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"LA FOLLIA ATTRAVERSO I SECOLI"

 

 

di Michèle Ristich De Groote

 

Maitres à dispenser

 

 

 Il libro "La folie à travers les siècles" è stato pubblicato dall'editore  "Robert Laffont" (Parigi) nel 1967. L'editore ha concesso la traduzione in italiano e la pubblicazione sul sito web dell'A.S.S.E.Psi. del capitolo dedicato alla storia della psichiatria nel XIX secolo. La traduzione in italiano è di Giuseppe Leo.

             
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L'INIZIO DEI TEMPI NUOVI.

 

 

Lo stesso anno di Mesmer, mentre si spegnevano Voltaire e Rousseau, sbarcò a Parigi un giovane di provincia; un giovane povero e pieno di ardore il cui nome sarebbe divenuto celebre ed avrebbe segnato l'inizio dei tempi nuovi. Quest'uomo comunicò al pensiero psichiatrico e ancor di più al movimento di riforma ospedaliera uno slancio fino ad allora sconosciuto. Egli fu l'anima della riforma. Egli fu la stessa riforma, preparando il terreno sul quale tutto il secolo andava costruendo il suo edificio psichiatrico. Questi si chiamava Philippe Pinel. 

 

Nella lotta contro la follia che si sostituì alla lotta contro i folli, non restò isolato. Dacquin a Chambery si applicò con passione a difendere la  stessa causa, ma la gloria di Pinel eclissò tutte le altre.

Egli fu l'uomo che realizzò quello che i filantropi del XVIII secolo avevano confusamente rivendicato. Cerniera tra il XVIII ed il XIX secolo, egli fu il compimento del primo ed il punto di partenza del secondo verso una riorganizzazione dell'assistenza ospedaliere ed una legislazione che si sforzava di salvaguardare i diritti dei folli finalmente riconosciuti come malati.

Nel momento in cui i folli prendevano posto nell'universo medico, un sentimento nuovo si faceva strada al riguardo accanto alla pietà: la repulsione. L'internamento conservava una certa ambiguità. Non era più francamente esclusione, ma era preservazione al contempo dell'insensato e della società che costui minacciava: preservazione dell'insensato grazie alla nuova preoccupazione per il suo benessere e per la sua salute, grazie a questa speranza apportata dalla scienza medica. Ma messo in disparte da questo insensato simboleggiato da un'etichetta fino ad allora inedita, quella dell'alienato. Per mezzo di una reazione di difesa sempre vivace, la società si premuniva contro ogni atto di questo <<altro>>, di questo <<straniero>> suscettibile di turbare la sua integrità. Tuttavia, questo straniero, essa lo prendeva ormai in carico e, se essa lo isolava, la sua guarigione era invocata allo stesso titolo della protezione del suo 'entourage'. L'individuo in quanto tale aveva finalmente il diritto alla libertà ed alla <<felicità>>. Questo era una novità. 

Due caratteristiche distinguono questo secolo borghese che fu all'inizio romantico e poi razionalista: la riforma dell'assistenza ospedaliera dominata da Tuke in Inghilterra, Rush negli stati Uniti e Pinel in Francia; la scoperta e la descrizione delle malattie mentali che prendono da allora press'a poco la fisionomia con cui le conosciamo oggi. Al periodo classificatorio del XVIII secolo succede un periodo in cui il metodo anatomo-clinico regna padrone, inscrivendo nella geografia del corpo la storia della malattia.  

 

 

Foto: William Tuke

 

Vai alla  voce "Aliénation" compilata da Philippe Pinel per il "Dictionnaire des Sciences Médicales" (Panckoucke, Paris, 1812) L'immagine di Epinal della psichiatria: Philippe Pinel

 

 

Paura e repulsione per il malato furono sentimenti ignorati da Philippe Pinel. Egli provava per i pazienti che gli erano affidati un autentico affetto, ed è la forza e la sincerità dei suoi sentimenti che gli diedero certamente il coraggio calmo di liberarli dalle loro catene. Tale atto senza precedenti , compiuto nonostante gli ostacoli, ebbe un'enorme ripercussione nel mondo intero. Pinel liberatore degli alienati, è l'immagine di Epinal della psichiatria.

L'interesse che egli portò ai malati dello spirito gli venne forse in seguito alla malattia di uno dei suoi più cari amici il quale, colpito da un attacco di mania, morì prematuramente.

Pinel proveniva da una famiglia di medici. Nato in un piccolo villaggio del Tarn nel 1755, e senza risorse economiche, era venuto a Parigi per proseguire i suoi studi dopo aver frequentato la scuola di Medicina di Monpellier che Boissier de Sauvages aveva reso celebre. 

A Parigi, si interessò per un pò di magnetismo prima di sorriderne e di schernirlo. Conobbe Cabanis, "habitué" del salotto di Madame Helvetius e certamente trovò in lui una guida la cui influenza si fece sentire sul suo orientamento professionale. 

Egli rilesse tutti gli autori classici, da Ippocrate ad Alessandro di Tralles, e si convinse del valore di un'osservazione approfondita. Nella 'maison de santé' del dottor Belhomme, per cinque anni, egli fortificò le proprie convinzioni e raccolse gli elementi della propria dottrina del trattamento morale. Inviò degli articoli e delle memorie alle riviste. Le riforme erano nell'aria ma i rapporti e le commissioni si succedevano senza riuscirvi. 

In piena Comune insurrezionale, il 25 agosto 17931, Pinel fu nominato per decreto medico degli alienati di Bicetre. 

 

  Foto: Bicetre

 Gli era offerta l'occasione di dare applicazione alle proprie convinzioni filantropiche.

Bisogna essere senza dubbio contenti che nel 1795 egli non ottenne la cattedra di anatomia comparata per la quale era stato proposto il suo nome così come quello di Cuvier. Egli restava perciò disponibile per i malati mentali e cominciava senza indugi a fare le sue esperienze.

Il suo primo gesto doveva essere l'abolizione dell'uso delle catene ancora in tutto il suo rigore. Non avendone potuto ottenere l'autorizzazione, egli decise di affrettare gli eventi e si recò alla Comune di Parigi a strappare l'accordo al paralitico Couthon, diffidente e scettico. Trasportato a braccia d'uomo, il presidente della Comune,  al quale delle idee così incongrue facevano drizzare un orecchio sospettoso, fece il viaggio fino a Bicetre, al fine di rendersi conto sul posto di ciò che voleva fare questo piccolo medico che egli aveva trattato da aristocrate. <<Maledetto te>> lanciò egli <<se ci imbrogli e se, tra i folli, tu nascondi dei nemici del popolo2.>> Ognuno tremava al suo cospetto: <<Sembra una frazione umana trapiantata su un altro corpo e, dall'alto della sua deformità, lascia cadere con una voce  molle e femminile delle sentenze impietose, delle sentenze di morte3.>> Egli volle che gli fossero mostrati i folli ad uno ad uno, li volle interrogare. Ingiurie e volgarità accolsero le sue domande.

<<Ah! cittadino>> ruggì, rivolgendosi a Pinel  << sei tu stesso folle se vuoi liberare dalle catene dei simili anormali?>> Pinel gli rispose con calma <<Cittadino, ho la convinzione che questi alienati sono così intrattabili solo perchè li si priva dell'aria e della libertà. - Ebbene! fa di loro ciò che vorrai, ma temo  che tu sia vittima della tua presunzione4.>> 

Non appena Couhon fu trasportato nella sua vettura, Pinel si mise all'opera. Mai i vecchi muri dell'ospedale furono testimoni di una scena così strana.

Pinel aveva deciso di liberare 50 malati. Lo stesso giorno 12 furiosi furono liberati, 12 uomini - di cui uno incatenato da 40 anni - che avevano quasi perso l'uso delle membra anchilosate ed il ricordo della luce, e che, più storditi ancora del sinistro Couthon, sentirono il fracasso delle catene che cadevano sulla pietra. 

Pinel si dirige dapprima verso un capitano inglese di cui tutti ignoravano la storia, ma che ognuno teme dopo che, in un accesso di furore, ha colpito con le sue manette un guardiano e l'ha ucciso sul colpo. Egli è incatenato ancora più strettamente degli altri: tale rigore e l'abbandono completo al quale esso lo  condanna non fanno altro che esasperare il suo carattere, naturalmente furioso. Pinel entra da solo nella sua cella e lo avvicina con calma: <<Capitano, gli dice, se a voi vi facessi togliere i ferri, e se vi dessi la libertà di passeggiare nel cortile, voi mi promettereste di essere ragionevole e di non fare del male a nessuno?

- Te lo prometto. Ma non ti burlare di me, tutti hanno troppa paura, e tu pure... 

- No, certo, io non ho paura, poiché ho qui sei uomini per farmi rispettare se necessario. ma credete alla mia parola, siate fiducioso e docile; vi renderei la libertà se voi vi lasciate mettere questo 'gilet' di tela al posto delle vostre catene così pesanti5 .>>

Ed è così che la camicia di forza, dalle lunghe maniche annodate attorno al corpo, entrò nella storia.

Di cella in cella, Pinel proseguì la sua audace impresa. Un anziano ufficiale francese incatenato da 36 anni, affetto da un delirio mistico e convinto di essere destinato da Dio al battesimo del sangue, ha ucciso uno dei propri bambini conficcandogli un coltello nel cuore. Più lontano è la cella di Chevingé, soldato della guardia francese, bravo tipo, ma ubriaco di vecchia data che il vino rende litigioso e violento. Rinviato dal suo corpo d'armata, la vergogna e la miseria lo hanno sconvolto. Egli si crede generale. Solido come una roccia, fa perdere la testa ai suoi guardiani con la sua forza erculea che gli permette di rompere le catene e di far passare sotto la sua gamba gli uomini che  vogliono aver la meglio su di lui. Più lontano ancora, c'è un prete che nella ferma convinzione di essere il Cristo sopporta il suo martirio con rassegnazione da 12 anni. <<Se tu sei Dio>> gli si grida in continuazione <<rompi le tue catene>>. Ed egli risponde imperturbabile: <<Invano tu tenterai il tuo signore>>. Tre soldati prussiani rinchiusi insieme rifiutano di lasciare la loro cella, sospettando, sotto delle proposizioni così stupefacenti, dei  piani machiavellici.

Pertanto, il capitano inglese che si è lasciato slegare di buon grado e senza parlare si sforza di ritrovare l'uso delle gambe e di trascinarsi fino alla porta della cella lasciata aperta. Ma le gambe risentono dei loro 40 anni di inattività e gli si piegano. Gli ci vuole un quarto d'ora per ritrovare l'equilibrio e per trascinarsi barcollando fino al pannello di luce viva che penetra nel suo bugigattolo oscuro. Allora, sbalordito, esclama estasiato:<<Che bello!>>.

L'anziano ufficiale francese non ha la forza di sollevarsi, le sue gambe sono talmente rigide e contratte che non può stenderle, e mentre l'inglese folle - questa volta per la gioia - sale e scende le scale e si inebria della bellezza del cielo, quello si deve farlo trasportare in un letto d'infermeria in cui senza essersi accorto della sua liberazione egli morirà dopo qualche mese d'agonia.

Un terzo agitato galoppa nella corte fino a cadere stanco. La sua ragione si ristabilirà presto, ma non gioirà a lungo della sua libertà ritrovata: egli si lancerà con foga nelle fazioni politiche, e lo 8 termidoro la sua testa cadrà sul patibolo. Quanto a Chevingé, il soldato al quale il vino faceva girare la testa, ecco che era diventato previdente e dolce come un agnello. Egli segue le orme del suo benefattore, cercando tutte le occasioni di rendersi utile  predicando lui stesso la calma e la docilità agli alienati. Un giorno, salverà la vita a Pinel e lo libererà da una banda di forsennati che volevano condurlo ad impiccarlo ad un lampione come elettore dell'89.

Due anni più tardi, prendendo possesso della Salpetriere dove era stato nominato, Pinel vi compì con successo le stesse riforme, affidando alla medicina i malati liberati dalle catene.

In tutto il suo compito, fu potentemente aiutato dal suo sorvegliante, Pussin, uomo di grande carità, amorevole nei riguardi dei malati e dotato di uno spirito di osservazione che gli permise di trarre profitto dalla sua esperienza e di essere di vantaggio per il suo maestro. Forse fu egli stesso che contribuì a orientare definitivamente la dottrina di Pinel verso il <<trattamento morale>>. otto anni prima dell'arrivo di Pinel a Bicetre, Pussin, <<governatore>> del quartiere degli alienati, si era reso conto che con la calma e la dolcezza otteneva spesso la guarigione degli agitati.

D'altra parte, la traduzione delle opere di Cullen aveva persuaso Pinel che la più grande libertà possibile doveva essere di giovamento ai malati ben prima dei <<medicamenti innumerevoli di questi terapeuti>>.

Senza l'aiuto di tali rimedi che egli considerava con ironia, Pinel riuscì a guarire degli alienati che la cronicità minacciava e che avevano subito all'Hotel-Dieu il trattamento di rigore. Dei salassi ripetuti avevano provocato in loro una debolezza che si ripercuoteva sulle funzioni mentali e conducevano al loro annientamento. Degli alienati intelligenti diventavano debilitati.

Pinel invocò la soppressione del trattamento precedente. Per una malattia causata da passioni diverse, una malattia morale, Pinel voleva un trattamento morale: egli gettò le prima fondamenta della psicoterapia. Egli aveva, a partire dalla gioventù, stabilito delle analogie tra lo stato mentale dei folli e quello degli uomini che agitano delle forti passioni. Testimone dello scatenamento della Rivoluzione, poi dopo la tormenta, chiamato per la sua carica di medico dell'Imperatore a incontrare i personaggi che ne godevano il favore, egli aveva ben osservato le debolezze degli uomini. Numerosi suoi malati erano ricchi andati in rovina ed affetti da deliri di grandezza nel corso dei quali delle fortune colossali si trovavano nuovamente in loro possesso. Certi erano stati coinvolti da vicino negli sconvolgimenti politici, altri avevano perso una parte della loro famiglia.

 

 

 

 

(fine prima parte- continua) 

 

Note:

1) Scipion Pinel parla del 1792.

2) R. SEMELAIGNE: Philippe Pinel et son oeuvre du point de vue de la médecine mentale, 1888.

3) Scipion PINEL: Traité complet du régime des aliénés, Paris, 1836.

4) Ibid. op. cit.

 

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