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GIORNATA DELLA MEMORIA 2006

 

Giornata della Memoria 2003

Giornata della Memoria 2004

"La shoah e la distruttività umana": incontro con A.A. Semi

Giornata della Memoria 2005

 

 

Novità - News

In occasione della "Giornata della Memoria 2006" ci pare doveroso segnalare un'importante iniziativa culturale che in Puglia sta onorando la memoria delle vittime della Shoah. "Il treno della memoria" sta percorrendo in questi giorni in lungo ed in largo la Puglia, permettendo a tutti i cittadini di visitare una documentatissima mostra che, allestita dentro i suoi vagoni, propone le immagini di <<vagoni stipati di uomini  donne dal destino segnato>>, come ha scritto Nichi Vendola (Presidente della Regione Puglia), <<veri e propri carri della morte diretti nei luoghi diventati simbolo dell'orrore nazista>>.  Il "Treno dela memoria" è inserito in un complesso di iniziative culturali (dibattiti con sopravvissuti ai lager, visite guidate di studenti ed insegnanti ad Auschwitz) che è stato intitolato "Mai Più" ( www.maipiu.org ) e che è stato promosso dalla Presidenza del Consiglio della Regione Puglia, dalla Presidenza della Giunta della Regione Puglia e dall'Assessorato al Mediterraneo.  Riportiamo di seguito, per gentile autorizzazione della Prof.ssa Godelli, Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia, il testo di presentazione della mostra "Il treno della memoria". A seguire, il testo con cui Uccio Biondi, famoso artista pugliese, commenta la sua installazione "Durch den Kamin" ("Attraverso il camino"), che costituisce parte integrante della mostra "Il Treno della Memoria". Per maggiori informazioni su Uccio Biondi e la sua opera si veda il sito web www.ucciobiondi.com  .

 

 

 

 

PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA "Il Treno della Memoria" di Silvia Godelli (Assessore al Mediterraneo della Regione Puglia).

 

"Il male non è onnipotente. E' possibile resistergli" (Z. Bauman, Modernità e Olocausto, 1989)

L'uomo è l'unico essere vivente dotato di una memoria narrativa. A differenza dal mondo animale, la memoria umana è in grado di riprodurre, di elaborare, di socializzare il ricordo, riconnettendolo con le altre esperienze di vita, raccontandolo e condividendolo.

Nell'individuo la memoria si trasmette attraverso le generazioni. Si iscrive nella vicenda di ciascuno mediante le relazioni più primitive, legate agli affetti primari, al gesto materno, alle storie familiari. E' per questo che "i figli dei sopravvissuti" piangono ancora, segretamente e indicibilmente, la sciagura dei padri. Anche la memoria collettiva è capace di trasmettersi. Essa inietta nel vissuto della società tradizioni, codici arcaici e recenti, anticorpi e rimozioni.

Cosa ci rimane oggi della Shoah, oggi che i sopravvissuti vanno ormai scomparendo? Prevalgono i sentimenti di orrore, la vergogna e il rimpianto, oppure stanno prendendo il sopravvento gigantesche rimozioni collettive? Se guardiamo alla realtà attuale, scopriamo con amarezza e angoscia il ritorno dell'odio per l'ebreo, ancorché mascherato, talvolta, da argomentazioni "politiche". Torna dunque, in Europa ed altrove, il fantasma barbaro dell'antisemitismo, e si allarga a cercare nuovi nemici e nuove vittime; al risorgente pregiudizio antigiudaico si affiancano odi inediti, diffidenze oscure verso l'alterità, nuovi "crimini dell'identità". Essi toccano ancora una volta gli ebrei, ma investono in modo virulento anche altri, gli immigrati, le minoranze, e una fascia sempre più vasta di "sospetti", di presunti nemici, inermi esseri umani che girano il mondo in cerca di giustizia, di pace e di pane: uomini, donne e bambini.

Le menzogne del revisionismo storico da un lato, la fobia del terrorismo dall'altro, forniscono alibi potenti alle rinnovate pulsioni dell'intolleranza, e possono farsi vigilia di roghi e di eccidi, cui già creano antefatto in tutta Europa non pochi cruenti episodi: le pratiche recenti del razzismo e dell'esclusione si sono andate negli ultimi tempi intrecciando con le sempre più frequenti violazioni di tombe ebraiche e di sinagoghe, annegando la memoria del genocidio in un perverso circuito di barbarie e di ignoranza, di pregiudizio e di violenza. La memoria rischia così di sperdersi; a noi dunque, uomini e donne di pace, a noi, istituzioni democratiche, spetta ricordare, raccontare, mantenere viva quella istanza di civiltà che il '900 annichilì attraverso gli stermini di massa.

Questo nostro progetto, che abbiamo denominato "mai più" per rimarcare una volontà determinata e una speranza profonda, evoca testimonianze vissute, contributi storici e documenti, chiede presenze al teatro e alla musica, fa parlare i sopravvissuti con i ragazzi e le ragazze di oggi, e conduce questi ultimi, 60 anni dopo, a misurarsi col passato e con sé stessi visitando i luoghi e i lager della Shoah.

Desideriamo con questo progetto muovere le coscienze, nutrire l'anima dei più giovani attraverso la conoscenza e attraverso la condivisione dei sentimenti e delle esperienze. Desideriamo interrogare e interrogarci con loro attorno a domande cruciali: c'è un perché alle atrocità degli uomini? che fare perché non accada mai più?

E a queste domande desideriamo rispondere,per parte nostra, riproponendo attraverso la memoria le ragioni più profonde e universali della evoluzione della condizione umana: quelle della cultura e della conoscenza, quelle della civiltà degli uomini e delle donne, quelle della pace e del dialogo tra i molti e tra i diversi.

Sono dunque le ragioni dell'etica quelle che noi, oggi e domani, vogliamo rappresentare, ricordare e trasmettere ai più giovani: affinché essi imparino a contrapporle all'infamia delle discriminazioni, alle radici dei delitti collettivi, ai mutismi dell'ignoranza e dell'indifferenza, alle rimozioni di massa, ai revisionismi più insidiosi e menzogneri.

 

 

 

 

 

    "Durch den Kamin" di Uccio Biondi

Recensioni bibliografiche 2006

 

 

 

 

 

    "Chi è ancora vivo non dica: Mai!"                                                             (B. Brecht)

 

                                                      

Rivista Frenis Zero

E' la certezza troppo spesso inconscia, disorientata ma insopprimibile che ha permesso di vivere, di non soffocare per la disperazione, a chi è vissuto a lungo sotto i fascismi, sotto i totalitarismi. Durch Den Kamin - (da qui si esce solo) attraverso il camino. E' questo il titolo della installazione.

     Maitres à dispenser L'intento è riprendere il feto della memoria e porlo già cresciuto nella nostra modernità. Prosciugarlo delle pene sofferte e da qui ripartire per comunicare la peggiore conseguenza che la quotidianità di oggi ci evidenzia nelle sue sfaccettature: la violenza. In situazioni di eccezionale precarietà, di instabilità, di disagio come le crisi economiche o politiche, il fenomeno della violenza si amplifica e gli uomini, individualmente o collettivamente, scaricano le loro preoccupazioni su minoranze etniche o religiose. Questo accade in base ad un processo proiettivo che consiste nell'attribuire agli altri la responsabilità delle proprie paure.

La storia può aiutare ma non deve essere l'alibi per un'arte del tempo presente. Quest'ultima, per significare, dovrà essere capace di cogliere degli eventi storici gli aspetti più profondi per poi essere trasferiti in altro da sé, legittimando la priorità della funzione estetica.

L'artista ha un potere autonomo che lo rende differente da quello politico: riflettere sulla memoria, sul senso fortunato dell'esistenza, sui modi del presente per poi coglierne il succo culturale. Ho provato di fatto a sospendere il tempo per poi ricreare una sorta di camera teatrale dove si può percepire la sola pellicola dei corpi lasciati lì al buio nel carro merci. A resistere e a non concedere altro al di fuori della carne. Sicché nelle opere plastiche in gesso prevalgono: l'abbandono terribile per una violenza subita a testimoniare con chiarezza gli effetti e le conseguenze devastanti che essa comporta, lo svuotamento della persona nella pelle, nei muscoli, nelle ossa, in quelle energie che sostengono il peso della vita.

Il corpo è appoggiato nella sua parte sinistra alla parete con le braccia abbassate in segno di resa mentre all'altezza dei polpacci si blocca una mutandina bianca, segno indelebile di uno stupro.

Sembra invece uscire dal pertugio di una parete, quinta allusiva, la terra d'altri, il secondo gesso. Un corpo che ostenta fierezza e che, sfondando per l'appunto il limite dell'indecenza animalesca umana, si propone in segno di sfida, diversamente altro, con in mano un giocattolo bomba fatto di orsacchiotti irti di spine  a significare la memoria leggera dell'infanzia e delle nenie. Uno strumento gioioso a prova di ordigno da trattare per la difesa e l'attacco.

Una terza "installatura" è collocata al centro della scena-vagone. Porta con sé l'inedia, la magrezza vissuta di carne rinsecchita e sul palmo delle mani le stimmate incrostate di numeri rossi. Ritta in piedi guarda in faccia la violenza ed è fiera di essere venuta fuori dalla strettoia del camino. La sua postura parla di dignità. E' il domani possibile.

I gessi hanno il colore grigio perlato e si inseriscono all'interno del vagone, in un contesto fumoso laccato di grigi molto teatrali la cui assenza conterrà le presenze dei corpi a testimoniare una inequivocabile unicità. Un fascio di luce proietterà in sequenza filmica non il suo cono di luminosità artificiale bensì l'agghiacciante carta di segnaletica umana. La collettività ebraica in scansione di foto tessera, gasata e poi bruciata. Durch Den Kamin è una installazione intermediale, un gesto aperto quindi, segnata dal tramite di tre forme plastiche immerse in un buio tonale rischiarate dal raggio-video che proietta a 320 gradi immagini animate, citazione delle luci roteanti, fari spettrali nei campi di concentramento.

Il sottofondo musicale affidato a Demetrio Stratos e agli Area (brani scritti ed eseguiti nel 1973) e al sax di Vittorino Curci, sarà impastato da due voci recitanti (una femminile in lingua tedesca ed una maschile in italiano) su un rosario di 150 verbi che ho ricercato sul tema appunto della violenza. E' questo uno dei tantissimi modi o esempi chiari per testimoniare.