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IL DISAGIO DEL MONDO MODERNO E LA SOFFERENZA DEL NOSTRO TEMPO.

 

di René Kaes

 

 

Maitres à dispenser

 

 

Resoconto di  Giuseppe Leo della relazione di René Kaes  presentata il 12 febbraio 2005 alle giornate italiane "I Disagi delle Civiltà" (Roma, Palazzo Altemps, 12 e 13 febbraio 2005), organizzate dalla Società Psicoanalitica Italiana.

 

 

    News del 2003             
Recensioni dalla stampa 2003   

 

   

SOCIETÀ PSICOANALITICA ITALIANA

CENTRO PSICOANALITICO DI ROMA – CENTRO DI PSICOANALISI ROMANO

 

Giornate Italiane

I Disagi delle Civiltà

 

 

Sabato 12 febbraio 2005

 

h. 8.30                   Introduzione

                   D. Widlocher (Presidente IPA)

                   V. Bonaminio (Vice Presidente FEP)

                   D. Chianese (Presidente SPI)

 

h. 9.15                   “La Civiltà. Le civiltà”                   (Chair L. Preta)

                   N. Pirillo (filosofo)

                   F. Petrella (psicoanalista)

                   W. Bohleber (psicoanalista)

                   G. Marramao (filosofo)

                   M. Balsamo (psicoanalista)

 

h. 11.15                    Break

h. 11.30                   Discussione

h. 13                   Break

 

h. 14.30                   “Il Soggetto e la Civiltà”                      (Chair A. Racalbuto)

                   R. Kaes (psicoanalista)

                   C. Albarella (psicoanalista)

                   S. Erlich (psicoanalista)

                   R. Bodei (filosofo)

                   R. Contardi (psicoanalista)

 

h. 16.30                    Break

h. 16.45                    Discussione

h. 18.15                   Break

 

 

Domenica 13 febbraio 2005

 

h. 9.00                   “I Disagi delle Civiltà”                   (Chair D. Tuckett)

                   E. Sanguineti (scrittore)

                   A. Yehoshua (scrittore)

 

h. 10.30                   Break

h. 10.45                   Discussione

h. 11.30                   Break

 

h.11.45                   Conclusioni

                   D. Widlocher

                   V. Bonaminio

                   L. Preta

                   D. Tuckett   

                   A. Racalbuto

                   F. Riolo

                   D. Chianese

                  

13.00 – 13.30 Verifica

 

Introduzione:

Una rilettura a più voci del celebre "Disagio della civiltà" di Freud.

L'ambiente umano, costruito dal lavoro della cultura, in molti aspetti viene percepito come “perturbante”, secondo l'espressione di Freud, e con un senso di dispersiva frammentazione. Peraltro i vincoli posti dal contesto culturale sul destino e le vicissitudini della nostra vita affettiva sembrano oggi meno compatti e monolitici di quelli osservati da Freud; e la psicoanalisi attuale, senza tradire il suo specifico campo d'indagine, il “mondo interno”, avverte la necessità di confrontarsi con le mutazioni del “mondo esterno”.

 

  Foto: un momento del congresso.

 

                      Rivista Frenis Zero

René KAES è psicologo, psicoterapeuta, autore di numerose pubblicazioni fra cui: “Quattro studi sulla fantasmatica della formazione e il desiderio di formare”, “Desiderio e fantasma in psicoanalisi e pedagogia”, “L’apparato psichico dei gruppi”,  “La parola e il legame. Processi associativi nei gruppi”, “L’apparato pluripsichico”, L’istituzione e le  istituzioni.

 

                       
Recensioni bibliografiche 2003
 

 

 

 

 

René Kaes si chiede, all'inizio del suo intervento, se, rileggendo "La morale sessuale <<civile>> e il nervosismo moderno" di Freud, nella civiltà contemporanea sia confermato il modello di nevrosi che predomina in questo saggio, oppure se la cultura del nostro tempo abbia prodotto altre configurazioni psicopatologiche. L'autore sembra propendere per questa seconda ipotesi, ma se questa fosse confermata, aggiunge, allora dovremmo rivedere la teoria secondo cui la psicopatologia deriverebbe solo dai conflitti intrapsichici, ed invece partire dal presupposto di una trasmissione intergenerazionale dei disturbi psichici. <<I traumi ed i lutti collettivi rimasti privi di elaborazione>> continua Kaes <<hanno rivelato l'esistenza e l'importanza delle funzioni simbolizzanti extrasoggettive. In poche parole, la nostra concezione endogena della psiche non può più disconoscere le condizioni al tempo stesso culturali ed intersoggettive - e in parte extratopiche - della vita psichica. >>

Kaes introduce due concetti: quello di 'garante metasociale' della vita sociale, e quello di garante 'metapsichico' della vita psichica, utilizzando questi due concetti per correlare i cambiamenti delle grandi strutture di inquadramento e di regolazione delle formazioni e del processo sociale (miti e ideologie, credenze e religione, autorità e gerarchia) con la sofferenza psichica individuale. <<Le incrinature, le disorganizzazioni e le ricomposizioni di questi garanti metasociali della vita sociale colpiscono i garanti metapsichici della vita psichica, ossia le formazioni ed i processi dell'ambiente psichico su cui si basa e si struttura la psiche di ogni soggetto. Questi garanti consistono essenzialmente nelle interdizioni fondamentali e nei contratti intersoggettivi che contengono i principi organizzatori dello psichismo>>.

Il concetto di 'garante metasociale' fu introdotto da A. Touraine nel 1965 ad indicare le grandi strutture di inquadramento e di regolazione della vita sociale e culturale. La funzione dei garanti metasociali è quella di garantire una sufficiente stabilità delle formazioni sociali. Quando i garanti metasociali si trasformano, come ad es. per effetto dell'industrializzazione, dell'urbanizzazioni e delle migrazioni, le società postindustriali si sono rivelate particolarmente instabili. Le grandi ideologie e le religioni del progresso non hanno più inquadrato le certezze, i sistemi di rappresentazione, i valori ed i riferimenti dell'azione collettiva: in tali condizioni, le leggi e le interdizioni sono divenute indefinite, contraddittorie, paradossali ed inefficaci. Per Kaes, la psicopatologia moderna e gli ospedali psichiatrici, ma persino la stessa psicoanalisi, sono nati tutti da questa crisi dei garanti metasociali.

<<Le società postmoderne completano>> sempre secondo Kaes <<questo sgretolamento che genera incertezza nei riferimenti di appartenenza, nei marchi simbolici, nella funzione e nella affidabilità delle istituzioni, nei sistemi metainterpretativi. Questi riferimenti e questi sistemi sono ormai molteplici, più o meno incrociati, apertamente o sordamente conflittuali. (...) Con il venir meno dei garanti metasociali, viviamo la trasformazione critica delle grandi matrici di simbolizzazione quali la cultura, la creazione artistica, i riferimenti di senso, in breve tutto ciò che è conquistato mediante le sublimazioni e mediante ciò che nel 1929 Freud ha denominato lavoro di civilizzazione (die Kulturarbeit)>>.

Altro carattere distintivo della civiltà postmoderna è il crollo delle credenze e delle <<grandi narrazioni>> (M. Serres) che fornivano i riferimenti identificativi necessari alle stabilità sociali e psichiche. Molte espressioni mentali della postmodernità producono inoltre dei significati paradossali, all'interno dei quali coesistono i contrari, o che rivendicano l'assenza di riferimenti privilegiati. <<Questi capovolgimenti>> dice Kaes <<mettono seriamente in causa l'identità dei gruppi e delle collettività, ma anche i processi di socializzazione degli individui. Al tempo stesso cause ed effetti, la violenza sociale e individuale, l'esclusione, i comportamenti devianti e marginali sono le espressioni manifeste della crisi dei garanti metasociali e, di conseguenza, di progetti sufficientemente condivisibili per costituire il vettore di una dinamica sociale creatrice di nuovi processi di socializzazione>>.

Kaes passa quindi a parlare dei 'garanti metapsichici' nella strutturazione dello psichismo, i quali sono costituiti dalle interdizioni fondamentali e dai contratti intersoggettivi che contengono i principi organizzatori della strutturazione dello psichismo. Infatti, premette Kaes, se è vero che una parte della vita psichica inconscia sfugga ad ogni determinazione sociale o intersoggettiva, è pure vero che la vita psichica può svilupparsi solo sulla base dell'esigenza di lavoro psichico imposta alla psiche dalla sua iscrizione nei legami intersoggettivi primari e nei legami sociali.

Questi garanti metapsichici possono essere descritti da molti punti di vista. In questo intervento Kaes sceglie quello riferentesi ai patti, alle alleanze ed ai contratti che esercitano questa funzione meta per ogni singola psiche e per tutti i soggetti di un insieme.

Tra queste alleanze alcune sono strutturanti: il contratto di rinuncia alla realizzazione diretta delle mete pulsionali, il contratto con la funzione paterna, il contratto narcisistico, contengono i principi organizzatori dello psichismo e presuppongono le interdizioni fondamentali.  Tali alleanze sono anche al servizio del <<programma della civiltà>> di cui parla Freud, ed è già un problema interessante, aggiunge Kaes, comprendere come queste due funzioni, psichica e culturale, si tengano insieme. D'altro canto, esistono anche altre alleanza a funzione difensiva che comportano una deriva patologica, come il patto di comune diniego ed il contratto perverso. 

Secondo Kaes <<tutte queste alleanze preesistono al neonato e si stringono o si sciolgono con tutti i contemporanei. Lo spazio psichico comune e condiviso dai membri di una famiglia, di una coppia, di un gruppo o di una istituzione contengono delle formazioni  metapsichiche di questo tipo. Queste formazioni sono sensibili alle strutture profonde della  vita sociale e culturale. le funzioni metapsichiche di queste alleanze fondamentali si individuano quando sono in crisi o in fallimento>>.

E' mediante la rinuncia al diretto soddisfacimento pulsionale (narcisistico e oggettuale) che emerge la possibilità del patto di cui beneficiano i membri di una comunità che, in quanto è una comunità di diritto, "ci protegge contro la violenza, impone la necessità e rende possibile l'amore". Rinuncia pulsionale e avvento della comunità di diritto hanno una funzione ed un significato sia nello spazio psichico singolo sia nello spazio psichico dei raggruppamenti sociali e istituzionali. Freud ci descrive nel contempo la base psichica della fondazione giuridica dell'istituzione e della legittima affiliazione dei suoi soggetti ad un insieme sociale.

Ciò che il patto di reciproca rinuncia alla diretta realizzazione delle mete pulsionali instaura è la non-immediatezza: la deviazione imposta è opera dell'autorità che promana dalla rinuncia, e l'opera dell'autorità consiste nel fare avvenire il pensiero in luogo del corpo a corpo. Il lavoro di cultura e le sue acquisizioni sono una conquista sulle pulsioni omicide e sul narcisismo. Ogni volta che il narcisismo è gravemente minacciato, queste conquiste sono messe in pericolo.

La modernità scopre l'eredità e la dimensione psichica della trasmissione dell'eredità nel momento in cui queste categorie sono in crisi. La modernità scopre il legame che costruisce il soggetto nel suo assoggettamento all'ordine delle generazioni, ci rende sensibili a ciò che egli eredita non sempre potendone diventare il soggetto. Questo mutamento lo si può datare dall'epoca dei Lumi, ma si accentua durante tutto il XIX secolo (si veda la letteratura romanzesca e le teorie dell'eredità) per svilupparsi appieno nel XX secolo. Questa apertura "laicizza" la concezione della follia e, sullo sfondo, quella dell'uomo: la follia può trasmettersi, proprio come le basi fondatrici della psiche sono sotto l'effetto delle determinazioni transgenerazionali e intergenerazionali. Anche in questo caso, è nel momento in cui la sofferenza narcisistica si apre su un fallimento delle civiltà che emergono le categorie ed i concetti mediante i quali cerchiamo di pensarli. Oggi possiamo cominciare a comprendere come si effettua - o non si effettua - la trasmissione tra le generazioni dell'inelaborato, degli oggetti enigmatici, dei silenzi e dei dinieghi collettivi, della depressione. Cominciamo a comprenderlo a livello del soggetto, della famiglia, del gruppo e delle società.

   Foto: P. Aulagnier

Il concetto di contratto narcisistico proposto da P. Aulagnier (1975) descrive le poste psichiche in gioco in questa seconda formazione metapsichica. Ogni neonato viene al mondo con la missione di dover assicurare la continuità della generazione, secondo una modalità particolare che gli è assegnata secondo i termini di un contratto che rientra nel campo dell'economia narcisistica. Egli è latore di un posto in un insieme  e, per assicurare questa continuità, a sua volta l'insieme deve investire narcisisticamente questo elemento nuovo. P. Aulagnier sottolinea che il contratto narcisistico indica il fondamento di ogni possibile rapporto soggetto-società, individuo-insieme, discorso singolare-referente culturale. Questo contratto assegna ad ognuno un certo posto che gli è offerto dal gruppo e che gli è significato dall'insieme delle voci che, prima di ogni soggetto, ha tenuto un certo discorso conforme al mito fondatore del gruppo. Questo discorso include gli ideali ed i valori; trasmette la cultura e la parola di certezza dell'insieme sociale. Questo discorso, ogni soggetto deve assumerselo in una qualche maniera. Mediante questo discorso è unito all'antenato fondatore.

Il concetto di contratto narcisistico rende conto del fatto che l'investimento narcisistico che, in un individuo, rende possibile la realizzazione del proprio fine, può essere veramente sostenuto solo nella misura in cui la catena di cui il soggetto è membro e parte in causa investe  narcisisticmente questo soggetto come portatore di una continuità dell'Insieme. Perciò i genitori innanzitutto fanno del bambino il portatore della realizzazione dei loro desideri inappagati, in questo modo assicurandolo nel suo narcisismo, così come è attraverso loro che il desiderio delle generazioni precedenti ha sostenuto, positivamente o negativamente, la loro venuta al mondo ed il loro ancoraggio narcisistico.

La funzione principale di questo contratto consiste nel preservare la continuità dell'investimento autoconservativo per ogni soggetto e per l'insieme di cui egli è parte costitutiva. E' tuttavia dotato di un'altra funzione capitale: mantenere la temporalità di un progetto e di un futuro per il gruppo e per i soggetti che ne sono al tempo stesso gli anelli, i servitori, i beneficiari e gli eredi. Questa dimensione della temporalità del divenire è un ostacolo fondamentale nel disagio del mondo moderno.

La costanza del contratto narcisistico attraverso la storia dell'umanità è indubbia, la specie non avrebbe potuto perpetuarsi senza una tale istituzione psicoculturale. La la sua intensità, le sue forme e le poste che vi sono in gioco dipendono dai garanti metasociali.

Si aprono allora una serie di questioni. Se il contratto narcisistico presuppone un progetto imperativo di trasmissione dei valori e degli ideali strutturanti, dobbiamo domandarci quali vincoli e quali condizioni di possibilità esso incontri nel campo sociale e culturale. La questione si declina in più dimensioni, a partire dalle espressioni demografiche del desiderio di un figlio (diminuzione della fecondità) fino alle espressioni sociali dell'investimento del bambino come portatore di un avvenire per l'insieme, e innanzitutto per i genitori. Sul percorso di queste contingenze, bisogna anche menzionare la disgregazione degli ideali condivisi, dei miti originanti e significanti (le "grandi narrazioni"), delle principali figure identificatorie, dell'autostima che un gruppo (una società) nutre per i propri valori, della sufficiente adesione ai saperi ed ai valori trasmessi. La crisi nella trasmissione dei modelli identificatori si esprime in uno iato tra ciò che si desidera trasmettere e ciò che si dubita o si teme di trasmettere: non si sa più cosa si deve trasmettere, non vi è più una parola di certezza.

Il contratto narcisistico non è soltanto subordinato alle esigenze dell'autoconservazione dell'Io e dell'insieme. La situazione intersoggettiva del soggetto impone alla psiche le esigenze di un lavoro psichico che contrassegna l'economia narcisistica tra le generazioni, e innanzitutto tra i genitori e i figli.

Questa esigenza conosce un'amplificazione ed un cambiamento di scala nel passaggio dell'adolescenza. Tra l'esigenza di essere <<da sé il proprio fine>>, quella di essere conforme ai miti fondatori e di occupare il posto prescritto, e le esigenze contraddittorie della modernità, la cultura adolescenziale è proiettata di fronte all'eredità. L'adagio goethiano ripreso da Freud sembra senza presa: <<Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero>>. Esso mette in scacco la triplice funzione del contratto narcisistico: assicurare un'origine, stabilire una continuità, assicurare al bambino, in contropartita del suo investimento del gruppo, <<il diritto di occupare un posto indipendente dal solo verdetto genitoriale>>.

Le incrinature e le rotture di questo contratto provocano delle esperienze dolorose di tradimento, di eredità vacante o diseredamento. E' forse interessante pensare il problema dell'esilio, del nomadismo, del vagabondaggio e dello spostamento come il sintomo di una dislocazione del contratto narcisistico. Dislocazione che va intesa con quella perdita di un luogo psichico, quello della localizzazione culturale, di cui parlava Winnicott, scorgendovi un'estensione della nozione di fenomeno, di oggetto e di spazio transizionali: 

<<Utilizzando il termine cultura, penso alla tradizione che si eredita. Penso a qualcosa che è la sorte comune dell'umanità a cui possono contribuire gli individui ed i gruppi, e da cui ognuno di noi potrà trarre qualcosa, se abbiamo un luogo in cui mettere ciò che troviamo>>. Per Kaes è possibile caratterizzare il disagio del mondo moderno con la difficoltà di costituire questo luogo in cui mettere ciò che troviamo.

La questione sta nel trovare questi luoghi e crearli, perché si riallaccino i termini strutturanti del contratto narcisistico. Trovare-creare questi luoghi è tanto più difficile in quanto il mondo moderno distrugge gli spazi di vicinanza e di intimità, in diversi modi. Il vagabondaggio psichico e sociale, le forme di nomadismo e di deterritorializzazione che esso genera nei <<senza fissa dimora>> vanno di pari passo con l'esternalizzazione dell'intimità psichica diventata <<anonima>>, nello spettacolo della tivù-realtà. Il contratto narcisistico non si conclude su basi strutturanti quando il narcisismo è a tal punto distrutto, disgregato o feticizzato nell'immaginario antropofago.

E' su queste considerazioni che il concetto preformato da Freud nel 1913 e costruito da P. Aulagnier deve essere esaminato criticamente, cioè relativamente ad un certo stato della cultura e delle funzioni metasociali più o meno vacillanti. Secondo Kaes, misuriamo qui quanto i garanti metapsichici siano incastrati nei garanti metasociali. Oggi la trasmissione del contratto narcisistico implica tutti i problemi che determinano il nostro avvenire: mondializzazione e universalità, pluralismo dei sistemi di pensiero, differenziazione tra intimo e pubblico, diversità culturale, biotecnologie etc..

Kaes passa poi a descrivere alcune forme di caos identitario e di difetto di simbolizzazione caratteristici delle nostre società postmoderne. Ne descrive quattro.

La cultura del controllo: essa mira alla perfetta integrazione di tutti gli elementi della società, in modo tale da individuare e regolare tutto ciò che potrebbe sfuggire al controllo. Questo tipo di cultura produce una violenza regolata quando funziona, ed una violenza incontrollata quando si disgrega. Questo tipo di cultura è in fallimento, molto prima dell'11 settembre 2001 e dopo l'11 marzo 2004, che ne sono state le manifestazioni terrorizzanti. Uno degli effetti della violenza sociale incontrollata è la cultura dell'anomia: nessuna legge può essere imposta a nessuno, poiché tutte sono diventate arbitrarie o equivalenti, cioé indifferenzianti.

La cultura dell'illimitato e dei limiti estremi: essa caratterizza l'affinità della nostra cultura con il traumatico e con l'esperienza catastrofica. E' al tempo stesso una cultura del pericolo, ma anche della prodezza. Superarsi, darsi un gran da fare (nel lavoro, nell'aver successo o nella droga, ma anche nelle formazioni del narcisismo di morte) sono un valore negativo la cui base comune è l'eroicizzazione della morte. Essa ha per fondamento il rifiuto della castrazione simbolica ed il trionfo del godimento senza limiti al servizio di un'Ideale feticizzato.

La cultura dell'urgenza: viviamo nell'urgenza poiché l'orizzonte temporale si è ristretto a causa delle altre tre componenti della cultura contemporanea: l'ipercontrollo, l'indifferenziazione e la fascinazione dell'estremo. La cultura dell'urgenza e dell'immediatezza interroga lo statuto della temporalità nel disagio del mondo postmoderno. Il rapporto con il tempo, nella postmodernità, privilegia l'incontro sincronico, qui ed ora: il tempo breve prevale sul tempo lungo, come lo zapping ed il nomadismo prevalgono sulla continuità. Il legame è mantenuto nell'attuale, sfugge alla storia perché la certezza che l'avvenire sia indecidibile è l'unica certezza.

Questa cultura si manifesta nei rapporti che abbiamo con i progetti. Un progetto presuppone l'iscrizione  di un'azione concertata, che include un rischio ed un'incertezza, in un tempo futuro. Un progetto può essere immaginato solo se possiamo non rifiutare il presente e pensare attivamente un rapporto con il passato. Molti nostri progetti non sono progetti, asserisce Kaes, ma scenari di uscita dal marasma, nell'immaginario. Questa difficoltà a concepire e a pensare un progetto contribuisce alla disorganizzazione del pensiero causata dalla cultura dell'urgenza e della catastrofe.

 

Infine Kaes cita la cultura della melanconia caratterizzata dallo sfondo di lutto interminabile e inelaborato delle catastrofi del secolo scorso. 

 

La postmodernità accentua gli effetti persecutori e maniacali della perdita dei garanti metafisici, metasociali e metapsichici. Un lutto planetario: la morte di Dio e dell'Uomo, la <<fine>> della storia. Contro il <<disincanto>> melanconico del mondo, la postmodernità coltiva al tempo stesso il catastrofismo, le promesse maniacali ed i sogni di padronanza e controllo.

Queste quattro cupe caratteristiche della postmodernità sono, per Kaes, gli effetti dei cambiamenti strutturali che hanno riguardato il campo sociale e culturale. Hanno inoltre modificato l'organizzazione ed il funzionamento intrapsichico, ed il nostro compito è individuare la loro incidenza sulle forme di soggettività che generano.

Così Kaes conclude la sua relazione: <<La vita psichica non può svilupparsi se non sulla base dell'esigenza di lavoro psichico imposta alla psiche dalla sua inscrizione nei legami intersoggettivi primari e nei legami sociali. Questa inscrizione si effettua attraverso un insieme di contratti, di patti e di alleanze, diversi per natura ed obbiettivi. La mancanza, l'incrinatura o la disorganizzazione di questi contratti, patti e alleanze mettono in crisi i garanti metapsichici: le interdizioni fondamentali implicate nella formazione delle identificazioni e dei processi di simbolizzazione, nell'accesso alla parola ed al pensiero, nella trasmissione dei saperi e degli ideali, nella costituzione di una alterità interna ed esterna. Riguarda innanzitutto la formazione dei legami intersoggettivi sufficientemente strutturati e stabili, condizione necessaria della costruzione di ciò che P. Aulagnier chiama "lo spazio in cui l'Io può avvenire">>.

 

 

 

 

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