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"Ripensare il rapporto tra le generazioni"   Resoconto della relazione di Haydée Faimberg (Roma, 21.04.2007)

 

Foto: Un momento del seminario "A colloquio con...Psicoanalisi, antropologia, letteratura" presso la sede del Centro Psicoanalitico di Roma (Roma, 21.04.2007)

 

Haydée Faimberg, psicoanalista di origine argentina e da molti anni residente a Parigi, è analista di training della "Societé Psychanalytique de Paris" (SPP) e dell'"Asociaciòn Psicoanalìtica Argentina" (APA). Il seminario a lei dedicato, organizzato dal Centro Psicoanalitico di Roma, ha visto nella mattinata  la analista franco-argentina presentare la relazione dal titolo "Ripensare il rapporto tra le generazioni" e quindi dialogare (con il coordinamento di Patrizia Cupelloni) con Francesca Giusti (antropologa) ed Anna Foa (storica). Nel pomeriggio Lucio Russo ha dialogato con Haydée Faimberg sui temi del libro "Ascoltando tre generazioni", uscito l'anno scorso da Franco Angeli. In questo testo daremo un resoconto della relazione della mattinata di Haydée Faimberg, in cui ella fa ampi riferimenti ad alcuni capitoli di questo libro.

 

Haydée Faimberg esordisce affermando che nel 1971 iniziò ad interessarsi alla questione dei legami tra tre generazioni, e più precisamente propose il concetto di 'telescoping' tra le generazioni per esprimere una particolare modalità di identificazione inconscia con la storia delle altre generazioni. Queste identificazioni diventano alienanti nella misura in cui sono legate ad una storia che non è quella del paziente e si inscrivono attivamente nella psiche del paziente come se facessero parte  della sua resistenza narcisistica ad accettare il conflitto edipico. A seguito della propria esperienza clinica, la Faimberg afferma che tre sono le generazioni coinvolte e, come ampiamente argomentato nel cap. I di "Ascoltando tre generazioni", che i genitori non sono i soli protagonisti della loro propria storia, ma appartengono ad un sistema inconscio familiare. La Faimberg è stata indotta per la prima volta a riflettere sul sistema inconscio di tre generazioni a partire dall'analisi di Mario, un paziente che all'epoca aveva 30 anni ed un aspetto da adolescente. Pur essendo uno studente di scienze, aveva serie difficoltà a pensare, viveva in un isolamento quasi totale e non aveva fino ad allora mai avuto alcuna relazione amorosa. Quando Mario giunse all'analisi, era curato in un istituto: talora manifestava un atteggiamento altezzoso e distante, talaltra sembrava sopraffatto dall'ansia (che non comunicava) oppure appariva perplesso. In seduta rimaneva in silenzio e sembrava un oggetto inanimato, eccetto che per un atteggiamento di lieve disdegno. Mario a quell'epoca (negli anni '70) viveva in Argentina, paese che stava attraversando una delle sue gravi crisi economiche. All'epoca gli argentini cercavano di antagonizzare la grave inflazione della moneta, acquistando dollari. Mario, tuttavia, non faceva alcun tentativo di questo genere per difendere il suo denaro. Egli sembrava mantenere la sua routine senza tempo e non sembrava preoccuparsi di quanto succedeva intorno a lui: manteneva un atteggiamento sdegnoso e autosufficiente.

In una particolare seduta, quella che la Faimberg ha discusso, tuttavia Mario inizia a manifestare per la prima volta una certa ansietà. Afferma di non poter continuare l'analisi in quanto il suo salario non glielo consente: l'analista coglie l'evidenza che il paziente voglia continuare l'analisi, ma egli non è preparato ad adottare alcuna misura economica per preservarla. Mario dice che un suo amico gli ha proposto di comprare dei dollari e che gli ha chiesto se sa quanto vale un dollaro. Mario rispose che un dollaro vale due pesos. Mentre Mario parla di ciò, l'analista scorge in lui un gesto quasi impercettibile con la mano, come per assicurarsi di avere ancora qualcosa in tasca, un gesto affettuoso accompagnato da un sorriso tenero e sincero. Prosegue dicendo che l'amico gli ha detto che un dollaro vale 5000 pesos. Egli però non mostra preoccupazione per la sua ignoranza e sembra pensare che è la realtà materiale ad essere sbagliata.

Per la Faimberg questa seduta segna un cambiamento in quanto Mario per la prima volta esprime il desiderio di continuare l'analisi e l'ansia per quella che egli ritiene debba essere la sua imminente conclusione, anche se non è preoccupato per la realtà materiale e sembra incapace di difendere ciò che desidera.

I "dollari di Mario" valgono due pesos, non sembra sorpreso dal suo errore; accarezza affettuosamente la sua tasca quando parla di quei dollari da due pesos, e l'analista a quel punto sembra intuire che quei dollari, a giudicare da quel valore di cambio, appartengano ad altri tempi, probabilmente agli anni '40.

L'analista, a questo punto, dopo tante sedute dominate dai silenzi del paziente, per la prima volta si rende conto di avere così tanto materiale interpretabile, anche se esso appare contraddittorio e tale da non prestarsi a fare delle interpretazioni affermative. L'analista può solo formulare alcune domande ed allora dice:

<<Deve tenere qualcosa di molto importante nella sua tasca, qualcosa di segreto che richiede la sua attenzione proprio quando stiamo parlando del denaro di cui lei ha bisogno per continuare la sua analisi con me. Lei vuole continuare la sua analisi e ha paura di perderla. Ciò che richiede la sua attenzione potrebbe essere in rapporto con i dollari che valgono due pesos. Se è così, devono appartenere a un'epoca del passato, forse agli anni quaranta. Non so niente di questo, ma se fosse così, ha idea per chi siano quei dollari? >>. E la Faimberg aggiunge che mentre esprimeva questa sua interpretazione, si rendeva conto che a quel tempo Mario non era ancora nato.

La risposta di Mario è la seguente : <<Sì, so per chi sono quei dollari. Sono per la famiglia di mio padre. La famiglia di mio padre rimase in Polonia quando mio padre lasciò il paese, negli anni trenta. Mia madre mi ha detto che il carattere di mio padre cambiò completamente dopo l'emigrazione: smise semplicemente di parlare, infatti non ha mai veramente imparato lo spagnolo. Durante la guerra iniziò ad inviare denaro ogni mese ai suoi parenti in Polonia, ai suoi genitori, ai suoi fratelli e alle sue sorelle. Dollari, erano dollari quelli che lui inviava. Ad un certo punto nessuno raccolse più il denaro. Penso che l'intera famiglia fosse morta. Mio padre non parlò mai di loro o di quello che poteva essere loro successo. Penso che non riuscì mai a sapere che cos'era accaduto realmente. E' stata mia madre che mi ha raccontato tutto questo.>>

La Faimberg si sofferma dunque sull'importanza del segreto nel transfert, traendo spunto da questa seduta con Mario. In questo caso, però, non si tratta di un segreto nel senso letterale del termine, in quanto del suo contenuto il paziente ne parla in seduta. E' un segreto, nel senso che la Faimberg attribuisce al termine, in quanto il paziente ignora il modo in cui egli è coinvolto in questa storia 'segreta' dei suoi genitori. E l'analista in seduta è sorpresa quando il paziente le rivela una storia che lei ignorava. Si chiede la Faimberg:<<Come possono due persone parlare di qualcosa quando una di loro (il paziente) non pensa che ciò lo riguardi e l'altra (l'analista) la ignora? In modo complementare, come può un paziente essere coinvolto in una storia che appartiene a qualcun altro?>>

Certamente l'analista può avere il dubbio che una storia segreta non sia parte della psiche del paziente, ma sia solamente una speculazione costruita dall'analista. Allora si pone la questione, per l'analista, di come raggiungere una qualche forma di certezza clinica che questa storia si parte della psiche del paziente. Questa certezza clinica, secondo la Faimberg, si raggiunge quando compare nella storia del paziente qualcosa di ancora non rivelato per risolvere un enigma posto dal transfert.

In sintesi, l'enigma posto dal transfert è costituito dal fatto che non si sa perché Mario non sia in grado di proteggere finanziariamente la sua analisi. La storia che Mario narra in risposta all'enigma transferale coinvolge il paziente, e l'analista prova sollievo dalla sua angoscia di controtransfert e si rende improvvisamente conto di una storia che prima non conosceva. Questo non conoscere da parte dell'analista garantisce che la storia è del paziente e l'interpretazione-costruzione dell'analista, basata su questi frammenti di storia prima ignoti, ha un carattere retroattivo: l'analista capisce in modo retroattivo la domanda implicita nel transfert. Ma retroattivamente, ora, l'analista è in grado anche di interpretare l''assenza' di Mario (il sentirlo controtransferalmente come assente) nelle precedenti sedute: il paziente aveva cristallizzato nella sua psiche la situazione di "un padre-che-non-riconosce-la-morte-della-propria-famiglia-in-Polonia" e, forse, manteneva dentro di sé una sorta di morte interna per evitare che lo scorrere del tempo (e della storia) si manifestasse, e con esso arrivasse la morte della famiglia di suo padre.

Ma, si chiede la Faimberg, come si può spiegare allora la trasmissione di una storia che almeno in parte non appartiene alla vita del paziente e che rivela nelle condizioni cliniche prima descritte come costituente della psiche del paziente? Per la Faimberg la risposta sta in un particolare tipo di identificazione che ha le seguenti caratteristiche:

- si tratta di un tipo di identificazione scissa e per questo non udibile dall'analista;

- questo tipo di identificazione può essere scoperta solo in certi momenti chiave del transfert;

- l'identificazione di questo genere diviene udibile per l'analista con la scoperta di una storia segreta;

- poiché in questo tipo di identificazione è implicito un certo tipo di relazione tra generazioni, l'oggetto di identificazione è in se stesso un oggetto storico. Per questo, l'identificazione include necessariamente nella sua struttura elementi fondamentali della storia di questo oggetto. Quindi, le identificazioni hanno una causa (ossia una 'condizione di possibilità') e non sono solo semplicemente dati iniziali che non richiedono alcuna spiegazione;

- comprendere la storia delle identificazioni le rende maggiormente udibili, più significative;

- in questo tipo di identificazione è condensata una storia che, almeno in parte, non appartiene alla generazione del paziente: in questo senso la Faimberg parla di 'identificazione alienante';

- questa condensazione di tre generazioni è ciò che la Faimberg definisce come 'telescoping delle generazioni'. Esso viene scoperto mediante le identificazioni inconsce (e alienanti) rivelate nel transfert.

Nella disamina delle cause metapsicologiche del processo di identificazione (questione essenziale dato che esso non può essere considerato come un mero dato iniziale) la Faimberg afferma che all'origine il narcisismo ha bisogno dell'approvazione dell'altro, all'inizio della madre e del padre. Quando il bambino pensa "Guarda, sono autosufficiente", in realtà c'è una contraddizione in quanto ha bisogno dell'altro per confermarlo. Quindi, la relazione è allo stesso tempo una relazione di oggetto ed una relazione narcisistica: la relazione d'oggetto narcisistica non tollera nulla dell'oggetto che non procuri piacere. La relazione narcisistica d'oggetto può impedire al soggetto di stabilire una netta demarcazione tra soggettivo ed oggettivo, il primo visto come fonte di piacere ed il secondo di dispiacere.

I genitori del paziente, o meglio i suoi genitori 'interni' come vengono attivati nel transfert, possono essere fonte di un'identificazione inconscia che è alienante o scissa nella misura in cui la sua causa si trova in parte nella storia di un 'altro'. Queste identificazioni inconsce risultano essenziali per la regolazione narcisistica del paziente. La parte scissa o alienata dell'io è identificata con la logica narcisistica dei genitori secondo cui :"tutto quello che merita di essere amato sono io, benché ciò venga da te, il figlio. Ciò che riconosco come proveniente da te, il figlio, lo odio; tu, comunque, sarai caricato di tutto quello che io non accetto in me: tu, il figlio, sarai il mio non-io". Per 'il figlio' la Faimberg intende l'esperienza libidica ed aggressiva del bambino ed il riconoscimento di un suo proprio spazio psichico.

La Faimberg, inoltre, definisce le funzioni di 'appropriazione' (per cui i genitori interni, quando si identificano con ciò che appartiene al bambino, si appropriano della sua identità positiva - amore narcisistico) e di 'intrusione' (quando espellono attivamente nel bambino tutto ciò che essi rifiutano - odio narcisistico- ed il bambino viene da loro definito come un'identità negativa) come caratteristiche della regolazione narcisistica d'oggetto. Ora, se il bambino verrà odiato non solo perché diverso dai suoi genitori ma anche perché, paradossalmente, la sua storia è congruente con quella dei genitori e con tutto ciò che essi non accettano nella loro regolazione narcisistica, allora non ci sarà un proprio spazio psichico per il bambino, affinché egli possa sviluppare una propria identità. In sintesi, quindi, le identificazioni alienanti (alienanti perché dipendono in parte dai conflitti di una generazione che non è quella del paziente) rispondono ai meccanismi di appropriazione e di intrusione. Perciò, i genitori interni del paziente funzionano in un regime di regolazione narcisistica tale per cui essi non possono amare il bambino senza appropriarsi della sua identità e non possono riconoscere la sua autonomia senza odiarlo e assoggettarlo alla propria storia di odio.

Finché questo tipo di identificazione inconscia non emerge nel transfert, essa è fissata in un'eternità a-temporale ed a-storica, peculiare dell'inconscio. Con l'emergenza nel transfert si avvia un processo chiaro nella cura: la storicizzazione. La rivelazione della storia segreta costituisce una fase preliminare per un processo di disidentificazione (terapeutica in quanto è in rapporto con un'identificazione alienante).

Ritornando alla seduta con Mario vediamo come è stato possibile operare tutto ciò. Intanto, il processo di intrusione è responsabile della presenza eccessiva di un oggetto che non è mai assente: questo è fatto di quello che è stato espulso dal padre di Mario e che il figlio ha dovuto contenere. Ciò potrebbe essere sintetizzato nella formula: "La morte della mia famiglia è una realtà che odio; espello tutto questo in mio figlio vivente che odio e rifiuto". Dall'altro lato, il processo di appropriazione è la causa del vuoto psichico e della morte di qualsiasi desiderio proprio di Mario, che viene sentito come capace di mettere in pericolo la famiglia di suo padre. Il tempo deve fermarsi. Mario non può desiderare di continuare la sua analisi o di comprare dei dollari, poiché comprare dollari che valgono 5000 pesos e non 2 pesos significherebbe ammettere che 'quei' dollari non sono stati raccolti, e quindi la famiglia di suo padre così sarebbe stata condannata a morte.

Ma, a questo punto, la Faimberg si chiede in che modo si sia potuta trasmettere questa storia segreta attraverso le generazioni. Quando Mario dice, riferendosi alla storia di suo padre: "E' stata mia madre che me l'ha detto", non sembra questo il meccanismo della trasmissione che è stato alla base dell'identificazione inconscia. Il messaggio materno è insufficiente a spiegare come la maggior parte della vita psichica di Mario fosse giunta ad organizzarsi intorno a questo processo di identificazione.

Per far luce su come sia avvenuta questa trasmissione, la Faimberg cita le parole di Mario in un'altra seduta, avvenuta un anno dopo rispetto a quella precedentemente riferita. Mario disse: <<Ho chiesto a mia madre della zia Rita. Lei è rimasta piuttosto sorpresa che io sapessi della sua esistenza e mi ha chiesto come avevo saputo di lei. Io me la ricordavo. Non so se mi sono sempre ricordato di lei, ma negli ultimi anni mi sono reso conto che sapevo di lei. Mia madre mi ha detto che Rita era internata in un ospedale psichiatrico. Le ho chiesto quanto tempo fa era stata mandata là e lei mi ha detto che era successo quando lei (mia madre) stava aspettando mio fratello. Allora io avevo cinque anni. Mia madre non è mai andata a trovare mia zia e non ha mai parlato di lei. Ma l'altra mia zia è andata spesso a trovarla. Tutto questo è successo tre mesi fa, ma per qualche ragione non sono stato capace di raccontarglielo finora. Durante questi tre mesi ho scoperto dove si trova e ho chiesto a mio fratello, che è un dottore, di vedere se è assistita bene. Le ho fatto visita, le ho raccontato tutto quello che è successo durante i venticinque anni che lei è stata isolata dal mondo. Le ho insegnato a lavarsi [lo dice indicando le sue scarpe che, per la prima volta, appaiono pulite] e le ho dato l'esempio.>>

In questi tre mesi Mario, aggiunse, aveva fatto molte domande a sua madre che gli aveva detto che, quando era nato suo fratello, Mario aveva smesso di giocare e di parlare e non era più stato lo stesso. Mario dice di sentirsi colpevole per non aver detto all'analista tutto questo, ma dice di non aver potuto fare diversamente.

Le interpretazioni, fatte dall'analista in momenti diversi della seduta, potrebbero essere sintetizzate così: <<Lei ha dovuto fare tutto in segreto, perché soltanto in questo modo poteva trasmettere l'aspetto segreto della questione. Lei non sapeva come parlare di un segreto; tutto quello che poteva fare era sottoporre me al segreto ed "escludermi". In questo modo sarei diventata la persona isolata, che non sa niente, non sente niente, non esiste. Questo è come lei si è sentito, proprio come sua zia. Ma ora lei può dire a se stesso, a sua zia e a me che il tempo è passato, che lei ha un fratello che ora è un dottore>>.

Per la Faimberg, l'elaborazione delle identificazione paterne ha permesso, un anno dopo, l'elaborazione di quelle connesse con la storia materna. Il ricordo dell'esistenza di sua zia, così come i suoi sforzi per reintegrarla nella società esterna (portarla fuori dall'ospedale a casa propria), potrebbe assumere il significato di un'accettazione da parte di Mario della gravidanza di sua madre e della nascita del fratello. Mario si era identificato con la non-esistenza di suo fratello: non parlando, non giocando, non essendo più lo stesso, egli non esisteva come fratello. L'identificazione era stata prodotta in collusione con la storia della madre, che non era stata messaggero della propria storia (punto di partenza per l'identificazione inconscia di Mario), questa non era stata trasmessa come messaggio esplicito. La madre cominciò a parlarne solo quando Mario iniziò a disidentificarsi con la zia alienata e fu capace di porle le domande necessarie.

Per la Faimberg, già l'interpretazione-costruzione di un anno prima può aver innescato quel processo di disidentificazione che ha dato i frutti nella seduta di un anno dopo. Per motivi di spazio non è qui possibile riesaminare, come ha fatto la Faimberg nell'après-coup, e collegare le due sedute, ma l'analista può dire che, nella prima seduta, l'interpretazione (già citata) aveva indicato il riconoscimento del desiderio personale di Mario di continuare l'analisi. Inoltre, l'analista, nell'esplicitare a Mario il fatto di essere stata esclusa dal suo segreto, implicitamente permette a Mario di scoprire che esclusione è qualcosa di differente dalla soppressione. Ora Mario poteva sentirsi geloso del fratello ma senza sopprimerne l'esistenza. Inoltre il riconoscere da parte dell'analista il diritto di Mario di avere un segreto voleva significare, alla luce della regolazione narcisistica, che, a differenza dei suoi genitori (interni), l'analista accettava che egli possedesse un suo spazio personale e segreto.

Ma, è pur vero, ammette la Faimberg, che nella interpretazione della prima seduta la relazione tra i dollari da due pesos e gli anni '40 proponeva al paziente una rappresentazione proveniente dall'analista, che proveniva dalla storia personale dell'analista e non da quella del paziente. Sebbene l'analista avesse tenuto per se stessa il significato che quella rappresentazione preconscia aveva per sé, ella aveva tenuto l'indagine aperta senza comunicare la perplessità che l'analista aveva provato quando si era resa conto - mentre stava proponendo la sua interpretazione costruzione- che a quel tempo Mario non era ancora nato. Quando l'analista aveva formulato la sua interpretazione costruzione, temeva di 'andare troppo lontano' con la propria ipotesi sul valore del dollaro. Tuttavia, nell'interpretazione l'analista aveva sottolineato di non saper nulla dell'investimento che Mario aveva fatto altrove, ma che se lui ne sapeva qualcosa, allora forse sapeva anche a chi fosse destinato quell'investimento (come quei dollari).

In questa situazione, nel transfert si assiste a due desideri in conflitto tra di loro: il desiderio di continuare l'analisi e quello di restare legato ad una storia segreta. Per la Faimberg,  mentre la dialettica desiderio/identificazione ha iniziato ad essere espressa, parallelamente le identificazioni alienanti hanno cominciato a divenire articolate.

 

 

 

 

 

 

                                       

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