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                 Rivista Frenis Zero

 

                  Maitres à dispenser 

 

 

 

    
14.11.2009

E' uscito il libro: AA.VV. "LA PSICOANALISI E I SUOI CONFINI", a cura di Giuseppe Leo, Astrolabio, Roma, 2009, pagg. 224, € 20,00.

Nella foto: il curatore del libro "La psicoanalisi e i suoi confini" allo stand della casa editrice Astrolabio in occasione della Fiera Internazionale del Libro di Torino dove il libro è stato presentato (14-18 maggio 2009)

 

14.11.2009

Recensione di Anna Viacava del libro "La psicoanalisi e i suoi confini" su "L'Indice dei Libri del Mese"(N.11-2009)

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4.11.2009

Sul nostro portale internazionale "Thalassa. Portolano of Psychoanalysis" è disponibile la versione inglese della recensione di Ambra Cusin (psicoanalista S.P.I. di Trieste) del libro "La psicoanalisi e i suoi confini".

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4.11.2009

Recensione di Mario Porro dell'edizione italiana (Marietti, 2008) del libro di Georges Didi-Huberman "L'invenzione dell'isteria".

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18.10.2009

Segnalazione dell'uscita del "Libro Rosso" di C. G. Jung

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1.09.2009

Il libro "La psicoanalisi e i suoi confini" verrà presentato il 17 settembre 2009 h. 19,00 a Roma presso la Scuola Superiore di Analisi Transazionale (via Filippo Nicolai, n.70).

 

 

La Casa Editrice Astrolabio - Ubaldini Editore

 

presenta il libro

 

LA PSICOANALISI E I SUOI CONFINI

 

di

 

J. Altounian, P. Fonagy, G. O. Gabbard, J. S. Grotstein,

R. D. Hinshelwood, J. P. Jiménez, O. F. Kernberg, S. Resnik

 

a cura di Giuseppe Leo

 

 

Introduzione

Silvia Attanasio Romanini

Analista transazionale, Direttore Scuola Superiore di Analisi Transazionale

 

Interventi

Giuseppe Riefolo, psicoanalista SPI, psichiatra Dir. CSM Roma E

Cosimo Trono, psicoanalista, Docente Univ. Paris XIII

Giuseppe Leo, psichiatra,  curatore del libro

 

giovedì 17 settembre 2009, ore 19

SCUOLA SUPERIORE DI ANALISI TRANSAZIONALE

Via Filippo Nicolai, 70  - 00136 Roma (zona Balduina)  – Per informazioni: 06 35344043

 

 

 

   
 
 
 
1.09.2009

Segnalazione dell'articolo di Francesco Guglieri sul suicidio di David Foster Wallace

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1.09.2009

E' uscito il primo numero telematico dei "Quaderni di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico".

Direttore Responsabile: Fabiola Fortuna

 Comitato Scientifico: Mario Ardizzone, Anna Bilotta, Domenico De Liguori

Carino, Mario Gasperini, Renato Gerbaudo, Tiziana Ortu, Claudia Parlanti,

Luisa Pellerano, Gabriella Petralito, Carmen Tagliaferri, Rosa Vitale

 Segretaria: Nicoletta Brancaleoni

Via di Val Tellina, 52 00151 Roma

n.brancaleoni@alice.it

 Autorizzazione Tribunale di Roma 190/2009 26.05.2009

INDICE del n°1-2 anno1, luglio 2009

IL CORPO NELLO PSICODRAMMA ANALITICO

Atti della giornata di studi di Roma (8 novembre 2008)

 Presentazione della rivista

 

<<Cari colleghi e cari lettori,

è davvero con grandissimo piacere che mi appresso a fare quello che spero sia, per voi tutti, un dono presentandovi una novità per me davvero importante e carica di significato: la nostra rivista, cioè la rivista ufficiale della S.I.Ps.A. «Quaderni di Psicoanalisi e Psicodramma Analitico» che, finalmente, siamo riusciti a mettere on line. L'avevo già affermato nel numero del 2004: il nostro è un cammino che, come tutti i percorsi, a volte è semplice, in pianura e, aggiungo oggi, anche in discesa (a dire il vero solo ogni tanto!), ma per lo più è accidentato e anche un po' in salita. Ma a noi piacciono le sfide e quindi andiamo avanti perché crediamo nell'enorme importanza che lo Psicodramma Analitico riveste nel campo clinico innanzitutto come particolarissimo metodo terapeutico, poi come utilissimo strumento per la formazione degli psicologi, degli psicoterapeuti, dei medici degli infermieri e delle professioni d'aiuto ed, infine, impareggiabile metodica per quell'importante prassi rappresentata dal lavoro della supervisione.

Apriamo allora questo nuovo numero presentandovi quelli che, di fatto, sono gli atti di una significativa giornata di studio che la S.I.Ps.A. ha dedicato a «Il corpo nello Psicodramma Analitico» che si è svolta a Roma l'8 novembre 2008. Le relazioni della giornata sono tutte guidate dal fil rouge del corpo nei suoi rapporti con la psiche. Nel primo articolo, il mio, ho voluto far emergere consistenti ed esistenziali quesiti: qual è il corpo della psicoanalisi e in che modo si differenzia dal corpo della medicina? Quali sono le influenze della psiche nello scatenarsi delle malattie organiche? Coniugare psicoanalisi e studi di Panikkar, quindi ispirati ad una filosofia che si apre anche modelli di pensiero orientali, per illustrare in che modo il corpo è simbolo dell'essere vivente è lo scopo dell'articolo di Cecchetti.

Il lavoro di Tagliaferri prende le mosse da un interessante caso clinico per analizzare un aspetto fisico particolare: quello della voce e delle sue possibili corporeità. Nell'articolo di Pani, l'Ego, regista delle relazioni tra corpo e mente, viene considerato una “estensione del SNC” e quindi si tributa grande importanza alle esperienze corporee infantili, talvolta drammatiche (come risulta dai casi clinici presentati), per il successivo costituirsi di problemi psichici.

I corpi delle anoressiche aprono l'articolo di Carnevali, Bruno, Errani, Gibin per raccontare di un disagio profondo nel processo di soggettivizzazione che produce gravi effetti sul corpo tanto da produrre, simbolicamente, immagini di “corpi armadio”. Lo psicodramma analitico, tra tanti tormenti, permette a queste adolescenti di entrare in contatto con i loro problemi psichici, nascosti dalle sofferenze fisiche.  

Ultimo, l'articolo di Gerbaudo si fonda sulla teoria di Lacan e, in particolare sull'elaborazione che ne fa Soler, per dire che il sintomo è sempre un evento del corpo, spinto dal reale della pulsione ed affrontabile grazie allo psicodramma che permette al soggetto di costruire un legame sociale per affrontare il suo desiderio.

 Nella seconda parte della rivista sono riportate le osservazioni emerse dalle attività esperienziali, che si sono svolte nel corso della giornata, condotte con lo psicodramma analitico che, ripeto con grande convinzione, rappresenta lo strumento principale e preziosissimo di tutti noi che abbiamo percorso un lungo “viaggio” per diventare psicodrammatisti.

 Auguro come al solito a tutti voi un buona lettura! >>

 Fabiola Fortuna

 Indice

 

 

p 7 PRESENTAZIONE di Fabiola Fortuna

p 8 RELAZIONI Fabiola Fortuna

p 9 Il corpo in psicoanalisi e psicodramma analitico Paola Cecchetti

p 15 Il mio corpo è il mio simbolo Carmen Tagliaferri

p 19 Il corpo della voce nello psicodramma analitico Roberto Pani

p 23 Il tutto e il niente del corpo: il Sé corporeo e lo psicodramma Cinzia Carnevali, Fabio Bruno, Silvia Errani, Anna Maria Gibin

p 27 Il vuoto e il pieno. Lo psicodramma analitico nei disturbi alimentari Renato Gerbaudo

p 36 Il corpo parla?

p 49 ATTIVITÀ ESPERIENZIALI: OSSERVAZIONI Ester Ferrando, Laura Scotti

p 50 Spero di giocare Nicola Basile

p 52 L'osservazione come “discorso indiretto libero” del corpo nello psicodramma Anna Lisa Scepi, Fabiola Fortuna

p 58 Paziente o terapeuta? La traversata della mattonella Antonia Guarini

p 60 Frammenti da una seduta

p 61 RECENSIONI Marzia Viviani

p 62 Miguel Benasayag, Angélique del Rey. Elogio del conflitto Claudia Parlanti

p 65 Francesco Gazzillo, Maura Silvestri. Sua Maestà Masud Khan Alessandra Corridore

p 68 Kalsched D. Il mondo interiore del trauma Rosa Vitale

p 70 Nasio J. D. L'Edipo. Il concetto cruciale della psicoanalisi Claudia Parlanti

p 72 Severina Elisabetta. Quarantatrè Gianni Erminio Squillante

p 73 Marie Balmary. Il sacrificio interdetto – Freud e la Bibbia Fabiola Fortuna

 p 74 David Safiere. L'orribile karma della formica Josè Saramago. Il viaggio dell'elefante

 

clicca qui per scaricare in .pdf il numero della rivista

 

14.08.2009

Segnalazione libro "USCIRE DAL LUTTO" di Anne Ancelin Schützenberger e Evelyne Bissone Jeufroy

Uno strumento che ci insegna a superare le perdite e i cambiamenti. Il nuovo libro di Anne Ancelin Schützenberger

Uscire dal lutto

Superare la propria tristezza e imparare di nuovo a vivere
Anne Ancelin Schützenberger - Evelyne Bissone Jeufroy


La vita è fatta di cambiamenti e di perdite di ogni tipo, per i quali dobbiamo elaborare il lutto: morte, storie d’amore finite, licenziamento o pensionamento, esilio, traslochi...Spesso non abbiamo né l’energia, né la libertà di spirito, né la capacità di prendere decisioni positive e passiamo il nostro tempo  a “ruminare”. Superare la propria tristezza e imparare a vivere di nuovo, ritrovare la pace interiore, la serenità, dare un altro senso alla propria vita: questa è la ragion d’essere di questo libro.

Per uscire dal lutto, è necessario ridarsi la carica, lasciare la presa, perdonare, accettare la perdita. Per farlo esistono delle tecniche e tutte passano per lo stesso cammino: circondarsi di amici, concedersi qualche piacere, ricostituire una scorta di “vitamine” emozionali...

Anne Ancelin Schützenberger, psicoterapista di fama internazionale è professore emerito di Psicologia all’Università di Nizza e co-fondatrice del “International Association of Group Psicotherapy”.

Evelyne Bissone Jeufroy, psicologa, è specializzata nell’accompagnamento  individuale dei quadri aziendali

COLLANA PSICHE
DI RENZO EDITORE
Pagine: 88 - Prezzo: € 12,00
ISBN: 9788883232282 - Anno di pubblicazione: Luglio 2009

 

14.08.2009

Recensione di Claudio Pogliano del libro "Cesare Lombroso cento anni dopo", a cura di Silvano Montaldo e Paolo Tappero (Utet, 2009)

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14.08.2009

Segnalazione del libro di Riccardo Dalle Luche e Simone Bertacca "L'ambivalenza e l'ambiguità nelle rotture affettive"(Franco Angeli, 2007)

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13.08.2009

Premessa al numero monografico della rivista "Studi Junghiani" dedicato a "Il trauma tra ferita e possibilità".

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8.08.2009

Introduzione al libro "Trauma e psicopatologia"(a cura di Caretti V. & Craparo G., Astrolabio, 2008).

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8.08.2009

Prefazione di Otto Kernberg del libro di Clara Mucci "Il dolore estremo. Il trauma da Freud alla Shoah"(Borla, 2008).

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Segnalazione della recensione del libro di Diane Middlebrook "Suo marito", una biografia del matrimonio tra  Ted Hughes e Sylvia Plath

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31.03.2009

Domani esce nelle librerie francesi l'ultimo libro curato da Janine  Altounian: "MEMOIRES DU GENOCIDE ARMENIEN. Héritage traumatique et travail analytique" (PUF, Paris, pag. 208, € 32,00).

  Foto: una copia del manoscritto di Vahram Altounian

Quest'opera a più voci verte sulla questione della trasmissione di un'eredità traumatica e del suo modo di essere elaborata nel corso del lavoro analitico. Essa ha la particolarità di includere, in fac simile, il manoscritto originale della testimonianza attorno alla quale essa trae origine e si organizza: il "Diario di deportazione" di Vahram Altounian, tradotto da Krikor Beledian, ricevuto e commentato da sua figlia Janine Altounian, saggista e traduttrice.

Esso mostra come, a partire da uno scritto indecifrabile per qualsiasi lettore neofita, un'esperienza traumatica che comincia a Boursa, piccola città dell'Asia minore, un <<mercoledì 10 agosto 1915>>, passi per la prova della sua traduzione, per quella della sua ricezione e della sua elaborazione soggettiva da parte di un'erede per trasmettersi e pervenire, quasi un secolo più tardi, alla presente pubblicazione a cui contribuiscono:

KRIKOR BELEDIAN, scrittore di lingua armena, "maitre de conférences" all'Inalco (Institut national des langues et civilisations orientales).

JEAN-FRANCOIS CHIANTARETTO, psicoanalista, professore di psicopatologia (Université Paris 13, UTRPP).

MANUELA FRAIRE, psicoanalista, membro ordinario della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) e dell'IPA

YOLANDA GAMPEL, psicoanalista, membro ordinario della SIP (Società Israeliana di Psicoanalisi), rappresentante per l'Europa al Consiglio Direttivo dell'IPA, professore all'Università di Tel Aviv.

RENE KAES, psicoanalista, professore emerito dell'Université Louis-Lumière Lyon 2.

REGINE WAINTRATER, psicoanalista, terapeuta familiare, "maitre de conférences" all'Université Paris 7 - Diderot.

 

 

 

24.03.2009

Ci piace segnalare questa recensione di Anna Viacava, apparsa su "L'Indice dei Libri del Mese" di marzo 2009 (n.3), del libro di Mauro Mancia "Pelosino. Storia di un serpente" (Le Brumaie, Torre del Greco, 2008, pp. 50, € 11,90).

<<Questo libro è un libro non sulla, ma nella separazione. Lo ha scritto Mauro Mancia che sull'"Indice" non ha bisogno  di presentazioni, quando il suo bambino se n'è andato per raggiungere la madre a Londra. Lui, con il dono della scrittura che lo ha accompagnato per tutta la vita, ha coltivato nella distanza il legame con il figlio in questo modo: ha cominciato a scrivere e inviargli pagine della storia di un serpente che vive a modo suo la separazione, con fughe e avventure. Filippo, il bambino, aveva tanta paura dei serpenti, così la nonna gliene aveva fatto uno morbido da tenere con sé con cui familiarizzare, e su questo il papà ha inventato questa storia a puntate, che venivano spedite settimanalmente. Il piccolo serpente protagonista ama il suo amico, il bambino che lo possiede, ma è irrequieto e curioso, non resiste alla tentazione di partire alla scoperta del mondo. Traverserà mari e deserti, incontrerà pescatori, beduini e corsari, pieno di paura ma indomito nella sua curiosità, umanissimo nel suo cercare di tenersi in equilibrio fra nostalgia, bisogno di appartenenza e fedeltà alla sua natura inquieta e avventurosa, votata alla libertà. Alla fine incontrerà di nuovo il suo amico, sull'isola delle vacanze (credo che Panarea non abbia avuto presentazione più incantevole), e all'intensità della gioia del ritrovarsi, del rinnovare i giochi comuni, seguirà questa volta un reciproco permettersi di andare, il bambino di ritorno alla scuola, in città, mentre il serpentino rimarrà sull'isola, dove sente di aver trovato casa. Mancia riesce con questo racconto a trasmettere al suo bambino tante cose che hanno a che vedere con un codice paterno, gli mostra come il dolore della separazione sia duro ma si possa sopportare, e gli indica la strada dell'apertura al mondo>>

Anna Viacava

 

   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
  24.03.2009

Segnalazione della recensione di Valentina Martinelli (apparsa su "L'indice dei Libri del Mese", n.3, marzo 2009) del libro di Hugo Bleichmar "Psicoterapia psicoanalitica. Verso una tecnica di interventi specifici" (ed. orig. 1997, trad. dallo spagnolo di Duccio Sacchi, Astrolabio, Roma, 2008, pp. 452, € 36,00).

<<In questo volume, lo psicoanalista argentino Hugo Bleichmar propone il modello teorico "modulare trasformazionale" che descrive il funzionamento psichico come una struttura modulare articolata di sistemi motivazionali, integrati fra loro nel produrre le diverse configurazioni psichiche e relazionali. Il testo disegna dapprima la cornice teorica di riferimento, che attinge al pensiero complesso di Morin, al contributo di Lichtenberg, muovendo da Freud fino alle concezioni più recenti relative all'integrazione della mente come risultante dalla sincronizzazione di sistemi di attività neurali. I termini di complessità e specificità ritornano più volte nel testo, come tensione costante che orienta la descrizione psicopatologica e le modalità di trattamento. Bleichmar affronta quindi una critica serrata all'istanza nosografica categorizzatrice, che attraverso la tendenza unificatrice di singolarità diverse ignora la peculiarità dei percorsi psicogenetici e propone strategie di intervento omologate. I capitoli centrali sono dedicati ai diversi quadri psicopatologici. L'intento è quello di elaborare una psicopatologia basata non sulla sintomatologia della psichiatria descrittiva, ma sulla comprensione dell'articolazione tra diverse "dimensioni di fondo" che vengono infine riprese in un capitolo dedicato, schematicamente riassunte nei sistemi sensuale-sessuale, narcisistico, di evitazione/riduzione del dispiacere e desiderio di attaccamento. Un elemento prezioso è dato dall'illustrazione di numerosi casi clinici, estremamente dettagliati, intessuti di riflessioni sulle modalità tecniche utilizzate. Lo stile chiaro, di notevole immediatezza nel rendere la vivacità della relazione terapeuta-paziente rende, al di là della complessità del modello teorico e dei riferimenti concettuali, la lettura stimolante e accattivante non solo per un pubblico di tecnici, ma anche per coloro che si affacciano allo studio della psicoterapia e muovono i primi passi nella stanza d'analisi>>

Valentina Martinelli

 

 

24.03.2009

Segnalazione della recensione di Alessandro Melazzini (apparsa su "Il Sole 24 ore" di domenica 22.03.2009) del libro di Marzio Barbagli "Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente" (Il Mulino, Bologna, 2009, pagg. 526, € 32,00).

<<Quando l'assaliva l'infelicità Virginia Woolf si augurava la morte. Venne accontentata al terzo tentativo di suicidio. Se fosse vissuta nel Medioevo, anziché soffrire perché vittima della depressione, forse avrebbe incolpato Satana e al suicidio non avrebbe pensato. Pare infatti che a quei tempi ci si togliesse la vita più raramente.

Con l'aumentare progressivo delle morti volontarie Emile Durkheim (1858-1917), autore del più celebre studio sull'argomento, credette di trovarne le cause nella disgregazione sociale causata dalla Rivoluzione industriale. Ma sulla stringenza delle sue tesi i dubbi sono molti, come illustra Marzio Barbagli, ordinario di sociologia all'Università di Bologna, nel suo scorrevole studio sul suicidio dal Medioevo ai giorni nostri.

A parte l'imprecisione dei concetti usati e dei dati statistici raccolti, la principale critica mossa da Barbagli al suo illustre predecessore è quella di non aver considerato le cause politiche, psicologiche e soprattutto culturali all'origine del fenomeno analizzato. Per questo motivo le categorie interpretative di Durkheim (integrazione individuo/gruppo e regolamentazione della società) non aiutano davvero a cogliere la complessità del suicidio nel passato, né tantomeno spiegano quanto avviene oggi, ad esempio nel caso degli attentati terroristici.

Diversamente da quanto ritenuto dallo studioso francese, il numero di congedi  volontari cominciò infatti ad aumentare già nel Seicento, nonostante la riprovazione cristiana verso il suicidio, radicata nella convinzione di Sant'Agostino che si trattasse di un peccato contro Dio.

Non la disgregazione sociale per via dell'industrializzazione, bensì la progressiva messa in questione delle credenze acquisite e il venir meno dei vincoli feudali contribuirono a gettare le basi culturali per una concezione più individualista della propria esistenza: di qui l'aumento dei suicidi.

Ma per Barbagli è soprattutto in Oriente che le tesi durkhamiane scricchiolano. Non è vero ad esempio che le vedove indiane use a seguire il marito sulla pira lo facciano perché obbligate dalla "stretta subordinazione dell'individuo al gruppo". Piuttosto i motivi vanno ricercati nella complessità della cultura indiana, secondo cui il suicidio rituale per la donna che ha perso il marito è soprattutto un fulgido modello di virtù muliebre a cui tendere. E nemmeno al terrorista che si fa esplodere può applicarsi l'etichetta del "suicidio altruistico" elaborata a fine Ottocento da Durkheim, così come non se ne capiscono i motivi riconducendoli a povertà economica, mero fanatismo o labilità psichica. Per Barbagli chi ignora il sentimento di ingiustizia coltivato dal suicida orientale, nonché la convinzione di immolarsi per una nobile causa, rimane cieco di fronte ai motivi di un tale estremo gesto>>.

Alessandro Melazzini

 

 

13.03.2009

In occasione della pubblicazione del libro di Allan N. Schore "La regolazione degli affetti e la riparazione del sé" (Astrolabio, 2008) pubblichiamo il contributo di Eric Stremmler "La teoria neuropsicoanalitica del trauma di Allan Schore".

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  10.02.2009

Recensione del numero monografico dedicato alla "Bioetica" della Rivista Italiana di Gruppoanalisi (n.1/2008).

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10.02.2009

Segnalazione della recensione di Francesco Cassata dei libri sulla storia del manicomio di Racconigi: "Effimeri entusiasmi, quotidiane sofferenze. La fondazione del manicomio di Racconigi (1871)" (Araba Fenice, Boves, 2008, pp. 182, € 14) a cura di Massimo Moraglio e "La guerra dei matti. Il manicomio di Racconigi tra fascismo e liberazione" (Araba Fenice, Boves, 2008, pp. 172, € 14) di Massimo Tornabene.

(fonte: "L'Indice dei libri del mese" di febbraio 2009 (n.2/2009)

<<Fondato nel 1871, il manicomio di Racconigi è stato per oltre un secolo l'ospedale dei "matti" per l'intera provincia di Cuneo. La casa editrice Araba Fenice inaugura la nuova collana "Assistenza, medicina, società" dedicando alle vicende dell'ospedale psichiatrico due volumi. Il primo curato da Moraglio, consiste in una raccolta di documenti relativi al processo di costituzione del manicomio, da cui emerge in particolare la figura del conte Giovanni Battista Michelini e il suo progetto di portare a Racconigi il modello terapeutico alternativo rappresentato, in quegli anni, dalla colonia agricola di Gheel in Belgio.

Il volume di Tornabene è un'approfondita ricerca storiografica che punta lo sguardo sul manicomio di Racconigi durante la seconda guerra mondiale. Quasi tremila uomini, donne ebambini, tra il 1938 e il 1947, hanno varcato la soglia dell'ospedale: vittime di malattie mentali, epilessia, sifilide, degenerazioni familiari, precarietà sociale. Il manicomio provinciale di Cuneo internò inoltre anche presunti sovversivi antifascisti, soldati vittime di allucinazioni, sfollati colpiti dai bombardamenti aerei, sbandati dell'8 settembre 1943, valligiani traumatizzati dalle ritorsioni nazifasciste. Affrontando la mole quantitativa e qualitativa delle cartelle cliniche con efficace disinvoltura, la vicenda presenta una notevole rilevanza storiografica: si tratta infatti del primo lavoro che studia l'intera popolazione di un manicomio italiano durante l'arco cronologico della seconda guerra mondiale. Convitato di pietra è innanzitutto il fascismo, analizzato, a partire da quella "follia di mezzo", così segnata dalla presenza, confusa e disordinata, delle parole d'ordine, dei valori e dell'ideologia del regime. Come nel caso del bracciante agricolo monregalese, rinchiuso perché "responsabile di offese all'indirizzo di S.E. il Capo del Governo", o di coloro che finiscono in manicomio perché giudicati esplicitamente antifascisti e sui quali si esercita l'attento controllo delle forze dell'ordine. Ma il fascismo non è, per gli internati, solo lo sfondo di deliri di persecuzione o lo strumento di repressione delle loro libertà. In alcuni casi l'adesione al regime e ai suoi valori guerrieri può diventare anche ragione per reclamare il massimo di riguardo. Accanto al fascismo è ovviamente il conflitto a costituire lo sfondo del libro. Quella guerra che si esprime nei deliri e nelle sofferenze dei ricoverati, ma anche nell'uso dell'elettroshock da parte degli psichiatri, come strumento per valutare i casi di autolesionismo. Un conflitto nel quale il manicomio rischia persino di diventare il luogo della salvezza. Come per Igor V., un bambino ebreo di sette anni, che, grazie al ricovero per "afasia posttraumatica", provocata da uno choc da esplosione, riuscirà a salvarsi dalla deportazione ad Auschwitz>>.

 

  21.01.2009

Segnalazione recensione di David Bidussa sul libro di Francesco Cassata "La difesa della razza".

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21.01.2009

Segnalazione della recensione di Giovanni Borgognone "La memoria della Shoah"

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1.01.2009

Anticipazione della pubblicazione del libro "Mémoires du Génocide arménien. Héritage traumatique et travail analytique".

Il libro raggruppa, attorno al Diario di deportazione di Vahram Altounian, scritti di    Janine Altounian,  Krikor Beledian, Régine Waintrater, Jean François Chiantaretto, Manuela Fraire, Yolanda Gampel e René Kaes sulla questione della trasmissione di una tale eredità traumatica e delle sue modalità di elaborazione nel corso del lavoro analitico.

 (in uscita per le Presses Universitaires Françaises nell'aprile 2009).

Questo libro si propone come modello di un genere di pubblicazioni il cui proposito è quello di mostrare come un'esperienza traumatica si trasmetta per messo di uno scritto indecifrabile per qualsiasi lettore abituale, e passi la prova della sua traduzione, della sua elaborazione per raggiungere, a quasi un secolo di distanza, i nostri commenti e questa pubblicazione. Questo libro ha l'originalità di contenere in fac simile il manoscritto originale della testimonianza attorno alla quale si organizza l'opera.

 

  Foto: una copia del Diario di deportazione di Vahram Altounian

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

1.01.2009

   Buon 2009!