Home page 

Biblioteca on-line

Chronology

"IDENTITA' DI CONFINE - IDENTITA' DEL CONFINE. LA CURA SUL LIMITE".

 

(Padova, 10-11 giugno 2006)

 

 

Maitres à dispenser

 

 

Resoconto di  Giuseppe Leo delle relazioni di A. A. Semi e di  F. Conrotto presentate a Padova il 10 giugno 2006 al convegno "Identità di confine. Identità sul confine. La cura sul limite", organizzato dal Centro veneto di Psicoanalisi "Giorgio Sacerdoti".

 

             

  Foto: un momento del convegno

 

    

Centro Veneto di Psicoanalisi Giorgio Sacerdoti
Società Psicoanalitica Italiana, componente della International Psychoanalytical Association

Padova , 10-11 Giugno 2006

Identità di confine - Identità del confine
La cura sul limite

Con il Patrocinio
dell'Università di Padova, Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione
Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche

Aula Magna "Vallisneri"
Via Ugo Bassi 58, Padova
 

 

 
Sabato 10 Giugno

8.45
Registrazioni

9.15-9.30
Introduzione ai lavori: Marco La Scala (Presidente del Centro Veneto di Psicoanalisi)

LIMITE, TOPICA, STRUTTURA
Chairman Patrizio Campanile

9.30-10.30
Limite natura cultura: Antonio Alberto Semi, Enrico Mangini (discussant)

10.30-11.30
Discussione

11.00-11.30
Coffee break

11.30-12.30
Paradossalità e polisemia nel concetto psicoanalitico di "limite", Francesco Conrotto, Franca Munari (discussant)

12.30-13.00
Discussione e conclusioni


LA PATOLOGIA E IL LIMITE
Chairman Luigi Pavan

15.00-15.45
Il fondo instabile dell'esperienza. Clinica e psicopatologia borderline, Francesco Barale

15.45-16.15
Discussione

16.15-16.45
Coffee break


LA CURA TRA ISTITUZIONE E SOGGETTO

16.45-18.00
TAVOLA ROTONDA
Patologia del limite tra individuale e istituzionale
Introduce e coordina: Luigi Boccanegra
Interventi di: Maria Rosa De Zordo,
Maria Pierri,
Andrea Baldassarro

18.00-18. 30
Discussione e conclusioni

20.30
Proiezione del film "La sposa siriana" di Eran Riklis
A cura di Elisabetta Marchiori e Silvia Mondini

Introduzione e discussione di Luigi Pavan e Irene Ruggiero
Centro Veneto di Psicoanalisi Vicolo dei Conti 14, Padova


Domenica 11 Giugno

IL LIMITE E IL SESSUALE
Chairman Maria Vittoria Costantini

9.30-10.15
Spettri: angosce al di qua e al di là del principio del piacere nell'analisi dei pazienti borderline Antonio Andreoli

10.15-10.45
Discussione

10.45-11.15
Coffee break

11.15-12.00
Stati limite e sessualità infantile Jacques André

12.00-12.30
Discussione

12.30-13.00
Conclusione dei lavori Stefano Bolognini


RELATORI:

Jacques André, Psicoanalista APF (Association Psychanalytic de France)
Antonio Andreoli, Psicoanalista SSPsa, (Societé Suisse de Psychanalyse) HUG (Hopitaux Huniversitaires Geneve)
Andrea Baldassarro Psicoanalista SPI, Roma
Francesco Barale Psicoanalista SPI, Università di Pavia
Luigi Boccanegra Psicoanalista SPI, Venezia
Stefano Bolognini Psicoanalista SPI, Bologna
Francesco Conrotto Psicoanalista SPI, Napoli
Maria Vittoria Costantini Psicoanalista SPI, Università di Padova
Maria Rosa De Zordo Psicoanalista SPI, Treviso
Marco La Scala Psicoanalista SPI, Padova
Enrico Mangini Psicoanalista SPI, Università di Padova
Elisabetta Marchiori Psicoanalista SPI, Padova
Silvia Mondini Psicoanalista SPI, Padova
Franca Munari Psicoanalista SPI, Padova
Luigi Pavan Psicoanalista SPI, Università di Padova
Maria Pierri Psicoanalista SPI, Università di Padova
Irene Ruggiero Psicoanalista SPI, Bologna
Antonio Alberto Semi Psicoanalista SPI, Venezia

Comitato Scientifico:
L. Boccanegra Membro Associato SPI
S. Bolognini Membro Ordinario SPI
M. Capitanio Membro Associato SPI
M.V. Costantini Membro Associato SPI,
Segretario Scientifico CVP, Università di Padova
M.R. De Zordo Membro Associato SPI
D. Lagrasta Membro associato SPI
M. La Scala Membro Ordinario SPI, Presidente CVP
E. Mangini Membro Ordinario SPI, Università di Padova
P. Paiola Membro Associato SPI
C. Riemer Membro Associato SPI
G. Sartori Membro Ordinario SPI
A.A. Semi Membro Ordinario SPI

Comitato Organizzativo:
M. Capitanio (ECM); C.Lombardo; A. Macchi;
E. Marchiori; L. Marino; S. Mondini; G. Sartori.

 

                      Rivista Frenis Zero

Antonio Alberto Semi nella sua relazione dal titolo "Il limite tra natura e cultura" ha inteso esplorare  attraverso l'ottica della psicoanalisi un problema 'antichissimo': <<Come mai l'essere umano non riesce a pensare l'individuo?>>.

Sembrerebbe, dice subito Semi, a prima vista un falso problema, poiché tutti noi pensiamo a noi stessi come individui, distaccati dagli altri, diversi da ogni altro essere umano, dotati di una nostra autonomia fisica e psichica. Tuttavia, ammette Semi, <<se cerchiamo di approfondire il "com'è fatta" questa condizione, il problema diventa grande. In linea generale, ci chiediamo, per dirla in termini mitologici, come la natura abbia progettato, prima ancora che delle diversità, delle unità che si diversificano tra di loro e che, contemporaneamente, scambiano tra loro>>. Certamente possiamo ricorrere a delle spiegazioni evoluzionistiche per cui certe acquisizioni tipiche del genere umano, come la capacità di simbolizzazione, di linguaggio e di costituzione di 'depositi simbolici condivisi' ,  hanno costituito le culture, che a loro volta hanno interferito coi meccanismi di selezione <<consentendo un 'di più' di risposta alla pressione selettiva e un 'di più' che si è collocato per giunta fuori delle dinamiche biologiche>>.

Tuttavia se adottiamo l'ottica dell'individuo, la questione va formulata in questi termini: come fa egli a costituirsi in quanto tale e come fa egli a spiegare se stesso, posto che ciò che chiamiamo 'coscienza' ci dice ben poco di ciò che siamo. In altre parole, mentre i nostri organi di senso sono rivolti al mondo esterno, sappiamo ben poco del nostro mondo interno. Mentre le nostre relazioni sociali e le nostre relazioni con il nostro corpo sono, almeno parzialmente, percepibili, noi non disponiamo di analoghe evidenze relativamente alle nostre relazioni con noi stessi, se non in una forma negativa: sappiamo di non sapere immediatamente da dove vengono le parole, i ricordi, i sogni, ecc..

Il problema della pensabilità dell'individuo attraversa tutta l'opera di Freud e giunge fino ai nostri giorni. Per Semi tale questione ha prodotto, da una parte, il tentativo di non pensarci più e, dall'altra, un atteggiamento acritico di fronte ad ogni reificazione di costruzioni teoriche totalmente astratte. ne è un esempio il concetto di "apparato psichico" che, pur essendo stato chiaramente definito come una costruzione teorica da parte di Freud, continua ad essere scambiato con "la mente". <<Il tentativo di trovare una sostanza dietro un sostantivo>> dice Semi <<è costante e la reificazione di ciò che costruiamo per spiegare l'attività psichica è una pratica corrente in molti campi cosiddetti scientifici. Anzi>> aggiunge Semi << si tratta di una pratica corrente in tutte le attività di pensiero consce: l'incertezza relativamente al pensiero - qualcosa di così prezioso perché ci fa essere quel che siamo ma contemporaneamente di così fragile o inconsistente da dovergli attribuire una concretezza, anche al prezzo di alienarci - questa incertezza si tramuta o in onnipotenza del pensiero (come nel pensiero magico) o in subordinazione del pensiero alle cose esterne, subordinazione però che sembra salvarle mediante la proiezione della esistenza stessa, che invece sarebbe messa a repentaglio dalle tendenze critiche - e avvertite come distruttive - dell'esame di realtà>>.

Semi richiama il paragrafo sulla regressione del 7° capitolo de La interpretazione dei sogni (1899, p. 489) in cui Freud sarebbe passato dalle metafore neurologiche a quelle metapsicologiche proprio per evitare ogni possibilità di reificazione: <<Intendiamo tralasciare completamente il fatto che l'apparato psichico in questione ci è noto anche come preparato anatomico e vogliamo evitare con cura la tentazione di determinare in senso anatomico la località psichica>> . Freud proseguiva utilizzando il paragone col telescopio o il microscopio per sottolineare come questi paragoni avessero <<soltanto il compito di sostenerci nel tentativo di comprendere la complessità dell'attività psichica, componendola e assegnando singole prestazioni alle singole componenti dell'apparato>>. <<Ritengo infatti lecito dar libero corso alle nostre congetture, a condizione di serbare la serenità del nostro giudizio e di non scambiare l'impalcatura per la costruzione. [...] Immaginiamo dunque l'apparato psichico come uno strumento composito, alle cui componenti daremo il nome di istanze o, per amor di evidenza, di sistemi>> (ibid., p. 490).

Quindi Freud ha mantenuto saldamente distinte una conoscenza anatonica o fisiologica da una costruzione teorica o astratta, senza naturalmente negare il fatto che senza un sistema nervoso sarebbe impensabile un'attività psichica: <<nella testa, per così dire, non c'è alcun telescopio>> dice Semi . << Eppure la costruzione del telescopio, la costruzione metapsicologica, funziona meglio - nella pratica clinica - di quella del cervello>>.

Nel primo paragrafo de L'inconscio (1915), che tratta della Giustificazione dell'inconscio, Freud afferma che, se l'equiparazione tra psichico e cosciente è una convenzione, allora è una convenzione <<assolutamente inopportuna>> (p. 51) perché <<lacera le continuità psichiche e ci irretisce nelle insolubili difficoltà del parallelismo psicofisico>> (ibid.). Di fronte al fatto che ancora oggi, a parere di Semi, qualsiasi soluzione finora apportata di fronte al <<misterioso salto dalla biologia alla psicologia>> mostri immancabilmente la sostanziale irriducibilità di un costrutto psicologico ad uno neurologico e viceversa, lo stesso Freud, proprio perché partiva da una formazione neurologica, ha a lungo esitato nella formulazione del problema, oscillando tra una "nostalgia neurologica" da una parte ed una <<propensione a lanciarsi in una costruzione teorica di più ampio respiro, totalmente sganciata dai riferimenti biologici come da quelli psicologici>> dall'altra. Come nota Semi, Freud si colloca all'interno del dibattito contemporaneo tra fisicalisti, verso i quali propende, e vitalisti, i quali ritenevano che esistesse una differenza qualitativa insormontabile tra fenomeni biologici e fenomeni fisici oppure tra fenomeni neurologici e fenomeni psichici. Per questo, fa notare Semi, Freud è stato tanto cauto nel <<dichiarare esplicitamente che l'oggetto vero e proprio della sua indagine è l'individuo. Lo dichiara solo per inciso o, a volte, in modo sorprendente, quasi che si trattasse di una cosa scontata e che dovesse anzi calmare gli ardori dei suoi seguaci>>.  Semi, a sostegno di ciò, porta la seguente citazione tratta dal capitolo 5 del saggio su L'inconscio (1915): <<Sarà opportuno ammonire il lettore a non operare una prematura generalizzazione dei risultati che abbiamo acquisito sulla distribuzione delle diverse funzioni psichiche nei due sistemi. Noi descriviamo la situazione quale si presenta nell'uomo maturo, nel quale il sistema Inc opera a rigor di termini solo come fase preliminare dell'organizzazione superiore. Quale contenuto e quali relazioni abbia questo sistema durante l'evoluzione dell'individuo, e quale significato possieda nell'animale, sono problemi che vanno affrontati autonomamente, e la cui soluzione non può essere dedotta dalla nostra esposizione precedente>> (pag. 73). E nel Compendio di Psicoanalisi (1938) Freud scriveva: <<Questo schema generale di un apparato psichico può essere ritenuto valido anche per gli animali superiori, psichicamente affini all'uomo. Bisogna ammettere la presenza di un Super-Io dovunque (come nel caso degli esseri umani) lo stato di dipendenza infantile si sia protratto per un periodo di tempo abbastanza lungo. L'ipotesi di una separazione fra Io ed Es è inevitabile. La psicologia animale non ha ancora preso in considerazione l'interessante problema che da essa deriva>> (OSF, XI, pag. 574).

Certamente, parlare di 'apparato', sottolinea Semi, significa, richiamandosi alla biologia, parlare di una parte del tutto. Si pone il problema di come l'"organizzazione" sia in rado di esprimere l'"attività psichica". <<Perché Freud, appunto esitando di fronte al compito>> prosegue Semi <<parla talora della "organizzazione" come se questa fosse il 'tutto' di cui l'"apparato psichico" è una parte. Altre volte invece tende a equiparare l'organizzazione all'apparato psichico: ad esempio ne L'avvenire di un'illusione (1927) la conclusione (pagg. 483-485) è indicativa di questa identificazione dell'una all'altro>>.  E nella Nuova Serie di lezioni di Introduzione alla Psicoanalisi, che risalgono al 1932, l'ovoide psichico che rappresenta l'apparato psichico è aperto verso il basso, è incompleto: l'Es non è delimitabile con dei confini. Semi richiama quindi ciò che Freud scriveva dieci anni prima ne L'Io e l'Es: <<Un individuo è dunque per noi un Es psichico, ignoto e inconscio, sul quale poggia nello strato superiore l'Io, sviluppatosi dal sistema P come da un nucleo>> (OSF, IX, p. 486). Quindi, mentre nel 1922 egli si poneva il problema dell'individuo, nella lezione 31 è la questione della scomposizione della personalità psichica che è centrale e non il problema del limite.

Per Semi, dopo aver mostrato le esitazioni e le oscillazioni di Freud sulla questione dell'individuo, afferma che questo si colloca sul limite del sapere umano, sul limite di ciò che consente la nostra organizzazione, ed il limite è dato dal fatto che conoscere se stessi è assai difficile. Per superare il dualismo tra spiegazioni biologiche ed altre psicologico-relazionali, Semi afferma l'importanza di ritenere che l'individuo sia uno, che l'attività psichica sia prodotta da una 'organizzazione' e che questa organizzazione sia direttamente inconoscibile e possa essere conosciuta solo in minima parte grazie all'indagine psicoanalitica. Tutto il resto può essere suscettibile solo di costruzioni teoriche, astratta (l'"apparato psichico").

Semi viene poi a precisare la questione dell'individuo rispetto agli orientamenti relazionali che in psicoterapia, ma anche in psicoanalisi stanno incontrando un notevole successo negli ultimi decenni. <<Si dice che la prospettiva freudiana è solipsistica, monadica, che la metapsicologia freudiana diminuisce l'importanza dell'oggetto, il che è sostanzialmente vero>> afferma Semi. Ma ciò non significa che Freud non affermi l'importanza dell'oggetto primario e secondario; è piuttosto centrale nell'opera freudiana capire l'individuo nel suo tormentato processo di individuazione e di soggettivazione. Allora, dice Semi che se dovesse indicare una strategia di ricerca psicoanalitica che tenga fermo l'oggetto della psicoanalisi (l'individuo) e il metodo psicoanalitico (quello delle libere associazioni e della metapsicologia), egli pensa ad un modello che richiama l'ovoide de L'Io e l'Es <<ma assumendolo radicalmente. In questa prospettiva, se l'ovoide rappresenta l'individuo così come possiamo pensarlo a partire dall'indagine psicoanalitica, non solo l'Es è quella parte della nostra organizzazione che non riusciamo a pensare ma, di più, esso non è aperto verso qualcosa, cioé verso il corpo, per il semplice fatto che la distinzione corpo/psiche on è sostenibile>>. Da ciò discende, per Semi, la necessità di ridefinire la questione delle pulsioni. Nella prima definizione del 1915 di Pulsioni e loro destini la pulsione era definita come un concetto (e Semi sottolinea la parola 'concetto') LIMITE tra lo psichico ed il somatico, come l rappresentante psichico degli stimoli che traggono la loro origine all'interno del corpo e giungono alla psiche. Successivamente, nell'ottica della seconda topica, le pulsioni verrebbero ascritte all'interno dell'Es. <<E andrebbe chiarito ogni volta, per essere precisi>> sottolinea Semi <<[...] che quando si parla di corpo si indica qualcosa che è di noi stessi ma è percepibile e costituibile in quanto oggetto privilegiato solo nella misura in cui ne parliamo in termini derivati dalla percezione. Altrimenti detto: esiste l'individuo, non esiste il corpo: questo è solo un costrutto utile per molti scopi, ma non per quello di comprendere la totalità dell'individuo>>.

Per Semi, infine, andrebbero riformulati anche i concetti di rappresentazione e di irrapresentabilità. Il primo, quello di rappresentazione, ha registrato un movimento di progressivo riavvicinamento della rappresentazione di cosa alla rappresentazione di parola, mentre il concetto di rappresentazione va tenuto come concetto del tutto astratto che muta statuto a seconda dei sistemi e delle istanze in cui ci serve farlo giocare. Ad esempio, la rappresentazione di cosa al livello del sistema preconscio mantiene delle connotazioni sensoriali, ma lo stesso concetto, giocato all'interno del funzionamento del sistema inconscio, ha un valore del tutto diverso. <<Qui esso è uno strumento astratto che serve a spiegare la scomponibilità, la ricomponibilità, l'equivalenza di contenuti di origine diversissima, ma è  uno strumento astratto che non ha alcuna riconducibilità all'esperienza concreta del soggetto. >> E nell'ottica della seconda topica, la rappresentazione di cosa ha uno statuto diverso s applicato all'interno dell'Io oppure all'interno dell'Es.

Per quanto riguarda il concetto di irrappresentabile esso andrebbe ascritto esclusivamente alla rappresentazione di cosa esistente nell'Es.

Quindi, in un convegno sul limite, per Semi è importante tener presenti due limiti fondamentali: quello della nostra conoscenza, e quello dell'individuo. Il primo limite si riflette nella metapsicologia e nella rinuncia ('post-kantiana') dell'illusione della conoscenza della realtà. Rispetto al secondo limite, Semi dice che <<bisogna dunque riconoscere che il nostro limite è l'individuo ma anche che l'individuo si colloca come limite delle scienze e delle conoscenze derivate dalla percezione esterna. Il limite tra natura e cultura [...] è solo un modo per non affrontare direttamente il problema costituito dall'individuo. Lo studio di questo limite - finora- è caratteristico solo della psicoanalisi freudiana e la metapsicologia è il solo tentativo che io conosca di superare questo limite senza disconoscerlo>>.

 

                         
   

 

 
Francesco Conrotto nel suo intervento dal titolo "Paradossalità e polisemia nel concetto psicoanalitico di 'limite'" esordisce citando le possibili definizioni di limite. Per il dizionario della lingua italiana "De Mauro" il "limite" è "linea terminale o di divisione; confine", mentre "confine" viene definito come "termine,  limite estremo di un territorio" ma anche "zona di transizione a ridosso di un limite geografico, culturale, amministrativo". Quindi "limite" e "confine" non sono solo termini prossimi, quasi sinonimi, ma dotati di <<valenza polisemica sospesi come sono tra il riferimento alla "distinzione" e quello opposto alla "transizione">>. La nozione di limite non è presente nella teorizzazione freudiana ma è stata introdotta dalla Psicologia dell'Io ( Ego Psychology) <<per definire>> citando Conrotto <<una "specie" di pazienti che sono al di là della nosografia freudiana>>  (qui Conrotto cita il lavoro di P. Fedida del 1999 dal titolo "Un paziente ideale per uno psicoanalista?", pubblicato in italiano in "Gli stati limite", a cura di J. André, Franco Angeli, 2000). Nell' Enciclopedia della Psicoanalisi (1967) Laplanche e Pontalis definiscono i "casi-limite" come quelle "affezioni psicopatologiche situate al limite tra nevrosi e psicosi, specie talune schizofrenie latenti". O. Kernberg, che ha coniugato la Psicologia dell'Io con la teoria delle relazioni oggettuali, considera l' organizzazione della personalità-limite  non fluttuante bensì una struttura stabile caratterizzata da un prevalere dei processi di pensiero primario.

Conrotto, nel tentativo di <<comprendere e concettualizzare>> come egli afferma <<metapsicologicamente le condizioni di ciò che può essere descritto come uno "stato-limite", si richiama dapprima ad un lavoro del 1996 di F. Napolitano ("Psicoanalisi o enciclopedia?" in L'apporto freudiano, a cura di P. Kaufmann, Borla ) nel sostenere, come punto di partenza, che lo stato-limite non è una patologia "di confine" o "al confine" di differenti organizzazioni psicopatologiche, bensì una patologia "del confine". Per dimostrare ciò, Conrotto tratta della nozione di confine nella teoria psicoanalitica del funzionamento psichico. E' nel descrivere l'apparato psichico in termini di "topica" che si pone la nozione di "confine". Il limite segna il confine fra:

Coscienza/Inconscio

Io/Es

Io/Super-Io

Super-Io/Es

Percezione/Rappresentazione

Rappresentazione/Affetto

Dentro/Fuori

Io/Oggetto

La stessa pulsione è un concetto-limite tra lo psichico ed il somatico. Tuttavia, la metapsicologia freudiana verrebbe travisata se la nozione di "confine" significasse solo distinzione-separazione e non anche "relazione", collegamento. Anche la nozione di "rappresentazione" è allo stesso tempo espressione di distinzione e di collegamento. Richiamando l'Aulagnier che la considera come l'equivalente psichico della metabolizzazione, la "rappresentazione" si distingue sia dalla percezione che dall'affetto poiché <<la rappresentazione>> dice Conrotto <<rappresenta la percezione assente e qualifica una quantità che altrimenti sarebbe non significante>>.

  Foto: Piera Aulagnier

Il "rappresentante psichico della pulsione" (Psychische Repraesentant ) ha infatti un valore affettivo ("rappresentante-affetto") (Green, 1972; Conrotto, 1995). Come nel biologico, anche nel dominio dello psichico i limiti sono elastici, più o meno permeabili per cui le situazioni-limite piuttosto che espressione di labilità di confini sono espressione di una loro insufficiente 'elasticità'. Per Green ("Psicoanalisi degli stati limite", Cortina, 1990) gli stati limite si caratterizzano per un'"insufficienza del pensiero", quest'ultimo essendo prodotto dell'articolazione tra inconscio e preconscio-coscienza. Negli stati-limite c'è una notevole rigidità delle difese, tra cui predomina la scissione, mentre è carente una correlazione tra i vari distretti dell'apparato psichico, tra la rappresentazione dell'interno e dell'esterno, e tra l'eterogeneità dei significanti. Nelle situazioni-limite si ha scissione anziché articolazione tra processo primario e secondario. Green ha elaborato il concetto di "processo terziario" in relazione a quei processi che <<mettono in rapporto i processi primari e i processi secondari in modo tale che i processi primari limitano la saturazione dei processi secondari e i processi secondari quella dei processi primari" (A. Green, "Note sui processi terziari" in A. Green,  Propedeutica: metapsicologia rivisitata, Borla, 2001). <<Essi non designano una categoria speciale di processi ma possono essere definiti come "processi di relazione tra processi primari e processi secondari">> (Green, 2001). Possiamo allora pervenire>> citando testualmente Conrotto <<ad una prima conclusione affermando che fisiologicamente i "limiti" o "confini" non sono delle barriere fisse e impermeabili ma piuttosto una zona di elaborazione psichica>>. In psicopatologia, gli stati-limite, invece, configurano un deficit nella simbolizzazione primaria, nella formazione dell'area transizionale e dello spazio potenziale (che consentono di tollerare la perdita dell'oggetto). Quindi, l'etiologia degli stati-limite può essere ricondotta ad un fallimento delle funzioni di contenimento e di reverie (Conrotto, "Tra il sapere e la cura", Franco Angeli, 2000). Si può parlare anche di insufficiente sviluppo dell'autoerotismo creativo (Widlocher, "Scissione e sessualità infantile negli stati limite" in J. André [a cura di] Gli stati limite, Franco Angeli, 2000).

Fatte queste premesse teoriche, Conrotto ha quindi proposto una propria teorizzazione metapsicologica dello stato-limite, partendo da tre punti.

Il primo è il concetto freudiano di "nevrosi attuale" basato sull'ipotesi di un eccitamento sessuale fisica non trasformabile in "libido psichica", cioè non simbolizzabile (Conrotto, 2000, op. cit.).

Il secondo consiste nel fatto che l'introduzione del narcisismo nella metapsicologia freudiana ha spostato <<il paradigma del funzionamento psichico dalla nevrosi, che nella prima topica era intesa come il negativo della perversione quale espressione della sessualità infantile polimorfa, alla perversione quale diniego della castrazione (cfr. Freud, Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci, O.S.F., 6; Conrotto, 2000, op. cit.).

Il terzo punto viene così illustrato da Conrotto (cito testualmente): << con la teorizzazione del narcisismo l'oggetto entra a pieno titolo nella formazione della vita psichica (cfr. Freud, "Precisazioni sui due principi dell'accadere psichico", O.S.F., 6, pag. 454, nota 4) e dell'Io attraverso la concettualizzazione delle funzioni di rispecchiamento e di simbolizzazione (Conrotto, 2000, op. cit.). Da ciò ne consegue che, per lo stabilirsi del funzionamento psichico, un'azione cruciale è svolta dalla Bejahung (ammissione preliminare) per cui un campo di significanti viene ammesso o meno al processo di simbolizzazione. I significanti sono le tracce mnestiche delle prime percezioni oggettuali che, una volta ammessi, diventano appunto "significanti" o "segni" - i freudiani "segni di percezione" (Wz) a cui ci si riferisce nella lettera n. 112 del 6 dicembre 1896 (Freud, 1887-1904, pag. 236). Questi "segni di percezione" andranno incontro a successive trasformazioni dovute, da un lato, al loro controinvestimento e, dall'altro, all'attivarsi di una spinta alla loro traduzione-simbolizzazione. Questo processo è quello che io definisco come "rimozione-simbolizzazione originaria costitutiva dell'inconscio">>. Quindi si tratta dello sviluppo di un'area di funzionamento separata dalla coscienza ma ad essa collegata in cui vengono posti quei "segni" che, pur essendo inaccettabili, sono comunque simbolizzabili. La funzione di simbolizzazione è alla base della possibilità di creare uno spazio potenziale, permettendo di simbolizzare le separazioni-perdite e quindi di superarle. Parallelamente, lo sviluppo dell'Io sarà caratterizzato dal prevalere delle funzioni di integrazione, e dunque da un 'narcisismo di vita' per cui sarà possibile investire il mondo esterno proiettandovi i "significanti" o "segni" rimossi-simbolizzati. Nel caso contrario di fallimento della Bejahung, la funzione simbolizzatrice sarà carente, per cui non si formerà un vero e proprio inconscio dinamico (non rimosso), ma i significanti non simbolizzati andranno a costituire quello che Dejours ("Il corpo tra seduzione e scissione", Riv. Psicoanal. , 50, 3, 773-798) ha chiamato l'"inconscio amenziale", e Laplanche "inconscio intercluso" (Laplanche J., "Tre accezioni del termine 'inconscio' nela cornice della Teoria della Seduzione Generalizzata", Riv. Psicoanal., 50, 1, 11-26). Tali significanti vengono proiettati all'esterno e ritornano sotto forma di allucinazioni o idee deliranti, mentre l'apparato psichico è portato alla 'scarica totale' delle tensioni. E' da queste riflessioni che ha preso spunto la teorizzazione della "terza topica" o "topica interattiva" che ritroviamo in autori francesi quali Cahn (Cahn R., "La fin du divan?", Odile Jacob, 2002), Dejours (Dejours C., "Il corpo tra seduzione e scissione", in Riv. Psicoanal., 50, 3, 773-798) e Racamier (Racamier P. C., "Cortège conceptuel", Apsygée, 1993). Conrotto (cfr. l'aticolo "Il posto del sogno nella trasformazione dei modelli psicoanalitici" in Riv. Psicoanal., 46, 1, 69-87, oltre al già citato libro "Tra il sapere e la cura") parla di "personalità gruppali" a proposito di individui con un "deficit della funzione di sintesi che crea l'Io" (la  "nuova azione psichica" in Freud S., "Introduzione al narcisismo", 1914). L'individuo allora funzione come "gruppo" in quanto le sue parti vengono proiettate in altri individui, e parti degli altri vengono introiettate dentro di lui dando luogo ad una "identificazione alienante". La "terza topica" è la topica dell'interpsichico e del trans-soggettivo. Riprendendo i concetti di Green con le coppie narcisismo di vita-narcisismo di morte e funzione simbolizzante-oggettualizzante e funzione desimbolozzante-disoggettualizzante, Conrotto afferma deciamente che le differenti forme della psicopatologia non sono tanto l'espressione della prevalenza di quello o di quell'altro meccanismo di difesa, bensì del <<grado di simbolizzazione possibile dei significanti sessuali>> cito testualmente Conrotto <<fondamentali che sono individuabili nella triade che è meglio conosciuta con il nome di "fantasmi originari", cioè scena primaria, castrazione, seduzione>>. Conrotto poi richiama l'importanza della disposizione libidica masochistica (responsabile della funzione desimbolizzante e disoggettualizzante), che a sua volta sarebbe in relazione col fallimento della funzione materna primaria e che evolverebbe con la prevalenza dell'uso della identificazione con l'aggressore.

In conclusione, Conrotto traccia le implicazioni di tutte queste riflessioni nella clinica. A motivo della tendenza di questi individui di ricorrere così massivamente all'identificazione con l'aggressore, essi <<tendono a spingere l'analista fuori dalla funzione analizzante>>. Come dice Fedida (1999, op. cit.) in questi casi l'analista è indotto ad uscire dalla posizione analizzante ed a "fare" una psicoterapia, ossia "a non sognare più".

Quello che Conrotto propone come 'assi' lungo i quali si dovrebbero svolgere queste "terapie atipiche" sono il controtransfert ed il 'dispositivo psicoanalitico'( la somma delle condizioni materiali della situazione analitica più gli elmenti specifici come l'attenzione fluttuante, la neutralità, l'interpretazione e il gioco transfert-controtransfert), essendo il primo il punto di partenza per interpretare. <<Questo obbliga l'analista a fare il lavoro di simbolizzazione che l'analizzando non può fare>> afferma Conrotto, mentre il transfert dell'analizzando ha il <<carattere di una ristampa e non di una riedizione>>. Nelle situazioni-limite l'interesse è più il funzionamento dell'Io che non per i contenuti psichici: il paziente, attraverso il "prestito" o la "messa in comune" di alcune funzioni della mente dell'analista, potrà integrare <<le scissioni attraverso un lavoro di simbolizzazione-rilegamento >> e <<far subentrare la rimozione al diniego e lla preclusione>>.  In termini di "terza topica", Conrotto dice che <<il punto d'arrivo ideale è che ciò che in partenza è interpsichico [...] possa diventare intrapsichico per l'analizzando>>. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Copyright- 2004 - 2005 - 2006  A.S.S.E.Psi.- Ce.Psi.Di.

Editor del sito web e responsabile editoriale: Giuseppe Leo