attraverso un fare, un successo tangibile, l'esternalizzazione del conflitto e la sua soluzione difensiva mediante le condotte, l'esibizione ostensiva di segni esteriori, sia che concernano il proprio corpo che il mondo esterno, sia che vengano socialmente valorizzati sia che  si declinino masochisticamente in modi di agire devianti a livello di questo corpo.

  Foto: Gina Pane, "Azione sentimentale" (1974)

Si osserva in questi adolescenti problematici una congruenza ed una risonanza tra questi comportamenti e l'ideale di funzionamento di una società che fa del rifiuto della mancanza il suo valore di vita e subordina il successo a ciò che si vede.

Foto: Vanessa Beecroft, "VB35" <<Non sarebbe il caso>> chiede Cahn <<di aggiungere un secondo modello al modello nevrotico-normale, e cioè un modello narcisistico?>> Lo scopo del primo sarebbe quello di sfociare su un Super-Io post-edipico, mentre quello del secondo, come sostiene Kohut, quello di una forma superiore di narcisismo. Essa costituirebbe un'altra forma di soggettivazione, un'altra identità, un'altra forma di rapporto verso se stesso e gli altri in cui predominano lo sperimentato sul pensato, la realtà dell'oggetto sulla sua rappresentazione, le esigenze dell'Ideale dell'Io su quelle del Super-Io, il ricorso al corpo (che cortocircuita i fantasmi) o all'azione nel mondo esterno, comprese quelle condotte socialmente valorizzate come il culto delle 'performances', della padronanza tecnica in qualche campo o l'influenza delle immagini che impongono il loro potere sulla psiche che cercherà di utilizzarle al meglio.

Cahn passa quindi ad illustrare alcune considerazioni che egli ha maturato negli ultimi anni al riguardo dell'impatto dell'ambiente sulla psiche dell'adolescente.

Il soggetto a cui egli intende riferirsi non è quello del significante, ma il soggetto della carne, nel senso che gli dà Merleau Ponty, quello della sensibilità, del modo di sentire se stessi, di sentire l'altro, e che ci porta, attraverso i Greci, alla soggettivazione: To pathei mathos si può tradurre sia con " mediante ciò che è stato sperimentato la conoscenza" sia con "mediante la sofferenza la conoscenza". Ciò implica che il lavoro del pensiero, della soggettivazione passi attraverso la tolleranza alla frustrazione, alla temporalizzazione, alla non scarica immediata, che è la finalità primaria del principio di piacere. Bisognava aspettare il 1924 perché Freud accordasse alle pulsioni di distruzione, attraverso il masochismo erogeno, un'altra funzione che quella del semplice sciogliere i legami ("deliaison"). Il masochismo primario erogeno è necessario al funzionamento psichico di ciascuno, ma si trova all'incrocio di tutte le patologie, delle patologie della condotta, degli attacchi al corpo, delle difese più estreme contro la pericolosità dei legami. Benno Rosenberg ha ben mostrato come il masochismo primario erogeno sia una delle condizioni essenziali, se non quella essenziale, per un funzionamento psichico autonomo, e innanzitutto per l'autoerotismo. La co-eccitazione libidica, che permette alla psiche di sopportare l'eccitazione con un certo grado di piacere invece che di sbarazzarsene, ha per conseguenza la creazione di uno spazio-tempo psichico in cui il sé sarebbe per sé la prima continuità interna. Inoltre, il fatto di sentirsi sofferenti-provanti piacere costituisce la manifestazione più primitiva di una riflessività, di un abbozzo di coscienza di sé. L'attesa può divenire piacere, le modalità rappresentative possono emergere, i contro-investimenti organizzarsi. Al contrario, dove prevarrà la 'deliaison' sulla 'liaison', senza possibilità di ristabilire il legame ('reliaison') o a causa di 'reliaisons' insufficienti, prevarranno sia le pulsioni auto-distruttive sia le pulsioni distruttive nei confronti dell'oggetto e del mondo esterno.

Foto: un'opera di Araki esposta alla mostra "Phantoms of Desire" (Graz, 2003)

La concezione di Freud, basata sull'opposizione e sulla complementarità tra pulsioni di vita e di morte, attribuisce al masochismo primario un'origine costituzionale. Mentre, per Cahn, una prospettiva che parte dalla diade madre-bambino accorderebbe alla funzione 'para-eccitatoria' dell'oggetto-ambiente un posto determinante nelle modalità di impasto o di disimpasto delle pulsioni libidiche e distruttive. In questo modo il masochismo primario erogeno si integra nel processo di soggettualizzazione, nell'edificazione di sé così come nella sua patologia, come quando ad esempio sarà mancata, a causa dell'oggetto, un'esperienza sufficiente d'illusione <<dell'oggetto soggettivo per venire a controbilanciare l'illusione di distruzione persecutrice>>, afferma testualmente Cahn. E' il fallimento di questa deflessione di ciò che è allucinatorio da parte di ciò che è percettivo che può costituire la base dell'impossibilità di trovare, in certi adolescenti, nella realtà le opportunità per smentire il ritorno incessante della compulsione di ripetizione così come si era installata a partire dalle prime esperienze negative del passato. E' la qualità delle relazioni con questo primo oggetto che deciderà della capacità di tollerare, della prevalenza dell'amore sull'odio, del modo in cui si legheranno, si combineranno le pulsioni libidiche con quelle aggressive. Cahn evoca, inoltre, due poli opposti la cui dialettica gli sembra  importante: da una parte, la temporalizzazione, condizione fondamentale dell'interiorizzazione, e dall'altra la dimensione dello spazio e quindi di ciò che è esterno. L'adolescente contemporaneo, così come la società attuale, rivela una difficoltà comune all'"aggiornamento temporale", dice Cahn, del soddisfacimento del desiderio, della scarica pulsionale come anche della capacità di tollerare momentaneamente qualsiasi tensione spiacevole.

Per Cahn i disturbi della condotta nell'adolescente contemporaneo illustrano in modo caricaturale l'attacco contro gli altri, ma ancora di più contro se stesso, rivelando la sua incapacità di organizzare le proprie tensioni in conflitti tollerabili, di mantenere la coesione dell'Io. Cahn si chiede se oggigiorno il masochismo non ci porti a reinterrogare la metapsicologia prendendo il posto che occupava per Freud la sessualità, come se il sadismo ed il masochismo costituissero gli ultimi strumenti per tenere a bada una puslione di distruzione slegata per il fallimento iniziale del legame all'altro, sorta di "buco nero psichico", metafora che Cahn trae da J. P. Chartier, in cui, come il buco nero nello spazio trattiene la luce ed agglomera le stelle in una massa compatta, tiene la libido prigioniera ed attira gli esseri e gli oggetti che passano alla sua portata per distruggerli. Nelle indagini sugli adolescenti gravemente disturbati si trovano in circa la metà del totale delle condizioni familiari e sociali patogeniche. Per converso, carenze affettive massiccie ed 'impasses' nei processi di identificazione sono quasi costanti alla base di un deficit nella strutturazione dell'io e del super-io. E' quindi il vuoto che domina, rendendo tanto difficile la costruzione di un avvenire. Viene privilegiato l'istante, l'immediato. Questi adolescenti non hanno potuto comprendere la violenza che molti di essi hanno potuto subire sin dal loro passato più remoto. Il loro passato non è stato integrato, la storia dei loro genitori sfugge loro, essa è caratterizzata da evanescenze e da buchi.

Can passa quindi a richiamare un'altra figura del masochismo che si riscontra solo in adolescenza, quella coinvolta nelle condotte compulsive autodistruttive di scarificazione. Esse riguardano tanto il registro del soggettuale quanto quello dell'oggettuale. Ed illustrano quello che Cahn definisce come la duplicità del passaggio all'atto, che si può rivelare come corto-circuito ed evacuazione del pensiero così come la continuazione senza rottura radicale dell'attività fantasmatica, spostandosi la messa in scena all'esterno della psiche, modalità di continuare a negoziare il conflitto anche se in modo più regressivo.

Se un gran numero di queste condotte si inscrivono in una modalità di 'funzionamento limite', è pur vero che le si ritrova piuttosto in quei soggetti, ed in particolare in quelle ragazze, in cui la conflittualità edipica costituisce al contempo il nodo della loro problematica ed il suo punto di inciampo, ma con una fragilità soggettuale particolare in cui il conflitto si trova come afferrato da un'angoscia di abbandono e da un nodo masochistico importante, sotteso da vissuti traumatici antichi.

I lavori di C. Chabert, così come le osservazioni di Cahn, portano a pensare che tali compulsioni alla scarificazione (come ugualmente in molte delle condotte attive di autodistruzione - anoressia, bulimia, tentativi di suicidio) si organizzino molto regolarmente attorno ad un fantasma di bambino battuto, un fantasma totalmente inconscio, come Freud l'ha ben mostrato, sebbene Cahn abbia avuto una volta proprio un caso di ragazza realmente battuta dal padre. Sulla stessa linea, l'ascetismo morale, si chiede Cahn, così frequente negli adolescenti ed una delle figure del masochismo morale, non è l'anticamera dell'anoressia? La scarificazione costituisce una sorta di figurazione agita di un conflitto in cui dominano il senso di colpa e la sua espiazione esibita attraverso una mortificazione sacrificale implacabile. Piuttosto che il fatto che l'aggressività inconscia nei confronti dell'oggetto sia più o meno fondata nella realtà, quello che importa per Cahn è che questa aggressività ritorni alla sua origine sessualizzandosi. Il soggetto diviene così colui che infligge a se stesso la sofferenza, modalità di mantenere così il legame e di esonerare l'oggetto terzo dalla sua volontà sadica. Ma la scarificazione, si chiede a questo punto Cahn, non sarebbe un modo di inscrivere sul corpo la ferita aperta dalla penetrazione genitale (questo spiegherebbe la sua frequenza nelle ragazze e la parte di bisessualità mobilizzata così nel ragazzo), come una parte del femminile ancora intollerabile e che pertanto si sforza di venire in superficie. Da qui il luogo cutaneo di questo tipo di "acting", sorta di metafora altrimenti non dicibile se non attraverso questa inscrizione sostituita talora da altre inscrizioni, più sublimate, come quelle dei diari intimi o delle esibizioni su internet.

La psicosi, invece, segna lo scacco dell'impasto pulsionale. In questo caso le condotte di auto-distruzione non s'inscrivono in scenari sessuali, ma nella ricerca compulsiva dell'annientamento. Tutta avviene come se la dimensione erogenica del masochismo sembrasse estinta, segnalante il disastro, il fallimento radicale dell'oggetto soggettualizzante nella sua funzione al contempo legante e para-eccitatoria.

In conclusione, Cahn richiama l'interesse, da lui dimostrato nell'arco di 50 anni di lavoro, per la dimensione diacronica,  in termini di ricerca catamnestica, di chiarimenti che il punto di vista evolutivo apporta alla clinica, in modo che vengano definite quelle somiglianze e quelle differenze che si possono osservare tra due categorie di popolazioni quando è l'età il fattore che le differenzia.

In questo senso, ad esempio, si può essere colpiti dall'analogia tra le patologie adolescenziali e quelle riscontrate nell'adulto come nei casi di coloro che non sono sicuri di esistere per l'altro, ed il cui malessere è diffuso e la conflittualità mal situabile. La loro autonomizzazione sembra fragile o incompiuta, i limiti tra i sessi ed i genitori più o meno problematici, elementi che per Cahn configurano un'adolescenza indefinita, un processo di soggettivazione non compiuto.

Si può intravedere un legame tra questi nuovi pazienti e la confusione e le derive della nostra società. Sociologi e psicoanalisti si dedicano a tali ricerche, specie da quando in Francia è esplosa la violenza nelle banlieues. Il ruolo delle identificazioni nell'impatto dei fattori sociali sulla psiche individuale appare comunque molto determinante, per Cahn, in quanto a valore più o meno strutturante da essi esercitato. Per Cahn è questa la posta in gioco essenziale. Il compito dell'analista, chiede Cahn,  non è allora, attraverso l'incontro che mette in moto le identificazioni, di favorire tutto ciò che può allargare lo spazio psichico e che può consentire al soggetto un certo margine di libertà?

Note:

* "Subjectal" è stato tradotto in 'soggettuale' anziché in 'soggettivo' perché nel discorso di Cahn appare come contrapposto a 'objectal' che si traduce agevolmente in italiano con 'oggettuale'. Per cui è anche più coerente in base a ciò tradurre 'subjectalisation' con 'soggettualizzazione', anziché con 'soggettivazione'. A sostegno di questa opzione sta l'uso di Cahn che distingue 'subjectif' (come in intra-subjectif) da 'subjectal'.(Nota del curatore del resoconto)

 

 

Comitato organizzatore e scientifico

 Esecutivo del CMP: Giampaolo Kluzer, Giuseppe Benincasa, Paola

Capozzi, Valeria Egidi Morpurgo, Patrizia Gammaro Moroni,

Leonardo Resele, Cristina Saottini.

 Ideazione e coordinamento

 Simonetta Bonfiglio Senise, Pietro Roberto Goisis.

 

 

Programma

 Mattino

 Gli adolescenti nella teoria e nella clinica

 

Ore 8,30

 

Registrazione dei partecipanti

 

Ore 9

 

Apertura dei lavori

 

Chairperson

 

Marta Badoni e Giampaolo Kluzer

 

Ore 9,15

 

Raymond Cahn

 

Una vita di lavoro con gli adolescenti

 

Ore 10

 

Riflessioni dei partecipanti

 

Ore 10,30

 

Giuseppe Pellizzari

 

Attualità del pensiero adolescente ai giorni nostri

 

Ore 11

 

Riflessioni dei partecipanti

 

Ore 11,30

 

Intervallo

 

Ore 12

 

Pietro Roberto Goisis

 

Essere psicoanalisti di adolescenti oggi

 

Ore 12,20

 

Riflessioni dei partecipanti

 

Ore 13

 

Sospensione dei lavori

 

Pomeriggio

 

 

I luoghi, le forme e le figure della cura

 

Ore 14,30

 

Gruppi di lavoro simultanei

 

A. Adolescenti nell’istituzione ospedaliera:

psicoanalisi e urgenza -Francesca Neri,

Mario Bertolini

B. Stare in comunità, stare in reparto

Francesca Codignola, Giorgio Rossi

C. Individuarsi: in famiglia, con la famiglia

Francesco Mancuso

 

D. L’antisocialità e la costruzione dell’identità

sociale -Cristina Saottini, Alfio

Maggiolini

E. L’addiction tra dipendenza e narcisismo

Carlo Zucca Alessandrelli, Fulvio

Tagliagambe

F. I disturbi del comportamento alimentare

Claudia Balottari, Elena Riva

G. Farsi del male -Eugenia Pelanda

H. I disturbi dell’identità di genere - Patrizia

Gammaro Moroni, Giuseppe Benincasa

I. Il corpo e la malattia -Paola Carbone,

Angela Gesuè

J. Adolescenza e depressione: necessità o

malattia? -Simonetta Bonfiglio Senise,

Marina Baj Rossi

K. Il primo incontro - Giovanna Montinari

L. Lavorare con il controtransfert - Adriana

Maltese

Ore 16,30

 

Intervallo

 

Ore 17

 

Adolescenti nel mondo

 

Tavola rotonda

 

Chairperson

 

Anna Ferruta

 

Intervengono

 

Raymond Cahn, Giovanna Giaconia,

Ruggero Levy, Enrico De Vito, Simonetta

Bonfiglio Senise

 

Ore 19

 

Chiusura dei lavori

 

 

 

 

 

 

                                       

Copyright - All rights reserved A.S.S.E.Psi.  Ce.Psi.Di. 2003-2004-2005-2006-2007

Responsabile editoriale: Giuseppe Leo