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Chronology

 

CONGRESSI 

I semestre 2007

  Questo servizio di informazione sugli eventi ECM deve necessariamente fare i conti con l'ingente mole di eventi accreditati e, soprattutto, in fase di accreditamento per il 2007. Pertanto, abbiamo operato una selezione, forzatamente 'arbitraria', di congressi che ci sono sembrati maggiormente attinente alla formazione psicoterapica. Mano a mano che un evento sarà accreditato, verrà aggiornata la sua scheda completa del punteggio assegnatogli. Per gli eventi formativi che non compaiono nel sito ECM-sanità (http://ecm.sanita.it) verrà indicata la fonte informativa  (a fondo pagina).                                                                                           

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Eventi ECM  PRIMO SEMESTRE 2007 in attesa di accreditamento:   
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Milano, 9.06.2007 "ANORESSIA - BULIMIA IL CORPO COME TEATRO DELLA MENTE"; Sede: FONDAZIONE CARIPLO - VIA VERDI 10 (INGRESSO DA VIA ROMAGNOSI 6) - MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it Fees= euro 132,00.

Organizzato da:
Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti

 

 

Sabato 9 giugno 2007

 

Sede: Fondazione Cariplo - Via Verdi 10 , Milano

                                  (ingresso da via Romagnosi 6)

 

 

 

 

 

 

 

Segreteria organizzativa

Daniela Pallavidino, Nella Vignoli

Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti
Via F. Corridoni 38 - 20122 Milano - Italia
Tel (+39) 0255012281 - Fax (+39) 025512832

cmp.spi@fastwebnet.it - www.cmp-spiweb.it

 

 

 

 

 

 

 

 

PROGRAMMA:

 

SABATO 9 giugno 2007

TITOLO: ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 9.30 – 9.45

Tipo: A - Lezioni magistrali

 

Titolo: apertura e presentazione del Convegno

 

Docenti: Patrizia Gammaro Moroni, Giampaolo  Kluzer

Abstract: I disturbi dell’alimentazione rappresentano una patologia così grave e diffusa da poter essere considerata un vero e proprio male sociale. Il convegno  ha come obiettivo  l’approfondimento e lo studio di questa profonda sofferenza psico-somatica. La discussione scientifica  verterà  sui modelli interpretativi e sulle modalità terapeutiche più adeguate per affrontare questo disagio nelle  varie fasce d’età. A tale scopo  interverranno esperti in varie discipline: psicoanalisi, psicologia sociale,,neurobiologia, neuropsichiatria.

 

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TITOLO: ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 9.45 – 10.30

Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato

 

Titolo: L’Anoressia e la Bulimia nel transfert

 

Docente: Dana Birksted-Breen

 

Abstract: Questo lavoro sarà centrato sui problemi  relazionali  che emergono nel corso del trattamento analitico con i pazienti che soffrono di disturbi alimentari.

L’autrice esaminerà le profonde implicazioni affettive che starebbero alla base dell’anoressia e della bulimia.

Tali implicazioni affettive risultano evidenti nelle differenti  modalità di relazione che le anoressiche e le bulimiche instaurano con il terapeuta, tendendo le prime a trascinare il terapeuta in una sfida rabbiosa che riguarda la negazione dei loro bisogni, mentre le bulimiche tendono a fagocitare qualunque intervento terapeutico nullificandolo.

 

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TITOLO: ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 10.30 – 11.00

Tipo: D - Confronto/dibattito tra pubblico ed esperto/i guidato da un conduttore ("l'esperto risponde")

 

Titolo: Discussione

 

Docente: Dana Birksted-Breen

 

Abstract: Verrà dibattuto il tema appena presentato.

 

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Ore: 11.00 – 11.15     INTERVALLO

 

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TITOLO: ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 11.15 – 12.00

Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato

 

Titolo: Conflitti,conflittualità,movimenti di metamorfosi

 

Docente: Colette Combe

 

Abstract: Si vorrebbe dimostrare come il conflitto giocato nella trattamento terapeutico con i pazienti affetti da disturbi alimentari abbia una modalità quasi da psicodramma, che esprime una conflittualità psichica di grave intensità.

I terapeuti devono essere in grado di aspettare il tempo necessario, perché la  grave conflittualità psichica, legata ad un’esperienza di  stress e ad una  grave angoscia che si esprime nello psico-soma, possa lentamente essere elaborata.

Il terapeuta quindi deve essere in grado di condividere il caos e la confusione che regnano nel mondo interno di questi pazienti.

Se questo percorso riesce, il paziente potrà “disintossicarsi” dall’uso coatto e ossessivo del cibo.

 

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TITOLO: ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 12.00 – 12.30

Tipo: D - Confronto/dibattito tra pubblico ed esperto/i guidato da un conduttore ("l'esperto risponde")

 

Titolo: Discussione

 

Docente: Colette Combe

 

Abstract: Verrà dibattuto il tema appena presentato.

 

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Ore: 12.30 – 14.00     PAUSA PRANZO

 

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TITOLO: ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 14.00 – 16.00

Tipo: C - Tavola rotonda con dibattito tra esperti

 

Titolo: Punti di vista a confronto

 

Presiedono: Patrizia Gammaro Moroni, Giampaolo Kluzer

 

Intervengono: Stefano Erzegovesi,   Paolo Inghilleri,   Romana Negri

 

Abstract: Erzegovesi parlerà di Neurobiologia dei disturbi dell’alimentazione: saranno affrontati alcuni temi salienti in merito alla neurobiologia dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), secondo il seguente percorso didattico:

- Cenni di classificazione dei DCA: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbi alimentari Non Altrimenti Specificati.

- Effetti biologici della denutrizione e sintomi psico-fisici nell’anoressia nervosa.

- DCA e fisiopatologia dei meccanismi di regolazione di fame e sazietà.

- Concetto di “dieta” ed effetti neurobiologici della dieta in corso di DCA.

- Sintomi di DCA in una prospettiva evoluzionistica: mangiare meno come meccanismo di neuroprotezione.

- Dalla neurobiologia alla terapia: cenni di terapie biologiche/farmacologiche in corso di DCA

 

Inghilleri tratterà il tema Fame e digiuno:aspetti transculturali.  L’intervento si svilupperà su due linee. Da un lato verranno esposte le più recenti teorie inerenti il rapporto tra concezioni e pratiche tradizionali legate al cibo, al digiuno, all’alimentazione rituali nelle diverse culture e sviluppo di una persona adeguata, avente una identità ben costruita e connessa ai valori della società di appartenenza. Particolare attenzione verrà data all’analisi delle interpretazioni “locali” di un disturbo nel rapporto individuo/alimentazione e delle relative pratiche di cura e intervento.

Un secondo aspetto riguarda la nascita di nuove e recenti forme di patologie alimentari nelle società non occidentali. Si analizzerà e si interpreterà in termini psicosociali e antropologici la comparsa di disturbi correlata al miglioramento della situazione economica, alla scomparsa di problemi di sussistenza e alla modernizzazione in paesi di recente sviluppo.

 

Negri parlerà di Alimentazione nel primo periodo di vita: è noto come in particolare nel primo periodo di vita sia impossibile separare le componenti biologiche da quelle mentali: “il neonato sente con il proprio corpo e attraverso lo stesso comunica” (Negri 1983). Assume dunque un peculiare significato tutto quanto si riferisce alla funzione alimentare, che non riguarda solamente la crescita e il benessere fisico del piccolo, ma assume un importante significato per quanto si riferisce alla componente psicologica. Per questo è  opportuno considerare le caratteristiche che riguardano l’alimentazione del bambino sano.

Da oltre 30 anni (Fau 1973) vengono da più parti formulate correlazioni tra problematiche alimentari in epoca neonatale e anoressie massive precoci o anche tardive.

Il problema va considerato tenendo soprattutto conto di tre aspetti, riguardanti: il neonato, la madre, la coppia madre-neonato.

*Il neonato: l’8 per cento di neonati necessita di un ricovero ospedaliero ( la maggiore percentuale riguarda i neonati gravemente pretermine) Questi bambini per problemi di carattere assistenziale sono sottoposti a pratiche mediche traumatiche e che riguardano in larga misura la sfera oroalimentare.

* La madre. E’nota la vulnerabilità della donna nel periodo post natale e il rischio dell’instaurarsi di un vero e proprio quadro depressivo. Il rischio è maggiore quando i genitori vivono l’esperienza traumatica del ricovero del loro figliolo in un reparto di terapia intensiva. Vi è correlazione tra la depressione materna e precocissime problematiche alimentari del figlio.

*La coppia madre-bambino. Tenuto conto di quanto sopra sottolineato, è evidente come sia significativo considerare l’interazione tra i due componenti la coppia per individuare aspetti della relazione precoce che possono essere di  interferenza nell’instaurarsi di una soddisfacente funzione alimentare del figlio.

Il lavoro esplora finemente le situazioni riguardanti i tre componenti sopra descritti per evidenziare i fattori di rischio più significativi riguardanti l’esordio precoce di disordini alimentari nel bambino cercando anche di stabilirne gli aspetti prognostici.

 

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Ore: 16.00 – 16.30     INTERVALLO

 

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TITOLO:
ANORESSIA – BULIMIA. Il corpo come teatro della mente

 

Ore: 16.30 – 18.30

Tipo: G – Lavoro a piccoli gruppi su problemi e casi clinici con produzione di rapporto finale da discutere con esperto

 

Titolo: Gruppi di lavoro simultanei

 

Docenti:

Giuliana Barbieri Rodini

Silvia Fornari

Katharina Schweizer

Diomira Petrelli

Maria Teresa  Palladino

Simonetta Diena

Barbara Serrati

Valeria Egidi Morpurgo

 

Abstract: I singoli gruppi lavoreranno sui seguenti temi

 

·         La relazione primaria madre bambino : La possibilità di coniugare il pensiero di Winnicott con i dati dell'Infant Research consente di cogliere gli aspetti cruciali dell'incontro tra il bambino e le persone che si occupano di lui, fin dai primi giorni dopo la nascita. Con il gruppo verranno esplorati questi aspetti che sono cruciali poichè, ponendosi come crocevia tra realtà esterna e realtà interna, determinano la qualità della dimensione relazionale dentro cui il bambino prende la propria forma. Saranno portati  alcuni esempi che mostrano la delicatezza dei momenti in cui il bambino prende il latte o le prime pappe, di come facilmente possano addensarsi ansie intense, e di come, altrettanto facilmente, si possano dissolvere.

 

·         I disturbi alimentari nel bambino in età scolare: il seminario verterà sul tema dei disturbi alimentari in età di latenza. Verranno esposti, utilizzando materiale clinico, gli aspetti peculiari di esordio e le caratteristiche dei quadri di anoressia ad insorgenza precoce. Verranno inoltre discusse le modalità di intervento terapeutico specifiche, volte alla presa in carico del bambino e della coppia genitoriale.

 

·         Aspetti perversi nei disturbi alimentari in adolescenza : “Non penso che a quello.” Questa frase ambigua è il Leitmotiv dei disturbi alimentari, indipendentemente se sono di tipo restrittivo o bulimico/evacuativo. A livello cosciente la frase si riferisce al cibo, l’ambiguità dell’espressione invece rinvia a fantasie sessuali, fantasie o meglio  fantasmi che si collocano nel registro primitivo e perverso. L’adolescenza rivela le difficoltà di dipendenza rimaste fino allora latenti, rivela anche la sessualizzazione del corpo e delle relazioni edipiche non risolte. Dipendenza e sessualizzazione rendono difficile il  completamento dei processi identificatori. Là dove esiste inoltre una vicinanza eccessiva tra uno dei genitori e il/la bambino/a, vale a dire un clima incestuoso, con la pubertà questa vicinanza viene sessualizzata. In questa situazione potenzialmente traumatica, i limiti e le differenze fra le generazioni diventano vaghi.  L’adolescente, per ristabilire i limiti e per prendere le distanze sia da quel genitore sia dal suo corpo pericoloso, attacca entrambi in uguale misura.

In questo intervento si tenta di affrontare un aspetto specifico dei disturbi alimentari, il legame tra il funzionamento mentale di pazienti affetti da anoressia o bulimia e l’organizzazione di personalità perversa. Tramite la riflessione sul materiale clinico  si cercherà di evidenziare la funzione del sintomo anoressico e/o bulimico nella dinamica dipendenza/sessualizzazione e la sua relazione con i processi di identificazione e con il funzionamento mentale di tipo perverso.

 

·         Fantasie di funzionamento corporeo e modalità difensive: Il lavoro intende affrontare il tema della qualità e della funzione di alcune fantasie sul funzionamento corporeo presenti in pazienti con gravi disturbi dell’alimentazione. Verranno presentate e discusse alcune sequenze di materiale clinico, tratte dal trattamento psicoanalitico di due giovani pazienti, al fine di illustrare il collegamento di tali fantasie con specifiche modalità difensive delle pazienti, nonché il loro uso e la loro eventuale evoluzione nel transfert.

 

·         Madri e Figlie: corpi e menti da districaresi propone alcune riflessioni sul tema della separazione all’interno di una relazione molto intricata tra madre figlia. Ciò che è emerso durante l’analisi di adolescenti e di giovani donne, ma anche dal lavoro di supporto alle madri di ragazze con disturbi nella sfera alimentare è che, in questi casi casi, alcuni aspetti del legame molto intricato erano funzionali e rispondevano ai bisogni di entrambi i membri della coppia durante l’infanzia, ma diventavano seriamente inadeguati quando si entrava in adolescenza. I nuovi bisogni legati allo sviluppo davano così ragione di una profonda crisi caratterizzata da una sintomatologia seria, spesso di tipo anoressico,  nella giovane donna. L’osservazione clinica dimostra come per molti anni la coppia madre- figlia proceda tra momenti di rottura ed altri di riavvicinamento in un doloroso processo che dovrebbe portare alla separazione. Di qui l’importanza per l’analista di acquisire una nuova prospettiva in cui i passi fatti da entrambe, madre e figlia,  le fasi dell’analisi, e anche differenti terapie possono essere considerate e viste in un continuum che  porta a pensarle come tappe di un unico processo  verso la separazione.

 

·         Il senso di vuoto nella bulimia :  I disturbi dell’alimentazione non sono mai stati semplici da definire né da curare. L’incremento vertiginoso di queste patologie negli ultimi anni ha reso sempre più evidente la complessità dei loro sintomi e la molteplicità di significato. Soprattutto interessante appare il recentissimo fenomeno dell’insorgenza di tali disturbi in individui adulti, spesso di mezza età, quasi sempre ma non esclusivamente di sesso femminile. Spesso all’origine vi è un grave evento traumatico, una separazione od un lutto. Le persone che soffrono di tali disturbi sentono di non avere alcuna possibilità efficace di comunicazione con il mondo esterno. Vivono il loro stato di abbandono con profonda vergogna e solitudine, spesso aggravato dalla rimozione o dell’evento traumatico in sé, o delle conseguenze emotive di tale evento. La modalità concreta e non-verbale con cui questi pazienti agiscono, li costringe in una coazione a ripetere difficile da interrompere. La paziente ricostruzione dei microtraumi cumulativi può permettere di  trasformare l’agire in pensare, l’espellere in conservare e accedere ad una dimensione interna più stabile. Riuscire a considerare le parole anziché il cibo strumenti utili per comunicare invece di sentirsi persi, frustrati o attaccati, significa aiutare lo sviluppo di una capacità di comunicazione che riconosce la presenza dell’altro e la possibilità di sviluppare introiezioni e proiezioni soddisfacenti.

 

·         Ossessività e Compulsione nell’anoressia  : si focalizza l’attenzione sugli aspetti ossessivi e compulsivi presenti nella patologia anoressica. Le azioni quotidiane, zone routinarie e neutre della vita, vengono caricate di affetti e di contenuti simbolici che rendono pericoloso ogni luogo e ogni situazione. Da qui la necessità di un rigoroso controllo su ogni azione, anche la più banale.

Una riflessione sarà fatta anche sul “disgusto” suscitato da alcune sostanze, apparentemente innocue.

 

·         L’integrazione tra clinica psicoanalitica e interventi di tipo medico: La terapia psicoanalitica e la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico possono trovare forme di integrazione con l’approccio medico (nutrizionale, dietetico, cognitivo-comportamentale, ecc) nella terapia dei disturbi alimentari. Una collaborazione sul caso è possibile a partire dal  riconoscimento delle competenze differenti e specifiche. Si daranno esempi di casi in cui  lo psicoanalista può integrare nel  trattamento clinico l’intervento del medico (nutrizionista,  internista,   endocrinologo ecc.)   nel setting psicoanalitico o psicoterapico,  perché considera il  trattamento medico come aspetto del setting stesso. Infatti in questa ottica  l’intervento medico è diretto a permettere il controllo conscio dei comportamenti alimentari patologici, così da tendere pensabile e problematizzabile  l’uso dell’azione compulsava come via di scarico delle ansie. Le ansie sono aspetti mentalizzabili e trasformabili con l’approccio psicoanalitico.  

 

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Ore: 18.30 – 19.00     Verifica con questionario

 

 

Casalecchio di Reno (BO), 8.06.2007 "LA DIMENSIONE STORICA E NARRATIVA NEL LAVORO PSICHIATRICO"; Sede: AULA MAGNA AUSL - VIA CIMAROSA, 5 - CASALECCHIO DI RENO BO; Info: info@mccstudio.org ; Fees= euro 20,00.
PROGRAMMA PRELIMINARE

 

Venerdì 8 giugno

 

 

8.30                 Registrazione dei partecipanti

 

9.00                 Saluto di apertura ed introduzione ai lavori

Marco Monari (Bologna)

                       

 

                        I sessione

 

9.15                 La psichiatria nell’Italia del Novecento prima della 180

                        ValeriaPaola Babini

 

11.00               Presentazione e discussione di casi clinici

Valeria Paola Babini, Marco Monari

 

13.00               Pausa

                       

                        II sessione

 

14.00               Lavori a piccoli gruppi sul tema presentato

                        Conduttori: Maria Grazia Beltrami, Aurelio Bonatti, Cecilia Neri

 

16.30                             Pausa

 

16.45               Presentazione dei lavori

 

18.00               Questionari di valutazione ECM

 

18.15               Conclusione e chiusura dei lavori

 


 

 

 

 

Venerdì 28 settembre

 

 

8.30                 Registrazione dei partecipanti

 

9.00                 Saluto di apertura ed introduzione ai lavori

Marco Monari (Bologna)

 

 

                        I sessione

 

9.15                 Storia e narrazione: memoria, idee, individui

                        Fulvio Cammarano

 

11.00               Presentazione e discussione di casi clinici

                        Fulvio Cammarano, Marco Monari

 

13.00               Pausa

 

                        II sessione

 

14.00               Lavori a piccoli gruppi sul tema presentato

                        Conduttori: Maria Grazia Beltrami, Aurelio Bonatti, Cecilia Neri

 

16.30               Pausa

 

16.45               Presentazione dei lavori

 

18.00               Questionari di valutazione ECM

 

18.15               Conclusione e chiusura dei lavori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Venerdì 16 Novembre

 

 

8.30                 Registrazione dei partecipanti

 

9.00                 Saluto di apertura ed introduzione ai lavori

Marco Monari (Bologna)

 

 

                        I sessione

 

9.15                 Narrative in psychiatry and psycotherapy: the evidence

                        Jeremy Holmes

 

11.00               Presentazione e discussione di casi clinici

                        Jeremy Holmes, Marco Monari

 

13.00               Pausa

 

                        II sessione

 

14.00               Lavori a piccoli gruppi sul tema presentato

                        Conduttori: Maria Grazia Beltrami, Aurelio Bonatti, Cecilia Neri

 

16.30               Pausa

 

16.45               Presentazione dei lavori

 

18.00               Questionari di valutazione ECM

 

18.15               Conclusione e chiusura dei lavori

 

 

COME SI PUO’ EVINCERE DAL PROGRAMMA ALLEGATO IL PROGETTO FORMATIVO SI SVOLGE IN TRE GIORNATE. NON CI E’ POSSIBILE ACCREDITARE REGOLARMENTE L’EVENTO IN QUANTO IL PROGETTO ECM TERMINERA’ IL PERIODO DI PROROGA DELLA SPERIMENTAZIONE ECM.

 

 

 

 

 

 

 

 

SEDE

Aula Magna, AUSL Bologna Sud

Via Cimarosa 5

Casalecchio di Reno (BO

 

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

MCC srl

Via S.Stefano 57

40125 Bologna

info@mccstudio.org

 

ELENCO MODERATORI E RELATORI

 

Valeria Paola Babini

Cattedra di Storia della scienza,Insegnamento di Storia della Psicologia, Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna

 

Maria Grazia Beltrami

Psichiatra, responsabile del    Progetto Qualita’ per il Dipartimento di Salute Mentale, Casalecchio, Bo

 

Luciano Aurelio Bonatti

Csm di casalecchio di reno

Day hospital psichiatrico territoriale, Casalecchio di Reno (BO)

 

Fulvio Cammarano

Cattedra di Storia Contemporanea, la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna.

Direttore dipartimento di Politica, Istituzioni, Storia, Università di Bologna

 

Jeremy Holmes

Chair of the Psychotherapy faculty, Department of Psychiatry, Royal College of Psychiatrist, Devon UK

 

Marco Monari

Direttore del day hospital psichiatrico territoriale Casalecchio di Reno

CSM – ausl bologna sud

 

Cecilia Neri

DSM Bologna

 

 

 

ABSTRACT

 

La psichiatria nell’Italia del Novecento prima della 180.

Valeria Paola Babini

Si presenterà una ricostruzione del percorso teorico e disciplinare della psichiatria italiana (correnti, scuole, personaggi, snodi teorici, luoghi di formazione) che consenta di coglierne la sua particolare specificità nonché il rapporto con la società .

 

Storia e narrazione: memoria, idee, individui

Fulvio Cammarano

L’intervento si propone di affrontare alcune grandi questioni del metodo storiografico a cominciare dalle diverse finalità attribuite alla storia dalle tradizioni culturali degli ultimi due secoli.

La storia è una disciplina strettamente correlata al concetto di ricerca,  d’indagine nel passato. Il passato, però, come è noto, non è di per sé storia. La storia richiede che gli eventi descritti siano stati ricostruiti attraverso una critica delle fonti in cui le cautele e le verifiche rappresentano un consolidato criterio d’indagine e non solo uno scrupolo morale.

La storia inoltre è una disciplina “vuota” dal punto di vista della teoria in quanto legata alla descrizioni di eventi unici ed irripetibili e quindi strettamente connessa alle vicende degli individui. Già dalla fine dell’800 tuttavia questo vuoto fu riempito dalla contaminazione con le altre scienze sociali che permise alla storia, pur nel rispetto della propria peculiarità, di arrivare a formulare delle “generalizzazioni” che avrebbero permesso la creazione di ipotesi interpretative in grado di andare oltre la mera descrizione degli eventi.

Accanto al tema degli obiettivi della storiografia (categorie, individui, strutture, ecc) sarà affrontato il tema della differenza dei vari tipi di fonti  e del ruolo rivestito dallo storico nei processi d’indagine.

 

Narrative in psychiatry and psychotherapy: the evidence?

Jeremy Holmes

 

Psychiatry is perhaps the most "narrative" of all medical specialties, but here as elsewhere clinical skills are in danger of being lost as evidence-based medicine becomes the dominant paradigm in medical culture. Psychotherapy is a quintessentially narrative discipline. Starting from an "attachment" perspective, the uses of narrative in psychotherapy are outlined. These include the importance of metaphor, story-telling, the search for event-scripts, and the role of "narrative competence" as a mark of psychological health. Life history research, the "adult attachment interview" and other research approaches to narrative in psychiatry and psychotherapy are described. The paper calls for an integration of narrative and evidence-based medicine.

For every thesis there is an antithesis. The current ascendancy of evidence-based medicine, (EBM) for all its power and beauty, has created disquiet among some clinicians and researchers. Are randomised controlled trials, (RCTs) practice guidelines, national service frameworks and protocols really the end of the story, or is there still a place for clinical judgment, the importance of the doctor-patient relationship and the traditional emphasis on individual meanings and case histories? Evidence-based medicine has thrown up a counter-movement, less organised and influential perhaps, whose voice is still uncertain, but which nevertheless holds onto narrative and story as a bedrock of clinical practice.1 The purpose of this article is to review aspects of narrative based medicine (NBM) as they impact on psychiatry and psychotherapy, to consider briefly research aspects of narrative, and to look at ways in which EBM and NBM can complement each other both for the benefit of the individual patient and more widely.

Evidence-based medicine argues that medical practice should model itself on scientific method and that all interactions with patients should be guided by the falsifiability principle: only those interventions which have been shown by rigorous tests to be effective should be implemented; thus will the health of the population benefit, and the costs of health services to the public purse be justified. In itself this approach is unexeptionable—who could reasonably disagree—and yet many health workers feel that something vital to medical practice is left out in this uncompromising position.2

 

The limitations of evidence-based medicine

The narrative critique draws on a number of different empirical and philosophical strands. First, there is the uncomfortable gap between efficacy and effectiveness: many doctors prescribe treatments which do not meet the rigorous criteria of EBM, and conversely fail to deliver treatments which have been shown to work. In schizophrenia for example there is a continuing failure to deliver psychosocial interventions on a routine basis despite two decades of strong evidence for their efficacy. Doctors need more than published results of RCTs to change their practice: acquiring psychosocial skills for themselves, treating patients and their families, seeing the resulting changes that can come about (and those that cannot) are all necessary. Only when the evidence is backed by a story of a successful treatment which the doctor can see with his or her own eyes is it likely to be incorporated into day-to-day practice. We learn by doing, and doing involves a self-generated narrative in which we are active agents of change, shaping, and being influenced by the results of our activities. For MacIntyre3 we are our narrative: our sense of self is inextricably bound up with our life-stories and the meanings they have generated. Narrative is thus synonymous with training and learning.

Advocates of narrative argue that with all the huge advances of modern scientific medicine there has been a loss of "meaning" in our work and in what has been offered to the patient. But what do we mean by meaning? According to Quine4 meaning arises out of connectedness—we look up a word in the dictionary and are offered another set of words to which that word is connected, and they are in turn linked to another set of words and so on until we reach a web of meanings that comprise an entire language. Meaning in this sense can be linked to both metaphor and story. Metaphor is a fruitful collision or connection between apparently unrelated phenomena. Many of the metaphors that arise in psychiatry and psychotherapy connect bodily experience to the external world. For example, a middle-aged man whose business had failed and who had become depressed described himself as "gutted" as he spoke about looking round his empty warehouse. The clear link between the external event and his feelings, however painful, gave meaning to his pain and helped him cope with it. Similarly, stories are series of linked intentions and actions which create a sense of connection and agency: first this happened, then I did that, and the result was the other.

Evidence-based medicine is often described as "instrumentalist" in that it applies the scientific method within a given reality, but does not consider the historical and sociological forces which shape that reality. For example, resistance to the implementation of psychosocial interventions in schizophrenia arises in the context of a pharmaceutical industry which invests vast sums in order to influence doctors to prescribe its neuroleptic treatments, with psychosocial interventions coming in a very poor second in the list of priorities. The instrumentalist perspective of EBM posits the doctor as a scientific agent of change, offering his validated treatments to a passive patient. In NBM doctor and patient together are "co-constructors" of a shared reality in which the history and expectations of each play significant roles in determining outcome. For example, we need to know what our patients' attitude towards medication are—whether they are "anti-pills", have tried homoeopathy or have specific spiritual beliefs, tend to be forgetful, are obsessional etc—before gauging the likelihood of compliance with our prescriptions. These attitudes are all embedded in the patient's individual experience and encoded as a series of stories grandmother, say, who was given aspirin, developed a gastrointestinal bleed and died, or a religious teaching which fosters a passive acceptance of "fate"—which comprise their personal narratives. Critics of EBM argue that modern medicine tends to downplay these vital aspects of medical practice, while the traditional skills of history-taking and listening may suffer in the face of the drive to examine, investigate and intervene. Good practice requires a blend of evidence-based and narrative approaches, in which scientific knowledge is adapted and tailored to fit with the particular circumstances, biography, and personality of each individual patient.

 

Narrative and causality

 

Supporters of EBM might be happy to concede the points made so far, but argue that what is being said is both obvious and trivial—of course we need to take histories carefully and respect patients and their beliefs, but the cutting edge of treatment remains based on evidence, not narrative. "What about Down's syndrome?" they might suggest. The narrative approach held sway until the discovery of trisomy in 1956: mothers of Down's syndrome babies were asked about physical and emotional trauma during pregnancy and were found to have a much greater incidence than mothers of non-affected babies.5 Here a narrative explanation stood in the way of the "real" evidence: the overwhelming need to make sense of experience led these mothers to connect the trauma of their abnormal baby with previous trauma, whereas in reality there was no such link, and presumably mothers of normal babies had had equal amount amounts of unhappiness whose significance faded once their babies were born without blemish.

The argument here is essentially about causality. Bolton and Hill6 distinguish between "intentional" and "non-intentional" causality–the former implies agency of some kind, while the latter is outside the realm of human intention. Garland7 similarly distinguishes trauma that has a "man-made", intentional, aspect from traumas that are outside the realms of human agency. Down's syndrome turned out to be a "non-intentional" story about chromosomes, not human agency. But if we take Down's syndrome as a paradigm we will miss much that is central to medical and especially psychiatric practice—the interplay between intentional and non-intentional causality is where most problems lie. As a counterexample, if we simply collude with patients who attribute their depression to a "chemical imbalance in the brain" (which is not to deny that such "imbalance" exists), and fail to take account of the ways in which their illness arises out of their life-story, we will miss the role of loss and the associated grief which Brown and others have shown to be causative factors in the origins of depressive illness,8 and which, it seems likely, also plays a role in the expression of a genetic vulnerability to schizophrenia. Furthermore, even though Down's syndrome is a product of "non-intentional causality", there remains a story to be attended to about how a family copes with the advent of a handicapped child.

 

The uses of narrative in clinical practice

 

What is the role of narrative in clinical practice? Narrative methods are central to history-taking and formulation, to engagement, and to several aspects of psychotherapy.

HISTORY-TAKING AND FORMULATION

Psychiatric patients often present to services in bemused and de-contextualised states. A patient arrives in casualty after an overdose. A young person who has been behaving strangely is dragged along by anxious relatives. Someone known to be psychotic refuses to let his community worker into the house. The clinician's task is to find a story into which this fragment of inexplicable or worrying behaviour can be fitted. A story is always about the interplay of intention and context—or, to put it the other way round, when we have found a human agent acting within a context, then we have a story. In a clinical context, a story is a sequence of events centring on a suffering patient. It consists of alternating episodes of "what was done to me/what I felt", and "how I reacted/responded/felt about it in return".

We often ask a patient on first meeting: "What's the story?", or "How did you land up here in this room talking to someone like me?", or "How did it all begin?". The aim is to reconstruct a narrative chain out of an apparently disconnected series of events, ending with the here-and-now, this patient talking to this doctor, in this room, on this day, about this subject—the story so far. By proceeding in this way we begin immediately to encourage the patient to become the author of her own story—to consider what has happened to her, how she has reacted, and what she was and is feeling about it. We start from a feeling of puzzlement, akin to starting a novel or listening to a story: "Why did so-and-so meet so-and-so on such-and-such a day", "What is going to happen next", "How will it all end", and do not rest until we have some sort of picture of what the overall shape of the story might be. At first glance this will probably be fairly familiar: the overdose that followed a row with a boyfriend, the young man who has been smoking too much cannabis, the patient who has stopped taking his medication. But stories are infinite: each one leads onto another. Why did she react to a row in that way? Why did the row occur in the first place? Is this an example of separation anxiety in someone whose parents split up when she was a child? What led him to retreat into cannabis? Had he lost his job or his girlfriend? Did the cannabis make him depressed, or was it the other way round? Why did he stop his pills? Was it the side effects? Or did the hallucinations tell him to? Perhaps he only believes in homoeopathy? Is that a valid or a delusional belief? And so on. Thus a narrative approach to history-taking and formulation leads the listener deeper and deeper into the causal chain of events—both intentional and non-intentional—which underlie the presenting problem, and can be used to help patients put their illness in a context which helps give meaning to their apparently meaningless pain.

ENGAGEMENT

"Engagement", or therapeutic alliance, is the backdrop to the mutual commitment of doctor and patient to the understanding and tackling of the problem which the patient brings for amelioration. In psychotherapy the quality of the therapeutic alliance is the single best predictor of good outcome for treatment. A narrative approach can be a powerful method of engaging the patient, who encounters a clinician who genuinely wants to know how things look from his, the patient's, point of view, who wants to hear his, or a the very least his side of, the story. Every good psychiatric clinician is driven by a fascination with the phenomenology of patients' experience, by the ramifications of their delusional system, the minutiae of their everyday lives—by a wish to understand this particular person's story, to get to the heart of her suffering—and accords this enterprise equal importance to the need to understand the mental or biochemical mechanisms involved. In working with psychotic patients, EBM will tell the clinician which antipsychotic drug is likely to be effective; but listening carefully to the details of the patient's psychotic experiences, and trying to draw out a narrative pattern in his story, is a precondition for successful prescription. Without the engagement which this implies the patient is far less likely to take his medication or to trust the clinician in other ways.

NARRATIVE AND SUPPORTIVE PSYCHOTHERAPY

A significant part of the effectiveness of psychotherapy is attributable to "common" or "non-specific factors" which form part of the therapeutic process, whether psychoanalytic or cognitive. Supportive psychotherapy relies on this phenomenon for its usefulness. A basic technique in supportive psychotherapy consists simply of encouraging patients to tell their story, and to "ventilate" their feelings about the events of their life. Winnicott described psychoanalysis as an "extended form of history-taking"; offering patients a supportive relationship sustained over many years similarly comprises a significant part of the work of the consultant psychiatrist. The narrative stance requires a consistent curiosity on the part of the doctor, who always wants to hear more, and who learns to cultivate a creative puzzlement about aspects of the patient's story which do not seem to make sense.

The importance of this emergent "autobiographical competence" has recently been supported by a study which showed that even physical illness can benefit from narrative activity. Patients with rheumatoid arthritis and asthma were asked to write about stressful experiences in their lives. Compared with controls who did not write, or simply wrote about neutral topics, their symptoms improved over a six-month period on a variety of objective measures. It is intriguing to speculate about the possible mechanisms which might explain this finding. One possibility is to think of writing or telling one's story as representing a form of surrogate relationship, albeit to oneself, with all the anxiety reduction and possibility for processing mental and physical pain that that entails. In other words, it can help create an internal sense of a "secure base". The objectification of feelings involved in the writing task helps the sufferer to distance herself from her pain. In addition, relationship implies connectedness, and an escape from the narcissism which chronic illness, whether physical or mental, can foster.

NARRATIVE AND ATTACHMENT

This links with the concept of "reflexive function" (RF) which has emerged from attachment research, suggesting that people who are able to "represent" and so reflect upon their experience in words, however problematic or painful, are more likely to be able to form secure attachments than those who lack such capacity. For the purposes of our discussion, this self-reflexive capacity is important in three ways.

First because it is exactly what psychotherapists aim to foster in their patients, whether they be cognitive therapists working with automatic thoughts and assumptions, or analytic therapists with their motto, "where id is there ego shall be". Ego is the psyche's story-teller. Second, in a general practice context, the very existence of a general practitioner (GP) and a surgery gives a message to the patient that his pain and difficulties can be "represented"—first talked about and then acted on so as to reduce suffering. Third, RF and narrative style generally have been shown to be linked with early relationship patterns. Longitudinal studies have shown that children who are securely attached in infancy are more likely to have a coherent and "free-autonomous" narrative style when talking about themselves in early adulthood, as compared with insecurely attached children whose narratives tend either to be over-elaborated and confused (linked with ambivalent attachments) or sparsely dismissive (linked with the avoidant attachment pattern). Thus the ways in which people talk about themselves reveal fundamental relationship patterns.

This insight into narrative styles can enhance the quality of listening with which we approach patients, and guide our interventions in "story-making" or "story-breaking" directions. Patients with self-sufficient, unelaborated, dismissive narratives need to be encouraged to break open their defensive stories and consider other possibilities. Those who seem unable to find a narrative thread and to be drowning in the chaos of their experience need to be helped to find a shape and a pattern which helps fit things into place. Narrative style, in other words, can be a guide to diagnosis, pointing to particular relationship patterns in childhood, and propensities in adult life.

 

Narrative and metaphor in dynamic psychotherapy

Dynamic therapy is redolent with metaphor The word metaphor and transference, although from Greek and Latin roots respectively, are etymologically the same, referring to carrying something across, and therefore, by extension, to the making of connections. Hobson's Conversational Model or Psychodynamic-Interpersonal therapy explicitly encourages patient and therapist to explore feelings using metaphor. A metaphor is a fundamental narrative device: a memorable image that gives meaning to the patient's difficulty, a "third term" which helps a patient to begin to objectify her problems. It links together different aspects of the patient's life, and is open to discussion, modification, or elaboration by both patient and therapist. In a Winnicottian sense it lies "transitionally" between patient and therapist, with a life of its own, and is not wholly the property of either. As a "third term" a metaphor belongs to the "oedipal" stage of development, where the child has both to cope with the triangle of mother, father, and herself, but also gains the objectivity which being able to observe the parental couple from the outside brings. Metaphor thus simultaneously pulls patient and therapist together and separates them from the lure of narcissistic fusion or collusion.

As a fundamental narrative device metaphor and simile can be compared with the scientific hypotheses of EBM. Both represent speculations which need to be tested against reality. For EBM the criteria are objective; for therapists the main test of their metaphors is whether they "feel" right to themselves and their patients. Unlike a scientific hypothesis metaphor is always specific to a given situation—it upholds the uniqueness of the individual life-history. Its terms are not interchangeable in the way that in an equation, for example, the number 3 can always be substituted by the square root of 9 to give the same result. People are troubled by a fairly limited range of problems, centring on the biological fundamentals of relatedness—"birth, copulation and death"—but one life-history is never exchangeable with another. We cannot create a composite Dickens novel by replacing Pip by Martin Chuzzlewit in Great Expectations. This is a basic difference between EBM, which is based on the behaviour of populations whose elements are equivalent, and NBM, which is always about particular cases. This is not to say, however, that therapeutic metaphors are entirely subjective. Psychotherapy research methods can measure the impact of therapist utterances in terms of patient speech patterns or emotional responses, and thus get some indication of the therapeutic impact of a metaphor.

The narrative thrust in dynamic psychotherapy is always patient-centred. The role of the therapist is as "auxiliary autobiographer", helping the patient to clarify the contours of his own story and to make sense of it. A similar practice at the level of the family is to be found in systemic therapy.. Here the effort is to track "family scripts", the unconscious rules and expectations which shape family life across generations and which trap individual members into painful or self-defeating roles and behaviours.

Some family therapists go further than this and use story-telling and jokes as a therapeutic device in its own right. For example if a couple are rowing in a session, the therapist might intervene with the well-known joke "is this a private fight, or can anyone join in?". Stories here are equivalent to the generalisations and laws of EBM—universal psychological truths which can help people cope with mental pain. The informal subculture of medicine abounds with such stories."Balint groups" for trainee psychiatrists are one way to legitimise doctors' need to look at their own stories when faced with the emotional impact of their work. In one such group it emerged that as the junior doctors were lunching together someone had proposed a competition for the most absurd form of deliberate self harm encountered during the past six months; these ranged from attempting to gas oneself with carbon monoxide in an open cabriolet, to hanging oneself using the emergency bell pull. While this was undoubtedly disrespectful to the patients concerned, it also expressed the tremendous strain which young doctors experience in the face of their patients‘ death wishes–a story in its own right, which also needs to be told. Here too NBM recognises and celebrates this aspect of practice, complementing, enhancing and helping to deliver effectively the many contributions of contemporary scientific medicine.

 

Stories we remember–true or false?

 

The recovered memory debate has raged furiously in psychotherapy recently and cannot be ignored in any discussion of NBM. There are those who claim that false memories can be implanted in suggestible subjects by unscrupulous psychotherapists, while on the other side there is much evidence to suggest that painful memories can be obliterated from memory, only to surface at times of stress or further trauma. The key issue for the discussion of narrative is that stories should not necessarily be taken at face value. Indeed it is often a mark of an inexperienced therapist to attend too closely to "content" and to miss the tone, context, and interactive dimension of what is being said. Stories always exist in an interpersonal setting: there is a story-teller and a listener, and the story needs to be understood in terms of their relationship. Therapists should ask themselves why is this person telling me this story, in this way, on this occasion? They should also be able to tolerate the uncertainty of not knowing how true any particular story happens to be. While some issues are indeed matters of simple fact—was this person sexually abused or not—more often memories are questions of tone and perspective. As already mentioned, some patients need help to create a coherent account of what has happened to them (story-making), others to consider other possibilities than the simplistic account to which they cling (story-breaking). In the course of treatment peoples' view of themselves and their history will change. The past is reconsidered in the light of the present. The "true story", to recapitulate, is a pattern of agency and context. The therapist's task is to help patients find a story that pays due attention to both—to what they have made of what they are made of.

 

Research in NBM

 

Although narrative-based medicine may not sit comfortably with conventional EBM methodologies, especially the RCT, narrative is far from unresearchable. In the course of this article three approaches to systematic study of narrative have already been mentioned. Brown's studies of depression over three decades in women rely on narrative methods in which verifiable events are evaluated by researchers who then look at the interpersonal context of the sufferer and make judgments about how loss and difficulty has impacted on individual lives. The Adult Attachment Interview (AAI) is a quintessentially narrative instrument which takes transcripts of interviews and subjects them to structural and linguistic analysis, resulting in reliable codings of narrative style, which in turn link with attachment patterns. Luborsky's Core Conflictual Relationship Theme approach similarly relies on interview transcripts to extract narrative episodes which are then classified according to predetermined interpersonal features. This measure of psychotherapy process can then be used in a variety of ways, for example to look at correlations between outcomes and, say, to focus on transference in the content of the sessions.

 

Conclusions: towards integration

 

I have tried in this article to argue the case for NBM, both theoretically and as central to the everyday practice of psychotherapeutic psychiatry. Conventional medicine has a tendency to be conservative, and to be at times self-serving. Evidence-based medicine is a necessary spur which questions traditional assumptions and values. There is no inherent conflict between narrative and evidence-based approaches: understanding the patient's story helps align scientific knowledge with the specific needs and predilections of individual patients. But in an ever-accelerating culture we run the danger of losing touch with a historical and developmental perspective which reminds us that the present has evolved out of the past. As psychiatrists it is simply not good enough to seek for the symptoms of schizophrenia, prescribe the latest antipsychotic, and feel that the job is done. We need to attend as closely to the patient's story and context as we do to the minutiae of the mental state examination. Evidence-based medicine and NBM are complementary facets of a wider whole. Finding the ways in which they intersect is an urgent task for the next generation of psychiatrists.

 

Il lavoro terapeutico nei servizi psichiatrici

Gruppo di lavoro del corso di San Lazzaro

Maria Grazia Beltrami, Luciano Bonatti, Cecilia Neri

 

Dal 1978 ad oggi i servizi psichiatrici pubblici si sono modificati progressivamente:da un nucleo di pochi operatori, medici infermieri ed assistenti  sociali, che si occupavano della cura di pazienti prevalentemente psicotici ed in gran parte dei casi , usciti dall’ospedale psichiatrico, per arrivare ad oggi in cui l’attivita’ clinica e’ divenuta frenetica , i gruppi di lavoro piu’ numerosi e multicostituiti, che si devono confrontare con un’ utenza esigente, rappresentata dai pazienti stessi , dai familiari e dal  contesto sociale  Si sono inoltre modificate nel tempo le manifestazioni psicopatologiche dei pazienti in cura:  di fianco alle psicosi,  sono sempre piu’ frequenti i pazienti con  gravi  disturbi di personalita’ i disturbi emotivi comuni , i disturbi del comportamento alimentare ed altri ancora.L’ offerta terapeutica dei servizi si e’ allora diversificata arricchendosi di strutture riabilitative e territoriali, oltre a quelle di ricovero. La gestione e l’integrazione delle interfacce  e dei progetti risulta a tratti caotica e dispendiosa, risultando molto dipendente dalle risorse economiche sempre meno disponibili.

Sorge doverosa una riflessione: quali sono le aree cliniche in cui i servizi pubblici debbono garantire la propria operativita’?

Dalla psichiatria ambulatoriale, alle psicoterapie individuali e di gruppo, ai progetti complessi ed integrati per i pazienti piu’ giovani e gravi, alla gestione della cronicita’?

Questi ed altri sono gli interrogativi che il gruppo dei conduttori dei seminari cerchera’ di affrontare sul piano scientifico nel corso della giornata    

 

 

 

Milano, 8-10.06.2007 "PSICHE, AFFETTI E TECNE. INDIVIDUO E LEGAMI SOCIALI NEL NUOVO MILLENNIO."; Sede: COLLEGIO SAN CARLO VIA MOROZZO DELLA ROCCA 12 MILANO; Info: agenziaformativa@coirag.org ; Fees= euro 200,00.

ABSTRACTS

Abstract

La teoria freudiana sulle Pulsioni è stata negli ultimi decenni oggetto di critica e di revisione in questi ultimi anni (Green, R. De Polo); recentemente ne sono state rivalutate le ragioni, in particolare individuando in essa una funzione propedeutica alla capacità di simbolizzazione.

Anche le teorie analitiche sul gruppo sembravano aver dimenticato sul nascere ogni riferimento  agli Istinti, aggregativi o sociali, che pure comparivano negli scritti freudiani relativi all’analisi delle masse e alle orde primarie. Ntrsum ha operato recentemente  una rilettura della letteratura relativo alla presenza del Desiderio nella stanza grippale; e ci fa notare come sia la teoria fulksiana che bioniana, evitando di dar valore e affrontare le Pulsioni, positive e negative, presenti nel Gruppo, rischiano di scotomizzare sia  le spinte centrifughe disgregative che si presentano, sia l’azione delle spinte aggregatici costituite dal Desiderio e dalla Sessualità.

Scopo del gruppo che proponiamo , è approfondire tali aspetti, sotto una triplice visione:

1. L’ Istinto, la Pulsione e la nascita del Simbolo e del Linguaggio. 

2. Il Desiderio di Vita e il Desiderio di Morte, il Legare e il Slegare nel Gruppo.

3. Il Gruppo come Oggetto di Desiderio, la Connessione libidica nel legame tra pari.

Abstract

Nella vita delle istituzioni, come nella vita dei gruppi e degli individui, è spesso necessario operare delle scelte. Quando le istituzioni hanno come scopo la salute e lo sviluppo dei cittadini come coniugare compiti, vincoli, scelte istituzionali e bisogni, desideri, aspettative dei singoli e della comunità? Quali spazi di pensiero e di operatività, quali responsabilità per gli operatori deputati alla cura? Quali compiti per gli esperti di gruppi nell’attuale contesto sociale?

Keywords: Comunità sociale, istituzioni, sviluppo umano, sviluppo tecnologico, bisogni, scelte, responsabilità.

Abstract

La modalità “allargata” della analisi gruppale è uno strumento di conoscenza e di cambiamento della personalità che si attua attraverso la sperimentazione di emozioni relazionali ed intrapsichiche molto potenti, simili per molti versi alle immersioni sensoriali-patiche delle masse: queste esperienze hanno dimostrato la possibilità della conduzione  e dell’addomesticamento delle immense energie, che si sprigionano in gruppi eterogenei di soggetti quando essi sono lasciati liberi di esprimersi “liberamente e come viene”,  contenendole ed orientandole con l’intenzionamento operativo stabilito all’inizio dai conduttori.

Il large group analitico consente l’intraducibile esperienza mentale di introdursi in un campo di ‘con-fusione’, di conseguente frustrazione, poi di ‘alienazione’ pilotata, per emergere alla fine con una prospettiva di conoscenza diversa da quella iniziale e con una ri-programmazione del vissuto emotivo personale e della consapevolezza di sé, consentendo in tal modo di capire e controllare gli aspetti primitivi dell’ansia e dell’aggressività individuale e collettiva, in una dimensione relazionale e dialogica.

Abstract - Ermete Ronchi - coordinatore

Ogni impresa vitale nasce su un sogno ed ha un suo sogno. Mettere insieme sogno e  inconscio, e vederne le correlazioni in termini di potenziale è cosa che da Freud in poi è stata studiata ed utilizzata per sviluppare benessere e riattivare capacità sul piano individuale. In tempi storicamente più recenti la psicoanalisi ha iniziato a occuparsi anche di gruppi ed anche in questo nuovo contesto il sogno è divenuto risorsa. Qualità del lavoro individuale e qualità del “gioco di squadra” sono infatti le due facce di una stessa medaglia.

La nuova frontiera riguarda il sistema dei gruppi che danno vita a soggetti collettivi viventi quali le istituzioni e le imprese. L’istituzione sogna? Il materiale onirico che circola random nelle organizzazioni può costituire risorsa per un utilizzo scientifico? A quali condizioni? Accostare e rendere fruibile progettualmente la componente onirica sempre presente in ogni realtà organizzativa è un indicatore di qualità dei processi conoscitivi interni alle istituzioni?

Il seminario “Sogno, inconscio e certificazione di qualità. Nuove vie per nuovi sviluppi nelle organizzazioni” intende costruire un momento di confronto a partire dagli esiti di una specifica ricerca realizzata dal Centro Studi e Ricerche COIRAG nel periodo 2002-2005. Tale ricerca propone una metodologia inusuale per sviluppare interventi istituzionali volti a prendersi cura di soggetti collettivi favorendo al contempo lo sviluppo di competenze tecniche ed emotive utilizzabili simultaneamente sul piano individuale, gruppale ed istituzionale.

Verrà mostrato come il livello onirico presente in ogni realtà organizzativa non sia da considerare materiale “bizzarro” e scientificamente inutilizzabile. Al contrario esso costituisce parte significativa della modalità di funzionamento dell’ecosistema individuo-gruppo-istituzione-polis e possiede il potenziale per rendere funzionalmente fruibili meccanismi emotivi, desideri e conflittualità che coinvolgono l’individuo ed i legami sociali nel nuovo millennio.

La competenza clinica di orientamento psicoanalitico può, per questa via, essere messa al servizio non solo di soggetti individuali e di piccoli gruppi, ma anche di soggetti collettivi complessi, quali le organizzazioni d’oggi interessate a migliorare aspetti di qualità del sistema produttivo o dei servizi.

È infatti importante poter disporre di un dispositivo tecnico metodologico in grado di favorire l’incontro e la comprensione profonda degli ostacoli cognitivi ed emotivi che si frappongono al raggiungimento di obiettivi pur largamente condivisi.

Si mostreranno esempi di come l’insieme dei sogni raccolti con un certo metodo, in una certa istituzione, aiutino i membri della stessa a migliorare i processi conoscitivi interni e consentano quindi innovative modalità di prevenzione e cura del fisiologico disagio istituzionale presente in ogni organismo complesso.

La relazione introduttiva di E. Ronchi sarà supportata da un filmato DVD di 15’.

Abstract

In una società che sta attraversando una fase di intensa trasformazione il processo individuazione-appartenenza, base della formazione del sé, si muove in un contesto profondamente influenzato dagli sviluppi delle nuove tecnologie e dalle ricadute economico-sociali connesse alla globalizzazione. Il modello terapeutico, che sottende il pensiero della Coirag, si muove nell’ambito  del piccolo gruppo, alla ricerca di uno spazio sé autentico,  con particolare attenzione alle patologie più tipiche della nostra epoca come i disturbi del narcisismo, della dipendenza e della distanza, quali ad esempio l’anoressia, la bulimia, le depressioni giovanili, le diverse forme di dipendenza d’oggetto, ma anche il “falso sé “ e il come se”):uno spazio intermedio tra utopia e rassegnazione, tra sogno e realtà effettuale, tra ipomaniacalità e depressione, con il fine di ricucire lo strappo di sterili antinomie e rigide contrapposizioni.

Abstract - a cura Aurelia Galletti, Silvana Koen, Laura Scotti

La globalizzazione strettamente connessa allo sviluppo tecnologico,ha comportato complessi cambiamenti su tutti i piani dell'esistenza degli individui: si sono modificati in modo sempre più evidente i processi attraverso i quali si formano le identità a vario livello, sia nella relazione dialettica tra gli individui che nei
gruppi e nelle istituzioni.

Quali sono gli interrogativi e i cambiamenti di linguaggio che i terapeuti oggi sono obbligati ad affrontare per poter pensare queste trasformazioni? Come si ripercuotono questi cambiamenti nei gruppi terapeutici?

Come risponde un'istituzione come la scuola COIRAG alla necessità di formare terapeuti che siano in grado di riconoscere e pensare questi cambiamenti in rapporto ai temi della professione oggi, non trascurandone la portata trasformativa, ma senza perdere di vista i propri principi fondanti? Quali le opportunità, le difficoltà e le possibili soluzioni?

Si tratta di aprire un dibattito che non ha la pretesa di offrire delle risposte, ma di discutere - dal punto di vista della nostra professione - intorno a temi di così vasta portata .

Abstract

Fin dalle origini le culture umane si diversificano e si caratterizzano per le tecnologie che le popolazioni sviluppano nella ricerca della sopravvivenza e del benessere nel rapporto con l’ambiente e con le risorse naturali presenti e sfruttabili. Mentre la biologia umana non si differenzia significativamente da quella raggiunta 100.000 anni fa dall’evoluzione biologica, l’evoluzione culturale ha multilinearmente diversificato lo sviluppo delle popolazioni  e le differenziato le mentalità che sono sorte nei diversi ambienti e nelle diverse epoche intorno alle tecnologie utilizzate.

I modelli e le identità degli uomini e delle donne, le relazioni di parentela e di convivenza, le istituzioni sociali, le modalità di allevamento e di istruzione, ovvero tutti gli aspetti propri della cultura si evolvono insieme all’evoluzione tecnologica. Nel rapporto tra cervello e ambiente sociale si  determina l’evoluzione mentale dei soggetti e si selezionano e cambiano i processi, le funzioni e le qualità psicologiche.

Abstract - Donata Miglietta

Secondo Lévy, l’umanità si sta dirigendo verso la Noosfera, concetto coniato per designare  il nuovo regno che farà seguito a quelli vegetale e animale.

Forse è così ma comunque siamo dinnanzi ad un cambiamento epocale.

Piccole  e grandi isole stanno  emergendo dall'oceano virtuale: la rete è diventata una fucina di controcultura per tutti quei giovani che, anarchici, visionari, antagonisti, ma anche sognatori e curiosi, si prefiggono di sostituire nuovi e rivoluzionari modelli di pensiero e comportamento a quelli dominanti.

La navigazione nel grande oceano di internet ha avuto ed ha l’effetto di fare emergere nuove terre, mondi altri, seconde vite, nelle quali gli adolescenti e i giovani adulti  si trasferiscono a vivere una parte considerevole del loro tempo. Queste terre sono ancora in piena creazione ma sono anche già in vendita, hanno proprietari e producono notevoli profitti.

Noi cominciamo a chiederci che significa in adolescenza transitare da un mondo all’altro e quanto è elevato il rischio di usare gli altri mondi come rifugi della mente in un’epoca della vita nella quale, secondo tempi e intensità diverse si attraversano episodi di tristezza, di noia, di timidezza, di paura, di angoscia.

E’ allora possibile incominciare a studiare nuovi modelli di funzionamento della mente e nuovi metodi didattici. Gli insegnanti del futuro dovranno attrezzarsi ad insegnare il modo di andare a cercare la conoscenza.“Superficie al posto di profondità, viaggi al posto di immersioni, gioco al posto di sofferenza”(Baricco).

Abstract

Tra gli strumenti tecnologici, quello che più di tutti segna la nostra epoca è certamente la rete internet. Forme di comunicazione fino a pochi decenni fa impensabili offrono oggi servizi e nuove modalità comunicative a basso costo e a larghissima diffusione. Soprattutto le nuove generazioni, ma non solo, si trovano a gestire uno strumento formidabile che amplifica alcune potenzialità di scambio tra esseri umani, nel bene e nel male, e provoca torsioni nelle forme del comunicare (primo tra tutti il ritorno della scrittura coniugata al tempo reale), nel linguaggio, nella percezione dello spazio-tempo ecc. Questo strumento, agisce anche a modificare la forma del pensiero? Quale gruppalità si istituisce in rete? Come si trasforma la qualità delle relazioni? Il panel vuole essere un’occasione per riflettere sull’influenza dello strumento tecnologico sulle modalità di relazione tra esseri umani, tenendo conto, per noi tecnici della relazione, che la  “ rete ” incomincia a proporsi anche come luogo di offerta di psicoterapia….

Abstract

Il work-shop vuole focalizzare l’attenzione sui diversi dispositivi di presa in carico: individuale o gruppale, nel pubblico e nel privato. Il seminario si propone di avviare una discussione tra i partecipanti riguardo all’utilità di ripensare i dispositivi di cura in un periodo in cui assistiamo ad importanti trasformazioni sociali, politiche, culturali e tecnologiche. Questo potrebbe facilitare una elaborazione riguardante la psicoterapia anche alla luce di parametri, quali il rapporto tra efficacia e dimensione temporale del trattamento, la dimensione gruppale degli interventi ed infine i contesti organizzati ed i livelli istituzionali coinvolti (istituzioni non psichiatriche, aziendalizzazioni, livelli transpersonali diversificati). Queste riflessioni si inseriranno in una riflessione sulla dimensione inconscia del dispositivo di cura e dell’organizzazione terapeutica senza le quali le trasformazioni possono essere solo di facciata.
In questa ottica si potrà esaminare quali siano le costanti, quali i cambiamenti, e quali gli elementi essenziali che definiscono un assetto di cura e lo differenziano da altri. Potremo anche riflettere su quali cambiamenti siano necessari perché lo spazio della cura (setting in senso più ampio) possa trovare una comprensione multidimensionale (organizzativa, conscia, inconscia)  nel contesto degli attuali mutamenti.
Il tema verrà articolato proponendo situazioni cliniche diversificate per tipologia di pazienti e di ambiti istituzionali al fine di cogliere le diverse modalità in cui la dimensione inconscia si mostra e interagisce tra e nei curanti, nelle istituzioni e nelle organizzazioni di cura.

 

 

 

 
San Benedetto del Tronto, 16-30.06.2007 "MASTER IN PSICOTERAPIA DELL'ETÀ EVOLUTIVA"; Sede: CENTRO CONGRESSI HOTEL CALABRESI SAN BENEDETTO DEL TRONTO; Info: a.colton@studicognitivi.net Fees= euro 900,00.

Giornata 1

Dalla neurobiologia alla psicoterapia. Obiettivi, stili e metodi della consultazione psicologica.

 


Giornata 2

Disturbi specifici dell’apprendimento in età precoce.

 

 

Giornata 3

Disturbi neuropsicologici ed intervento riabilitativo in età evolutiva.

 

 

Giornata 4

Intervento integrato in ambito istituzionale.

 

Giornata 5

Intervento nei disturbi dell’interazione sociale

 

Curriculum

 

Rossana De Beni: Professore ordinario di psicologia generale presso l’Università di Padova, responsabile dei laboratori di Memoria ed Apprendimento del Dipartimento di Psicologia della stessa Università. Molteplici studi sulla memoria, l’immaginazione e le difficoltà di apprendimento, invecchiamento pubblicati in volumi ed articoli sulle maggiori riviste scientifiche internazionali.

 

Cesare Cornoldi: Professore ordinario dell’Università di Padova, insegna Psicologia dell’Apprendimento e della Memoria e coordina il servizio per i disturbi dell’ apprendimento. Ha pubblicato numerosi trattati sulla metacognizione e l’apprendimento.

 

Monica Mazza: Psicologa e specializzata in Neuropsicologia. Attualmente è ricercatrice all’ Università dell’Aquila presso la cattedra di Psichiatria, si occupa di Neuropsicologia. Ha numerose pubblicazioni sulla Teoria della Mente e Disturbo Mentale.

 

Maria Longo: Medico Psichiatra, specializzata in neuropsichiatria Infantile, psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, responsabile dell’Unita Multidisciplinare per l’Età Evolutiva.

 

Renato Cerbo: Medico, Neuropsichiatria Infantile, docente presso l’Università dell’Aquila. Esperto di diagnosi e trattamento dell’ Autismo.

 

Roma, 16.06.2007 "ESPLORAZIONI AI CONFINI DELLA PENSABILITA'"; Sede: SALA CONFERENZE – PIAZZA DI MONTECITORIO 123/A ROMA; Info: segreteria@centropsicoanalisiromano.it  Fees= euro 70,00.

Corso di aggiornamento

Giornate aperte del C.d.P.R.

 

ESPLORAZIONI  AI CONFINI DELLA PENSABILITA’

 

Sabato 16 giugno 2007

 Sala Conferenze – Piazza di Montecitorio 123/A - Roma

 

 

PROGRAMMA

 

 

 

 

Ore 9,00-9,30

Introduzione

Dr. Giuseppe Moccia

 “La comprensione del delirio fra difesa e comunicazione”

 

Ore 9.30 – 10.30

 

Relazione

Dr. Giorgio Campoli

Modalità estreme di comunicazione: il paziente delirante”

 

Ore 10,30 – 11,15

Relazione

Dr. Antonello Correale

 “Il delirio: un tentativo di dare ordine all’insensato”

 

Ore 11,15-11,30

 

 

Pausa

 

Ore 11.30 – 12,30

 

Relazione

Dr. Franco De Masi

“Il delirio: difesa o costruzione psicopatologica?                                

Riflessioni per un approccio terapeutico”

 

Ore 12,30 – 13,30

 

 

Discussione con la sala

 

Ore 13,30 – 14,00

Questionario di verifica dell'apprendimento

 

 


 

ABSTRACT

 

 

Dr. Antonello Correale

Il delirio: un tentativo di dare ordine all’insensato

Il delirio costituisce un tentativo di dare ordine all’insensato.

Nella fase depersonalizzativa, che precede il delirio, la vita psichica si impregna di estraneità. L’estraneità rende difficile collegare tra loro i singoli elementi costitutivi della vita psichica stessa per cui si viene a costituire un coacervo di fatti, pensieri, fantasie, ricordi.

Il delirio è una costruzione che tende a mettere in ordine cose eterogenee, fatti e ricordi, pensieri, fantasie. Esso contiene quindi un importante nucleo di verità che va indagato e raccolto, perché rinnegandolo in toto si disconosce un’esperienza fondamentale per il paziente che può andare così incontro a fenomeni di confusione.

Va invece scomposto nei suoi singoli elementi per articolare fra loro aspetti veritieri e aspetti difensivi o francamente distruttivi.

 

 

Dr. Franco De Masi

Il delirio: difesa o costruzione psicopatologica? Riflessioni per un approccio terapeutico

 

Il mio contributo alla giornata di studio sarà centrato sulla natura dell'esperienza delirante come emerge nel corso della terapia analitica dei pazienti psicotici e sulla tecnica con cui è possibile affrontarla.

Come scrivo nel mio libro”Vulnerabilità alla Psicosi”, il delirio è molto lontano dall’essere una struttura difensiva ma va considerato come una costruzione psicopatologica che trova alimento nella dissociazione della realtà psichica che  inizia nell'infanzia  di un bambino  ritirato in un mondo segreto e irreale. Costituendo una realtà psichica parallela e dissociata, il delirio non ha alcuna connessione con il pensiero inconscio e non è possible trattarlo con un lavoro interpretativo teso a evidenziarne il significato nascosto.    

Le operazioni mentali che creano lo stato delirante, infatti, non sottostanno alle leggi del funzionamento psichico normale, non possono essere rimosse né essere "sognate" per essere trasformate in  pensieri..

Nel mio intervento cercherò di mostrare quale siano le modalità per superare le difficoltà ad elaborare la crisi delirante, che viene  fissata in modo indelebile nella psiche ed è sempre pronta a riattivarsi, sino a quando il lavoro analitico non abbia ristabilito la funzione emotiva intuitiva, originariamente carente, che  aiuta il paziente a sottrarsi al potere del funzionamento psicotico.   

 

 

Dr. Giorgio Campoli

Modalità estreme di comunicazione: il paziente delirante

 

Le idee deliranti, risultato delle difese adottate dal paziente per sopravvivere all’angoscia di disintegrazione, alla perdita di contatto con il proprio corpo e con la realtà esterna, permettono di riconoscere strategie arcaiche, fallimenti delle prime relazioni sociali.

La presentazione di ampio materiale clinico tratto da psicoterapie ad orientamento psicoanalitico con pazienti psicotici cercherà di mettere in risalto la funzione comunicativa  delle idee deliranti.


 

 

 

Firenze, 22.06.2007 "EMOZIONI E CAMBIAMENTO"; Sede: ACCADEMIA TOSCANA DI SCIENZE E LETTERE LA COLOMBARIA; Info: info@quidcom.com  Fees= n.d.

CENTRO PSICOANALITICO DI FIRENZE

Sezione locale della Società Psicoanalitica Italiana

 

EMOZIONI E CAMBIAMENTO

 

Venerdì 22 giugno 2007

 

Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria”, Firenze

 

Programma scientifico

 

Mattina

 

9.00     M. Ponsi, psichiatra, psicoanalista S.P.I.

“Mente e cervello nel contesto clinico”

9,40     P. Pietrini, psichiatra, prof. ordinario Univ. Pisa

“Emozioni e sentimenti : come il cervello colora la nostra esistenza”

10,20   M. Rossi Monti, psichiatra, psicoanalista S.P.I., prof. ordinario Univ. Urbino

“Tensione empatica : fenomenologia, psicoanalisi, neuroscienze”

11,00   pausa

11,30   G. Graziani, psichiatra, psicoanalista S.P.I., D.S.M. ( A.S.L. 4 )

“Dietro l’azione terapeutica”

12,10   Dibattito aperto con il pubblico

            I Relatori sono a disposizione dei discenti

13,10   pausa

 

Pomeriggio

 

14,30   C. Civitarese, psichiatra, psicoanalista S.P.I.

“Con un’illuminazione appropriata : Freud ed il lavoro della memoria”

15,10   V. Lingiardi, psichiatra, psicoanalista C.I.P.A., direttore II scuola spec. psicologia clinica ( “La Sapienza”), F. Gazzillo, psicologo

“L’analisi del processo psicoterapeutico”

15,50   G. Fossi, neuropsichiatria, psicoanalista S.P.I., prof. Univ. Firenze

“Per una lettura evoluzionistica dei fattori terapeutici nel processo di cura”

16,30   Dibattito aperto con il pubblico

            I Relatori sono a disposizione dei discenti

17,00   Test di valutazione ecm

 

Moderatori

 

G. Saraò, psichiatra, psicoanalista S.P.I., Resp.M.O.M. Salute Mentale Adulti Firenze 2

 

M. Captano, psichiatra, psicoanalista S.P.I.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INFORMAZIONI GENERALI

Segreteria Scientifica

G. Graziani

M. Ponsi

 

 

Sede Congressuale:

Accademia Toscana di Scienze e Lettere “La Colombaria”, Firenze

Segreteria Organizzativa

QUID Communications srl - Via G. C. Vanini, 5 - 50129 Firenze tel: 0554633701 fax: 0554633698  info@quidcom.com

 

Educazione Continua in Medicina – ECM

Il corso è rivolto ad numero massimo di  70 partecipanti di cui 40 psichiatri e 30 psicologi.

Per acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di verifica dell’apprendimento e la scheda di valutazione dell’evento. Sono obbligatorie le firme di entrata e di uscita e il 100% di presenza al corso all’intera giornata.

Attestato di Frequenza

L’attestato con i crediti formativi verrà recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione dell’apprendimento.

Variazioni

La Segreteria Scientifica e la Segreteria Organizzativa si riservano il diritto di apportare al programma tutte le variazioni che si rendessero necessarie per ragioni tecniche e/o scientifiche.

Parole Chiave

Parole chiave sono rappresentate da 1) emozioni 2)sentimenti 3) processo psicoterapico

RAZIONALE

Il presente convegno ha come oggetto il tentativo di integrazione all’interno della prassi psicoterapeutica dei dati di ricerca forniti dalle neuroscienze e dall’indagine empirica del processo psicoterapeutico. Oggi, infatti, se si vuole affrancare la psicoterapia dal rischio di inglobamento nelle pseudoscienze l’unica strada è rappresentata dal recepimento del metodo scientifico e dei progressi delle scienze della mente.

La giornata di studio vuole, così, configurarsi come indispensabile aggiornamento nei confronti di psichiatri e psicologi impegnati in ambito psicoterapeutico.

Oltre 80 anni sono passati dall’asserzione di Freud sulle “illimitate” possibilità della biologia e sulla possibilità che, da lì a qualche decennio, le risposte della biologia avrebbero potuto “far crollare tutto l’artificioso edificio delle nostre ipotesi”. Oggi, le neuroscienze hanno aperto varchi nella comprensione delle emozioni e della mente tali da far intravedere la necessità di una riformulazione di gran parte dell’apparato teorico freudiano. Tuttavia, a dispetto della presunta caducità della metapsicologia, la pratica analitica continua a ricoprire un ruolo fondamentale nel trattamento di un’ampia gamma di disagi. In questo senso, se davvero una metapsicologia non è proponibile, la prassi analitica si rivelerebbe una scienza empirica, ma come tale necessita di validazioni ancor lungi dall’essere esaustive. L’attuale agenda storica sembra, pertanto, imporre la necessità di un dibattito sul rapporto tra neuroscienze e cura analitica e sulle modalità con cui quest’ultima incide sul cambiamento, ovvero l’analisi del processo terapeutico. Sono questi gli ineludibili nodi che la psicoanalisi contemporanea e le terapie analitiche sono chiamate a dipanare. 

 

ABSTRACT

 

Mari Ponsi

Neuroscienze e psicoanalisi.

Le neuroscienze nel contesto clinico Abstract

I grandi progressi avvenuti in questi ultimi decenni nella ricerca neurobiologica e neurocognitiva hanno messo in moto in vasti settori della comunità psicoanalitica un riesame dell’apparato concettuale e teorico su cui la psicoanalisi si fonda - dalla struttura dell’inconscio, alle concezioni dello sviluppo psichico, delle motivazioni e degli affetti, al funzionamento della memoria, ai meccanismi dell’azione terapeutica.

 

Questo riesame ha alimentato un dibattito sulla rilevanza che tali acquisizioni possono avere per la teoria e la pratica della psicoanalisi: alcuni auspicano che il confronto interdisciplinare solleciti la psicoanalisi a elaborare concetti e teorie compatibili con quanto viene prodotto nelle discipline affini, altri vedono in questo confronto un’opportunità di dare alla psicoanalisi un fondamento scientifico, altri si compiacciono di vedere confermate dalle ricerche neurobiologiche alcune intuizioni di Freud; altri, invece, ritengono che la psicoanalisi sia autosufficiente e che la ricerca di compatibilità e arricchimenti fuori dal suo ambito disciplinare ne alteri la specificità.

 

Un aspetto problematico di questa, seppur controversa, apertura di ponti fra le neuroscienze e la psicoanalisi è costituito dalle implicazioni per l’attività clinica: in che misura cambia, se cambia, l’agire clinico una volta che nel modo di concepire il funzionamento mentale entrano i risultati delle neuroscienze? In che modo l’ascolto dei pazienti ne viene influenzato? E’ possibile parlare di una neuro-scienza della psicoterapia, o di una psicoterapia neuro-biologicamente informata?

Emozioni e sentimenti: come il cervello colora la nostra  esistenza   Pietro Pietrini

Laboratorio di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica, Dipartimento di Patologia Sperimentale, Biotecnologie Mediche, Infettivologia ed Epidemiologia, Università degli Studi di Pisa

 

La capacità di esperire emozioni e sentimenti e generare comportamenti adeguati in risposta alle emozioni provate, non solo rende meno noiosa e più variopinta la nostra esistenza ma è soprattutto un meccanismo fondamentale per la sopravvivenza. L’evoluzione ha dotato gli esseri viventi di questo meccanismo perché attraverso le emozioni, piacevoli e sgradevoli, essi possano guidare il loro comportamento nella maniera più vantaggiosa per la propria vita, evitando le situazioni pericolose e negative e al contempo inseguendo quelle gratificanti e positive.  Secondo l’antica dottrina medica orientale, l’origine delle emozioni andava ricercata negli organi viscerali del corpo: la dominanza di uno degli organi fondamentali, cuore, fegato, polmoni, reni e milza, venne così associata a stati emotivi e a caratteristiche distinte della personalità. Per quanto oggi queste teorie possano quasi farci sorridere, bisogna ammettere che la dottrina cinese aveva intuito un aspetto fondamentale, e cioè che l’esperienza di un’emozione è intimamente connessa a sensazioni e manifestazioni a carico degli organi del corpo e dell’intero organismo. Pensiamo, ad esempio, a che cosa succede quando proviamo paura: il battito cardiaco aumenta di intensità e frequenza (sensazione di “cuore in gola”), il respiro diventa più rapido e superficiale, le mani si fanno sudaticce, le ginocchia tremanti e così via. Nell’ultimo quarto di secolo, lo sviluppo di sofisticate metodologie di esplorazione funzionale del cervello, quali la tomografia ad emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica funzionale (fMRI), ha permesso di esaminare i correlati metabolici delle attività cerebrali in maniera non invasiva direttamente nell’uomo, in condizioni fisiologiche o in presenza di patologie mentali. Utilizzando paradigmi sperimentali sempre più sofisticati si è cominciato a studiare i meccanismi neurobiologici che sottendono non solo le funzioni sensoriali e motorie ma anche i processi cognitivi, le emozioni, il comportamento, la regolazione del tono dell’umore, fino ad arrivare allo studio dei sentimenti e della vita spirituale. Studi condotti in soggetti sani ed in gruppi di pazienti affetti da disturbi psichiatrici, quali la depressione o i disturbi d’ansia, hanno permesso di riscontrare alterazioni funzionali associate alla presenza di patologie e di comprendere gli effetti dei trattamenti farmacologici e non farmacologici. Questa presentazione farà il punto sulle conoscenze acquisite fino ad oggi nello studio dei correlati cerebrali del comportamento emotivo normale e patologico. Non è passato molto tempo da quando i disturbi mentali venivano distinti in organici (es. demenza) e funzionali (es. depressione o psicosi) a seconda che presentassero o meno evidenti alterazioni della struttura cerebrale. Questa distinzione rifletteva semplicemente la nostra incapacità di andare al di là di ciò che potevamo vedere ad occhio nudo. Con le metodologie di esplorazione funzionale del cervello, unitamente al grande sviluppo delle tecniche di biologia molecolare, abbiamo oggi un potentissimo microscopio per osservare i processi biochimici della nostra mente, delle sue sofferenze e dei suoi meccanismi di difesa (3).

1.      Mosso A. Concerning the circulation of blood in the human brain. Verlag von Viet and Company, Leipzig, 1881.

2.      Kety SS e Schmidt CF. The nitrous oxide method for the quantitative determination of cerebral blood flow in man: theory, procedure and normal values. J Clin Invest 27:476-83, 1948

3.      Pietrini P. Toward a biochemistry of mind? Am J Psychiatry, 160:1907-8, 2003.

 

ABSTRACT ROSSI MONTI

abstract:

Il termine "Tensione     empatica" designa la funzione esplorativa dell'empatia come movimenti di avvicinamento nei confronti dell'altro.  In questo ambito di ricerca convergono almeno tre contributi: il contributo della psicoanalisi alla conoscenza dell'empatia, della identificazione e del controtransfert, il contriubuto della fenomenololgia a partire dalla dimensione della corporeità, il contribiuto delle neusocienze allo studio della imitazione. Un termine sempre più criticato e a rischio di apparire "vuoto" come quello di empatia potrebbe, grazie allo sviluppo di questa interazione, tornare ad ocuoare un posto di rilievo nel  panorama della clinica e della ricerca.

 

Abstract CIVITARESE

“Con un’illuminazione appropriata”: Freud e il lavoro della memoria

Con la Nota sul notes magico del 1924 Freud abbandona le “favole neurologiche” del Progetto di una psicologia (1895), vale a dire modellizzazioni di tipo grafico e nello stile delle scienze naturali, ed elabora un modello semiotico, come macchina di scrittura o testo, dell’apparato psichico e della memoria. Nel 1966 il breve scritto di Freud è l’oggetto di un memorabile saggio di Derrida letto all’Institut de psychanalyse di Parigi, al seminario di Green: Freud e la scena della scrittura. In esso Derrida valorizza al massimo grado il principio freudiano della Nachträglichkeit o posteriorità, cioè della continua risistemazione o riscrittura delle tracce mnestiche. È tale il rilievo che egli annette alla Nachträglichkeit da arrivare a considerarla, addirittura, come “la scoperta” di Freud. Risulta pertanto ancor più significativa la convergenza che su questo punto si realizza con la TSGN (ovvero teoria della selezione dei gruppi neurali) messa a punto da Edelman, un’altra teoria attuale, ma proveniente stavolta dal campo delle neuroscienze. In un processo di circolarità che dimostra la fecondità delle “contaminazioni” tra ambiti disciplinari diversi, osserviamo il riapparire di una moderna “favola” neurologica, - termine che sta qui solo per enfatizzare l’aspetto inevitabilmente finzionale di qualsiasi “modello” - che conferma in maniera significativa le intuizioni freudiane.

 

Abstract Giordano Fossi

“Per una lettura evoluzionistica dei fattori terapeutici nel processo di cura”

Esistono più di 500 scuole ed indirizzi di psicoterapia che ottengono risultati positivi non differenziabili, ed è verosimile ritenere che questo avvenga perché ad operare sono molteplici fattori terapeutici che vengono variamente attivati. Vengono distinti tre livelli teorici con  l’inferiore che non può entrare in contraddizione con quelli che lo precedono. Il più generale riguarda la natura biologica dell’uomo, il secondo utilizzato in psicoterapia (modelli psicodinamico, cognitivo, umanistico, evoluzionista. cognitivo, comportamentale, gestaltico ecc.), ultima la tecnica. I modelli del secondo livello possono integrarsi fra loro purché non siano in contraddizione con il primo livello (vedi i poli psicodinamico ed umanistico) pena sincretismi o incoerenze interne alla teoria. L’evoluzionismo è addirittura identificabile con l’evoluzionismo e può integrarsi con tutti i modelli che non sono in contraddizione con i principi della neurobiologia moderna. L’evoluzionismo è destinato a sostituire il plurimillenario modello creazionista  e l’Autore illustra i vantaggi terapeutici di un approccio basato sulla psicologia e sulla psicopatologia evoluzionista.

 

GRAZIANO GRAZIANI

DIETRO L’AZIONE TERAPEUTICA

 

Le attuali scienze della mente si stanno espandendo da un lato ( modularità cerebrale ) verticalmente, verso il corpo ed il cervello, dall’altro ( connessionismo e reti neurali ) orizzontalmente, verso l’ambiente.

Ugualmente, in ambito psicoanalitico, si erano direzionate la teoria degli archetipi ( verticalmente ) e quella oggettuale ( orizzontalmente ).

Le equivalenze tra archetipi e modularità e tra teoria oggettuale e connessionismo fungono

da base per una disamina sulle azioni in psicoterapia e la loro iscrizione all’interno di uno o entrambi i modelli proposti dalla contemporanea filosofia della mente.

I cambiamenti terapeutici, intesi quali schemi adattativi selezionati in seduta, troverebbero principalmente ragione in modificazioni della rete neurale e/o dell’espressività modulare

 

Integrare clinica e ricerca nello studio delle terapie psicoanalitiche

Vittorio Lingiardi, Francesco Gazzillo

Facoltà di Psicologia 1 Università “La Sapienza” di Roma

 

 

Dopo aver illustrato sinteticamente le ragioni, storiche e scientifiche, che hanno reso necessaria l’elaborazione di programmi di ricerca finalizzati alla verifica empirica delle ipotesi psicoanalitiche e della loro efficacia clinica, descriveremo brevemente quelli che a nostro parere sono i quattro ambiti principali della ricerca in psicoanalisi: concettuale (Dreher, 2000), esito dei trattamenti (Leuzinger-Bohleber, Target, 2006), processo terapeutico (Jones, 2000), fattori del processo che sembrano influenzare gli esiti (Waldron, 2004). Proporremo alcune riflessioni sull’ingresso del registratore nella stanza d’analisi (alleato o intruso?), sull’utilizzo di trascritti di sedute a scopo di ricerca e sui presupporti della  metodologia single-case (Dazzi, Lingiardi, Colli, 2006).

 

La parte centrale della relazione verterà sulla descrizione di tre strumenti, e relative ricerche, che consideriamo particolarmente utili nello studio del processo e dell’esito delle psicoterapie analitiche:

la Defense Mechanism Rating Scale (DMRS; Perry, 1990; Lingiardi, Madeddu, 2002);

la Shedler-Westen Assessment Procedure (SWAP-200, Westen, Shedler 1999a,b; Westen, Shedler, Lingiardi, 2003), strumento Q-sort che permette una diagnosi di personalità categoriale e dimensionale, dinamicamente orientata;

le Analytic Process Scale (APS; Waldron et al., 2004a,b), che permettono di valutare, qualitativamente e quantitativamente, diversi aspetti della relazione terapeutica (Gazzillo, Lingiardi 2006).

 

Pur esprimendo qualche riserva sulla possibilità di studiare empiricamente gli aspetti di contenuto dei trattamenti analitici, accenneremo ad alcuni strumenti di nuova generazione per la valutazione del transfert e del controtransfert (Bradley, Heim, Westen, 2005; Betan, Heim, Conklin, Westen, 2005).

 

Infine, esemplificheremo le possibilità di integrazione tra ricerca e clinica a partire dalla descrizione di due casi: Melania (Lingiardi, Shedler, Gazzillo, 2006) e Giovanna (Lingiardi, Gazzillo, Waldron, in preparazione).

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Padova,  19.01-15.06.2007 "SPAZIO E TEMPO TRA MONDO INTERNO E MONDO ESTERNO NELLA RELAZIONE ANALITICA". Sede: PADOVA, CASA CRISTALLO, VIA ALTINATE 114 B; Organizz.: SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA - S.I.P.P.; Info:   SIPP@MCLINK.IT  ; Fees= euro 70,00.

Programma:

                               

Giornata del 19/01/07

 

16.00 – 16.15 Registrazione dei partecipanti

 

16.15 – 18.30   Relazione della dott.ssa Chiara Nicolini:

 

                             “Perdersi nel labirinto”

 

                         18.30 – 20.15   Discussione e presentazione di casi clinici.

 

 

Giornata del 16/02/07

 

 

            16.00 – 16.15  Registrazione dei partecipanti

 

16.15 – 18.30  Relazione della dott.ssa Chiara Nicolini

 

                              “Una casa per le emozioni”

 

18.30 – 20.15  Discussione e presentazione di casi clinici

 

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Giornata del 16/03/07

 

 

16.00 – 16.15          Registrazione dei partecipanti

 

 

16.15 – 18.30  Relazione della dott.ssa Chiara Nicolini

 

  “Il cambiamento e l’evoluzione dello spazio

   e del tempo nella relazione analitica”

 

18.30 – 20.15 Discussione e presentazione di materiale clinico.

 

           

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Giornata del 18/05/2007

 

16.00 – 16.15          Registrazione dei partecipanti

 

 16.15 – 18.30 Relazione della dott.ssa Chiara Nicolini

 

 “Funzione transizionale degli spazi terapeutici

  nelle strutture intermedie”                                   

 

 18.30 – 20.15  Discussione e presentazione di materiale clinico

 

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Giornata del 15/06/2007

 

16.00 – 16.15  Registrazione dei partecipanti

 

16.15 – 18.30   Relazione del dott. Gianfranco Marano:

                              

 “Spazio, tempo, linguaggio e logica”  

   

18.30 – 20.15 Discussione e presentazione di materiale clinico

 

20.15 – 20.45  Compilazione del questionario.

 

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Abstracts

 

19/01/07

Titolo: Perdersi nel labirinto”

 

Abstract: Perdere e trovare, perdersi e ritrovarsi, fin dal lutto originario, segnano e caratterizzano la crescita, ma quando il lutto originario fallisce si verifica un'esperienza di perdita "primitiva". Viene qui presentato un caso clinico di una donna che viveva la perdita della giovinezza e dell'età fertile come un lutto inelaborabile, come una minaccia narcisistica al proprio sé.
  Nel presente articolo la scrittura e la lettura vengono proposte come supporto al lavoro analitico: la scrittura che la paziente opera come ricerca del  suo vero sé e la lettura che l'analista fa in chiave psicoanalitica del romanzo di Catherine Dunne "The Walled Garden".

 

 

16/02/07

Titolo: Una casa per le emozioni

 

Abstract: La relazione prende spunto dal caso di una paziente depressa la cui terapia, tuttora in corso, si è evoluta attraverso tre fasi, separate da lunghi soggiorni all’estero. L’abitare un mondo senza confini, vissuto come apertura vitale ma anche come sradicamento e rischio di frammentazione o, al contrario, il sentirsi confinata in uno spazio ristretto, soffocante ma anche garante di una coesione del Sé, sono stati i due poli intorno ai quali si è strutturato il processo terapeutico, durante il quale sono emerse come particolarmente significative le immagini delle case e dei vari ambienti legati alla vita e alla storia familiare della paziente, segnata dalla difficoltà propria e, prima ancora, dei genitori, in particolare di una madre gravemente depressa, di riconoscere e contenere i diversi stati emotivi.  

 

 

16/03/07

Titolo: Il cambiamento e l’evoluzione dello spazio e del tempo nella relazione analitica. Dallo spazio-tempo potenziale allo spazio-tempo interno.

Abstract: Dalla concezione primitiva dello spazio nel corpo (protofantasie di Gaddini) allo spazio potenziale ( Winnicott), fino allo spazio-tempo della conclusione della cura. Un percorso evolutivo reso possibile  dallo spazio-tempo analitico. 

Analisi di un caso clinico da questo vertice di osservazione.

 

 

18/05/07

Titolo: Funzione transizionale degli spazi terapeutici nelle strutture intermedie.

 

Abstract:  Facendo riferimento ai lavori di Searles, Ogden, Winnicott e Basaglia, si fanno delle considerazioni sulla nozione di funzione transizionale relativamente all'assetto delle cosiddette "strutture intermedie", così come previste e parzialmente configurate dalla legge 180.

 

 

15/06/07

Titolo: Spazio, tempo, linguaggio e logica

 

Abstract: Alcune discipline speculative e sperimentali dell’era moderna che nel passato lavoravano separatamente e con metodi diversi sono state forzate dalle scoperte a cui erano giunte a integrarsi in modelli interdisciplinari. L’A. si riferisce alla neurobiologia, alle teorie computazionali del funzionamento mentale, alla teoria della complessità e al connessionismo.

Il lavoro cerca di dimostrare che questa integrazione è già presente in alcuni aspetti della teoria psicoanalitica dell’inconscio e del modo in cui spazio e tempo emergono e assumono caratteristiche normali o patologiche nel linguaggio e nella logica del transfert e del controtransfert, del delirio, dell’identificazione proiettiva.

 

 

Monza, 20.01-5.05.2007 "CLINICA E TEORIA DELLA DEPRESSIONE : SIGNIFICATI E SIGNIFICANTI"; Sede: VIA PERGOLESI, 33 MONZA (MI); Organizz.: ASSOCIAZIONE PER LO SVILUPPO DELLE SCIENZE NEUROPSICHIATRICHE DELL'ETA' EVOLUTIVA E DELL'ADOLESCENZA; Info: NPIMONZA@HSGERARDO.ORG ; Fees= euro 150,00.

Docenti: Mario Bertolini, Francesca Neri, Andreas Giannakoulas

 

Milano, 17.01-20.06.2007 "LA RICERCA DELL’ASSENTE:DIVENTARE GENITORI E DIVENTARE FIGLI ADOTTIVI"; Sede:  CENTRO MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38, 20122 MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it ; Fees= euro 300,00.

PROGRAMMA

 

Giornata 1:  Mercoledì 17 gennaio 2007
Titolo
:
La ricerca dell’assente:diventare genitori e diventare figli adottivi

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

 

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Giornata 2: 
Mercoledì 21 marzo 2007
Titolo
:
La ricerca dell’assente:diventare genitori e diventare figli adottivi

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

 

 

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Giornata 3:  Mercoledì 18 aprile 2007
Titolo: La ricerca dell’assente:diventare genitori e diventare figli adottivi

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

 

 

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Giornata 4:  Mercoledì 16 maggio 2007

Titolo: La ricerca dell’assente:diventare genitori e diventare figli adottivi

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

 

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Giornata 5:  Mercoledì 30 maggio 2007
Titolo: La ricerca dell’assente:diventare genitori e diventare figli adottivi

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

 

Giornata 6:  Mercoledì 20 giugno 2007

Titolo: La ricerca dell’assente:diventare genitori e diventare figli adottivi

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Claudia Artoni Schlesinger, Gilda De Simone, Paola Orofino, Cristina Saottini

 

Ore: 23.30-24.00

Questionario

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ABSTRACT DEL CICLO DI CONFERENZE:

L’adozione, in quanto riconoscimento di una genitorialità psicologica non fondata su quella biologica, porta a riflettere sulla complessità del legame tra genitori e figli, in particolare in una società come quella attuale, in cui la genitorialità ha subito una profonda trasformazione, diventando il frutto di una scelta sempre più volontaria e individuale, nella quale essere genitori ridefinisce in modo radicale l’identità soggettiva.

La riflessione psicoanalitica si interroga da sempre, a partire dal mito di Edipo, sulla questione delle origini e sulla fondazione della soggettività nel legame tra le generazioni.

Il seminario si propone, a partire da una riflessione sul significato fondante per la psicoanalisi delle due famiglie di Edipo, quella naturale, di Tebe e quella adottiva, di Corinto, di cercare di comprendere il significato dell’idoneità genitoriale adottiva, mostrando come un’interpretazione psicoanalitica di questa funzione non si limiti all’esclusione di una psicopatologia nella coppia e non sia una semplice valutazione di una supposta “capacità genitoriale” da misurare “in potenza”, ma si costituisca come un rapporto interpersonale funzionale alla ricostruzione del proprio desiderio genitoriale nelle sue radici inconsce.

Il costituirsi della competenza adottiva può richiedere un supporto che, attraverso il lavoro con le coppie, aiuti l’attivazione della funzione genitoriale, come capacità di ogni coppia di dare al figlio protezione e calore affettivo, nutrimento fisico e mentale, di cui ha bisogno per l’attivazione e lo sviluppo della sua mente.

Poiché l’adattamento del bambino ai genitori ed alle loro aspettative, e viceversa, può rivelarsi doloroso, per la difficoltà a conoscere il bambino “straniero” nella sua storia traumatica, è importante aiutare tutta la nuova famiglia, genitori e figli, a mobilitare i processi di identificazione e di riparazione e ad accogliere e pensare il nuovo.

Nel seminario saranno presentate dai conduttori e dai partecipanti situazioni cliniche di coppie in fase preadottiva, di famiglie adottive e di figli adottati in difficoltà, evidenziando come l’intervento psicoanalitico possa essere un utile supporto alla pensabilità della costruzione e della trasformazione dei legami affettivi.

 

 

 

Milano, 7.02-27.06.2007 "IL BAMBINO E I SUOI CONTESTI RELAZIONALI "; Sede: CENTRO MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38, 20122 MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it ; Fees= euro 300,00.

PROGRAMMA

 

Giornata 1:  Mercoledì 7 febbraio 2007
Titolo
:
Il bambino e i suoi contesti relazionali

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

 

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Giornata 2: 
Mercoledì 7 marzo 2007
Titolo
:
Il bambino e i suoi contesti relazionali

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

 

 

 

 

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Giornata 3:  Mercoledì 4 aprile 2007
Titolo: Il bambino e i suoi contesti relazionali

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

 

 

 

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Giornata 4:  Mercoledì 2 maggio 2007

Titolo: Il bambino e i suoi contesti relazionali

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

 

 

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Giornata 5:  Mercoledì 6 giugno 2007
Titolo
: Il bambino e i suoi contesti relazionali

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

 

 

 

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Giornata 6:  Mercoledì 27 giugno 2007

Titolo: Il bambino e i suoi contesti relazionali

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini

 

Ore: 23.30-24.00

Alle 23.30 distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le 24.00

 

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ABSTRACT DEL CICLO DI SEMINARI:

“Quando sei nato non puoi più nasconderti” recita il suggestivo titolo di un film visto di recente; ci viene da pensare che per fortuna è cosi.

Il bambino, fin dalla nascita, è immerso e progressivamente coinvolto in multiformi contesti relazionali che garantiscono la sua sopravvivenza e lo arricchiscono di esperienze e competenze necessarie allo sviluppo della sua identità.

Lo specifico del nostro lavoro terapeutico è comprendere e farci carico del bambino e necessariamente del suo ambiente, sia esso sufficientemente buono, sia che presenti elementi disfunzionali per la crescita.

Partendo da questi presupposti, intendiamo impostare i nostri incontri seminariali portando al gruppo osservazioni cliniche del nostro lavoro quotidiano, per trarne indicazioni verso una teoria della tecnica, questo con lo scopo di comprendere le complesse dinamiche che entrano in gioco nelle interazioni bambino-ambiente e quindi fare scelte sul tipo di intervento più adatto a promuovere movimenti evolutivi e trasformativi per il bambino e il suo contesto.

Il materiale clinico riguarderà diversi contesti di crescita, intesi come i luoghi più significativi delle relazioni dell’infanzia, dove può esprimersi il disagio e dove possono essere avvenute disfunzioni che interferiscono con lo sviluppo sano.

Tali scenari riguarderanno:

- la relazione con la madre, intesa come luogo delle origini, ambiente prinario (terapia al bambino, terapia madre-bambino, sostegno o terapia alla madre)

- la coppia genitoriale e la sua collusione; gli affetti scissi e denegati della coppia e le proiezioni sul bambino (sostegno genitoriale, terapia di coppia)

- i fratelli come primo gruppo di pari all’interno del quale il bambino sperimenta l’ampliamento dei vissuti primari

- il gruppo dei pari all’esterno della famiglia come luogo privilegiato per osservare l’emergere di processi di separazione e di identificazione, attraverso il pensiero comune (terapia di gruppo)

- il nido, la scuola materna, la scuola: ambienti di accadimento e di apprendimento extrafamiliari e il loro accompagnamento nello sviluppo a partire dal codice materno verso l’integrazione con il codice paterno

-          l’ambiente dei media (TV, computer, videogiochi): contesti che possono svolgere una funzione di supporto e movimenti creativi e di crescita, ma anche diventare luoghi di ritiro o di cortocircuito di processi di pensiero patologici.

-           

 

 

Milano, 7.02-27.06.2007 "LA CONSULTAZIONE PSICOANALITICA "; Sede: CENTRO MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38, 20122 MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it ; Fees= euro 250,00.

PROGRAMMA

 

Giornata 1:  Mercoledì 7 febbraio 2007
Titolo
:
La consultazione psicoanalitica

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Giuseppe Di Chiara

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giuseppe  Di Chiara

 

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Giornata 2: 
Mercoledì 7 marzo 2007
Titolo
:
La consultazione psicoanalitica

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Giuseppe Di Chiara

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giuseppe  Di Chiara

 

 

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Giornata 3:  Mercoledì 4 aprile 2007
Titolo:
La consultazione psicoanalitica

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Fausto Petrella

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Fausto Petrella

 

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Giornata 4:  Mercoledì 2 maggio 2007

Titolo: La consultazione psicoanalitica

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Fausto Petrella

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Fausto Petrella

 

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Giornata 5:  Mercoledì 6 giugno 2007
Titolo
: La consultazione psicoanalitica

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Paola Molone

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Paola Molone

 

 

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Giornata 6:  Mercoledì 27 giugno 2007

Titolo: La consultazione psicoanalitica

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Paola Molone

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Paola Molone

 

Ore: 23.30-24.00

Alle 23.30 distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le 24.00

 

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ABSTRACT DEL CICLO DI CONFERENZE:

La consultazione psicoanalitica è il primo incontro che una persona fa con uno psicoanalista.

È una esperienza caratteristica e originale, ogni volta diversa, per tutte e due le persone in essa coinvolte. Essa si realizza sempre e solo su richiesta di una persona che liberamente e personalmente desidera farla, anche se consigliata da altri, per come spesso avviene, principalmente nella supposizione di un bisogno di aiuto.

La consultazione psicoanalitica ha lo scopo di esplorare gli aspetti mentali, e in genere personologici, determinati o anche solo influenzati dalle strutture inconsce della mente. Lo psicoanalista sulla base dei risultati di questa esplorazione, che si avvale di una tecnica di incontro conversazionale mirato con la persona che ne ha fatto richiesta, fornirà alla fine dell’incontro (qualche volta degli incontri) una sua descrizione della condizione mentale dal punto di vista psicoanalitico alla persona che lo ha consultato.

I risultati di una consultazione psicoanalitica possono essere diversi: l’evidenza di una indicazione di cura con la psicoanalisi, oppure no; ma anche tante altre indicazioni, tutte a disposizione della persona per una sua successiva scelta.

Scopo di queste conferenze è anche mettere in evidenza che cosa possono aspettarsi dalla consultazione psicoanalitica le persone che vi accedono e quelle che, operando nei più diversi settori delle attività umane, la consigliano.

Nel corso degli incontri verranno affrontate diverse situazioni nelle quali la consultazione può avere luogo. In particolare ci si occuperà della consultazione nello studio dello psicoanalista (Giuseppe Di Chiara), della consultazione nell’ambito delle istituzione psichiatrico-psicologiche di assistenza e di cura (Fausto Petrella), della consultazione in una istituzione psicoanalitica, un Centro di ricerca e di formazione continua in psicoanalisi (Paola Molone).

 

 

Milano, 7.02-27.06.2007 "LE DIPENDENZE DA SOSTANZE E DA COMPORTAMENTO. L’APPROCCIO PSICOANALITICO DALLA DIAGNOSI ALL’INTERVENTO TERAPEUTICO "; Sede: CENTRO MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38, 20122 MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it Fees: euro 300,00.

PROGRAMMA

 

Giornata 1:  Mercoledì 7 febbraio 2007
Titolo
:
Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Michele Sforza

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Michele Sforza

 

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Giornata 2: 
Mercoledì 7 marzo 2007
Titolo
:
Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Michele Sforza

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Michele Sforza

 

 

 

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Giornata 3:  Mercoledì 4 aprile 2007
Titolo: Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Michele Sforza

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Michele Sforza

 

 

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Giornata 4:  Mercoledì 2 maggio 2007

Titolo: Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Gabriella Ventavoli

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Gabriella Ventavoli

 

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Giornata 5:  Mercoledì 6 giugno 2007
Titolo
: Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Gabriella Ventavoli

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Gabriella Ventavoli

 

 

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Giornata 6:  Mercoledì 27 giugno 2007

Titolo: Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Gabriella Ventavoli

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Gabriella Ventavoli

 

Ore: 23.30-24.00

Alle 23.30 distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le 24.00

 

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ABSTRACT DEL CICLO DI CONFERENZE:

Dr Michele G. Sforza

Le dipendenze da sostanze e le cosiddette “nuove dipendenze” che sono caratterizzate dalla ripetizione compulsiva di comportamenti pur in assenza di stimolazioni chimiche esterne, rappresentano una delle patologie più diffuse in ambito medico, psichiatrico e sociale.

Il ciclo di conferenze di aggiornamento si propone di delineare il contributo psicoanalitico accanto agli altri apporti che discipline diverse  ci hanno fornito per sempre meglio conoscere e approfondire il drammatico  fenomeno della dipendenza patologica.  I seminari  si ripropongono di mostrare come la figura dell’analista si possa e si debba integrare all’interno di un  intervento terapeutico complesso lungo tutto l’iter che si snoda dalla diagnosi alla motivazione  alla cura, dalla costruzione di un progetto terapeutico mirato fino al timing dell’intervento clinico.

Obiettivi e argomenti del ciclo di conferenze saranno quindi:

  • Definizione del concetto di Dipendenza nei suoi aspetti fisiologici, patologici ed etiopatogenetici
  • Abuso e  Dipendenza da alcol
  • Dipendenze da Comportamento (Gioco d’azzardo patologico, Shopping compulsivo, Internet Addiction Syndrome ecc.)
  • Panoramica storico-concettuale dell’approccio psicoanalitico ai problemi della dipendenza da alcol e da gioco d’azzardo
  • La costruzione del setting per l’intervento terapeutico
  • La personalità del soggetto affetto da dipendenza patologica e le difese nella malattia conclamata
  • La diagnosi e la motivazione al trattamento
  • Il programma terapeutico: criteri e strumenti di intervento
Dott.ssa Gabriella Ventavoli

Il fenomeno delle dipendenze è in aumento, quasi un epidemia che colpisce le nuove generazioni. I conduttori intendono mettere in risalto, partendo dall'osservazione clinico-analitica, lo sviluppo della personalità del tossicomane, in relazione alla nascita biologica, influenzata dall'ambiente affettivo, dalla qualità delle relazioni oggettuali.

L'assunzione di sostanze stupefacenti ha origini remote e motivazioni inconsapevoli, che si traducono nella modalità inconscia di automedicazione per i gravi deficit.

Attraverso interventi tratti dall'esperienza clinica, verranno evidenziate le carenze delle funzioni genitoriali e il mancato processo di soggettivazione. Verrà sottolineata la potenzialità trasformativa della relazione umana quando la psicoterapia entra a far parte della catena terapeutica.

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Milano, 17.01-20.06.2007 "ADOLESCENZA E  DEPRIVAZIONE "; Sede: C.M.P. VIA CORRIDONI, 38 MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it  Fees= euro 300,00.

PROGRAMMA

 

Giornata 1:  Mercoledì 17 gennaio 2007
Titolo
:
Adolescenza e deprivazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Giovanna Giaconia

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giovanna Giaconia

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Giornata 2: 
Mercoledì 21 marzo 2007
Titolo
:
Adolescenza e deprivazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Giovanna Giaconia

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giovanna Giaconia

 

 

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Giornata 3:  Mercoledì 18 aprile 2007
Titolo: Adolescenza e deprivazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Piero Rossi

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Piero Rossi

 

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Giornata 4:  Mercoledì 16 maggio 2007

Titolo: Adolescenza e deprivazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Piero Rossi

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Piero Rossi

 

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Giornata 5:  Mercoledì 30 maggio 2007
Titolo: Adolescenza e deprivazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Angela Galli

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Angela Galli

 

 

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Giornata 6:  Mercoledì 20 giugno 2007

Titolo: Adolescenza e deprivazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Francesca Codignola

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Francesca Codignola

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23.30- 24.00 Questionario

 

 

 

 

 

ABSTRACT DEL CICLO DI CONFERENZE:

Nei primi due seminari, condotti dalla Dr.ssa Giovanna Giaconia, verrà affrontato il concetto di adolescenza come trauma. La deprivazione, vissuta nella relazione primaria, si ripresenta in adolescenza o come traumatofilia o nel trauma esercitato dalla maturazione sessuale sull’equilibrio infantile.

Verranno considerati gli agiti trasgressivi nelle loro forme di asocialità e delinquenzialità – sia nelle loro valenze evolutive sia nel loro significato di funzionamento psicotico.

Saranno presentati casi clinici ad illustrazione dei temi trattati.

I seminari condotti dal Dr. Piero Rossi si collocano all’interno dei seguenti temi generali:

-          Psicosi, psicoticismo e personalità borderline: validità e valore predittivo in adolescenza.

-          Presa in carico dell’adolescente all’esordio psicotico: il punto di vista dello psicoterapeuta a confronto col sentimento di solitudine e impossibilità a essere compreso. Esiste uno specifico adolescenziale?

Nel seminario condotto dalla Dr.ssa Galli verrà proposto il concetto di “posizione adolescenziale”, che verrà messo in relazione a situazioni cliniche in cui la deprivazione – come trauma psichico – resta nascosta e si assiste allo sviluppo di un funzionamento pseudo-adulto. La deprivazione nascosta è frequentemente osservabile nei casi di investimento narcisistico eccessivo da parte dei genitori sui propri figli: tale investimento può avere l’effetto di un trauma cumulativo che, durante l’adolescenza, blocca lo sviluppo verso l’età adulta. Nei casi clinici presentati il trauma si rivela attraverso atti delinquenziali mascherati.

Il seminario presentato dalla Dr.ssa Francesca Codignola avrà per titolo: “La gestione del maltrattamento”.

Saranno messe a fuoco le difficoltà del contatto e della presa in carico degli adolescenti che hanno vissuto esperienze di grave trascuratezza e/o maltrattamento. Attraverso una o più vignette cliniche, si cercheranno di evidenziare non solo le più frequenti modalità difensive dalla relazione e nella relazione psicoterapeutica da parte degli adolescenti stessi, ma soprattutto le più frequenti situazioni di empasse, da parte dei terapeuti, nella costruzione della alleanza di lavoro. In particolare:

1)      la massiccia tendenza alla coazione a ripetere e i più frequenti movimenti transferali di questo tipo di adolescenti;

2)      le risposte emotive controtransferali degli operatori e la loro elaborazione;

3)      Il problema della distanza e della vicinanza:

4)     Il setting.

 

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Milano, 17.01-20.06.2007 "ANSIA E DEPRESSIONE "; Sede:  CENTRO MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38, 20122 MILANO; Info: cmp.spi@fastwebnet.it Fees= euro 250,00.

PROGRAMMA

 

Giornata 1:  Mercoledì 17 gennaio 2007
Titolo
:
Ansia e depressione nei percorsi d’individuazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Laura Ambrosiano, Eugenio Gaburri

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Laura Ambrosiano, Eugenio Gaburri

 

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Giornata 2: 
Mercoledì 21 marzo 2007
Titolo
:
Ansia e depressione nei percorsi d’individuazione

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Laura Ambrosiano, Eugenio Gaburri

Ore: 23.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Laura Ambrosiano, Eugenio Gaburri

 

 

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Giornata 3:  Mercoledì 18 aprile 2007
Titolo: Ansia e depressione nel bambino e nell’adolescente

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

 

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Giornata 4:  Mercoledì 16 maggio 2007

Titolo: Ansia e depressione nel bambino e nell’adolescente

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

 

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Giornata 5:  Mercoledì 30 maggio 2007
Titolo
: Ansia e depressione nel bambino e nell’adolescente

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

 

 

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Giornata 6:  Mercoledì 20 giugno 2007

Titolo: Ansia e depressione nel bambino e nell’adolescente

 

Ore: 21.00-22.30
Tipo: B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

Ore: 22.30-23.30
Tipo: F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Marta Badoni, Katharina Schweizer

 

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ABSTRACT DEL CICLO DI CONFERENZE:

Dr. Laura Ambrosiano, Prof. Eugenio Gaburri

In questo ciclo di conferenze si approfondirà il nesso tra ansia-depressione e la patologia dei processi di identificazione. Generalmente, quando si parla di identificazione ci si riferisce alla dimensione edipica, trascurando di cogliere il senso delle identificazioni precoci, pre-edipiche, ai fini dell’individuazione.  Le identificazioni precoci sono, secondo Freud, la prima forma di legame emotivo; esse emergono in una condizione mentale ancora indifferenziata, in cui il sé è potenziale e gli oggetti sono aspecifici. Le prime identificazioni si rivolgono a una nebulosa gruppale, alla mentalità dei caregivers, che viene veicolata dai ritmi e dai modi con cui gli adulti si occupano del bambino.

Per individuarsi il bambino ha bisogno di separarsi da queste identificazioni precoci, di fare il lutto della perdita di questo primo legame che offre un senso di appartenenza.

I disguidi di questi percorsi possono incrementare la paura e l’ansia, possono spingere verso soluzioni scissionali che degradano la vita di relazione e l’integrità del sé.

La patologia dei processi di identificazione pre-edipica si manifesta con un senso profondo di inconsistenza personale, una intensa vergogna, un continuo stato di all’erta per arginare la minaccia di un allagamento depressivo e paranoide.

Verrà proposto un caso clinico per commentare e approfondire la proposta teorica.

Dr. Marta Badoni, Dr. Katharina Schweizer

L’infanzia e l’adolescenza sono caratterizzate da processi evolutivi che richiedono l’elaborazione di lutti e di sofferenze depressive. In questi quattro incontri ci si propone di percorrere l’evoluzione del pensiero psicoanalitico, illustrandone le articolazioni a partire da materiale clinico.

Questo ciclo di conferenze accomuna di proposito ansia e depressione.

Il manifestarsi dell’una o dell’altra, o di entrambe assieme, è strettamente legato, da un punto di vista psicodinamico, alle vicissitudini della relazione d’oggetto e alle modalità con cui il soggetto ha affrontato i movimenti di separazione e vissuto la propria condizione di separatezza con i rimandi relativi all’assetto narcisistico. Nell’affrontare l’ansia e la depressione nell’infanzia e nell’adolescenza dovremo poi tenere in considerazioni diversi fattori; in entrambe, infatti, l’aspetto tipico della sofferenza depressiva può essere poco evidente, lasciando il campo a “equivalenti depressivi” che frequentemente si esprimono con disturbi somatici o comportamentali.

Per quanto riguarda in particolare l’adolescente, età per eccellenza del lutto, dovremo imparare a distinguere quello che può essere considerato un processo inevitabile ed evolutivo volto a rinegoziare gli accadimenti dell’infanzia, da quello che invece è un arresto del processo adolescenziale stesso.

Nel corso degli incontri si cercherà di fare emergere i movimenti ansiosi e depressivi dietro la molteplicità della sintomatologia.

 

 

 

Roma, 27.02-22.05.2007 "ESPERIENZE TRAUMATICHE PRECOCI: TEORIA E CLINICA"; Sede:  C.D.P.R. VIA PANAMA, 48 ROMA; Info: segreteria@centropsicoanalisiromano.it ; Fees= euro 216,00.

ESPERIENZE TRAUMATICHE PRECOCI: TEORIA E CLINICA

 

Seminario - Dr. Basilio Bonfiglio, Dr. Cono Aldo Barnà

 

 

Dr. Basilio Bonfiglio

Il seminario ripercorre l’evoluzione del concetto di trauma psichico, anche attraverso il pensiero dei principali autori che se ne sono occupati, per formulare ipotesi sulla sua genesi e per giungere ad una possibile definizione attuale alla luce delle ricerche psicoanalitiche e di quelle di alcune scienze affini; in particolare neurobiologia ed infant research.

Viene ribadita l’attualità e l’importanza del concetto e la necessità di articolarlo con la problematica relativa al  valore da attribuire  a realtà psichica e realtà oggettiva.

Attraverso un dialogo tra teoria e clinica, con materiale presentato dal conduttore e/o dai partecipanti, si indagheranno le origini e lo strutturarsi della psicopatologia. Tratteggiando anche la disposizione psichica del terapeuta e gli strumenti tecnici che egli deve adoperare per visualizzare il riconoscimento in special modo dei traumi occorsi prima che l’individuo abbia raggiunto lo statuto di soggetto, non avendo ancora acquisito capacità di riflessione, simbolizzazione e verbalizzazione. Traumi che, piuttosto, possono inibire in modo significativo un raggiungimento di tali competenze.

Infine, vengono discussi i settings e le modalità di verbalizzazione ed interpretazione necessari al terapeuta per trattare gli effetti dei traumi precoci nelle patologie gravi e meno gravi. In particolare le forme di verbalizzazione che consentono di entrare in contatto con i funzionamenti psichici inconsci di base dei pazienti.

 

 

Dr. Cono Aldo Barnà

In poco più di un secolo di esistenza la psicoanalisi si è progressivamente interessata a patologie inizialmente escluse dal suo metodo e si è misurata con una vistosa trasformazione delle forme del disagio.Ciò ha comportato un continuo aggiornamento relativo alla comprensione della psicopatologia, alle ipotesi  etio-patogenetiche e all’assetto operativo nella stanza d’analisi. Le trasformazioni tecniche non hanno sostanzialmente riguardato il setting formale, ma soprattutto  l’assetto mentale, affettivo e relazionale dell’analista. La revisione teorica ha poi comportato l’introduzione di più modelli e la loro confrontazione teorica e  clinica. Tra gli elementi tradizionali dell’indagine psicoanalitica il “trauma” è stato vistosamente e  continuamente rivisto, oltre che dallo stesso Freud, da mollti autori contemporanei e successivi a lui. Abbiamo dato il nome di “crescite traumatiche” a quei quadri di sempre più frequente osservazione, di soggetti che rivelano nel corso del trattamento, alienanti identificazioni patologiche tessute nell’esposizione massiccia a “traumi ambientali” caratterizzati soprattutto da inadeguate situazioni  relazionali operanti per tutto il corso della loro formazione.

Nel corso del seminario proposto cercheremo di inquadrare la problematica appena accennata e di far derivare da tale inquadramento l’assetto affettivo e operativo più idoneo alla conduzione del trattamento  di questi soggetti.

A tale scopo ci gioveremo, se possibile, di esemplificazioni cliniche, relative a casi proposti dal conduttore e/o dai partecipanti.

 

 

CALENDARIO:

 

Martedì 27 febbraio 2007

Dr. Basilio Bonfiglio: Inquadramento generale

Perché occuparsi del trauma?

Andare per ordine; Freud (e Breuer), Ferenczi e il trauma.

Discussione di materiale clinico

Martedì 6 marzo 2007

Dr. Basilio Bonfiglio: Si sposta il livello dei fenomeni osservati. I teorici delle relazioni oggettuali. Discussione di materiale clinico portato dai partecipanti.

Martedì 27 marzo 2007

Dr. Basilio Bonfiglio:Si sposta l’ottica. Gradi di traumatismo.

Masud Khan, Bowlby e le teorie attuali.

Discussione di materiale clinico portato dai partecipanti.

Martedì 17 aprile 2007

Dr. Cono Aldo Barnà: Traumatismi precoci, “crescite traumatiche” e organizzazione psicopatologica. Discussione di materiale clinico portato dai partecipanti.

Martedì 8 maggio 2007

Dr. Cono Aldo Barnà: Assetto analitico e accoglimento del transfert nelle “crescite traumatiche”. Discussione di materiale clinico proposto dai partecipanti.

Martedì 22 maggio 2007

Dr. Cono Aldo Barnà: Ascolto ed interpretazione nelle “crescite traumatiche”. Discussione di materiale clinico proposto dai partecipanti.

 

 

ORARI:

Ore 21,00 – 22,00

 

Relazione del docente

Ore 22,00 – 23,00

 

Discussione con la sala

Ore 23,00– 23,30 (solo 22/05/2006)

 

Questionario di apprendimento

 


 

 

Roma, 8.02-19.04.2007 "ASPETTI TEORICI E CLINICI DEL  NARCISISMO"; Sede: CENTRO DI PSICOANALISI ROMANO VIA PANAMA 48;  ROMA; Info: segreteria@centropsicoanalisiromano.it ; Fees= euro 216,00.

STATI CLINICI DEL NARCISISMO

 

ASPETTI TEORICI E CLINICI DEL NARCISISMO

 

Seminario del dr. G. Campoli

 

Freud con il saggio Introduzione al narcisismo del 1914 sottolineando l’importanza del narcisismo nello sviluppo psicologico, nella vita quotidiana e nella psicopatologia introdusse e preparò importanti cambiamenti teorici e clinici. Dopo questo scritto il concetto di narcisismo venne relativamente messo da parte dagli psicoanalisti. Negli anni Settanta, in concomitanza con i mutamenti avvenuti nelle società occidentali, si aprirono un dibattito ed una controversia fra chi considera il narcisismo una struttura difensiva primitiva dalle pulsioni libidiche e distruttive e chi ritiene che proceda secondo una linea di sviluppo autonoma rispetto alle relazioni oggettuali cui sono collegate specifiche forme di transfert e specifiche patologie.

Nel seminario si passeranno in rassegna le principali posizioni teorico-cliniche e si discuterà ampio materiale clinico proveniente da trattamenti di pazienti affetti da disturbi della personalità narcistici e borderline, depressioni.

 

 

CALENDARIO:

8 febbraio 2007

 

Seminario I: Elementi storici sul concetto di narcisismo: il pensiero di Freud, M. Klein, D. Winnicott.

22 febbraio 2007

 

Seminario II: Contributi più recenti: il narcisismo negativo secondo A. Green, il narcisismo onnipotente distruttivo secondo H. Rosenfeld, le difese narcisitiche per O. Kernberg.

8 marzo 2007

Seminario III: la psicologia del Sé di H. Kohut.

22 marzo 2007

 

Seminario IV: presentazione di un caso clinico di disturbo borderline di personalità.

5 aprile 2007

 

Seminario V: presentazione di un caso clinico di disturbo narcisistico della personalità.

19 aprile 2007

Seminario VI: presentazione di un caso clinico di depressione.

 

ORARI:

Ore 21,00 – 22,00

 

Relazione del docente

Ore 22,00 – 23,00

 

Discussione con la sala

Ore 23,00– 23,30 (solo 19/04/2006)

 

Questionario di apprendimento

 


 

 

Roma, 6.02-27.02.2007 "EVOLUZIONE DELLA TECNICA  PSICOANALITICA"; Sede: C.D.P.R. VIA PANAMA, 48 ROMA; Info: segreteria@centropsicoanalisiromano.it ; Fesse= euro 144,00.

EVOLUZIONI DELLA TECNICA PSICOANALITICA NELLA PSICOANALISI CONTEMPORANEA

 

Dr. Vincenzo Bonaminio, Dr.ssa Anna Nicolò

 

 

Dr. Vincenzo Bonaminio: L’evoluzione della concezione dei fattori terapeutici

Nei due incontri seminariali l’evoluzione della tecnica psicoanalitica nel panorama della psicoanalisi contemporanea verrà esaminata da due prospettive convergenti.  L’approccio storico consentirà una riflessione ed una discussione sugli sviluppi  e sui  cambiamenti nella concezione dei fattori terapeutici in psicoanalisi  sullo sfondo più ampio di quell’area clinica che risulta dalla intersezione delle seguenti tematiche: alleanza terapeutica, creazione, mantenimento e sviluppo della situazione psicoanalitica, varietà cliniche del transfert, natura e concezione del controtransfert, interpretazione e altri agenti del cambiamento terapeutico.

La concezione dei fattori terapeutici in psicoanalisi è oggi più complessa ed articolata  di quanto non fosse in passato: oggi sappiamo che non è solo il transfert, o l’interpretazione di trasnsfert, il principale fattore del cambiamento terapeutico: la qualità dell’ecologia analitica ( spazio tempo e presenza dell’analista), l’attenzione allo stato del sè del paziente e alla relazione “momento per momento” fra analista ed analizzando hanno una concorrenza ed una dignità altrettanto importante in termini di agenti del cambiamento psichico. L’intera concezione del processo psicoanalitico si è modificata di pari passo con l’ampliamento e l’approfondimento della relazione di transfert-controtransfert. 

 

 

Dr.ssa Anna Nicolò: L’APPROCCIO PSICODINAMICO AL PAZIENTE ADOLESCENTE

Nel corso dei due seminari tematici verrà discussa la specificità della tecnica nella psicoanalisi dell’adolescente. In particolare si vedranno le caratteristiche dell’interpretazione e del transfert, il loro uso e le differenti configurazioni. Verranno esaminati esempi di interpretazione del transfert e nel transfert o l’utilità di interventi fase-specifici e che tengano conto di una prospettiva evolutiva nell’approccio all’adolescente. Si useranno frammenti clinici narrati dai partecipanti al seminario come esemplificazioni dei temi trattati.

 

CALENDARIO

martedì 6 febbraio 2007

 

Dr. Vincenzo Bonaminio

martedì 13 febbraio 2007

 

Dr.ssa Anna Nicolò: Configurazioni del transfert in adolescenza

martedì 20 febbraio 2007

 

Dr. Vincenzo Bonaminio

martedì 27 febbraio 2007

 

Dr.ssa Anna Nicolò: Utilità e limiti dell’interpretazione in adolescenza

 

ORARI:

Ore 21,00 – 22,00

 

Relazione del docente

Ore 22,00 – 23,00

 

Discussione con la sala

Ore 23,00– 23,30 (solo 27/02/2007)

 

Questionario di apprendimento

 


 

 

Roma, 6-27.02.2007 "EVOLUZIONE DELLA TECNICA PSICOANALITICA"; Sede: C.D.P.R. VIA PANAMA, 48 ROMA; Info: segreteria@centropsicoanalisiromano.it 

Fees= euro 144,00.

Dr. Vincenzo Bonaminio, Dr.ssa Anna Nicolò

 

 

Dr. Vincenzo Bonaminio: L’evoluzione della concezione dei fattori terapeutici

Nei due incontri seminariali l’evoluzione della tecnica psicoanalitica nel panorama della psicoanalisi contemporanea verrà esaminata da due prospettive convergenti.  L’approccio storico consentirà una riflessione ed una discussione sugli sviluppi  e sui  cambiamenti nella concezione dei fattori terapeutici in psicoanalisi  sullo sfondo più ampio di quell’area clinica che risulta dalla intersezione delle seguenti tematiche: alleanza terapeutica, creazione, mantenimento e sviluppo della situazione psicoanalitica, varietà cliniche del transfert, natura e concezione del controtransfert, interpretazione e altri agenti del cambiamento terapeutico.

La concezione dei fattori terapeutici in psicoanalisi è oggi più complessa ed articolata  di quanto non fosse in passato: oggi sappiamo che non è solo il transfert, o l’interpretazione di trasnsfert, il principale fattore del cambiamento terapeutico: la qualità dell’ecologia analitica ( spazio tempo e presenza dell’analista), l’attenzione allo stato del sè del paziente e alla relazione “momento per momento” fra analista ed analizzando hanno una concorrenza ed una dignità altrettanto importante in termini di agenti del cambiamento psichico. L’intera concezione del processo psicoanalitico si è modificata di pari passo con l’ampliamento e l’approfondimento della relazione di transfert-controtransfert. 

 

 

Dr.ssa Anna Nicolò: L’APPROCCIO PSICODINAMICO AL PAZIENTE ADOLESCENTE

Nel corso dei due seminari tematici verrà discussa la specificità della tecnica nella psicoanalisi dell’adolescente. In particolare si vedranno le caratteristiche dell’interpretazione e del transfert, il loro uso e le differenti configurazioni. Verranno esaminati esempi di interpretazione del transfert e nel transfert o l’utilità di interventi fase-specifici e che tengano conto di una prospettiva evolutiva nell’approccio all’adolescente. Si useranno frammenti clinici narrati dai partecipanti al seminario come esemplificazioni dei temi trattati.

 

CALENDARIO

martedì 6 febbraio 2007

 

Dr. Vincenzo Bonaminio

martedì 13 febbraio 2007

 

Dr.ssa Anna Nicolò: Configurazioni del transfert in adolescenza

martedì 20 febbraio 2007

 

Dr. Vincenzo Bonaminio

martedì 27 febbraio 2007

 

Dr.ssa Anna Nicolò: Utilità e limiti dell’interpretazione in adolescenza

 

ORARI:

Ore 21,00 – 22,00

 

Relazione del docente

Ore 22,00 – 23,00

 

Discussione con la sala

Ore 23,00– 23,30 (solo 27/02/2007)

 

Questionario di apprendimento

 


 

 

Roma, 24.02.2007 "PROSPETTIVE PSICOANALITICHE SUL CORPO"; Sede: C.D.P.R. SALA CONFERENZE - PIAZZA DI MONTECITORIO, 123/A ROMA; Info: segreteria@centropsicanalisiromano.it  Fees= euro 70,00.

PROGRAMMA

 

Chair: Dr. Antonio Di Benedetto

 

 

Ore 9.30 – 10.30

 

 

 

Relazione:  Dr. Carla  De Toffoli

Si deve creare il corpo prima di poterlo vedere

 

 

Ore 10,30-11,00

 

Discussione con la sala

 

 

Ore 11,00-11,30

 

Pausa

 

 

Ore 11.30 – 12,30

 

 

Relazione : DrRiccardo Lombardi

“Il corpo nella seduta psicoanalitica

 

 

Ore 12,30-13,00

 

Discussione con la sala

 

 

Ore 13,00-14,00

 

Pausa

 

Chair: Dr. Luigi Solano

 

 

Ore 14.00 – 15.00

 

 

Relazione:   Dr. Claudio Arnetoli

“Il corpo nella psicoanalisi contemporanea ad orientamento relazionale”

 

 

Ore 15,00-15,30

 

Discussione con la sala

 

 

Ore 15.30 – 16.30

 

 

Relazione :  Dr. Marta Capuano

"Tra psicosomatosi e somatopsicosi: "il corpo a corpo" attraverso due casi clinici"

 

Ore 16,30 – 17,00

 

Discussione con la sala

 

Ore 17.00 – 17.30

 

Questionario di verifica dell'apprendimento


 

ABSTRACT

 

 

Dr. Carla  De Toffoli

Si deve creare il corpo prima di poterlo vedere

L’esperienza psicoanalitica mostra come il “misterioso salto” tra psiche e soma  sia di natura epistemica e non ontologica. Attenga cioè al nostro modo di conoscere la realtà, non alla realtà in sé. La comprensione dei fenomeni di transfert consente infatti di accedere alla matrice dell’unità  psicosomatica ed alle  sue vie di trasformazione. 

 

Dr. Claudio Arnetoli

“Il corpo nella psicoanalisi contemporanea ad orientamento relazionale”

 

La psicoanalisi contemporanea cerca  di integrare  in modo più organico i due aspetti che l'hanno caratterizzata sin dalla sua nascita: da un lato le tematiche relazionali della comunicazione, del dialogo, dell'empatia e della co-costruzione dei significati  e, dall'altro, le tematiche corporee legate all'infant research, alle nuove teorie sulla motivazione,sulla conoscenza, sul trauma e sulla dissociazione.  

 

Dr. Marta Capuano

"Tra psicosomatosi e somatopsicosi: "il corpo a corpo" attraverso due casi clinici"

 

Attraverso la presentazione di due casi clinici, di cui  uno con patologia neurologica, verrà messo in evidenza come fenomeni concreti, generati dal corpo del paziente, se trovano una corrispondenza nel corpo dell’analista possano dar luogo ad evoluzioni affettive e cognitive del paziente. In questo “corpo a corpo” con il paziente, l’intervento dell’analista deve avere “un peso” equivalente a quello della comunicazione del paziente, rappresentando l’inizio di operazioni affettive e di pensiero via via più astratte e complesse.

 

 

DrRiccardo Lombardi

“Il corpo nella seduta psicoanalitica

 

Già Freud aveva identificato nel corpo una bussola dell’elaborazione analitica e un fondamentale punto di aggancio per il funzionamento mentale: una concezione che ha attraversato in modo poco evidente, ma costante, tutto il suo percorso scientifico, dagli Studi sull’Isteria, alla Metapsicologia, al saggio sull’Io e l’Es, sino alle esiti finali del Compendio di Psicoanalisi. Dopo di lui la relazione tra il corpo e la mente è stata oggetto di studio di vari autori, senza però essere mai considerata un asse portante della teoria  e della clinica psicoanalitica. La tendenza più diffusa è di confinare l’interesse per il corpo all’abito di specifici disturbi, come la cosiddetta patologia psicosomatica. L’autore presenta delle ipotesi che collocano la relazione con il corpo a centro organizzatore dell’elaborazione mentale.  Tali ipotesi sono sollecitate dai cambiamenti che hanno investito il campo clinico in relazione al mutare dei pazienti e delle condizioni di analizzabilità: esse sono rivolte a stimolare nuove osservazioni e prospettive, che si rivelino funzionali ad esplorare i livelli primitivi del funzionamento mentale e i bisogni organizzativi del cosiddetto paziente ‘difficile’.   Vengono presentati alcuni casi clinici per esemplificare un approccio orientato a favorire una integrazione ed un dialogo tra corpo e mente nel contesto della seduta psicoanalitica.


 

 

 

Roma, 21.02-6.06.2007 "PSICOANALISI E CINEMA: UN FERTILE INCONTRO"; Sede: C.P.D.R. VIA PANAMA, 48 - ROMA; Info: cpdr@tiscali.it  ; Fees= euro 100,00.

Da alcuni anni il Centro Psicoanalitico di Roma organizza delle serate centrate sul tema del rapporto tra Psicoanalisi e Cinema. Queste hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il  cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche, fanno sì che sviluppare da parte degli psicoanalisti un confronto su questi temi è stato da molti percepito utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Psicoanalitico di  Roma, già da vari anni,  organizza una serie  d’incontri tra i Soci della SPI e colleghi di altre Scuole riconosciute, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti teorico-clinici che la visione di un film e la discussione tra colleghi e talvolta con gli Autori può approfondire.

Sono state così organizzate diverse serate in cui di volta in volta  un collega o un regista ha proposto una relazione, dopo la proiezione del film selezionato, aperta alla discussione scientifica coi colleghi .

Quest’anno i film presentati e i temi di ricerca e riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa le grandi questioni del pensiero psicoanalitico: la figura ed il rapporto con la madre, col padre e col tema dell’Edipo, per giungere ad analizzare alcuni aspetti della famiglia, soprattutto in relazione alle problematiche adolescenziali.

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Programma ‘07

 

      1)  21 febbraio

ore 20,30 – 20,45 Registrazione presenze

ore 20, 45 – 22,15  Proiezione del film: “L’arco” di Kim Ki Duk (2005)

ore 22,30 – 24,00  Presentazione e dibattito Dott.ssa Manuela Fraire

sul tema: “Edipo d’Oriente”

 

2) 14 marzo

ore 20,30 – 20,45 Registrazione presenze

ore 20, 45 – 22,15  Proiezione del film : “Il ritorno” di Andrei Zvyagintsen (2003)

ore 22,30 – 24,00  Presentazione e dibattito Dott.ssa Giovanna Montinari

sul tema: “Tra Edipo e Narciso, quale padre ?”

 

3) 24 marzo

ore 20,30 – 20,45 Registrazione presenze

ore 20, 45 – 22,15  Proiezione del film : “Un’ora sola ti vorrei” di Alina Marazzi (2002)

ore 22,30 – 24,00  Presentazione e dibattito Dott.ssa Lella Ravasi Bellocchio

sul tema :“Il lavoro del lutto nel rapporto madre –figlia”

 

4) 9 maggio

ore 20,30 – 20,45 Registrazione presenze

ore 20, 45 – 22,15  Proiezione del film: “Kirikù e la strega Karabà” di Michel  Ocelot (1998)

ore 22,30 – 24,00  Presentazione e dibattito Dott.ssa Daniela Lucarelli

sul tema : “Tra fantasia e realtà”

 

5) 6 giugno

ore 20,30 – 20,45 Registrazione presenze

ore 20, 45 – 22,15  Proiezione del film “Diario di una schizofrenica” di Nelo Risi (1968)

ore 22,30 – 24,00  Presentazione e dibattito Dott.ssa Antonietta Fenu

sul tema: “Percorsi possibili della crisi adolescenziale e strumenti tecnici nella pratica clinica”.

ore 24,00 – 24,15 Questionario finale

 

Le serate saranno organizzate e presentate dal Dott. Fabio Castriota (socio del Centro Psicoanalitico di Roma)

 

 

 

 

 Firenze, 11.05-25.05.2007 "INTORNO ALLA DEPRESSIONE"; Sede: CENTRO PSICOANALITICO - VIA PUCCINOTTI 99 - FIRENZE; Info: info@quidcom.com ; Fees= euro 144.00.

PROGRAMMA

Dentro la Psicoanalisi

“Intorno alla depressione”

Centro SPI – Via Puccinotti 99 – Firenze

 

Relatrice: Dr.ssa Antonella Sessarego

 

venerdì 11 maggio 2007: La dimensione psichiatrica

            15.00  Cenni di anatomia e fisiologia

            16.00  Gli studi biologici e la loro rilevanza clinica

            17.00  Il trattamento

            18.00 Discussione sui temi trattati

            19.00  Fine Seminario

 

venerdì 25 maggio 2007: La dimensione psicoanalitica

-         15.00  Freud: lutto e malinconia

-         16.00  L’apporto del pensiero psicoanalitico

-         17.00  Il trattamento

            18.00 Discussione sui temi trattati

-         19.00  test di valutazione ECM

-         19.15 Fine del Seminario

 

 

DENTRO LA PSICOANALISI

Centro Psicoanalitico di Firenze - Seminari 2006

 

Segreteria Scientifica: Stefania Nicasi

stefanianicasi@virgilio.it 

 

Con Dentro la Psicoanalisi il Centro Psicoanalitico di Firenze organizza cicli di seminari  per piccoli gruppi che sono condotti da analisti del Centro e si tengono nella sede del Centro, in Via F. Puccinotti 99, Firenze.

Questa iniziativa, alla sua seconda edizione, si inserisce nell’attività di divulgazione di alto livello e di formazione avviata dalla Società Italiana di Psicoanalisi attraverso i Centri locali e rivolta a persone che, pur non appartenendo alla SPI, siano curiose della psicoanalisi o vicine al suo mondo.

Entra nella psicoanalisi: ne uscirai pieno di buoni dubbi.

 

INTORNO ALLA DEPRESSIONE

Antonella Sessarego

 

RAZIONALE SCIENTIFICO

La depressione nelle sue forme multiple occupa da tempo la scena psichiatrica: rigorosi studi e  recenti scoperte in tema di neuroscienze riguardano proprio questa patologia. L’intreccio tra terapie farmacologiche e terapie della parola trova qui un confine che un tempo era considerato netto, ma che va sfumandosi sempre di più. Che tipo di risposte possono fornirci gli studi psichiatrici? Quale contributo specifico possiamo invece attenderci dalla psicoanalisi? Il seminario si propone anche come introduttivo e propedeutico rispetto all’importante appuntamento dei Seminari Clinici del Centro Psicoanalitico di Firenze che quest’anno avranno come tema le Depressioni.

 

Il seminario è aperto a medici, psicologi, pedagogisti, insegnanti, operatori sociali  e sanitari.

Sono previsti il ricorso a mezzi audiovisivi e la presentazione di materiale clinico illustrativo.

Durante il corso sarà fornita una bibliografia ragionata degli argomenti.

 

 

Segreteria Organizzativa:

QUID Communications srl Via G. C. Vanini, 5 – 50129 FIRENZE - Tel: 0554633701  Fax: 0554633698   info@quidcom.com

Educazione Continua in Medicina – ECM

Sono stati richiesti al ministero della salute i crediti formativi per un numero massimo di 30 medici individuati fra psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti e psicoanalisti. Per acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di verifica dell’apprendimento e la scheda di valutazione dell’evento. Sono obbligatorie le firme di entrata e di uscita, e il 100% di presenza al corso.

Attestato di frequenza

L’attestato con i crediti formativi verrà recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione dell’apprendimento, previa constatazione della presenza al 100% (faranno fede le firme in entrata ed uscita).

 

Iscrizione: è possibile iscriversi prenotandosi entro il 20 aprile 2007 presso l’agenzia Quidcom:ilaria@quidcom.com

Telefono:055.46.33.701

Le prenotazioni verranno accettate in ordine cronologico sino al raggiungimento del limite previsto.

Al momento dell’iscrizione si richiede di inviare oltre il nome e cognome e indirizzo anche il codice fiscale e/ o la partita Iva necessari per la fatturazione.

 

Pagamento: costo del primo modulo (composto di tre incontri) è di 144 euro IVA compresa.

Ricevuta conferma dall’agenzia Quidcom di accettazione della prenotazione, è possibile pagare tramite bonifico bancario, non prima del 10 aprile e non oltre il 20 aprile 2007.

 

 

 

Firenze, 2.02-16.03.2007 "LE TERAPIE CONGIUNTE GENITORI - BAMBINO A ORIENTAMENTO PSICOANALITICO"; Sede: CENTRO PSICOANALITICO - VIA PUCCINOTTI 99; Info: info@quidcom.com  Fees= euro 288,00.

Relatrice: Dr.ssa Sandra Mestro

 

venerdì 2 febbraio 2007

            15.00""  Introduzione generale alle psicoterapie congiunte genitori-bambino

            16.00  I concetti psicoanalitici alla base del rapporto genitore - bambino

            17.00  Incontro tra psicoanalisi e principi informatori della psicologia dello sviluppo

-         18.00 Discussione sugli argomenti trattati

-         19.00  Fine Seminario

 

 

venerdì 16 febbraio 2007

-         15.00  Il contesto della consultazione clinica genitori - bambino

-         16.00  Obiettivi dell’intervista familiare e dell’osservazione genitori bambino

-         17.00  Discussione sulle caratteristiche del setting e della tecnica sulla base dei diversi   modelli di intervento sulla relazione genitori-bambino

-         18.00 Presentazione di video esemplificativi

-         19.00  Fine Seminario

 

venerdì 2 marzo 2007

-         15.00 Le terapie brevi genitori – bambino a orientamento psicoanalitico secondo il                      modello della scuola di Ginevra con particolare riferimento ai contributi di    Bertand Cramer e Francisco Palacio Espasa

-                     Discussione su indicazioni, individuazione del tema conflittuale centrale, pre-         transfert

-         17.00  Presentazione di video esemplificativi

-         18.00  Discussione sugli argomenti trattati

-         19.00  Fine Seminario

 

venerdì 16 marzo 2007:

-         15.00 Le terapie brevi genitori – bambino a orientamento psicoanalitico secondo il                      modello della scuola di Ginevra con particolare riferimento ai contributi di    Bertand Cramer e Francisco Palacio Espasa

                  Discussione su l’interazione sintomatica, le contro-indicazioni, sui criteri per la                         valutazione del cambiamento.

-         17.00  Presentazione di video esemplificativi

-         18.00  Discussione sugli argomenti trattati

            19.00  Fine Seminario con Test finale di verifica ECM

 

DENTRO LA PSICOANALISI

Centro Psicoanalitico di Firenze – Via Puccinotti 99 - Seminari 2007

 

Segreteria Scientifica: Stefania Nicasi

stefanianicasi@virgilio.it 

 

Con Dentro la Psicoanalisi il Centro Psicoanalitico di Firenze organizza cicli di seminari  per piccoli gruppi che sono condotti da analisti del Centro e si tengono nella sede del Centro, in Via F. Puccinotti 99, Firenze.

Questa iniziativa, alla sua seconda edizione, si inserisce nell’attività di divulgazione di alto livello e di formazione avviata dalla Società Italiana di Psicoanalisi attraverso i Centri locali e rivolta a persone che, pur non appartenendo alla SPI, siano curiose della psicoanalisi o vicine al suo mondo.

Entra nella psicoanalisi: ne uscirai pieno di buoni dubbi.

 

 

RAZIONALE SCIENTIFICO:

LE TERAPIE CONGIUNTE GENITORI-BAMBINO A ORIENTAMENTO PSICOANALITICO

Sandra Maestro

 

Il seminario è rivolto a psicologi, neuropsichiatri infantili, psichiatri iscritti all'albo degli psicoterapeuti e si propone di introdurre i partecipanti ai principi teorici e della tecnica collegati con il trattamento congiunto genitori-bambino  Si procederà pertanto alla lettura  e al commento di un estratto della ricchissima bibliografia legata a questo campo e parallelamente si discuteranno le implicazioni per la tecnica  dell'intervento, attraverso la visione di filmati. Obiettivo del corso è fornire  una preliminare "in-formazione"  su questo tema e sollecitare l'interesse dei partecipanti a sperimentare questa tecnica nella loro pratica clinica.

 

Segreteria Organizzativa:

QUID Communications srl Via G. C. Vanini, 5 – 50129 FIRENZE - Tel: 0554633701  Fax: 0554633698   info@quidcom.com

Educazione Continua in Medicina – ECM

Sono stati richiesti al ministero della salute i crediti formativi per un numero massimo di 30 medici individuati fra psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti e psicoanalisti. Per acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di verifica dell’apprendimento e la scheda di valutazione dell’evento. Sono obbligatorie le firme di entrata e di uscita, e il 100% di presenza al corso.

Attestato di frequenza

L’attestato con i crediti formativi verrà recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione dell’apprendimento, previa constatazione della presenza al 100% (faranno fede le firme in entrata ed uscita).

 

Iscrizione: è possibile iscriversi prenotandosi entro il 8 gennaio 2007 presso l’agenzia Quidcom:ilaria@quidcom.com

Telefono:055.46.33.701

Le prenotazioni verranno accettate in ordine cronologico sino al raggiungimento del limite previsto.

Al momento dell’iscrizione si richiede di inviare oltre il nome e cognome e indirizzo anche il codice fiscale e/ o la partita Iva necessari per la fatturazione.

 

Pagamento: costo del modulo (composto di quattro incontri) è di 288 euro compresa IVA. Ricevuta conferma dall’agenzia Quidcom di accettazione della prenotazione, è possibile pagare tramite bonifico bancario.

 

 

 

 

Firenze, 18.01-14.06.2007 "IL TRANSFERT, FUNZIONI DEL MATERIALE CLINICO IN PSICOANALISI"; Sede: CENTRO PSICOANALITICO DI FIRENZE VIA PUCCINOTTI, 99 FIRENZE; Info: info@quidcom.com ; Fees= n.d.

Seminari SPI

Sede 1) Centro Psicoanalitico di Firenze (Via Puccinotti 99) - Firenze

            Sede 2) Accademia di Scienza “La Colombaria” Via S. Egidio 23 - Firenze

 

PROGRAMMA SCIENTIFICO

Gennaio 2007 – Giugno 2007.

 

Firenze, Giovedì 18 gennaio:

20,30    APERTURA dell’ANNO SCIENTIFICO

21,00    Calamandrei Stefano, “Il gruppo di studio sul Transfert nelle Patologie gravi e nell’Istituzione

23,30    CONCLUSIONI

 

Firenze,Giovedì 1 febbraio:

21,00    gruppi clinico e consultazione

22,30    dibattito aperto con il pubblico

            S. Calamandrei

23,30    conclusioni

 

Firenze,Giovedì 9 febbraio:

21,00    Fausto Petrella

La madre nel testo. Dalla metapsicologia al fantasma nel lavoro dell’interpretazione.

discute Stefania Nicasi

23,30    CONCLUSIONI

 

Firenze, Giovedì 22 febbraio:

21,00    Guido Gori

Diventare nonni.

23,30    CONCLUSIONI

 

Firenze, Giovedì 1 marzo:

21,00    gruppi clinico e consultazione

            S. Nicasi

22,30    dibattito aperto con il pubblico

23,30    conclusioni

 

Firenze, Venerdì 2 marzo:

10,00    Marta Badoni,

“Supervisione di gruppo”

11,30    pausa

11,45    dibattito aperto con l’esperto

13,00    conclusione

 

Firenze, Giovedì 5 aprile:

21,00    gruppi clinico e consultazione

            S. Nicasi

22,30    dibattito aperto con il pubblico

23,30    conclusioni

 

Firenze, Giovedì 19 aprile:

21,00    Graziano Graziani

Filosofia della mente ed azione terapeutica.

23,30    CONCLUSIONI

 

Firenze, Giovedì 3 maggio:

21,00    gruppi clinico e consultazione

            S. Nicasi

22,30    dibattito aperto con il pubblico

23,30    conclusioni

 

 

Firenze, Sabato 12 maggio:

09,30    Giovanni Hautmann

“Supervisione di gruppo”

11,30    pausa

11,45    dibattito aperto con l’esperto

13,00    conclusione

 

Firenze, Giovedì 18 maggio:

21,00    Francesco Barale, Stefania Uccelli

La psicoanalisi ha ancora da dire qualcosa sull’autismo?.

23,30    CONCLUSIONI

 

Firenze, Giovedì 7 giugno:

21,00    gruppi clinico e consultazione

            S. Nicasi

22,30    dibattito aperto con il pubblico

23,30    conclusioni

 

Firenze, Giovedì 14 giugno:

21,00    Giuseppe Saraò

Casa di scale con ritratto. Bleger, tempo clinico e ambiguità del parlare.

23,30    CONCLUSIONI

 

 

 

INFORMAZIONI GENERALI

Sedi  del Corso di Aggiornamento:

Sede 1) Centro Psicoanalitico di Firenze (Via Puccinotti 99) - Firenze

Sede 3) Accademia La Colombaria (Via S. Egidio 23) Firenze

Iscrizione al Corso di Aggiornamento

L’iscrizione al corso è gratuita.

E’ necessario inviare alla Segreteria Organizzativa l’allegata “Scheda di Iscrizione” debitamente compilata entro il 15 gennaio 2007.

Segreteria Organizzativa

QUID Communications srl

Via G.C. Vanini, 5-50129 Firenze tel.: 0554633701 fax: 0554633698 info@quidcom.com

Educazione continua in medicina - ECM

Sono stati richiesti al Ministero della Salute i crediti formativi per  un numero massimo di 60 medici individuati fra 40 medici psichiatri e neuropsichiatri  e 20 psicologi. Per acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di verifica dell'apprendimento e la scheda di valutazione dell'evento. Sono obbligatorie le firme di entrata ed uscita, ed il 100% di presenza al corso.

Attestato di Frequenza

L’attestato con i crediti formativi verrà recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione dell’apprendimento.

Variazioni

La Segreteria Scientifica e la Segreteria Organizzativa si riservano il diritto di apportare al programma tutte le variazioni che si rendessero necessarie per ragioni tecniche e/o scientifiche.

OBBIETTIVO DELL’EVENTO:

Far acquisire conoscenze teoriche ed aggiornamenti in tema di TRANSFERT. CAMBIAMENTI NELLA TEORIA E NELLA PRATICA CLINICA. 2. FUNZIONI DEL MATERIALE CLINICO IN PSICOANALISI. 3. PSICOANALISI

PAROLE CHIAVE: 1) pratica clinica 2) psicoanalisi 3) transfert

TIPOLOGIA DELL’EVENTO: Seminari

MODULO ELENCO OBBIETTIVI: Obbiettivo N° 21

 

 

Il Programma  è costruito intorno a due moduli:

 

1Discussione di materiale clinico secondo differenti modelli: seminari nei quali il materiale clinico portato da un socio viene discusso secondo un modello di supervisione di gruppo o nel gruppo.

 

2. Psicoanalisi e…si fonda sull’idea che quella “e” sia di importanza cruciale per uscire dalla crisi: un ponte che colleghi la psicoanalisi al resto del mondo. Dunque: psicoanalisi e società, e istituzioni; e scuola; e arte; e cinema; e psichiatria; e medicina; e.

 

Nel Centro Psicoanalitico di Firenze sono attivi tre gruppi di ricerca e di studio che si riuniscono con cadenza mensile:

Gruppo Clinico

Gruppo Patologie Gravi

Gruppo della Consultazione Psicoanalitica

 

ABSTRACT DELLE RELAZIONI

 

Calamandrei Dr. Stefano

 

Abstract Serata "Le patologie Gravi" 18/1/2007:

> La patologia grave
> Il gruppo di studio delle patologie gravi esporrà al Centro Psicoanalitico
Fiorentino una rassegna dell'attuale stato della ricerca psicoanalitica e
psichiatrica sull'argomento. Interverranno i vari membri del Gruppo
esponendo ognuno un diverso aspetto di questa ricerca rispetto ai propri
interessi ed alla propria impostazione clinica. I pazienti gravi
dell'Istituzione psichiatrica e quelli che affrontiamo nelle nostre stanze
di analisi pongono notevoli problemi di setting, di qualità e senso del
nostro operare, di modificazioni dell'assetto mentale dell'analista mentre
opera, ci costringono a cambiare atteggiamento ed approcci teorici, ma ci
fanno anche riflettere sul senso dei nostri strumenti terapeutici e
dell'interpretazione.

 

 

FILOSOFIA DELLA MENTE ED AZIONE TERAPEUTICA

 

GRAZIANO GRAZIANI

 

Nata negli anni 1980 la Filosofia della Mente ha oramai acquisito autonomia e riconoscibilità disciplinare in campo filosofico e nelle scienze cognitive.

Il vertiginoso progresso delle neuroscienze, delle macchine computazionali e del neodarwinismo hanno sospinto le scienze della mente verso due paradigmi tra loro apparentemente opposti : la modularità ed il connessionismo.

Trovando corrispettivi tra modularità ed archetipi junghiani e tra connessionismo e teoria delle relazioni oggettuali vengono analizzate, sotto la luce della scienza cognitiva contemporanea, le interazioni che, nel corso delle sedute psicoanalitiche, si presume svolgano un ruolo terapeutico

 

Fausto Petrella:

La madre nel testo. Dalla metapsicologia al fantasma nel lavoro dell’interpretazione 

Abstract: Viene presentata un'analisi di due pagine del saggio di S. Freud "Il delirio e i sogni nella Gradiva di Wilhelm Jensen" (in OSF 1906, vol V, da p.285 a p. 287). L’analisi proposta costruisce e mostra la presenza di un sotto-testo, nel quale si animano specifiche esperienze immaginative. Lo scritto discute 1. il movimento che conduce da una definizione concettuale e metapsicologica del ritorno del rimosso al fantasma materno soggiacente, 2. il rapporto tra testo metapsicologico e l’immagine; 3. alcune caratteristiche del lavoro interpretativo, coi suoi vincoli e le sue libertà. 4. E, infine, mostra la complessità del lavoro interpretativo, dei suoi diversi piani e livelli, e delle connessioni possibili e utili ai fini del lavoro interpretativo

 

 

Saraò Dr Giuseppe

Casa di scale con ritratto – Bleger:  tempo ciclico e ambiguità del parlare

Dr Giuseppe  Sarao’

 

Il lavoro si ripropone di leggere e ripensare il concetto di ambiguità di J.Bleger . L’autore ha descritto molto bene la simbiosi e l’ambiguità come condizioni della mente e dello sviluppo individuale ; soprattutto sono concetti  che aiutano a descrivere fenomeni clinici complessi nelle terapia individuale, di coppia e familiare.

Attraverso dei frammenti clinici, utilizzando delle immagini di Escher e un ritratto di Antonello di Messina si evidenzia come l’ambiguità sia un fenomeno universale che diventa particolarmente complesso nella terapia analitica. Qui il tempo ricorsivo e ciclico può facilmente associarsi all’ambiguità del parlare , soprattutto se il parlare veicola più aspetti sensoriali rispetto ai livelli  evoluti della comunicazione.

 

 

 

 

 

Ivrea, 27.02-2.04.2007 "I SETTING INTEGRATI NELLA CURA DELLE DISFUNZIONI GENITORIALI"; Sede: VIA ALDISIO, 2; Info: cooparadigma@iol.it  Fees= n.d.
Premessa

 

L’intervento formativo è rivolto alle varie professionalità che operano direttamente nella presa in carico dei nuclei familiari maltrattanti: assistenti sociali, psicologi, neuropsichiatri infantili, psichiatri, educatori. Particolare attenzione verrà prestata alla definizione di modalità di integrazione delle differenti professionalità al fine di favorire la condivisione di un modello operativo comune.

 

Un’ efficace tutela del bambino vittima di mal-trattamenti  deve prevedere, oltre alla sua immediata protezione dai comportamenti pregiudizievoli dei genitori, l’attivazione di interventi idonei a mobilitare risorse di cambiamento nelle relazioni familiari.  Per molti adulti che presentano evidenti patologie nell’esercizio delle funzioni genitoriali, e che sono stati a loro volta pesantemente segnati da vicende personali   caratterizzate da traumi e sofferenza, il contesto di “valutazione” prescritto dal Tribunale  può costituirsi come occasione

in cui  affrontare e possibilmente superare  gravi proble

mi fino a quel momento negati o minimizzati. Perché questo accada l’equipe valutativa deve operare utilizzando in modo coerente il contesto di controllo predisposto dall’autorità giudiziaria senza però rinunciare  all’utilizzo di strumenti e metodologie cliniche adatte a produrre camb

iamenti sia a livello individuale che relazionale.

 

Nel corso formativo saranno inizialmente presentate le modalità d’intervento psicoterapeutico del Centro Tutela Minori di Torino che dal 1994 opera come servizio specialistico sul maltrattamento e l’abuso all’infanzia, successivamente verrà dato ampio spazio all’approfondimento di alcuni nodi critici inerenti questa metodologia di lavoro anche tramite l’esposizione di materiale clinico inerente percorsi di valutazione conclusi sia con prognosi positiva che con prognosi negativa.

 Programma

 

Il corso formativo è articolato in due giornate all’interno delle quali sono affrontate le differenti problematiche connesse alla definizione operativa di  un “setting” efficace  di presa in carico del nucleo familiare maltrattante, sulla costruzione di strategie condivise nella rete degli operatori, sull’utilizzo dell’equipe di lavoro come risorsa per il contenimento e l’elaborazione delle scissioni presenti nelle situazioni fortemente traumatiche.

  
Prima giornata

 

La valutazione prognostica come “contesto” per il trattamento della famiglia: interventi clinici, sociali, educativi

 

9,30 – 11,00  Introduzione ed esposizione teorica tramite relazione

 

L’esposizione teorica della prima giornata si focalizzerà sull’approfondimento delle modalità con cui utilizzare il “contesto valutativo” sulle possibilità di recupero della genitorialità richiesto dall’autorità giudiziaria minorile come possibile attivatore di un percorso di cambiamento per soggetti impossibilitati a formulare una richiesta di aiuto.

La finalità valutativa sarà quindi non tanto orientata alla definizione delle competenze genitoriali che in queste situazioni si trovano fortemente compromesse quanto piuttosto alla costruzione di una possibilità terapeutica che rimuova i fattori di blocco individuali e relazionali che detterminano le condotte pregiudizievoli. Il lavoro di presa in carico sarà costruito in una sinergica integrazione di interventi di tipo clinico, sociale ed educativo.

 

 

11,15 - 12,30            Lavoro a gruppi su un caso

12,30 - 13,00            Esposizione dei reports dei gruppi e discussione

 

14,00 - 15,00              Presentazione/confronto su casi clinici portati dagli operatori

15,15 – 16,30 Role playing ed esercitazioni applicative

                   Seconda giornata

 

Aspetti interpersonali ed individuali nel funzionamento della famiglia maltrattante: criteri diagnostici

 9,30 - 11,00  Introduzione ed esposizione teorica tramite relazione

 

L’intervento teorico della seconda giornata è centrato  sull’applicazione del pensiero sistemico alle situazioni di violenza familiare. Tali situazioni necessitano di interventi complessi che siano in grado di cogliere le interconnessioni relazionali sia in senso orizzontale ( il rapporto tra i membri della famiglia, tra famiglia e operatori, tra i diversi operatori) che in senso verticale ( il rapporto tra l’attuale disagio e la storia familiare, tra la storia familiare e la storia individuale). Solo così è possibile la faticosa ricerca di “senso” che in queste situazioni è resa particolarmente difficile da manifestazioni comportamentali che, ad un primo sguardo, appaiono irrazionali, ingiuste, “pazze”, malate.

L’intervento terapeutico deve essere il tramite attraverso cui l’adulto violento può essere aiutato a ricordare e rielaborare la sua sofferenza e a comprendere la sofferenza provocata agli altri. La dissociazione sperimentata nell’esperienza della violenza subita ed inflitta, che ha consentito i processi di rimozione ed il perpetuarsi della violenza, viene interrotta nel momento in cui la persona si riappropria della sua sofferenza.

  

11,15 - 12,30              Lavoro a gruppi su un caso

12,30 - 13,00              Esposizione dei reports dei gruppi e discussione

 

 

14,00-15,00  Presentazione/confronto su casi clinici portati dagli operatori

15,15-16,30 Role playing ed esercitazioni applicative

16,30 – 17,00 Verifica con questionario

  

Metodologia formativa

 

Il lavoro formativo è organizzato in momenti di esposizione teorica, presentazione e discussione di casi, elaborazioni di gruppo.

In relazione alle modalità organizzative specifiche di ogni realtà territoriale potranno altresì essere definiti spazi di supervisione diretta o indiretta di situazioni in carico nelle fasi di valutazione e/o trattamento individuale e familiare.

            

Formatori

 

Il corso è condotto dai seguenti formatori:

Dario Merlino, psicologo

Lorenzo Cassardo, neuropsichiatra infantile

 

 

 

Il  Centro Tutela Minori della Cooperativa Paradigma

 

Il Centro Tutela Minori (CTM) è un centro specialistico attivato dalla Cooperativa Paradigma nel 1994 con lo scopo di fornire un servizio qualificato nel campo del maltrattamento e dell’abuso sessuale all’infanzia.

 

Il CTM oltre ad intervenire direttamente nel trattamento dell’abuso in danno di minori, funziona anche come centro di ricerca, consulenza e formazione sulle tematiche inerenti questo tipo di problema, organizzando corsi di formazione e seminari per operatori che lavorano nel campo.

 

Il CTM  dal 2002 è una delle agenzie formative che collaborano con l’Assessorato Politiche Sociali  della Regione Piemonte per la gestione di corsi formativi rivolti agli operatori delle Equipe Multidisciplinari contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia costituite in tutte le ASL piemontesi.

 

 

 

 

Caltanisetta, 5.02.2007 ""SENTIRE LE VOCI" NELLE PSICOSI"; Sede: CEFPAS, CALTANISSETTA; Info: cdf@cefpas.it ; Fees= euro 150,00.

 

OBIETTIVI DEL SEMINARIO

 

Sentire le voci è una delle esperienze più comuni che vivono coloro ai quali è stata diagnosticata una malattia psicotica. La ricerca ha dimostrato che molti uditori di voci continuano a sentire le voci anche dopo un prolungato trattamento con i farmaci; ciò significa che queste persone continuano ad essere alle prese con un’esperienza inquietante, hanno una bassa qualità di vita e sono in una situazione di stress molto alto. Inoltre molti operatori psichiatrici si sentono frustrati e impotenti quando le terapie non ottengono l’effetto desiderato.

Ron Coleman dalla sua esperienza personale ha sviluppato un approccio alla malattia mentale finalizzato a riprendere il controllo sugli aspetti negativi del sentire le voci e orientato a recuperare potere sulla propria vita ed a ricercare la guarigione. Da tempo promuove lo sviluppo di esperienze di auto-mutuo-aiuto e la collaborazione tra operatori e utenti per costruire insieme percorsi di salute mentale.

 

Obiettivo generale del seminario: è sviluppare nei partecipanti una maggiore consapevolezza e la capacità di lavorare con le “voci”.

 

Alla fine del seminario i partecipanti saranno in grado di:

 

·        Comprendere l’esperienza del sentire le voci

·        Sviluppare strategie di coping

·        Comprendere e rispettare i valori e le idee degli uditori di voci

 

 

 

 

 

 

 

Programma del seminario

  

Sessione 1               9.00 – 13.10 (break: 11.00 – 11.10)

 

Udire le voci       Ron Coleman

 

 

·        Registrazione dei partecipanti e presentazione della giornata

·        Sentire le voci nelle malattie psicotiche

·        Esercitazione

·        Ron Coleman e la sua esperienza personale

·        Un approccio alla malattia mentale per riprendere il controllo sugli aspetti negativi del sentire le voci

 

13.10 – 14.20  intervallo

 

 

Sessione 2              14.20 – 18.30 (break: 16.00 – 16.10)

 

 

·        Il reinserimento sociale degli uditori di voci

·        Lo sviluppo di esperienze di auto mutuo aiuto e la collaborazione tra operatori e utenti per costruire insieme percorsi di salute

·        Dibattito

·        Conclusione dei lavori

 

 

DOCENTE:

 

 


 

Ron Coleman

 

 

DIRETTORI DEL SEMINARIO:

 

 


 

P. Guzzo, Azienda USL N° 2, Caltanissetta

M. Mulè, Psichiatra, Palermo

V. Petruzzellis, Psichiatra, Cefalù (PA)

 

 

RESPONSABILE CEFPAS

 

 


 

M. Concetta D’Arma  Unità Operativa F

  

METODOLOGIA E STRUMENTI

 

Il seminario è residenziale e si articola in 1 giorno per un totale complessivo di 8 ore. La metodologia didattica ha carattere esperenziale, mira a far condividere ai partecipanti le esperienze e le storie di vita degli uditori di voci, prevedendo un loro coinvolgimento attivo.

È prevista la partecipazione di un tutor che faciliti la traduzione dall’inglese all’italiano e viceversa.

 INFORMAZIONI GENERALI

 

Sede del corso

CEFPAS - Via Mulè n.1 - C.da Sant’Elia –Caltanissetta               

 DESTINATARI E MODALITA’ DI ISCRIZIONE

 

Il corso è indirizzato a: operatori del campo della salute mentale, uditori di voci, familiari e volontari.

 

Saranno ammessi 60 partecipanti, dei quali 30 operatori/volontari che operano nel campo della salute mentale, e 30 uditori di voci e/o familiari.

Sarà data priorità a gruppi di operatori, utenti e volontari impegnati in percorsi terapeutico – riabilitativi che si confrontano con il fenomeno “udire le voci”.

Le schede di iscrizione devono pervenire alla segreteria per le attività formative del CEFPAS e verranno accolte in ordine d’arrivo.

Si intendono ammessi a partecipare solo coloro che ne riceveranno comunicazione.

Quota di partecipazione: 150,00 euro

Per il personale delle Aziende pubbliche del servizio sanitario della Regione Siciliana, la partecipazione è gratuita. Per familiari, utenti e volontari, impegnati in percorsi terapeutico – riabilitativi che si confrontano con il fenomeno “udire le voci” e segnalati dai DSM oppure dalle associazioni non profit  del settore, la partecipazione è gratuita.

 ATTESTATO DI FREQUENZA

 Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza.

 ACCREDITAMENTO

 

Per questo corso viene avanzata richiesta di accreditamento ECM per le seguenti figure professionali: Medico chirurgo, Psicologo, Educatore professionale, Tecnico della riabilitazione psichiatrica e psicosociale e Infermiere.

 Per ogni altra informazione  rivolgersi alla segreteria per le attività formative del CEFPAS - Via Mulè n.1, C.da Sant’Elia - 93100 Caltanissetta

Tel. 0934 505215 - telefax 0934 591266

http://www.cefpas.it – E-mail:cdf@cefpas.it    

 

Milano, 27.01-30.06.2007 "CORSO AVANZATO IN NEUROSCIENZE, FENOMENOLOGIA E COSTRUTTIVISMO"; Sede: MILANO - LARGO DELLA CROCETTA, 2 C/O CENTRO ASCO; Info: segreteria@ipra.it  Fees= euro 1600,00.

Corso avanzato in Neuroscienze,

Fenomenologia e Costruttivismo

 

Le nove giornate in cui è suddiviso questo corso, costituiranno un’ occasione per un gruppo di specialisti in Psichiatria e Neurologia di incontrarsi con degli esperti nel campo delle Neuroscienze, del Costruttivismo e della Fenomenologia, al fine di creare un nucleo di ricerca sui temi trattati. Lo scopo principale è quello di  promuovere le conoscenze, nel campo della coscienza e della coscienza di Sé, coniugando un approccio metodologico in prima persona (Costruttivismo e Fenomenologia) e in terza persona (Neuroscienze), attraverso le tre discipline pur rispettandone i tre diversi livelli di complessità di conoscenza.

 

 

 

 

9 incontri, dalle ore 10 alle ore 19.00, con pausa pranzo di 1 ora e un break  di 30 minuti.

Numero partecipanti: 25

Il corso è rivolto a specialisti in psichiatria e neurologia

 

 

PROGRAMMA

 

27 gennaio 2007

Modulo di Neuroscienze, docente Dott. Vittorio Gallese; in sostituzione dott. Arciero, dott. Sinigaglia

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: Azione, Percezione, Cognizione. Organizzazione dei sistemi motori e visivi e presentazione dei modelli Ungerleider & Mishkin e Milner & Goodale sulle modalità con cui il cervello analizza le informazioni visive.

 

Ore 14.00 – 17.00

Lezione su:  Le implicazioni cognitive dei due modelli discussi e introduzione di un terzo modello.

 

Ore 17.30 – 19.00 gruppo di lavoro che discute del materiale prodotto dal docente

 

 

10 febbraio 2007

Modulo di Fenomenologia, docente dott. Corrado Sinigaglia; in sostituzione dott. Arciero, dott. Gallese

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: Studio della percezione e dell’azione. Discussione di mozioni chiave della Fenomenologia (intenzionalità, costituzione, genesi ecc.)

 

Ore 14.00 – 17.00

Lezione su: analisi husserliane sulla percezione e sulla dinamica dell’azione e rilettura alla luce delle più recenti scoperte neurofisiologiche.

 

Ore 17.30 – 19.00 gruppo di lavoro che discute del  materiale prodotto dal docente.

 

17 marzo 2007

Modulo di Costruttivismo , docente dott. Giampiero Arciero; in sostituzione dott. Gallese, dott. Sinigaglia

 

Ore 10.00 – 13.00

Lezione su: “Approcci epistemici allo studio del Sé.” Analisi dell’esperienza. Il Sé e l’identità personale.

 

Ore 14.00 –17.00

Lezione su: Introduzione al modello e differenziazione con le altre prospettive di ricerca sul Sé. Articolazione dei punti di vista sull’esperienza umana nello studio dei casi clinici. Costituzione del Sé e della Persona.

 

Ore 17.30 – 19.00  gruppo di lavoro che discute del  materiale prodotto dal docente

 

31 marzo 2007

Modulo di Fenomenologia, docente dott. Corrado Sinigaglia; in sostituzione dott. Arciero, dott Gallese

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: Il Sé e l’Altro

 

Ore 14.00 – 17.00

Lezione su: costituzione fenomenologia della soggettività e dell’intersoggettività con particolare attenzione al ruolo della corporeità e alle dimensioni istintuale ed emotiva.

 

Ore 17.30 – 19.00 gruppo di lavoro che discute del materiale prodotto dal docente

 

14 aprile 2007

Modulo di Neuroscienze, docente Dott. Vittorio Gallese; in sostituzione dott. Arciero, dott. Sinigaglia

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: basi neurofisiologiche dell’Intersoggettività: il sistema Mirror e la cognizione sociale. Il sistema Mirror nella scimmia e nell’uomo.

 

Ore14.00 – 17.00

Lezione su: Implicazioni del sistema Mirror per la comprensione di aspetti rilevanti dell’Intersoggettività, quali empatia, imitazione e mind reading.

 

12 maggio 2007

Modulo di Fenomenologia, docente dott. Corrado Sinigaglia; in sostituzione dott. Arciero, dott. Gallese

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: Il linguaggio dei gesti

 

Ore 14.00 – 17.00

Lezione su: Rapporto tra espressioni verbali e quelle gestuali

 

Ore 17.30 – 19.00  verifica scritta

 

Ore19.00 – 19.30 somministrazione questionario di gradimento

 

26 maggio 2007

Modulo di Costruttivismo, docente dott. Giampiero Arciero; in sostituzione dott. Gallese, dott. Sinigaglia

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: costituzione del dominio emotivo ed Alterità: inwardness e outwardness. Struttura dell’esperienza umana. Processi di costruzione dell’identità personale.

 

Ore 14.00 – 17.00

Lezione su: Le relazioni fra i processi di ordinamento dell’esperienza emozionale, la configurazione della dimensione intersoggettiva e la costruzione della storia personale.

 

Ore 17.30 – 19.00  gruppo di lavoro che discute del materiale prodotto dal docente

 

16 giugno 2007

Modulo di Neuroscienze, docente dott. Vittorio Gallese; in sostituzione dott.Arciero, dott. Sinigaglia

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: Le basi neurobiologiche del linguaggio

 

Ore 14.00 – 17.00

Lezione su: Ruolo svolto nella semantica dai sistemi sensori-motori

 

Ore 17.30 - 19.00 verifica scritta

 

30 giugno 2007

Modulo di Costruttivismo, docente dott. Giampiero Arciero; in sostituzione dott. Gallese, dott. Sinigaglia

 

ore 10.00 – 13.00

Lezione su: Personalità eterodirette e autodirette

 

14.00 –17.00

Lezione su: analisi di storie cliniche. Rapporto fra dimensione inconscia e storia personale. Connessioni fra differenti stili del carattere e tendenze a disordini psicopatologici.

 

17.30 – 19.00  verifica scritta

 

19.00 – 19.30  somministrazione questionario di gradimento

 

 

 

Napoli, 24.01-4.04.2007 "LA PSICOANALISI DI FRONTE ALLA PSICOSI: ASPETTI DELLA PSICOPATOLOGIA E DEL TRATTAMENTO (PROGRAMMA SCIENTIFICO CNP 2007 – PARTE I); Sede: CENTRO NAPOLETANO DI PSICOANALISI VIA CHIAIA, 142 80132 NAPOLI; Info: maria.stanzione@poste.it  Fees= n.d.

Mercoledì, 24 gennaio 2007

 

Gemma Zontini - Macario Principe

Sulla genesi della “Macchina Influenzante” nella Schizofrenia

(Dis/Umanità del Male)

 

Riassunto

 

Tausk pone nuovamente il problema del significato del delirio in quelle che Freud chiama nevrosi narcisistiche.

Le sue osservazioni su una strutturazione delirante al centro della quale si trova l’idea di influenzamento mediante una macchina sollevano diverse questioni.

Una, ad esempio, può essere vista come una questione di metodo scientifico: ha valore scientifico un’osservazione condotta su caso singolo?

Un altro elemento, a nostro avviso degno di nota, è il rapporto tra formazione delirante e necessità di “transfert” con l’oggetto, mentre un ulteriore questione problematica è l’apporto economico del corpo alla genesi del delirio.

Infine, ci è sembrato utile soffermarci sulla metaforizzazione che il delirio propone in relazione ad un reale interno, il corpo appunto e il suo assetto legato alla pulsione, e ad un reale esterno, come ad esempio l’uso di tecniche e teorie scientifiche disponibili all’epoca e la loro capacità di suscitare fascinazione e, contemporaneamente, di funzionare da elementi perturbanti.


 

Mercoledì, 7 febbraio 2007

 

Francesco Conrotto

Freud nel Pensiero Moderno

(La “Peste” Psicoanalitica)

 

Riassunto

 

L’autore propone che la posizione di Freud nel pensiero moderno si collochi all’incrocio tra il positivismo scientifico, un illuminismo radicale e la crisi della metafisica del soggetto che inaugura la nascita della post-modernità.

A centocinquanta anni dalla nascita di Freud, ci si domanda, di nuovo, quale è il posto che egli e, per conseguenza, la psicoanalisi occupano nel pensiero e nella cultura moderne. La risposta, forse fin troppo scontata, che sarebbe sostenuta da tutti gli psicoanalisti, è che il segno caratterizzante del contributo di Freud e della psicoanalisi sia stato la scoperta/invenzione dell’inconscio. L’autore crede che con la postulazione dell’inconscio, e specificamente dell’inconscio nell’accezione di Freud, dobbiamo rispondere che quest’ultimo si colloca al centro di quel filone del pensiero moderno che contesta radicalmente la centralità del cogito, intesa, come pretesa della coscienza di porsi come soggetto e sostanza pensante. La visione costruzionista alla Bachelard è affermata dal fatto che lo sforzo scientifico “in quanto vincolato dalle condizioni della nostra specifica organizzazione ..…  Non dobbiamo, infatti, dimenticare che, per tutto il corso della sua vita, Freud non ha mai smesso di riaffermare l’appartenenza della psicoanalisi all’universo delle scienze e sappiamo che, dopo un giovanile entusiasmo per il romanticismo della Naturphilosophie, si era convertito al positivismo. A questo riguardo dobbiamo menzionare i numerosissimi riferimenti soprattutto alla biologia della quale non ha mai smesso di immaginare le illimitate possibilità di sviluppo futuro fino a pensare che un giorno essa avrebbe soppiantato la psicoanalisi stessa e la Lezione 35 della “Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni)” (1932) è tutta incentrata sulla tesi dell’appartenenza della psicoanalisi all’universo delle scienze contro quei “saperi” che si pongono come “visioni del mondo” (Weltanschaungen). Vediamo, dunque, che proprio attraverso il positivismo radicale si rivela un “Freud illuminista” che si manifesta, in primo luogo, attraverso il riconoscimento dell’esistenza di limiti strutturali della conoscenza umana e della sua dipendenza dalle leggi del funzionamento dell’intelletto e della psiche e che, in secondo luogo, assumendo in pieno l’imperativo di non rinunciare agli strumenti della ragione per pervenire alla conoscenza del mondo, non esita a sovvertirne i metodi dichiarando il fallimento della sola ragione di fronte al compito di pervenire alla conoscenza dello psichico. Vediamo allora che è proprio attraverso un illuminismo radicale che Freud perviene ad una posizione epistemico-filosofica di messa in crisi della metafisica della ragione e quindi della “modernità” filosofica ponendosi di fatto come un suo superamento che, evitando qualsiasi scivolamento nel misticismo o nell’irrazionalismo, diviene oggetto di una nuova investigazione scientifica. Un Freud illuminista che emerge proprio nell’assunzione piena dei principi epistemici che sono a fondamento della sua adesione al positivismo. Questo illuminismo radicale, che anima il suo atteggiamento di “conquistador” più che di scienziato, lo porta sovvertire i principi moderni della metafisica della ragione e rivela un Freud “post-moderno” che tuttavia non rinunciando allo spirito dei Lumi non scivola né nel misticismo né nell’irrazionalismo ma crea una figura barocca (Assoun 1981) che fonda “scientificamente” la scomparsa dell’idea della completezza dell’uomo e della conoscenza. Tra questi, i modelli della fisica, della chimica, della biologia nonché della paleontologia, della etnologia e della mitologia hanno svolto un ruolo privilegiato per tentare di “mettere in forma” ciò che per definizione è invisibile e inconoscibile. A questo dobbiamo aggiungere che, in base alla postulazione dell’esistenza di processi psichici inconsci, lo stesso processo della conoscenza non è solo tributario del funzionamento logico dell’intelletto -  nel linguaggio psicoanalitico, dei processi secondari - ma è influenzato e, potremmo dire, contaminato dalla stessa dimensione dell’inconscio – nel linguaggio della psicoanalisi, dai processi primari - per cui si può dire che la conoscenza dipende in buona misura dall’assetto psichico del soggetto e dalle sue “intime e profondissime predilezioni” (Freud 1920 p. 245) di cui spesso egli stesso è inconsapevole. Tutto questo, secondo Freud, non conduce ad un pessimismo epistemico, anzi mette in evidenza l’appartenenza della psicoanalisi al sapere scientifico in quanto questo è segnato dal carattere limitato, relativo e temporaneo della conoscenza che può produrre, a differenza delle Weltanschaungen che ritengono di proporre un sapere totale (Assoun 1996 p. 761).

Un tale modello di trasmissione tradirebbe il postulato fondamentale della psicoanalisi di essere un “sapere” e una “pratica” dell’inconscio.


 

Mercoledì, 21 febbraio 2007

 

Fausta Ferraro

La Concezione della Coazione a Ripetere

(Il Male della/nella Ripetizione)

 

Riassunto

 

A partire dal contributo di Edward Bibring  “The Conception of Repetition Compulsion” , di cui verrà proposto un commento, si intende rilanciare la questione del rapporto tra coazione ripetere e pulsione di morte evidenziandone le implicazioni cliniche. Si intende in tal modo mettere a confronto ipotesi diverse di soluzione alle beanze del pensiero freudiano sviluppato in Al di là del principio di piacere

Ripetizione è un termine descrittivo che comprende vari tipi di comportamento ripetitivo. Alcuni di essi possono essere clinicamente caratterizzati come ripetizioni forzosamente persistenti, altamente impulsive o ‘compulsive. Un raggruppamento dei modelli comportamentali ripetitivi può essere basato sui principi descrittivi o esplicativi o su entrambi. In accordo con Hartmann noi distinguiamo tra: 1) ripetizione di risposta (reazioni simili a stimoli simili) 2) ripetizione da piacere ( di ciò che è piacevole in sé o conduce a risultati piacevoli) 3) ripetizione da tensione (di ciò che non è stato scaricato) 4) ripetizione da routine (comportamento da routine, esempio le abitudini) e 5) ripetizione da fissazione, un termine che come risultato della discussione presentata qui può rimpiazzare quella definita da Hartmann ‘ripetizione dovuta ad un trauma non assimilato’

Il termine coazione a ripetere sebbene talvolta erroneamente usato in senso descrittivo è un concetto puramente esplicativo. Esso mira a spiegare certe ripetizioni ‘compulsive’ attraverso la assunzione di una tendenza istintuale a soggiacere alla influenza incisiva delle impressioni traumatiche, potenti e sopraffacenti, siano esse piacevoli o spiacevoli. Da quando questo articolo è stato pubblicato per la prima volta Hendrick ha pubblicato un articolo, Istinto ed Io durante l’infanzia, in cui egli discute a lungo, da un lato, la relazione della coazione a ripetere e del principio di piacere, e, dall’altro, quella della coazione a ripetere con il concetto di istinto al dominio (che egli introduce). La coazione a ripetere è una proprietà latente di questo istinto e diviene manifesta sotto certe condizioni. Le manifestazioni della coazione a ripetere sono: 1) il bisogno di espletare la parziale funzione dell’io durante il processo di apprendimento 2) il gioco compulsivo della infanzia successiva 3) la compulsività dei sintomi nevrotici in generale. Con riguardo a queste condizioni: la coazione a ripetere è resa manifesta dallo sforzo di padroneggiamento quando la funzione dell’io non è adeguata o se l’io non è capace di realizzare un impulso istintuale. Nelle pagine 47-48 Hendrick dà una più dettagliata lista delle condizioni che attivano le ripetizioni compulsive. Per evitare le citazioni integrali si condensano queste condizioni in tre gruppi: 1) quando la capacità dell’io di una efficace performance di una funzione parziale non è ancora pienamente sviluppata 2) quando la funzione maturata  è frustrata dall’interno o dall’esterno 3) quando le funzioni rimangono per qualche ragione immature. Poiché i primi due sembrano in qualche connessi l’uno all’altro si riassumono le condizioni in due gruppi: quando 1) le funzioni dell’io non sono ancora maturate (nel bambino) o hanno fallito nel maturare (nell’adulto) o quando 2) la funzione maturata è ostruita da condizioni interne e esterne, l’istinto al dominio è frustrato e la sua latente tendenza verso la ripetizione compulsiva diviene manifesta.

Al momento si vuole confrontare il punto di vista di Hendrick con quello elaborato qui. Hendrick descrive la coazione a ripetere come una proprietà latente dell’istinto e lo definisce come una “coazione a ripetere” Ma questa ripetizione non è la stessa che Freud ha descritto come natura conservatrice degli istinti, la disposizione della libido a farsi imprimere, la sua natura adesiva, la sua disponibilità a fissarsi, la tendenza verso il legame, da un lato, la urgenza verso la scarica dall’altro, verso il ripristino, verso la riconquista della situazione pretraumatica, tendenze che sono separate come la tendenza riproduttiva-ripetitiva e quella restitutiva. La concezione di Hendrick della coazione a ripetere comprende due fattori. Innanzitutto vi è un complesso tensionale cosicché la ripetizione si verifica quando l’istinto al padroneggiamento, allo scopo di una adeguata performance della funzione, è frustrata da funzionamenti inadeguati. Vi è poi la questione di se la frustrazione dell’istinto al controllo come tale induce tensione e conseguente ripetizione o se le spinte istintuali dell’es per il fallimento di una adeguata scarica a causa dell’inadeguato funzionamento dell’io danno luogo alla tensione e ripetizione. Probabilmente è talvolta l’uno e talvolta l’altro. Comunque sia la ripetizione che ne consegue appartiene al gruppo della ripetizione da tensione (la tendenza di Hartmann alla ripetizione di ciò che non è stato scaricato o potremmo dire inadeguatamente scaricato)

Da ciò si evince che Hendrick tenta di spiegare il comportamento compulsivo-ripetitivo mediante la spinta vigorosa di molteplici bisogni ostruiti. Ma questo è esattamente ciò che intende  Kubie. Da questo punto di vista le concezioni di Hendrick e Kubie sembrano connesse l’una all’altra. La principale differenza, come sottolineata da Hendrick, è che la ripetizione da tensione di Kubie si riferisce alle pulsioni istintuali (all’interno del principio di piacere dell’es) laddove Hendrick si riferisce all’istinto al controllo che è incluso nel principio di piacere dell’io.

E’ interessante vedere che le conclusioni finali dei due autori per quanto riguarda il concetto di coazione a ripetere differiscono in modo sostanziale. Kubie considera la teoria superflua, in quanto la coazione a ripetere gli sembra sufficientemente spiegata dal principio di piacere dell’es. Hendrick, pure, intende la coazione a ripetere come il risultato di una tensione ma all’interno del principio di piacere dell’io. Ciò significa che anche se il contenuto di ciò che viene ripetuto è spiacevole è al servizio di una piacevole tendenza dell’io a realizzare il controllo. Questo coincide con alcune affermazioni fatte in questo scritto. Ma la teoria di Hendrick mi pare andare oltre. Qui è il punto dove, almeno secondo me, subentra il secondo fattore. Hendrick apparentemente riconduce il fatto che l’istinto al dominio impieghi come suo metodo di realizzazione la ripetizione ad una proprietà basica di questo istinto, da lui definito coazione a ripetere o coazione da ripetizione. La risposta di Hendrick alla questione se la coazione a ripetere è una proprietà dell’es o degli istinti dell’io mi sembra propendere per quest’ultima.

Vi è una notazione nell’articolo di Hendrick, comunque, che presenta un differente aspetto. Nel paragrafo tre della sua lista di condizioni innescanti la coazione a ripetere egli sostiene che l’esercizio di una funzione matura può essere disturbata dalla ‘sopravvivenza di un modello compulsivo egemone di scarica istintuale che non è subordinato al principio di realtà o al superio.’

Sfortunatamente Hendrick non discute le implicazioni di questa affermazione. Sembra, comunque che egli accetti la possibilità di una coazione a ripetere delle spinte istintuali che a quanto pare diviene manifesta nei modelli ‘compulsivi’ di scarica.

Ciò consente la conclusione che Hendrick intende la coazione a ripetere (nel senso di una compulsione ) come una proprietà di tutti gli istinti sia quelli dell’es che quelli dell’io. Di tutte le caratteristiche della coazione a ripetere nella concezione di Freud su menzionata egli ne estrae solo una, la spinta  a ripetere. Questo può essere il comune denominatore dei tre gruppi di fenomeni che Hendrick considera manifestazioni della coazione a ripetere. Qui sorge la questione se è una procedura soddisfacentemente logica spiegare certi  tipi di comportamento ripetitivo mediante l’assunzione della coazione a ripetere come inerente agli istinti. Parlando in termini generali vi sono tre possibilità di posizionare la coazione a ripetere. La si può riferire alle pulsioni istintuali dell’es, o agli istinti dell’io o ad entrambi. Ciò conduce a tre differenti concezioni della coazione a ripetere. Se noi la ascriviamo solo all’es sarà inevitabile concepirla come un automatismo istintuale, come una ripetizione da tensione o fissazione. Se la riferiamo solo all’io essa viene necessariamente intesa come un dinamismo restitutivo o regolativo. Se la si attribuisce simultaneamente ad entrambi si dovranno probabilmente accettare le conclusioni di Hendrick.

Alla luce del punto di vista qui esposto, la tendenza alla coazione a ripetere  è in primo luogo dovuta  a tensioni istintuali che seguono il percorso stabilito da certe impressioni formative. Questa concezione porta la coazione a ripetere vicino ad una proprietà delle pulsioni istintuali. L’io nel tentativo di gestire tensioni disturbanti può applicare metodi diversi. La ripetizione attiva da parte dell’io è solo uno dei modi per gestire o padroneggiare i fenomeni della coazione a ripetere. L’io, per  così dire, unisce la urgenza istintuale con la ripetizione dei propri scopi.

E’ un problema in sé se questa tendenza dell’io a controllare le tensioni debba essere ascritta ad un istinto indipendente al controllo. Ciò ci condurrebbe troppo lontano per discutere questa questione qui. L’istinto al controllo corrisponde in certa misura a ciò che è stato qui descritta come tendenza restitutiva dell’io. Io mi domando, comunque, se non sarebbe sufficiente che questa ripetizione attiva venisse ascritta al bisogno dell’io allarmato di assimilare tensioni disturbanti, alla sua resistenza ai disturbi dall’interno, alla sua tendenza a  ristabilire l’omeostasi (Cannon). Quanto questo si possa applicare anche al processo di apprendimento richiede ulteriore discussione.


 

Mercoledì, 7 marzo 2007

 

Diomira Petrelli

Natura e Funzione della Fantasia

(Fantasmi)

 

Riassunto

 

Nel seminario verrà presentato il lavoro di Susan Isaacs "Natura e funzione della fantasia" che sarà brevemente inquadrato, dal punto di vista storico, nell'ambito delle Discussioni Controverse che alla metà degli anni Quaranta animarono il dibattito della British Psycho-Analytic Society.  Sarà delineata l'origine e l'evoluzione del concetto di Fantasia Inconscia nel pensiero kleiniano seguendone le più importanti implicazioni teoriche e cliniche. La centralità del tema della fantasia inconscia, la complessità di un concetto storicamente controverso e la vastità delle argomentazioni a favore o contro una permanenza del suo valore euristico per la pratica clinica contemporanea ne fanno un punto di snodo ricco di implicazioni teoriche, cliniche e tecniche e rendono interessante una rilettura dello storico saggio della Isaacs anche alla luce dei recenti sviluppi degli studi sull'attività mentale precoce.


 

Mercoledì, 21 marzo 2007

 

Roberto Musella

Sogno, Transfert, Allucinazione

(Il Male tra Sogno e Delirio)

 

Riassunto

 

L’elaborato si propone di mettere al lavoro tre concetti psicoanalitici prendendoli dal loro versante metapsicologico: il sogno, il transfert e l’allucinazione. Esso prende le mosse dall’Interpretazione dei sogni, di Freud, per descrivere come il lavoro del sogno, in cui un transfert è sempre all’opera, possa essere preso quale paradigma del funzionamento mentale di base. Il transfert in questione è quella operazione per la quale un ammontare affettivo inconscio trasferisce la propria carica su un rappresentante preconscio.

   Viene quindi presa in considerazione la relazione tra la rappresentazione e la realtà, incrociando la funzione della parola, tanto quale modalità rappresentativa propria del funzionamento psichico quanto come teoria della cura nel setting analitico.

   Infine viene affrontata la differenza tra allucinazione onirica e allucinazione psicotica ripercorrendo L’uomo dei lupi di Freud e Il lavoro del negativo di Green, del quale viene specificamente  esaminato il concetto di allucinazione negativa.


 

Mercoledì, 4 aprile 2007

 

Luigi Rinaldi

Traumi Precoci e Rappresentabilità

(Mal-Formazione della Mente)

 

Riassunto

 

La vicenda analitica su cui mi sono soffermato mi ha fornito l’occasione di avventurarmi nella contrada problematica della costituzione del narcisismo primario e della circolazione, da esso assicurata, tra “ le rappresentazioni [che] sono investimenti - sostanzialmente di tracce mnestiche - [e] gli affetti e i sentimenti, [che] corrispondono a processi di scarica, le cui manifestazioni ultime vengono percepite come sensazioni (interiori)” (Freud, 1915, 61). Nel caso in questione, si può ipotizzare che questa circolazione tra i processi di scarica e le rappresentazioni sia stata fortemente impedita, a causa del mancato sviluppo di quella fiducia di base derivante da esperienze di trasformazione di un dato traumatico in materiale psichico rappresentato, sufficientemente funzionale rispetto al contenimento dell’angoscia. Questa mancata fiducia sulla possibilità di rappresentabilità dei propri stati corporei, ha portato ad un deficit nell’investimento dei nuclei precoci dell’io (che sappiamo in origine essere innanzitutto un Io corporeo) e ad un vuoto di quelle rappresentazioni mentali che avrebbero dovuto dare coerenza affettiva alle proprie sensazioni e percezioni. Ne è derivato un vuoto di significazione, che resterà in parte come tale nella vita psichica, e in parte sarà colmato dai fantasmi del processo primario, con l’esito finale della costituzione di una trama simbolica con ampie aree lacunari. Questo deficit di simbolizzazione emergerà, in situazioni che elicitano conflitti e mancanze affettive arcaiche, sotto forma di meccanismi primitivi di negazione, di scissione e di identificazione proiettiva. Mi è sembrato che sia stato possibile far guadagnare terreno al rappresentabile, ed innescare, in questo modo, un processo di ricostituzione del tessuto narcisistico e delle capacità simboliche, attraverso un lavoro del controtransfert teso a cogliere il transfert specialmente nelle sue componenti infraverbali ed extraverbali.

 

Torino, 17.02-11.06.2007 "PERCHÈ FINISCE UN'ANALISI? RIFLESSIONI SULLA POLARITÀ MALATTIA - GUARIGIONE NELLA CURA PSICOANALITICA"; Sede: HOTEL CONCORDE VIA LAGRANGE, 47 TORINO; Info: mt.palladino@libero.it  ; Fees= euro 250,00.

Prof Antonio Imbasciati

Malattia e Società: il disagio psichico e la Salute.

 Malattia e Sindrome. Il Progresso biomedico-tecnologico e suoi effetti sugli stereotipi e le aspettative sociali. Stili di vita nella società attuale e aspettative nei confronti del Progresso. Redditi, esigenze economiche, lavoro e stili di vita. Quale spazio per pensare? La transitività del modello biomedico imperante. Cura: curing e caring. Terapia/psicoterapia. Normalità/Patologia. “Clinico” e Psicologia Clinica. Psicoanalisi e dettami biomedicosociali. Isolamento della psicoanalisi nel panorama scientifico. Psicoanalisi e Neuroscienze. La Salute: definizioni auliche e stereotipi nella prassi. La salute psichica: come accorgersi del disagio? Disagio psichico, malattia, terapia. Patologia: logia del patire. Equilibrio/squilibrio psichico e società. Disturbo psichico a lungo termine e screening psicologico-clinico. Prevenzione dei disturbi psichici. La “cura” psicoanalitica. Patologia come guasto da riparare o come deficit da costruire? Costruire/ricostruire. Come si origina, come si sviluppa e come funziona la mente. Metapsicologia freudiana e nuove metapsicologie. Guarigione: restitutio ad integrum o sviluppo? Sviluppo fin dove? La soddisfazione del paziente e quella dell’analista. La permeabilità intrapsichica.

 

 

Paolo Roccato

La collusione verso un unico soggetto

Riassunto

La collusione è un processo relazionale inconsapevole fortemente vincolante. Fra i differenti tipi di collusione, se ne può individuare uno, caratterizzato dal “patto collusivo” – inconsapevole – che potrebbe essere espresso con la proposizione imperativa: “Non può esserci che un unico soggetto!”. Formalmente, fra i partner sembra stabilirsi e mantenersi un assoluto accordo su tutto. Più che un’armonia, un’identità: di vedute, di intenti, di aspettative, di desideri, di percezioni, di emozioni, di ricordi, di esperienza. Ma i partner, percependo sistematicamente negata la propria soggettività, vivono un profondo, crescente malessere, con esplosioni (quasi sempre trattenute e mimetizzate) di odio furibondo e crisi acute di disperazione. Questo tipo di collusione, paralizzando i partner in uno stallo senza sbocchi, ostacola fortemente l’evolutività della relazione, sia essa amorosa, sia essa fra parenti (spesso tra fratelli e sorelle orfani, o tra figlio unico orfano col genitore superstite, o tra fratelli e sorelle abusati), sia essa psicoanalitica o psicoterapica, rendendone insopportabile la continuazione, ma “impensabile”, “impossibile” la fine o anche soltanto la modificazione dello statuto collusivo. Di solito la relazione viene troncata quando uno dei partner impone finalmente la propria soggettività, lasciando all’altro la sua soggettività: gesto che risulta totalmente inspiegabile, ingiusto, crudele e incredibile per chi viene lasciato o cacciato. La collusione verso un unico soggetto sta alla base di “incomprensibili” omicidi-suicidi (erroneamente interpretati come “raptus” di follia), così come della rottura improvvisa e apparentemente “inspiegabile” di alcune analisi e psicoterapie, nonché della apparentemente “incomprensibile” interminabilità di altre.

"Alcuni punti di svolta irrinunciabili perché si possa dire che un'analisi si è conclusa.  Annotazioni per un dibattito".

Intervento di Roberto Speziale-Bagliacca

 

Partirei, tanto per non ripetere discorsi già sentiti, da una definizione del Sé come dovrebbe presentarsi alla fine di una buona analisi. Da quali caratteri dovrebbe essere contraddistinto? Da consapevolezza di sé, capacità di espressione di sé e, non da ultimo, padronanza di sé. Tutte cose che, dovremmo aggiungere, si strutturano sia a livello psichico che a livello corporeo (meglio a livello psico-fisico). Cosa deve avvenire durante il tragitto psicoanalitico perché si verifichi questo che, nel lessico psicoanalitico classico, potremmo anche chiamare “processo di individuazione”? Non sarà certo possibile indicare tutti i fattori in gioco, mi limiterei ad alcuni momenti che hanno la caratteristica di essere imprescindibili, pena un fine-analisi, quando non maniacale, certamente ipomaniacale (punto da approfondire).

 

Abstract Gaburri

Presentazione

>

>Il discorso si sviluppa a partire dalla considerazione

>della polarità conformismo-reverie, come una

>dialettica che punteggia la qualità degli

>oggetti-interlocutori primari, i percorsi di

>individuazione e le patologie del soggetto. Per

>conformismo intendiamo una identificazione precoce,

>pre-edipica, con la mentalità del gruppo in assunto di

>base. Questa identificazione precoce con la mentalità

>del gruppo rende il singolo anonimo, lo attrae  verso

>una dimensione di “ottusità mentale”, in una beata

>vacanza del pensiero individuale che viene fruita come

>un “rifugio”  dall’angoscia. L’individuo aspecifico è

>allora spinto a operare delle scissioni che

>determinano la frammentazione della personalità. Le

>scissioni producono quella che Freud definisce come

>“degradazione” della vita affettiva e mentale,

>l'evacuazione del lavoro psichico e quel falso

>sviluppo che è la “fuga dall’infanzia”.  Intendiamo

>sottolineare l'importanza dei meccanismi di

>“disidentificazione” dalla mentalità consegnata che

>apra spazi al pensiero e alla reverie. I segnali di

>questa potenziale disidentificazione sono indicati

>dalla “integrazione della tenerezza” nella

>passionalità e nel recupero del sentimento della

>“vergogna” non come sintomo coatto ma come segnale.

>         In ordine a questo vertice di osservazione

>della organizzazione della personalità la conclusione

>della cura psicoanalitica può essere intesa come

>reintegrazione di una sufficiente  indipendenza dalla

>mentalità di gruppo, una indipendenza che non sia

>condizionata alla ricerca coatta (e isolata) di

>"rifugi mentali" dall'angoscia e  alla "fuga dalla

>infanzia" e, per ultimo attraverso la

>disidentificazione degli oggetti primari (lutto)

>l'accesso alla realtà conflittuale della posizione

>edipica

 

Massimo Vigna-Taglianti

Istantanee, fotogrammi e filmini di famiglia: le trasformazioni narrative del campo come “segnaletica” del percorso analitico.

 

I possibili indicatori dell’evoluzione e della fine dell’analisi sono mutati nel corso del tempo con l’approfondirsi della complessità e delle conoscenze del pensiero analitico e con il variare dei modelli metapsicologici di riferimento.

A partire da una prospettiva teorica che tiene conto degli originali contributi della psicoanalisi italiana l’autore individua e discute – attraverso alcune illustrazioni cliniche – la possibilità che le trasformazioni narrative del campo analitico rappresentino una sorta di segnaletica affettiva del percorso terapeutico. Queste istantanee emotivamente significative della relazione analitica, raccolte e montate come fotogrammi in sequenze dinamiche, costituiscono elementi fondamentali per costruire e ri-costruire un “lungometraggio” affettivo dell’analisi, condiviso, visionabile ed esportabile per entrambi – paziente ed analista – alla fine di esse.

 

 

Brescia, 2-3.03.2007 "LA VALUTAZIONE CLINICA NEI CASI DI ABUSO SESSUALE ALL'INFANZIA (I MODULO)"; Info: tventurini@studiaelavora.it  ; Fees= euro 100,00.

L'abuso sessuale rappresenta sempre più un fenomeno rispetto al quale gli operatori si confrontano con le difficoltà di una corretta valutazione del minore, la quale è, sia la base, che il primo passo del processo di riparazione delle distorsioni cognitive ed emotive conseguenti all’esperienza traumatica. L’abuso sessuale assume un suo specifico significato nel sistema familiare e sociale in cui avviene. Caratteristiche di un sistema abusante, esplicite o implicite, sono definibili attraverso i giochi psicologici che avvengono nelle dinamiche del sistema stesso. L’apprendimento metodologico relativo alle situazioni di abuso sessuale implica, inoltre, la trasferibilità delle conoscenze e delle competenze a tutte le altre situazioni di abuso e di esperienze sfavorevoli infantili, similari per i funzionamenti psicologici post traumatici e per i loro esiti, ma meno complesse sul piano clinico e contestuale.

 

Obiettivo generale: Delineare scopi e metodi specifici del processo di presa in carico nei casi di abuso sessuale all’infanzia, a partire da nozioni di base sul funzionamento psicologico post traumatico, mettendo in continuità funzionale valutazione e terapia.

 

Obiettivi di apprendimento: Alla fine del corso i partecipanti saranno in grado di: riconoscere e descrivere gli aspetti generali del funzionamento post traumatico; utilizzare strumenti psicodiagnostici di tipo proiettivo e comportamentale; valutare i significati del materiale proiettivo prodotto dai bambini; analizzare la metodologia della “consultazione attiva”; individuare le principali caratteristiche della rivelazione dei bambini; redigere una relazione scritta; esplicitare una diagnosi differenziale.

 

Contenuti: Il rapporto tra valutazione clinica di “Caso di abuso sessuale” (CSA) e quadro istituzionale. Problemi e suggerimenti per migliorare l’interazione nella “rete” dei Servizi, con l’area giudiziaria. La rivelazione al crocevia tra approccio clinico e approccio giudiziario.

Gli strumenti diagnostici. La diagnosi differenziale tra funzionamenti post traumatici

e altre psicopatologie. Migliorare il ragionamento diagnostico. Dal “sospetto” all’evidenza. I falsi positivi. Le altre forme di maltrattamenti: somiglianze/differenze con i casi di CSA e applicabilità degli strumenti appresi. I casi particolarmente complessi.

 

Destinatari: Psicologi, Psicoterapeuti e Neuropsichiatri infantili

 

 

Durata: 4 giornate, distribuite in 2 moduli, per un totale complessivo di

32 ore.

 

 

DOCENTI

MARIA GLORIA CAMPI

GIORGIO MARIOTTO

TIZIANA VENTURINI

 

 

Napoli, 24.02-9.06.2007 "LA SOFFERENZA PSICHICA IN ADOLESCENZA: RICONOSCERLA PER PREVENIRE E CURARE"; Sede: AULA DELLA SECONDA UNIVERSITÀ DI NAPOLI, DIPART.PSICH NEUROPSICH. INF., LARGO MADONNA DELLE GRAZIE; Info: luciana.taliento@unina2.it ; Fees= euro 700,00.

24/02/2007 Funzionamento mentale e soggettivazione in adolescenza   Paola Catarci

"L'autrice descrive gli aspetti peculiari del funzionamento mentale adolescente, mettendone in evidenza le caratteristiche specifiche, legate alla fase di sviluppo.

verrà indagata la dimensione critica legata allo sviluppo puberale, dove si inaugura uno spazio ed un tempo mentale dell'attesa e dell'incertezza.

All'interno di questa matrice somato-psichica, si indagheranno i prodromi del processo di soggettivazione.

Verrà indagato e descritto lo statuto epistemico del soggetto in questo momento di transizione, ed i possibili esiti psicopatologici".

 

 

24/03/2007 Gli agiti autolesivi in adolescenza. Cristina Ricciardi

 

Il termine autolesionismo è comunemente usato per descrivere una vasta gamma di comportamenti ed intenzioni inclusi tentativi di impiccagione, auto-avvelenamento impulsivo e cutting superficiale in risposta ad una tensione intollerabile. Fattori di rischio includono svantaggio socioeconomico e malattia psichiatrica, tra cui la depressione, l’abuso di sostanze e disturbi d’ansia. Il rischio di ripetizione di atti di autolesionismo e poi suicidio è molto alto.

 

Dagli ultimi anni a questa parte, la clinica adolescente trabocca di un fenomeno non nuovo ma in costante aumento, le scarificazioni, che si incontrano maggiormente nelle ragazze e indagano il rapporto dell’adolescente con i suoi oggetti interni ed esterni.

L’acting out, inscritto nel sensoriale (percezione, tatto, sensibilità dolorosa), sbarra l’accesso al lavoro di messa in rappresentazione, cortocircuitando un mondo interno insufficientemente organizzato. Esso mira ad alleggerire la tensione seppur conservandone la padronanza.

Spesso tale condotta è seguita da tentativi di suicidio. Associati o meno ad essa, a loro volta, i tentativi di suicidio, a significato multiplo,  segnalano un disagio psichico portato all’estremo della tollerabilità della realtà psichica nella relazione sia col mondo interno che col mondo esterno.

In agguato resta spesso il rischio di banalizzare tali condotte, sia da parte dell’adolescente che da parte delle istituzioni, data la generalizzazione del fenomeno. Sul modello di sintomo sociale, sempre da ricreare, gli adolescenti sanno quanto l’effetto della sorpresa e della novità troverà eco negli adulti nel loro rilancio dei loro pensieri e cure. Il rischio è di passare accanto alla problematica psichica dell’invasione di campo dell’individuo attraverso lo spettacolare dell’atto-sintomo che generalmente va insieme alla difficoltà ad esprimersi in parole. È a condizione di essere presi in carico e inscritto in una continuità di cura, spesso al di là dei tempi di ricovero, che l’atto-sintomo potrà cedere il posto alla ripresa di una conflittualità psichica.

 

Seminario 21 aprile 2007

 

La cura in adolescenza

Gianluigi Monniello

 

Riassunto

 

L’elaborazione della pubertà, il pubertario, fa decollare i processi di soggettivazione ma espone anche all’organizzarsi della grave sofferenza psichica.

Nell’adolescente borderline, ad esempio, i bisogni evolutivi attivano in modo acuto e doloroso angoscia e conflitto. L’adolescente organizza allora misure autoprotettive che rendono problematica la vita di relazione e che, a loro volta e in vari modi, impediscono lo sviluppo e la risoluzione del conflitto. Tutto ciò solleva problemi complessi, ampiamente discussi in letteratura negli ultimi anni, a proposito della cura.

Il lavoro clinico mette in evidenza come la difficile presa di coscienza e rappresentazione di sé da parte dell’adolescente borderline e la sua percezione di non disporre sufficientemente di processi psichici “auto” (autoerotismi, autosservazione, autoriflessione), possano, nell’analista, dar vita ad un protratto lavoro di autoanalisi, cioè il lavoro riflessivo sul proprio funzionamento, affinato dall’esperienza analitica personale. Il lavoro autoanalitico dell’analista può costituire allora il punto di partenza per sviluppare la relazione terapeutica che altrimenti rischia di occludersi in un’unità confusa e in un rispecchiamento interminabile.

Vengono proposti alcuni passaggi clinici clinica per illustrare la centralità del lavoro di autoanalisi da parte del terapeuta e la sua specifica e significativa messa in moto nel trattamento della grave sofferenza psichica dell’adolescente.

 

05/05/2007 Le perizie medico-legali nei casi di reati compiuti da

                                                            adolescenti

Ugo Sabatello

Le perizie psichiatrico-forensi sui minori che hanno compiuto reati non sono omologabili semplicemente alle valutazioni peritali compiute sugli adulti. La variabile della psicopatologia dello sviluppo e l'estrema permeabilità al mondo esterno propria dell'adolescente ne fanno un campo di studi particolare e in progressiva evoluzione. I recenti studi neurobiologici sulle trasformazioni dell'encefalo durante l'adolescenza hanno, ad esempio, portato a discutere di nuovo, negli Stati Uniti, la legittimità delle pene più severe nei reati compiuti da minori.

L'autore propone una esposizione delle problematiche legali da cui deriva la necessità di perizia e le particolarità metodologiche e concettuali cui ci si confronta di fronte ad un periziando adolescente.

Una particolare attenzione viene posta agli aspetti pratici della compilazione e organizzazione dell'elaborato peritale.

 

26/05/2007 Il femminile in adolescenza Marina Sapio

Riassunto
Dopo una disamina della complessità e pluralità di vedute circa il femminile, l'A. si sofferma su alcuni concetti, quali il femminile materno ed il femminile erotico,il patto denegativo madre-figlia, la rimozione della vagina e sue vicissitudini a seconda della fase evolutiva. Più ampio spazio è dedicato alla scoperta ed al "lavoro" del femminile in adolescenza per entrambi i sessi ,alle relative misure difensive dinnanzi il rinnovarsi di angoscie di castrazione ed angoscie di penetrazione comuni o peculiari ad un sesso, alla pluralità di esiti compatibili con la cosiddetta normalità.Illustrazioni cliniche sono apportate allo scopo di chiarire, per poter prevedere, il rischio o meno di uno strutturarsi delle difese oltre tempo.

 

 

09/06/2007   Gemma Trapanese

 

L’adolescente e la sua famiglia tra rischio evolutivo e psicopatologia

 

Si intenderà affrontare quella fase del ciclo di vita che interessa l’adolescente e il ‘corpo familiare’ cui appartiene. Il processo di individuazione e delineazione darà la possibilità di analizzare i processi intrapsichici ( ridefinizione interna) e i processi         interattivi ( ridefinizione esterna dei vecchi legami) che illustrano la rottura di un precedente equilibrio attraverso il quale dovrà essere affrontata dall’adolescente la definizione della propria identità. La valutazione dell’adolescente verrà, quindi, inquadrata all’interno dei modelli psicoanalitici che  non trascurino comunque i legami familiari e il necessario contemporaneo rimodellamento dell’identità familiare.

Attraverso la presentazione di brevi brani audiovisivi e la presentazione di casi clinici verrà illustrato il tema relativo al rischio evolutivo in adolescenza.

 

 
Bologna, 27.01-9.06.2007 "BULLI E PUPE"; Sede: CENTRO PSICOANALITICO DI BOLOGNA - VIA C. BATTISTI, 24; Info: ilcerchioapv@libero.it  MARMAST@IOL.IT ; Fees= euro 250,00.

CENTRO PSICOANALITICO DI BOLOGNA

SEMINARI 2007

 

“Bulli e pupe”

 

I Seminari affrontano tematiche di grande attualità, riguardanti l’interfaccia tra disagio individuale e contesti urbani disagiati, le possibilità che il metodo psicoanalitico sia applicato consente di restituire tematiche essenziali di identità coesa e funzionamento autonomo; il senso (o l’assenza) dei limiti biologici, corporei e pragmatici nell’adolescenza e l’applicazione della psicoanalisi in particolare nel caso di violenza e distruttività in adolescenza.

            I Seminari sono particolarmente indirizzati a psichiatri, psicologi e assistenti sociali che operano nel contesto pubblico dell’età evolutiva e dell’età adulta.

 

PROGRAMMA

 

27 Gennaio 2007             

Il disagio e le funzioni della borgata.

Psicologia dei contesti urbani disagiati

Relatore: Dott. Giuseppe Riefolo

 

Abstract:

La posizione psicoanalitica all’interno dei servizi territoriali  difficilmente si coniuga con l’estrema concretezza, gravità e complessità dei bisogni espressi dagli utenti.  Tale posizione diviene ulteriormente critica quando si è chiamati ad intervenire in contesti urbani disagiati. Il metodo analitico permette di definire la domanda psicologica distinguendola da una diffusa ed aspecifico bisogno sociale che molto spesso impegna operatori e servizi senza che questi  si sentano autorizzati alla definizione e presentazione dei propri limiti. Nella propspettiva dell’applicazione del metodo psicoanalitico agli interventi territoriali nei contesti urbani disagiati si propone di cogliere quelli che sopesso sono considerati sul piano sociale i limiti di tali contesti rispetto ad altri più evoluti, come elementi dell’ordine dinamicamente positivo capace di restituire ai pazienti, livelli essenziali di identità, coesione e funzionamento attivo, Il metodo psicoanalitico risulta essenziale soprattutto nel difficile compito di sospendere, da parte dell’operatore e dei servizi, le proprie certezze da imporre ai pazienti e nella difficile e continua definizione dei limiti degli interventi. In una propspettiva psicoanalitica il concetto di “limite” può assumere connotati positivi.

 

 

 

17 Marzo 2007   

Sono molto grande: senza limite          

Relatori: Dott.ssa Andrea Braun

                Dott.ssa Vlasta Polojaz

 

Abstract:

Nel loro contributo le autrici prenderanno in considerazione un passaggio importante nello sviluppo adolescenziale: lo spostamento dell’investimento erotico dalle figure genitoriali ai coetanei. Nella parte clinica del loro contributo esse intendono occuparsi di situazioni nelle quali le figure genitoriali non aiutano una separatezza del figlio perché hanno già costruito una rete confusiva e di sovrapposizione dove il livello di maturazione sessuale del figlio configura la minaccia concreta di un incesto agito. Invece di facilitare l’acquisizione del riconoscimento della differenza generazionale, che diventa determinante con un figlio adolescente e lo aiuta a trovare una nuova relazione oggettuale libidica fuori dalla famiglia nell’ambito dei coetanei, viene favorita l’aspettativa che anche una spinta sessuale possa essere soddisfatta senza volgersi all’esterno.

 

 

 

12 Maggio 2007   

L'adolescente e il suo corpo:

una difficile integrazione tra assoggettamento e rifiuto      

Relatore: Dott.ssa  Irene Ruggiero

 

Abstract:

 

Le trasformazioni puberali rendono l'adolescente vulnerabile.
Numerosi Autori hanno sottolineato la centralità del corpo nelle
trasformazioni adolescenziali.
Il processo di integrazione delle tasformazioni adolescenziali non presenta
nulla di scontato: la clinica ci mostra uno spettro che va da una
fisiologica ambivalenza verso il proprio corpo che cambia a vissuti di
disorientamento e di estraneità fino ad approdare a condotte francamente
patologiche di rifiuto verso il proprio corpo, vissuto come nemico da
assoggettare.
Il seminario si propone una rapida rassegna della letteratura esistenete e
l'illustrazione di alcune situazioni cliniche atte a mostrare come
l'integrzione delle trasformazioni del corpo lungo l'arco dell'adolescenza
richieda all'adolescente un vero e proprio lavoro psicico che, nei casi di
difficoltà gravi o fallimenti, può esitare in agiti violenti e/o
autodistruttivi

 

 

 

 

9 Giugno 2007   

Violenza e distruttività in adolescenza:

impasse ed elaborazione         

Relatore: Dott. Alain Gibeault

 

Abstract:

 

Questo seminario è centrato sulla terapia di un adolescente attraverso la tecnica del Psicodramma psicoanalitico individuale. Si illustrano le possibilità di affrontare e risolvere aspetti particolarmente violenti e distruttivi connessi ad una costellazione psicologica che può affiorare in adolescenza.

Sappiamo infatti che in questa epoca della vita, i delicati assestamenti narcisistici offrono un terreno favorevole per lo “svincolarsi” delle pulsioni da cui si generano aggressività e distruttività.

Qualora la distruttività e la presenza massiccia di quote pulsionali libere rinvii ad un “materno invisibile” fonte d’angoscia e di terrore insopportabile, si configura la necessità di ricorrere ad un intervento analitico che comprenda la dimensione visiva e motoria.

Lo psicodramma psicoanalitico offre uno strumento per fronteggiare l’angoscia generata dalla  non-rappresentabilità che consegue per esempio alla perdita della capacità di investire gli oggetti.

Attraverso un approccio “al plurale” dello psicodramma psicoanalitico si rende possibile un investimento dell’oggetto che sia tollerabile.

Si potrà in seguito accedere ad una psicoterapia o ad una analisi che consenta, nell’ambito di un lavoro individuale, di affrontare l’elaborazione del  “sessuale” e degli associati sentimenti di vergogna e colpa.

In conclusione, il processo analitico al di là delle differenze di setting più o meno basate sulla percezione visiva e sulla dimensione motoria, ha lo scopo di trasformare la tendenza all’agito nella capacità di pensare e nella possibilità di fantasticare, traendo piacere da queste attività.

 

 

 

Metodologia formativa

Ogni incontro è articolato con la seguente scadenza di tempi:

 

·        Ore 9.45 - 10.45 : Relazione dell’esperto

·        Ore 10.45 – 11.15 : Discussione 

·        Ore 11.30 – 13.00 : Discussione di materiale clinico presentato dall’esperto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 21.03-13.06.2007 "GENEALOGIA E FORMAZIONE DELL'APPARATO PSICHICO"; Sede: CPDR -VIA PANAMA, 48 ROMA; Info: cpdr@tiscali.it Fees= euro 175,00.

Centro Psicoanalitico di Roma

Sezione Locale della Società Psicoanalitica Italiana

Via Panama, 48  - Roma

Tel.  068546087  - Tel. e Fax  068415016

e-mail:cdpr@tiscali.it

 

 

Genealogia

e

formazione dell’apparato psicihico

 

programma

 

21 Marzo       

20,30 – 21,00     Registrazione presenze 

21,00 - 22,00      Alberto Luchetti  “Il romanzo familiare”

22,00 – 24,00     Dibattito con la sala  

 

4 Aprile         

20,30 – 21,00     Registrazione presenze

21,00 - 22,00      Manuela Fraire “Potenza della madre\potenza del materno”

22,00 – 24,00     Dibattito con la sala  

 

18 Aprile

20,30 – 21,00     Registrazione presenze

21,00 - 22,00      Paolo Fabozzi L'uso del padre nelle vicissitudini di un transfert psicotico

22,00 – 24,00     Dibattito con la sala  

 

2 Maggio       

20,30 – 21,00     Registrazione presenze

21,00 – 22,00     Stefano Bolognini “L’abbraccio di Peleo: sopravvivenza, contenimento e con-vincimento nella cura delle patologie gravi”

22,00 – 24,00     Dibattito con la sala  

 

16 Maggio      

20,30 – 21,00     Registrazione presenze

21,00 – 22,00     Amalia Giuffrida “Edipo errante”  

22,00 – 24,00     Dibattito con la sala  

 

30 Maggio      

20,30 – 21,00     Registrazione presenze

21,00 – 22,00     Maria Luida Algini “Nodi e funzioni nelle relazioni fraterne”

22,00 – 24,00     Dibattito con la sala  

 

13 Giugno

20,00 – 20,30     Registrazione presenze

20,30 – 21,30     Maurizio Balsamo “Geneaologie del genealogico”

21,30 – 23,30     Dibattito con la sala 

23,30 – 24,00     Questionario finale

Abstract dei lavori

 

Alberto Luchetti

Freud menziona l’espressione “romanzo familiare” nella Minuta teorica M del 1897, ma ne aveva già accennato nelle lettere a Fliess del 24 gennaio e 15 ottobre 1897 e ne riparlerà in quella del 20 giugno 1898, prima di dedicarvi nel 1908 un breve articolo, Il romanzo familiare dei nevrotici, dapprima incluso significativamente nel volume di Rank su Il mito della nascita dell’eroe.

Esso indica le fantasie relative alla struttura della propria famiglia che bambini e soprattutto adolescenti si costruiscono modificando i propri legami e rapporti familiari, e che inconsciamente agiscono negli individui nevrotici oltre che ritrovarsi in deliri.

Partendo da queste fantasie con cui il soggetto si “crea una famiglia” che sono, come ogni fantasia, di “razza mista”, come dice Freud,  si esamina il ruolo che miti, discorsi, segreti circa la genealogia e la storia familiari, gli eventi in cui si condensano e le figure in cui si articolano, nonchè contesti sociali e culturali entro cui si sono svolti e da cui sono impregnati, hanno nella costituzione dell’apparato psichico e della soggettività

In particolare se ne considera, oltre che la loro forma e le modalità della loro trasmissione (intergenerazionale e transgenerazionale), la loro collocazione topica, anche in base alla cosiddetta “terza topica” sviluppata da alcuni autori, e la loro genesi (dinamica ed economica), anche considerando il ruolo dell’identificazione, ma intesa come processo con cui si costituisce il soggetto umano e che innanzitutto passivamente subì dal neonato prima ancora di essere un meccanismo attivamente esercitato da esso (come forma originaria cannibalica del legame affettivo, come sostituto regressivo di una scelta oggettuale abbandonata, come identificazione isterica etc.).

 

Manuela Fraire

Confronto tra la teoria di M.Klein e la teoria di P.Aulagnier centrato sulla funzione del rapporto con la madre nei processi di simbolizzzazione e di strutturazione dell’Io.

 

Paolo Fabozzi

Attraverso l'evoluzione clinica di un trattamento analitico, vengono mostrati gli effetti di una precoce deprivazione paterna sulla strutturazione e sul funzionamento mentale. Dopo una breve sintesi dei maggiori contributi psicoanalitici sulle funzioni paterne, vengono prese in esame le questioni degli effetti di un ambiente primario inattendibile, della disidentificazione dalla madre, delle procedure di "autosostenimento" come risposta a situazioni traumatiche. La costruzione del rapporto con la realtà, la distinzione tra mondo interno e realtà esterna, la strutturazione delle funzioni paterne vengono articolate clinicamente e teoricamente attraverso il concetto winnicottiano di "uso dell'oggetto".

 

Stefano Bolognini

"Negli ultimi anni è stato privilegiata la funzione trasformazionale del contenitore analitico attraverso la reverie: il contributo bioniano è stato sviluppato in questo senso da autori come Ferro, Ogden e Grotstein, con studi di alta originalità.

Il mio contributo mira invece alla valorizzazione di una antecedente fase costitutiva del contenitore, in un certo senso più primitiva (anche se non è certamente corretto parlare in termini strettamente temporali riguardo a questi processi complessi) rispetto all’instaurarsi e  allo svolgersi delle funzioni di reverie.

Riferirò alcune considerazioni teorico-cliniche, frutto dell’ esperienza psicoanalitica con pazienti gravemente disturbati e dell’attività come supervisore di équipes istituzionali nei servizi pubblici di psichiatria adulti e di neuropsichiatria infanzia-adolescenza: sono qui tenute in conto funzioni primarie di base connesse con le necessità evacuative, con la ricerca di un contenitore che - ancor prima di dare un senso condiviso e rappresentabile agli elementi dell’esperienza - accetti e tolleri di contenere tensioni ed eccedenze, e che prima di tutto consenta l’esperienza di uno “spazio ospitante”.

Considero lo studio di questa fase molto primitiva come una necessaria integrazione delle ricerche recenti già nominate, che a mio avviso descrivono passaggi interpsichici ulteriori e relativamente più evoluti.

Riferirò alcune considerazioni teorico-cliniche, frutto dell’ esperienza psicoanalitica con pazienti gravemente disturbati e dell’attività come supervisore di équipes istituzionali nei servizi pubblici di psichiatria adulti e di neuropsichiatria infanzia-adolescenza."

 

Amalia Giuffrida

"La realtà psichica collasserebbe se non fosse informata,dai fantasmi
originari che fungono da attrattori. Il presente lavoro dimostra come l'edipo
ne è la struttura portante. Sta sullo sfondo. Non appare sempre direttamente,
ma funge insieme ineliminabilmente da matrice e da spinta vettoriale, quale che
sia l'organizzazione psichica individuale. Unisce il biologico al sociale, cioè
mette in comunicazione dialettica la strutture dell'individuo con quelle della
società: l'ineluttabile gioco conflittuale tra pulsionalità e bisogni."

 

Maria Luisa Algini

Attraverso un percorso clinico-teorico, il lavoro si propone di esplorare il complesso  intreccio psichico  tra dinamiche relative alla configurazione edipica e quelle relative alla configurazione fraterna.  La relazione fraterna a volte diventa un punto di snodo rispetto alle relazioni con i genitori, a volte può divenirne un sostituto o un doppio che rafforza le difficoltà delle dinamiche separative. Decisivo è l’ascolto del “fraterno” nella relazione transferale-controtransferale.

 

Maurizio Balsamo

Il lavoro parlerà delle origini del concetto di genealogia tra antropologia e psicoanalisi.

 

 

Roma, 10.03.2007 "SPOILT CHILDREN: UN DIALOGO FRA PSICOANALISTI"; Sede: C.D.P.R. SALA CONFERENZE-PIAZZA DI MONTECITORIO 123/A ROMA; Info: segreteria@centropsicoanalisiromano.it ; Fees= euro 70,00.

Corso di aggiornamento

Giornate aperte del C.d.P.R.

 

SPOILT CHILDREN: UN DIALOGO FRA PSICOANALISTI

 

Sabato 10 marzo 2007

 Sala Conferenze – Piazza di Montecitorio 123/A - Roma

 

 

PROGRAMMA

 

 

 

 

Ore 9,00 – 9,30

 

 

Registrazione dei partecipanti

 

Ore 9,30 – 11,30

 

 

 

Relazione: Franco Borgogno e Dina Vallino

Spoilt children: un dialogo fra psicoanalisti

 

 

Ore 11,30 – 13,30

 

Discussione con la sala

 

 

Ore 13,30 – 14,00

 

 

Questionario di verifica dell'apprendimento


 

ABSTRACT

 

Franco Borgogno e Dina Vallino Macciò

 

 “Spoilt children”: un dialogo fra psicoanalisti intende aggiornare medici, neuropsichiatri, psichiatri e psicologi, e ovviamente i colleghi psicoanalisti, sul concetto di "spoilt children", coniato da Borgogno nel 1994. Tale concetto verrà esplorato ed aggiornato dagli Autori sulla base della loro trentennale esperienza clinica. In particolare, a partire della loro visione del percorso analitico verranno discussi due punti centrali del processo diagnostico e terapeutico: 1) la ricaduta intra ed inter-psichica dei vari tipi di deprivazione sottostante la sofferenza mentale; 2) i fattori mutativi  nel trattamento di bambini, adolescenti e adulti che presentano questa specifica storia di dolore psichico all'interno della relazione di cura.

Borgogno e Vallino Macciò vogliono sostanzialmente portare all’attenzione l'influenza dell'ambiente sulla salute e sulla malattia enucleando come qualsivoglia intervento psicologico operi sempre sia creando un particolare ambiente sia facendo scoprire l’ambiente e la sua centralità.

 

 

 

 

 

 

Roma, 21.04.2007 "PSICOANALISI, ANTROPOLOGIA, LETTERATURA"; Sede: C.P.D.R. VIA PANAMA, 48 00198 ROMA; Info: cpdr@tiscali.it ; Fees= euro 40,00.

Società Psicoanalitica Italiana

Centro Psicoanalitico di Roma

Via Panama, 48 - Roma - Tel. 06.8546087

Fax 06.8415016   e-mail: cpdr@tiscali.it

 

 

21 Aprile 2007 

sede del Centro

 

8,30 – 9,00  Controllo iscrizioni e firma

 

A colloquio con…

Psicoanalisi , antropologia, letteratura

 

9,00 – 11,00  tavola rotonda Sul tema

 “Generazioni a confronto”

 Intervengono:

H. faimberg, F. Giusti, N. Ammaniti

 

11,00 – 13,00  Confronto dibatito fra pubblico ed esperto

Intervengono:

H. faimberg, F. Giusti, N. Ammaniti

 

 

Presentazione del libro

 

“Ascoltando tre generazioni” di H. Fainberg

Intervengono:

14,30 – 16,00 L. Russo  - Lezione magistrale

16,00 – 17,30  H. Fainberg – Lezione magistrale

 

17,30 – 18,00  questionario Finale

 

 

RELATORI

 

Niccolò Ammaniti

Scrittore, ha esordito con il romanzo “Branchie” nel 1994. Nel 1996 ha pubblicato la raccolta di racconti “Fango” e nel 1999 il romanzo “Ti prendo e ti porto via”. Nel 2001 il romanzo “Io no ho paura”. E’ autore dei testi del fumetto “Fa un po’ male” nel 2004. I suoi libri sono tradotti in francese, tedesco, spagnolo, greco, russo e polacco.

 

Patrizia Cupelloni

Membro Ordinario con Funzione di Training SPI e dell’IPA. Segretario Scientifico del Centro Psicoanalitico di Roma. Si occupa  di Psicoanalisi di Gruppo. Da molti anni la sua ricerca ruota intorno ai temi del lutto e della melanconia. E’ autrice di articoli e saggi.

 

Haidée Faimberg

Psicoanalista, membro titolare e didatta della Sociéte Psychanlytique de Paris, autrice conosciuta a livello internazionale per i suoi lavori sulla clinica transgenerazionale.

 

Francesca Giusti

accanto al suo mestiere di insegnante, si è occupata da anni di evoluzione dell’uomo, antropologia e protostoria. Il tema delle origini ha ispirato una parte del suo lavoro, concentrandosi in una trilogia, pubblicata presso la Donzelli, sugli albori della socialità umana (La scimmia e il cacciatore, 1994),  sulle origini della produzione del cibo (La nascita dell’agricoltura, 1996) e sulle prime forme di centralizzazione politica (I primi stati, 2002). Per quanto riguarda i temi più attinenti ai rapporti tra le varie scienze umane, ha curato insieme a Paola Venuti il volume Madre e padre. Scienze dell’evoluzione, antropologia e psicologia delle funzioni parentali, Firenze 1996 e pubblicato, con Angelo Tartabini, Origine ed evoluzione del linguaggio, Napoli 2006. In alcuni articoli, si è occupata di argomenti di confine tra antropologia e psicoanalisi.

 

Lucio Russo

Membro Ordinario della SPI, Psicoanalista con funzioni di training della S.P.I. Segretario della II Sezione Romana dell’Istituto Nazionale del Training SPI. E’ autore di diversi articoli e saggi.

 

 

 

 

 

Firenze, 23.03-4.05.2007 "LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO"; Sede: CENTRO PSICOANALITICO - VIA PUCCINOTTI 99; Info: info@quidcom.com Fees= euro 216,00.

PROGRAMMA

“Dentro la Psicoanalisi”

Centro SPI – Via Puccinotti 99 – Firenze

 

Relatrice: Dr.ssa Benedetta Guerrini Degli Innocenti

 

venerdì 23 marzo 2006: Attaccamento e psicosomatica

            15.00  Alcuni cenni alle teorie psicoanalitiche sulla psicosomatica

            16.00  Statuto primario e funzione biologica dei legami emotivi precoci

            17.00  Interazione reciproca e autoregolazione

            18.00 Attaccamento come processo regolatore

            19.00  un caso clinico

            19.30  Fine Seminario

 

venerdì 20 aprile 2006: Attaccamento trauma e molteplicità

-         15.00Modelli psicoanalitici del trauma:dalla teoria della seduzione al trauma cumulativo

-         16.00  Lo spettro traumatico: dall’isteria freudiana alle patologie borderline

-         17.00  Lo stato mentale disorganizzato e diturbi dissociativi

-         18.00  Alcune esemplificazioni cliniche.

-         19.00  Fine Seminario

 

venerdì 4 maggio 2006: Attaccamento  e processo terapeutico

-         15.00 Sensibilità responsiva ed empatia

-         16.00  Attaccamento sicuro ed alleanza terapeutica

-         17.00  Modello operative interno e transrfert

-         18.00  Alcune esemplificazioni cliniche.

-         19.00  Test finale di verifica ECM

 

DENTRO LA PSICOANALISI

Centro Psicoanalitico di Firenze - Seminari 2006

 

Segreteria Scientifica: Stefania Nicasi

stefanianicasi@virgilio.it 

 

Con Dentro la Psicoanalisi il Centro Psicoanalitico di Firenze organizza cicli di seminari  per piccoli gruppi che sono condotti da analisti del Centro e si tengono nella sede del Centro, in Via F. Puccinotti 99, Firenze.

Questa iniziativa, alla sua seconda edizione, si inserisce nell’attività di divulgazione di alto livello e di formazione avviata dalla Società Italiana di Psicoanalisi attraverso i Centri locali e rivolta a persone che, pur non appartenendo alla SPI, siano curiose della psicoanalisi o vicine al suo mondo.

Entra nella psicoanalisi: ne uscirai pieno di buoni dubbi.

 

LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

Dagli strumenti di ricerca alle implicazioni cliniche e terapeutiche.

Benedetta Guerrini degl’Innocenti

 

 

 

RAZIONALE SCIENTIFICO

 

Scopo dei seminari è avvicinare operatori nell’area della salute mentale e della educazione primaria alle tematiche dell’attaccamento.

La teoria dell’attaccamento, comparsa per la prima volta nel 1958 in un lavoro di John Bowlby, psicoanalista inglese, è da oltre quarant’anni la più interessante e prolifica teoria nel campo della psicologia e della psicopatologia dello sviluppo. Occupa una posizione quasi unica tra le teorie psicoanalitiche in quanto costruisce un ponte tra la psicologia generale e costrutti clinici di stampo psicodinamico.

L’importanza di questa teoria sta nel fatto che ha dato consistenza scientifica allo studio del legame che i bambini e i loro figure genitoriali stabiliscono fin dagli stadi precoci dello sviluppo e ha chiarito e ancora esplora i problemi che riguardano il modo in cui le disfunzioni di questo legame primario possono spiegare la psicopatologia. Ciò che Bowlby ha scritto sull’attaccamento, la separazione e la perdita della madre, ha profondamente influenzato non solo gli sviluppi della ricerca in questo campo, ma ha profondamente e definitivamente modificato il tipo di assistenza fornita ai bambini in strutture quali orfanotrofi e reparti pediatrici.

 

Il Seminario affronterà alcuni dei temi più rilevanti relativi al contributo della teoria dell’attaccamento alla comprensione di alcuni fenomeni clinici e alle sue implicazioni nella costruzione e nello sviluppo del processo terapeutico. Per la partecipazione al Seminario è necessaria una buona conoscenza degli elementi di base della teoria, che saranno dati per acquisiti.

 

 

Segreteria Organizzativa:

QUID Communications srl Via G. C. Vanini, 5 – 50129 FIRENZE - Tel: 0554633701  Fax: 0554633698   info@quidcom.com

Educazione Continua in Medicina – ECM

Sono stati richiesti al ministero della salute i crediti formativi per un numero massimo di 30 medici individuati fra psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti e psicoanalisti. Per acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di verifica dell’apprendimento e la scheda di valutazione dell’evento. Sono obbligatorie le firme di entrata e di uscita, e il 100% di presenza al corso.

Attestato di frequenza

L’attestato con i crediti formativi verrà recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione dell’apprendimento, previa constatazione della presenza al 100% (faranno fede le firme in entrata ed uscita).

 

Iscrizione: è possibile iscriversi prenotandosi entro il 20 febbraio 2007 presso l’agenzia Quidcom:ilaria@quidcom.com

Telefono:055.46.33.701

Le prenotazioni verranno accettate in ordine cronologico sino al raggiungimento del limite previsto.

Al momento dell’iscrizione si richiede di inviare oltre il nome e cognome e indirizzo anche il codice fiscale e/ o la partita Iva necessari per la fatturazione.

 

Pagamento: costo del Seminario  (composto di tre incontri) è di 180 euro più IVA. Ricevuta conferma dall’agenzia Quidcom di accettazione della prenotazione, è possibile pagare tramite bonifico bancario, non prima del 20 febbraio e non oltre il 10 marzo 2006.

 

 

 

 

 

Roma, 15.02-26.04.2007 "LA COMPRENSIONE PSICOANALITICA E LA TERAPIA DELL’ANORESSIA NERVOSA"; Sede: C.D.P.R. VIA PANAMA, 48 ROMA; Info:segreteria@centropsicoanalisiromano.it ; Fees= euro 216,00.

LA COMPRENSIONE PSICOANALITICA E LA TERAPIA DELL’ANORESSIA NERVOSA

Seminario del Dr. Antonio Ciocca

 

 

Presentazione del seminario

Verrà introdotto l’attuale sistema diagnostico dei disturbi della condotta alimentare in modo da mettere in luce analogie e differenze tra i vari tipi di anoressie e di bulimie. Verrà quindi presentato e discusso l’approccio psicoanalitico seguendo soprattutto il fondamento clinico dei modelli psicoanalitici. Si cercherà così di mostrare lo sviluppo e l’articolazione dei vari modelli psicoanalitici nel contesto dei casi clinici descritti dai vari autori discutendone l’utilità anzitutto per la comprensione dei problemi clinici che gli autori stessi si sono trovati ad affrontare. A questo scopo saranno utilizzati anche i contributi che la ricerca storica psicoanalitica  sta fornendo in questo campo e che ci permettono di conoscere, con la ricchezza delle testimonianze dirette ed indirette che sono ormai a nostra disposizione, Freud, i primi psicoanalisti ed i loro pazienti in modo così approfondito e suggestivo. A questo scopo in particolare si suggerisce la lettura, o la rilettura,  de “Il caso Dora” di Freud e de “Il caso Ellen West” di Binswanger. La discussione verrà  poi utilizzata per affrontare i problemi e le difficoltà della terapia.

 

PROGRAMMA:

 

15 febbraio 2007

1- La comprensione psicoanalitica delle anoressie e bulimie.

 

1 marzo 2007

2- Il caso Dora: psicopatologia della anoressia

 

15 marzo 2007

3- Il caso Ellen West: psicopatologia della bulimia

 

29 marzo 2007     

4- La dissociazione psicosomatica

 

12 aprile 2007

5- L'approccio terapeutico

 

26 aprile 2007    

6- Problemi di tecnica

 

 

ORARI:

Ore 21,00 – 22,00

 

Relazione del docente

Ore 22,00 – 23,00

 

Discussione con la sala

Ore 23,00– 23,30 (solo 26/04/2006)

 

Questionario di apprendimento

 

 


 

 

Firenze, 16.01-22.05.2007 CORSO DI PERFEZIONAMENTO SU "ASPETTI NORMALI E PATOLOGICI DELLO SVILUPPO NELL'INFANZIA E NELL'ADOLESCENZA"; Sede: DIP. PSICOLOGIA VIA S. NICCOLÒ, 93 FIRENZE; Info: franca.tani@psico.unifi.it; Fees= euro 450,00.

Programma del corso di perfezionamento su:

“ASPETTI NORMALI E PATOLOGICI DELLO SVILUPPO NELL’INFANZIA E NELL’ADOLESCENZA”

Anno 2007

 

16.1.2007 -S. Nicasi - F. Tani - Aspetti normali e patologici dello sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza: lezione introduttiva (ore 15-19)

30.1.2007 B. Guerrini Degli Innocenti- I legami di attaccamento: aspetti teorici e metodologici (15-19)

13.2.2007 F.Tani - La trasmissione intergenerazionale del disagio psichico (15-19)

27.2.2007 G. Graziani - Le esperienze traumatiche e i loro effetti sugli esiti evolutivi (15-19)

 5.3.2007 M.C. Stefanini - Normalità e patologia nello sviluppo affettivo: i disturbi dell’umore (15-19)

20.3.2007 S. Maestro Normalità e patologia nello sviluppo affettivo: le sindromi psicotiche (15-19).

 3.4.2007 A. Marzi - Normalità e patologia nello sviluppo della competenza sociale: i disturbi della condotta (15-19)

17.4.2007 M.G. Martinetti - I disturbi del comportamento alimentare (15-19)

 8.5.2007 G. Gori Chiarugi - Aspetti normali e patologici nello sviluppo dell’identità di genere (15-19)

22.5.2007 S.Nicasi - F. Tani - Aspetti normali e patologici dello sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza: lezione conclusiva (ore 15-19)

 

 

 

CORSO  DI PERFEZIONAMENTO POST LAUREA su

Aspetti normali e patologici dello sviluppo nell’infanzia e nell’adolescenza

(Direttore: Prof.ssa Franca Tani)

 

Il corso si propone di: a) approfondire le conoscenze relative ai processi psicodinamici che sottendono lo sviluppo affettivo e sociale nell’infanzia e nell’adolescenza; b) migliorare la qualità delle conoscenze relative all’analisi dei fattori di rischio e di protezione che in ciascuna di queste aree concorrono a configurare, di volta in volta,  percorsi evolutivi normali o patologici.

In particolare, intende sviluppare, anche attraverso la presentazione e la discussione di materiale osservativo e clinico, le competenze necessarie per un precoce riconoscimento degli indici di disagio nei bambini e negli adolescenti, premessa indispensabile per predisporre tempestivi interventi di recupero.

L’attività didattica si articolerà in lezioni frontali, esercitazioni pratiche guidate su materiale osservativo e attività seminariali ad orientamento clinico e verterà sui seguenti temi:

 

• Fattori di rischio e fattori di protezione nello sviluppo, nell’infanzia e nell’adolescenza.

• I legami di attaccamento.

• La trasmissione intergenerazionale del disagio psichico.

• Le esperienze traumatiche e i loro effetti sugli esiti evolutivi.

• Lo sviluppo della competenza sociale e i disturbi della condotta.

• Lo sviluppo affettivo e i disturbi dell’umore.

• Lo sviluppo affettivo e le sindromi psicotiche.

• I disturbi del comportamento alimentare.

• Aspetti  normali e patologici nello sviluppo dell’identità di genere.

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Il corso si svolgerà nei  mesi da Gennaio a Maggio 2007 e si articolerà in dieci incontri per un totale di 40 ore. Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

 

 

Firenze, 17.02-10.03.2007 "DEPRESSIONI DI IERI, DEPRESSIONI DI OGGI: LA CURA NELLA TRASFORMAZIONE"; Sede: ACCADEMIA DI SCIENZE LA COLOMBARIA; Info: info@quidcom.com; Fees= euro 180,00.

Seminari SPI

Firenze,.Accademia La Colombaria – Via S. Egidio, 23

17 febbraio 2007 e 10 marzo 2007

“Depressioni di ieri, depressioni di oggi: la cura nella trasformazione”

 

PROGRAMMA

Primo Giorno

08,30               Apertura dei lavori

09,00               Introduzione e saluto delle autorità

09,15               Come cambia l’esperienza del tempo nella depressione

                        E. Borgna

10,00               Lutto normale e lutto patologico nella clinica della depressione

                        M. Manica

10,45               coffee break

11,30               La galassia depressiva: melanconia e infelicità comune

                        M. Rossi Monti

12,15               Discussione

12,45               Dibattito aperto con il pubblico: gli esperti sono a disposizione della platea

13,30               Chiusura dei lavori

 

Secondo giorno

09,00               Apertura dei lavori

09,15               L’eclissi melanconica della presenza

                        B. Callieri

10,00               Dolore e depressione

                        T. Cancrini

10,45               coffee break

11,30               Depressione nell’adolescenza: le difficoltà nell’integrazione delle linee dello

sviluppo psicologico

                        S. Calamandrei

12,15               Discussione

12,45               Dibattito aperto con il pubblico: gli esperti sono a disposizione della platea

13,20               test di valutazione ai fini ECM

13,40               Chiusura dei lavori

 

 

Razionale Scientifico

Depressioni di ieri, depressioni di oggi: la cura nella trasformazione

In Lutto e Melanconia (1915) Freud paragona il processo fisiologico del lutto con la melanconia: “vogliamo tentare di delucidare – scrive Freud - l'essenza della melanconia confrontandola con il normale affetto del lutto”. Negli stessi anni, assumendo come riferimento la nosografia psichiatrica dell’epoca, Karl Abraham (1912) si avventura nella interpretazione psicoanalitica della psicosi maniaco-depressiva. In entrambe i casi la depressione melanconica assurge al ruolo di paradigma incontrastato della depressione nel senso più autentico e profondo.

A distanza di un secolo la melanconia è diventata un fenomeno marginale. Il palcoscenico della clinica è dominato dalla “depressione”. Una categoria dai confini indistinti e dal contenuto cangiante largamente utilizzata dai clinici e dagli stessi pazienti per descrivere il loro stato. Se il paradigma della melanconia è entrato in crisi, di quale “depressione” parliamo come oggi clinici ? E di quale depressione ci parlano i nostri pazienti ?  La depressione che vediamo oggi – ha scritto Elisabeth Roudinesco (1999) – deriva dalla nevrastenia e dalla psicastenia ma non è nevrosi, nè psicosi nè tantomeno melanconia. E’ una “entità debole” che rinvia ad uno stato descritto in termini di stanchezza, deficit, indebolimento della personalità, scadimento della performance.

In questi seminari psicoanalisti e psicopatologi illustreranno la profonda trasformazione nelle modalità di esperire, esprimere e concettualizzare una sofferenza genericamente depressiva, anche in rapporto alle diverse fasi evolutive: dalla classica melanconia alle “nuove depressioni”.

Di fatto, accomunate dalla flessione timica, inedite forme di disagio chiedono oggi ascolto e, pur se il timbro dei loro echi non si sovrappone pienamente, identica è la disperazione che come terapeuti siamo chiamati ad alleviare. Tuttavia, di fronte a mutate condizioni si rendono necessari nuovi approcci, nuove idee e nuove prospettive psicoanalitiche che il lavoro dei seminari è volto a sondare.

 

 

Roma, 17.05-21.06.2007 "PUNTI DI EVOLUZIONE NELLA TECNICA DELLA PSICOANALISI ODIERNA DI BAMBINI, ADOLESCENTI E ADULTI"; Sede: C.D.P.R. VIA PANAMA, 48 - 00198 ROMA; Info: info@centro psicoanalisiromano.it ; Fees= euro 216.00

Punti di evoluzione nella tecnica della psicoanalisi odierna di bambini, adolescenti e adulti

Luciana Bon de Matte - Carla Busato Barbaglio

 

 

Presentazione del seminario

Attraverso la presentazione di situazioni cliniche proposte  dai conducenti il seminario e dai partecipanti vorremmo entrare nel merito della tecnica e dei cambiamenti che sono intercorsi all’interno del  lavoro psicoanalitico. Ci sembra molto interessante poter istituire uno scambio di riflessione clinica sui temi che emergeranno dai casi presentati, focalizzando l’attenzione in modo particolare sulla qualità dell’ascolto dell’analista, sulla sua capacità di comprensione e di lavoro sulla relazione rispettandone i tempi e i livelli.

Il primo punto su cui riflettere riguarderà quindi l’analista e più esattamente: con quale formazione, con quali teorie, con quale sensibilità, disponibilità, responsabilità, etica, conoscenza delle proprie possibilità e limiti  si dispone al lavoro.

Tutto ciò vale per tutti gli analisti sia che lavorino con bambini e con adolescenti, che con adulti.

Trattando il problema dell’analista entreremo nel merito del tema del controtransfert (che ha a che fare con la persona) e dell’ IP (che ha a che fare con la tecnica).

Ci interrogheremo anche su quali siano i mezzi per mettersi a contatto con il mondo emotivo del paziente, attraverso una pluralità di antenne che permettano di cogliere la sofferenza e il bisogno le intenzioni, le difese, le possibilità reattive, la storia e le potenzialità della persona.

Ciò implica un atteggiamento mentale ed emotivo dell’analista libero da ogni preconcetto teorico, di conoscenza, di convinzioni, di cose già sapute del paziente e delle proprie esperienze per poter dare accoglienza alle più svariate manifestazioni e variazioni di comportamento, convogliate dal paziente in quel momento, con quel gesto, con quel tono di voce, con quelle parole e associazioni, con quelle dimenticanze o con quelle aggiunte che  danno notizia del vissuto emotivo significativo del paziente.

Ci sembra inoltre interessante, data la formazione delle due conducenti del corso, evidenziare differenze e punti di contatto con l’analisi dei bambini e degli adolescenti e che cosa questa conoscenza può offrire come ricchezza per l’analisi degli adulti.

 

 

 

 

Roma, 14.05-28.05.2007 "LA DIMENSIONE GRUPPALE IN PSICOTERAPIA"; Sede: ASL RM D - AULA DEGLI AFFRESCHI - VIA GIOVAGNOLI 29 - ROMA; Info: segreteria@smorrl.it ; Fees= euro 160,00.

SCUOLA MEDICA OSPEDALIERA

 

 

EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA

LA DIMENSIONE GRUPPALE IN PSICOTERAPIA

2007

 

Il corso si articola in 3 seminari dal 14 maggio 2007  al  28 maggio 2007 per un totale di 12 ore.

Le lezioni si svolgeranno dalle ore 09.15 alle ore 13.30, secondo il calendario stabilito, presso la Sala degli Affreschi - ASL RM D - Via Giovagnoli 29 – Roma.

L’obiettivo del corso è quello di allargare la base di conoscenza, per le attività psicoterapeutiche con metodologia di gruppo, rivolta ad operatori inseriti nelle attività dei Servizi pubblici, al fine di sostenere e promuovere l’impegno ad occuparsi di tali modalità e fornendo una metodologia dei modelli operativi.

 

 

 

14/05/2007                             L’INCONSCIO E LA GRUPPOANALISI

09.15 – 12.15                         Inconscio e gruppoanalisi

                                               Reciprocità, azioni facilitanti e gruppo    Dott. A. Dionisi

12.15 – 12.30                         Pausa

12.30 – 13.30                         Lavoro a piccoli gruppi sul tema della giornata o sui temi emergenti                                              Dott. A. Dionisi eventuale sostituto Dott.ssa P. Vincenzoni                           

 

21/05/2007                             IL GRUPPO E I DISTURBI ALIMENTARI

09.15 – 12.15                         Il gruppo dei pazienti

                                               Il gruppo dei familiari Dott.ssa P. Vincenzoni

12.15 – 12.30                         Pausa

12.30 – 13.30                         Lavoro a piccoli gruppi sul tema della giornata o sui temi emergenti                                              Dott.ssa P. Vincenzoni eventuale sostituto Dott. A. Dionisi                                                        

 

28/05/2007                             NARCISISMO, GRUPPO E ISTITUZIONE

09.15 – 12.15                         Il contributo della psicologia del Sé ai gruppi

                                               Il contributo della psicologia del Sé alle Istituzioni Dott. G. Di Leone

12.15 – 12.30                         Pausa

12.30 – 13.30                         Lavoro a piccoli gruppi sul tema della giornata o sui temi emergenti                                              Dott. G. Di Leone eventuale sostituto Dott. A. Dionisi      

 

14.00 – 15.00                         Esame finale

 


 

 

Palermo, 15.05.2007 "12° CONVEGNO A.F.I.PRE.S. - MARCO SAURA - "L'AUTOPSIA PSICOLOGICA NELLA PREVENZIONE DEL SUICIDIO" - LA RICERCA DEL PASSATO COME METODICA NELLA PREVENZIONE DEL SUICIDIO"; Sede:PALAZZO CHIARAMONTE - STERI; Info:  ascongr@tin.it ; Fees= euro 50,00.

RACCOLTA ABSTRACT

 

 “Autopsia psicologica e prevenzione del suicidio”.

David Rosanna

Un denominatore comune per l ‘AFIPRES e la tecnica dell’ autopsia psicologica : prevenzione del suicidio.

Questo è l’ obbiettivo primario dell’ associazione che, attraverso gli operatori del Telefono Giallo in un primo momento e la successiva presa in carico da parte degli psicologi, si propone di fornire uno spazio di accoglimento e sostegno a persone che esperiscono in varie forme situazioni di malessere psicologico sia cronico che momentaneo.

Significativi risultano per l’ espletarsi di una valida opera di prevenzione, i dati derivanti da indagini dirette sui fattori di rischio del suicidio. Altrettanto significativi possono considerarsi i dati derivanti dall’ applicazione dell’ autopsia psicologica allorché, attraverso la valutazione indiretta del deceduto, permette di costruirne il profilo che rappresenta a sua volta un valido strumento per l’ elaborazione di un modello generalizzato del potenziale suicida da usare a fini preventivi.

 

"L'autopsia psicologica in Francia"

 Inguglia Michele

Gli Autori, con l'intento di integrare le esperienze e i dati provenienti da vari paesi in cui è utilizzata l'autopsia psicologica, descrivono l'esperienza svolta oltr'alpe.

Di rilievo appare la possibilità di incrociarla con i dati derivanti da interventi semistrutturati (colloqui, test, ecc.) effettuati con pazienti sopravvissuti a mancati suicidi con procedure violente e con il loro 'entourage'.

 

La comunità “sezionata”: la voce dei giovani per ascoltare il disagio di comunità

Cinzia Novara

Il progetto di una convivenza sociale si esprime essenzialmente nella percezione di alcuni membri d’essere una comunità, benché le complesse interazioni tra comunità locali e comunità globale, scaturite dai processi di globalizzazione, ci fanno riflettere su quanto questo dato possa ancora darsi per scontato (Amerio, 2005).

Più ardua si fa la lettura della comunità se da questa si vuole fare scaturire una  qualche indicazione su elementi distintivi della comunità come indicatori di benessere o malessere di alcune fasce di popolazione.

Il metodo dei profili, elaborato da Martini e Sequi (1988) e rivisitato da Francescato e Tomai (2002), si offre come strumento di lettura della comunità, tale da costruire attraverso esso l’anamnesi di una comunità. Ciò si realizza integrando la conoscenza che scaturisce da un lavoro di sezionamento del contesto indagato attraverso otto profili per poi cogliere in modo sintetico l’espressione della dinamica relazionale che connota i contesti di vita quotidiana.

Il progetto triennale “Microcosmi in rete” si inserisce all’interno dell’iniziativa comunitaria “Leader Plus” e si rivolge a tredici comuni compresi nel Piano di Sviluppo Locale della Sicilia sud-occidentale. Si tratta di una misura che mira all’aumento della competitività sociale a partire dall’indagine sugli ostacoli sociali allo sviluppo locale.

Il lavoro presenta i risultati della prima annualità del progetto che mediante il metodo dei profili ha realizzato una mappatura dell’area territoriale coinvolta, aumentando la consapevolezza delle criticità e delle risorse dal punto di vista dei vari attori sociali. Il progetto ha, pertanto, attivato un processo di riconoscimento dei bisogni nel quadro delle opportunità da progettare e costruire mediante il reperimento delle risorse materiali ed umane occorrenti.

L’insieme dei tredici comuni è stato trattato come comunità locale oltre che per i confini geografici (trattasi di zone limitrofe) anche e soprattutto per i “confini” umani e culturali che ne esprimono un clima psico-sociale per certi versi omogeneo (Amerio, 2000).

La costituzione del gruppo di lavoro ha visto intervenire esperti ricercatori, soggetti appartenenti alla comunità con ruolo di mediatori delle relazioni con il territorio (gatekeepers), soggetti della comunità con ruolo di informatori chiave e al tempo stesso destinatari dell’intervento (stakeholders).

I profili hard (relativi a caratteristiche oggettive e storico-normative della comunità) sono stati realizzati col metodo degli indicatori sociali e ricerche d’archivio, supportate da interviste a informatori chiave, qualora le informazioni risultassero carenti.

Per i profili soft (relativi a caratteristiche che ne esprimono la soggettività e l’identità socio-culturale di quella comunità) si è fatto ricorso alla metodologia dei focus group, impiegando tecniche animative che potessero esplorare meglio atteggiamenti, rappresentazioni e vissuti dei giovani verso la comunità (Francescano, Tomai, op. cit.). Ai focus group hanno partecipato giovani, frequentanti le scuole pubbliche degli Istituti superiori delle quarte classi, ai quali è stato chiesto di rispondere ad un questionario costruito ad hoc, costruire la mappa dei punti di forza e di debolezza della comunità di residenza e realizzare il canovaccio di uno sceneggiato che potesse meglio rappresentarla.

Il campionamento degli informatori chiave ha seguito il criterio dell’intensity sampling (Patton, 1990), coinvolgendo per i comuni in questione: il parroco, almeno un leader politico, un imprenditore, il dirigente scolastico, il vigile urbano. Tale scelta è scaturita da un preliminare bilancio dei punti di forza e di debolezza del territorio da parte del gruppo di lavoro insieme ad alcuni esponenti della committenza, dal quale confronto è emersa una spaccatura tra giovani, intesi come gruppo minoritario, poco influente sulle scelte politiche e, di contro, poco valorizzato nel contesto sociale; e i gruppi di adulti, percepiti come gruppi organizzati attorno a poteri consolidati e protetti da ruoli sociali stereotipati.      

 

 

I resoconti ottenuti dalle interviste sono stati sottoposti ad un’analisi qualitativa del testo attraverso il software Atlas.ti (versione 4.2) di Thomas Muhr (1997).

Dando voce a coloro che riferiscono di averne poca, cioè ai giovani, è stato possibile conoscere gli ostacoli allo sviluppo sociale e riassumerli in alcuni temi chiave, che dall’analisi dei dati emergono con grande forza:

  • Il tema del vuoto/pieno (carenza vs eccesso) proprio del mondo giovanile.
  • Il tema della morte, sia come suicidio sia come omicidio (soluzione vs persecuzione). 
  • Il tema dell’amore/sesso (espressione di sé e dei bisogni di cura vs consumo della relazione. con l’altro) strettamente connesso al tema eros/thanatos.
  • Il tema dell’estraneo: dell’altro che punta il dito, di se stessi di fronte alla famiglia, dello sconosciuto che stimola il cambiamento, del sentirsi stranieri fuori e dentro la propria comunità  (fuga vs ritorno).

Emerge una comunità locale con numerose sfaccettature a testimonianza di bisogni molteplici e percezioni differenti delle difficoltà e delle potenzialità della convivenza comunitaria.

Ma emerge la necessità di leggere in modo sintetico questi risultati per orientare l’intervento e creare sinergie, evitando di sezionare comunità ed identità sociali, come fossero corpi diversi.

Riferimenti bibliografici

Amerio, P. (2005). Una comunità aperta e pluralistica e un compito per la psicologia di comunità. Psicologia di Comunità, 1-2005, 15-30.

Martini, E., Sequi, R. (1988). Il lavoro nella comunità. Roma: Nis

 Mantovani, G., Spagnolli, A. (2003). Metodi qualitativi in psicologia.  Bologna: il Mulino.                                              

Muhr, T. (1997). User’s Manual. Berlin: Scientific Software Development.

Patton, M.Q. (1990). Qualitative evaluation and research methods. Newbury Park: Sage

Francescato, D., Tomai, M. (2002). Profili di comunità nell’era della globalizzazione. In M. Prezza, M. Santinello (a cura). Conoscere la comunità. Bologna: il Mulino.

 

 

 

Nascita della suicidologia e sviluppo dell’autopsia psicologica: l’opera di Edwin S. Shneidman

Maurizio Pompili

La nascita della suicidologia, ossia della disciplina che studia il suicidio con il metodo scientifico e a fini preventivi, può essere fatta risalire al lavoro pionieristico di Edwin S. Shneidman. In un fatidico giorno del 1949 Shneidman si ritrovò ad applicare per la prima volta un processo scientifico nell’analizzare note di suicidio. Prima di allora il suicidio era stato studiato dal punto di vista sociologico, aneddotico o demografico ma non dal punto di vista psicologico, ponendo le seguenti domande: “Perché un certo individuo sceglie di suicidarsi?”, “Cosa succede nella sua mente?”.

Nel rispondere a queste domande, l’autopsia psicologica (un termine introdotto da Shneidman) ha avuto notevole importanza. L’autopsia psicologica secondo Shneidman si basa sulla raccolta retrospettiva di informazioni inerenti individui che si sono suicidati. Lo scopo è quello di ottenere una visione chiara sulla vita dell’individuo, sulla sua personalità e sulla sua salute mentale.

Tale metodo fu elaborato su richiesta del Dr. Curphey, allora magistrato della contea di Los Angeles per far luce sulle morti equivoche ed identificare i suicidi dalle altre cause di morte.

L’autopsia psicologica si focalizza sull’elemento mancante ossia l’intenzione del deceduto in relazione alla sua morte. Le informazioni psicologiche sono di estremo valore e vengono reperite da documenti, ufficiali di polizia, medici e soprattutto dal coniuge, dai figli, dai parenti e dagli amici. Ci sono almeno tre risposte alle quali l’autopsia psicologica cerca di rispondere: 1) perché l’individuo l’ha fatto; 2) come l’individuo è morto (le circostanze) 3) e quale è la modalità di morte più probabile. L’autopsia psicologico ah avuto inoltre un grande valore per il successivo pensiero di Shneidman Nel corso di una vita trascorsa a studiare il suicidio, lui ha concluso che l‘ingrediente base del suicidio è il dolore mentale, egli chiama questo dolore insopportabile psychache, che significa “tormento nella psiche”. Shneidman suggerisce che le domande chiave che possono essere rivolte ad una persona che vuol commettere il suicidio sono “Dove senti dolore?” e “Come posso aiutarti?”. Se il ruolo del suicidio è quello di porre fine ad un insopportabile dolore mentale, allora il compito principale di colui che deve occuparsi di tale individuo è quello di alleviare questo dolore. Se infatti si ha successo in questo compito, quell’individuo che voleva morire sceglierà di vivere. Nella concettualizzazione di Shneidman il suicidio è il risultato di un dialogo interiore; la mente passa in rassegna tutte le opzioni. Emerge il tema del suicidio e la mente lo rifiuta e continua la verifica delle opzioni. Trova il suicidio, lo rifiuta di nuovo; alla fine la mente accetta il suicidio come soluzione, lo pianifica, lo identifica come l’unica risposta, l’unica opzione disponibile. Shneidman ha inoltre  suggerito che il suicidio è meglio comprensibile se considerato non come un movimento verso la morte ma come un movimento di allontanamento da qualcosa che è sempre lo stesso: emozioni intollerabili, dolore insopportabile o angoscia inaccettabile, in breve psychache. Se dunque si riesce a ridurre, ad intaccare e a rendere più accettabile il dolore psicologico quel soggetto sceglierà di vivere.

 

Adolescentes con conducta agresiva. Un Programa de Intervención.

María del Pilar Soteras del Toro

En este trabajo se muestra como el recrudecimiento de la crisis económica que ha vivido Cuba en los años 90 incidió en la manifestación de diferentes formas de violencia y agresión en adultos y también en niños y adolescentes; el proceso de satisfacción de las necesidades materiales de muchos sectores de la población como parte de su vida cotidiana, sufrió afectaciones en cuanto a: alimentación, higiene, salud, transportación, entre otros, por eso su acrecentamiento contribuyó a la formación de climas socio psicológicos tensos en grandes y pequeños grupos, lo que propició una comunicación matizada de agresiones. En este sentido se ha visto reflejada la familia, la escuela, los medios de comunicación social y los grupos de pertenencia.

Con el propósito de contribuir al inicio de un proceso de cambio en la manifestación de conductas agresivas se seleccionaron adolescentes que cumplieran estas características y participaron en 5 sesiones del Programa de Intervención: “Amistad vs. Agresividad”, el cual fue elaborado con ese propósito.

El eje temático del programa es la amistad, potenciada como valor para que se convierta en una vía para enfrentar la agresividad en los adolescentes que la han asumido. Se logró estimular las potencialidades creadoras y movilizar los recursos humanos de los y las adolescentes participantes, pues tomaron conciencia de las afectaciones que la agresividad tiene sobre sus relaciones vinculares, la comunicación con sus iguales y con los adultos que los rodean, así como el daño que provoca a su autoestima y a sus proyectos de crecimiento personal, entre otros aspectos.

 

Conoscere il passato per prevenire il futuro: costellazioni familiari e autopsia psicologica un approccio integrato

Zanardi Anna

L'autopsia psicologica è una particolare metodologia peritale che permette di conoscere meglio gli ultimi momenti  di vita della vittima di un omicidio, di un incidente o di un suicidio e permette  di risalire alle dinamiche sistemiche-familiari che connotavano la quotidianità della vittima. L'approccio delle costellazioni familiari integrato con l'autopsia psicologica evidenzia le correlazioni sistemiche che portano a dinamiche interdipendenti fra azione della vittima ed azione del carnefice o del contesto. Si aprono così nuove comprensioni riguardo alla dinamica suicidaria e alle motivazioni profonde che muovono la vittima all'interno del suo contesto esistenziale. Un contributo per chi opera nel districare il mistero e per chi , amando la vittima, necessita pace e riconciliazione per accettare l'accaduto.

Luci ed ombre delle autopsie psicologiche: quale prospettive?"

A psychological autopsy helps to clarify an equivocal death by interviewing people who knew the deceased individual (spouse, grown children, neighbors, employers, or physicians) and by analyzing his or her clinical records.

The psychological autopsy method involves a retrospective investigation of the deceased person, within several months of death, and uses psychological information gathered from personal documents; police, medical, and coroner records; and interviews with family members, friends, co-workers, school associates, and health care providers to classify equivocal deaths or establish diagnoses that were likely present at the time of suicide.

Spectrum of intentional deaths: completed suicide is the most extreme form of the self-destructive behavior, whereas the self-inflicted death should also be recognized in a great variety of behaviors which share a particular dimension named the lethality. A suicidal event should be evaluated and adequately placed on the lethality continum, which may not be easy to assess unless a psychological autopsy is used.

Potential areas which might be investigated in psychological autopsy studies

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Details of death

Family background

Childhood, adolescence, education

Relationships: partner, family, friends

Social support and isolation

Housing

Legal problems

Occupation and employment

Physical illness

Psychiatric disorder

Psychiatric history

Exposure do suicidal behavior

Religious commitment

Life events

Contact with health care

Relatives’ response to the death

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Psychological autopsy studies have consistently shown that more than 90% of persons who die from suicide satisfy the criteria for one or more psychiatric disorders.

                Henriksson et al. (1993), using psychological autopsy methods to investigate current mental disorders among a random sample of 229 persons who died by suicide during a 1-year period in Finland, found that 93% of those persons had received at least one axis I diagnosis and that 59% had a depressive disorder.

Prevalence of mental disorders preceding suicide in psychological autopsy studies

Mental disorder                  Range of current prevalence

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Depressive disorders                                                        30-90%

Bipolar disorder                                                                  0-23%

Schizophrenia                                                                     2-12

Alcohol dep./abuse                                                                           15-56%

Personality disorders                                                        0-57%

Any mental disorder                                                                         81-100%

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L’evoluzione della personalità anticonservativa nel disturbo borderline di personalità

Daniele La Barbera, Aurora Falcone

Tra tutti i disturbi di personalità, il disturbo borderline è sicuramente quello in cui è presente un maggior rischio suicidario; i pazienti borderline, infatti, sono spesso gravemente autodistruttivi e autolesionisti. La pregnanza di questi sintomi è tale da fornire orientamento all’interno dei criteri diagnostici del DSM IV per il disturbo.

All’interno di questi quadri particolare rilievo assume la suicidosi  termine che fa riferimento alla ripetizione di gesti suicidari; questo concetto, proposto da Racamier, designa una configurazione psicopatologica coerente, dotata di potenziale suicidario elettivo, ma non melanconico;  una organizzazione difensiva rigida e temibile, che può costituire fase di esistenza o organizzazione di personalità.

Con tale neologismo l’autore vuole sottolineare l’ambivalenza dell’esperienza suicidaria nel paziente borderline, per il quale i tentativi di suicidio rappresentano una strategia di sopravvivenza patologica: il soggetto non tenta la morte perché vuole porre fine alla sua esistenza, quanto, piuttosto, perché vuole /cerca di sopravvivere alla non-vita.

Il soggetto borderline, pertanto, si trova stretto in questo paradosso la cui caratteristica è quella di essere carico di un potenziale altamente distruttivo.

Il lavoro si propone di analizzare l’evoluzione delle componenti anticonservative nella personalità e nell’esperienza di vita del soggetto borderline, nel quale la suicidosi si configura come patologica e disfunzionale modalità relazionale e in un duplice modo, ovvero come “difesa massiccia contro qualsiasi vissuto di lutto” da un lato e come “imposizione all'ambiente di dilemmi fondamentalmente insolubili” dall’altro.

 

  

 

Parma,  26.05.2007 "LA COSTRUZIONE DELL'IDENTITÀ DI GENERE IN ADOLESCENZA"; Sede: PARMA, STRADA DELLA REPUBBLICA, 61; Info: centrodiparma@sipreonline.it ; Fees= euro 60,00

 

 

Roma, 17-19.05.2007 "SOGNI E BISOGNI IN PSICHATRIA"; Sede:HOTEL VILLA PAMPHILI - VIA DELLA NOCETTA, 105 - ROMA ; Info: stigma2002@tradeventinternational.it ; Fees= euro 150,00.

RAZIONALE

La FENASCOP (Federazione Nazionale delle Strutture Comunitarie Psico-Socio-Terapeutiche) è un’associazione che nasce nel ’93 su iniziativa di operatori impegnati attivamente nel lavoro clinico all’interno di strutture comunitarie in psichiatria. Riunisce strutture residenziali e semiresidenziali, sia private che pubbliche,  presenti su tutto il territorio nazionale.

Essendo il mondo delle  strutture comunitarie  assai composito e variegato, con ampie differenze da regione a regione ed anche, spesso, all’interno della stessa regione, la FENASCOP si è  proposta con il primo intento,  di mettere a confronto le esperienze varie e diversamente condotte, per comprenderne e valorizzarne le differenze, pur fornendo ai propri iscritti linee guida e ricercando  percorsi comuni.

Per il raggiungimento degli scopi sociali, le strategie della FENASCOP si articolano su diversi piani e perseguono diversi obiettivi:

Obiettivi culturali e formativi: promuovere la cultura della Comunità Terapeutica; sostenere ed attivare iniziative d’incontro e discussione, corsi di formazione, convegni, ricerca.

Obiettivi informativi: facilitare la circolazione dell’informazione tra soci e non; promuovere il libero scambio di idee ed informazioni tra regioni e luoghi di lavoro molto diversi tra loro.

Obiettivi “politici” e associativi: proporsi come interfaccia con le istituzioni, in quanto rappresentante di un settore in cui i pazienti pagano lo scotto di una forte stigmatizzazione e in cui le professionalità implicate rischiano di vedersi  ignorate  o marginalizzate. In relazione a questo punto ne derivano anche obiettivi sindacali e di contrattazione, al fine di ottenere una sempre più puntuale regolamentazione  del settore e adeguati inquadramenti professionali degli operatori psico - socio - sanitari.

Siamo convinti che la qualità del lavoro che si svolge nelle strutture comunitarie psico-socio-terapeutiche, produca una sostanziale differenza nella qualità delle risposte che possono essere  fornite agli utenti ed ai loro familiari.

Il convegno che andiamo a proporre rivolge l’attenzione proprio ai bisogni di cura  e alle naturali aspettative di un miglioramento nella qualità della vita che utenti e familiari legittimamente ci propongono, anche a prescindere da quella possibile completa “guarigione” che resta comunque il “sogno” di tutti: familiari,  utenti  e addetti alla cura.

Riuscire ad utilizzare operativamente e creativamente gli elementi connessi  a questo “sogno” per trasformarli, per quanto possibile,  in modalità  espressivo-operative è, anche, uno degli obiettivi di questo convegno.

Ad “Etnie arti e terapie” (Catania - ottobre 2003) ad “Artisticamente” (Montezemolo - giugno 2005)  e a “Creativamente” (Savona - ottobre/novembre 2005) si aggiungono in questo convegno altre sezioni dedicate alle potenzialità creative dei programmi terapeutici:

-         Acutamente: poesia,  pittura, teatro etc.

-         Salubremente: tornei di calcio, attività ludico sportive etc.

inoltre

-         Socialmente: esercitazioni di protezione civile in collaborazione  con la Croce Rossa Italiana quali la gestione di un campo attrezzato per la residenzialità di emergenza in caso di catastrofe naturale  o altri eventi che potrebbero coinvolgere pazienti psichiatrici.

Tutti questi eventi saranno ampiamente partecipati dagli utenti ed i loro operatori i quali avranno modo anche loro, caso assai raro,  di partecipare all’evento e con modalità più adatte alle loro capacità espressive e di comunicazione.

L’altra parte del Convegno, sostanziale,  introdotta da un Prologo gestito da Associazioni di familiari e utenti,  sarà dedicata allo svolgimento di temi di studio e ricerca  che, partendo dai bisogni di cura, affronteranno i problemi relativi alle risposte delle istituzioni: dai modelli di intervento nella psichiatria  residenziale,  alla ricerca su farmaci e presidi terapeutici.

I temi dibattuti in plenaria con la presenza di esperti riconosciuti e rappresentanti delle forze sociali saranno poi approfonditi in gruppi ristretti nel corso dei Percorsi di Approfondimento Tematico (PAT) accreditati ECM.

Chi conosce la FENASCOP sa che molto valore viene da sempre riconosciuto ai contributi di  coloro che sono impegnati, nel quotidiano, ad affrontare i problemi che il disagio psichico produce nelle relazioni. La nostra posizione è quella non tanto di chi “sa”, ma di chi vuole apprendere dalle tante  esperienze in corso (o che, per vari motivi,  si sono già concluse) .

Per chi non conosce la FENASCOP, il convegno rappresenta comunque l’occasione per partecipare ciascuno la propria esperienza sia che ci si trovi nella posizione di utente, di familiare di utente,  di curante o di rappresentante istituzionale.

 

Montesilvano (Pescara), 26.05.2007 "TEORIA E MODELLI IN PSICOANALISI"; Sede: SERENA MAJESTIC HOTEL RESIDENCE V.LE C. MARESCA 12 - MONTESILVANO (PE); Info: sipp@mclink.it ; Fees= euro 70,00.

Seminario nazionale

con Christopher Bollas

 

“Teoria e modelli in psicoanalisi”

 

26 Maggio 2007

 

 

Serena Majestic Hotel Residence

Viale Carlo Maresca 12

Montesilvano (PE)

 

 

 

Programma dell’evento

 

 

Ore 8.30 – 9.00               Iscrizione partecipanti

 

Ore 9.00 – 9.15               Saluti

                                      Mario Fiore, Presidente della S.I.P.P.

 

Ore 9.15 – 9.30               Introduzione Maria Luisa Califano, Segretario scientifico della                                      SIPP

 

                                      Chairperson Luisa Perrone, Presidente della Sezione Italiana                             della E.F.P.P.

 

Ore 9.30 – 11.00             Christopher Bollas

                                     Che cos’è la teoria?

 

Ore 11.00 – 13.00           Anthony Molino, Membro Associato S.I.P.P.

                                     Discussione della relazione

 

                                     Break

 

                                      Chairperson Vittorio Luigi Califano, Membro Associato S.I.P.P.

 

Ore 15.00 – 16.30          Lucia Schiappoli, Membro Ordinario S.I.P.P.

                                     La via indiretta della teoria

 

Ore 16.30 – 18.30           Leo Romeo Marino, Membro Associato S.I.P.P.

                                     Discussione della relazione

 

Ore 18.30 – 19.00          Somministrazione questionario

                                  

 

      

Abstract    (Bollas)                                     

What is theory?

 

“Freud sustained multiple—complementary—models of the mind throughout his writing.  Each model “saw” something not perceivable by the other models of the mind.  Psychoanalysis has followed in this tradition as other theoreticians—Klein, Lacan, Bion, Winnicott etc.—have proposed other models of the mind that also allow us to see things otherwise not perceivable.  Bollas will consider the paradox that strangely enough analytical schools of thought—in going to war with one another—inevitably join a death drive that seeks to denude psychoanalysis of a right to perception.  Why is this so?”

 

 

 "Freud, nei suoi scritti, sviluppò molteplici modelli della mente, a loro volta complementari. Ogni modello vedeva qualcosa che agli altri modelli della mente risultava impercettibile. La psicoanalisi ha continuato nel solco di questa tradizione, visto che teorici come Klein, Bion, Lacan, Winnicott e altri hanno tutti proposto dei modelli che ci permettono di vedere cose altrimenti impercettibili. Mi soffermerò sul paradosso che, stranamente, le nostre scuole di pensiero, nelle guerre che si fanno, si associano ad una pulsione di morte che mira a spogliare la psicoanalisi del suo diritto alla percezione. Perchè succede questo?"

 

Abstract (Lucia Schiappoli)

 

La via indiretta della teoria

Freud considera l’analisi del sogno una « via regia » per la conoscenza dell’inconscio, al fondo della quale resta però l’ignoto. L’assunzione di una ferita all’istanza di compiutezza teorica compare altrove, a partire dalla lettera a Fliess del 21 settembre 1897 quando l’analisi dell’isteria paga con il prezzo di una rinuncia teorica la scoperta della fantasia transferale nel cuore della ricostruzione dei fatti. Quest’assunzione inaugura la consapevolezza sempre maggiore che la teoria può disporre come materiali da costruzione solo di derivati e rappresentanti sostitutivi dell’inconscio, e dà luogo alla considerazione dei procedimenti psichici del teorizzare. Il modello del sogno resta lo sfondo sia del metodo di indagine psicoanalitica dei processi psichici sia dell’istanza di teorizzare in termini strutturali quella “persona composita” in cui si condensa allucinatoriamente la soggettività divisa del sognatore.

 

 

     

 

Genova, 19.05.2007 "RIFLESSIONI SU TERAPIA E SCENARI DI GUERRA: EVENTI INTERNI AL GRUPPO E REALTÀ ESTERNA"; Sede: GENOVA-SALA GRANDE BIBLIOTECA DI QUARTODSM AZIENDA ASL GENOVESE VIA MAGGIO, 6; Info: stefano.mennella@libero.it Fees= euro 100,00.

RIFLESSIONI SU TERAPIA E SCENARI DI GUERRA:

EVENTI INTERNI AL GRUPPO E REALTA' ESTERNA

Prof. R.Friedman

CORSO 2007

 Curricula relatori e abstract relazioni principali

 

 

 

Curriculum

PhD Robi Friedman

 

R.Friedman è PhD, Università di Haifa, è Psicologo Clinico Senior e Psicoterapeuta di gruppo dell'Istituto di Gruppo Analisi di Israele, Carmel Institute of Groups.

E' Presidente della Associazione Israeliana di Psicoterapia di Gruppo e membro del comitato scientifico della Associazione Internazionale di Psicoterapia di Gruppo.

 

 

Abstract relazione

 

Nella relazione viene descritta  la particolare condizione del lavoro psicoterapico di gruppo in condizioni ambientali estreme; una situazione come quella vissuta dai partecipanti ai gruppi condotti dal prof. Friedman ad Haifa e dal conduttore obbliga ad un riesame pratico teorico di questioni concettuali fondamentali come quella  di setting, di responsabilità del terapeuta, di spazio interno del gruppo. La garanzia per i partecipanti della possibilità di lavorare  sul mondo interno individuale e gruppale è raggiunta alla fine di un processo nel quale la costruzione di elementi di ragionevole sicurezza esterna da parte del terapeuta è già intrisa di elementi fantasmatici e di funzioni contenitive.

Vengono prodotte numerose esemplificazioni cliniche nelle quali la commistione di elementi esterni e interni al gruppo e la loro interrelazione costituisce lo stimolo per interrogativi e nuove possibili ipotesi teoriche; in particolare quella che l'autore chiama la "matrice di guerra" del gruppo sembra proporre una gestione della responsabilità delle funzioni di contenimento più condivisa tra i partecipanti. Il rispecchiamento reciproco e la risonanza, relativamente alla irruenza di emozioni violentemente primitive come la paura, il senso di morte, la angoscia per gli altri esterni sembrano rappresentare potenti facilitatori nella gestione dei drammatici passaggi dallo scenario "interno" a quello "esterno" che terapeuta e partecipanti hanno vissuto durante le sedute.

 

 

 

 

 

Il Gruppo esperienziale

 

 

Il gruppo pomeridiano, condotto secondo la tecnica del gruppo esperienziale dal prof. Friedman, consentirà in modo diretto ai partecipanti al convegno di condividere e elaborare i vissuti relativi ai temi della mattinata all'interno di uno spazio gruppale. Rappresenterà quindi per i partecipanti sia una esperienza di  esposizione alla conduzione personale del prof. Friedman, sia, per gli specialisti che non ne hanno ancora pratica, un primo contatto, vissuto in prima persona, con le funzioni specifiche del gruppo e con i fenomeni gruppali.

 

 

 

Ferrara, 1.06.2007 "IL CORPO IN PSICHIATRIA E IN PSICOTERAPIA"; Sede: AULA MAGNA GIURISPRUDENZA; Info: INFO@MCCSTUDIO.ORG ; Fees= euro 72,00.

Programma

 

 

9.00            Registrazione dei partecipanti

 

9.30                                Saluto di apertura e introduzione ai lavori

E. Contato (Direttore Sanitario Azienda USL Ferrara)

                   D. Fabbri ( Direttore Sanitario Azienda Ospedaliera di Ferrara)

E. Bruni,

R. Righi

 

Presidente: E. Ramelli

 

I Sessione

Moderatori: E. Bruni, D. Fabbri, G. Scolari

 

09.45           Corpo e psicosomatica, tra psichiatria e medicina

                   L. Grassi

 

10.30           Corpo e mente in età evolutiva

                   M. Mastella

 

11.15           Pausa

 

11.30           “Vi piaccio… non mi piaccio!”. L’immagine del corpo attraverso lo specchio delle relazioni

R. de Bernart

 

12.30           Discussione interattiva

 

13.00           Pausa

                  

II Sessione

                   Moderatori: P. Verri, G. Scolari, L. Grassi

 

14.30                            “Toccami Ciccio .... che mamma non veda...!” L’uso del sé corporeo in psicoterapia

M. Vetere

 

15.30           Le ferite del corpo nel corso della terapia sessuologica

R. Giommi

 

16.30                            Pausa

 

16.45           La mente al luna-park: gli specchi deformanti del delirio ipocondriaco e della dismorfofobia e il loro trattamento

                   R. Righi

 

17.30           Discussione interattiva

 

18.15                    Questionari di valutazione ECM

 

18.30                            Conclusione e chiusura dei lavori

 

 

 INFORMAZIONI GENERALI

SEDE

Aula Magna

Dipartimento di Scienze Giuridiche

Università degli Studi di Ferrara

Corso Ercole I d’Este, 37 – 44100 Ferrara

 

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

MCC Srl

Via S. Stefano 57

40125 Bologna

Tel. 051.263703 – Fax 051.238564

info@mccstudio.org - www.mccstudio.org

 

 

INFORMAZIONI SCIENTIFICHE

SEGRETERIA SCIENTIFICA

Roberto Righi

Istituto Terapia Familiare di Ferrara

Corso Ercole I d’Este, 14

44100 Ferrara

 

 ELENCO DOCENTI

 

Elena Bruni                      Dipartimento Salute Mentale di Ferrara

 

Rodolfo de Bernart           Istituto Terapia Familiare di Firenze

 

Davide Fabbri                  Direttore Sanitario azienda Ospedaliera di Ferrara

 

Roberta Giommi              Istituto Internazionale di Sessuologia

 

Luigi Grassi                     Clinica Psichiatrica, Università degli Studi di Ferrara

 

Marco Mastella                 Società Psicoanalitica Italiana

 

Emilio Ramelli                  Clinica Psichiatrica, Università degli Studi di Ferrara

 

Roberto Righi                  Istituto di Terapia Familiare di Ferrara

 

Giovanni Scolari               Centro Salute Mentale di Ferrara

 

Adello Vanni                    Dipartimento Salute Mentale Sud-Est di Ferrara

 

Paolo Verri                      Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura di Ferrara

 

Marcello Vetere             Istituto Veneto di Terapia Familiare

 

 

RAZIONALE SCIENTIFICO

 

L’esperienza vissuta dal "corpo" investe uno dei nodi essenziali della psicopatologia, come discorso della psiche e discorso sulla psiche, al punto che ci si potrebbe chiedere che posto spetti oggi alla res cogitans. Il corpo infatti è anche l’organismo composto da cellule, molecole, tessuti, liquidi, muscoli, ma non è solo questo: il corpo è soprattutto ciò che rende possibile ogni esperienza e conoscenza perché è capace di conservare i ricordi ed è costantemente diretto verso le cose e gli eventi. Il corpo è quindi irriducibile alla bio-chimica non perché sia libero dalle sue leggi ma perché è intessuto di tempo e di spazio che gli concedono  possibilità di vicinanze e lontananze, di direzioni e limiti, di distanze e grandezze. E’ nel tempo e nello spazio del corpo che si dipana la storia, è dal corpo infatti che si dipartono le esperienze che diventano poi significato, comunicazione, linguaggio, investimento, progetto. Il corpo si muove in una continuità inseparabile di significati mentali e di relazione con gli altri, a cominciare dalle figure parentali e allargandosi a sistemi sempre più ampi. Il corpo è per definizione quindi campo di espressione e campo di relazione: in ogni momento gli occhi, le mani, le dita, il volto, realizzano le intenzioni prima ancora che vengano pensate. E se per esempio, come può accadere nella sessualità, il corpo può mostrare la bellezza e l’autenticità della comunicazione con il corpo altrui, è altrettanto vero che l’intersoggettività del corpo può mostrarsi profondamente incrinata nelle sue declinazioni psicopatologiche.

Si pensi a certe modalità dell’esprimere schizofrenico in cui il corpo instabile, precario e confuso non riesce più a riconoscere i suoi confini; si pensi all’ossessionante pensiero tormentoso e perenne che impregna l’anoressia o la bulimia per le quali il corpo è sempre presente ed incalzante perché sfugge ad ogni possibilità di controllo. Si pensi ai deliri paranoici in cui il corpo estremamente vulnerabile si sente costantemente minacciato. Si pensi all’ipocondria che desidera attraverso il proprio corpo richiamare l’attenzione asserendo di non essere "normale", mentre la dismorfofobia aspira ad apparire nella norma, ma teme in modo assillante ed angustioso che gli altri non possano non notare le sue deficienze, i suoi "difetti". Si pensi all’isteria che chiede un riconoscimento attraverso il corpo, rimanendo poi sorpresa dal fatto che questo uso del suo corpo abbia un significato di seduzione sessuale per gli altri. Si pensi alle innumerevoli forme e modalità di somatizzazioni dell’ansia. Si pensi alla melanconia che mostra il suo corpo come qualcosa di divenuto pesante a causa dell’incombenza di un rimorso o di una colpa che non danno tregua. Si pensi al delirio ipocondriaco in cui non si osserva più solo in modo attento il proprio corpo ma gli si attribuisce peculiarità e proprietà con il carattere della certezza diventando quindi, senza prove di appello, un corpo trasformato, rovinato, uno spazio interno degradato in cui si riconoscono sentimenti somatici e vitali abnormi.

E quindi, se il corpo con i suoi paradossi, appena intravisti in questa breve introduzione, esprimesse il suo benessere tanto più è in stretto rapporto con la res cogitans ed altrettanto esprimesse il suo malessere tanto più ne è lontano? In tal caso il vecchio motto "mens sana in corpore sano" si dovrebbe capovolgere in "corpus sanum in mente sana".

 

 

Roma, 26.05.2007 "CLINICA CONTEMPORANEA DELLA PSICOLOGIA DEL SÉ"; Sede: JOHN CABOT UNIVERSITY, VIA DELLA LUNGARA 233, ROMA; Info: segreteria@isipse.it Fees= euro 70,00.

Relatori:

Franco Paparo
 

Dr.ssa Antonia Piazza

RIVA Dott. ALESSANDRO


 

James Fosshage (New York)

Attuale Presidente della IAPSP International Association for Psychoanalytic Self Psychology. Insegna al Post Doctoral Program in Psychoanalysis della New York University. Ha fondato il NIP (National Institute for the Psychotherapies) e  l’IPSS (Institute for the Psycho-analytic Study of Subjectivity) in cui svolge attività di analista didatta. Si è occupato  della revisione in chiave relazionale della teoria freudiana del sogno, formulando una nuova teoria che articola ai risultati della ricerca psicoanalitica, quelli delle neuroscienze e degli studi cognitivisti. Sul tema del sogno come prodotto della funzione organizzatrice dell’attività mentale inconscia Fosshage ha prodotto un libro (con C. Loew), oltre ad una serie di articoli fondamentali.  Si è interessato sempre di più all’organizzazione della soggettività umana e all’incontro tra organizzazioni soggettive diverse (cfr. l’articolo da lui pubblicato sull’International Journal of Psychoanalysis nel 1994 in cui ha proposto una nuova lettura del transfert). Fa parte del comitato editoriale delle riviste Progress in Self Psychology, Psychoanalytic Dialogues, Psychoanalytic Inquiry . Insieme  a Lichtenberg e Lachmann ha pubblicato Il sé e i sistemi motivazionali (Astrolabio, 2000) e Lo scambio  clinico (Cortina 2000). Fosshage è stato presidente della AAPI l’organizzazione internazionale degli istituti psicoanalitici indipendenti.

 

Torino, 21.05-25.05.2007 "THE BASIC SCIENCE OF SLEEP AND DREAMING"; Sede: TORINO - AULA MAGNA - CLINICA NEUROLOGICA - VIA CHERASCO 15; Info: piera.comitato@libero.it  Fees= euro 600,00.

CURRICULUM VITAE

 

Prof. Allan J. HOBSON

 

 

 

Nato a  HARTFORD, CT  USA) il 11 giugno 1933. Laureato in Medicina nel 1955  e specialista in Psichiatria abitante a Messina in Via F. Crispi 4 is. 4215.

1959 Professore di Psichiatria presso la Harvard Medical School.

1961-1963 National Institute of Heath

1963-1964 Universite de Lyon.

1965 Direttore del Laboratorio di Neurofisiologia fino al 2003, dal 2004 responsabile esterno della ricerca presso lo Sleep Laboratory. Aree di ricerca prioritarie sono rappresentate dai disturbi del sonno e aspetti psicofisiologici del sogno.Autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche internazionali recensite.

 

Main topics for each session of
The Basic Science of Sleep and Dreaming:
A Course Syllabus by J. Allan Hobson 
 
 
 
Session I                                  
Prescientific Theories, Neurobiology and Psychology 
 
               Prophecy and External Agents
               Bodily Origin and Medical Diagnosis
 
Freud’s Psychoanalytic Model
               Neurobiological Origins of the Project
               The Disguise-Censorship Hypotheses
The Growth of Neurobiology
               Cajal’s Neurone Doctrine
               Sherrington’s Reflex Doctrine
Learning Theory & Psychology
               Pavlov’s Conditioned Reflexes
               Skinner’s Operant Conditioning
               The Discovery of Spontaneous Activity
               The State Concept
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Session II          
Discoveries of the Early Sleep Lab Era
 
The Electroencephalogram (EEG)
               Hans Berger                                          1928
               Edgar Adrian                                        1933
The EEG Sleep Cycle
               Loomis & Harvey                                  1936
               Aserinsky & Kleitman                           1953
The Recognition of Intrinsic Regulation
               Moruzzi & Magoun                              1949
REM Sleep and Dreaming
               Aserinsky & Kleitman                           1953
               Dement & Kleitman                              1958
Psychophysiological Models
Roffwarg, Muzio & Dement                                 1962
Foulkes; Antrobus                                                1962
 
Session III      
Developmental and Evolutionary Considerations
 
Development of Sleep
               Intrauterine sleep
               Post natal sleep
               Sleep in infancy & early childhood
               Sleep in adolescence
               Sleep in midlife
               Sleep and Aging
Evolution of Sleep
               Mammals
               Birds
               Reptiles
               Amphibian
               Fish
Ecology of Sleep-  Allison & Cichetti
               Large, carnivorous surface dwellers
               Small, herbivorous den dwellers
               The reciprocity of sleep and feeding demands
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Session IV       
An Animal Model for Human Sleep
 
The Discovery of REM in the cat
               Dement                  1957
Localization of Sleep Control to the Brain Stem
               The Hypothalamus & Circadian Rhythms
               The Pontine Brain Stem Control of REM & NREM
               Michel Jouvet         1959
               The Pontine Cat
               PGO Waves and Oculomotor Events (EOG)
               Aminergic & Cholinergic Mechanisms
Neurophysiology of Posture & Muscle Tone (EMG)
               Magoun & Rhines                 1947
               Ottavio Pompeiano               1963
               Michael Chase                       1970
NREM Sleep & the Thalamocortial System
               Mircea Steriade
 
Session V         
Reciprocal Interaction Model of Sleep Cycle Control
 
The Extracellular Microelectrode Technique
               David Hubel                         1959
               Edward Evarts                      1960
Cellular Studies of the Pons.                Hobson & McCarley             1975
               The REM on cells - ? cholinergic
               The REM off cells - ? aminergic
The Synaptic Model
               Aminergic-Cholinergic Interactions
The Mathematical Model
               Prey-Predator Dynamics
 
————————————————————————————————————
Session VI       
The Activation-Synthesis Hypothesis
 
Formal Features of Dreams
               Visuomotor Hallucinations
               Delusional Thoughts
               Bizarreness and Orientational Instability
               Emotional Intensification
               Short-Term Memory Defects
Activation
               REM on cells –
               PGO, systems-
               Cholinergic Hyperactivity System
               Dopamine System
Synthesis
               Aminergic Demodulation – REM Off Cells
               Emotional Salience
A.I.M.     A Three Dimensional State Space Model
 
Session VII     
Testing the Models
 
 
Reciprocal Interaction
               Chemical Microinjection-
               Short term REM Enhancement (Baghdoyan)
               Long term REM Enhancement (Calvo & Datta)
               REM Generator Network (Quattrocchi)
 
Activation Synthesis
               Home based Sleep Recording
               Experience Sampling
               Quantitative Analysis of Consciousness
                              Sensorimotor Content
                              Bizarre Content
                              Emotional Content
                              Memory Sources of Content
                              Thought Capacity
                              Individuality
————————————————————————————————————
Session VIII    
A Pathophysiological Approach to Sleep Disorders
 
The Brain Stem as a Set of Coupled Oscillators  
                               Hypothalamus & Circadian Clock
                               Pons & NREM-REM Clock
                               Medulla & Respiratory Clock
Problems with sleep
                               Too Little-             Insomnia
                               Too Much-             Hypersomnia
                               Wrong Kind-          Parasomnia
Pathophysiological Process
                               Set- Point Errors
                               Timing Errors
Typical Disorders
                              Situational Insomnia
                              Narcolepsy
                              Sleep Apnea Syndromes
 
Session IX       
Brain Imaging and Lesion Studies in Humans 
 
Brain Imaging
Methods
PET
SPECT
MRT
Results of Imaging Studies Pierre Maquet, Allen Braun, Eric Nofzinger
               NREM                                  -              all structures
               REM                                      +             pons limbic system parietal operculum
                                                             +             deep frontal white matter
                                                             -              dorsolateral prefrontal cortex
                                                                                            & post lobotomy
               Post-stroke Dreaming- Mark Solms
                                                             -              deep frontal white matter
                                                             -              parietal operculum
                                                             -              visual imagery- posterolateral cortex.
               Epilepsy.  Epstein & Solms
                                                             +             Temporal Lobe  → dreamy states
————————————————————————————————————
Session X
Functional Hypotheses
 
Sleep Deprivation- Allan Rechtschaffen
               Skin Lesions
               Overeating
               Weight loss
               Heat Seeking behavior
               Immune dysfunction
               Death
Sleep and Learning - Robert Stickgold
               REM | post learning
               REM DEP → | learning
               Karni – Sagi task.
               Benefits of NREM AND REM
               Motor Skills – Matthew Walker            
               Sleep & emotional behavior – 
                               Michel Jouvet
                               Anti Revonsuo
               Is dreaming an epiphenomenon?
 
 
 
Dott. Alessandro  CICOLIN
 
                               

Nel corso della vita il 50% circa della popolazione generale presenta alterazioni del sonno e/o della vigilanza di rilevanza clinica. La sola insonnia, che rappresenta soltanto uno dei numerosi aspetti patologici in tale ambito, interessa fino al 20-40 % dei soggetti, secondo i campioni presi in esame.

Indagini epidemiologiche condotte in diverse popolazioni europee hanno stabilito che il 20-42 % degli individui interrogati lamenta disturbi del sonno, percentuale che sale al 60 % nei soggetti anziani.

Recenti studi statunitensi hanno evidenziato che il 30-52 % circa dei soggetti esaminati ha sofferto in passato, o soffre tuttora, di un disturbo del sonno; nel 17 % dei casi tale disturbo è tale da compromettere gravemente la qualità di vita e la funzionalità sociale del paziente.

In ambito italiano, da uno studio condotto nel 1983 nella Repubblica di S. Marino si evince che il 13.4 % della popolazione generale dorme abitualmente male, mentre meno del 20% della medesima popolazione si dichiara abbastanza o totalmente appagata dalla qualità del proprio sonno.

 

Sono stati identificati oltre 100 disturbi del sonno, che vengono usualmente distinti in Ipersonnie, Insonnie e Parasonnie. In queste categorie principali sono comprese la Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, la Narcolessia e l’ Insonnia primaria e secondaria, che unitamente alle alterazioni del ciclo sonno-veglia (sindrome dei turnisti e jet-lag) sono caratterizzate da maggiore rilevanza epidemiologica e ripercussioni socio-economiche.

 

L’insonnia è il più comune di tutti i disturbi del sonno e colpisce, nel corso della vita, fino al 40% della popolazione (stimati oltre 1,5 milioni di persone in Piemonte) ed è una significativa causa di morbilità e mortalità, con rilevanti costi diretti ed indiretti. Infatti, oltre al costo diretto sanitario, i costi secondari attribuibili all’ insonnia comprendono una riduzione della produttività lavorativa, un aumento dell’assenteismo e degli infortuni sul lavoro, talune affezioni psichiatriche (quali i disturbi depressivi) e l’ abuso di alcolici. Il costo annuale dell’insonnia negli USA è stato stimato in circa 100 miliardi di dollari.

 

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è caratterizzata da una prevalenza elevata nella popolazione generale, interessando il 2% delle donne ed il 4% dei maschi adulti (analoga a quella di asma e diabete) (stimati oltre 40.000 soggetti affetti in Piemonte), con un picco del 20% oltre i 60 anni e rappresenta un significativo fattore di rischio per lo sviluppo, anche giovanile, di affezioni cardio-cerebrovascolari (4x rischio di infarto cardiaco ed ictus cerebri).

 

 

 

Roma, 24.05-14.06.2007 "CORSO SEMINARIALE SULLA GENITORIALITA’"; Sede: C.D.P.R. VIA PANAMA, 48 00198 ROMA; Info: info@centropiscoanalisiromano.it ; Fees= euro 144,00.

CORSO SEMINARIALE SULLA GENITORIALITA’

Dr.ssa Barbara Piovano

 

Presentazione del seminario

 

Nella prima parte del Seminario viene discusso il concetto di genitorialità così come è stato definito nella teoria classica e nelle teorizzazioni successive ( A.Freud, E.Furnam, J.e K. Novick, D. Stern,  P.Espasa , V.Green etc.).

La relatrice propone  di  definire la genitorialità come un processo, attivato dal progetto di diventare genitori e dall’interazione  con il figlio, attraverso  il quale si sviluppa una costellazione di capacità affettive e psichiche, evolventi nel tempo, che   promuovono  crescita e cambiamento psichico. Le funzioni genitoriali  sono intese non come competenze da acquisire ma come funzioni della mente connesse con il funzionamento mentale e la struttura della personalità  e, in quanto tali, sono ritenute suscettibili di miglioramento attraverso  interventi psicoanalitici.

Nella seconda  parte del seminario, dopo un a breve rassegna storica degli analisti che hanno applicato la teoria e la tecnica psicoanalitica  al lavoro con i genitori, vengono presentati alcuni aspetti del dibattito contemporaneo sul lavoro  con i genitori.

Nella terza parte  viene messo a fuoco il processo terapeutico  nel lavoro con i genitori.

L’assunto centrale è che- qualunque sia l’approccio  e la modalità di intervento sui genitori, lo spazio terapeutico offerto (‘la stanza dei genitori’) favorisce alcuni processi che sono fondamentali per la strutturazione del sé  ed i processi di sviluppo psichico del figlio attraverso: la creazione di uno spazio per la rappresentazione e l’investimento emotivo del figlio; il miglioramento delle funzioni genitoriali; l’identificazione con il terapeuta  come nuovo o ritrovato-riattivato oggetto di sviluppo. 

Viene descritto il modello delle psicoterapie e analisi parallele  a genitori  e figli, sperimentato e teorizzato in un Servizio pubblico per l’età evolutiva e successivamente trasferito in ambito privato ( Piovano 1994; 1998).

Nella quarta parte finale del seminario  viene presentato  materiale clinico  relativo al trattamento dii genitori  e alla supervisione   di  psicoterapie parallele a genitori e figlio.

 

 
 
Milano,  17.01-27.06.2007 "EMOZIONI ELEMENTARI E FUNZIONAMENTI DISSOCIATIVI NELL'INTERVENTO SULLE SITUAZIONI POST-TRAUMATICHE"; Sede: A.R.P. - PIAZZA SANT'AMBROGIO 16 - 20123 MILANO; Info: arp@arpmilano.it ; Fees= euro 850,00.

Alessandro Vassalli

 

EMOZIONI ELEMENTARI E FUNZIONAMENTI DISSOSCIATIVI NEL’INTERVENTO SULLE SITUAZIONI POST-TRAUMATICHE

 

corso di aggiornamento quindicinale

 

ARP Studio Associato - P.zza Sant’Ambrogio, 16 – 20123 Milano

 

 

Nel corso, gli approfondimenti teorici e le discussioni di casi clinici prenderanno in esame un aspetto particolare del nesso esistente tra disturbi della fiducia di base  e sviluppo di reazioni post-traumatiche.

La supervisione di casi clinici, trattati nel Servizio Diagnosi e Terapia del Trauma Psicologico dello Studio Associato ARP, si concentrerà sulla relazione eziopatogenetica tra emozioni primarie costitutive di disturbi primari del processo evolutivo e la strutturazione dei diversi possibili funzionamenti dissociativi.

Ad intervalli regolari, saranno previsti degli approfondimenti teorici sui nodi problematici principali emersi dall’esame dei casi clinici.

       Alla fine del corso è prevista una prova scritta,  che consisterà in una breve

        relazione in cui i partecipanti dovranno esporre un caso, mostrando quali

        sono stati gli interventi clinici che hanno favorito il trattamento efficace del

        disturbo post-traumatico

 

 

 

Il corso è articolato in 12 incontri di due ore ciascuno.

 

Calendario

dal 17 gennaio 2007 al 27 giugno 2007

 

Orario

mercoledì pomeriggio dalle ore 18.00 alle ore 20.00

 

È previsto un numero massimo di 25 partecipanti. La partecipazione è subordinata a un colloquio di selezione.

 

Quote di partecipazione

esterni: € 850,00 + IVA

consulenti e associati ARP: € 700,00 + IVA

 

 

ECM - Per il corso sono stati richiesti i crediti formativi per medici e psicologi che compileranno i questionari di valutazione dell’evento e sosterranno la prova scritta di valutazione dell’apprendimento.

 

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail all’indirizzo info@arpmilano.it.


 

 

 

 

Roma, 26.02-18.06.2007 CORSO AVANZATO GENITORIALITÀ IN CRISI E ABUSO INFANTILE; Sede: ACCADEMIA DI PSICOTERAPIA DELLA FAMIGLIA, ROMA; Info: accademia.pf@libero.it ; Fees= euro 640,00.

Obiettivi del corso

 

Il rischio di abuso e maltrattamento intra-familiare implica, sul fronte specialistico, una sempre aggiornata competenza professionale sia per la sua valutazione sia per le indicazioni prognostiche e le tecniche di trattamento.

Il corso vuole avere due obiettivi:

-approfondimento sulla tematica dell'abuso e maltrattamento in famiglia

-supervisione di casi clinici.

 

A tal fine,infatti, si vuole articolare come un confronto tra professionisti del settore: è quindi prevista la partecipazione di un numero limitato di corsisti i quali verranno sollecitati a riflettere, attraverso l'esemplificazione casistica, sui nodi critici della valutazione e del trattamento di sistemi familiari con tali problematiche.

 

In particolare verrà dato spazio:

- ai criteri di osservazione/valutazione dei partecipanti delle relazioni di cura genitoriale;

- agli elelmenti usati nella pratica professionale per l’ attivazione dei sistemi interdisciplinari di rete.

 

Infatti, una preparazione specialistica in questo campo deve anche prendere in considerazione che l'intervento, sia esso di valutazione che di trattamento, non può non essere considerato secondo una logica intersistemica relativamente a tutti gli attori istituzionali coinvolti. 

 

 

 

 

Struttura e sede

 

Il corso si terrà il lunedì mattina dalle 9:30 alle 14:00.

Il corso si articola in 8 incontri a partire dal 26 da febbraio fino al giugno 2007, secondo il seguente calendario:

 

26 febbraio 2007

12 marzo 2007

26 marzo 2007

16 aprile 2007

7 maggio 2007

21 maggio 2007

4 giugno 2007

18 giugno 2007

 

 

Il corso verrà condotto interamente dalla dott.ssa Melania Scali.

 

La sede del corso sarà l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Roma, in via G. A. Guattani 15.

 

 

 

Modalità di lavoro

 

Gli incontri vanno intesi come contesti di supervisione e riflessione metodologica nei casi di abuso e maltrattamento intra-familiare; il gruppo dei partecipanti, pertanto, verrà sollecitato a usare “casi reali” a fini formativi.

Durante gli incontri, pertanto, verrà privilegiata una metodologia attiva (case work, lavori in sottogruppo) e partecipativa.

I destinatari del corso sono psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantile, assistenti sociali con esperienza professionale relativa a situazioni di abuso e maltrattamento intra-familiare.

 

 

 

Testi consigliati

 

Andolfi M., Angelo C., D'Atena P. (a cura di), La terapia narrata dalle famiglie, Raffaello Cortina ed., Milano, 2001

Andolfi M. (a cura di), La crisi della coppia, Raffaello Cortina, Milano, 1999

Cirillo S., Cattivi genitori, R. Cortina, Milano 2005

Cirillo S., Di Blasio P., La famiglia maltrattante, Raffaello Cortina, Milano, 1989

Terapia Familiare, L'Infanzia Negata (numero speciale), n.46, A.P.F., Roma, novembre 1994

De Leo G., Scali M., Caso L., La testimonianza, Il Mulino, Bologna, 2005

Scali M., Calabrese C., Biscione M. C., La tutela del minore: le tecniche di ascolto, Carocci, Roma, 2003

 

 

 

 

 

 

 

Bergamo, 27.01-21.04.2007 "PSICHE E RICERCA 2007 MEDICI E PSICOLOGI"; Sede: BERGAMO CASA DEL GIOVANE VIA GAVAZZENI; Info: proteo.bg@tin.it ; Fees= euro 75,00.

CURRICULA DEI DOCENTI DEL PROGETTOPSICHE E RICERCA

MEDICI e PSICOLOGI 2007

 

RENATO LOCATELLI

 

Psicologo, nei primi anni 70 psicoterapeuta presso la Comunità Omega diretta dal Dr. Diego Napolitani; dal 73 all' 80 psicoterapeuta presso l' ONPI della Provincia di Milano.

Nello stesso periodo fui cofondatore del CIS (Centro individuo società dei gruppi, delle istituzioni e delle comunità di lavoro) diretto dal Dr. Luigi Pagliarani e formatore dello stesso.

Terminata la prima analisi all'inizio degli anni 80, partecipai alla fondazione del Centro Copernico per la ricerca psicoanalitica individuale e di gruppo, diretto dalla Dr.ssa Miriam Fusini Doddoli; si trattava al tempo stesso di un Centro di ricerca, formazione e lavoro, come d'altra parte era anche il CIS.

Negli anni 80 inframmezzai anche una cospicua parentesi di formazione quinquennale nell' analisi transazionale presso l 'omonimo Centro diretto dal Dr. Carlo Moiso.

Iniziai la professione privata come psicoterapeuta psicoanalitico nel 1974.

Innumerevoli sono state le attività di formazione nell'ambito del training del Centro Copernico; in particolare amo ricordare la quasi

trentennale frequentazione di Marcelle Spira, che proseguì ben oltre il training stesso, da cui avevo supervisioni a cadenza mensile.

Attualmente svolgo la professione esclusiva di psicoanalista.

Sono traduttore e curatore dell'edizione italiana degli ultimi testi di M. Spira.

 

 

ENZO FUNARI

 

Psicoanalista, membro ordinario della Società psicoanalitica italiana e dell’International Psycoanalytical Association, Professore emerito di Psicologia clinica presso l’Università Milano- Bicocca, autore di numerosi saggi e studi, fra cui: Natura e destino della rappresentazione (1984), Il doppio (1986), La conversazione(1993),La chimera e il buon compagno(1998), Il falso Mozart(2000),L’invidia(e al., a cura di, 2002).

 

 

DANIELA  MAGGIONI

 

Psicologa e Psicoanalista, è Presidente A.S.P. (Associazione di Studi Psicoanalitici) di Milano, membro dell’International Federation of Psychoanalytic Societies (I.F.P.S.), Segretaria Scientifica della rivista “Setting”, Docente alla Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica (SPP) di Milano e Torino, di “Valutazione dell’Intervento Psicoterapico” alla Scuola di specializzazione in Psicologia del Corso di Vita della Facoltà di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca, supervisore di équipes psichiatriche e psico-sociali e conduttrice di numerosi cicli di Seminari e Corsi di formazione per Psicologi, Psicoterapeuti, èquipes territoriali (CPS e Comunità).

Principali ambiti di interesse e ricerca:psicoterapia borderline e schizofrenia, ricerca empirica sul processo, modelli e ricerche sulla rappresentazione, teoria del processo, psicoanalisi e neuroscienze. Attualmente lavora con il gruppo di ricerca KAIROS, da lei coordinato,utilizzando gli strumenti proposti dal Boston Process of Change Study Group, guidato da Daniel Stern, per l’analisi delle sedute e del processo di cambiamento al micro-livello degli scambi paziente-terapeuta.

 

 

MARIANGELA VILLA

 

E’ psicologa, psicoterapeuta, psicodiagnosta. È membro associato della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica (S.I.P.P.) e socia della Society for Psychotherapy Research (S.P.R.). Ha insegnato “Psicopatologia” presso la facoltà di psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove attualmente svolge attività di ricerca, nell’ambito della storia della psicoanalisi e della valutazione dell’efficacia del processo psicoterapeutico. È stata docente di “Teorie e tecniche del colloquio clinico” alla Scuola di Specializzazione in Psicologia del Ciclo di Vita, dove ora insegna “Psicoterapia psicodinamica dell’adulto”. Tra le sue pubblicazioni: “Essere nel presente. Riflessioni sul concetto di Nachträglichkeit nelle patologie gravi”, Psicoterapia Psicoanalitica, 2, 2002; “Il dibattito sui metodi ipnosuggestivi in Italia alla fine dell’Ottocento”, Psicoterapia, 2, 2002; “La consultazione nel contesto universitario: nascita di un progetto” (con P. Rizzi), in Vigorelli M. (a cura di), Istituzione tra inerzia e cambiamento, Franco Angeli, 2005.

 

ANTONELLO CORREALE

 

Il Dr. Correale è nato a Roma il 12/12/1944. Laureato in medicina e specializzato in psichiatria presso la Università di Roma “La Sapienza”. Ha frequentato il training analitico presso la Società Psicoanalitica Italiana di cui attualmente è membro ordinario.

Primario della Area II del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma B.

È autore de Il campo istituzionale, Quale psicoanalisi per le psicosi?, curato con Luigi Rinaldi, Psicoanalisi e Psichiatria, curato con Giuseppe Berti Ceroni, Borderline con Alonzi, Carnevali, Di Giuseppe, Giochetti. Il gruppo in psichiatria, con Nicoletti.

 

 

MARTA VIGORELLI

 

La dott. Marta Vigorelli è nata a Busto Arsizio (Va) il 20-4-1946, é residente a Milano in piazza XXIV Maggio 7 (20136) tel: 02.58.101.151  cell. 335. 52 11 376

1990 Iscritta all’Albo Professionale degli  Psicologi

1994 Ha il consenso all’esercizio dell’attività psicoterapeutica da parte dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.

Dal 1985 svolge attività psicoterapeutica privata. Come psicoterapeuta appartiene alla Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica, di cui è membro Ordinario.

Per quanto concerne le attività di supervisione in ambito psichiatrico, ha svolto in continuità un’esperienza come supervisore di una Comunità terapeutica sperimentale pubblica a Milano dall’ 1987 al 2002 “Cometabeta” presso il C.P. S. di via Procaccini 14, AOP Fatebenefratelli e Oftalmico, approfondendo la riflessione teorico – clinica sul trattamento psicoanalitico delle psicosi nei setting istituzionali e in particolare sulla metodologia comunitaria e sulla formazione degli operatori che si occupano della cura dei pazienti borderline e psicotici e delle loro famiglie.

Dal 1999 conduce supervisioni presso il Dipartimento di Vicenza, dal 2000 presso il CRT di Saronno (AOP di Busto Arsizio) e presso il CPS Ovest di Bergamo con équipe multiprofessionali.Dal 1999 è cofondatrice dell’Associazione Mito e Realtà per le Comunità e le residenzialità terapeutiche ONLUS.

Su questi temi ha curato una raccolta di saggi, Istituzione tra inerzia e cambiamento, pubblicata da Boringhieri nel 1994,  il volume La Comunità terapeutica Mito e realtà, curata con altri colleghi per Cortina nel 1998 e un contributo al volume pubblicato da Karnac sempre nel 1998  dal titolo Psychoanalitique psychotherapy in institutional settings, curato da Julia Pestalozzi e Bob Hinshelwood.

Dal 1986 al 2001 ha svolto attività di ricerca e insegnamento (esami e tesi) in ambito universitario come cultore della materia presso la cattedra di Psicologia Dinamica della Facoltà Statale di Psicologia Milano-Bicocca curando la redazione e la ristampa aggiornata (1999) di un manuale adottato nei corsi ininterrottamente dal 1989 ad oggi, dal titolo Modelli genetico evolutivi in psicoanalisi edito dal Mulino.

Dal 2001-2002; 2002-2003 è professore a contratto per l’Insegnamento fondamentale di “Psicoterapia” presso la Facoltà di Psicologia , Università degli Studi Milano-Bicocca.

Pubblicazioni recenti:

Laurora E. Morici D. Vigorelli  M. Gruppalità e psicosi in Psicoterapia Psicoanalitica, Roma, 1, genn.-giugno 2002.

M. Vigorelli S.Landra (a cura di ) Abitare la Comunità. Residenzialità terapeutica e sofferenza psichica, Milano, In Dialogo, 2002.

M. Vigorelli Metafore della crisi e mediatori per l’intervento clinico, Psicoterapia Psicoanalitica, 1, Roma, 95-111, 2003.

 

 

ORGANIZZATORE SCIENTIFICO: GIORGIO FORESTI

 

Nato a Bergamo il 15/4/1947. Laurea in medicina e chirurgia (110/110 e lode). Specializzazione in Psichiatria (70/70).

Psichiatra presso i Servizi pubblici di Bergamo dal 1975 al 2002.

Dal 1988 al 1991 Direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Bergamo.

Dal 1991 al 2000 Responsabile del Centro Psico Sociale Occidentale di Bergamo e annesso Centro Diurno.

Dal maggio 2000 a tutto il 2002 Responsabile dell’ Ambulatorio Disturbi del comportamento alimentare Ospedali Riuniti di Bergamo.

Analisi personale con analista SPI.

Training e supervisione  presso la scuola del prof. G.C. Zapparoli dal 1975 al 1995 .

Training e supervisione presso il  prof. E. Funari dal 1991 al 2001.

Stage sui DCA presso le Départment Psychiatrie de l’adoléscent et du jeune adulte dell’Università di Parigi (prof. Jeammet), 2001.

Ha tenuto due Corsi sui “Disturbi del comportamento alimentare secondo un modello psicoanalitico integrato” a psichiatri, psicologi e medici internisti (2001-2002 10 incontri di due ore l’uno)- Bergamo.

Ha pubblicato 20 lavori su: Tossicodipendenze, Organizzazione dei Servizi psichiatrici, Riconversione ospedali psichiatrici, Modello integrato d’intervento negli stati psicotici, Lavoro con i familiari dei pazienti, Disturbi del comportamento alimentare.

Membro Associato della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica (S.I.P.P.)

Training di psicoterapia di gruppo presso membri dell’Associazione Psicoterapia di Gruppo - Milano

Fondatore e Responsabile scientifico del “Progetto psiche e ricerca” - Bergamo

 

ABSTRACT DEGLI INTERVENTI

 

Lo scopo del Corso formativo per medici e psicologi è quello di esporre alcune delle più recenti novità scientifiche in tema di comprensione e trattamento del disagio psichico nelle sue varie manifestazioni.

In particolare verranno trattati:

le nuove strategie nel trattamento psicoanalitico del paziente borderline, che si basano sulla ri-narrazione a due e su un’esperienza emotiva condivisa;

L’idealizzazione nel setting psicoanalitico secondo M. Spira

L’importanza della espressione artistica nella vita dell’uomo e in psicoterapia

Il ruolo fondamentale della relazione intersoggettiva in psicoterapia psicoanalitica

Parallelismi e convergenze tra la ricerca psicoanalitica e quella neuroscientifica e conseguenti innovazioni e nuove tecniche nella comprensione e nella terapia dei disturbi psichici

 

 

 

Figline Valdarno (FI), 9.03-16.06.2007 "SUL COMPRENDERE IN PSICOPATOLOGIA - VII CORSO RESIDENZIALE DI PSICOPATOLOGIA FENOMENOLOGIA"; Sede: PALAZZO PRETORIO - FIGLINE VALDARNO; Info: PSICO2006@AIMGROUP.IT ; Fees= euro 1000,00.

SUL COMPRENDERE IN PSICOPATOLOGIA

VII Corso residenziale di Psicopatologia Fenomenologia

 

RAZIONALE SCIENTIFICO

 

Con il Corso di psicopatologia, giunto alla VIIa edizione, la Società Italiana per la Psicopatologia intende sottolineare il senso della psicopatologia fenomenologica quale metodologia di approccio alla persona con sofferenza mentale; metodologia che deve trovare un suo campo di applicazione fin dal primo colloquio con il paziente nella pratica clinica quotidiana di psichiatri e psicologi.

Il VII Corso si propone di promuovere la riflessione e la discussione tra i relatori e i partecipanti sui disturbi di personalità di cui è possibile cogliere negli ultimi decenni una maggiore incidenza tra le persone che affluiscono ai servizi di salute mentale: il riconoscimento e la comprensione di tali strutturali modalità di esperire il mondo e di essere in relazione con gli altri rappresenta quindi un primo passo propedeutico ad un adeguato percorso terapeutico.

Il Corso è suddiviso in 5 aree tematiche: nella prima sezione saranno prese in esame le origini, gli sviluppi ed i limiti della nozione di personalità; nel corso del secondo incontro viene proposto un accostamento tra il typus melanconico e la personalità ossessiva in modo da metterne in rilievo gli aspetti di vicinanza e differenziali. Il terzo e quarto incontro saranno dedicati rispettivamente alla personalità isterica ed a quella borderline. La quinta sezione metterà in luce sia i rapporti tra personalità e psicosi sia gli aspetti distintivi della condizione paranoica.

 

DATE DEI CORSI:

 

1.       9-10 MARZO 2007

2.       23-24 MARZO 2007

3.       20-21 APRILE 2007

4.       25-26 MAGGIO 2007

5.       15-16 GIUGNO 2007

 

 

 

 

ABSTRACT RELAZIONI

VII CORSO RESIDENZIALE DI PSICOPATOLOGIA FENOMENOLOGICA

 

 

Aspetti problematici del concetto di diagnosi nella patologia della personalità

C. Maffei

La diagnosi di personalità Borderline ha conosciuto vicende complesse e controverse, a partire dall'ambiguità del termine stesso di "borderline" che intrinsecamente rimanda ad altro, più che a se stesso. Nel corso del tempo si sono certamente affinati i criteri diagnostici, tuttavia rimangono aperti importanti problemi, che possono essere brevemente così riassunti:

- divaricazione tra concezione strutturale e descrittiva

- validità del costrutto rispetto alla eterogeneità del quadro clinico

- livelli di gravità della patologia

- diagnosi categoriale rispetto al profilo dimensionale.

 

Il mondo dell’anancastico

C. Muscelli

L'intervento intende descrivere le modalità essenziali dell'esistenza caratterizzata dall'ossessività. Verranno utilizzate, quali classi descrittive, le dimensioni fondamentali della condizione umana per osservare in che modo sono declinate nell'ossessione: il tempo come inarrestabile degrado, il corpo come materia in decomposizione e lo spazio come orizzonte minaccioso. Si mostrerà infine come il disgusto determini la tonalità emotiva basilare degli ossessivi.

 

Vicinanza e distanza tra typus melanconico e personalità ossessiva

L. Calvi

L’argomento viene sviluppato sul piano antropofenomenologico a partire da un esemplare caso clinico.

 

Personalità isterica e psicosi

G. Martini

Sin dall'Ottocento l'isteria ha posto problemi di diagnosi differenziale con la schizofrenia, risolti disinvoltamente da Bleuler (con l'indiretto contributo anche di Freud e della psicoanalisi) attraverso la negazione della psicosi isterica. Sebbene rimanga aperto il quesito se, nel caso dell'isteria, si possa parlare di "vero" delirio, rimane tuttavia innegabile tanto il carattere psicotico di questi quadri, quanto la loro radicale difformità rispetto alle forme schizofreniche o paranoicali. L'autore propone una lettura psicopatologica della psicosi isterica , che si vale dell'apporto della psicodinamica ed alla luce delle categorie della rappresentabilità e dell'irrappresentabilità. Inoltre, attraverso la presentazione di alcuni casi clinici, discute le impasses e le strategie terapeutiche adottabili.

 

Famiglia e destino borderline

C. Pontalti

Per molti decenni si è indagato sulla possibilità che le dinamiche familiari avessero un impatto causale specifico sui diversi quadri psicopatologici. Lentamente, lo sforzo, nella clinica e nella ricerca, è quello di aiutare i familiari a gestire evolutivamente la complessa e drammatica fenomenologia del destino borderline. Passaggio cardine diviene la competenza professionale nel gestire le configurazioni patologiche iniziali della personalità ed è in questi stadi iniziali che una forte alleanza con la famiglia decide uno o l’altro dei destini: guarigione o cronicizzazione.

 

Tra incudine e martello: trauma e psicopatologia borderline

M. Rossi Monti

Mentre la psicoanalisi si è fondata sullo studio delle vicissitudini del trauma "interno", solo in epoca recente la psichiatria ha riportato alla ribalta il ruolo svolto dal trauma "esterno" nella patogenesi dei disturbi mentali. La psicopatologia borderline di personalità costituisce l'area elettiva di studio e di approfondimento di questo fenomeno. Mentre il ruolo dei traumi pregressi è stato delineato con sufficiente chiarezza, resta da chiarire meglio il ruolo giocato, nella genesi della psicopatologia borderline, da variabili "traumatiche" di carattere diffuso, connaturate ai modelli sociali, educativi e culturali tipici della nostra società.

 

Personalità paranoicale e mobbing: psicopatologia di un fenomeno alla moda

G. Di Piazza

Con la mia relazione intendo effettuare un’analisi di un fenomeno, il mobbing, che appare comparso dal nulla negli ultimi decenni: in realtà una lettura fenomenologia delle modalità con cui viene espresso e rivendicato il maltrattamento sui luoghi di lavoro fa riscoprire come sullo sfondo di tale fenomeno si muovano persone che percepiscono una netta distinzione tra mondo interno ed esterno, attribuendo a questo ultimo la responsabilità per un malessere che va al di là di un “cattivo clima lavorativo”.

 

Personalità: precursori psicotici e vulnerabilità

G. Gozzetti, L. Cappellari

L’ambito metodologico della relazione è principalmente quello della fenomenologia descrittiva e solo in parte della derivazione husserliana. Come si arriva alla psicosi? Gradualmente come un salire o precipitare su di un piano inclinato o per balzi e discontinuità? C’è una tragica novità in questo cambiamento non contenibile attraverso teoresi esplicative. Un novum sul quale si vogliono intrattenere gli Autori, fatto della messa in moto della trasformazione, una possibilità del’umano che abbraccia anche stati normali o creativi di cambia­mento, come l'innamoramento, la conversione religiosa o politica e altri grandi mutamenti della vita, in occasione delle crisi di matu­razione o degli assestamenti di età: i momenti nodali dell'esistenza. L’uomo cambia attraverso perdite e trasformazioni, come ha scritto Guardini: «Ogni volta l'uo­mo è un altro, anche solo nel senso che un dato periodo della vita è unico e non ritorna più».

 

 

La paranoia fra struttura di personalità e sintomo

C.F. Muscatello, P. Scudellari

Di fatto il concetto di delirio paranoicale appare oggi desueto e quasi del tutto inutilizzato nella diagnosi clinica, come dimostra, del resto, il DSM-III-R (1987) che consegna alla nosografia l'ultimo, probabilmente incancellabile, residuo nosografico di una nozione psicopatologica così densa di storia e di sfaccettature problematiche. ". Il DSM IV (1994) mette poi completamente al bando la stessa voce lessicale di paranoia per non meglio motivate “ragioni di compromissione teorica”.

Sulle tracce del pensiero psicopatologico di D. Cargnello, che ha dedicato al delirio paranoicale uno straordinaria analisi psicopatologica («Il caso Ernst Wagner», 1984) riteniamo piuttosto che il concetto di paranoia costituisca, per certe psicosi che si segnalano per la fredda grandiosità e la coerente strutturazione difensiva dell'Io delirante, una nozione assolutamente indispensabile.

Tale nozione presenta ai nostri occhi, un grande valore euristico, se teniamo conto che i deliri paranoicali sembrano delineare un’area di transizione fra pensiero comune e pensiero delirante, in opposizione alle forme propriamente schizofreniche, in cui la disgregazione della personalità, le turbe strutturali del pensiero, l'apragmatismo autistico segnalano uno stacco pressoché completo dal pensiero e dal comportamento socialmente accreditati.

Inoltre fare la storia del concetto di “paranoia” significa risalire alle origine del pensiero psicopatologico, riascoltandolo nel suo significato vitale ed imprescindibile.

 

 

 

 

 

 

Brescia, 17.01-19.01.2007 "INTERNATIONAL CONFERENCE - COGNITIVE DYSFUNCTIONS IN SCHIZOPHRENIA AND MOOD DISORDERS: CLINICAL ASPECTS, MECHANISMS AND THERAPY"; Sede: CENTRO PASTORALE PAOLO VI - VIA CALINI GEZIO, 30; Info: bipolardisorders07@newtours.it; Fees= euro 600,00.

Scientific Board

Responsabili scientifici

Giorgio Racagni               Professore Ordinario di Farmacologia, Dipartimento di Scienze Farmacologiche, Università degli Studi di Milano. Direttore del Centro di Neurofarmacologia, Università degli Studi di Milano. Presidente Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF)

 

Emilio Sacchetti              Professore Ordinario di Psichiatria, Direttore Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Spedali Civili di Brescia, Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Università degli Studi di Brescia, Direttore Scientifico del centro Disturbi Comportamentali e Neurodegenerativi EULO. Membro del Comitato Direttivo SINPF

Relatori

 

Philip D. Harvey               Professor of Psychiatry at Mt. Sinai School of Medicine and Chief Psychologist at Mt. Sinai Hospital

 

Michael F. Green              Professor In Residence, UCLA Department of Psychiatry and Biobehavioral Sciences; Senior Research Scientist, UCLA Semel Neuropsychiatric Institute, Los Angeles, CA - Health Sciences Specialist, Psychiatry Service, VA Greater Los Angeles Healthcare System, Los Angeles, CA - Chief, Treatment Unit, VISN

 

Barbara J. Sahakian          Professor of Clinical Neuropsychology, Department of Psychiatry, University of Cambridge School of Clinical Medicine, Addenbrooke’s Hospital, Cambridge

 

R.M. Murray                    Professor of Psychiatry, Institute of Psychiatry at the Maudsley, Kings College, University of London; and consultant psychiatrist Maudsley Hospital, London

 

Renè S. Kahn                  Professor of Psychiatry and Chairman of the Department of Neuroscience at the University Medical Centre in Utrecht, the Netherlands

 

Bernard Sabbe                Professor in Medical Psychology and Psychiatry, University of Antwerp, Belgium

 

Tonmoy Sharma              Director of the Clinical Neurosciences Research Centre (CNRC), Dartford, UK.

 

Luca Pani                       Dirigente di Ricerca, Istituto di Tecnologie Biomediche, CNR Milano. Presidente Pharmaness, Cagliari

 

Alessandro Rossi              Professore Straordinario di Psichiatria. Università degli Studi de l’Aquila

 

Cornelius Katona              Dean of the Kent Institute of Medicine and Health Sciences University of Kent

 

Philip T. Ninan                 Professor of Psychiatry and Behavioral Sciences and Director of the Mood and Anxiety Disorders Program at Emory University School of Medicine in Atlanta, Georgia

 

Alessandro Galuzzo           Dirigente Medico, Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia e Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Azienda Ospedaliera Spedali Civili e Università degli Studi di Brescia

Docente presso la Scuola di Specializzazione di Psichiatria, Università degli Studi di Brescia

 

Mauro Mauri                    Professore Associato di Psichiatria, Università degli Studi di Pisa

 

Rafael Penadés                Clinical Psychologist, Clinical Psychology Department, Clinical Institute of Neurosciences, Hospital Clinic Barcelona - Research collaborator, Institute of Biomedical Research August Pi i Sunyer (IDIBAPS), Barcelona

 

Antonio Vita                   Professore Associato di Psichiatria, Università degli Studi di Brescia, Responsabile Unità Operativa di Psichiatria della Valtrompia, Azienda Spedali Civili di Brescia

 

Peter McGuffin                MRC Centre Director and Professor of Psychiatric Genetics, Institute of Psychiatry, King’s College London, London

 

Philip McGuire                  Professor of Psychiatry & Cognitive Neuroscience, Institute of Psychiatry, London - Head, Section of Neuroimaging, Institute of Psychiatry - Director, OASIS, South London & Maudsley NHS Trust - Director, Voices Clinic, South London & Maudsley NHS Trust - Chairman, Section of Neuroimaging, Association of European Psychiatrists


 

Razionale

 

In recent years, several neuropsychological dysfunctions have been demonstrated in patients with schizophrenia.

These dysfunctions may be detected also in the early phases of the disease, in first episode patients and, at a lesser extent, in subjects at risk for psychosis. This makes such abnormalities an important focus of present research on the factors contributing to the vulnerability for schizophrenia.

Furthermore, these dysfunctions have been found to affect significantly patients’ functional outcome in different areas of daily life as well as to limit the efficacy of psychosocial interventions.

Specific evaluation and treatment of such dysfunctions are therefore necessary for effective long term treatment of schizophrenia.

Analogous issues have been raised also for other psychiatric disorders, among all for bipolar disorders.

Recently, there has been increasing interest in the cognitive effects of psychotropic drugs, and second generation antipsychotics (SGAs) have consistently demonstrated a better profile of action than older, typical neuroleptics. SGAs may have positive effects on cognition, both directly and also reducing subjective and extrapyramidal side effects of typical neuroleptics.

On the other hand, new, non-pharmacological treatments are now developing with the aim of remediating cognitive deficits.

The Congress will analyze systematically the profile of cognitive deficits in schizophrenia and affective disorders, and will address the issue of the effectiveness of new treatments, both pharmacological and psychological, on cognitive dysfunctions and their functional outcome in major psychoses.

 

 

Il Corso, che si svolgerà a Brescia presso il Centro Pastorale Paolo VI dal 17 al 19 gennaio 2007, è rivolto a 180 medici specialisti in:

-          psichiatria

-          neurologia

-          geriatria

e a 20 psicologi.

 

E’ prevista inoltre la partecipazione di specializzandi, borsisti e dottorandi.

 

 

E’ prevista una quota di iscrizione pari a:

Iscrizioni pervenute sino al 31 ottobre 2006         € 500

Iscrizioni pervenute dal 1 novembre 2006            € 600

 

Segreteria Scientifica

Prof. Antonio Vita

Associate Professor of Psychiatry, Brescia University, School of Medicine

Piazzale Spedali Civili 1 - Brescia, Italy

Phone: +39 030 3995233

Fax: +39 030 3384089

Email: vita@med.unibs.it

 

Dr.ssa Daniela Tardito – Associazione di Neurofarmacologia

Centro di Neurofarmacologia, Dipartimento di Scienze Farmacologiche

Università degli Studi di Milano, Via Balzaretti, 9 – 20133 Milano

Tel. 02 5031 8382 / Fax: 02 5031 8278 

E-mail:  daniela.tardito@unimi.it

 

Segreteria organizzativa

Lorenzo Mori

NEWTOURS S.p.A.

Via Augusto Righi 8 –50019 Sesto Fiorentino (FI)

Tel. 0039-055.33611 Fax 0039-055.3033895

E-mail:  bipolardisorders07@newtours.it


 

Programma Scientifico

 

17 gennaio 2007

 

14.30 - 15.00

Introductory Remarks

E. Sacchetti (Italy), G.Racagni (Italy)

 

15.00 - 15.45

Cognitive impairment in schizophrenia and mood disorders: definition, prevalence and time course

P.D. Harvey (USA)

 

15.45 - 16.30

Functional correlates of cognitive dysfunction in schizophrenia

M.F. Green (USA)

 

16.30 - 17.00 Break

 

17.00 - 17.45

Cognition in depression and mania

B.J. Sahakian (UK)

 

17.45 - 18.30

Cognitive function in relatives of Schizophrenic patients

R.M. Murray (UK)

 

18.30 – 19.00

General Discussion

 


 

18 gennaio 2007

 

09.00 - 09.30

Cognitive dysfunction, schizophrenia and atypical antipsychotics: focus on Ziprasidone

P.D. Harvey (USA)

 

09.30 - 10.00

Schizophrenia as a progressive brain disorder

R.S. Kahn (The Netherlands)

 

10.00 - 10.30

Risperidone and cognitive functioning in schizophrenia: an overview

B. Sabbe (Belgium)

 

10.30 - 11.00 Break

 

11.00 - 11.30

The efficacy of Quetiapine in different domains – focus on cognitive function

T. Sharma (UK)

 

11.30 - 12.00

Amisulpride in the tratment of cognitive disfunctions in schizophrenia

L. Pani (Italy)

 

12.00 - 12.30

Initial data on the cognitive effects of Aripiprazole

M. Green (USA)

 

12.30 - 13.00

General Discussion

 

13.00 - 14.00

Meet the experts


 

 

14.30 - 15.00

Cognitive effects of serotonin reuptake inhibitors

A. Rossi (Italy)

 

15.00 - 15.30

Development and piloting of a test battery for monitoring cognitive function in older depressed patients

C. Katona (UK)

 

15.30 - 16.00

Cognitive and emotional dysfunction in major depression

P.T. Ninan (USA), A. Galluzzo (Italy)

 

16.00 - 16.30 Break

 

16.30 - 17.00

Valproate and cognitive aspects of bipolar disorder: efficacy and tolerability

M.Mauri (Italy)

 

17.00 – 18.00

General Discussion


 

19 gennaio 2007

 

09.00 - 09.30

Cognitive enhancement in schizophrenia with pharmacological intervention

T.Sharma (UK)

 

09.30 - 10.00

Cognitive remediation interventions: background, methodology and efficacy

R. Penades (Spain)

 

10.00 - 10.30

Integrated psychological therapy (IPT) and computer-assisted programs for cognitive remediation training

A. Vita (Italy)

 

10.30 - 11.00 Break

 

11.00 - 11.30

Genetic correlates of cognitive dysfunction in schizophrenia and mood disorders

P. McGuffin (UK)

 

11.30 - 12.00

Biological correlates of cognitive impairment in schizophrenia and mood disorders

P. McGuire (UK)

 

12.00 – 12.30

General Discussion
 
12.30 – 13.00
ECM evaluation


 

 

Tematiche del Corso - 17 gennaio 2007


 

 

 

Cognitive impairment in schizophrenia and mood disorders: definition, prevalence and time

course

Philip D. Harvey PhD

Department of Psychiatry, Mt. Sinai School of Medicine, New York, USA

 

Both bipolar disorder and schizophrenia are illnesses that impair functional outcomes. Disability in these conditions is detectable at the time of the first episode and may be present in many cases prior to the onset of the illness. For both of these conditions, recovery from the first episode is often incomplete and the best predictor of functional recovery appears to be intact cognitive functioning following clinical stabilization.

While the signature of cognitive impairment is becoming well understood, bipolar disorder has received less research attention. While it was previously believed that cognitive impairments in bipolar disorder remitted with generalized clinical recovery, there is now considerable evidence to suggest that these impairments are persistent in many patients. What is unclear is the extent to which these impairments are present in individuals who have residual depressive symptoms, even if not meeting criteria for bipolar depression, and whether the cognitive deficits that persist are in some way qualitatively different from those that are state dependent.

This presentation will address the course and correlates of cognitive impairments in bipolar disorder and schizophrenia, with a focus on functional importance. Possible differential associations of cognitive impairments and specific functional ability areas will be reviewed, as will the profile of impairments during exacerbations and partial to full remissions in both illnesses.


 

Functional correlates of cognitive dysfunction in schizophrenia

Michael F. Green, PhD

Department of Psychiatry and Biobehavioral Sciences at UCLA and VA Greater, Los Angeles

Healthcare System, Los Angeles, USA

 

Functional outcome in schizophrenia has been disappointing (Hegarty, Baldessarini, Tohen, Waternaux, & Oepen, 1994; Helgason, 1990; Wiersma et al., 2000). Even with the introduction of antipsychotic medications that largely control psychotic symptoms for the majority of patients, individuals withschizophrenia have considerable difficulty in achieving adequate community functioning. So, despite adequate symptom management, troubles persist in activities such as finding a job, forming a network of friends, or living independently. This is why schizophrenia remains one of the most disabling of all illnesses (including medical as well as psychiatric) for young adults (Murray & Lopez, 1996). Psychotic symptoms are not strong determinants of community functioning; if they were, controlling symptoms would be sufficient for improved outcomes. Hence, other factors must be related to community functioning. Cognitive impairment is one such determinant. Cognitive impairment does not correlate well with psychotic symptoms, and only correlates modestly with negative symptoms.

Several literature reviews have shown that, across studies, cognitive deficits show highly consistent relationships to various types of functional outcomes, including community functioning and the ability to acquire skills in psychosocial rehabilitation (Green, 1996; Green, Kern, Braff, & Mintz, 2000; Green, Kern, & Heaton, 2004). The strengths of the associations for individual cognitive domains are typically moderate, though relationships with large effects can be found when multiple cognitive domains are combined into composite scores (Green et al., 2000).

Most of the studies in the reviews have been cross-sectional, but a review of prospective studies with a minimum 6-month follow up also showed that measurement of cognitive impairment at one point in time is a reasonable predictor of later community functioning (Green et al., 2004). Some of the studies found good associations with outcome 2 – 4 years after baseline assessment, which is typically considered long enough to see changes in functional status (Dickerson, Boronow, Ringel, & Parente, 1999; Friedman et al., 2002; Gold, Goldberg, McNary, Dixon, & Lehman, 2002; Robinson, Woerner, McMeniman, Mendelowitz, & Bilder, 2004; Stirling et al., 2003).

Taken as a whole, the literature supports connections between cognition and outcome in a general sense, but there are several recurring questions in this literature regarding the specificity of the connections. One is whether some cognitive domains are more strongly related to outcome than other cognitive domains. A second question is whether specific cognitive domains are related to specific aspect of functioning. At this stage, we do not have good answers to either of these questions. It has been suggested that verbal episodic memory (Green et al., 2000) or speed of processing (Gold et al., 2002) may be particularly important for functional outcome, but at this point, it is difficult to select one domain that is particularly important to outcome. Instead, it appears that, when averaged across subjects, all of the cognitive domains studies are related to functioning (Velligan, Bow-Thomas, Mahurin, Miller, & Halgunseth, 2000). Similarly, at this point it is difficult to draw any clear connections between specific cognitive domains and particular aspects of outcome (e.g. work versus social outcome, skill acquisition versus independent living). In fact, when specific connections are detected, they may change over time, even for the same functional activity. For example, vigilance is much more important than verbal memory in accounting for level of work performance in the first half of a structured vocational program (Bryson & Bell, 2003), but the pattern is reversed for the second half of the program.

Considerably fewer data exist for connections to outcome in other psychiatric disorders, but the emerging findings suggest that similar relationships are present for bipolar disorder (Dickerson et al., 2004; Martínez-Arán et al., 2004). The possibility remains that distinct patterns of relationships will characterize different disorders, possible due to differences in the nature of the daily tasks. For example, it was suggested that verbal memory may be particularly important for social functioning in schizophrenia, but executive functions may be more important in bipolar disorder (Laes & Sponheim, 2006).

Although the linkages between cognition and functioning are well documented at this stage, very little is known about the mechanisms thought which the linkages exist. Several studies are proposing and testing intermediate variables that may provide steps linking cognition and functioning.

One such step may be social cognition, which includes the areas of social perception, theory of mind, emotion processing, social knowledge and attributional bias (Green, Olivier, Crawley, Penn, & Silverstein, 2005; Penn, Corrigan, Bentall, Racenstein, & Newman, 1997). Several recent studies using structural equation modeling and path analysis have demonstrated that measures of social cognition (i.e. emotion perception and social perception) act as mediators between basic (non-social) cognition and functional outcome (Brekke, Kay, Kee, & Green, 2005; Sergi, Rassovsky, Nuechterlein, & Green, 2006; Vauth, Rusch, Wirtz, & Corrigan, 2004).

Measures of functional capacity have also been considered as potential mediators. Functional capacity refers to an individual’s capacity for performing key tasks of daily living, such as whether a person can maintain a social conversation, prepare a meal, take public transportation, or manage their medications (McKibbin, Brekke, Sires, Jeste, & Patterson, 2004). Assessments of functional capacity are simulated activities and do not rely on observing the individual in the community. Such tasks are likely related to both basic neurocognition and functional outcome, and hence, may be key mediators (Bowie, Reichenberg, Patterson, Heaton, & Harvey, 2006)

References

 

  1.             Bowie, C. R., Reichenberg, A., Patterson, T. L., Heaton, R. K., & Harvey, P. D. (2006). Determinants of real-world functional performance in schizophrenia subjects: Correlations with cognition, functional capacity, and symptoms. American Journal of Psychiatry, 163, 418-425.
  2.             Brekke, J. S., Kay, D. D., Kee, K. S., & Green, M. F. (2005). Biosocial pathways to functional outcome in schizophrenia. Schizophrenia Research, 80, 213-225.
  3.             Bryson, G., & Bell, M. D. (2003). Initial and final work performance in schizophrenia: cognitive and symptom predictors. Journal of Nervous and Mental Disease, 191, 87-92.
  4.             Dickerson, F., Boronow, J. J., Ringel, N., & Parente, F. (1999). Social functioning and neurocognitive deficits in outpatients with schizophrenia:  A 2-year follow-up. Schizophrenia Research, 37, 13-20.
  5.             Dickerson, F. B., Boronow, J. J., Stallings, C. R., Origoni, A. E., Cole, S., & Yolken, R. H. (2004). Association Between Cognitive Functioning and Employment Status of Persons With Bipolar Disorder Psychiatric Services, 55, 54-58.
  6.             Friedman, J. I., Harvey, P. D., McGurk, S. R., White, L., Parrella, M., Raykov, T., Coleman, T., Adler, D. N., & Davis, K. L. (2002). Correlates of change in functional status of institutionalized geriatric schizophrenic patients:  Focus on medical comorbidity. American Journal of Psychiatry, 159, (8), 1388-1394.
  7.             Gold, J. M., Goldberg, R. W., McNary, S. W., Dixon, L., & Lehman, A. F. (2002). Cognitive correlates of job tenure among patients with severe mental illness. American Journal of Psychiatry, 159, 1395-1401.
  8.             Green, M. F. (1996). What are the functional consequences of neurocognitive deficits in schizophrenia? American Journal of Psychiatry, 153, (3), 321-330.
  9.             Green, M. F., Kern, R. S., Braff, D. L., & Mintz, J. (2000). Neurocognitive deficits and functional outcome in schizophrenia: Are we measuring the "right stuff"? Schizophrenia Bulletin, 26, 119-136.
  10.             Green, M. F., Kern, R. S., & Heaton, R. K. (2004). Longitudinal studies of cognition and functional outcome in schizophrenia: implications for MATRICS. Schizophrenia Research, 72, 41-51.
  11.             Green, M. F., Olivier, B., Crawley, J. N., Penn, D. L., & Silverstein, S. (2005). Social cognition in schizophrenia: Recommendations from the MATRICS New Approaches Conference. Schizophrenia Bulletin, 31, 882-887.
  12.             Hegarty, J. D., Baldessarini, R. J., Tohen, M., Waternaux, C., & Oepen, G. (1994). One hundred years of schizophrenia: A meta-analysis of the outcome literature. American Journal of Psychiatry, 151, 1409-1416.
  13.             Helgason, L. (1990). Twenty years' follow-up of first psychiatric presentation for schizophrenia: What could have been prevented? Acta Psychiatrica Scandinavica, 81, 231-235.
  14.             Laes, J. R., & Sponheim, S. R. (2006). Does cognition predict community function only in schizophrenia?: A study of schizophrenia patients, bipolar affective disorder patients, and community control subjects. Schizophrenia Research, 84, 121-131.
  15.             Martínez-Arán, A., Vieta, E., Colom, F., Torrent, C., Sánchez-Moreno, J., Reinares, M., Benabarre, A., Goikolea, J. M., Brugué, E., C., D., & Salamero, M. (2004). Cognitive impairment in euthymic bipolar patients: implications for clinical and functional outcome. Bipolar Disorders, 6, 224-232.
  16.             McKibbin, C. L., Brekke, J. S., Sires, D., Jeste, D. V., & Patterson, T. L. (2004). Direct assessment of functional abilities: Relevance to persons with schizophrenia. Schizophrenia Research, 72, 53-67.
  17.             Murray, C. J. L., & Lopez, A. D. (Eds.). (1996). The Global Burden of Disease. Boston, MA: Harvard School of Public Health.
  18.             Penn, D. L., Corrigan, P. W., Bentall, R. P., Racenstein, J. M., & Newman, L. (1997). Social cognition in schizophrenia. Psychological Bulletin, 121, 114-132.
  19.             Robinson, D. G., Woerner, M. G., McMeniman, M., Mendelowitz, A., & Bilder, R. M. (2004). Symptomatic and functional recovery from a first episode of schizophrenia or schizoaffective disorder. American Journal of Psychiatry, 161, 473-479.
  20.             Sergi, M. J., Rassovsky, Y., Nuechterlein, K. H., & Green, M. F. (2006). Social perception as a mediator of the influence of early visual processing on functional status in schizophrenia. American Journal of Psychiatry, 163, 448-454.
  21.             Stirling, J., White, C., Lewis, S., Hopkins, R., Tantam, D., Huddy, A., & Montague, L. (2003). Neurocognitive function and outcome in first-episode schizophrenia: a 10-year follow-up of an epidemiological cohort. Schizophrenia Research, 65, 75-86.
  22.             Vauth, R., Rusch, N., Wirtz, M., & Corrigan, P. W. (2004). Does social cognition influence the relation between neurocognitive deficits and vocational functioning in schizophrenia? Psychiatry Research, 128, 155-165.
  23.             Velligan, D. I., Bow-Thomas, C., Mahurin, R., Miller, A. L., & Halgunseth, L. C. (2000). Do specific neurocognitive deficits predict specific domains of community function in schizophrenia? Journal of Nervous and Mental Disease, 188, 518-524.
  24.             Wiersma, D., Wanderling, J., Dragomirecka, E., Ganev, K., Harrison, G., An der Heiden, W., Nienhuis, F. J., & Walsh, D. (2000). Social disability in schizophrenia: its development and prediction over 15 years in incidence cohorts in six European centres. Psychological Medicine, 30, 1155-1167.

 


 

Cognition in depression and mania

Barbara Jacquelyn Sahakian, FMedSci

Department of Psychiatry, University of Cambridge School of Clinical Medicine, Addenbrooke’s Hospital, Cambridge, UK

 

The inclusion of cognitive symptoms in the DSM-IV criteria for major depressive and manic episodes highlight the importance of cognition in both of these psychiatric disorders. For example, criteria for diagnosis of depression include a diminished ability to think or concentrate and indecisiveness nearly every day, and for mania includes distractibility. In addition, numerous studies have demonstrated wide-ranging cognitive deficits in depression and mania, affecting for example psychomotor slowing and memory and executive function. Some residual cognitive deficits are also evident in a proportion of remitted subjects, even when controlling for mood.

Residual deficits indicate that some cognitive deficits persist across mood episodes and occur independently of mood state. Consistent with this evidence, several studies have suggested that during remission patients with bipolar disorder may not achieve functional recovery. Therefore, particularly in bipolar patients, cognitive problems may impair performance of everyday functioning and prove the biggest barrier for rehabilitation, as well as affect patients’ ability to engage with psychological treatment.

Recent studies have shown that there may be core underlying psychological concepts that might explain the pattern of cognitive deficits obtained, such as an abnormal response to negative feedback or narrowing of attentional focus. An abnormal response to negative feedback has been found in depression, particularly in the elderly, and it appears to differentiate patients with depression from other patient populations. In false-feedback studies, performance in depressed subjects is especially affected by misleading ‘emotional’ negative feedback. These studies point to an underlying process, an abnormal response to negative feedback, which may explain deficits across a broad range of tasks.

Further understanding of the dysfunctional reward system in depression may also help to explain the key symptom of anhedonia. Other recent studies have shown that in an emotional go/no go task depressed subjects show an attentional bias for the negatively valenced stimuli (sad words). Importantly, in contrast to this, patients with mania have an attentional bias for positively valenced material (happy words). Differences in the performances of patients with depression and mania have also been shown in tasks of decision-making. Therefore, as would be expected from the symptomatology of the two disorders, patients do appear to have differences in cognitive profile, for example, with depressed patients with negative biases and unimpaired quality of decision-making in contrast with manic patients exhibiting positive biases and suboptimal decision making. The differential pattern of performance of patients with depression and mania appears especially evident on ‘hot’ cognitive tasks with an emotional component subserved by neural networks including the orbitofrontal/ventromedial prefrontal cortex, regions of interest previously identified in neuroimaging studies of subjects in depressive or manic states.

The evidence presented provides good grounds for believing that cognitive deficits are a core component of depression. The key to understanding these debilitating and distressing mood disorders, and to developing and providing both preventative health measures and novel effective treatments, lies in a thorough understand of cognition and emotion, and their neural substrates.

 


 

Cognitive function in relatives of Schizophrenic patients

Robin Murray, Timi Toulopoulou, Com McDonald, Elvira Bramon

Professor of Psychiatry, Institute of Psychiatry at the Maudsley, Kings College, University of London, UK

 

Episodic memory, executive function, attention and intellectual asymmetry were assessed in 150 nonpsychotic relatives of patients with schizophrenia and 92 healthy controls from the Maudsley Family Study of Psychosis: The relatives of non-familial patients showed deficit in immediate and delayed verbal recall suggesting problems with verbal episodic memory; Second, the relatives of non-familial patients were inefficient in planning and in generating spontaneous strategies when solving problems, suggesting difficulties with aspects of executive function; Third, they showed some abnormality in sustain auditory attention, but had normal level of visual sustained and selective attention. Fourth, the discrepancy between a relatively higher verbal intelligence in association with a comparatively lower spatial intelligence was enlarged as genetic vulnerability for schizophrenia increases implying an effect of genetic loading on cognitive function. Overall the findings suggest that cognitive dysfunction is a familial trait that may act as a risk indicator, which, in conjunction with other factors, can render an individual liable for schizophrenia.


 

Tematiche del Corso - 18 gennaio 2007

 

Cognitive dysfunction, schizophrenia and atypical antipsychotics: focus on Ziprasidone

Philip D. Harvey, PhD

Department of Psychiatry, Mt. Sinai School of Medicine, New York, USA

 

Cognitive impairments are common in patients with schizophrenia. These deficits are detectable at the time of the first episode of the illness and appear to be relatively persistent over the course of the illness until, at least, late in life. Similarly, deficits in a variety of functional skills domains are also prevalent, leading to substantial disability that occurs almost immediately after the onset of the illness.

It has recently become clear that cognitive deficits are among the most important determinants of functional disability, with several studies suggesting that cognitive impairments are even more consistently associated with functional deficits than negative symptoms.

Several different cognitive domains appear to be specifically related to functional deficit. For instance, deficits in episodic memory, executive functioning, vigilance, and motor speed are associated with different domains of functional impairment.

Newer antipsychotic medications have been reported to have beneficial effects on cognitive function in schizophrenic patients. These improvements have spanned all of the different domains of functionally relevant cognitive deficits.

All of the atypical antispychotic drugs previously shown to improve cognition, as well as ziprasidone, are more potent serotonin (5HT2A) antagonists than they are dopamine (DA) D2 receptor blocker. This profile has been found to contribute to their ability to produce large increases in the release of DA in the prefrontal cortex, which may underlie an ability to improve cognition, as decreased availability of DA in the prefrontal cortex is believed to be the basis for cognitive impairment in schizophrenia.

Ziprasidone also has a high affinity for 5HT1A (where it acts as a partial agonist) and 5-HT1D. 5HT1A agonism also contributes to increase the release of DA in the prefrontal cortex.

Thus ziprasidone has all of the characteristics that would lead to the expectation of cognitive enhancement similar to other novel anitpsychotics.

Previous studies, in pts switched from conventional or novel (olanzapine and risperidone) antipsychotics to ziprasidone, showed significant improvements vs baseline (after 6 weeks of treatment) in secondary verbal memory, vigilance (in patients switched from conventional antipsychotics and risperidone) and verbal fluency. Factors analysis on baseline scores suggested reduction of the cognitive variables to three factors: verbal skills, attention and short term memory, and executive functioning. Analysis of mean change in factor scores showed significant improvement in verbal skills and global score following the switch from conventional antipsychotics, olanzapine, or risperidone. This study suggested that patients requiring a change in antipsychotic therapy may exhibit cognitive improvement following a switch to ziprasidone.


 

Schizophrenia as a progressive brain disorder

René S. Kahn

Dept. of Psychiatry, Rudolf Magnus Institute of Neuroscience, UMC Utrecht, The Netherlands

 

Brain imaging studies have consistently demonstrated brain abnormalities in patients with schizophrenia.

These changes are largely confined to decreases in gray matter volumes and enlargement of the lateral and third ventricles.1 Also focal decreases in white matter density are observed.2,3

To date schizophrenia has been considered to result from abnormalities in neurodevelopment, with brain changes to be static. However, since long schizophrenia has been considered to be a progressive or a degenerative disorder, not a developmental, disorder. Indeed, Kraepelin considered the progressive clinical deterioration to be the hallmark of the disorder, naming it dementia praecox to reflect this particular aspect.

Lately, others have re-emphasized the importance of the decline in functioning in schizophrenia as a clue to its pathogenesis, suggesting that the brain abnormalities in schizophrenia could be expected to reflect this clinical progression. Indeed, we and others have reported brain abnormalities to increase over time in schizophrenia.4,5,6 Interestingly, not all patients show changes in brain volumes over time: we demonstrated that the changes are particularly pronounced in those patients with a poor prognosis in the first years of illness.6

Moreover progressive changes are most pronounced in the frontal and temporal areas as postulated by Kraepelin over a hundred years ago.3 Interestingly, white matter did not change over time. This fits with a recent finding from our group in monozygotic and dizygotic twins discordant for schizophrenia showing that white matter changes appear related to the risk of developing schizophrenia and gray matter changes to be related to the disease. Progression in frontal tissue loss was found to be related to the number of psychotic relapses, but attenuated by atypical, but not typical antipsychotics.7 The challenge remains to evaluate if early implementation of atypical treatment can reverse these abnormalities.

 

References :

  1. Wright IC, et al. Am J Psychiatry 2000;157:16-25
  2. Hulshoff Pol HE, et al. NeuroImage 2004, 21: 27-35
  3. Hulshoff Pol HE, et al. Archives of General Psychiatry, 2001, 58: 1118-1125
  4. Hulshoff Pol HE, et al. Am J Psychiatry 2002, 159: 244-250
  5. Thompson PM, et al. Proc Natl Acad Sci USA 2001;98(20):11650-5
  6. Cahn W et al Archives of General Psychiatry, 2002; 59: 1002-10
  7. Kahn et al, Schiz Res, 2006


 

Risperidone and cognitive functioning in schizophrenia: an overview.

Bernard Sabbe, Sofie Houthoofd, Manuel Morrens

Professor in medical psychology and psychiatry, University of Antwerp, Belgium

 

Introduction:

Numerous studies have affirmed that cognitive deficits form a core feature of schizophrenia. With the development of the first conventional antipsychotic drugs, the attention of researchers and clinicians was mostly aimed at the positive and negative symptoms of schizophrenia. The last few decades however, with the development of the atypical antipsychotic drugs like risperidone, interest into the field of cognitive functioning of patients with schizophrenia rised again. This because these drugs apparently improve cognitive functioning, thus possibly improving quality of life and overall functioning of the patients.

Cognition can be divided into several domains. During the NIMH-MATRICS (Measurement and Treatment Research to Improve Cognition in Schizophrenia) conferences, cognitive domains were selected that are replicable across studies and represent fundamental dimensions of cognitive deficit in schizophrenia.

Furthermore, a reliable and valid consensus cognitive battery for these domains has been assess

 

Methodology:

For this overview, a PubMed-MEDLINE survey was carried out in search for relevant literature that was published between 2001 and 2006.

An overview will be given of the cognitive functioning in patients with schizophrenia who are being administered risperidone, either in the orally administrated or the intramuscular long-active formula.

 

Literature Overview:

1) Results following the NIMH-MATRICS consensus cognitive battery, in patients taking orally administered risperidone

As stated above, the NIMH-MATRICS consensus cognitive battery tests for several domains: 1) processing speed, 2) attention/vigilance, 3) working memory, 4) verbal learning and memory, 5) visual learning and memory, 6) reasoning and problem solving and 7) social cognition. Processing speed is a domain often studied, either by using the Trail Making Test A and B, the Stroop Test or the Digit Symbol Test.

All randomised controlled trials (RCT’s), studying within-group comparisons and comparisons with other antipsychotics, indicate that risperidone has a significant positive effect on processing speed.

The majority of RCT’s, comparing the effect of risperidone with some other atypicals (olanzapine/clozapine), show no significant difference between their effects on processing speed. There is controversy though, about the comparison between the effect on processing speed of risperidone and (low-dose) haloperidol.

Some authors of these comparative RCT’s are favouring risperidone over haloperidol, others are suggesting that low-dose haloperidol could have similar effects on processing speed as risperidone.

The open-label studies were either non-conclusive or showed different results.

Psychomotor slowing has been considered the same dimension as processing speed in the MATRICS conference, although there is actual evidence that it is a different independent domain, and therefore it should be assessed as a distinct item. It can be measured by the finger tapping test, pegboard tasks and copying or writing tasks. A small number of RCT’s included these tests, showing no conclusive improving effect of risperidone on psychomotor slowing.

Attention or vigilance was mostly tested by the Continuous Performance Test. Quite a few RCT’s looked at the possible effect of risperidone on this aspect of cognition. As with processing speed, the same conclusions can be drawn: positive effect of risperidone on attention/vigilance, no significant difference in effect between risperidone and clozapine/olanzapine and controversy about the effects between risperidone and (low-dose) haloperidol. The open-label studies were non-conclusive on this subject.

Considering the evaluation of the domain of working memory, no wide-spread used test has been found in the selected literature. The RCT’s that assessed a possible influence of risperidone on working memory (including those that looked at spatial working memory), showed that risperidone has a significant improving effect on working memory. Comparison with olanzapine showed no significant benefit of one over the other. Concerning working memory, it remains unclear whether there is a difference in effect between risperidone and (low-dose) haloperidol.

For the evaluation of verbal learning and memory, a broad pallet of tests was used in the studies that specifically zoomed in on this domain, the most prevalent were: the Hopkins Verbal Learning Test, the Logical Memory test I and II, the California Verbal Learning Test and the Rey Auditory Verbal Learning Test. All studies involved are RCT’s. Again, an overall positive effect of risperidone on this domain of cognitive functioning was found with no significant difference when comparing risperidone with olanzapine. One should bear in mind that here as well, the discussion exists whether there is a different effect of risperidone and (low-dose) haloperidol.

The included studies (both RCT’s and open-label studies) assessing a possible impact of risperidone on visual learning and memory, show a positive effect. The available comparative data between risperidone and olanzapine show no significant difference.

Reasoning and problem solving is an extensively researched domain, mostly by using the Wisconsin Card Sorting Test. All studies, both RCT’s (both within-group and comparative) and open-label studies, concluded that risperidone has a positive effect on reasoning and problem solving. The same controversy when comparing risperidone with (low-dose) haloperidol is also seen here; whereas no significant difference is found between the effects of risperidone and other atypical drugs (olanzapine/clozapine).

Studies looking at a possible effect of risperidone on social cognition are sparse, making social cognition the least studied domain. One open-label study suggests that there may not be a substantial effect of risperidone on this domain of cognition.

 

2) Risperidone long-acting (LA)

Since the introduction of the long-acting form of risperidone, general improvement of clinical symptoms, even in stable patients, has been observed. This is probably due to improved compliance and more stable bloodconcentrations of risperidone LA. The already available data from RCT’s show an improvement of overall cognitive functioning when patients are being administered risperidone long-acting. In a large trial including 282 patients, Bilder et al. concluded that after a year of treatment risperidone LA had significant effects on motor functioning, processing speed, attention, working and declarative memory, but not on executive functioning or social functioning.

 

REFERENCES:

1)      Barkic et al. (2003) The influence of risperidone on cognitive functions in schizophrenia. Coll Antropol 2003;27 Suppl 1:111-8

2)      Bellack et al. (2004) Do clozapine and risperidone affect social competence and problem solving? Am J Psychiatry 2004; 161:364-7

3)      Bilder et al. (2002) Neurocognitive effects of clozapine, olanzapine, risperidone and haloperidol in patients with chronic schizophrenia or schizoaffective disorder. Am J Psychiatry 2002 Jun;159(6):1018-28

4)      Bilder et al. (2006) Cognitive and functional improvement with long-acting risperidone treatment. Poster presented at the American Psychiatric Association, 159th Annual Meeting, May 20-25, 2006; Toronto, Canada

5)      Borkowska et al. (2002) Risperidone treatment of schizophrenia: improvement in psychopathology and neuropsychological tests. Neuropsychobiology 2002;46(2):85-9

6)      Cuesta et al. (2001) Effects of olanzapine and other antipsychotics on cognitive function in chronic schizophrenia: a longitudinal study. Schizophr Res 2001 Mar 1;48(1):17-28

7)      Fagerlund et al. (2004) Effects of low-dose risperidone and low-dose zuclopenthixol on cognitive functions in first-episode drug-naïve schizophrenic patients. CNS Spectr 2004 May;9(5):364-74

8)      Green et al. (2002) The neurocognitive effects of low-dose haloperidol: a two-year comparison with risperidone. Biol Psychiatry 2002 Jun 15; 51(12):972-8

9)      Green et al. (2004) Approaching a consensus cognitive battery for clinical trails in schizophrenia: the NIMH-MATRICS conference to select cognitive domains and test criteria. Biol Psychiatry 2004 Sep 1;56(5):301-7

10)   Harvey et al. (2003) Changes in cognitive functioning with risperidone and olanzapine treatment: a large-scale, double-blind, randomized study. Psychopharmacology 2003 Sep;169(3-4):404-11

11)   Harvey et al. (2003) Comparative effects of risperidone and olanzapine on cognition in elderly patients with schizophrenia or schizoaffective disorder. Int J Geriatr Psychiatry 2003 Sep;18(9):820-9

12)   Harvey et al. (2005) Treatment of cognitive impairment in early psychosis: a comparison of risperidone and haloperidol in a large long-term trial. Am J Psychiatry 2005 Oct;162(10):1888-95

13)   Harvey et al. (2005) Cognitive and functional improvement with long-acting risperidone treatment. Poster presented at the 44th Annual Meeting of the American college of Neuropsychopharmacology; Dec 11-15,2005; Waikoloa, Hawai

14)   Hong et al. (2002) Effects of risperidone on information processing and attention in first-episode schizophrenia. Schizophr Res 2002 Jan;53(1-2):7-16

15)   Keefe et al. (2006) Baseline neurocognitive deficits in the CATIE schizophrenia trial. Neuropsychopharmacology 2006 Sep;31(9):2033-46

16)   Keefe et al. (2006) One-year double-blind study of the neurocognitive efficacy of olanzapine, risperidone, and haloperidol in schizophrenia. Schizophr Res 2006 Jan 1;81(1):1-15

17)   Lewis (2004) Should cognitive deficit be a diagnostic criterion for schizophrenia? J Psychiatry Neurosci 2004 Mar;29(2):102-13

18)   Malla et al. (2004) A comparison of two novel antipsychotics in first episode non-affective psychosis: one-year outcome on symptoms, motor side effects and cognition. Psychiatry Res 2004 Dec 15;129(2):159-69

19)   McGurk et al. (2005) The effects of clozapine and risperidone on spatial working memory in schizophrenia. Am J Psychiatry 2005 May; 162(5):1013-6

20)   McGurk et al. (2004) Antipsychotic and anticholinergic effects on two types of spatial memory in schizophrenia. Schizophr Res 2004 Jun 1;68(2-3):225-33

21)   Morrens et al. (in press). Psychomotor slowing in schizophrenia. Schizophrenia Bull.

22)   Nuechterlein et al. (2004) Identification of separable cognitive factors in schizophrenia. Schizophr Res 2004 Dec 15;72(1):29-39

23)   Pandina et al. (2005) Improved cognition observed in patients with risperidone long-acting injectable. Poster presented at the 18th European College of Neuropsychopharmacology, Amsterdam, october 22-26, 2005

24)   Rémillard et al. (2005) The effect of neuroleptic treatments on executive function and symptomatology in schizophrenia: a 1-year follow up study. Schizophr Res 2005 Dec 1;80(1):99-106


 

The efficacy of Quetiapine in different domains – focus on cognitive function

Tonmoy Sharma

Director of the Clinical Neurosciences Research Centre (CNRC), Dartford, UK

 

Cognitive dysfunction is recognised as one of the more enduring deficits in schizophrenia. The syndrome is associated with impairment of the temporal and frontal regions of the brain that are concerned with cognitive function, as well as subcortical regions that are closely interconnected with them.

Cognitive dysfunction may underpin some of the psychopathology of schizophrenia as well as contribute to the patient’s impaired social and vocational functioning. Indeed, it has been suggested that certain cognitive deficits are relatively independent of psychotic symptoms in schizophrenia, and are probably central and enduring features of the disorder. It must also be considered that cognitive disability may be rate-limiting to the schizophrenic patient’s rehabilitation and that it impairs quality of life.

Although there is a general consensus that neuroleptic drugs are able to improve the psychopathology of schizophrenia, there is continued debate concerning their impact on cognitive function. Chronic treatment with classical neuroleptics has been reported to produce only minimal improvement in, and may actually impair, cognitive function in schizophrenia. In contrast, some novel antipsychotics seem to cause less cognitive impairment than conventional antipsychotic medication. Whilst, in the past, research focused on the development of clinically effective antipsychotic drugs with a reduced propensity to cause EPS, it is now being recognised that maintaining cognitive function and improving quality of life is an attainable goal in the treatment of schizophrenia. Treatment with atypical antipsychotics has shown that there is a significantly greater improvement in several domains of cognitive function, especially attention and verbal fluency, compared to classical antipsychotics, a result which may be due to the effects of 5-HT and other neurotransmitter systems and normalisation of dopamine function by these compounds. For example, in a recent double-blind study of patients with schizophrenia, Quetiapine was significantly superior to haloperidol in improving overall cognitive performance, including standard tests of executive and memory function.

Quetiapine has also demonstrated long-term efficacy in decreasing psychotic symptoms in elderly patients, including those with Alzheimer's disease. Importantly, ‘Seroquel’ was well tolerated in this patient group that is especially vulnerable to EPS adverse events.

Functional MRI (fMRI) is a non-invasive technique with good temporal and spatial resolution. It requires no radioactivity and offers the ability to map, almost in real-time, the physiological events occurring in the brain. fMRI can be used as a tool to map the longitudinal effects of antipsychotic drugs on the brain in schizophrenia. It allows us to carry out repeated measurements of cerebral neuronal activity and to investigate functional changes in the brain in treatment responders and non-responders. It is thus possible to map the functional anatomy of neurocognitive improvement with atypical antipsychotics in schizophrenia. Data from a longitudinal parallel-group study of atypical and conventional antipsychotics on neurocognition, cerebral blood flowand outcome will be presented.


 

Amisulpride in the treatment of cognitive dysfunctions in schizophrenia

Luca Pani

Istituto Tecnologie Biomediche, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Milano & PharmaNess Scarl, Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna, Pula (Cagliari), Italy

 

I deficit cognitivi fanno parte integrante del corteo sintomatologico della schizofrenia e possiedono solitamente la caratteristica d’essere permanenti e fortemente inabilitanti. Spesso, infatti, le disfunzioni cognitive tendono a persistere anche quando gli altri sintomi della schizofrenia migliorano. I deficit cognitivi della schizofrenia riguardano l’attenzione, la memoria e le funzioni esecutive.

Tali deficit producono un alterato funzionamento nelle usuali attività quotidiane, peggiorano i rapporti sociali e si riflettono in uno scarso livello di qualità della vita negli individui affetti da schizofrenia.

I disturbi cognitivi sono inoltre un’importante misura di “outcome” della schizofrenia tanto da considerarli come uno dei principali bersagli terapeutici del trattamento farmacologico della schizofrenia.

Sebbene la terapia con antipsicotici soprattutto atipici sia stata associata con un miglioramento delle funzioni cognitive nella schizofrenia, le basi neurochimiche di quest’effetto sono ancora poco conosciute.

I neurotrasmettitori maggiormente coinvolti sono la dopamina e la serotonina e diversi studi si sono anche recentemente occupati di valutare il ruolo di blocchi recettoriali aggiuntivi (es. 5HT2A; 5HT2C; 5HT1A Alpha-2 etc.) a quello dopaminergico D2. Gli antipsicotici tradizionali che non possiedono un profilo recettoriale selettivo e tantomeno un favorevole e bilanciato rapporto recettoriale 5HT2A/D2 offrono in genere uno scarso o nessun beneficio nei riguardi dei deficit cognitivi. Inoltre il trattamento concomitante con farmaci anticolinergici, per contrastare gli effetti collaterali extrapiramidali, può essere responsabile di un ulteriore peggioramento delle funzioni cognitive.

E’ interessante come l’Amisulpride, una benzamide sostituita, che si lega selettivamente ai recettori dopaminergici D2/D3 e preferibilmente a quelli espressi nelle strutture limbiche rispetto a quelle striatali, sia un antipsicotico atipico che ha mostrato efficacia nel controllo della sintomatologia psicotica positiva e negativa, ben tollerato e attivo sulla sintomatologia cognitiva nella schizofrenia.

Amisulpride se somministrato a dosi adeguate (800 mg/die) antagonizza i recettori postsinaptici, determinando una riduzione della trasmissione dopaminergica, mentre a dosi più basse (100-300 mg/die) blocca preferenzialmente i recettori presinaptici modulando la trasmissione dopaminergica mesolimbico corticale e mostrando efficacia sulla sintomatologia cognitiva e negativa. Questi effetti dell’Amisulpride dimostrano che il blocco combinato 5-HT2A/D2 non è strettamente necessario per raggiungere l’obiettivo terapeutico del miglioramento delle funzioni esecutive nella schizofrenia.


 

 

Initial data on the cognitive effects of Aripiprazole

Michael F. Green, PhD

Department of Psychiatry and Biobehavioral Sciences at UCLA and VA Greater, Los Angeles Healthcare System, Los Angeles, USA

 

Background: Examination of the potential benefit of second generation antipsychotic medications (SGAs) on neurocognitive deficits in schizophrenia has been the focus of a number of recent reports.

Unlike other SGAs, aripiprazole is a D2 and D3 receptor partial agonist and it is unknown what effects this unusual pharmacological profile may have on neurocognition.

 

Methods: An open-label study included data from 169 patients with schizophrenia or schizoaffective disorder who were randomized to aripiprazole or olanzapine. Subjects received a neurocognitive battery at baseline, eight, and twentysix weeks.

 

Results: The aripiprazole group had a significantly greater drop-out rate than the olanzapine group. Neurocognitive data were reduced through a principal components analysis that yielded a threefactor solution.

The factors were general cognitive functioning, executive functioning, and verbal learning. The first factor, general cognitive functioning, accounted for 40% of the overall variance. Both groups improved from baseline on this factor and the effects were relatively stable over the 26-week protocol. There were no differential treatment effects. The other two factors accounted for 13% and 9%, respectively.

For executive functioning, neither group improved significantly from baseline. For verbal learning, the aripiprazole group improved significantly from baseline to the week 8 and 26 assessments and there was a between-group effect favoring aripiprazole over olanzapine. A separate analyses was conducted for a measure of attention / vigilance (CPT-IP), and there were no differential treatment effects on this measure.

 

Conclusions: These findings from this open label study suggest that the neurocognitive effects of aripiprazole are at least as good as those of olanzapine.


 

Cognitive effects of serotonin reuptake inhibitors.

Alessandro Rossi

Professore di Psichiatria, Università de L’Aquila, Italy

 

In the past decade, experimental studies involving healthy human volunteers have revealed that manipulations of the central serotonin (5-HT) system can produce quite specific changes in cognitive functioning, independent of overt mood changes. Reduced 5-HT turnover is consistently associated with impaired long-term memory functioning. Low 5-HT function may also impair cognitive flexibility and improve focused attention. On the other hand, stimulation of central 5-HT has repeatedly been found to impair performance in a true vigilance task. Currently, there is little evidence for mirrored cognitive changes due to opposite 5-HT manipulations in healthy volunteers. Given the mounting evidence for a role of 5-HT in human cognition, reduced 5-HT function could be directly linked to cognitive disturbances in certain conditions, such as in depression. There is evidence that stimulating (i.e. normalizing) 5-HT activity in depression may have specific beneficial effects on cognition, independent of a general relief of depressive symptoms, but this premise needs to be confirmed by larger-scale clinical studies. It is concluded that serotonin is a potential target for pharmacological cognition enhancement, particularly for restoration of impaired cognitive performance due to 5-HT dysfunction. Further differentiation of the role of 5-HT in normal and disturbed cognition and evaluation of the effects of 5-HT manipulations in various populations is required to establish the full potential of 5-HT drugs as cognition enhancers.


 

Development and piloting of a test battery for monitoring cognitive function in older depressedpatients

Cornelius Katona

Dean of the Kent Institute of Medicine and Health Sciences, University of Kent, UK

 

Background Depression in old age is frequently associated with impairment in cognitive function, particularly involving verbal learning and aspects of executive dysfunction such as focused attention, working memory and decision making. These deficits are not always reversible and may indicate underlying cerebrovascular pathology and/or impairment of fronto-striatal networks.

Despite their importance, cognitive deficits are seldom systematically assessed in older depressed patients and their evolution through antidepressant treatment not monitored.

 

Methods A recent placebo-controlled trial of the SNRI duloxetine in 311 elderly depressed patients (age 65 years; DSM-IV criteria for MDD; MMSE 20 with or without mild dementia) provided an opportunity to develop a brief neuropsychological battery to enable assessment of these key cognitive functions, and to monitor change over time with reference to antidepressant response and to treatment group. The test battery consisted of the 15-word Rey Auditory Verbal Learning Test (fact learning) with delayed recall (memory), the Symbol Digit Substitution Test and 2-Digit Cancellation Test (attention and speeded decision making), and the Letter-Number Sequencing Test (working memory).

 

Results The battery was easy to administer and well tolerated. Robust improvement was noted in the duloxetine group but only minimal change in subjects treated with placebo. Path analysis indicated that >80% of the cognitive improvement was a direct effect, with only 19% indirectly mediated through change in depression severity.

 

Conclusions The brief battery utilized in this study shows promise as a tool for routine clinical monitoring of cognitive functioning in older depressed patients. Antidepressant effects on cognition may be independent of improvement in depressive symptoms.


 

Cognitive and emotional dysfunction in major depression

Philip T. Ninan, M.D.

Professor of Psychiatry and Behavioral Sciences and Director of the Mood and Anxiety Disorders Program at Emory University School of Medicine, Atlanta, USA

 

Alessandro Galuzzo

Dirigente Medico, Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia e Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, Azienda Ospedaliera Spedali Civili e Università degli Studi di Brescia

Docente presso la Scuola di Specializzazione di Psichiatria, Università degli Studi di Brescia

 

Current diagnostic criteria give scant importance to cognitive dysfunction in major depressive disorder (MDD). However, negative emotional bias prominently influences the content of cognitions in MDD.

The process of cognition is also impaired, evident as either uncontrolled rumination or abulia. Additional cognitive deficits in MDD occur in working memory, learning, and motor speed.

Advances in neuroimaging coupled with neuropsychological testing provide a glimpse into the circuitry of emotions and cognition. The neural basis of cognition involves prefrontal cortical circuits. Intentional behaviors are driven by cognition, which permits the control of reflex, habitual and emotionally driven responses. Ascending monoaminergic pathways for dopamine and norepinephrine from the brainstem to the dorsolateral prefrontal cortex strongly influence cognition.

Cognitive dysfunction has functional, prognostic, and therapeutic implications in MDD. Antidepressants enhance cognitions, including through hippocampal neurogenesis, but may also induce side effects such as apathy and amotivation. Strategies to enhance residual cognitive and related symptoms from current antidepressant treatments need further exploration.


 

Valproate and cognitive aspects of bipolar disorder: efficacy and tolerability

Mauro Mauri

Professore di Psichiatria, Clinica Psichiatrica, Ospedale S. Chiara, Pisa, Italy

 

Bipolar disorder is a common debilitating illness, characterised by acute affective episodes with full or partial inter-episode remission. Valproate (VPA) has become a leading adjunctive and alternative mood stabilising treatment to lithium in bipolar disorder. VPA has been most extensively studied in mania and is recommended as a primary treatment for it. The initial effects of VPA in mania are somewhat faster than those of lithium and equivalent to those of haloperidol or olanzapine. The drug–placebo difference is comparable with that observed more recently in studies of atypical antipsychotics and greater than that for carbamazepine. VPA has also been studied in an add-on design with risperidone and olanzapine. Mixed mania has been associated with greater responsiveness to VPA than lithium in manic patients. Even irritability in manic patients has been associated with greater likelihood of response to VPA than to lithium and carbamazepine. Irritability has been the most consistently differentiating symptom favouring VPA benefit in patients with disorders frequently comorbid with bipolar disorder namely anxiety disorders, cluster B personality disorders, borderline personality disorder, and drug abuse. Manic patients with a higher number of lifetime episodes of mania or depression (³8) and, especially, with more than two lifetime depressive episodes, were more likely to respond to VPA than to lithium. Concerning maintenance treatment, in a large, randomized, doubleblind, placebo-controlled study, patients who essentially recovered with open treatment of the psychiatrist's choice within 3 months of the onset of a manic episode were randomized to maintenance treatment with VPA, lithium, or placebo. Rates of early discontinuation, and discontinuation for depression, were lower for VPA than for placebo. In a second randomized, blinded maintenance study VPA and olanzapine were compared as monotherapy in a 47-week extension of an acute mania study.

Rates of prophylactic efficacy did not differ between the two drugs. Tolerability of VPA was superior to olanzapine, in particular as concern cholesterol plasma levels and weight gain. In conclusion there is consistent, if limited, evidence to suggest that VPA is an efficacious treatment for acute mania, and a promising toll for long term prophylaxis of bipolar disorder. VPA may be less effective than antipsychotics but may cause less side effects in particular EPS, sedation, cognitive side effects and weight gain. More well designed, randomised controlled trials investigating the relative efficacy and acceptability of VPA in the long-term treatment of bipolar disorder are required.


 

 Tematiche del Corso - 19 gennaio 2007

 

Cognitive Enhancement in Schizophrenia with Pharmacological Interventions

Tonmoy Sharma

Director of the Clinical Neurosciences Research Centre (CNRC), Dartford, UK

 

Schizophrenia, the most severe form of psychopathology, affects about 1% in the general population.

Cognitive impairment is a central feature of this illness. Most patients have a poor functional outcome, including deficits in social, occupational, and self-care activities. It is the most expensive psychiatric disorder to treat. The cost borne by the society in terms of social welfare administration and criminal justice, the time spent by unpaid caregivers, and the great loss of productivity due to the illness itself, are perhaps greater than the direct costs, such as, hospitalization. Functional deficits in schizophrenia are most strongly predicted by the current severity of cognitive impairment, followed by the severity of negative symptoms. Severity of positive symptoms is not strongly associated with the level of functional impairments, even in those with very poor outcome schizophrenia. There is thus an urgent need to find strategies for improving cognitive functioning in schizophrenia.

It is widely felt by clinicians that conventional antipsychotic drugs have potent therapeutic actions on psychotic positive symptoms, but relatively weak actions on negative or cognitive symptoms. Atypical antipsychotics have been found to have small beneficial effects on cognitive and negative symptoms than conventional antipsychotics, thus showing promise for cognitive enhancement and thus improved outcome of this illness. The most significant challenge in schizophrenia therapeutics, thus, is to develop an efficacious treatment for cognitive impairments. Facilitation of central cholinergic activity may form another potential treatment strategy for cognitive impairment in this population, since lesion and pharmacological studies in experimental animals and pharmacological probe studies in normal volunteers have repeatedly demonstrated a relationship between central cholinergic activity and cognitive functions, such as learning, memory and attention.

The administration of acetylcholinesterase inhibitors, such as physostigmine and rivastigmine, improves cognitive functions in Alzheimer’s Disease, where the loss of cholinergic neurons is thought to be responsible for various cognitive deficits. There are reasons to believe that schizophrenic populations, where the cholinergic system is known to be more intact, may benefit from procholinergic treatment to a possibly greater extent than Alzheimer’s disease patients. However most studies to date with drugs licensed for Alzheimer’s disease have not yielded much benefit in schizophrenia. A host of newer compounds with novel mechanisms of actions are likely to be agents which might benefit cognitive function in schizophrenia.


 

Cognitive remediation interventions: background, methodology and efficacy

Rafael Penadés

Department of Clinical Psychology, Institute of Clinical Neurosciences, Hospital Clinic Barcelona, Spain

 

Neurocognitive impairment has been reported to explain 20 to 60 % of the variance in measured outcomes in patients with schizophrenia. Thus, amelioration of neurocognitive deficits has been posited to be an important treatment goal in schizophrenia. Although there is evidence that atypical antypsychotics drugs produce some improvement in selected areas of neurocognition, they do not normalize many cognitive impairments. Non-pharmacological Therapy to change cognition became known as cognitive remediation therapy (CRT) and involves a variety of techniques and formats: individual, in group and computer based. Nowadays, there are a number of rigorous randomised controlled trials showing that it is possible to change cognition, and that this may then lead to improvement in symptoms, work, and social functioning. Recent meta-analytic studies have therefore provided hopeful and encouraging data that cognitive remediation therapy is a useful tool. Although the active elements of the therapy are better known now, it is too early to specify which ones might produce the largest effects. One of the most interesting results from the CRT research is that cognitive change seems to affect outcome only when it is achieved in the context of CRT. It has been suggested that this occurs through engaging metacognition that is specifically targeted in some CRT programs, or using specific learning methods such as errorless learning and scaffolding. Other secondary gains associated with cognitive improvement have been described, ranging from self-esteem improvements to a higher autonomy level. Furthermore, some few studies have investigated the effects of cognitive rehabilitation on patterns of brain activation with neuroimaging procedures. There is some evidence showing increased brain activation in regions associated with working memory, particularly frontocortical areas. This tentatively suggests that a least partial restitution of function can take place. Lastly, some longitudinal studies have shown that improvements after CRT are still present after two years follow-up.


 

Integrated psychological therapy (IPT) and computer-assisted programs for cognitive remediation training

Antonio Vita

Professore Associato di Psichiatria, Università degli Studi di Brescia, Azienda Spedali Civili di Brescia, Italy

 

Numerose alterazioni neuropsicologiche sono state dimostrate nella schizofrenia, non solo nelle forme croniche ma anche all'esordio del disturbo. Inoltre esse si sono dimostrate rilevanti nel condizionare il livello di funzionamento psicosociale del paziente e la stessa efficacia degli interventi psicosociali messi in atto in suo favore.

Recentemente sono stati proposte diverse strategie di intervento che si propongono di modificare, rimediandoli, i deficit cognitivi dimostrati dai pazienti. In particolare, sono stati proposti interventi non farmacologici di riabilitazione cognitiva. Alcuni di tali interventi sono del tutto sperimentali, per lo più computerizzati; altri hanno trovato forme di applicazione clinica in programmi strutturati da condursi su gruppi di pazienti. La relazione passa in rassegna le caratteristiche, l’efficacia e i limiti di questi interventi con riferimento particolare al metodo IPT (Terapia Psicologica Integrata, secondo Brenner et al), programma strutturato per la riabilitazione del paziente schizofrenico che comprende due sottoprogrammi di training cognitivo, ed alcuni metodi computerizzati (p.es. COGPACK, REHACOM, etc) utilizzati in ambito clinico e di ricerca.


 

Genetic correlates of cognitive dysfunction in schizophrenia and mood disorders

Peter McGuffin

MRC SGDP Centre, Institute of Psychiatry, Kings College London, UK

 

Although there is abundant evidence from family twin and adoption studies of an important genetic contribution to schizophrenia, with heritability estimates in the region of 70 to 80%, there has until recently been little hard data on the genetic contribution to different aspects of symptom profile.

Analyses of twin and adoption data suggest that the most heritable forms of schizophrenia may be those showing "disorganisation" (e.g. positive formal thought disorder, inappropriate affect, bizarre behaviour) or negative symptoms. It can also be argued that these patterns of symptoms are the ones most commonly associated with poor performance on cognitive tasks. Over the past three to four years there have been encouraging advances in molecular genetic studies of schizophrenia with several susceptibility loci being identified by her positional cloning/positional candidate approach. The initial clue to the existence of one such gene, Disrupted in Schizophrenia 1 (DISC1), came from the study of an extended multiply affected family segregating both schizophrenia and mild mental retardation. Evidence is now merging from studies of variation within other functional and positional candidate genes that a variety of polymorphisms may be particularly associated with cognitive deficits in schizophrenia.

 


 

Biological correlates of cognitive impairment in schizophrenia and mood disorders

Philip McGuire, MB ChB MD PhD FRCPsych

Head, Section of Neuroimaging, Institute of Psychiatry, De Crespigny Park London, UK

 

There is now clear evidence that psychotic disorders are associated with neurocognitive abnormalities.

However these abnormalities may not be correlates of the disorder per se. Abnormalities are also evident in individuals at high risk of psychotic disorders, such as the relatives of patients or people with prodromal signs of illness. Moreover, the nature of the abnormalities can vary with the stage of illness, with some features evident at its clinical onset but others progressively emerging over the course of the disorder. The nature of neurocognitive abnormalities can also vary with symptom profile.

For example, auditory hallucinations appear to be associated with different features to negative symptoms. Neurocognitive changes can also occur as a result of treatment. Neuroimaging has provided a powerful means of investigating the correlates of cognitive impairment in psychotic disorders, and this has been best illustrated in data from studies of schizophrenia. Data from a series of such studies will be presented and discussed.

 


 

 

 

 

Milano, 19.02-3.05.2007 "NUOVE BASI PER UN APPROCCIO PSICOLOGICO ALL'INFANZIA"; Sede: MILANO- PROVINCIA DI MILANO -VIALE PICENO 60; Info: s.galli@provincia.milano.it; Fees= n.d.

Nuove basi per un approccio psicologico all’infanzia.

La crescente consapevolezza della diffusione delle patologie post traumatiche in età infantile ha comportato un processo di revisione dei modelli teorici di riferimento e delle prassi comunemente adottate per l’approccio psicologico. I recenti studi neurofisiologici e neuropsicologici sullo sviluppo della mente hanno fornito basi consolidate per quanto già empiricamente si imponeva nella prassi dei professionisti dedicati alla diagnosi e alla cura delle situazioni di trauma nell’infanzia. Ma sempre più è accaduto che quanto reso evidente nelle situazioni di trauma rimandasse a modelli di funzionamento psichico del tutto generalizzabili sia nei bambini che negli adulti, patologici e non, e si costituisse come interessante chiave di lettura ‘universale’ per la migliore comprensione dei processi psichici. Alta appare quindi l’opportunità di rendere più sistematiche le conoscenze derivate da questo nuovo osservatorio, per trarne strumenti (nuovi e rivisitati) duttili e di ampia validità per un moderno approccio psicologico.

Obiettivo generale: offrire a psicologi e neuropsichiatri infantili l’opportunità di confrontare e rivedere le proprie prassi valutative con pazienti in età evolutiva, alla luce delle nuove conoscenze sui funzionamenti psichici. L’accento verrà messo sulle situazioni post traumatiche, in quanto efficaci evidenziatori di processi psichici peraltro generalizzabili e delle incongruenze di prassi e setting fin qui comunemente adottati.

Obiettivi di apprendimento: alla fine del corso i partecipanti saranno in grado di sottoporre a critica teorie e prassi fin qui adottate nell’approccio psicologico all’infanzia, integrandole con modelli coerenti con le nuove conoscenze. In particolare avranno acquisito competenze di base per la valutazione nelle situazioni post traumatiche infantili (abuso all’infanzia).

METODOLOGIA: Il corso prevede contributi teorici arricchiti da casistica a cura dei docenti, bibliografia, schede esemplificative, con utilizzo di lezioni frontali, lavoro in piccoli gruppi, analisi di elaborati peritali resoconto delle sperimentazioni e le idee per continuare.

DESTINATARI

Psicologi, neuro psichiatri infantili .  Numero massimo 25 partecipanti.

DOCENTI

Il percorso viene realizzato in collaborazione  con il Centro TIAMA(Tutela Infanzia Adolescenza Maltrattata) di Milano. Condotto da Marinella Malacrea neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, Cesira Di Guglielmo  psicologa e psicoterapeuta; Cristiana Pessina  neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta

ECM

Siamo in attesa delle nuove disposizioni del Ministero della Salute sulla possibilità di richiedere l’accreditamento per la figura professionale: psicologo

SEDE E AULA

La sede è la Provincia di Milano, viale Piceno 60, Milano (raggiungibile tramite: passante ferroviario, fermata Dateo; autobus 54, 60, 61, 62; filovia 90, 91, 92).

ISCRIZIONE

E’ possibile iscriversi direttamente online  dal  sito  della formazione www.provincia.milano.it/sociale, o scaricare la scheda dal sito stesso e inviarla via fax allo 02.77403293, entro 6 febbraio 2006 .

Coordinatore: Susanna Galli,            tel. 02.77403453,       e-mail s.galli@provincia.milano.it         

Segreteria        Maria Donatelli, tel. 02.77403135,    e-mail mc.donatelli@provincia-milano.it


 

 

 

 

 

PROGRAMMA

 

19 febbraio 2007

9.30  - 11.45

Dalla neurobiologia alla psicoterapia. Obiettivi, stili e metodi della consultazione psicologica.

12.00  - 13.00

Lavoro su casi proposti dai docenti

Colazione

14.00 – 17.30

Lavori in piccolo gruppo Analisi di elaborati peritali

Marinella Malacrea

 

8 marzo 2007:

9.30.- 11.45

 Il ‘contratto’ con il bambino: creare motivazione e riconoscimento.

12.00  - 13.00

Lavoro su casi proposti dai docenti

Colazione

14.00 – 17.30

Lavori in piccolo gruppo Analisi di elaborati peritali

Marinella Malacrea

 

29 marzo2007

9.30 -11.45

La rilevazione e la lettura del materiale proiettivo. Il Test di Rorschach

12.0        - 13.00

Lavoro su casi proposti dai docenti

Colazione

 14.00 – 17.30

Lavori in piccolo gruppo Analisi di elaborati peritali

Cesira Di Guglielmo

 

 

12 aprile 2007

9.30 -11.45

Nuovi strumenti diagnostici. Costanti operative del ragionamento diagnostico.

12.00  - 13.00

Lavoro su casi proposti dai docenti

Colazione

14.00 – 17.30

Lavori in piccolo gruppo Analisi di elaborati peritali

Cristiana Pessina

 

 

 

3 maggio2007

9.30 -11.45

La ‘restituzione’ al bambino: le modalità dell’interpretazione.

12.00  - 13.00

Lavoro su casi proposti dai docenti

Colazione

14.00 – 16.30

Lavori in piccolo gruppo

16.30 -17.30

Conclusione e prove ECM

Marinella Malacrea

 

 

 

 

Coordinamento:

Susanna Galli –Settore Sviluppo delle professionalità

 

 

 

 

 

Nocera Inferiore (SA), 27.02.2007 "LA POSIZIONE DEL TERAPEUTA NELLA CLINICA DEI DISTURBI DELLA CONDOTTA ALIMENTARE"; Sede: SALA VERDE - NOCERA INFERIORE; Info: fondazionecerps@virgilio.it; Fees= n.d.

Premessa

In Italia oltre 3 milioni di persone   soffrono di disordini alimentari.

La diffusione epidemica di  anoressia, bulimia ed obesità   le ha rese delle vere e proprie malattie sociali.

 

 

Per questa ragione sembra rilevante la programmazione di un corso di formazione allo scopo di approfondire le problematiche psicologiche relative alle diverse fasi dello sviluppo infantile e di quello adolescenziale nella loro connessione con il problema dei disordini alimentari.

 

Tale Corso intende fornire una conoscenza approfondita sulle caratteristiche cliniche di Anoressia, Bulimia ed Obesità e sui diversi aspetti del trattamento terapeutico.

Si pone come obiettivo quello di migliorare la conoscenza di queste problematiche e di ridurre la distanza tra le persone che soffrono di questi disagi e le strutture specifiche deputate all’aiuto.

 

 

 

Le finalità generali di tale incontro sono quelle di:

§         Definire i concetti di  Anoressia Mentale, Bulimia, e Disordini Alimentari

§         Descriverne le principali caratteristiche cliniche ed epidemiologiche

§         Approfondirne il riconoscimento

§         Presentare gliobiettivi e le  modalità di intervento

§         Stimolare una discussione e un dibattito con gli esperti

 

 

 

 

MODALITA’ DI CONDUZIONE

 

Il corso prevede una parte didattica e una parte più interattiva, in cui i partecipanti verranno coinvolti direttamente nello svolgimento di attività pratiche, di role-playing

e in momenti di confronto e discussione

 

Il Corso si svolge in una giornata come descritto nel programma qui fornito e si rivolge a 30 operatori (10 psichiatri, 10  psicologi,10 infermieri) in modo da consentire a tutti i partecipanti di fare delle esperienze guidate di conduzione nella terapia dei disturbi della condotta alimentare

 

La durata prevista per l’incontro è di 8 ore e 1/2.

 

 

 

Programma della giornata   27 Febbraio 2007

 

Moderatore  Ferdinando Pellegrino

9.00     Apertura dei lavori  ed introduzione

Walter di Munzio

9.30 - 10.30 Gestione dei disturbi dell’alimentazione: terapia cognitivo comportamentale transdiagnostica

Rosa Mennella

10.30 –11.30 Gli interventi psicoeducativi  familiari nei disturbi dell’alimentazione

Claudio Malangone

11.30-12.00 Coffee break

12.00-13.00  Aspetti  Psicologici    dell’Alimentazione

Annarita Lo Sasso , Mariacarla Ferrillo

13.00-14.00 Clinica psichiatrica e trattamento farmacologico nella cura dei  Disturbi  della Condotta Alimentare

Palmiero Monteleone

 

14.00 -15.00 Pausa Pranzo

 

 

 

 

15.00-16.00 La Famiglia di Alice: tipologie e logiche di funzionamento della famiglia  anoressico-bulimica

Giuseppe d’Aquino

16.00-17.00 Il Trattamento nel piccolo gruppo monosintomatico 

Anna Di Genio

17.00 -18.00 Aspetti diagnostici e caratteristiche psicopatologiche nei disturbi alimentari: un contributo di ricerca

 

Daniela Sollazzo – Luciana Madaio

18.00 Dibattito con gli esperti

 

18.30 – 19.00   Compilazione Questionario

 

 

 

Napoli, 18.04-27.06.2007 "PRIMA E DOPO IL TRATTAMENTO: LA PSICOANALISI DI FRONTE AL DESTINO (PROGRAMMA SCIENTIFICO CNP 2007 – PARTE II"; Sede: C.N.P. VIA CHIAIA, 142 - 80132 NAPOLI; Info: maria.stanzione@poste.it Fees= n.d.

 

Mercoledì, 18 aprile 2007

 

Mario Donadio

Perché il male?

(Il Male in Questione)

 

Riassunto

 

Oggetto del seminario è il male inteso come malattia, ma anche come male morale.

Non tutto ciò che è inerente a questi concetti può essere analizzato, compreso e, quindi spiegato. Molti sono gli aspetti che rimangono oscuri ed incomprensibili.

La psicoanalisi si interroga sul perché della malattia psichica e dunque del male dell’anima.

Il concetto di “pulsione di morte” sottende la comprensione di “mali” come il masochismo primario e la Reazione Terapeutica Negativa.

Un posto centrale è occupato dal ruolo dell’odio: la posizione psicoanalitica freudiana precisa che questo compare con la scoperta dell’oggetto che, non essendo parte dell’io è, pertanto, connotato da indipendenza ed indisponibilità e, dunque, naturalmente genera odio.

La contrapposizione tra io-dentro-buono ed estraneo-fuori-cattivo si trasformerà, nella teorizzazione kleiniana, nella contrapposizione tra pulsioni di vita (buone) e pulsioni di morte (cattive) ed in quella complementare tra oggetti buoni ed oggetti cattivi. Una diversità di prospettive tra Freud e Klein occupa un ruolo di rilievo nella trattazione. Sebbene anche Freud negli ultimi anni abbia fatto evolvere la propria riflessione verso la pulsione di morte, tuttavia la sessualità ed il piacere rimangono pulsioni finalizzate a scongiurare il male e ciò nonostante la collusione, nel sadismo, tra sessualità e distruttività. Per Klein l’accento non è tanto sulla distruttività, bensì sulla de

ABSTRACT

 

L’incontro con l’eclissi melanconica della presenza

Bruno Callieri

L’a., muovendosi nell’area della psicopatologia esistenziale, sia personale che interpersonale cerca di cogliere la dimensione melanconica della solitudine: dall’inquietudine alla noia, dall’ansia all’isolamento.

Viene richiamata l’attenzione sulla peculiarità dell’orizzonte spazio-temporale dell’esistenza depressiva melanconica, sulla sua mortificata capacità di progettarsi,  come memoria del futuro e perdita dello slancio vitale.

Vengono proposte alcune considerazioni sullo scacco antropologico che lo psicopatologo nell’incontro clinico rischia di subire nel tentativo di dialogare con queste presenze e modalità antropologiche che estendono e affondano le loro radici nell’insondabile terreno originario dell’angoscia dell’uomo (le Ur-ängst di ogni uomo).

 

Tonia Cancrini

Dolore e depressione

Può sembrare un paradosso ma il dolore e la depressione appartengono a esperienze profondamente diverse.

Il dolore accompagna le diverse fasi della nostra vita e si lega a eventi che ci colpiscono emotivamente:perdite, morti, delusioni, malattie ecc. Vivere il dolore, poter sperimentare la sofferenza, avere un tempo per il dolore è un'esperienza importante e imprescindibile per riuscire ad andare avanti nella vita e per riconquistare la gioia e il piacere.

La depressione - per un certo aspetto - sembra legarsi alla difficoltà di vivere il dolore in modo immediato e aperto. Una difficoltà di vivere le emozioni che lascia dentro un qualcosa di oscuro che si lega a disperazione e senso di colpa inespressi.

Più riusciamo ad affrontare il dolore e più siamo in grado di elaborarlo, più ci apriamo alla possibilità di vivere felicemente.

 

Abstract

Eugenio Borgna

Sulla scia dei lavori di Ludwig Binswanger, di V.E. Von Gebsattel di Eugen Minkowski e di Erwin Straus, il modo di vivere il tempo interiore, il tempo vissuto, si è costituito come la struttura portante delle depressioni. A questa tesi si giunge sia ascoltando e interpretando, le autoanalisi dei pazienti sia accogliendo, e facendo proprie, quelle che son state le grandi intuizioni della fenomenologia. Al di là della problematicità e della precarietà delle diverse concezioni teoriche sulla genesi di una depressione, la fenomenologia non si confronta sulle questioni del perché una depressione si manifesti ma con il come essa possa essere interpretata. Questa consapevolezza critica deve essere tenuta presente, ed è indispensabile, e non di meno dalla fenomenologia sono discese, e di-scendono, modificazioni radicali nei modi concreti di intendere e di interpretare la condizione depressiva nella sua interna articolazione tematica e formale.

 

Abstract

Mauro Manica


Dal confronto con l'esperienza luttuosa, dallo studio dei suoi meccanismi e,
si potrebbe dire, da "Lutto e Melancolia" (Freud, 1915), ha preso avvio
molta parte dello sviluppo della psiconalisi attuale. Così, a partire da una
revisione della letteratura psiconalitica, viene proposta una diversa
clinica del lutto, concepito come un processo dinamico complesso, capace di
investire l'intera personalità dell'individuo e di abbracciare, consciamente
o inconsciamente, tutte le funzioni dell'Io, i suoi atteggiamenti, le sue
difese e, in particolare, le relazioni con gli altri. L'esperienza luttuosa,
pensata soprattutto in riferimento ad una metapsicologia degli affetti, non
pone in rilievo solo questioni di interesse meramente teorico, ma riguarda
le differenti funzioni e il diverso ruolo che l'analista può trovarsi a
svolgere nella relazione e nella realizzazione della cura.

 

Abstract

Mario Rossi Monti

 

La galassia depressiva: melanconia e “infelicità comune” 

A partire dalla illustrazione dei limiti della attuale nosografia delle depressioni, tutta centrata sulla valutazione di “quanto” una persona è depressa, si intende rivalutare il ruolo di una analisi qualitativa delle depressioni, più attenta al “come” una persona è depressa. Si intende in particolare discutere i seguenti punti:

 

1) lo slittamento da un modello conflittuale-storico della depressione ad un modello deficitario o dell'insufficienza-astorico

 

2) lo slittamento dal paradigma della depressione melanconica a quello della depressione narcisistica

 

3) lo slittamento da un paradigma centrato sulla tristezza-colpa ad un paradigma che tiene conto di una gamma più ampia di esperienze depressive: dalla qualità vitale della depressione alla vergogna, alla disforia, al senso di vuoto, di futilità, di noia, di inadeguatezza

 

 

 

 

INFORMAZIONI GENERALI

 

Segreteria Scientifica

Dr. G. Graziani ,Dr.ssa S. Nicasi,

Sede del Convegno:

Accademia della Colombaria (Via S. Egidio, 23) Firenze

Iscrizione al Convegno:

Il costo complessivo per l’iscrizione ai seminari è di 180,00 euro (inclusivi di IVA 20%)

Segreteria Organizzativa:

QUID Communications srl Via G.C. Vanini, 5 – 50129 Firenze- Tel. 055-4633701 Fax 055-4633698 info@quidcom.com

 

Educazione continua in Medicina - ECM

Sono stati richiesti al ministero della salute i crediti formativi per un numero massimo di 40  medici individuati fra psichiatri, neuropsichiatri infantili, neurologi e 60 psicologi. Per acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di verifica dell’apprendimento e la scheda di valutazione dell’evento. Sono obbligatorie le firme di entrata e di uscita, e il 100% di presenza al corso per tutte e due le giornate.

Attestato di frequenza

L’attestato con crediti formativi verrà recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione dell’apprendimento, previa constatazione della presenza al 100% (faranno fede le firme in entrata e in uscita).

 

sessualizzazione della concezione dell’amore, per cui la posizione depressiva e la interminabilità del lutto hanno ampio spazio nella sua teorizzazione.

La riflessione analitica è anche ampiamente alimentata da fonti letterarie e Shakespeare attesta la fecondità di tale articolazione.

Si intende descrivere e commentare in dettaglio i luoghi essenziali del testo, di individuarne i nuclei teorici rilevanti e di studiarne i collegamenti con le fenomenologie sociali rappresentate. Di qui il confronto con un testo classico di riferimento come il Disagio della civiltà di Freud per comprendere analogie e differenze a livello descrittivo e teorico. Sarà interessante allargare il perimetro del seminario ad altri studiosi del disagio come la Veggetti-Finzi, storica della psicoanalisi, e Pier Ricoer che al disagio hanno dedicato interessanti riflessioni.

Da questo quadrilatero di pensieri si spera possano venire stimolanti indicazioni sul “disagio della civiltà” oggi e sugli strumenti psicoanalitici per costruire uno specifico vertice di comprensione.


 

Mercoledì, 2 maggio 2007

 

Maurizio Balsamo

Genealogie del Genealogico

(Dal Principio alla Fine)

 

Riassunto

 

Non occorre andare troppo lontano, nel tempo o nello spazio, per incontrare i segni della distruttività umana. Non occorre andare neanche troppo lontani da se stessi. Come risolvere l’enIgma che sottende l’orrore della distruttività?

Mi chiedo se non dovremmo muoverci lungo la tesi proposta da Lacan dell’invidia della vita, la necessità di distruggere tutto ciò che evoca un’alterità e l’odio verso ciò che non appare simile a noi. Cosa resta dei nostri tentativi di comprendere un simile fallimento della civiltà? Cosa resta delle conquiste della civiltà indicate da Freud “bellezza, pulizia, ordine” evocate come segni che la contraddistinguono quando sappiamo cosa può significare la pulizia etnica. La questione posta da Freud sembra spostare l’asse della riflessione dal piano dell’amore universale a quello della responsabilità singolare.

Attraverso la duplicità fondamentale della relazione umana, che si declina tra proprio e non-proprio, si delinea il problema di un’arbitrarietà assoluta a cui l’altro ci costringe, di una pura cultura del danno, dell’utilizzo senza scrupoli, della sopraffazione: in una parola, del male.


 

Mercoledì, 16 maggio 2007

 

Mario Donadio

Il Destino dell’Odio tra Complesso Materno e Complesso Fraterno

(Vie del Male)

 

Riassunto

 

La rivalità, a livello orizzontale, tra fratello maggiore e fratello minore, assume “in gestione” la risoluzione della rivalità verticale di almeno due generazioni. I fratelli minori, che hanno ricevuto la protezione della madre, tendono a finire vittime della gelosia dei fratelli maggiori, che nel recuperare internamente l’approvazione del padre e la possibilità di un’identificazione con lui, svelano l’antica e per lungo tempo rimossa predilezione nei confronti del primogenito. Con lo sguardo rivolto al processo di civilizzazione, i figli maggiori si fanno esecutori, in nome del padre, della legge paterna, attaccando nei fratelli più piccoli il desiderio ( che è stato anche loro) di allearsi con la madre, per contestare, in nome suo, il potere paterno.


 

Mercoledì, 30 maggio 2007

 

Olga Pozzi

Ancora Transfert:Contributo Clinico

(Mal d’Amore)

 

Riassunto

 

In collegamento con l'elaborato teorico sul transfert presentato in precedenti sessioni, la relatrice discute la complessa problematica transferale insorta nella relazione analitica, ancora in corso, con un paziente omosessuale.

Si tratta di un paziente straniero, la cui emigrazione dal paese di origine ha facilitato l'intensificazione di un profondo senso di depressione, già presente fin dai primi anni di vita in connessione alle vicissitudini della relazione con una madre gravemente disturbata.

Viene discusso l'apporto delle afferenze derivanti dal transfert sull'analista e dalla complessa problematica omosessuale evidenziatasi in età post-puberale.


 

Mercoledì, 13 giugno 2007

 

Maria Stanzione

Dopo l’Analisi …

(La Fine del Male e il Male della Fine)

 

Riassunto

 

Il lavoro intende fare alcune riflessioni intorno alla conclusione dell’analisi.

Vengono ripercorsi alcuni testi psicoanalitici in cui tale argomento è stato affrontato.

In particolare ci si sofferma sul saggio della Schmideberg che descrive con ricchezza le idealizzazioni e le resistenze che si celano nel paziente e nell'analista riguardo all'essere ”completamente analizzato” .Secondo l'autrice, nella discussione sulla valutazione dei risultati analitici si ricorre poco al termine 'narcisismo', con una differenziazione fra analisti inglesi ed europei 'continentali'. Questi ultimi hanno privilegiato il narcisismo primario come fonte delle manifestazioni narcisistiche osservate, trascurando le forze dinamiche responsabili della regressione al narcisismo stesso (ambivalenza estrema, ansie paranoidi, richieste eccessive del Super-Io). I primi appaiono schierati all'estremo opposto, privilegiando il narcisismo secondario, per lo più nei termini della relazione con oggetti introiettati e trascurando le conseguenze del narcisismo primario. L'aspetto interessante di questo saggio risiede in un complesso di considerazioni critiche che, rilevando precocemente delle tendenze in atto, prefigurano orientamenti e direttrici della ricerca psicoanalitica dei successivi decenni. Esse vertono innanzitutto sul modo in cui viene impostato il dibattito scientifico sulla terminazione. Gli analisti- secondo la Schmideberg - sembrano inclini a discutere il lavoro analitico e i criteri della cura in termini ideali, come dimostrano i simposi dedicati alla teoria e ai criteri del successo terapeutico. Per contro non vi sono dati sulla natura e frequenza del successo terapeutico; le statistiche sono di poco valore per la scarsità dei criteri valutativi e la mancanza di dettagli; i casi clinici sono spesso incompleti. Le formulazioni dei criteri di valutazione dei fini analitici sono vaghe e parziali, ciascuna privilegiando un aspetto (per es. il raggiungimento della genitalità o di relazioni oggettuali totali). L’autrice altresì critica la crescente tendenza al prolungamento del trattamento e la presenza di idee preconcette sul corso o sui risultati dell'analisi, come l'opinione che tutti i pazienti debbano passare per una fase di depressione. Quest'ultima così verrebbe ad acquistare il valore di segno di un'analisi soddisfacente o profonda, in contrasto con il fatto che tale fase possa essere un errore di tecnica: ne deriva l'induzione nel trattamento di una fase depressiva o l'incremento di una tendenza spontanea alla depressione. Questo è un esempio del modo in cui le aspettative teoriche possono agire come aspetti controtransferali. Alla fine del lavoro l'A. ricordando il rischio che l'analisi stimoli le idee di grandezza presenti in tutti gli analisti, menziona in nota lo scritto freudiano, elogiandone l'atteggiamento di moderazione nel realizzare le limitazioni dell'analisi.


 

Mercoledì, 27 giugno 2007

 

Alessandro Garella

Il Male a Consuntivo

(Gruppo di discussione sui temi proposti)

 

Riassunto

 

Il gruppo di discussione ripercorrerà, in sintesi, i lavori svolti finora e metterà a fuoco le problematiche centrali emerse nei singoli seminari. Il male, considerato nella teorizzazione psicoanalitica e negli aspetti della clinica, soprattutto della psicosi e della perversione, fungerà da snodo clinico-teorico e tenterà una reciproca articolazione delle problematiche individuate.

Il lavoro del negativo, l’odio, il concetto di “ripetizione” e di destino, il transfert, complesso fraterno e fratricidio, il genere dell’analista, ed in ultimo le considerazioni sulla fine dell’analisi, costituiscono fili diversi che si intrecciano in una trama e un tessuto comune: il lavoro clinico.

Consapevoli, infatti che è arida una teorizzazione che non poggi sull’esperienza clinica, e che questa si connota di senso e significati solo se ad essa è sotteso un pensare teorico, le tematiche individuate saranno considerate sotto un duplice aspetto che individui con chiarezza i nodi teorici attuali, non senza un breve percorso storico, e che si misuri sempre con esemplificazioni cliniche, perché possa svilupparsi un dibattito critico che tenga conto dei molteplici vertici di osservazione.

 

 

 

 

 

Eventi ECM PRIMO SEMESTRE 2007 già accreditati:

 

Bologna, 9.02-20.05.2007 CORSO DI PSICODRAMMA PSICOANALITICO E DI TERAPIA DEL GRUPPO FAMILIARE (PRIMO  LIVELLO); Sede: SEDE IFRA A BOLOGNA, VIA UGO BASSI 15; Info: info@ifra.it ; Fees= euro 1872,00.

Crediti assegnati = 47.

PROGRAMMA

 

PREMESSA

Il percorso formativo è volto a rispondere alle esigenze di ampliamento e rinnovamento delle risorse strumentali in campo clinico e terapeutico, da utilizzare nella ampia gamma di patologia psichica e somatica legata alla crisi del gruppo familiare e sociale, con particolare riferimento alle età critiche dell'infanzia e dell'adolescenza e alle nuove categorie di tossicodipendenza e di disadattamento. Il percorso si basa su nuclei teorici di alto profilo sia a livello intrapsichico (impostazione psicoanalitica) che a livello interpersonale (approccio gruppale) e corporeo (approccio psicodrammatico), anche se le modalità applicative sono facilmente adattabili a fasce sociali, patologiche, culturali e razziali di utenza anche molto differenziate e a tipologie ed ambiti diversi di intervento; si caratterizza come percorso teorico-pratico, nel quale lo stesso psicodramma viene utilizzato come strumento formativo.

L'iter formativo, composto complessivamente da quattro livelli, permette al primo livello di introdurre i partecipanti alle teorie e metodologie psicodrammatiche.L'apprendimento di tipo integrato (informativo verbale, esperienziale e dinamico), permette ai professionisti di acquisire un primo livello di capacità operativa, oltre che di conoscenza teorica.

 

OBIETTIVI

Il corso è finalizzato alla conoscenza e all’approfondimento dello Psicodramma Psicoanalitico e alla sua applicazione nei diversi ambiti professionali sia come tecnica terapeutica specifica che come strumento di comprensione e di approccio ai bisogni dell’utenza.

 

DESTINATARI

Il corso è rivolto a coloro che operano in modo professionale attraverso la relazione e che sono interessati ad ampliare i propri strumenti e le proprie conoscenze in questo settore.

Si rivolge in particolare a psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi e psicoterapeuti, che possono utilizzare lo Psicodramma Psicoanalitico come strumento psicoterapico, e a professionisti dell’ambito socio-sanitario (medici che operano con la famiglia, dal medico di base al pediatra, ai ginecologi e geriatri), che possono nello Psicodramma Psicoanalitico trovare nuovi strumenti di analisi e nuove modalità di intervento.

 

CONTENUTI

I contenuti centrali del corso di primo livello riguardano l’origine dello Psicodramma Psicoanalitico, la definizione di psicodramma e la presentazione delle diverse metodologie psicodrammatiche, le differenze tra queste e lo Psicodramma Psicoanalitico, aspetti tecnici e applicativi dello Psicodramma Psicoanalitico.

Sono riportati di seguito i contenuti teorici previsti nei tre moduli del primo livello.

 

PRIMO MODULO

Introduzione. Definizione di psicodramma e di psicodramma analitico. Storia dello psicodramma. La nascita dello psicodramma: sua collocazione nel contesto storico-sociale. Psicodramma Moreniano e Psicodramma Psicoanalitico. Vita e opera di J.Lévy Moreno. Tecniche psicodrammatiche.

SECONDO MODULO

I fondamenti teorici dello psicodramma Moreniano e dello Psicodramma Psicoanalitico. Differenze. La Teoria della spontaneità, dei ruoli, degli iniziatori, della catarsi di integrazione, della catarsi di azione. Differenze fra catarsi in senso moreniano e catarsi della prima psicoanalisi. I tre tempi e i cinque strumenti. . I “giochi drammatici. Tecniche dello Psicodramma Psicoanalitico: differenze con le altre tecniche psicodrammatiche.

TERZO MODULO

Il gruppo e lo psicodramma. La teoria psicoanalitica dei gruppi e lo psicodramma. La dimensione gruppale in psicoanalisi. Le teorie di Bion, Foulkes, Anzieu, Pichon Rivière, Kaës e altri. Il gruppo familiare La dimensione intersoggettiva e sua inclusione nel campo gruppale. Il gruppo familiare e la terapia con lo Psicodramma Psicoanalitico. Casi clinici. Criteri e metodologia di applicazione.

 

METODOLOGIA

Gli incontri si sviluppano attraverso tre momenti: un primo momento introduttivo, di esposizione teorico-tecnica da parte dei docenti, un secondo momento esperienziale, nel quale vengono utilizzati i “giochi drammatici” (tecnica sviluppata dalla scuola argentina di psicodramma psicoanalitico) come tecnica di apprendimento, e un terzo momento di rielaborazione dell'esperienza vissuta e di sistematizzazione teorica conclusiva. Nel corso della formazione sono discussi casi clinici presentati dai docenti e dai corsisti.

Lo psicodramma, oltre ad essere oggetto della formazione teorica, viene utilizzato come strumento formativo.

 

NOTE ORGANIZZATIVE

Il corso comprende tre moduli. Ogni modulo consta di un’esperienza intensiva di 17 ore, nelle giornate del venerdì sera (ore 20.00-24.15), sabato (ore 9.00-13.15 e 14.30-19.45) e domenica (9.00-13.15).

Il corso si tiene presso la sede dell'Istituto I.F.R.A., in Via Ugo Bassi n.15 a Bologna.

 

NORME DI ISCRIZIONE E DI FREQUENZA

Per l’iscrizione è necessario richiedere alla segreteria dell'Istituto la domanda di iscrizione e restituirla compilata e firmata con allegati il proprio curriculum vitae e  ricevuta del versamento della quota di iscrizione di 60 Euro, a cui va aggiunta l'I.V.A. nella misura del 20% (12 Euro).

La quota di frequenza del corso di primo livello ammonta a 1.500 Euro, a cui va aggiunta l'I.V.A. nella misura del 20% (300 Euro). La quota di iscrizione è comprensiva della copertura assicurativa R.C.

Il versamento della quota di frequenza può avvenire in un’unica soluzione oppure in tre ratei di 500 Euro + I.V.A. (100 Euro) o in ratei mensili di 125 Euro + I.V.A. (25 Euro).

I versamenti possono essere effettuati sul c/c postale n.21002407 intestato a I.F.R.A.- Bologna, tramite bonifico bancario su c/c bancario n.1279/5 presso Cassa di Risparmio di Cesena filiale di Bologna ABI 6120 CAB 2400 oppure con assegno di c/c bancario o assegno circolare.

Per motivi amministrativi la segreteria dell’Istituto non accetta versamenti in contanti.

 

DOCENTI

Prof. ROBERTO LOSSO, medico, psicoanalista

Dr. ANA PACKCIARZ DE LOSSO, psicologa, psicoanalista

In Italia da 25 anni, hanno formato molti professionisti nella teoria e tecnica dello psicodramma psicoanalitico e nella teoria e tecnica della psicoanalisi della coppia e della famiglia. 

Hanno svolto la propria attività presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, le Università di Bologna, di Pavia e di Padova, il Centro Psicoanalitico di Milano, di Firenze, di Bologna, presso il Centro di Ricerca Psicoanalitica Famiglia e Coppia di Firenze, di cui sono fondatori, formatori e Presidenti Onorari, l’AIPP (Associazione Italiana Psicodramma Psicoanalitico), di cui sono formatori e Presidenti Onorari.

Attualmente svolgono la propria attività di formazione in Italia presso l’IFRA di Bologna.

Autori di numerose pubblicazioni, tra cui in italiano:

·         “Psicoanalisi della famiglia. Percorsi teorico-clinici”, Milano, Franco Angeli, 2000

·         “Perché lo psicodramma?”, Bologna, Edizioni Scientifiche, 2006

 

Seguono i  rispettivi CURRICULUM VITAE.

 

INFORMAZIONI

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

 

 

Istituto per la Formazione e la Ricerca Applicata                          Via Ugo Bassi n.15 - 40121 Bologna                                                            tel. e fax  051.232413

e mail: info@ifra.it - www.ifra.it

 

Padova, 17.02.2007 "MEMORIA E SCRITTURA. LA TRASMISSIONE INTERGENERAZIONALE DI UN TRAUMA STORICO"; Sede: PADOVA, SALA ANZIANI PALAZZO MORONI; Info: sipp@mclink.it  Fees= euro 80,00.

Credito assegnato= 5.

SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

Membro della Sezione Italiana della E.F.P.P.

European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy  in the Public Service

 

Istituto di formazione in Psicoterapia Psicoanalitica

Riconoscimento del  MIUR ai sensi della legge n. 56 del 18.2.’89

 

Sezione Regionale Triveneto

 

Con il patrocinio dell’Ordine degli Psicologi del Veneto

 

 

CONVEGNO

 

Memoria e scrittura

La trasmissione intergenerazionale di un trauma storico

 

Considerazioni psicoanalitiche suggerite dal romanzo

La masseria delle allodole”

di Antonia Arslan

 

Sabato 17 febbraio 2007

Padova – Sala Anziani Palazzo Moroni

 

 

Programma della Giornata

 

Ore 8.45 - 9.00                       Registrazione dei partecipanti

 

Ore 9.00 - 9.15                       Introduzione Rosetta Bolletti,

                                   Segretaria Sezione Regionale Triveneto della SIPP

 

Ore 9.15 - 10.15         Presentazione del romanzo “La masseria delle allodole”

                                   da parte dell’autrice, Antonia Arslan

 

Ore 10.15 – 11.15      Silvia Amati Sas : Riflessioni psicoanalitiche sul personaggio di Azniv

                                   nel romanzo  di Antonia Arslan  

 

Ore 11.15 – 12.15      Janine Altounian  “Tradurre il trauma”. La funzione mediatrice della scrittura                                                   nell’elaborazione e nella trasmissione di un’eredità traumatica.

                                   (trad. di Lorella Forcella)

 

Ore 12.15 – 13.          15        Discussione

 

                                   Pausa

 

Ore 14.30 - 15.30       Proseguimento della discussione sui temi della mattinata

 

Ore  15.30 – 16.30     Pia De Silvestris.  “La poesia e la scrittura contro la violenza dell’annientamento”

 

Ore 16.30 - 17.30       Anna Sabatini Scalmati :  “Nel massacro europeo della prima guerra mondiale,

                                   il genocidio armeno: elementi di riflessione”

 

Ore  17.30 - 18.30      Tavola Rotonda, R. Bolletti, S. Amati Sas, P. De Silvestris, A. Sabatini Scalmati

                                   Conclusioni. 

 

Ore  18.30 - 19.00      Compilazione del questionario ECM

 

__________________________________________________________________________

 

Partendo da questa testimonianza, vorremmo unire la nostra  a quella di altre voci della cultura padovana che hanno commentato in vari modi il romanzo. La nostra riflessione è di natura psicoanalitica, su temi universali quali la trasmissione intergenerazionale dei traumi storici, la problematica dei sopravvissuti, l’impossibilità di elaborare il lutto di uno dei “delitti contro l’umanità”, non riconosciuto dai perpetratori, coperto dal diniego e dalla rimozione; il valore della memoria e della scrittura .

 

Il romanzo.    La masseria delle allodole (Rizzoli 2004)

 

In questo suo primo romanzo, Antonia Arslan racconta, attraverso le “memorie oscure” della sua famiglia, la storia del nonno paterno, Yerwant, medico di successo in Italia, emigrato appena tredicenne dalla natìa Armenia, allora sotto l’impero Ottomano, per studiare al Collegio armeno Moorat Raphael  di Venezia.

Nella primavera del 1915 Yerwant, ormai cinquantenne, decide di far visita al fratello Sempad, rimasto nella piccola città natale dell’Anatolia. Tutta la famiglia di Sempad è mobilitata per la festa di benvenuto, e la casa di campagna – la Masseria delle Allodole -

viene rimessa a nuovo per l'occasione. Ma siamo nel maggio 1915 , l'Italia è entrata in guerra e ha chiuso le frontiere, mentre il partito dei Giovani Turchi insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c'è posto per le minoranze.

 Yerwant non giungerà mai nella sua terra e non ci sarà nessuna festa, ma solo orrore e morte. La Masseria delle Allodole diventa il tragico teatro del massacro di tutti i maschi della famiglia, mentre le donne vengono deportate nel deserto della Siria, in un'odissea segnata da marce forzate e campi di prigionia, fame e sete, umiliazioni e crudeltà.

Grazie all’avventuroso intervento di amici fedeli, si apre in extremis una via di fuga, e da Aleppo pochi superstiti della famiglia riescono a imbarcarsi per l’Italia.

 

Antonia Arslan, già autrice di saggi sulla narrativa popolare e d’appendice, è nata e vissuta a Padova. Nel 1992 aveva iniziato un  percorso di riappropriazione delle sue origini armene con la traduzione italiana dell’opera del grande poeta armeno Daniel Varujan.  Da bambina aveva ascoltato storie drammatiche di personaggi della sua famiglia, vittime del massacro armeno. Nel romanzo è riuscita a dare spazio a queste voci, e a trovare lo stile adeguato per raccontare, senza odio e senza retorica, quello che è accaduto. La masseria delle allodole ha avuto un grande successo, ha vinto importanti premi letterari e ha ispirato un film dei fratelli Taviani, che uscirà presto nelle sale cinematografiche.

 

 

Bergamo, 9.03-15.06.2007 "TEMPO E PSICOTERAPIA PSICOANALITICA"; Sede: BERGAMO, VIA SAN LAZZARO 31; Info:

sipp@mclink.it ; Fees= euro 105,00; CREDITO ASSEGNATO 7.

 

SOCIETA’ ITALIANA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA

 

Membro della Sezione Italiana della E.F.P.P. - European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy  in the Public Service

 

 

Istituto di formazione in Psicoterapia Psicoanalitica

Riconoscimento del  MIUR ai sensi della legge n. 56 del 18.2.’89

 

 

Sezione Regionale Lombardia – Liguria - Piemonte

 

 

 

 

 “Tempo e psicoterapia psicoanalitica”

 

Bergamo – Via San Lazzaro 31

 

 

 

 

Programma dell’evento

 

 

 

9 Marzo 2007 - Giornata 1

 

Ore 9 – 11       “Le distorsioni della percezione del tempo nel funzionamento mentale                                      autistico” - Maria Paganoni

 

 

 

13 Aprile 2007 - Giornata 2

 

Ore 9 – 11       “Le distorsioni della percezione del tempo nel funzionamento mentale                                      narcisistico” - Maria Paganoni

 

 

                                  

18 Maggio  2007 - Giornata 3

 

Ore 9 – 11       “Le distorsioni della percezione del tempo nei disturbi di personalità” - Maria                           Paganoni

 

 

 

15 Giugno  2007 - Giornata 4

 

Ore 9 – 11       “Le distorsioni della percezione del tempo nella depressione” - Maria Paganoni

 

Ore 11 – 12     Verifica dell’apprendimento attraverso un esame orale – docente Maria Paganoni

 

           

 

Abstract dell’evento

 

L’evento intende portare ad un approfondimento teorico-clinico dell’esperienza del tempo vista come indicatore psicodiagnostico e come elemento di comprensione ed elaborazione nel processo terapeutico. L’argomento verrà affrontato attraverso un continuo confronto fra la letteratura di riferimento e il materiale clinico presentato dai partecipanti, con una particolare attenzione all’evoluzione del pensiero psicoanalitico a partire da S. Freud.

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eventi ECM provenienti da fonti  diverse da ECM-Sanità:
 

 

L’ASSOCIAZIONE  FIORENTINA  DI  PSICOANALISI INTERPERSONALE*

A.F.P.I.

 

promuove  una

 

GIORNATA  DI  STUDIO  SULLE PERVERSIONI

 

9 GIUGNO 2007

 

“Salone della Casa del Santo Nome di Gesù”

P.zza del Carmine n° 21

FIRENZE

 

09.00 - 09.30              Iscrizione dei partecipanti

 

  Chairman: Dott.ssa Annamaria Loiacono

 

09.30 - 10.00   Introduzione alla giornata: Dott.ssa Annamaria Loiacono (Presidente A.F.P.I.)

 

10.00 - 12.00              Lezione magistrale: Dott. Fabiano Bassi (Psichiatra, Psicoterapeuta, Bologna)

  Le perversioni

 

12.00 - 13.00              Dibattito

 

13.00 - 14.30   Pausa pranzo

 

                           Chairman: Dott. Roberto Cutajar (Psicoterapeuta, Socio A.F.P.I.)

 

14.30 - 15.30               Presentazione di un caso clinico: Dott.ssa Manuela Grippo (Psicoterapeuta, Socio A.F.P.I.)

 

15.30 - 16.30               Commento al caso clinico: Dott. Fabiano Bassi

 

16.30 - 17.30                Dibattito

 

 

Per informazioni e iscrizioni inviare la richiesta con i propri dati a ipa.sullivan@tin.it.

 

Iscrizione                                                             Euro   50.00

Soci I.P.A./A.F.P.I.                                             Euro   20.00

Allievi I.P.A. e Studenti Universitari                       Euro   15.00

 

Associazione Fiorentina di Psicoanalisi

via G.B. Amici n.° 17, 50131 Firenze

tel./fax 055 574213,

e-mail: ipa.sullivan@tin.it

 

*Associazione Federata OPIFER (Organizzazione di Psicoanalisti Italiani federazione e registro)

 

 
 
 
 
 
l Centro Milanese di Psicoanalisi presenta

” I Seminari Aperti 2007”

 

Per il sesto anno consecutivo il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti presenta una serie di Cicli di Conferenze e Seminari che hanno l’obiettivo di rispondere alle richieste di aggiornamento e arricchimento professionale  provenienti dagli operatori dei campi psicologico-psichiatrico, sociosanitario, educativo, giudiziario.

Ogni ciclo di conferenze e ogni seminario, con cadenza  mensile o bimensile, prevede sei incontri di due ore e mezza, per un totale di quindici ore.

 

A CHI CI RIVOLGIAMO

Conferenze: si rivolgono a psicologi, medici, operatori sociosanitari, insegnanti, studenti, e a tutti coloro che vogliono approfondire la prospettiva psicoanalitica sui temi trattati. Sono diretti a gruppi estesi fino a 50 persone

Seminari: sono diretti a psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, operatori sociali e giudiziari, educatori operanti in strutture pubbliche o nel privato. Prevedono un numero limitato di partecipanti (massimo 15) per favorire la comunicazione e lo scambio all’interno del gruppo.

METODOLOGIA
In entrambi i casi i relatori durante gli incontri proporranno ai partecipanti elementi di informazione sul tema trattato e cercheranno di stimolare uno scambio di opinioni nel gruppo, partendo dalle esperienze di studio e di lavoro dei singoli. Questo con la finalità di promuovere un processo formativo, attraverso l'acquisizione di nuovi strumenti conoscitivi.

PROGRAMMA DEGLI INCONTRI

I  CICLI DI CONFERENZE
A
Identità di genere

    (Silvia Vegetti Finzi, Paola Capozzi, Patrizia Gammaro Moroni, Valeria Egidi Morpurgo )

B Ansia e depressione

    (Laura Ambrosiano, Eugenio Gaburri, Marta Badoni, Katharina Schweizer)

C La consultazione psicoanalitica

   (Giuseppe Di Chiara, Fausto Petrella, Paola Molone)

 

I SEMINARI
D
Il trattamento dei casi gravi nell’istituzione e nella pratica privata: riflessioni teorico-tecniche

     (Massimo Hassan, Michele Stuflesser, Marzia Mori Ubaldini)

E L’importanza del trauma emotivo nella sofferenza infantile e nel suo trattamento

    (Giuliana Boccardi, Laura Colombi, Anna Migliozzi)

F La ricerca dell’assente: diventare genitori e diventare figli adottivi

   (Claudia Artoni, Gilda De Simone, Paola Orofino,   Cristina Saottini)

G Adolescenza e deprivazione

    (Giovanna Giaconia, Piero Rossi, Angela Galli, Francesca Codignola)

H Il bambino e i suoi contesti relazionali

     (Silvia Fornari, Alessandra Zanelli Quarantini)

Le dipendenze da sostanze e da comportamento. L’approccio psicoanalitico dalla diagnosi all’intervento terapeutico

  (Michele Sforza, Gabriella Ventavoli)

AVVERTENZE

·          Gli incontri si svolgeranno nella sede del Centro Milanese di Psicoanalisi, via Corridoni 38, Milano, in orario serale (21-23,30), secondo le date indicate nelle pagine seguenti.

·          I conduttori sono Membri del Centro Milanese di Psicoanalisi che hanno maturato esperienze specifiche nel campo trattato. Vengono inoltre invitati esperti e studiosi di chiara fama delle stesse discipline.

·          ECM: poiché al momento della stampa del programma il Ministero non ha ancora dato disposizioni per gli ECM 2007, per informazioni rivolgersi al sito  www.cmp-spiweb.it o telefonare al Centro.

Per ulteriori informazioni
Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti
Via F. Corridoni 38 - 20122 Milano - Italy
Tel. +39 02 55012281 - Fax +39 02 5512832
(dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17)
cmp.spi@fastwebnet.it

 

ESCAP - European Society for Child and Adoloscent Psychiatry

XIII CONGRESSO INTERNAZIONALE

"BRIDGING THE GAPS. INTEGRATING PERSPECTIVES IN CHILD AND ADOLESCENT MENTAL HEALTH"

Firenze, 25-29 agosto 2007

 

Preliminary Scientific Program information

 

There is no translation available, please select a different language.The scientific program will consist of the following:

 

Main Lectures

Main Lectures will have a strong scientific focus. They will be mainly theoretical and

research-oriented. These lectures will be delivered by leading psychiatrists, basic

scientists or other mental health professionals invited by the Scientific Committee.

They will cover major topics of the Congress theme. The Main Lectures will last 45

minutes, with at least 15 minutes set aside for discussion at the end of the lecture.

There will be two parallel Main Lectures per day.

 

State of the Art Lectures

These Lectures will present the recent developments in a certain area with special

focus on the congress theme.

 

Symposia

Symposia sessions will focus on clinical issues and will constitute the central element

of the Congress. These high-quality Symposia will bring together people from different

backgrounds and will encourage an active and enriching interaction between speakers

and participants. A Symposium is data-driven and presents perspectives of different

aspects of a topic or different views of the same topic. The Symposia will last 120

minutes with a maximum of four talks and a discussant; each Symposium will preserve

at least 30 minutes at the end of the presentation for discussion purposes.

 

Courses

These programs last 7 hours and provide a review of a topic area rather than provide

new research information. They also focus on “how to do it” with respect to academic

areas, clinical problems or a blending of the two. Participants must purchase an extra

ticket to attend Courses. These formats are didactic, should provide interaction and/or

discussion between presenters and participants and a use of maximum 7 presenters

(including the chair) is recommended. Case examples are useful. Handouts are

required.

 

Debates

These 60 minutes events will include brief presentations lasting in total no more than

30 minutes, followed by a minimum of 30 minutes of broad interactive discussions.

Topics will include important and controversial issues such as the specific roles of

various health professionals in mental health care, the role and prospects of special

treatment.

 

Clinical Consultation Breakfasts

Clinical Consultation Breakfasts last for one hour and provide a forum for experts to

share clinical knowledge and discuss difficult cases with attendees including discussions

of diagnosis, treatment or other clinical issues. Clinical Consultation Breakfasts are

scheduled at 7.30 - 8.30 every morning and attendance is limited to 15 persons.

Participants must purchase an extra ticket to attend Clinical Consultation Breakfasts

and a continental buffet breakfast is included in the registration fee.

 

Workshops

The length of these sessions is 120 minutes. Workshops should deal with topics of

special interest to child and adolescent mental health , using multiple brief presentation

of no more than 60 minutes, followed by approximately 60 minutes of discussion.

There should not be more than two speakers from the same country.

 

Posters

Authors are invited to present their new research findings or important ongoing

research on posters related to one of the given topics. Posters that are hypothesis

driven, and not just descriptive will be preferred. There is no limitation concerning

the number of presented posters. The most interesting posters will be combined by

topics and moderated in two 60 minute Poster Presentation Sessions. The three Best

Posters will be awarded Poster Prizes during the Congress. Posters should be 0.90m

wide X 1.80m high; the title and the authors should appear in bold lettering; the text

and illustrations should be readable form a distance of 2 meters.

 

http://www.escap-net.org/web Realizzata con Joomla! Generata: 16 January, 2007, 14:54

 


 

 

ESCAP - European Society for Child and Adoloscent Psychiatry

 

http://www.escap-net.org/web Realizzata con Joomla! Generata: 16 January, 2007, 14:54

 


 

 

 

 

 

IL NODO group

 

annuncia alcune iniziative formative di prossima realizzazione:

 

 

 

1. La 10a edizione del "SEMINARIO DI ARONA", la

versione italiana dei seminari residenziali Tavistock sulle relazioni di gruppo, che si svolgerà ad Arona (NO) dal 1 al 4 marzo 2007. Il Seminario, che come nelle precedenti edizioni porta il titolo "AUTORITA' LEADERSHIP E INNOVAZIONE", è stato progettato in co-sponsorship dal Tavistock Consultancy Service di Londra, dal Consorzio IL NODO group di Torino e dal CESMA di Milano.

 

 

2. La 3a edizione del CORSO SPECIALISTICO IN SVILUPPO DEL'ORGANIZZAZIONE

secondo il Modello Tavistock: Tre Moduli di 4 giornate per manager,

dirigenti, consulenti e formatori, progettato in co-sponsorship dal

Tavistock Consultancy Service di Londra, dal Consorzio IL NODO group di

Torino e dal CESMA di Milano.

1° modulo: Milano, 16 / 19 gennaio 2004 - Introduzione al Modello Tavistock 2° modulo: Milano, 6 / 9 febbraio 2004 - La Vita dell’Organizzazione 3° modulo: Milano, 5 / 8 marzo 2004 - Consulenza e Management

 

 

Per informazioni o per ricevere le relative brochure in formato digitale o

cartaceo contattare:

 

 Mario Perini

maper@tin.it

 

o consultare la webpage del Nodo group

 

www.ilnodogroup.it

 

 

 
Il Cerchio - Onlus
Associazione Italiana di Gruppoanalisi
Aderente a C.O.I.R.A.G
Sede Centrale: v.le Tiziano 19 Roma
 
MOVIMENTI DEL TRANSFERT E DEL CONTROTRANSFERT IN SETTING GRUPPALI
Cortona  (Ar) - Convento di S. Margherita  31.3.07 - 1.4.07
 
Il convegno vuole offrire un contenitore per un  confronto aperto di esperienze cliniche e di riflessioni metodologiche, incentrato sulle dinamiche di transfert, controtransfert e sui processi di identificazione proiettiva che avvengono in   situazioni di lavoro gruppale, in particolare nella supervisione, intervisione ed in contesti di formazione.
 
Per  informazioni,iscrizioni e prenotazioni:      
Segreteria IL CERCHIO-ONLUS   Sabato 06/3235744  338/2463723  e_mail: ilcerchio-onlus@libero.it
Dott. Dante Pallecchi     tel. 0577/364706  e_mail:  danplcc@inwind.it
oppure:  segreteria@ilcerchio-toscana
 
Il programma completo è presente sul sito www.ilcerchio-

toscana.it

 
 
 
 
 

 

Il tema sul quale il
‘Centro studi, ricerca e formazione sull’adolescente’ della S.I.P.Re. di Parma
concentra la sua ricerca nel 2007 è

ADOLESCENZA, GENERE, IDENTITA'

Abbiamo scelto di attraversare l’adolescenza gettando uno sguardo su di essa da un vertice osservativo particolare: il genere e la sessualità.

Come lo scorso anno, quando il punto di osservazione era stato quello conclusivo dell’adolescenza stessa ed il passaggio all’adultità, il metodo scelto consiste nel coagulare la riflessione ed il confronto attorno a quattro momenti seminariali, due nella primavera e due nell’autunno, di un’intera giornata, al sabato, che ci consentiranno di approfondire l’incontro fra noi e con gli ospiti che di volta in volta ci porteranno i loro contributi.

Che gli adolescenti incontrino, nella loro esigenza autodefinitoria, il ‘nuovo corpo’ con la sua morfologia e con le sue spinte, con i suoi mutamenti e con la conseguente relazionalità, è pacifico. La questione intrigante invece è: ‘che ne fanno di questi incontri?’ E qui, in ordine alla sessualità, come e forse più che in altri ambiti, il panorama delle risposte che concretamente vediamo attuarsi da parte delle ragazze e dei ragazzi di oggi è estremamente variegato collocandosi in modo non necessariamente dicotomico.

Siamo cioè oramai oltre l’ammorbidimento della tradizionale differenziazione maschio-femmina con i suoi stereotipi sempre più in disuso, ma non certo scomparsi. Siamo alla decostruzione del genere? Siamo all’autocentratura psicologica del proprio stile di genere? Siamo alla relativizzazione del determinismo biologistico? Di questo e di altro parleremo quest’anno.

3 Marzo 2007
Vittorio Lingiardi
Sesso e genere: teoria e clinica
Ore 10-17

Al mattino il prof. Lingiardi ci illustrerà in chiave storico-critica il particolare rapporto che la psicoanalisi ha intrattenuto nel tempo con le questioni legate al genere, fra presupposti eterosessisti e maschilismo, per giungere infine alle posizioni più recenti di esponenti anche illustri del mondo psicoanalitico (Kernberg, Mitchell, Dimen, etc) che hanno proposto modelli decisamente più aperti anche alla luce dell’incontro con culture fortemente critiche e aperte come quella femminista ed il post-modernismo.
Discuteremo le principali posizioni attuali con particolare attenzione all’età adolescenziale.
Il pomeriggio verrà discusso un caso clinico di un adolescente portato da uno dei partecipanti che esemplificherà le tematiche presentate al mattino.

Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, è Professore Straordinario presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università «La Sapienza» di Roma, dove insegna “Fondamenti di psicopatologia generale” (laurea triennale) e “Valutazione testologica e diagnosi” (laurea specialistica).
Nato a Milano nel 1960, è psicoanalista del Centro Italiano di Psicologia Analitica, CIPA (affiliato all’International Association for Analytical Psychology, IAAP) e membro dell’International Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy (IARPP).
Dal 1988 al 1998 ha lavorato come psichiatra presso l’Ospedale San Raffaele di Milano.
Nel 1987-88 e nel 1995 ha trascorso periodi di formazione negli Stati Uniti e in Canada presso la Menninger Clinic (Topeka, Kansas), Chestnut Lodge Clinic (Rockville, Maryland), McGill University (Montreal, Canada).

La sua attività scientifica e di ricerca si svolge principalmente sui seguenti temi:
1.      Diagnosi e valutazione della personalità e dei suoi disturbi
2.      Valutazione qualitativa e quantitativa dei meccanismi di difesa (DMRS) dell’alleanza terapeutica (WAI, CALPAS, IVAT) e del funzionamento della personalità (SWAP-200 Adulti e Adolescenti)
3.      Identità di genere e orientamento sessuale
4.      Nuovi media e disagio psichico: psicopatologia delle realtà virtuali

26 Maggio 2007
Elena Riva
La costruzione dell’identità di genere in adolescenza
Ore 10-17

Al mattino la dott.ssa Riva, che nel gruppo del ‘Minotauro’, prestigioso centro milanese per l’adolescenza, si occupa da molti anni delle tematiche relative al genere, ai disturbi alimentari ed alle condotte antisociali, ci illustrerà gli sviluppi più recenti della sua ricerca relativa alle connessioni fra il genere ed alcune problematiche adolescenziali specificamente maschili o femminili.
Al pomeriggio sarà invece presentato, a cura dei partecipanti, un caso clinico che consentirà una concretizzazione esemplificativa di quanto proposto al mattino.

Elena Riva, Psicologa e psicoterapeuta, svolge attività clinica con adulti e adolescenti.
Ha collaborato con diverse istituzioni, fra cui il Centro di Psicologia clinica della Provincia di Milano e il Villaggio della Madre e del Fanciullo. Attualmente coordina presso il Minotauro il gruppo di lavoro che si occupa dei disturbi del comportamento alimentare, è consulente del Ministero di Grazia e Giustizia nell’area penale minorile e svolge attività didattica, di formazione e supervisione, in particolare nell’area della psicodiagnosi.
Ha pubblicato articoli e volumi sulla psicologia dell’adolescenza, sulle problematiche  dell’adolescenza e sulla psicodiagnosi.
Fra di esse ricordiamo:
Adolescenti in crisi, genitori in difficolta'
con G. Pietropolli Charmet
Franco Angeli, Milano 1995
Figli a scuola, Franco Angeli, Milano, 1997
Adolescenti trasgressivi. Le azioni devianti e le risposte degli adulti,
con A. Maggiolini
Franco Angeli, Milano 1999
L'adolescente fra realtà e fantasma
con M. Aliprandi e A. Bassetti
Franco Angeli, Milano 2001

I seminari si svolgono a Parma, presso il Centro SIPRe, in Strada della Repubblica, 61, dalle 10 alle 17 del sabato.

Il costo di partecipazione ad ogni seminario è di 50 Euro + Iva (30 + Iva per soci e studenti SIPRe).

L’iscrizione all’intero ciclo di seminari è di 150 Euro + Iva (90 + Iva per soci e studenti SIPRe)

Viene richiesto l’accreditamento ECM, per ogni seminario, per medici e psicologi.

Il numero di partecipanti è limitato a 30 persone ed è quindi necessaria l’iscrizione mediante il sito www.sipreonline.it

Info: centrodiparma@sipreonline.it, tel. 0521.533873, fax: 0521.204456


 

 

 

Centro Torinese di Psicoanalisi - Societa' Psicoanalitica Italiana

 

 

**Quando finisce un'analisi? Riflessioni sul concetto di malattia e guarigione nella cura psicoanalitica**

 

5 Seminari pubblici:

 

 

1 - Sabato 17 febbraio 2007, ore 9,00 - 13,00

Eugenio GABURRI: *L'elaborazione del lutto della fine dell'analisi e la

disidentificazione*

 

2 - Sabato 3 marzo 2007, ore 9,00 - 13,00

Antonio IMBASCIATI: *Malattia e Societa': il disagio psichico e la salute*

 

3 - Lunedi' 16 aprile 2007, ore 21,00 - 23,45

Paolo ROCCATO: *La collusione verso un unico soggetto*

 

4 - Sabato 19 maggio 2007, ore 9,00 - 13,00

Roberto SPEZIALE BAGLIACCA: *Alcuni punti di svolta irrinunciabili perche' si possa dire che un'analisi e' conclusa. Annotazioni per un dibattito*

 

5 - Lunedi' 11 giugno 2007, ore 21,00 - 23,45

Massimo Vigna-Taglianti: *Istantanee, fotogrammi e filmini di famiglia: le trasformazioni narrative del campo come ''segnaletica'' del percorso

analitico*

 

 

SEDE: Hotel Concord, Via Lagrange, 47 - Torino (a due passi dalla Stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova)

 

ISCRIZIONI: in loco, 15 minuti prima dell'inizio

 

COSTO di ogni singolo seminario:

Euro 50,00

Studenti: Euro 25,00

 

Accreditamento ECM in corso, per l'intero ciclo di seminari come unico Evento formativo

 

Informazioni:

Centro Torinese di Psicoanalisi

Tel.: 011882661

e-mail: psictp@infinito.it

 

Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali – I.P.R.S. Roma

 

Prima Comunicazione

 

Convegno

L’adolescenza “liquida”

Nuove identità e nuove forme di cura

 

Roma, 28 Maggio 2007 – Residenza di Ripetta

 

L’IPRS di Roma sta organizzando un Convegno/Giornata di Studio sui “nuovi adolescenti”, di cui si dà qui una prima comunicazione. Nei prossimi giorni seguirà il programma dettagliato con il panel dei relatori e dei temi trattati. Si presenta qui di seguito il tema sul quale si vorrebbe concentrare l’attenzione dei lavori e dei partecipanti.

 

Per informazioni:

Dr Arturo Casoni

Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (I.P.R.S.)

Passeggiata di Ripetta, 11

00186 Roma

Tel. +39 06 32652401

Fax: +39 06 32652433

Email: iprs@iprs.it

Web: www.iprs.it

 

Presentazione del convegno

Da più parti vengono segnali di un profondo cambiamento in atto che riguarda il mondo degli adolescenti. Le ultime generazioni di giovani, coerentemente con le modificazioni prodotte nella società, presentano delle specificità che gli studiosi - in particolare i sociologi della condizione giovanile - identificano con termini quali personalità “patchwork” (G. Razeto), “post-moderna” (M. Featherstone),  “a palinsesto” o “liquida” (Z. Bauman).

Il venir meno di certezze consolidate, se da una parte ha determinato un accrescimento del senso di precarietà dell’individuo, dall’altra ha trasformato il campo delle sue appartenenze, non più caratterizzato dall’esclusività ma dalla pluralità e dalla mobilità. Ciò vale sia per le appartenenze della sfera privata sia per quelle della sfera sociale. Si pensi alla “provvisorietà” della famiglia, così frequentemente segnata da separazioni, divorzi, ricostituzioni, e alla conseguente rarefazione della funzione genitoriale; alla liberalizzazione e moltiplicazione delle esperienze affettivo-sessuali, talvolta ridotte a “piacere da consumare” per mancanza di codici affettivi; sull’altro versante, all’impossibilità di prevedere un percorso lavorativo non “precario” e alla imprevedibilità del proprio futuro economico, con gli ovvi effetti sulla solidità identitaria.

La conseguente frammentazione (o fluidificazione) dell’identità, lungi dall’essere interpretabile come mera patologia, rappresenta anzi una conditio sine qua non per l’adattamento alle mutate esigenze sociali. Ma, inevitabilmente, espone i nuovi soggetti a nuove forme di disagio, e talvolta a forme nosografiche che segnalano questi cambiamenti.

A questo scenario si aggiunge l’influenza esercitata dai mass-media e dalla comunicazione tecnologica (internet, video-giochi, chat, telefoni cellulari, moltiplicazione dei canali tv, ecc.), che ha introdotto la presenza virtuale dell’altro, e che sta producendo delle modificazioni nella rappresentazione cognitiva ed affettiva dello spazio relazionale. Gli adolescenti del 2000 sono a pieno titolo la prima generazione che è stata culturalmente “nutrita” fin dalla nascita con media elettronici.

L’esiguità del carattere direttamente ‘esperienziale’ della vita, e del suo aspetto relazionale-affettivo in particolare, talvolta quasi ridotto soltanto al virtuale, produce profonde esperienze di solitudine e di “povertà” affettiva, spesso non riconosciute come tali. Le competenze di interazione che gli strumenti tecnologici offrono, se non ben integrate con le altre, si manifestano come inefficaci nel momento dell’incontro, dello scambio vis a vis. Alle competenze nel campo della comunicazione tecnologica, si associa una non competenza rispetto alla dimensione emotiva. Assistiamo ad una sorta di analfabetismo emotivo-affettivo in cui la mancanza di codici per riconoscere la “presenza dell’altro” e gestire le emozioni/affetti espone a rischi che alcuni autori definiscono di deumanizzazione  dell’universo relazionale.

La condizione adolescenziale, per le sue caratteristiche intrinseche di vitalità e precarietà, segnala con intensità particolarmente evidente l’impatto che le trasformazioni socio-culturali producono sui soggetti, e l’adolescenza diviene in questo scenario la “popolazione target” per poter indagare gli sviluppi sociali futuri nella sua totalità, quindi una sorta di indicatore di “disagio della modernità”.

La dilatazione parossistica della durata dell’adolescenza è un segnale chiaro in questa direzione: la società si sta “adolescentizzando”.

 

I segnali estremi in questo senso possono andare dalla straordinaria prevalenza di forme psicopatologiche come i casi di psicosi, borderline e i disturbi gravi dell’identità in adolescenza, ai comportamenti devianti e violenti degli adolescenti delle seconde e terze generazioni di immigrati, così come si sono manifestati ad esempio nelle banlieu parigine.

 

L’emergere di nuove forme di disagio adolescenziale, non sempre inquadrabili all’interno delle classiche categorie diagnostiche della psicopatologia, impone d’altra parte un ripensamento degli stessi interventi rivolti al mondo degli adolescenti, sia sul piano prettamente clinico sia su quello psico-sociale. Come è ormai riconosciuto da molti, le forme di disagio adolescenziale richiedono un “progetto terapeutico” articolato, di rete, sia individuale sia di accoglimento sociale.

Gli approcci tradizionali agli interventi di prevenzione e di cura si rivelano spesso inefficaci ad intercettare e ad intervenire sulla nuova realtà del disagio. Molto spesso gli interventi non sono in grado di riconoscere e far leva sugli aspetti positivi ed evolutivi delle nuove identità adolescenziali, e vi è una tendenza alla “patologizzazione” della modificazione socio-culturale in atto.

 

Partendo da queste considerazioni, negli ultimi anni si assiste ad un rilevante sforzo da parte degli operatori per trovare nuove modalità di contatto con gli adolescenti.

 

Tradizionalmente la psicoanalisi, per ragioni legate al suo apparato teorico e alla sua storica pratica clinica, è stata il modello di riferimento, sia interpretativo sia di intervento, riguardo alla “crisi” adolescenziale. Basti considerare il concetto centrale di breakdown teorizzato da Laufer nel 1975.

E d’altro canto la psicoanalisi, in un certo senso, ha subito modificazioni in alcuni suoi paradigmi a partire dalle osservazioni innovative che sortivano dallo studio dell’adolescenza, mostrando così tutta la sua vivacità e plasticità di fronte ai nuovi stimoli.

Inoltre, la centralità di questo modello ha posto le basi per una innovazione che non ha riguardato solo il setting psicoterapeutico, ma che si è estesa anche a setting extra clinici. In particolare, il contributo della clinica psicoanalitica risulta prezioso a quanti operano nel campo degli interventi di comunità per la promozione del benessere; interventi che, proprio perché individuano nei gruppi adolescenziali un target privilegiato, necessitano di parametri teorici di riferimento che consentano all’operatore di inquadrare correttamente le complesse dinamiche attivate dal rapporto con l’utenza adolescenziale.

E’ questa la ragione per la quale è doveroso dare ampio spazio a questo modello di interpretazione dell’adolescenza, così come viene fatto in questa occasione.

 

Il convegno intende affrontare la complessità dei temi sopra accennati, secondo un percorso di lavoro che, partendo dall’analisi sociologica delle nuove forme di esistenza e di disagio, dà poi voce a vertici di osservazione e riflessione diversi, tutti però unificati dal lavoro con gli adolescenti. 

L’ampio spazio lasciato alla fine delle sessioni di lavoro (discussione e tavola rotonda) ha lo scopo di favorire l’intersezione e l’articolazione tra le varie prospettive.

Le due sessioni di lavoro nelle quali si struttura il percorso non presentano una progressione lineare dalla teoria alla pratica, ma piuttosto un andamento circolare caratterizzato dal continuo rimando tra elaborazione teorica, ricerca sulle problematiche adolescenziali ed esperienza operativa. La scelta dei relatori nasce, dunque, dall’esigenza di instaurare un confronto a più voci tra clinici, ricercatori ed operatori (ovviamente con tutte le sovrapposizioni che vi possono essere tra questi tre ruoli). L’obiettivo cui si mira è quello di instaurare un circolo virtuoso tra clinica, ricerca ed intervento sociale, che possa servire da modello non solo nella riflessione intorno all’adolescenza, ma anche nella programmazione delle politiche sanitarie per questa delicata fascia d’età.

La tavola rotonda finale, con il suo focus sull’identità dei nuovi adolescenti, torna al dato sociologico iniziale, cercando di arricchirlo con l’esperienza di chi quotidianamente si confronta con le nuove soggettività.

 

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Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (I.P.R.S.)

Passeggiata di Ripetta, 11

00186 Roma

Tel. +39 06 32652401

Fax: +39 06 32652433

Email: iprs@iprs.it

Web: www.iprs.it

 

 
Associazione Italiana Psicologia Analitica Sezione di Milano

PROGRAMMA ATTIVITA’ CULTURALE 2007 SEMINARI DI APPROFONDIMENTO DELLA PSICOLOGIA ANALITICA DI C.G., JUNG DI ARGOMENTO TEORICO, CLINICO, CULTURALE Responsabile del corso Dott. Antonio Vitolo presidente Consiglio Direttivo AIPA

I seminari culturali propongono, com’è tradizione della Sezione Milanese, psicanalisti di orientamento junghiano e freudiano. Il programma di questa sessione prevede: * l’approfondimento di due temi teorico clinici oggetto di recenti pubblicazioni * un ciclo di incontri sul tema della consultazione , argomento determinante nell’attività clinica CALENDARIO DELLE ATTIVITA’

5 maggio 2007 INCONTRI CON L’AUTORE mattino ore 9.30 Pierclaudio Devescovi “Jung e le Sacre Scritture – Clinica e teologia” edizioni Vivarium 2006

L’autore, psicologo analista didatta Aipa, presenterà le tesi contenute nella pubblicazione insieme al Prof. Stefano Carta, psicologo analista e past president Aipa.

 pomeriggio ore 14.00 Maria Cristina Barducci “Il velo e il coltello - L’aggressività femminile tra cura e cultura” edizioni Vivarium 2006

 L’autrice, psicologo analista didatta Aipa, presenterà le tesi contenute nella pubblicazione insieme alla Dr.ssa Anna Panepucci, analista didatta Aipa.

19 maggio 2007 LA CONSULTAZIONE NELL’ETA’ EVOLUTIVA

mattino ore 9.30 dr.ssa Anna Michelini Tocci, psicologo analista didatta AIPA “Lo spazio per i genitori nel lavoro diagnostico e terapeutico con i bambini”

pomeriggio ore 14.00 dr.ssa Anna Michelini Tocci, psicologo analista didatta AIPA, “Un modello per l’attività dello spazio di consultazione nell’età evolutiva”

 23 giugno 2007 LA CONSULTAZIONE NELL’ADOLESCENZA

mattino ore 9.30 dr. Gianni Nagliero, psicologo analista didatta AIPA “Patti chiari e psicoterapia lunga. Ovvero l’importanza del setting nella psicoterapia dell’adolescente”

 pomeriggio ore 14.00 dr. Gianni Nagliero, psicologo analista didatta AIPA, “Buona fine se buon principio. Ovvero ancora l’importanza del setting nella terapia dell’adolescente”

30 giugno 2007 mattino ore 9.30 dott. Pietro Rizzi, psicanalista SPI , “ Cinema e momenti clinici: commenti e giochi interpretativi

INFORMAZIONI GENERALI

Destinatari: Psicoterapeuti, sia medici che psicologi afferenti ai rispettivi Albi professionali Metodologia di lavoro: lezione magistrale del relatore a cui seguiranno interventi preordinati di colleghi esperti della materia e la discussione di approfondimento con i partecipanti Quota di partecipazione: 220,00 euro per gli iscritti AIPA e 300,00 euro per gli esterni per l’intero ciclo di seminari con l’accreditamento ecm. I posti disponibili con accredito ecm sono 25 E’ possibile partecipare senza ricevere la certificazione ecm ai seminari: il costo di ogni giornata è di 60 euro Per studenti e tirocinanti la partecipazione è gratuita Per iscriversi all’intero evento occorre compilare la scheda d’iscrizione che segue e spedirla preferibilmente per e-mail a aipamilano@tiscali.it, indicando gli estremi del versamento oppure per posta prioritaria o fax all’AIPA , corso Vercelli 11- 20144 Milano- fax n. 02- 48.15.937, allegando la copia del bonifico bancario intestato a Aipa- Banca INTESA via V. Monti, 21- ABI 3069, CAB 9503, c/c 86283770/131 Le iscrizioni sono aperte dal 20 febbraio 2007 Si consiglia a chi è interessato alla certificazione ecm, dato il limitato numero di posti disponibili, di iscriversi per tempo SEGRETERIA ORGANIZZATIVA * Dott. Luca Colombo - e-mail: lucacolombo@libero.it * Aipa sede di Milano, Corso Vercelli 11 – e-mail: aipamilano@tiscali.it LUOGO DI SVOLGIMENTO DELL’EVENTO: Istituto S. Carlo, corso Magenta, 71, MILANO Il programma è stato approvato dal Consiglio di Sezione dell’AIPA di Milano e sottoscritto dal Presidente Nazionale dott. Antonio Vitolo. Il programma è stato accreditato alla Commissione Ecm con una ’assegnazione di 23 crediti formativi.

 

Psicoanalisi Contro - Scuola Gindriana Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali

Corso di aggiornamento EDUCARE ALLA GENITORIALITA'

15 crediti E.C.M. per Medici e Psicologi Roma 1

8 aprile - 24 aprile - 2 maggio - 9 maggio 2007

dalle 16.00 alle 20.00 IPRS - Passeggiata di Ripetta, 11

Coordinatori del corso Pietro De Santis, Giuseppe Inneo

Segreteria organizzativa Ilaria Lotti, Eleonora Rossetti - IPRS Passeggiata di Ripetta 11 - 00186 Roma Tel.: 06-32652401 Fax: 06-32652433 e-mail: iprs@iprs.it

Dalle statistiche più recenti (Ministero della Pubblica Istruzione, Eurispes ecc.) emerge che la dispersione scolastica nella scuola dell’obbligo non rappresenta più il metro adatto per misurare l’incidenza del disagio sociale sui bambini. I segnali che bisogna poter intercettare affinché l’opera educativa, nel suo complesso, raggiunga il risultato di favorire una crescita sana ed equilibrata possono essere caratterizzati da: - comportamenti “problematici”; - disturbi alimentari; - deficit dell’attenzione; - iperattività; oppure, da altre tipologie di comportamento che emergeranno affinando gli strumenti dell’osservazione. Sulla genesi di tali disturbi si propongono svariate teorie, ma tutte concorrono nell’affermare che il clima di distensione o di stress, di cui si gode in famiglia, risulta elemento decisivo. Per contro la violenza in famiglia è uno dei grandi problemi della nostra cultura, come narrano i miti, le favole, le storie, che hanno i bambini come protagonisti e raccontano le ambivalenze del mondo adulto nei confronti dell’infanzia. All’immagine della violenza in famiglia si contrappone l’immagine “riflessa” della violenza esibita dai ragazzi al di fuori di essa, che andrà letta come risposta al disagio esperito in casa. Se vogliamo inserire i problemi dei minori nella più ampia problematica del disagio familiare, diviene opportuno porre quest’ultima in relazione ai rapidi cambiamenti sociali: il sovraccarico funzionale e forse anche emotivo, determinato da un’adolescenza sempre più lunga e dal ritardato ingresso dei giovani nell’età adulta, richiede una riorganizzazione dei tempi e dei compiti all’interno alla famiglia, aggiungendo un fattore di instabilità che viene parzialmente a ricadere sulla scuola, cui i genitori sempre più spesso chiedono aiuto per avere chiarimenti e sostegno nella propria funzione educativa. Certamente, il riconoscimento dei sintomi del disagio da parte della scuola risulta emblematico; nel contempo esso deve dare l’avvio a nuovi tentativi di risoluzione, alternativi a quelli che consistono nell’investire la famiglia della responsabilità di “cura”, giacché è lo stesso ambiente famigliare a causare il disagio. Accreditato di 15 punti E.C.M. per psicologi e medici L'evento formativo è accreditato E.C.M. per medici e psicologi (15 punti), ma il percorso formativo è adatto anche ad insegnanti ed educatori. Le iscrizioni, a numero chiuso (50 posti), si effettuano mediante prenotazione telefonica al numero della segreteria dell’IPRS. Iscrizioni € 100,00 (iva inclusa); associati AUPI € 50,00; udirori (senza crediti ECM) € 20,00

 
 
 
 
 

 

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Responsabile editoriale: Giuseppe Leo