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    "IL LAVORO DELL'INTERPRETAZIONE"

Foto: un momento dell'incontro

Incontro con Dana Birksted-Breen

 

 Riportiamo in questa pagina il resoconto dell'incontro con la psicoanalista inglese tenutosi a Roma presso la cattedra di neuropsichiatria Infantile dell'Università La Sapienza, nel contesto del Corso di Psicoterapia Psicoanalitica del bambino, dll'adolescente e della coppia (ASNE- SIPsIA), il giorno 12 aprile 2008.

 

 

 

 


 

 Dana Birksted-Breen è attualmente "co-editor in chief" dell'International Journal of Psychoanalysis. Svolge pratica privata come psicoanalista didatta e collabora attivamente all’organizzazione del training del British  Institute  of Psycho-Analysis. Dal 2000 è General Editor della New Library of Psychoanalysis. Dal 1993 al 2000 ha diretto  la rubrica di recensioni dello “International Journal of Psycho-Analysis”. E’ stata ricercatrice presso l’Università del Sussex.

Le sue maggiori pubblicazioni sono

The Birth of a First Child: Towards an Understanding of Femininity (Tavistock Publications,1975)

Talking with Mothers (Jill Norman,1981, and Free Association Books,1989)

The Gender Conundrum: Contemporary Psychoanalytic Perspectives on Femininity and Masculinity (Brunner-Routledge, New Library of Psychoanalysis,1993)

Ha vinto un premio internazionale per il suo lavoro Phallus, Penis and Mental Space in 1995 (published in the International Journal of Psychoanalysis, 1996, vol.77, Part 4)

 

 

 

        Dana Birksted-Breen  introduce il suo intervento parlando del concetto di lavoro che in psicoanalisi viene usato per descrivere un processo che avviene nel corso del tempo, mescolando fattori consci ed inconsci, per indurre una trasformazione. E' in questo senso che parliamo di lavoro del lutto, o di elaborazione. Il lavoro onirico rappresenta un caso particolare di lavoro in cui una situazione emotiva pressante viene trasformata in una rappresentazione grafica usando situazioni ed immagini recenti disponibili, cioè i residui diurni. Il lavoro del sogno a volte porta con sé spostamenti mentali nel paziente, anche prima che esso sia compreso consciamente. In questo senso il lavoro del sogno non è solamente un processo di trasformazione e di rappresentazione grafica, ma è anche un processo di elaborazione della sofferenza psichica. Dana Birksted-Breen, in questo intervento, propone di inserire il lavoro dell'interpretazione in questa categoria. In letteratura  il lavoro dell'interpretazione è riferito al lavoro conscio che l'analista fa nel fare un'interpretazione e alle volte anche all'effetto che l'interpretazione ha sul paziente. Secondo la Birksted-Breen, però, ciò che potrà entrare in un'interpretazione comprende anche molti fattori inconsci. Come il lavoro onirico, il lavoro dell'interpretazione, che porta a fare l'interpretazione, si compone di una serie di processi di trasformazione attraverso metonimie e metafore. Fare un'interpretazione comprende anche naturalmente degli elementi consci, ma con il termine di lavoro dell'interpretazione la Birksted-Breen pone l'accento su quella parte del lavoro che è meno conscia e sulla continua elaborazione conscia-inconscia della situazione da parte dell'analista. Sottolinea anche il concetto di processo, il lavoro piuttosto che l'interpretazione vera e propria che alla fine viene fatta.

In questi ultimi anni, secondo la Birksted-Breen, gli analisti sono diventati molto bravi nel descrivere le collusioni e gli enactements inconsci dell'analista e si è scoperto che essi ci danno delle informazioni preziose sul mondo interiore del paziente e sui suoi meccanismi di difesa quando l'analista riesamina ciò che è successo dopo che è successo. La Birksted-Breen pensa che a volte questa attenzione per gli enactements dell'analista abbia eclissato l'importanza del ruolo dell'analista in quanto recettore di comunicazioni inconsce provenienti dal paziente, ed abbia anche eclissato l'importanza di quel tipo particolare di attenzione che massimizza la ricettività a questi tipi di comunicazione.

L'aspetto rivoluzionario del metodo freudiano non sta solo nella richiesta che il paziente faccia delle libere associazioni, ma, con pari importanza, anche nel fatto che l'analista usa i propri processi mentali inconsci al servizio della terapia del paziente. Scrive Freud nel 1912 che l'inconscio del medico è capace di stabilire questo stesso inconscio che ha determinato le associazioni del malato a partire dai derivati dell'inconscio che gli sono comunicati. E nello stesso articolo Freud raccomanda l'uso dell'attenzione fluttuante uniforme. Nel 1923 lo dice con ancora maggiore forza quando scrive che il comportamento più opportuno da parte del medico analizzante è di abbandonarsi alla propria attività mentale inconscia con un'attenzione fluttuante uniforme, evitando possibilmente la formulazione di aspettative coscienti senza volersi fissare particolarmente nella memoria alcunché di ciò che ode per cogliere così l'inconscio del paziente con il suo stesso inconscio.

Anche se gli analisti aderiscono formalmente al concetto dell'attenzione fluttuante uniforme, alla Birksted-Breen sembra che questo concetto non riceva l'attenzione e non trovi il posto che gli spetta come elemento essenziale del progresso dell'analisi e che corra il rischio di scomparire se l'attività interpretativa è eccessiva. Questo tipo di attenzione fa parte del setting che ha alla base la richiesta di aiuto del paziente e l'impegno dell'analista a ricevere le comunicazioni senza agire. Viene così allestita una scena perché possa avvenire una comunicazione inconscia fin dal momento in cui il paziente varca la soglia dello studio. E' proprio perché paziente ed analista condividono questo setting, seppure in modo asimmetrico, che l'analista può usare il suo inconscio insieme ai propri processi psichici. Ciò non significa che tutti gli analisti funzionino allo stesso modo e con le stesse associazioni con il loro paziente. Ogni analista dispone di uno schema di riferimento implicito, come dice Madeleine Baranger, che fa parte del campo analitico.

La Birksted-Breen ritiene anche che le interpretazioni pensate, ma non dette dall'analista facciano parte del setting. Il setting, infatti, non è dato solo da analista e paziente che si incontrano in date prefissate in un certo luogo, ma comprende anche l'impegno dell'analista ad usare i propri processi di pensiero sia all'interno che all'esterno delle sedute. Nelle sedute l'analista subisce le proprie potenti difese, il che alle volte significa che l'interpretazione appropriata risulta disponibile solo dopo che il paziente è uscito dallo studio. La Birksted- Breen fa notare che il metodo che per Freud l'analista dovrebbe adottare, e cioè l'abbandonarsi alla propria attività mentale inconscia, è un metodo ricettivo-femminile, opposto al metodo dell'ipnosi, che egli praticava all'origine, in cui il medico agisce su un paziente passivo. Grubrich-Simitis scrive di Freud: <<Ascoltare con concentrazione e pazienza la persona in terapia qualunque cosa dica, corrisponde a farla entrare dentro di sé>>. Questo atteggiamento femminile-ricettivo di solito non viene attribuito a Freud, che invece è stato spesso descritto come una persona che ha rimosso il proprio lato femminile, ed è interessante che si assista al ritorno del rimosso proprio nella sua stanza analitica.

Rispetto ai tempi di Freud tecniche più attive hanno guadagnato terreno all'interno dei diversi modelli. Per esempio negli Stati Uniti Brenner propone addirittura che gli analisti, che ancora credono che l'attenzione fluttuante uniforme sia l'atteggiamento analitico adatto, sbagliano nel citare Freud a conferma della loro convinzione. La spiegazione che egli dà è che Freud, sin dal 1925, ha riconosciuto l'importanza di ascoltare l'interscambio tra desideri e difese. Anzi, è stato addirittura detto che è necessario un tipo diverso di attenzione quando il fulcro passa dall'analisi dell'Es all'analisi delle difese dell'Io. Questo cambiamento avviene anche quando si ascoltano e si analizzano fenomeni psicotici in cui la scissione dell'Io e dell'oggetto e le loro complesse interazioni diventa il centro dell'analisi. Si potrebbe dire con Carlson, che ha analizzato il dibattito svoltosi negli Stati Uniti tra coloro che sostengono l'importanza dell'attenzione fluttuante uniforme e coloro che la considerano una tecnica obsoleta, che la maggior parte di noi per la maggior parte del tempo oscilla tra attenzione fluttuante uniforme e concentrazione. Comunque la Birksted-Breen pensa che ciò nasconda alcune differenze importanti. La Breen pensa che teorie diverse e diversi modi di lavorare possono essere caratterizzati dal tipo di attenzione di solito preferito dall'analista, che sia concentrato o che sia fluttuante, da quanto spazio l'analista dà allo sviluppo dei propri processi inconsci, e dalla misura in cui l'analista crede che l'interpretazione debba essere filtrata dai suoi processi secondari e comunicata al paziente perché egli la usi nei suoi processi secondari.

Quando un analista si concentra sulle manovre difensive immediate, è necessaria anche un'elaborazione più cosciente dell'interazione col paziente, sebbene anche in questo caso ci sia sempre una certa dose di attenzione fluttuante uniforme, dal momento che il setting psicoanalitico comporta sempre un certo livello di ascolto che sospende la reazione immediata e raccoglie indicazioni a un livello meno conscio. Tuttavia ci sono notevoli differenze tra gli analisti su questo punto.

  

Bion con il concetto di 'reverie' torna all'atteggiamento mentale originariamente prescritto da Freud. Nella sua raccomandazione agli analisti di evitare ricordi e desideri, è vicino alla raccomandazione di Freud di evitare la formulazione di pensieri coscienti senza volersi fissare particolarmente nella memoria alcunché di quello che ode. La Birksted-Breen pensa che questo stato sia anche quello descritto dai due analisti francesi Botella & Botella quando parlano del lavoro della rappresentazione ("Le travail de la figurabilité") e si riferiscono a un tipo di pazienti che non hanno rappresentazioni ( riconducibili alla funzione alfa di Bion) per i quali l'analista si deve prestare a svolgere questo lavoro per quello che loro chiamano il doppio. Secondo il modo in cui la Breen intende la loro posizione, essi propongono che l'analista riceva le comunicazioni inconsce e svolga il lavoro di figurazione. Grinberg lo dice chiaramente quando afferma che l'atteggiamento ricettivo dell'analista si rivela nel suo consentire di essere invaso dalle angosce e dalle fantasie psicotiche dell'analizzando, contenendole in modo da poter sentire, pensare e condividere le emozioni contenute in queste proiezioni come se facessero parte del suo sé quale che sia la loro natura (odio assassino, paura della morte, terrore catastrofico). La Breen pensa che l'attenzione per le manovre difensive, che richiede un'attenzione più concentrata, possa farci dimenticare l'importanza del modo particolare di attenzione che Freud chiamava fluttuante uniforme che consente la massima recettività alle comunicazioni inconsce non solo provenienti dall'inconscio del paziente, ma anche da quello dell'analista e che viene prima che si possa fare un'interpretazione. La Breen illustra poi un caso clinico, che per motivi di privacy non possiamo qui riferire, per mostrare come questo faccia progredire l'analisi.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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