Napoli, 23.06.2008
"I PERCORSI DELL'ATTACCAMENTO NORMALE E
PATOLOGICO:DIAGNOSI E INTERVENTO
";
Sede:
NAPOLI ISTITUTO ITALIANO STUDI FILOSOFICI
;
Info:
segreteria@ordpsicamp.it
Fees= n.d.
Giornata di studio
Napoli- Ordine degli Psicologi della Campania
I PERCORSI DELL'ATTACCAMENTO NORMALE E
PATOLOGICO:DIAGNOSI E INTERVENTO
Abstract
Nella giornata di studio verranno presentati i
principi della teoria dell’attaccamento evidenziandone l’utilità per lo
studio e la cura delle psicopatologie in età infantile e in età adulta.
Saranno analizzate le strutture di personalità che emergono da cure
genitoriali carenti o distorte e verranno discussi i processi di
formazione dei modelli mentali dell’attaccamento dall’infanzia all’età
adulta nonché la loro influenza sulla qualità della relazione con il
partner e, all’interno della famiglia, con i figli.
Saranno presentati alcuni strumenti di diagnosi
dell’attaccamento normale e patologico quali il Separation Anxiety Test
e il Relationships Questionnaire con un training sul loro utilizzo.
Obiettivi generali
La giornata di studio intende promuovere
l’approfondimento delle più recenti acquisizioni nell’ambito della
Teoria dell’Attaccamento di John Bowlby e si propone di sviluppare
capacità specifiche e competenze concrete per la valutazione delle
alterazioni patologiche delle relazioni affettive.
Obiettivi specifici
Nella giornata di studio verranno fornite
le basi per l’utilizzo di alcuni degli strumenti diagnostici sviluppati
nell’ambito della teoria dell’attaccamento. Verranno proposte metodiche
per la valutazione delle tipologie dell’attaccamento in età infantile e
per la diagnosi dei disturbi collegati alla relazione madre-bambino.
Verrà presentato uno strumento semi-proiettivo per la misura dell’ansia
da separazione sia nei bambini che negli adulti, e verrà fornito uno
strumento per l’ individuazione degli stili relazionali all’interno
della coppia. Verranno discussi alcuni disturbi della personalità in
termini di patologie dell’attaccamento.
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Padova, 21.06.2008 "LO
SPAZIO E IL TEMPO NELL'ADOLESCENTE, LO SPAZIO E IL TEMPO PER
L'ADOLESCENTE NELLA PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
";
Sede:
PADOVA,
POLICLINICO UNIVERSITARIO - AULA "VESALIO", VIA N. GIUSTINIANI 2
;
Info:
sipp@mclink.it
Fees= euro 120,00
Convegno
“Lo
spazio e il tempo nell’adolescente, lo spazio e il tempo
per
l’adolescente nella psicoterapia psicoanalitica”
Sabato,
21 Giugno 2008
Policlinico Universitario, Aula “Vesalio”
Padova,
Via N. Giustiniani 2
Mattina:
Otre
8.30 Registrazione partecipanti e iscrizioni
Ore
9.00 Saluto del Presidente della SIPP Prof. Mario Fiore (Socio
Ordinario con FT SIPP)
Saluto
del Segretario Scientifico della SIPP Dott.ssa Maria Luisa Califano
(Socio Ordinario SIPP)
Ore
9.45 Relazione del Prof. Philippe Jeammet, (Psicoanalista,
Psichiatra) “Lo spazio e il tempo nell’adolescente: rappresentazioni
e trasformazioni tra realtà interna e realtà esterna”
Ore
11.00 Break
Ore
11.15 Relazione della Dott.ssa Marysa Gino (Socio Ordinario SIPP),
“La funzione del setting nella riformulazione del preconscio in
adolescenza”
Ore
12.30 Dibattito con i relatori
Ore
14.00 Pausa pranzo
Pomeriggio:
Ore
15.00 Relazione della Dott.ssa Silvana Valle (Socio Associato
SIPP), “Portici inattuali:
brevi
percorsi psicoterapeutici in un servizio per adolescenti”
Ore
16.15 Relazione della Dott.ssa Natalia Campana (Socio Associato
SIPP), “Adolescenza:
trasformazione e cambiamento”
Ore
17.30 Dibattito con i relatori
Ore
19.00 Compilazione del questionario ECM
Ore
19.30 Conclusione dei lavori
CURRICULA DEI RELATORI
Curriculum
Prof. Philippe Jeammet
-
E’
Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Adolescente e del Giovane
Adulto dell’Istituto Mutualiste Montsouris di Parigi.
-
E’ Presidente dell’Ecole des Parents et des Educateurs dell’Ile de
France.
-
E’ stato
Presidente della Società Europea di Psichiatria del Bambino e
dell’Adolescente.
-
E’
Direttore del Servizio di Psichiatria del’Hopital International de l’Universitè
di Parigi.
-
E’
Presidente della Società Internazionale di Psichiatria dell’Adolescenza
(I.S.A.P.)
-
E’
Professore di Psichiatria presso l’Università di Paris VI.
-
E’ Psicoanalista dell’International
Psychoanlytical Assocition (I.P.A.)
Relazione:
“Lo
spazio e il tempo nell’adolescente: rappresentazioni e trasformazioni
tra realtà interna e realtà esterna”.
Abstract
L’adolescenza è per eccellenza il periodo della vita nel quale si
verificano complesse trasformazioni somato-psichiche.
L’adolescente, alle prese con rilevanti cambiamenti corporei e con
riattivazioni pulsionali, ma anche con nuovi movimenti pulsionali, deve
affrontare un delicato e spesso difficile processo di integrazione
psichica che tenga conto di questi cambiamenti e movimenti. In questo
processo una funzione di rilievo assume la dimensione
spazio-temporale.
Quale
spazio interno è necessario perché avvenga una buona integrazione? E
cosa accade se viene a mancare un sufficiente spazio elaborativo e
integrativo? Inoltre: in che modo la realtà esterna può in misura
maggiore o minore contribuire a questo processo? Quale funzione, in
particolare, può svolgere lo spazio esterno rappresentato dal gruppo dei
coetanei e quali rappresentazioni interne di quest’ultimo sono
possibili?
La
relazione, attraverso la presentazione di materiale clinico, si propone
di esplorare e approfondire queste tematiche alla luce dei principali
orientamenti di pensiero.
Particolare attenzione viene posta anche alla dimensione temporale
affrontata nella sua intrinseca connessione con quella spaziale.
Relazione di M. Gino:
“La
funzione del setting nella riformulazione del preconscio in adolescenza”
Abstract
“In
adolescenza il mondo interno tende a divenire un mondo allargato nella
realtà.
Perciò
l’inconscio, cui non appartengono le categorie dello spazio e del tempo,
si espande, mettendo in crisi le coordinate spaziot-temporali che fanno
parte dell’esame di realtà. Ciò crea un urto ed una difficile
contrattazione tra le richieste dell’inconscio e la realtà esterna che
presenta comunque la sua ineluttabilità.
In
questo frangente, una relazione terapeutica di qualità psicoanalitica,
che in se stessa comprende la funzione ed il significato psicoanalitico
del setting, deve adeguarsi a quanto la realtò psichica dell’adolescente
può tollerare.
Il
setting fornisce gradualmente gli strumenti per una riformulazione delle
funzioni del preconscio, con la ricontrattazione e la revisione dei
significati delle fantasie infantili, che vengono in partte disinvestite
ed in parte realizzate mediante trasformazione dei loro significati che
possono inserisri nel flusso temporale.
La
funzione della mente pensante del terapeuta e la sua empatia
psicoanalitica, possono consentire all’adolescente in terapia di far
emergere creativamente la nuova contrattazione interna e fornire il
tempo interno necessario per riconsiderare il tempo reale come una
progettuale conquista.”
Relazione di Silvana Valle :
“Portici
inattuali: brevi percorsi psicoterapeutici in un servizio per
adolescenti”
Abstract
Il testo
propone scorci di percorsi di consultazione all’interno di un progetto,
poi diventato un servizio per l’adolescente, evidenziando il fecondo
innesto dell’ascolto psicoanaliticamente orientato con i singoli
adolescenti, nello spazio istituzionale a loro dedicato.
Tale
spazio, plasmato anche dall’adolescente, si presta a diventare luogo di
riconoscimento individuale e gruppale,d’iniziale integrazione e
consapevolezza di sé.
Come in
un gioco gestaltico figura-sfondo, a seconda dei problemi presentati e
della modalità di fare relazione dell’adolescente, a volte è la
configurazione ambientale a diventare promotrice di cambiamento, a volte
è la relazione con il consulente che assume la centralità e la
reciprocità di un vero e proprio contratto terapeutico.
Relazione di Natalia Campana:
“Adolescenza:trasformazione e cambiamento”
Abstract
Attraverso materiale clinico si proporrà la discussione intorno ad
alcuni aspetti:
-
trasformazione
del corpo,
-
cambiamento in continuità con l’infanzia,
-
trasformazioni e cambiamenti a partire dall’adolescenza.
Se
possiamo pensare all’adolescenza come un tempo che segue le esperienze
infantili e che pertanto le rivede, rielabora e reintegra in un nuovo
assetto fisico e psichico, dobbiamo anche considerare l’adolescenza come
un tempo a sé, in cui nuovi processi prendono avvio. I recenti studi di
neuroscienziati come Jay Giedd ci chiedono di considerare aperto il
processo di sviluppo proprio in considerazione del fatto che non tutto è
già avvenuto nell’infanzia, e che gli avvenimenti dell’adolescenza
possono produrre altrettante dannose conseguenze nello sviluppo, ben
visibili in pazienti adulti.
Dice
Jacobs: “Sebbene, chiaramente, la nevrosi adolescenziale attinga…dai
conflitti e dalle formazioni di compromesso, dei periodi precedenti,
deve essere anche compresa come un’entità separata, nuova e diversa,
formata non solo dalla brace delle vecchie lotte nuovamente risvegliate,
ma dalle singolari forze psicologiche e biologiche che entrano in gioco
e che influenzano la personalità in questo momento particolare della
vita.
Quando parliamo degli effetti dell’adolescenza su un dato individuo è
comunque, importante valutare il ruolo che ciascuna delle sue fasi ha
giocato nell’insieme del quadro clinico
”
|
Brescia, 9.06.2008 "LA
SFIDA DEGLI INTERVENTI PRECOCI
";
Sede:
IRCCS CENTRO SAN GIOVANNI DI DIO - VIA PILASTRONI, 4 -
BRESCIA
;
Info:
obonometti@fatebenefratelli.it
Fees=
n.d.
CONVEGNO
LA
SFIDA DEGLI INTERVENTI PRECOCI
9
GIUGNO 2008
Sala
Fra Giovanni Maria Alfieri
IRCCS
Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli
Via
Pilastroni, 4 – Brescia
PROGRAMMA
Moderatori: Dott.ssa R. Pioli, Dott. G. Rossi
9,00 Registrazione dei partecipanti
9,30 Saluti e apertura dei lavori
9,45 La sfida degli interventi precoci - prima
sessione
Prof. L. Cortese
11,00 Pausa Caffè
11,15 La sfida degli interventi precosi –
seconda sessione
Prof. L. Cortese
12,30 Discussione
13,00 – 14,00 Pausa pranzo
14,00 – 16,00 Tavola rotonda: presentazione e
discussione di casi clinici
Intervengono: Dott. G.B.
Tura
Dott. F.M. Saviotti (o suo sostituto)
Dott.ssa
C. Porteri
Discutono: Prof. L.
Cortese
Prof. P. Morosini
Dott. A. Materzanini
Dott. P. Valsecchi
16,00 – 16,30 Domande dei partecipanti
16,30 – 17,00 Compilazione questionari ECM e
chiusura evento
ABSTRACT
Convegno 9 giugno 2008
Il riconoscimento e la gestione delle
psicosi all’esordio è divenuto negli ultimi anno un obiettivo da
perseguire per molti clinici, ricercatori e anche per riformatori dei
servizi per la salute mentale.
Di recente si è raggiunta la
consapevolezza che una particolare attenzione alle fasi precoci della
malattia mentale può avere come risultato una riduzione della morbilità
e una migliore qualità di vita per i pazienti e i famigliari.
“L’ individuazione precoce e un
trattamento multimodale dei primi episodi, sono una priorità poichè
l’impatto psicosociale e probabilmente anche quello biologico può essere
minimizzato e l’esito migliorato (Royal Australian and New Zealand
College of Psychiatrist ).
La ricerca ha messo in evidenza dati
importanti: bisogni specifici dei giovani pazienti con psicosi
all’esordio, gli effetti iatrogeni delle terapie tradizionali e le
potenzialità di un’ampia gamma di interventi nella prevenzione
secondaria .
Intervento precoce significa ”prima di
quanto sia usuale” e implica la necessità di un cambiamento di
atteggiamenti e di pratiche per ricercare e applicare strategie
specifiche ed efficaci fondate sulle evidenze scientifiche.
La giornata di studio si pone
l’obiettivo di offrire un contributo in termini di ricerca, intervento
clinico e modello concettuale in un ambito che può essere definito
preventivo, nel senso di ridurre o prevenire la transizione alla
psicosi.
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Napoli, 6.06.2008 "PERVERSIONE
E PERVERSITÀ: RIFLESSIONI TEORICO CLINICHE
";
Sede:
NAPOLI,
ISTITUTO ITALIANO DEGLI STUDI FILOSOFICI, VIA MONTE DI DIO 14
; Info:
sipp@mclink.it ;
Fees= euro 70,00
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Palazzo Serra di Cassano - Napoli
Seminario Nazionale
Venerdi 6 Giugno 2008
Perversioni e perversità: riflessioni teorico cliniche
Programma
Ore
9,00 Saluto di Benvenuto
Ore 9,15 Introduzione dei lavori: Maria Luisa Califano, Membro
ordinario e Segretario Scientifico della SIPP
Chairperson: Luisa Perrone, Membro ordinario con F.T. SIPP
Ore 10,00 Orazio Costantino, Membro ordinario con F.T. SIPP
"Narcisismo e perversione".
Ore 11,00 Break
Ore 11,15 Sarantis Thanopulos, Didatta SPI
"La centralità del masochismo nella perversione"
Ore 12,15 Discussione sulle relazioni del mattino
Ore 13,15 Break
Ore 15,15 Maurizio Russo, Membro associato SIPP
“La scena primaria nella perversione”
Ore 16.15 Egidio T. Errico, Membro ordinario SIPP
“Il (non) lavoro dell'Io nelle perversioni e nelle perversità”
Ore 17.15 Discussione sulle relazioni del mattino
Ore 18.15 Somministrazione questionario
Ore 19.00 Chiusura dei lavori
Abstract delle relazioni
"Narcisismo e perversione"
Orazio Costantino
Nel lavoro si fa riferimento alla
soluzione perversa del narcisismo per la quale il soggetto individua una
zona "franca" tra la realtà e la fantasia dove nella indistinzione dei
due mondi ha modo di attribuire alla realtà i contenuti propri del suo
mondo immaginario. Egli individua così un oggetto che sintetizza
magicamente in sè gli elementi di una realtà parallela a quella reale.Perchè
ciò si realizzi il paziente deve sospendere il giudizio di esistenza
(vedi Freud) contravvenendo al principio di realtà rendendo fattuale nel
mondo esterno la presenza dei suoi oggetti non più percepibili perchè
assenti. Nel lavoro si fa riferimento
ad una linea di trattamento che tenda ad attivare la funziona
rappresentazionale del sogggetto a partire dal dato di realtà.
"La centralità del masochismo nella perversione"
Sarantis Thanopulos
L'autore pone il masochismo al centro della condizione perversa.
Diversamente da Freud che collega il masochismo primario alla pulsione
di morte l'autore considera il masochismo come condizione universale,
che ha il suo punto originario nel legame madre-bambino degli inizi,
quando la madre (la madre normalmene folle degli inizi, secondo A.
Green) tende a travolgere il figlio nel contesto della loro relazione
erotica. Esiste quindi un masochismo fisiologico, che può essere
descritto come capacità di perdersi nell'incontro con l'altro (perdersi,
per così dire, tra le sue mani), senza la quale nessun godimento sarebbe
possibile. Il masochismo patologico, invece, deriva da un eccesso di
invasività della madre, che determina un eccesso di difficoltà del
bambino a gestire in modo personale il proprio desiderio, di modo che il
perdersi nell'incontro con l'altro rischia di smarrire il suo
collegamento con il ritrovarsi in sé. La presenza di un masochismo
patologico rende a sua volta ingestibile la perdita dell'altro (che è
sempre anche perdita, mutilazione,di sé) complicando il vissuto di
castrazione e disturbando potentemente, ma non abolendola completamente,
la possibilità di assumerla simbolicamente dentro di sé. La perversione
(in tutte le sue varianti: masochismo, sadismo, voyerismo, feticismo,
necrofilia, esibizionismo) è sempre diniego della castrazione che è, al
tempo stesso, diniego della perdita dell'altro (vissuto come troppo
invadente, castrante per diventare oggetto di lutto). Sospeso tra morte
dell'altro e morte (castrazione) propria, il soggetto insegue un
godimento che piuttosto che affermare la vita sconferma la morte.
“La
scena primaria nella perversione”
Maurizio
Russo
Dopo
aver effettuato una disamina della letteratura selle perversioni, a
partire dal concetto freudiano di perversione come il negativo della
nevrosi fino alla teoria della Chasseguet- Smirgel e di Khan, l’Autore
mette in evidenza come nella dinamica della perversioni giochi un ruolo
di primo piano il vissuto legato ad una scena primaria arcaica e
persecutoria, sottolineando che la perversione non può essere
considerata una regressione e una fissazione ad uno stadio di sviluppo
primitivo, ma un ritiro, in bambini emotivamente carenziati, in un mondo
in cui la sessualizzazione riempie il vuoto persecutorio dell’angoscia,
al fine di preservare l’integrità e la coesione del sè. Attraverso due
vignette cliniche l’Autore descrive anche gli aspetti differenziativi
tra nuclei perversi e strutture perverse.
Il (non) lavoro dell'Io nelle perversioni e nelle perversità
Egidio Errico
L’autore descrive la struttura
dell'Io nei comportamenti perversi, nelle perversioni e nelle
perversità. Emerge che oggi qualsiasi riflessione sulle perversioni non
può prescindere dal considerare il ruolo che l'Io occupa e le funzioni
che assume nei comportamenti perversi e nelle organizzazioni stabili
delle personalità perverse e antisociali. Questo anche di particolare
importanza non solo per comprendere l’intera organizzazione della
personalità dei pazienti perversi, ma anche ii comportamenti perversi in
persone non perverse, o su gli atti perversi in persone non
necessariamente dominate dalla perversità. Il riferimenti a casi clinici
dimostra come tale approccio risulta rilevante anche ai fini
strettamente terapeutici.
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Roma, 20-21.06.2008
WORKSHOP" SOGNARE E RACCONTARE I SOGNI IN GRUPPO"
Sede:
SGAI V.PARIOLI,90
;
Info:
annalfe@libero.it ;
Fees= euro 120,00
Workshop" Sognare e
raccontare i sogni in gruppo"
Nei giorni di workshop sul dreamtelling, sognare e
raccontare sogni in gruppo, con Robi Friedman i partecipanti
verrano messi in grado di entrare in contatto con i loro sogni e i
loro processi inconsci e comprendere le differenze tra sognare e
raccontare i sogni,tra contenuti del sogno e processi
interpersonali attivati dal racconto dei sogni.
I partecipanti verranno messi in condizione di lavorare con i sogni in
gruppo, con modalità e tecniche differenti, sia in piccoli gruppi che in
gruppi più larghi .
L’approccio al sogno verrà intrapreso sul versante sia personale che
sociale. I partecipanti verranno messi in contatto con i sogni
utilizzando patterns (modelli) interpersonali. Verranno altresì
formati anche ad altri approcci al lavoro con i sogni (approcci non
interpretativi al sogno,come quello gestaltico,quello psicodrammatico,ecc.).
A conclusione Friedman metterà ogni partecipante in condizione
di verbalizzare,all'interno dei sogni raccontati, il
tema psichico centrale del sogno,il
pattern, inteso come movimento emotivo ricorrente
che può esser consciamente o inconsciamente rappresentato nel sogno e
aiuterà a riconoscere all’interno di tale pattern gli elementi che
stanno chiedendo un contenimento nel gruppo.
Social dreaming
Il Social Dreaming è una
tecnica di lavoro che risale agli inizi degli anni 80: fu proposta da
Gordon Lawrence, che sviluppò un approccio al gruppo basato sul concetto
di relazionalità, intendendo con ciò il modo in cui l’esperienza
ed il comportamento di un individuo sono ordinati da costrutti consci ed
inconsci del gruppo o dell’organizzazione che sono presenti nella sua
mente. Per questo motivo il Social Dreaming può essere utilizzato in
vari contesti: consulenza aziendale, corsi d’aggiornamento, congressi. I
momenti fondamentali del lavoro con i sogni in gruppo
sono: -la narrazione dei sogni dei
partecipanti; -le libere associazioni relative ai sogni; -amplificazioni
emotive e tematiche. Parte del lavoro del Social Dreaming implica la
ricerca di elementi comuni ai sogni dei partecipanti, con particolare
attenzione alla sequenza con cui i sogni vengono raccontati.
Il “Social Dreaming” utilizza il sogno per
comprendere meglio la realtà sociale dei partecipanti alle sedute, e non
hanno un fine terapeutico. Esso potrebbe essere definito come: “un
metodo di lavoro con i sogni, secondo il quale i sogni vengono condivisi
in un gruppo di persone che si riunisce per questo motivo. Durante le
sedute, i partecipanti presentano sogni che sono offerti al gruppo in
modo che sia possibile stabilire legami e connessioni”. (Armstrong,
1998; Lawrence, 1998a)
Robi Friedman
Prof Friedman vive ad Haifa. Lavora e
insegna alla "Tecnion", il centro di ricerca più avanzato in Israele.
Si è laureato in Israele e specializzato
presso l’Università di Zurigo(
Ph.d. in Psychology)
È Co-fondatore dell’Istituto Israeliano
di Gruppo-analisi.
È Visiting lecture presso l’Università di Haifa
È stato membro del Comitato Direttivo IAGP.
E’ Senior Supervisor in
Psicoterapia e Psicodiagnosi per l’Association for Clinical
Psychologists
È co-fondatore (2001) del Psychotherapy Mikbatz, the Israel Journal for
Group Therapy
È Co-editor del Journal “Group Analysis”.
È
stato membro del Comitato Organizzatore IAGP (International Ass. of
Group Psychotherapy) per il convegno di Jerusalem nel 2000
Si è specializzato rispetto ai sogni che vengono
portati nei gruppi, nell'elaborarli, nello studio di come questi sogni
vengono raccontati e resi fruibili per il gruppo.
Tiene seminari presso numerose università europee.
È autore di numerosi articoli e libri.
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Roma, 7.06-19.10.2008
"FORMAZIONE
E SUPERVISIONE IN GRUPPO NELLA PROSPETTIVA DELLA PSICANALISI E
PSICODRAMMA ANALITICO
";
Sede:
ROMA VIA GIOVANNI
ANDREA BADOERO, 67 SCALA A INT.1
;
Info:
annalisa.scepi@tiscali.it
Fees= euro 216,00
Dott.ssa MARIE NOELLE GAUDE’ (Francia)
Gaudé Marie Noelle, nata Screpel, il
16.10.1945 a Sallanches 74000, Francia.
Residente a Parigi, 9 Rue Brezin, 75014.
Laureata in Filosofia presso
l’Università di Strasburgo nel 1967.
Laureata in Psicologia Clinica presso
l’Università di Parigi VII nel 1979.
Psicoanalista, membro della Fondazione
Europea per la Psicoanalisi.
Psicodrammatista, membro della S.E.P.T.,
ex Presidente, membro della Commissione di insegnamento.
Direttore Responsabile della rivista
«Psychodrame».
Attività attuale.
Psicoanalista impegnata in una struttura
pubblica di pedopsichiatria.
Psicoanalista con attività privata.
Psicodrammatista dirigente di un gruppo
didattico e responsabile di un seminario di formazione e ricerca.
Pubblicazioni.
Diversi articoli per la rivista
«Psychodrame».
Partecipazione al libro collettivo
Les enfants de la Dass
(Denoël).
Articolo sulla formazione degli
psicodrammatisti in «Rivista di psicoterapia analitica di gruppo» n.48
(Erès).
In Fede
Marie Noelle Gaudé
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Firenze, 9.05.2008 "ATTRAVERSARE
LA PSICHIATRIA
"; Sede: Aula La Colombaria;
Info:
info@quidcom.com ; Fees= n.d.
CENTRO PSICOANALITICO DI FIRENZE
REGIONE TOSCANA
ATTRAVERSARE LA PSICHIATRIA
DINAMICA
Firenze, venerdì 9 maggio 2008
Mattina
“ LA RAGIONE NOSOGRAFICA, LE PILLOLE E LE PAROLE “
Franco Mori
( Firenze )
:
Presiede
09,00 Antonello
Correale ( Roma ) :
Introduce al tema
09,45 Mario Rossi
Monti ( Urbino ) :
La diagnosi sporca
10,30 Giuseppe Berti
Ceroni ( Bologna ) :
L’agire tra pillole e parole
11,10 coffee break
11,40 Romolo Rossi
( Genova ) :
Che fine ha fatto l’isteria
12,20 Graziano
Graziani ( Firenze ) :
Sulla malattia creativa
13,00 discussione
13,30 pausa pranzo
Pomeriggio
“GRUPPO DI LAVORO E GRUPPO TERAPEUTICO”
Stefania
Nicasi ( Firenze ) :
Presiede
14,45 Stefano
Calamandrei ( Firenze ) :
Introduce al tema
15,10 Vincenza
Quattrocchi ( Empoli ) :
Dipartimento di Salute Mentale:
un’organizzazione “psico-dinamica”
15,55 Giovanni
Foresti ( Pavia ) :
L’organizzazione necessaria: istituzione e psicoanalisi
16,40 Giuseppe Saraò
( Firenze ) :
Sulla soglia: le dimensioni verticali ed orizzontali nel
gruppo di lavoro
17,15 Giuseppe
Riefolo ( Roma ) :
Il gruppo terapeutico
17,50 discussione
18,20 test di
valutazione ai fini ECM
INFORMAZIONI GENERALI:
SEDE
Il
corso si terrà presso la sala convegni Aula Letteraria della Colombaria,
Via S. Egidio Firenze
Iscrizione al Corso di Aggiornamento
L’iscrizione al corso è a titolo gratuito
Segreteria Organizzativa
QUID Communications srl - Via G. C. Vanini, 5 - 50129 Firenze tel:
0554633701 fax: 0554633698
info@quidcom.com
Segreteria Scientifica
Graziano Graziani
Educazione Continua in Medicina – ECM
Sono stati richiesti la Ministero della Salute i crediti formativi per
un massimo di 90 discenti, individuati fra le discipline di medici
psichiatri, neuropsichiatri infantili e neurologi, e 30 psicologi. Per
acquisire i crediti assegnati, i partecipanti dovranno compilare il
questionario di verifica dell’apprendimento e la scheda di valutazione
dell’evento. Sono obbligatorie le firme di entrata e di uscita e il 100%
di presenza all’intera giornata.
Attestato di Frequenza
L’attestato con i crediti formativi verrà recapitato direttamente al
partecipante dopo la verifica del questionario di valutazione
dell’apprendimento.
Variazioni
La
Segreteria Scientifica e la Segreteria Organizzativa si riservano il
diritto di apportare al programma tutte le variazioni che si rendessero
necessarie per ragioni tecniche e/o scientifiche.
CURRICULA DOCENTI
ROSSI ROMOLO
Romolo Rossi è professore ordinario
di Psichiatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università
degli Studi di Genova, e dopo essere stato Direttore dell’Istituto di
Clinica Psichiatrica è stato Direttore del Dipartimento di Scienze
Psichiatriche dell’Università di Genova. Dal 1992 a oggi ha diretto la
Scuola di Specializzazione in Psichiatria presso la stessa Università.
E’ titolare degli insegnamenti di Psichiatria presso la Scuola di
Specializzazione in Psichiatria, di Psicoterapia presso la Scuola di
Specializzazione in Psicologia, e di Psicoterapia presso la Scuola di
Specializzazione in Criminologia Clinica. E’ stato presidente della
Società Italiana di Psicoterapia Medica. E’ membro ordinario della
Società Psicoanalitica, e membro del Collegium Internazionale
Psychopharmacologicum. E’ presidente del Corso di Laurea in
Riabilitazione Psichiatrica presso l’Università di Genova.
Ha pubblicato globalmente 400 lavori
scientifici, tra cui 14 monografie o trattati. E’ co-editor di un
Manuale di Psichiatria, del Trattato Italiano di Psichiatria e del
Trattato di Igiene Mentale.
I suoi precipui interessi sono
rivolti tra gli altri ai seguenti campi:
1) Aspetti
terapeutici della depressione, dimensioni psicodinamiche dei disturbi
bipolari, ed inquadramento nosologico dei disturbi affettivi;
2) Concezione e
interazioni tra psicofarmacoterapia e psicoterapia analitica dei vari
disturbi psichiatrici;
3) Relazioni tra
psicodinamica, precipuamente psicoanalisi e psicopatologia;
4) Aspetti
nosologici ed etiopatogenetici dei disturbi somatoformi, narcisistici,
dissociativi, nell’area psicogenetica in correlazione coi dati
biologici.
ANTONELLO CORREALE
Primario Psichiatra del Dipartimento
Salute Mentale ASL Roma B Area II. Membro Ordinario della Società
Psicoanalitica Italiana.
Ha scritto numerose pubblicazioni,
tra cui Il campo istituzionale, Quale psicoanalisi per le psicosi?, (con
Luigi Rinaldi), Psicoanalisi e Psichiatria (con Giuseppe Berti Ceroni),
Borderline (con A. Correale, A.M. Alonzi, A. Carnevali, P. Di Giuseppe,
N. Giachetti), Il Gruppo in Psichiatria (con Veronica Nicoletti) e Area
traumatica e campo istituzionale.
GIUSEPPE BERTI CERONI
Giuseppe Berti Ceroni, psichiatra,
psicoanalista, autore di molti articoli e curatore di alcuni libri, fra
cui Psicoanalisi e Psichiatria(Cortina, 1999) e Come cura la
psicoanalisi? (FrancoAngeli 2005) .
GIUSEPPE RIEFOLO
Giuseppe Riefolo, psichiatra, è
membro associato della Società Psicoanalitica Italiana. Dirige il Centro
di Salute Mentale di via A. Di Giorgio della ASL Roma/E. Ha collaborato
con l'istituto di Psichiatria dell'Università Cattolica del S. Cuore di
Roma e con quello dell'Università G. D'annunzio di Chieti dove ha
insegnato presso la scuola di specializzazione in Psichiatria. Effettua
una serie di seminari e supervisioni cliniche attualmente presso i
Dipartimenti di Salute Mentale di Modena, Sassuolo (MO), Vignola (MO)
Pavullo (MO), Padova., Ortona (CH), ASL Roma/B e RM/A. Sul piano della
ricerca si è occupato di Storia della psichiatria sia riguardo alle
istituzioni manicomiali che di temi di psicopatologia classica. In
questa linea con Filippo M. Ferro ha pubblicato "Figure dell'isteria" (Metis,
1996); “Isteria e campo della dissociazione” (Borla, 2006) ed una serie
di note relative a particolari personaggi della psichiatria classica
quali, Sementini, Chiarugi, Clérambault. Parallelamente a temi di
carattere storico, recentemente si è occupato dell'analisi dinamica
delle istituzioni territoriali con il volume: "Psichiatria Prossima. La
psichiatria territoriale in un'epoca di crisi" (Bollati Boringhieri,
2001).Sul tema dell’uso del cinema in psicoanalisi e psichiatria
recentemente ha pubblicato “Le visioni di uno psicoanalista” (Antigone,
Torino, 2006). Insegna presso l’Associazione Psicoanalitica Abruzzese (APA)
di Chieti.
GIOVANNI FORESTI
(13.11.1957) è laureato in
medicina, specialista in psichiatria, membro della Società
Psicoanalitica Italiana e dell’International Psycho-Analytic
Association. Ha esperienze gestionali sia come consulente e supervisore
di diverse istituzioni (in Lombardia, Emilia e Veneto), sia come
responsabile di servizi sanitari (primario e direttore sanitario). Ha
conseguito un Dottorato di Ricerca in Scienze Relazionali nel 1983 e
attualmente è Professore a contratto all’Università di Pavia
(Riabilitazione Psichiatrica e Psicologia del lavoro e delle
Organizzazioni). Inoltre, è docente nei Corsi di Formazione Manageriale
della Regione Lombardia (Scuola di Direzione in Sanità dello IREF) e ha
collaborato a diversi corsi di specializzazione post-lauream organizzati
dall’Università di Padova e di Urbino.
MARIO ROSSI MONTI
1. STUDI
Mario Rossi Monti è nato a Milano il
7 marzo 1953. Si è laureato in medicina e chirurgia nell'Università
degli Studi di Firenze il 15 settembre 1977 discutendo una tesi in
psichiatria (relatore prof. Adolfo Pazzagli), intitolata Contributi
della psichiatria fenomenologico‑esistenziale alla teoria e alla prassi
della psichiatria attuale. Laureatosi con il massimo dei voti e la
lode, nel novembre dello stesso anno ha conseguito la abilitazione alla
professione di medico‑chirurgo e dal gennaio 1978 è iscritto all'Ordine
dei Medici della Provincia di Firenze.
Nel gennaio 1978, avendo superato
l'esame di ammissione e risultando secondo in graduatoria, è stato
ammesso al primo anno di corso della Scuola di Specializzazione in
Psichiatria dell'Università degli Studi di Firenze, diretta dal prof.Adolfo
Pazzagli. Il 10 luglio 1981 ha conseguito il diploma di specialista in
psichiatria con il massimo dei voti e la lode, discutendo una tesi dal
titolo La paranoia come caricatura di un sistema scientifico.
Avendo completato una analisi
didattica con un membro didatta della Società Psicoanalitica Italiana,
il sottoscritto è attualmente iscritto alla Società Psicoanalitica
Italiana con la qualifica di «Membro Associato».
E' inoltre socio della Società
Italiana per la Psicopatologia.
Ha partecipato inoltre ai seguenti
corsi di aggiornamento:
1.il 19 gennaio 1990 ha partecipato
al seminario «La relazione terapeutica e l'attività psicoterapeutica
nel Dipartimento di Salute Mentale» tenutosi presso il Centro
Formazione e Aggiornamento della U.S.L. 10E in Firenze nell'ambito del
Programma Regionale per l'Aggiornamento de gli operatori dei D.S.M.
2.«Corso di Aggiornamento
Obbligatorio per il personale della Unità Operativa di Psichiatria
della USL 10 B» svolto si nel periodo compreso tra marzo e maggio del
1991.
3.dal 10 al 13 ottobre 1991 ha
partecipato al Corso di Aggiornamento Permanente per lo Psichiatra
«Psichiatria '90», tenutosi a Gubbio.
Collabora alla rivista ATQUE‑Materiali
tra filosofia e psicoterapia ed è stato o è membro del Comitato
Editoriale o Scientifico delle seguenti Riviste:
Rivista Sperimentale di Freniatria
Psichiatria nella Comunità
Comprendre. Archive International
pour l'Anthropologie et la Psychopathologie Phénoménologiques
Psiche. Rivista di Cultura
Psicoanalitica
Psichiatria e Psicoterapia Analitica
(ora Psichiatria e Psicoterapia)
Evidence Based
Mental Health (edizione italiana)
Psichotech – Rivista della Società
Iatliana di Psicotecnologie e Clinica dei Nuovi Media
Psicopatologia Cognitiva
Dirige la Collana "Psicopatologia"
della Giovanni Fioriti Editore
2. ESPERIENZE
Durante gli anni degli studi
universitari ha frequentato per un anno come studente interno l'Istituto
di Anatomia Umana Normale ed ha frequentato come tirocinante l'Ospedale
Neuropsichiatrico Provinciale di Firenze. Tale tirocinio pratico è
proseguito anche dopo il conseguimento della laurea e fino al luglio
1978.
In data 16 luglio 1978 è stato
assunto come «medico assistente straordinario» ed ha svolto tale
servizio fino al 15 novembre 1978.
Il 23 novembre 1978
l'Amministrazione Provinciale di Firenze ha stipulato con il
sottoscritto una convenzione relativa all'esame clinico di soggetti che
presentano problematiche e disturbi della sfera psichica, nell'ambito
dei Servizi per la Salute Mentale. In particolare fu stabilita
l'assegnazione ai Servizi di Salute Mentale del Valdarno Fiorentino
diretti dal prof. Arnaldo Ballerini. Tale convenzione è stata via via
prorogata fino al 30 giugno 1980.
Dal 9 gennaio 1979 all' 8 aprile
1980 ha svolto il servizio militare come sottotenente medico di
complemento (ruolo ufficiali medici) prestando servizio presso
l'Istituto di Medicina Legale della Scuola di Sanità Militare di
Firenze.
Dal 7 luglio 1980, essendo risultato
vincitore del concorso pubblico per 5 posti di medico assistente
psichiatra nei Servizi Provinciali per la Salute Mentale, ha prestato
servizio come medico assistente psichiatra di ruolo dipendente
dall'ex‑Ospedale Neuropsichiatrico di Firenze, prima nella U.S.L. 18 (Empolese‑Val
d'Elsa) poi, a partire dal gennaio 1984, presso la U.S.L. 1O B di
Firenze.
Nel gennaio 1989, essendosi
classificato primo nella graduatoria, gli è stato conferito l'incarico
di aiuto psichiatra presso la U.S.L. 10 B per il periodo 1.1.1989‑
31.8.1989. Dopo avere ripreso servizio come assistente, il 9.4.1990 è
stato nominato Aiuto Corresponsabile Ospedaliero presso la USL 10 B
essendosi classificato al primo posto nella graduatoria del pubblico
concorso. Ha assolto a tale funzione fino al 20.12,1994, data in cui ha
rassegnato le dimissioni volontarie.
Dal 27.12.94, essendo risultato
vincitore di un posto di Ricercatore Universitario presso la Facoltà di
Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze per il gruppo di
discipline M11E, ha preso servizio come Ricercatore Universitario, ruolo
che ricopre a tutt'oggi, prestando servizio presso la Unità Operativa di
Psicologia Clinica e Psicoterapia, nell'ambito del Dipartimento di
Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Università di Firenze..
Sal 1.11.98 essendo risultato
vincitore del Concorso a professore di seconda fascia per il
raggruppamento M11E (Psicologia Clinica) è stato nominato Professore
Associato di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Scienze della
Formazione dell'Università di Urbino.
Dall'aprile 1984 al 31 dicembre 1989
ha svolto funzioni di consulente del Centro Rieducazione Minorenni del
Ministero di Grazia e Giustizia a favore dell'Istituto Osservazione
Minorenni «G.Paolo Meucci» di Firenze, nell'ambito di una convenzione
che prevedeva un impegno pari a 24 ore mensili.
3. INSEGNAMENTI
1) Nell'anno accademico 1981‑1982 ha
collaborato all'attività didattica della Clinica Psichiatrica dell'
Università degli Studi di Firenze conducendo, insieme alla prof. Paola
Benvenuti, un seminario per studenti di medicina e magistero sul tema
«Maternità come crisi».
A partire dal 1979 ha inoltre
collaborato ad un programma di ricerca della Clinica Psichiatrica di
Firenze avente per oggetto i disturbi psicopatologici della maternità e
della paternità, nell'ambito del quale sono stati pubblicati numerosi
contributi su riviste specializzate ed il volume di A. Pazzagli,
P.Benvenuti, M.Rossi Monti, Maternità come crisi, Il Pensiero
Scientifico, Roma, 1981
2) Ha ricoperto l'incarico di
insegnamento di Psicopedagogia presso la Scuola per Infermieri
Professionali della U.S.L. 1O E e presso la Scuola per Infermieri
Professionali della U.S.L. 1O H negli anni 1981/82, 1982/83, 1983/84.
3) Ha ricoperto l'incarico di
insegnamento di Psichiatria presso la Scuola per Infermieri
Professionali della U.S.L. 1O E negli anni 1983/84, 1984/85, presso la
U.S.L. 1O H nell'anno 1983/84 e presso la Scuola Infermieri
Professionali della U.S.L. 1O D nell'anno 1985/86.
4) Nell'anno accademico 1984/85 ha
svolto attività di insegnamento nella materia «Fattori che
influenzano lo sviluppo infantile» presso la Scuola di Specializzazione
in Psichiatria dell'Università di Siena. Negli anni accademici
successivi (1985/86, 1986/87, 1987/88, 1988/89, 1989/90) è stato
nominato docente di «Neuropsichiatria Infantile» presso la Scuola di
Specializzazione in Psichiatria dell'Università di Siena ed ha svolto la
relativa attività annuale di insegnamento; negli anni accademici
1990/91, 1991/92, 1992/93 ha insegnato «Patologia Speciale
Psichiatrica»; dall'anno accademico 1992/93 fino al 1997/98 è stato
inoltre nominato, presso la medesima Scuola di Specializzazione in
Psichiatria, docente di «Psicodinamica»..
5) Nell'anno scolastico 1992/93 ha
insegnato «Elementi di psichiatria e psicopatologia generale» agli
allievi del secondo anno (per un totale di 20 ore) della Scuola per
Educatori Professionali istituita dalla Unità Sanitaria Locale 10 B
Firenze.
6) Nel 1993 è stato nominato docente
di «Psichiatria» presso la Scuola di formazione per psicomotricisti
diretta dal Prof. Jean Le Boulch, funzione che ha svolto nell'anno
scolastico 1993-1994 e 1994-1995.
7) Nell'anno accademico 2000-2001 è
statp nominato Direttore del Corso di Perfezionamento Universitario
Dalla diagnosi alla terapia. Il ruolo della psicopatologia. (Università
di Urbino):
Contratto Integrativo nella Scuola
di Specializzazione in Psichiatria dell'Università degli Studi di
Firenze (1997/98-98/99) 2000-2001
Professore a Contratto per
Psicoterapie psicoanalitiche (Scuola di Specializzazione in Psicologia
Clinica - Università di Firenze)
4. PUBBLICAZIONI.
Le pubblicazioni (in allegato
elenco) possono essere distinte in base a tre principali filoni di
ricerca:
1)-L'indirizzo fenomenologico in
psichiatria e la psicopatologia fenomenologica di derivazione
jaspersiana.
L'interesse per l'indirizzo
fenomenologico esistenziale in psichiatria, nato all'epoca della scelta
del tema della tesi di laurea in psichiatria, si è in seguito
concretizzato in una raccolta antologica di testi di ambito filosofico,
psichiatrico e psicopatologico (M.Rossi Monti, Psichiatria e
fenomenologia, Loescher, Torino, 1978) ed in un breve saggio (M.Rossi
Monti, S.Vitale, Dall'analisi esistenziale alla teoria dei sistemi,
Feltrinelli, Milano, 1980). Questo tipo di interesse, iniziato con un
taglio di carattere storico-epistemologico, si è tradotto in studi di
clinica psichiatrica e di impostazione psicopatologica che hanno dato
luogo a due libri, scritti in collaborazione con Arnaldo Ballerini: il
primo dedicato al cosiddetto Defekt post‑schizofrenico (A.Ballerini,
M.Rossi Monti, Dopo la schizofrenia, Feltrinelli, Milano, 1983); il
secondo dedicato ad una riconsiderazione del «delirio di rapporto
sensitivo» di Kretschmer, visto come modello di molti scompensi di
natura paranoidea (A.Ballerini, M.Rossi Monti, La vergogna e il delirio,
Bollati Boringhieri, Torino, 1990).
Altri studi, in forma di articoli,
sono stati dedicati alle sindromi schizoaffettive, ai sintomi negativi
della schizofrenia nel loro rapporto con le depressioni
post‑psicotiche e con il concetto di autismo, alla psicopatologia
dell'età involutiva, ai problemi di carattere epistemologici suscitati
dalla classificazione dei disturbi mentali e ai problemi che sono venuti
in primo piano con la adozione di un nuovo modello di assistenza
psichiatrica. Un tentativo di mostrare la attualità della riflessione
psicopatologica e soprattutto la possibilità di una sua declinazione
nell'approccio clinico ai problemi che si pongono nell'ambito della
psichiatria comunitaria ha dato luogo al volume M.Rossi Monti (a cura
di), Manuale di psichiatria nel territorio, La Nuova Italia, Firenze,
1994. Una riflessione di carattere epistemologico sulle potenzialità
dell'approccio psicopatologico nell'ambito della psichiatria odierna è
stata recentemente pubblicata su «Comprehensive Psychiatry» (fascicolo
3,1996).
2) La psicopatologia della
genitorialità: dalle psicosi puerperali agli scompensi della
paternità.
Uno studio della psicologia e della
psicopatologia della gravidanza è stato pubblicato in forma di libro (A.Pazzagli,
P.Benvenuti, M.Rossi Monti,Maternità come crisi,Il Pensiero
Scientifico,Roma,1981). Alla luce di concetti come quelli di identità,
cambiamento e crisi, la gravidanza è stata vista come un punto di snodo
nella vita della donna, una condizione per certi versi analoga a quella
adolescenziale, sia per l'importanza delle trasformazioni somatiche in
atto, sia per il fatto che entrambe queste situazioni si configurano
come veri e propri «riti di passaggio» verso nuove posizioni evolutive.
Concetti come quelli di personalità come‑se e di personalità border‑line
hanno consentito di mettere in relazione certe modalità di affrontare
la crisi della maternità con le vicende psicologiche e
psicopatologiche della gravidanza e del puerperio. In particolare
l'attenzione si è indirizzata alle psicosi puerperali, un capitolo
controverso della nosografia psichiatrica, alle evoluzioni in senso
caratteriale che si possono verificare a seguito di una mancata
assunzione del ruolo materno ed al post‑partum blue nell'ambito dei
disturbi affettivi del puerperio. Il lavoro del diventare genitori ha
rappresentato il punto comune di partenza per un'analisi anche dei
vissuti connessi alla paternità e delle manifestazioni psicopatologiche
eventualmente connesse all'assunzione della funzione paterna (sindrome
della couvade, i cosiddetti «acting» della paternità e le psicosi della
paternità).
3) La paranoia come caricatura di un
sistema scientifico: il vissuto della scoperta nella scienza e nel
delirio.
Una riflessione di carattere
epistemologico sulla posizione della psichiatria tra scienze naturali e
scienze dell'uomo ha portato alla organizzazione di un Congresso,
tenutosi a Siena nel 1987, i cui atti sono stati in seguito pubblicati
in un volume (M.Nardini, M.Rossi Monti [a cura di], Psicopatologia e
teorie della conoscenza, Athena, Roma, 1989), preceduti da un'ampia
introduzione. In libro pubblicato qualche anno prima (M.Rossi Monti, La
conoscenza totale, il Saggiatore, Milano, 1984) era stata tentata una
messa a fuoco del problema della paranoia, questa entità nosografica
«ideale» che costituisce una sorta di «caso limite» della
psicopatologia. Nell'analisi della costruzione delirante paranoicale,
caratterizzata da una estrema sistematicità, erano stati usati modelli
e concetti tratti dall'epistemologia post‑critica, come ad esempio il
concetto di paradigma in senso kuhniano, di accomodamento ad hoc o la
distinzione proposta da Imre Lakatos tra teorie della "cintura
protettiva" e una sorta di metafisica influente contenuta invece nel
nocciolo duro del sistema. Una analisi di questo tipo, attenta ai
meccanismi in base ai quali il paranoico costruisce ed articola la sua
visione del mondo, in un crescendo di complicazioni e difficoltà, fino
ad arrivare ad una complessa, rigida, dogmatica ed inattaccabile
costruzione delirante aveva permesso di porre in evidenza somiglianze,
ma anche differenze, con il modo di procedere dello scienziato, sempre
impegnato in un difficile equilibrismo tra i due pericolosi estremi del
dogmatismo e dell'opportunismo. Ad un aspetto più specifico di questo
problema, vale a dire al vissuto della scoperta nella scienza e nel
delirio sono stati dedicati altri lavori nei quali i resoconti che
alcuni scienziati hanno dato del processo della scoperta sono posti a
confronto con l'esperienza di «eureka» tipicamente riferita dai
pazienti nelle fasi iniziali del delirio.
VINCENZA QUATTROCCHI
Nata a Palermo il 05/10/49 Studi classici Laurea in
Medicina e Chirurgia 1974 Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile
1979 Specializzazione in Psichiatria 1983 Training terapia sistemico
relazionale 1977 Psicoanalista Società Italiana di Psicoanalisi (dal
1996 Membro associato) Training per psicoterapie di gruppo (Bauleo)
Assistente Medico Psichiatra c/o i servizi per la Salute Mentale –
Regione Emilia Romagna
1974/76 Assistente Medico Psichiatra c/o i servizi per
la Salute Mentale – Regione Toscana 1976/87 Aiuto corresponsabile
psichiatra c/o i servizi per la Salute Mentale – Regione Toscana
1987/91… Primario U.O. di Psichiatria c/o i servizi per la Salute
Mentale – Regione Toscana 1991 ad oggi
- Partecipazione a corsi di aggiornamento sulle Comunità
terapeutiche Regione Toscana (durata 1 anno);
- Partecipazione a corsi di aggiornamento sulla
Psicopatologia ASL di Pistoia (durata 1 anno);
- Partecipazione a corso di Managment ASL 11 (durata 6
mesi);
- Partecipazione a corso di Managment Regione Toscana –
S.I.P. (durata 6 mesi);
- Partecipazione a corso sulla Riabilitazione U.C.L.A. –
Los Angeles Prof. Libermann – maggio 1996;
- Partecipazione a corso su DISTIMIA Univ. Lisbona –
maggio 1997;
- Partecipazione a corso disturbo Umore – Università di
Praga – marzo 1998;
- Partecipazione a corso su Schizofrenia e neuroimmagini
Columbia University – Prof. Wanderberger – Washington maggio 1999;
- Partecipazione a corso su Schizofrenia – Università New
York ottobre 1999;
- Partecipazione a corso su Schizofrenia – Università New
York giugno 2001.
Partecipazione a vari congressi sia in ambito Nazionale
che Internazionale (in qualità di Partecipante ovvero di Relatore).
Dirigente II livello ASL 11 U.O. di Psichiatria
Direttore Dipartimento Salute Mentale ASL 11
Responsabile Unità Funzionale Salute Mentale Adulti Zona
Empolese – Valdelsa
Responsabile U.O. di Psichiatria gia’Presidente
Commissioni Pari Opportunità ASL 11
Membro del direttivo Società Italiana di Riabilitazione
Regione Toscana
Referente Regionale per il coordinamento nazionale dei
Centri Diurni di Psichiatria
Referente Regionale e Consulente Assessorato Sanità
Regione Toscana
Circa 70 interventi in qualità di Relatore presso
Convegni Regionali Nazionali:
Pubblicazioni varie relative a: * S.P.D.C. e
sua specificità
* Elementi generali della riabilitazione psichiatrica
Fra questi il
volume: * Comunità
terapeutica
(S. Montagano-V.
* Centri Diurni e Riabilitazione
Quattrocchi- A. Zanobini)
* Riabilitazione e lavoro
“A colloquio con la follia”
* Psicoigiene dei gruppi di lavoro
Di Donato Edizioni –
1979 * Psicofarmacologia e
psicoterapia
* Casi clinici e relazione terapeutica
Docente IV anno scuola di specializzazione di Psichiatria
per la facoltà di Medicina (Università di Firenze) nell’ambito
dell’insegnamento di Psicoterapia;
Trainer di gruppi di formazione per operatori (gruppo
secondo il modello della Scuola Argentina Pichon Riviere, Bleger)
Attività di supervisore e consulente presso Comunità
terapeutica per pazienti con doppia diagnosi (Comunità Incontro Pistoia)
Lezioni e corsi per operatori di varia appartenenza
professionale (Medici, Psichiatri, Assistenti Sociali, Infermieri
Professionali, Educatori Professionali, OTAA) nel corso degli anni con
scadenza annuale.
Consulente in qualità di supervisore per la gestione dei
“CASI GRAVI” presso il DSM Salute Mentale PISA
Consulente in qualità di supervisore
per la gestione dei “CASI GRAVI” presso il DSM Salute Mentale di
firenze
GIUSEPPE SARAO’
Responsabile M.O.M. Salute Mentale
Adulti, Distretto Firenze 2
Giuseppe Saraò,medico
chirurgo- psichiatra ,specializzato all'università di Firenze nel 1983,
è membro associato della Società Psicoanalitica Italiana. Dirige il
Modulo Operativo Multiprofessionale Salute Mentale Adulti Distretto 2-
Firenze.Per diversi anni ha diretto la comunità terapeutica di
borgognissanti, si è occupato di strutture intermedie, di formazione del
personale. Ha pubblicato numerosi lavori in congressi nazionali e
internazionali su temi riguardanti : la relazione terapeutica, la
psicoterapia di pazienti psicotici, la riabilatazione psicosociale. E'
fondatore e attuale presidente dell'associazione " Centro ricerca
psicoanalitica Coppia-Famiglia" che si occupa della psicoterapia
psicoanalitica della coppia e della famiglia sia nel setting pubblico
che in quello privato
GRAZIANO GRAZIANI
Nato a Forlì il 13-09-1951 e
residente in Firenze. Laureato in Medicina e Chirurgia presso
l’Università di Firenze il 26 ottobre 1976 con votazione di 110 e
lode/110.
Specializzazione in Psichiatria
presso l’Università di Firenze il 4 luglio 1980. SpeciaLIZZAZIONE IN
Neuropsichiatria Infantile presso l’Università di Pisa il 5 novembre
1984.
Corsi Post-Laurea:
Qualifica di Psicoanalista: traning
presso l’Istituto Psicoanalitico di Roma della Società Psicoanalitica
Italiana secondo gli standard di formazione previsti dall’International
Psychoanalytical Association, 1984-1993.
Corso quadriennale di Terapia
Familiare presso l’Istituto di Terapia Familiare di Roma. 1977-1981.
Esperienza biennale di Infant
Observation sotto la supervisione della Prof.ssa G. Ferrara Mori.
Ordine Professionale: Iscrizione
all’Ordine dei Medici e Chirurghi della Provincia di Firenze e
all’elenco degli Psicoterapeuti del medesimo Ordine.
Attività Professionale:
Pratica Istituzionale
1977 Tirocinio Pratico Ospedaliero
(D.M. 28-10-1975) presso il Servizio Universitario Psichiatrico di
Firenze.
1977-1979 Assistente Volontario
presso l’Ospedale Psichiatrico e i Centri di Salute Mentale della
Provincia di Firenze.
1979-1982 Medico a Convenzione
presso l’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Pistoia e presso i Centri
di Salute Mentale della Provincia di Firenze.
1982-1987 Assistente Psichiatra di
ruolo presso l’U.O. di Psichiatria della U.S.L. 10/A (Firenze Centro).
1987-2004 Specialista Ambulatoriale
Interno nella branca di Psichiatria presso l’ A.S.L. 4 (Prato).
Pratica privata
Dal 1980 esercita attività libero
professionale come psichiatra e psicoterapeuta, quindi anche come
neuropsichiatra infantile (1984) e psicoanalista (1993).
Attività di Ricerca e di Consulenza:
1981-1982 Vincitore, dopo pubblico
concorso, di una borsa di studio del Ministero della Sanità. “Progetto
per la realizzazione di un intervento multidimensionale nella psicosi
infantile”. B orsa svolta presso l’Università di Pisa.
1983-1988 Collaboratore retribuito
della ricerca finalizzata quinquennale del C.N.R. . “Prevalenza ed
evoluzione dei problemi della sfera emotivo – affettivo – relazionale
nei bambini e negli adolescenti” ( Progetto finalizzato med. Preventiva
e riabilitativa, Sottoprogetto SP3, Malattie degenerative del sistema
nervoso).
1984-1985 Nomina a Ricercatore
consulente retribuito della ricerca biomedica del Ministero della
Sanità. “Validazione di un modello di intervento terapeutico nelle
psicosi precoci”. Università di Pisa.
1985-1988 Nomina a Ricercatore
consulente retribuito della ricerca biomedica del Ministero della
Sanità. “ Criteri diagnostici e rilievi longitudinali in relazione
all’intervento terapeutico nelle psicosi infantili”. Università di Pisa.
1999-2002 Membro (su nomina del
Consiglio Sanitario della Regione Toscana e dell’Assessore al Diritto
alla Salute) della Commissione Regionale sui Servizi di Salute Mentale
al fine di verificare l’attuazione del progetto obiettivo “Tutela della
Salute Mentale”.
Attività di Insegnamento e
Collaborazione Didattica
1980-1982 Incarico di esercitazione
nella disciplina “Strutture e dinamiche patologiche” presso la Scuola
Magistrale Ortofrenica della Fondazione Stella Maris (Pisa).
1984 Membro, con atto di giunta 55
del 15/10/84 della Regione Toscana, del gruppo pluridisciplinare di
esperti per la produzione di due filmati didattici di educazione
sanitaria sui temi della pubertà e dell’adolescenza.
1995 Organizzatore scientifico e
docente dei seminari mensili di aggiornamento per operatori
socio-sanitari denominati “Adolescenza e Psicoanalisi”. Seminari
finalizzati della Regione Toscana ( Progetto Infanzia Adolescenza).
Anni Accademici 1994-1995,
1995-1996, 1996-1997, 1997-1998, 1998-1999, 1999-2000, collaborazione a
seminari ed esperienze guidate presso il Corso di Laurea in Psicologia,
Facoltà di Scienze della Formazione; Università di Firenze.
Anni Accademici 2000-2001, 2001-2002
Professore a Contratto integrativo nella disciplina di Storia della
Psicologia presso il Corso di Laurea in Psicologia della Facoltà di
Scienze della Formazione, Università di Firenze.
Anni Accademici 2002-2003,
2003-2004, Professore a Contratto integrativo nella disciplina di Storia
della psicologia presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di
Firenze.
Anni Accademici 2002-2003,
2003-2004, Docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia
dell’Istituto di Psicoterapia Psicoanalitica ASPPI-Sogekli (Bari).
Anno Accademico 2003-2004, Docente
presso il Corso di Perfezionamento “Aspetti normali e patologi dello
sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza” del Dipartimento di
Psicologia dell’Università di Firenze.
Pubblicazioni
Autore e coautore di 49
pubblicazioni su riviste a carattere scientifico.
Ha pubblicato i seguenti saggi:
Graziani G., Gori Savellini S.
(1999), Ricordare Janet: la dissociazione ieri e oggi, Edizioni G:
Laterza, Bari.
Graziani G., Magherini G. (2003),
L’abuso infantile, Nicomp L.E., Firenze.
ABSTRACT
G.
GRAZIANI
La definizione di “Malattia
creativa” si deve a Henri Ellenberger ( 1964 ), essa designa una
condizione di profondo travaglio interiore, con sintomatologia
poliedrica, cui consegue un positivo cambiamento di personalità ed un
fecondo sviluppo ideativo. La venatura romantica di tale quadro trovò
descrizione in Novalis sotto la voce di “Ipocondria sublime”, tuttavia,
dall’epoca romantica ad oggi, forme di “Malattia creativa” hanno
attraversato, sotto varie vesti, tutta la storia della psichiatria e dei
suoi armamentari terapeutici. L’induzione di una “malattia” a fini
terapeutici accomuna, infatti, gran parte degli indirizzi psichiatrici :
sia in campo dinamico ( ad es., la artificiale nevrosi di transfert nel
processo psicoanalitico ), sia sistemico (ad es., il sintomo quale
positiva istanza di cambiamento ), sia biologico ( ad es., la crisi
epilettica indotta con le terapie di shock ). Il presente contributo
cercherà di ripercorre la vicenda della “Malattia creativa”
contestualizzandola nelle epoche e nelle discipline psichiatriche
discutendone il significato euristico.
MARIO
ROSSI MONTI
LA DIAGNOSI SPORCA
I sistemi diagnostici standardizzati
ci hanno abituato a ragionare nei termini di quadri nosografici dai
confini chiari e ben delineati nei loro reciproci rapporti.
In realtà la proliferazione della
comorbilità segnala una intriseca carenza della nosografia imperante,
quando la si trasponga acriticamente nella attività clinica reale. In
particolare gli operatori dei servizi si trovano quasi sistematicamente
difronte a situazioni cliniche complesse, multiproblematiche che
possiamo considerare “sporche” rispetto all’ideale di “purezza” che la
nosografia trasmette. Lungi dal costituire un limite, le diagnosi
“sporche” dei servizi rappresentano uan fondamentale sollecitazione a
ripensare la nosografia e la pratica clinica.
ROMOLO
ROSSI
*Come faremo senza isteria?*
Si prende in considerazione l’origine del concetto di isteria come si
inserisce nella letteratura scientifica. Vengono esaminati i concetti
Freudiani di Abwehrneuro, psychosen e di conversione, a partire dalle
metafore che esprimono. Esiste una unità fondamentale metodica
nell’isteria che è basata sulla modificazione degli strumenti di
relazione di fronte all’impossibilità di affrontare la contraddizione
emozionale. Ciò comporta l’alterazione dello strumento del livello più
primitivo (funzione del corpo), e quello più complesso (motorio o
sensoriale), o ancora più complesso (memoria e coscienza dell’Io), fino
a strutture più complicate di relazione (menzogna, tecniche di teatro).
In questo senso l’isteria è una realtà necessaria e non necessariamente
patologica. Oggi l’isteria perduta per la psichiatria, si ripristina
con la tripartizione legata all’alterazione dello strumento relazionale
(d. somatoforme, d. dissociativo, d. di
conversione)
G. BERTI CERONI
L'argomento della relazione riguarda
fondamentalmente in tre aspetti:
1.la relazione terapeuta-paziente
(atti e parole) comunque sottesa a qualunque intervento specifico. Ho
chiamato questi fattori terapeutici specifici comuni (FTSC).
2.La scelta fra farmacoterapia e
psicoterapia quando motivata da specifiche indicazioni (linee guida) e
quando scelta culturale nel triangolo paziente- terapeuta e contesto. Il
comportamento sociale di cura
3..La funzione di integrazione fra
farmaco e psicoterapeuta: quando è meglio che sia lo psicoterapeuta a
prescrivere i farmaci e quando è meglio che le funzioni siano separate
in due terapeuti?.L'integrazione è solo affidata al paziente?
FORESTI
AMBASCIATORE PORTA PENA
La supervisione psicoanalitica nelle
istituzioni‘aziendalizzate’: contesti, funzioni, metodi
INTRODUZIONE«Un’istituzione non è
“sana” o “malata” quando non ci sono conflitti al suo interno, ma quando
è in grado di esplicitare i suoi conflitti e ha i mezzi e la possibilità
di applicare le misure adatte per la loro risoluzione.»
J. Bleger (1989, p. 72)
«Cercate il personaggio […] che si è
impossessato del potere all’interno dell’istituzione; non otterrete
nulla finché non avrete restaurato l’autorità medica, solo in seguito
potrete nuovamente decentrarla.»
P. C. Racamier (1972, p. 178)
Nei servizi
sanitari, le trasformazioni prodotte dalla cosiddetta aziendalizzazione
delle cure (managed care) hanno determinato un’imponente serie di
conseguenze politiche, organizzative e culturali (Correale, 2006; Guimón
& Sartorius, 1999; Perini, 2007). Nonostante la loro storica
marginalità, anche le istituzioni psichiatriche sono state influenzate
da questo nuovo contesto e stanno andando incontro ad una metamorfosi
che coniuga, in modo spesso confuso, sconcertanti fenomeni regressivi e
importanti progressi scientifici (Barale, 2003; Berti Ceroni & Correale,
1999; Foresti & Rossi Monti, 2003; 2004). Oltre ai molti disagi di cui
il presente contributo tratterà più avanti, le istituzioni sanitarie
sono così caratterizzate, oggi, da possibilità di dialogo
interdisciplinare e da opportunità di integrazione multiprofessionale
che in passato erano semplicemente inimmaginabili (Barale et al., 2006;
Ferro, 2002, 2003; Ferruta, 1998, 2003, 2005; Gabbard, 1995, 1997;
Gunderson & Gabbard, 1999; Person, Cooper & Gabbard, 2006; Rinaldi,
2003; Roth & Fonagy, 1996).
Come già
chiarito dal sottotitolo, l’argomento qui affrontato è la supervisione
psicoanalitica dei processi di cura che si praticano in psichiatria.
Scopo del lavoro è quello di descrivere quali problemi si pongono
all’analista, quando opera come supervisore in organizzazioni che sono
state, appunto, ‘aziendalizzate’. La domanda che ho provato a pormi è in
sostanza la seguente: se si tiene conto dei cambiamenti cui è andato
incontro il sistema sanitario, come si possono ripensare le funzioni e i
metodi della supervisione istituzionale[1]?
L’ipotesi
qui discussa è sintetizzata dalle parole che costituiscono il titolo, e
può essere ulteriormente chiarita dalla lettura dei brani che sono stati
posti in esergo: quello di Bleger sui conflitti istituzionali e quello
di Racamier sul nesso autorità/potere. Per rendere ancora più netta
l’impostazione adottata, ho però cercato di esplicitare il più possibile
la prospettiva di lavoro qui esplorata.
Le attività di supervisione mirano a
migliorare le modalità di funzionamento dei servizi che la richiedono. I
processi psico-sociali promossi dal lavoro del supervisore sono però
fenomeni turbolenti, che accrescono le competenze emotive e relazionali
degli operatori rimettendo in discussione le ambiguità con cui sono
state ricomposti numerosi conflitti, intra- e inter-personali, e
compensate diverse contraddizioni macro- e micro-sociali[2].
Solo se
riesce a far suo il disagio del gruppo, portandone in un certo senso la
pena (cioè ‘contenendola’: Ferruta, 2000, 2005; Ogden, 2004); solo se
tiene presente che il suo lavoro produce fenomeni di ‘ansia sociale’ che
vanno dal significativo al tossico (inevitabili e persino utili i primi;
dannosi e decisamente controproducenti i secondi: Obholzer & Zagier
Roberts, 1998); solo, insomma, se ripensa la sua funzione adeguandola al
contesto in cui opera, il supervisore può contribuire efficacemente alla
costruzione di un assetto istituzionale più evoluto e dinamico.
METODOLOGIA
Una
psicoanalista madrilena che ha lavorato a lungo nelle istituzioni
psichiatriche, ha pubblicato tempo fa un libro originale e utile,
intitolato Sono possibili le terapie nelle istituzioni? (Utrilla Robles,
1998). Nello schema della Figura 1, ho cercato di sintetizzare le idee
suscitate dalle tesi della Dott.ssa Robles nel gruppo dei Colleghi con
cui collaboro (Ferruta et al., 1998; Vigorelli, 2005). L’approccio
metodologico qui descritto è il risultato di una combinazione di modelli
concettuali ricavati dalla tradizione italiana (Boccanegra, Magrini &
Milella, 2003; De Martis, Ambrosi & Petrella, 1987; Neri 2007) e
franco-svizzera (Diatkine, Quartier-Frings & Andreoli, 1991; Kaës,
2007), integrati con metodi e teorie che provengono dalla cultura delle
Leicester Conferences (Brunner, Nutketich & Sher, 2006): una metodologia
di ricerca/intervento sviluppata da diversi Autori (ad esempio:
Hinshelwood & Skogstad, 2005; Miller, 2004; Perini, 2007) che operano in
organizzazioni a orientamento psicodinamico come il Tavistock & Portman
NHS Trust, in Inghilterra, l’Istituto Rice, negli Stati Uniti, e OFEK,
in Israele.
L’impostazione metodologica che
risulta da questa integrazione può essere illustrata sinteticamente. Per
sviluppare un realistico progetto d’intervento caso-specifico, occorre –
secondo Manuela Utrilla Robles – che il gruppo di lavoro faccia,
preliminarmente, una “analisi situazionale” del contesto in cui opera.
Si tratta di un lavoro di valutazione multi-dimensionale, che dovrebbe
esaminare partitamente problemi che hanno almeno tre diversi livelli di
complessità:
la psicologia e la psicopatologia
individuale,
le dinamiche gruppali e
l’analisi istituzionale.
L’esperienza
maturata servendosi dello schema della Figura 1, dimostra che il livello
di analisi più problematico (perché più complesso e decisamente contro-
intuitivo) è il secondo. Per questo motivo, esso è stato evidenziato con
un campo grigio ed è raffigurato con una freccia bidirezionale, che
indica l’esistenza di un equilibrio dinamico perennemente instabile fra
i sistemi di fattori che lo costituiscono. Richiamando la
concettualizzazione proposta da Bion in Esperienze nei gruppi (1961), il
funzionamento di un collettivo umano può essere inteso come la
risultante di due diverse modalità funzionali (sempre compresenti, anche
se non sempre ugualmente evidenti[3]).
L’acronimo AdB sta per ‘assunto di base’ (basic assumption), mentre la
formula GdL è la sigla che rimanda alla formula ‘gruppo di lavoro’ (work
group): la modalità di funzionamento gruppale che viene strutturata
dalle metodologie e dalle procedure di cui l’équipe si serve per
perseguire il compito primario dell’organizzazione (Armstrong, 2002,
2005).
Vediamo però
brevemente, ora, quali sono gli altri livelli di questo schema.
Figura 1
funzioni
apicali
sintesi/programmazione/verifica
leadership
gruppo
AdB GdL
prodotto (output)
paziente
risultato (outcome)
Il
funzionamento del sistema gruppale e inter-gruppale intrattiene una
relazione biunivoca con il livello sovraordinato del campo
istituzionale. L’equilibrio integrato o lo squilibrio disfunzionale fra
fantasie collettive e gruppo di lavoro è condizionato dalle funzioni
messe in campo dalla leadership. C’è tutta una letteratura sulle carenze
e sulle patologie della dirigenza e sugli effetti che esse possono
produrre sul funzionamento complessivo del dispositivo organizzativo
(Correale, 2006; Kets de Vries & Miller, 1984; Kets de Vries, 1984,
1993). Questo fenomeno può essere riassunto con la freccia che va
dall’alto in basso (¯).
Le funzioni di sintesi, di programmazione e di verifica che sono
competenza del gruppo dirigente, possono però essere condizionate anche
‘bottom-up’ ().
Se è vero, cioè, che lo stile della leadership influenza il
funzionamento gruppale, è altrettanto vero che le dinamiche gruppali e
intergruppali possono influenzare fortemente il funzionamento del gruppo
dirigente (Kernberg, 1998).
Lo schema
della Figura 1 propone poi di considerare il risultato complessivo del
funzionamento istituzionale come un fenomeno da intendere a due diversi
livelli. Facendo un paragone con l’industria manifatturiera, la
differenza fra output e outcome è la stessa che passa fra qualità della
produzione e successo nella valorizzazione dei prodotti. Nel caso dei
servizi sanitari, il prodotto è una prestazione che si costruisce in
rapporto ad un destinatario – il paziente – che nel processo produttivo
è anche co-produttore del prodotto (è il tema della alleanza
terapeutica: Lingiardi, 2002; Ponsi, 2002). Il servizio sanitario
concretamente erogato è il prodotto del dispositivo organizzativo
(output), mentre l’esito clinico di questo, ossia il risultato delle
cure sui pazienti, è l’outcome del trattamento (Roth & Fonagy, 1996;
Gunderson & Gabbard, 1999).
Ovviamente,
i concetti e le simbologie utilizzate vanno intesi come semplificazioni
deliberatamente e necessariamente riduttive, che servono a distinguere,
nella dimensione virtuale dell’astrazione, fenomeni individuali,
gruppali e sociali che accadono simultaneamente e che si influenzano
reciprocamente. Questi concetti sono paragonabili a lenti oculistiche e
le immagini che producono non dovrebbero essere scambiate per la cosa
stessa (Obholzer, 2007).
MATERIALE CLINICO
Per
illustrare come lo schema descritto nel paragrafo precedente possa
essere utilizzato nell’attività di supervisione, presenterò ora un caso
clinico che pone un problema difficile e spesso disatteso: il
contenimento e la cura delle manifestazioni aggressive (Asioli, 1999;
Sansa, 1999).
La scena si
svolge nella struttura ambulatoriale di un servizio pubblico. E’ il
primo incontro del secondo anno (la serie è molto limitata, perché la
ASL mette a disposizione risorse che rendono possibili solo tre incontri
l’anno).
Sono le nove del mattino. Dato che
sono arrivato in anticipo, molti colleghi sono ancora impegnati con i
loro pazienti. Una delle infermiere mi accompagna allora in cucina, dove
promette di prepararmi un buon caffé. Appena rimaniamo soli, mi racconta
il suo dispiacere per un fatto che le è accaduto di recente. Mentre
cercava di disciplinare l’uso del telefono da parte di un paziente
seguito da anni presso il Centro Diurno, la Signora A è stata aggredita
fisicamente. “Non mi era mai capitato un fatto del genere” – osserva.
“Sto per andare in pensione. Credo di saperci fare con i pazienti e non
ho mai avuto paura di loro. Avrò sbagliato qualcosa, sicuramente… forse
gli sono andata troppo sotto [corsivo mio]: non lo so. Mi sono davvero
spaventata. Mi ha preso con forza e mi ha scaraventata lungo il
corridoio. Poi si è pentito, naturalmente, e mi ha chiesto scusa…”
“Lacrime da
coccodrillo” – conclude.
Mentre
finisco di bere il caffè, proseguiamo il nostro discorso chiacchierando
d’altro. Conosco il paese da cui provengono i suoi genitori, e
commentiamo le imponenti trasformazioni cui sono andate incontro le aree
rurali della provincia lombarda. Relazioni sociali e sistemi culturali
divenuti ‘post’: post-confessionali, post-rurali, post-industriali,
post-moderni, post-ideologici… ‘post’ tutto. Il clima emotivo è
un’ottimismo di circostanza (“… comunque non pensiamoci: bisogna andare
avanti”), dietro la quale si affacciano intense ansie depressive e
persecutorie (la pensione, l’aziendalizzazione, il degrado della qualità
del lavoro etc).
Inizia la
riunione. Avvertito dalla Signora A. che il caso che discuteremo è
quello che mi è stato presentato in cucina, mi stupisco della
composizione del gruppo con cui lavorerò. “Come mai non è presente
proprio l’infermiera che è stata aggredita?” mi chiedo. “Perché non si è
sentito il bisogno di discutere questo problema con la persona a cui è
successo un simile incidente?”.
Taccio e
aspetto.
Il caso è
presentato dal Responsabile del servizio ambulatoriale (una Collega di
cui ho molta stima e che trovo singolarmente solida e competente). Il
paziente infatti è ‘suo’. Occorre precisare – a questo punto – che
l’equipe di questo servizio è da anni senza primario, e che in questo
periodo sta per andare in pensione anche l’Aiuto che ne ha sinora fatto
le veci. Le responsabilità apicali sono ricadute, come si dice in questi
casi, “in capo” al Direttore di Dipartimento, che però è il Primario di
un’altra unità operativa. Quando più avanti ricordo che questo assetto
organizzativo anomalo è un elemento rilevante dello scenario
istituzionale, il gruppo risponde all’osservazione con una battuta di
spirito.
“Dicono che
arriverà qualcuno in aprile” annuncia un operatore.
“Si –
risponde un altro – probabilmente arriverà il primo di aprile!”
Tutti
ridono.
Durante la
prima ora di lavoro il clima emotivo sembra torpido, quasi spento. Il
fatto mi colpisce, perché questo è, di solito, un gruppo molto attivo e
persino caoticamente vitale. La descrizione del caso è precisa e
competente, ma un po’ improvvisata e per certi versi lacunosa. Non c’è
alcuna sintesi scritta e la Collega parla consultando la cartella
clinica che tiene aperta sulle ginocchia.
Il paziente,
che chiamerò Michele, è il terzogenito di una famiglia di emigranti.
Originari della provincia di Napoli, i Signori P hanno vissuto per circa
sei anni negli Stati Uniti, dove però le cose non sono andate come
speravano. Tornati a vivere in Italia, si sono stabiliti in un piccolo
comune dello sterminato hinterland milanese.
Apprendo che
il paziente ha ora 35 anni. I suoi disturbi sono insorti quando ne aveva
circa sedici e sono sempre stati di una gravità tale da compromettere
sia il suo rendimento scolastico (non ha alcun diploma di studio), sia
la sua capacità lavorativa (nonostante i diversi tentativi, non è mai
riuscito a mantenere un’occupazione stabile). La diagnosi che si porta
addosso e alla quale tutti fanno continuamente riferimento, è un
acronimo, che dato il contesto sociale sfortunato suona lievemente
grottesco. È infatti un caso DOC, ossia un disturbo ossessivo-compulsivo.
La storia
che lega la famiglia P al servizio è molto lunga.
Le relazioni
fra i due gruppi – famiglia da un lato e gli operatori del servizio
pubblico dall’altro –, non sono mai state buone. Giustamente molto
esigenti ma irregolari e contraddittori nelle loro richieste, i Signori
P hanno sempre cercato di integrare la terapia proposta dai Colleghi del
servizio pubblico, con interventi prestati alcune volte da altri
specialisti qualificati e altre volte da cultori di trattamenti non
tradizionali. Nel corso degli anni, Michele è stato così paziente di un
prestigioso istituto universitario che soddisfava l’aspettativa
famigliare di una cura moderna e aggiornata – “americana” –, e poi
cliente di vari guaritori ed esperti della più varia natura. Quando
questi viaggi della speranza fallivano, e quando anche i pellegrinaggi
alla ricerca della soluzione magica si dimostravano inefficaci, la
famiglia P tornava a chiedere interventi al servizio. Ciò accadeva,
però, sempre malvolentieri e senza nascondere la propria persistente
sfiducia.
Terreno
esemplare di questo complesso e conflittuale sfondo relazionale: la
terapia farmacologica. Quest’ultima è infatti ‘co-gestita’ dalla madre,
che da sempre si documenta, contesta, propone e – insistendo – dispone.
Quasi mai, gli operatori del servizio sono in condizione di sapere
esattamente che cosa il loro paziente stia assumendo: certamente non il
dosaggio, e spesso nemmeno il tipo di farmaco. In compenso, siccome
“evidentemente gli fa bene” (sic), il paziente è un consumatore di
Cannabis. Sono i genitori stessi che lo accompagnano al parco dove
Michele incontra gli spacciatori che gli vendono ciò che gli occorre.
Quando
un’educatrice riferisce cosa si sta facendo per il paziente al Centro
Diurno e accenna all’incidente aggressivo, minimizzandolo, un’infermiera
interviene per sostenere che l’accaduto è stato un fatto molto
importante e che non capisce perché debba essere passato sotto silenzio.
A questo punto, osservo che in effetti è un po’ strano che l’interessata
non sia presente alla discussione.
Il clima
della riunione muta improvvisamente.
Tutti
sembrano sentire il bisogno di dire quello che pensano. Serpeggia prima,
e poi esplode una vivace polemica fra gli operatori. Contrariamente al
solito, il conflitto non si organizza come una contesa
interprofessionale, ma fa intravedere polemiche che attraversano
internamente il gruppo degli infermieri. Quelli accusati di non essersi
precipitati a prestare aiuto alla Collega si scherniscono: non avevano
sentito, non potevano sapere, non sembrava loro che fosse successo
niente di grave ecc.
Il clima
emotivo del gruppo resta caotico per più di un’ora.
Intervengo
più volte e in vario modo per far notare che la discussione è divenuta
quasi impossibile. Si sono creati, disorganizzati e nuovamente ricreati
almeno tre diversi sottogruppi, che sembrano tutti intenzionati a
proseguire al loro interno la discussione.Quando ritengo che sia
arrivato il momento di avviarsi alla conclusione, constato che non
riesco a farmi ascoltare e sono costretto ad annunciare che la riunione
– comunque vadano le cose – si concluderà a mezzogiorno.
DISCUSSIONE
Non ho
registrato la discussione che si è sviluppata nella seconda parte della
riunione e dunque posso ricostruire ciò che è accaduto solo avvalendomi
della fallibilissima assistenza della memoria. Ricordo essenzialmente
due focus d’attenzione, che sono stati oggetto di interventi specifici e
che hanno avviato due diversi cicli tematici.
Il primo:
l’episodio accaduto è da
valorizzare; si tratta della prima manifestazione di aggressività agita
del paziente nei confronti degli operatori; è importante che l’episodio
venga discusso accuratamente, perché esso costituisce un’occasione di
rielaborazione delle relazioni fra i diversi gruppi che danno vita a
questa vicenda: i famigliari da un lato e il sistema curante dall’altro.
Il secondo:
questa storia clinica rende
necessario affrontare sia il problema terapeutico individuale sia il
sistema delle relazioni istituzionali e inter-istituzionali; data la
storia del paziente (due processi migratori, numerose
rotture/discontinuità culturali, poca collaborazione e scarsa fiducia
fra i diversi gruppi coinvolti), la cura di Michele implica – e anzi
potrebbe forse facilitare – una discussione sull’organizzazione del
servizio.
Dividendo la
riunione grosso modo in due parti, direi che la prima è stata
caratterizzata da un clima emotivo riconducibile alla ‘cultura’ (Kets de
Vries & Miller, 1994), o allo ‘assunto di base’ (Bion, 1961; Perini,
2007), di dipendenza. Quest’ipotesi potrebbe spiegare la passività,
l’apparente disinteresse, l’attesa svogliata di indicazioni da parte
della dirigenza. La seconda, invece, sembra essere stata all’insegna
della configurazione emotiva che si suole definire fight/flight:
attacco-e-fuga.
I cicli
comunicativi riconducibili alla prima serie di interventi del
supervisore hanno probabilmente avviato il passaggio dalla prima alla
seconda configurazione del funzionamento gruppale (come dice un
infermiera a un certo punto, rivolgendosi al supervisore e commentando
la turbolenza che è all’improvviso esplosa nella sala riunioni: “Sarà
contento adesso!”). Inaugurato da un commento inteso ad affrontare
esplicitamente l’aggressività del gruppo (“Quando un supervisore si
azzarda a discutere i conflitti dell’équipe, di solito perde il
contratto di collaborazione… ”), il lavoro di discussione si è
sviluppato intorno ad un asse discorsivo che potrebbe essere
sintetizzato in questo modo: condivisione e/o contestazione della prima
ipotesi proposta.
E’ davvero un episodio importante
quello che è accaduto?
Una parte
del gruppo sostiene che sì, l’episodio va discusso a fondo ed è davvero
significativo; mentre un'altra parte ritiene che no: il paziente ha
fatto quello che fa abitualmente in famiglia e l’incidente non
giustifica, dunque, alcuna sottolineatura particolare.
Quando il
primo sottogruppo riesce ad affermare la propria tesi, tuttavia, la
discussione si incaglia nuovamente. Rabbia, risentimento, confusione
impediscono di conferire al discorso un andamento abbastanza ordinato.
Si determinano subito sottopartizioni gruppali, e coloro che sembravano
condividere una certa ipotesi, si dividono polemicamente dagli
interlocutori con cui hanno costituito il nuovo sotto-gruppo.
Nel suo
insieme, il gruppo si difende dai sentimenti di responsabilità e
incompetenza biasimando il funzionamento del sistema istituzionale.
Vengono evocate e criticate la follia economicistica che governa le
logiche gestionali e i dogmatismi dei tecnici, che impediscono processi
di collaborazione interistituzionale efficace.
La seconda
serie di interventi del supervisore mira a riportare la discussione sul
caso clinico, mettendo in secondo piano le dinamiche istituzionali. Ciò
costituisce un passo ulteriore nell’articolazione del lavoro. Si tratta
di aiutare l’équipe a darsi una rappresentazione clinicamente utile del
funzionamento soggettivo di Michele e delle possibili ragioni dei suoi
gesti. A questo scopo (e con il rischio di generare ipotesi psico- o
socio-genetiche semplicistiche), viene ripresa la descrizione della
storia del paziente. I primi anni di vita in un contesto familiare reso
estremamente disagiato e instabile dall’emigrazione. Poi la
risocializzazione in un nuovo contesto, non più pluri-linguistico, ma
certamente ancora multiculturale. Infine, le prime manifestazioni
cliniche durante la pubertà/adolescenza e la difficoltà della famiglia e
dei servizi a fornire un contesto di cura in cui il soggetto potesse
fare degli investimenti affettivi abbastanza stabili.
Ridimensionata dalla focalizzazione del lavoro sul problema clinico, la
vivace dinamica intra- e inter-gruppale lentamente si riorganizza.
Viene
individuata a questo punto la possibile ragione della crisi aggressiva.
Il telefono
è lo strumento col quale Michele è continuamente in contatto con i
famigliari e grazie al quale questi ultimi possono controllare ciò che
accade nel servizio. Disciplinarne l’utilizzo, significa intervenire
sull’assetto delle relazioni interpersonali e interistituzionali. Si
ragiona allora su come servirsi delle nuove idee che sono emerse, allo
scopo di rinegoziare con la famiglia il programma terapeutico.
Il clima
emotivo muta nuovamente.
I medici
scherzano sulle loro rispettive appartenenze ideologiche, a partire
dalla necessità di rimettere in discussione la diagnosi e di ripensare
la terapia farmacologica. La riunione finisce puntualmente, come
convenuto.
Mi allontano
dal servizio emotivamente provato, con un vago sentimento di coloritura
persecutoria che integra confusamente smarrimento e sospetto. Ciò che ho
fatto, sarà stato d’aiuto alla Collega responsabile? Ho giovato o
nuociuto alla sua autorità? Avrà compreso, il gruppo, l’intento del
lavoro e i modi coi quali esso è stato perseguito? Su un piano di
auto-osservazione più immediato (psicopatologia della vita quotidiana?
rêverie? identificazioni proiettive e conseguenti controidentificazioni?),
mi sorprendo a chiedermi: ma dove è finita la biro con la quale stavo
prendendo appunti? Perché ora non ricordo più dove l’ho messa?
CONTENIMENTO E HOLDING NELLE
ISTITUZIONI: ALCUNE IPOTESI
Vediamo ora
come si possono concettualizzare le dinamiche psicosociali descritte nei
paragrafi precedenti. La supervisione psicoanalitica viene praticata,
oggi, in un contesto sociale che è caratterizzato da livelli inconsueti
di instabilità istituzionale e di incertezza professionale (Sennett,
1999; Stapley & Cave, 2006). Le diverse funzioni che essa assolve, sono
il risultato di un’interazione fra gli strumenti e i metodi utilizzati
dal supervisore, e le risorse umane e materiali messe concretamente a
disposizione nella “situazione” istituzionale.
Il problema
clinico che in questo caso dovrebbe essere affrontato – e che il gruppo
tende invece ad eludere –, può essere riassunto con una domanda molto
sintetica: che cosa possiamo fare per affrontare la situazione creata
dal gesto di Michele? Per rispondere al quesito, il gruppo dovrebbe
considerare distintamente le due serie di fenomeni che si stanno
sviluppando parallelamente – ossia i processi psichici propri del
paziente, da un lato, e dall’altro quelli che caratterizzano il
funzionamento dell’équipe curante. Tenendo presente i propri obiettivi
terapeutici e riabilitativi, esso dovrebbe anche considerare,
successivamente, gli inevitabili e decisivi effetti d’interazione fra
questi due processi.
Perché
Michele si è arrabbiato così violentemente?
Cosa vuol
dire: “forse gli sono andata troppo sotto”?
Che reazione
ha suscitato il gesto di Michele nell’equipe?
E perché non
si riesce a parlarne?
Il tema
teorico-tecnico che mi pare consenta l’analisi più accurata della
situazione descritta è quello del contenimento. Un adeguato
‘contenimento’ richiede infatti l’esercizio di diverse funzioni
psichiche e psicosociali, che possiamo concettualizzare variamente. In
un articolo pubblicato nel 2004, Thomas Ogden ha sottolineato
l’importanza di distinguere con cura rigorosa le teorizzazioni che
stanno alla base di questa nozione così diffusa.
Le teorie di Bion e di Winnicott
sono gli archivi concettuali da cui originano le idee condensate nella
nozione di contenimento. Queste concezioni ormai classiche non sono in
antitesi fra loro, poiché si sono sviluppate in parallelo, probabilmente
nutrendosi delle stesse influenze e discussioni. Esse devono però essere
intese chiaramente, tenendo presente le specifiche differenze teoriche
che le connotano.
La teoria di Bion nasce come un
modello concettuale che mira a dar conto dei fattori che possono
distruggere la capacità di pensiero di un gruppo (“power to destroy the
capacity of a group for thinking”: Odgen, 2004, p. 1357). Il modello
concettuale messo a punto dall’Autore (Bion, 1962) – ossia la coppia
♀↔♂: contenitore/contenuto – è fondato su un ripensamento della nozione
kleiniana di identificazione proiettiva e trova nella coppia
madre/bambino un’esemplificazione che secondo Ogden è solo metaforica. A
differenza di Winnicott (“who is always the paedriatician”: Ogden, ibid),
Bion era infatti interessato a elaborare un modello teorico che
tematizzasse specificamente i processi di elaborazione del pensiero. In
questo quadro di interessi, elaborò un’ipotesi che postulava una
relazione di determinazione reciproca fra contenitore e contenuto. Per
mettere in evidenza che cosa differenzi la coppia ♀↔♂ dalla nozione
winnicottiana di holding, Ogden dà alcune definizioni dei concetti
bioniani e sviluppa un articolato ragionamento.
“Il
contenitore non è una cosa – scrive – ma un processo.” Per la
precisione, esso è un insieme di processi che si sviluppano
contemporaneamente e a diversi livelli. Nel quadro di questa
concettualizzazione, l’effetto contenitore è inteso come il risultato
della “capacità di lavoro psicologico inconscio del sogno, che opera di
concerto con la capacità di pensiero preconscio simil-onirico (rêverie),
e con la capacità di [produrre] processi secondari di pensiero
pienamente consci” (ibid. p. 1356). Dati i nostri scopi, l’enunciazione
più incisiva è tuttavia la seguente. “In breve: nell’individuo sano,
contenitore e contenuto sono del tutto dipendenti l’uno dall’altro: la
capacità di sognare (il contenitore) ha bisogno dei pensieri onirici, e
i pensieri onirici (il contenuto) hanno bisogno della capacità di
sognare; in assenza di pensieri onirici non si ha un vissuto da sognare,
e in mancanza della capacità di sognare non è possibile realizzare il
lavoro psicologico sulla propria esperienza emotiva (e di conseguenza
non si ha coscienza di quella esperienza)” (Ogden, ibid. p. 1359; 2006,
p. 164; corsivo mio).
Paragonata
con questa prospettiva teorica, la descrizione winnicottiana della
funzione di holding sembra riflettere interessi e obiettivi assai
diversi, che sono condizionati da esperienze e prospettive cliniche
specifiche. Maturata anch’essa in una prospettiva radicalmente
relazionale (“there is not such a thing as a baby”), la concezione di
Winnicott ha infatti una connotazione che è sì psicodinamica, ma anche
micro-sociale e concretamente fisica, medica: pediatrica appunto. Il
prototipo del “facilitating environment” winnicottiano –
l’esemplificazione originaria e più efficace della funzione di holding –
è la situazione relazionale creata nella psiche infantile dall’abbraccio
materno.
Queste
diverse nozioni sono entrambe necessarie per riflettere sui fenomeni
psicopatologici e psicoterapeutici. Solo la loro utilizzazione distinta
può conferire ricchezza multiprospettica, cioè ‘profondità
stereoscopica’ (“stereoscopic depth”), alla comprensione dell’esperienza
clinica (Ogden 2004, p. 1362; 2006. p. 168).
In un saggio
dedicato al valore psicoterapeutico del lavoro infermieristico, Anna
Ferruta ha descritto tre tipi di funzione psico-sociale del gruppo
curante che possono essere concettualizzati con questi modelli:
l’ascolto, la rêverie, il contenimento (Ferruta, 2000). Nella
teorizzazione che il saggio propone, gli effetti di contenimento del
gruppo curante sono considerati il risultato di un continuo esercizio di
attività in cui fattori interpersonali e intrapsichici si coniugano con
attività concrete come l’accudimento fisico, la somministrazione
farmacologica, il sostegno fornito durante le attività riabilitative e
persino, quando occorre, la contenzione fisica.
Fra le
funzioni necessarie affinché il gruppo curante riesca a mantenere il
livello di funzionamento più efficace, viene inoltre sottolineata la
capacità della leadership di provvedere al pensiero del gruppo con una
periodica e provvisoria sintesi delle idee che sono in corso di
elaborazione: la “formulazione psicodinamica” del caso (Ferruta, 2005;
Foresti & Rossi Monti, 2002; Kassaw & Gabbard, 2001). Nei termini
proposti da Winnicott, si potrebbe dire che questa ipotesi
caso-specifica svolge una funzione di holding, in quanto ‘raccoglie i
pezzi’ (“gathering of bits”: Ogden, ibid.) della vicenda clinica[4]
e conferisce stabilità al sentimento di ‘continuare-a-esistere’ (“going
on being”: Winnicott, 1956, p. 303) che è necessario per portare avanti
il lavoro. È questo sentimento di continuità dell’esperienza del gruppo
curante che promuove, indirettamente, gli effetti di coalescenza e
progressiva riorganizzazione dei nuclei esperienziali ancora dispersi
del paziente (Ferruta, 2005; Correale, 2006).
Facendo uso del linguaggio proposto
da Peter Senge (un teorico delle organizzazioni di cui è molto
interessante studiare le ricerche[5]),
la formulazione psico-dinamica caso-specifica può essere intesa come
un’attività di visioning — una funzione di guida emotivo-cognitiva
aperta e insatura, che si è dimostrata particolarmente adatta allo scopo
di creare ‘organizzazioni che apprendono’ (“learning organizations”).
Nei termini proposti da Bion,
l’attività di sintesi, di programmazione e di verifica del gruppo
dirigente (visioning, planning, reviewing) consente lo sviluppo di una
dialettica contenuto/contenitore (♀↔♂) che influisce sull’equilibrio
sempre necessariamente instabile fra ‘assunti di base’ e ‘gruppo di
lavoro’ (AdB«GdL).
Nel caso
della situazione clinica qui descritta, il contenuto da elaborare è
particolarmente ‘saturo’ sul piano emotivo e potrebbe essere ricondotto
alla categoria dei “contenuti killer” (Ferro, 2002; Mazzacane, 2007). Si
tratta infatti di un oggetto di pensiero estremamente pregnante, in cui
la quantità/qualità degli “elementi
b”
da bonificare è tale da compromettere il lavoro della “funzione
a”.
Esso costituisce dunque un contenuto psichicamente indigesto, che può
produrre un’effrazione e un ingorgo nel funzionamento del contenitore (o
per meglio dire nel processo che determina gli effetti di contenimento).
Con una
terminologia più classica e una diversa prospettiva teorica, si potrebbe
dire che la riflessione clinica richiederebbe, in questo frangente, una
funzione simbolica singolarmente robusta, caratterizzata da aspetti
responsabilizzanti e paterni (Corradi Fiumara, 1980; Foresti, 1998). La
condotta di Michele, infatti, è un gesto antisociale importante, che può
innescare una di quelle situazioni di impermeabilità al lavoro clinico
che furono descritte da Freud in Alcuni tipi di carattere tratti dal
lavoro psicoanalitico (Freud, 1916)[6].
Per
comprendere appieno le difficoltà dell’équipe a questo riguardo, è
tuttavia necessario un mutamento del registro teorico: dall’analisi del
problema clinico individuale occorre cioè procedere allo studio della
struttura istituzionale.
Quando
Racamier scriveva la frase riportata nell’epigrafe, la minaccia più
importante all’autorità dei curanti era abitualmente costituita da
elementi interni al gruppo clinico, che traducevano in rivalità
interprofessionali le contraddizioni del sistema istituzionale
(classicamente, la contraddizione cura versus custodia). La frase tratta
da Lo psicoanalista senza divano era infatti la seguente: “Cercate il
personaggio (solitamente una capo-sala) che si è impadronito del potere
all’interno dell’istituzione…” (Racamier, 1972, ibid.; corsivo mio).
Nelle istituzioni sanitarie ‘aziendalizzate’, la sottrazione di autorità
ai danni dei responsabili clinici è divenuta un’evenienza molto comune,
che compromette specificamente l’autorità e la funzione di sintesi del
gruppo dirigente (Foresti, 2003). A differenza che in passato, la
mancanza di legittimità del gruppo dirigente è un fenomeno che si
determina dall’alto, e consiste, concretamente, in decisioni (o mancate
decisioni) che alterano in modo sostanziale la struttura organizzativa
del servizio.
Quando
un’intera unità operativa è lasciata per anni senza figure dirigenti
(come in questo caso) e quando il volume delle risorse viene
continuamente e surrettiziamente ridotto (come accade spessissimo), non
possono non prodursi fenomeni che influenzano negativamente la dinamica
dell’organizzazione. Privato della funzione di orientamento al compito
che è caratteristica di una leadership autorevole, il gruppo curante può
perdere di vista sia il contesto in cui opera che i vincoli da questo
determinati. Messo in condizioni di lavorare senza una chiara
consapevolezza del limite che struttura necessariamente i suoi progetti
d’intervento, il collettivo umano che dà vita all’istituzione rimane
così in balia delle sue istanze emotive più immediate. Sappiamo che in
questa situazione, l’attività di qualsiasi gruppo umano tende a
degenerare in prassi emotivamente e cognitivamente disorganizzate, che
possono essere descritte come “improvisaciòn caotica” (Utrilla Robles,
1998) o come “self assigned impossibile task” (Zagier Roberts, 1994).
Intesa nei
termini dello schema presentato nel secondo paragrafo, la situazione
descritta nelle pagine precedenti potrebbe essere allora sintetizzata in
questi termini.
Indebolita
dalla sua cronica instabilità (squilibrio persistente fra responsabilità
e autorità dei dirigenti), l’istituzione curante stenta a produrre le
funzioni di direzione e contenimento che potrebbero orientare la
dinamica gruppale verso il compito istituzionale.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
«Il motivo centrale del discorso che
vorrei fare oggi … [riguarda il fatto] che un importante problema dei
servizi psichiatrici del Sistema Sanitario Nazionale sia rappresentato
dal personale che li coordina.»
A. Correale (2006a, p. 271)
«Tutto ciò che avviene all’interno
dell’équipe deve essere analizzato a due livelli in interazione: quello
dell’équipe in rapporto al compito, e quello del compito da portare a
termine»
J. Bleger (1989, p. 90)
Nell’attuale
contesto istituzionale, l’attività del supervisore implica l’esercizio
di molte funzioni caratteristiche delle professioni che Freud riteneva
impossibili. Si tratta infatti di contribuire a curare i pazienti,
cercando di educare gli operatori, affinché accrescano le competenze che
loro occorrono per governare efficacemente il dispositivo istituzionale
a cui danno vita (Freud, 1937).
Mentre le prime due funzioni sono da
sempre implicite nel lavoro di supervisione, l’ultima è una novità dei
tempi in cui viviamo e costituisce una conseguenza specifica delle
attuali politiche gestionali (Grilli & Taroni, 2004). A rendere sempre
più improbo questo compito, bisogna inoltre ricordare che lo
psicoanalista supervisionava, sino a non molto tempo fa, nel quadro di
contratti di collaborazione che prevedevano tempi di lavoro protratti
(il più delle volte era il supervisore che si doveva porre il problema
di concludere il suo lavoro, allo scopo di promuovere la crescita del
gruppo). Le limitazioni imposte alle spese sanitarie invece impongono,
oggi, tempi d’intervento estremamente ridotti, che rendono davvero
difficile produrre prestazioni adeguate al compito
(nel caso dell’équipe citata, le
supervisioni previste sono solo tre in tutto l’anno). Lo psicoanalista è
così posto sempre più frequentemente di fronte a un dilemma
imbarazzante: colludere col disfunzionamento dell’istituzione, oppure
opporsi con chiarezza a ciò che accade?
Questo contributo è nato
dall’esigenza di organizzare i pensieri suscitati dalle esperienze di
supervisione, allo scopo di individuare le novità concettuali e
metodologiche grazie alle quali si può cercare di affrontare questo
aut-aut troppo netto. Sia la descrizione della discussione col gruppo
curante che le ipotesi riassunte e argomentate nel paragrafo di sintesi,
sono state infatti rielaborate durante una serie di riunioni ad hoc e
sono dunque il frutto di un lavoro di riflessione collettivo.
Nel testo
più volte citato, Bleger sostiene che nel lavoro istituzionale
“l’elemento maggiormente perturbatore e più difficile da trattare non è
il conflitto, ma l’ambiguità”. Quest’ultima agisce infatti “come un
ammortizzatore o come un fattore capace di sfumare i conflitti” (ibid.
76). Quando, grazie al lavoro di supervisione, questi ultimi finiscono
per manifestarsi, la loro soluzione non è affatto automatica. Il disagio
e la pena che la supervisione comporta, cioè le conseguenze dei
conflitti di cui essa (la supervisione) ha promosso il riconoscimento,
vanno affrontati con metodi adatti a favorire la loro modulazione e, nei
limiti del possibile, la loro risoluzione.
Nelle
istituzioni ‘aziendalizzate’, le strutture organizzative elementari del
lavoro sono messe continuamente in discussione. Gli assetti gerarchici
(tutti “dirigenti”, dunque nessuno veramente dirigente), le risorse a
disposizione (in teoria razionalizzazione, in pratica razionamento:
defunding), la ‘missione’ stessa del servizio (gli obiettivi terapeutici
fondamentali: cura/custodia oppure outsourcing, cioè esternalizzazione/risparmio?)
sono fattori di produzione che vengono fatti oggetto di una
rinegoziazione continua e pressoché interminabile. Ciò rende
estremamente arduo fare ciò che distingue un’istituzione sana da
un’altra che sana non è: “applicare le misure adatte per la (…)
risoluzione” dei conflitti (Bleger, ibid, p. 72). In questo contesto, le
funzioni della supervisione psicoanalitica richiedono dunque un radicale
ripensamento.
I concetti e i metodi qui discussi,
sono un’espansione di alcuni classici principi psicoanalitici, la cui
sostanza è riassunta nelle affermazioni che aprono questo paragrafo. Ci
sono sempre almeno due livelli di funzionamento che sono continuamente
in interazione. Il “compito da portare a termine” è l’insieme degli
obiettivi clinici che l’équipe persegue con la cura dei casi di cui
riconosce la responsabilità. A questo livello, il supervisore mira a
contribuire alla formulazione del ‘progetto terapeutico-riabilitativo’
con una “formulazione psico-dinamica” caso-specifica (Ferruta, 2005;
Kassaw & Gabbard, 2002) che ha potuto essere elaborata grazie al lavoro
di visioning clinico del gruppo curante (Foresti & Rossi Monti, 2002).
Il secondo
dei livelli citati – ossia il funzionamento dell’équipe in rapporto al
compito primario – pone al supervisore problemi paragonabili a quelli
posti, nel lavoro analitico, dall’interpretazione di transfert e dalla
struttura del setting. Affrontare le problematiche che ostacolano il
perseguimento del compito da parte dell’equipe, è dunque un lavoro
insieme inevitabile, rischioso e interminabile. È inevitabile, perché la
discussione di questo tipo di problemi prima o poi si impone
all’attenzione del gruppo curante. È rischioso, perché discutere il
funzionamento dell’équipe può compromettere il sistema delle relazioni
gruppali e intergruppali, facendo esplodere i conflitti che erano
mantenuti latenti dall’assetto anti-task (contrario al compito) del
funzionamento collettivo. È poi interminabile, poiché il tema
dell’organizzazione è oggetto di un negoziato intergruppale e
intersistemico, che non ha mai fine: si tratta infatti della continua
produzione e riproduzione delle relazioni che stabiliscono la struttura
e la distribuzione dell’autorità istituzionale.
Riassunto
Il contributo descrive un’esperienza
di supervisione in un servizio psichiatrico ambulatoriale. La
complessità delle dimensioni cliniche e istituzionali poste dal caso,
consente di illustrare i sistemi di fattori che sono in gioco in questo
tipo di attività. Facendo uso di diverse ipotesi di lavoro, l’Autore
propone di distinguere tre diversi livelli di articolazione
dell’analisi, che richiedono strumenti metodologici e concettuali ben
differenziati: psicopatologia individuale, dinamiche gruppali e assetto
istituzionale. Il lavoro mira a dimostrare come queste prospettive
metodologicamente eterogenee possono essere utilizzate in modo
ordinatamente integrato solo se si tiene conto dei contesti in cui si
opera e delle funzioni che si è chiamati a svolgere.
Parole-chiave
Aziendalizzazione, supervisione,
leadership, contenitore, assunti di base, gruppo di lavoro
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VINCENZA
QUATTROCCHI
Dipartimento Salute Mentale:
un'organizzazione "psico-dinamica"
Intendiamo il Dipartimento per la
Salute Mentale come un contenitore osmotico che ha come mission la la
tutela e la promozione di salute mentale.
E’ una struttura che nell’assicurare
la complessità dell’intervento si colloca come garante di due aspetti da
considerare come cardini dell’assetto assistenziale:l’unitarietà e la
simultaneità dell’intervento rispetto alla complessità delle tre
componenti biologica-psiclogica-sociale del disagio
psichico,l’unitarietà e simultaneità dell’intervento multidisciplinare,laddove
in entrambi gli aspetti, il termine integrazione non può essere
soddisfacente.
I luoghi della cura si identificano
più che altro con gli attori della scena terapeutica ,invertendo la
logica dell’istituzione totale del recente passato laddove il luogo
della cura si identificava con la cura medesima. Oggi,pertanto i luoghi
della cura in senso stretto,sono indispensabili ma assolutamente privi
di significato se carenti di osmosi, se asfissiati dalla
autoreferenzialità e dalla assenza delle”coordinate temporo -spaziali”.
Lo smantellamento dell’istituzione
ha visto nel migliore dei casi una sorta di virtuale trasposizione,
dalle mura istituzionali a mattoni più invisibili,più dinamici(psico-dinamici)che
sono gli operatori medesimi:la loro mente è il vero luogo della cura. Il
riferimento è alla mente del singolo e la mente del gruppo.I luoghi
della cura sono nodi di una rete che li mette in stretta relazione tra
loro senza che nessuno di essi sia egemone dell’altro.. Se nessun luogo
è egemone dell’altro,la funzione del Centro Salute Mentale è oltremodo
la più complessa:punto centrale del processo terapeutico,punto di
partenza,ma anche il punto di arrivo,nel senso che è la sede più
frequente per il primo accesso ed è la sede nella quale si mantiene il
rapporto con il paziente anche alla conclusione di un trattamento più
complesso. E’ opportuna la specificità dell’accoglienza sin dalla prima
fase del contatto utente/servizio (l’atteggiamento psicoterapeutico in
wireless). La multi-disciplinareità è ovviamente di casa e le attività
si articolano in visite specialistiche ambulatoriali e domiciliari,in
psicoterapie individuali,di gruppo e familiari,in colloqui di
sostegno(anche domiciliari) nelle varie fasi del percorso
terapeutico,sia rivolti all’utente che alla famiglia. Il CSM è anche il
luogo privilegiato per incontri multiprofessionali strutturati, ovvero
per incontri di tipo formativo. Altra importante funzione del CSM è
quella,sviluppatasi negli ultimi anni,della somministrazione quotidiana
della terapia farmacologia,a tutela di quella fascia di utenti che va
sostenuta nella conquista di quella compliance.Il farmaco oscilla tra
l’essere uno schermo che ostacola la relazione perché vissuto come
violazione del corpo ed anche il suo contrario come elemento che
favorisce il mantenimento delle distanze tra chi cura e chi è curato,
all’ombra di una sorta di evitamento dell’indagine psicologica. Sappiamo
anche che nel superare l’attacco al narcisismo ed
all’onnipotenza(emozione bifronte condivisa dal curante e dal curato),il
farmaco è un mezzo per rendere possibile la relazione per il suo
meccanismo d’azione in senso stretto e specifico ed anche perché
costituisce un legame con il terapeuta introiettato,presente anche in
assenza. Nella rappresentazione mentale dei curanti,ora mezzo di
allontanamento o “contenzione”,ora espressione di attitudine
terapeutica,ma anche mezzo di comunicazione e supporto delle parti sane.Il
consolidamento di un servizio territoriale porta a superare l’assetto di
un sevizio “allertato”esclusivamente all’accoglienza della crisi..
Certamente non possiamo identificarci con la figura dell’ esperto
esclusivo per l’emergenza . Piuttosto attraverso azioni multiple, è
necessario affrontare il problema dell’acuzie a monte e sotto vari
aspetti, dalla prevenzione possibile, all’intervento precoce verso una
solida presa in carico da parte di un Servizio, sempre più visibile,
riservato rispetto all’intimità della cura e nel contempo riconoscibile
rispetto all’offerta. Il gruppo di lavoro ha il compito di fare
profondamente suo il concetto che la relazione terapeutica costituisce
l’essenza di tutto il processo,pertanto è indispensabile cimentarsi sul
significato dell’alleanza terapeutica che fonda le proprie radici nella
relazione primaria,configurandosi come identificazione reciproca
attraverso elementi preverbali ed empatici,di sostegno e di accudimento
e sull’aspetto più elaborato della alleanza medesima, l’alleanza di
lavoro(Greenson)in cui un Io osservante si allea con quello del curante.
Nell’approfondire questo concetto è
opportuno dire che gli aspetti psicologici,relazionali e quindi
psicoterapici sia in senso lato che in senso specifico e
ristretto,hanno,nel trattamento una certa supremazia in quanto ogni
atto, dalla prescrizione farmacologia alla riabilitazione psicosociale,è
mediato dalla relazione terapeutica ed è “dentro”la relazione
terapeutica medesima. Riflettiamo su quanto dinamico(psico-dinamico)è il
clima nei luoghi della riabilitazione, in maniera quasi del tutto
spontanea laddove il passaggio dalla spontaneità alla consapevolezza
qualifica come terapeutico l’intervento.
Una attenta considerazione dei
luoghi della cura(il CSM,il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura,i
Centri Diurni,le Residenze e le Comunità Terapeutiche la cui funzione
verrà descritta nella relazione ) che facilitano la condivisione della
vita tra pazienti ed operatori,porta a definire le azioni
psichiatriche,riabilitative reali e condivise con il paziente,come
espressione di un intervento che, nell’agire sul mondo esterno ,mira a
raggiungere il mondo interno del paziente.
Le azioni dunque sono “pensanti” (RACAMIER),nel
senso che corrispondono a pensieri e parole strettamente connesse con le
strategie psicoterapeutiche. Il rispetto della vulnerabilità comporta
che l’intervento terapeutico venga forgiato come se fosse la chiave per
la serratura(kay and look). Diventa cronico tutto ciò che è trascurato
ora per carenze di risorse,ora per la mancanza di riflessioni aggiornate
sul caso,sui percorsi fatti,sugli strumenti terapeutici.Possiamo dire
che diventa cronico, tutto ciò che non è più pensato.
Pertanto, la complessità
dell’intervento riguardante l’ambito riabilitativo altro non è che la
cura nella sua accezione più ricca e forse l’unica psicoterapia
possibile in situazioni gravi e complesse.
Inoltre la psicoterapia,intesa in
senso stretto viene regolata attraverso uno studio sulla appropriatezza
delle psicoterapie rivolte a singoli individui,a gruppi di pazienti ed a
famiglie.
GIUSEPPE
BERTI CERONI
L'argomento della relazione riguarda
fondamentalmente in tre aspetti:
1.la relazione terapeuta-paziente
(atti e parole) comunque sottesa a qualunque intervento specifico. Ho
chiamato questi fattori terapeutici specifici comuni (FTSC).
2.La scelta fra farmacoterapia e
psicoterapia quando motivata da specifiche indicazioni (linee guida) e
quando scelta culturale nel triangolo paziente- terapeuta e contesto. Il
comportamento sociale di cura
3..La funzione di integrazione fra
farmaco e psicoterapeuta: quando è meglio che sia lo psicoterapeuta a
prescrivere i farmaci e quando è meglio che le funzioni siano separate
in due terapeuti?.L'integrazione è solo affidata al paziente?
GIUSEPPE
SARAO’
“ SULLA SOGLIA : le dimensioni
orizzontali e verticali nel gruppo di lavoro multiprofessionale “
Il lavoro riguarda alcuni modelli di
funzionamento del gruppo di lavoro multiprofessionale, descritto come un
insieme di funzioni, di corpi e di menti. Il gruppo di lavoro può essere
una risorsa fortemente terapeutica se viene utilizzato come organismo
unitario ma che nel contempo ha necessità di possedere funzioni e
apparati specializzati. Un corpo-gruppo che naturalmente si organizza su
più dimensioni ma che per essere accogliente e trasformativo, nel
senso di cogliere i transfert massivi e frammentati dei pazienti, deve
riconoscere ed articolare le dimensioni orizzontali (la funzione coesiva
fraterna e la rivalità degli operatori) con le dimensioni verticali
della leadership (le capacità emotive e le valenze genitoriali del
leader). Questa difficile e faticosa articolazione può avvenire in varie
zone del servizio; in particolare vanno ricercate le zone di transito,
di passaggio ( aspetti interstiziali della vita istituzionale) dove è
possibile cogliere movimenti e aggregati emozionali che poi si potranno
attualizzare e realizzare nel lavoro sul compito ( pazienti gravi e
famiglie).
GIUSEPPE
RIEFOLO
Il servizio e i suoi gruppi
Il servizio territoriale pubblico
può essere individuato come particolare contesto terapeutico per la
terapia di pazienti psicotici. In tale contesto la terapia
gruppoanalitica può essere assunta come funzione terapeutica della
istituzione più generale. Il gruppo psicoterapeutico viene ad
individuare, gradualmente, un proprio specifico setting che risulti
coerente soprattutto con la cornice più generale dell’istituzione, prima
ancora che aderente a un modello tecnico prestabilito. Pertanto, una
serie di elementi che rendono complessa una istituzione pubblica,
possono essere assunti come specifici elementi di un setting capace
soprattutto di risonanze con i livelli psicotici di pazienti molto
regrediti.
Roma, 18.05.08 "TRAUMA
PRECOCE E RELAZIONE TRANSFERALE
"; Sede:
VIALE GORIZIA, 24, 00198 ROMA
; Info:
sipsiaroma@tin.it
LIVIA.TABANELLI@TIN.IT
Fees= euro 35,00
Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia,
dell’Adolescenza
e della Coppia
GIORNATA
DI STUDIO
Sabato 17 Maggio 2008
TRAUMA PRECOCE E RELAZIONE TRANSFERALE
PROGRAMMA
Ore 8,30
Registrazione partecipanti
Ore 9,00
Salvatore Grimaldi Introduzione
Ore 9,15 Luìs
Martìn Cabré:
Sul concetto di trauma nella relazione analitica
Ore 10,15 Pausa
caffè
Ore 10,30 M.
Grazia Fusacchia: Ripensare al trauma nella relazione
analitica
Ore 11,30 Luis
Martin Cabrè: Discussione della relazione
Ore 12,00
Discussione con la sala
Ore 13,15
Salvatore Grimaldi Valutazione dei partecipanti
ABSTRACT
Sul concetto di
trauma nella relazione analitica
(Luis Martin Cabrè)
Il trauma, a partire
soprattutto dall’apporto di Ferenczi, appare come un’invasione
nell’Io. É il campo dell’intersoggettivo dello scambio tra
l’inconscio della vittima e dell’aggressore, oggetto della passione
o della pazzia dell’amore o dell’odio che turba o perturba il
funzionamento psichico del bambino.
E, tuttavia, sembra che
ci sia qualcosa in comune tra questi due scenari. Se si ripercorrono
le peripezie della fantasia masochista del saggio freudiano “Un
bambino viene picchiato” (1919) sorgono numerosi interrogativi e
questioni. L’Autore si propone di ripensarle alla luce delle
aspirazioni e dei bisogni d’amore del bambino, che includono una
componente di eccitazione, difficilmente gestibile, la quale si
organizza attorno alla fantasia del castigo. Si tratta forse di una
ripetizione d’una esperienza traumatica compromessa e mescolata con
tutto il componente pulsionale ed erotizzato? Fino a che punto la
ripetizione non si configura come un concetto chiave per vincolare
certe caratteristiche essenziali del funzionamento perverso con la
dinamica del trauma? Ció che non é rappresentabile del trauma, non
si riferisce in qualche modo a questo concetto d’inconscio non
rimosso?
Ripensare al trauma
nella relazione analitica
(Maria Grazia Fusacchia)
L’A. presenta un
materiale clinico per riflettere sulle questioni che pone la
gestione del setting nella psicoterapia psicoanalitica con i bambini
vittime di esperienze di abuso sessuale. In particolare, s’interroga
sulle vicissitudini dell’effrazione traumatica che sembrano dare
luogo a peculiari configurazioni del transfert e del corrispettivo
controtransfert. Nella misura in cui, la relazione è permeata da
una compulsiva tendenza alla ripetizione che svuota di senso e
riattualizza l’evento abusante, spetta all’analista individuare quei
possibili nessi che nel permetterne la sua significazione affettiva
ed emotiva, interrompono la sua coercitiva riedizione.
CURRICULUM
Luis Jorge MARTÍN
CABRÉ
membro ordinario
e analista con funzioni di training de la “Asociación
Psicoanalítica de Madrid”. (Societa componente della IPA)
Dal 1995 é stato
Segretario scientifico, componente della Segreteria Generale di
Training e del “Consejo Científico Administrativo”. É stato inoltre
coordinatore della Commisione che studia i rapporti fra psicoanalisi
e psicoterapia. Attualmente è componente del Comitato di Training
del Instituto Psicoanalitico di Madrid. Collaboratore del
International Journal of Psycho-Analysis. Membro di CAPSA,
Comissione appartenente all’IPA.E inoltre membro Ordinario della
Sociedad Española de Psiquiatria y Psicoterapia del niño y del
adolescente (Societa
appartenente a la FEAP)
|
Roma,
23-25.05.2008
"INTERVENTO
PSICOTRAUMATICO IN FASE ACUTO POST TRAUMATICA DA STRESS: DAGLI
INCIDENTI QUOTIDIANI ALLE MAXI-EMERGENZE"
Sede:
A. O. SAN CAMILLO FORLANINI
; Info:
psicoemergenza@hotmail.com
FORMAZIONE@SCAMILLOFORLANINI.RM.IT
;
Fees= euro
160,00.
Azienda Ospedaliera San Camillo – Forlanini
Servizio di Psicologia Clinica / Area Crisi ed Emergenza
Responsabile dr.ssa Raffaella Gorio
O6 5870 4693 fax 06 5870 4375
psicoemergenza@hotmail.com
Evento E. C. M.
Progetto formazione – addestramento – aggiornamento
Titolo
“
Intervento psicotraumatologico in fase acuta e post traumatica da
stress: dagli incidenti
quotidiani alle maxi – emergenze ”
Problema
Disagio psichico
della persona in condizioni critiche: il pronto soccorso
psicologico. L’esperienza di un Trauma coinvolge,
intensamente, la sfera emozionale di ognuno; è necessario porre
attenzione alle reazioni sintomatiche specifiche per un’ adeguata
e peculiare risposta clinico psicologica – tecnica alla
richiesta d’aiuto.
Destinatari
10 psicologi / psicoterapeuti, 10 infermieri e 10 medici;
3 posti sono riservati all’organico aziendale.
E' prevista una quota d'iscrizione di 160,00 euro, ridotta del 50%
per i dipendenti dell'Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini
Obiettivi nazionali
33 - Gruppo 2
Obiettivo generale
Saper affrontare l’evento traumatico tecnicamente
preparati, attraverso idonei corsi di formazione in ambito
psicotraumatologico al fine di conoscere le linee guida gli
aspetti legislativi e i percorsi diagnostico – terapeutici
nell’ambito della Psicologia dell’Emergenza.
L’apprendimento si focalizza sulle tecniche e modalità di
comunicazione e di gestione del Trauma per il trattamento
delle dinamiche di gruppo e individuali nel conflitto e nello
stress che possono essere utilizzate nel trattamento
psicologico in caso di Disturbo Acuto e Post
Traumatico da Stress per la prevenzione e il contenimento
delle crisi emozionali
come reazioni sintomatiche durante e dopo un evento
altamente critico da parte
dei pazienti, dei familiari e degli
operatori sanitari;
quindi, porsi in grado di aiutare e sostenere anche
i propri pari appartenenti alle
varie categorie professionali coinvolte nei soccorsi;
saper gestire e
monitorare efficacemente, tramite le opportune strategie e
conoscenze apprese, l’elevato livello di stress causato da Traumi
presenti nelle Vittime di I, II e III tipo coinvolte in
eventi critici; prevenire il bourn out degli operatori
sanitari ed delle categorie di assistenza coinvolte nei soccorsi.
Obiettivi specifici
- Acquisire conoscenze teoriche e
pratiche attraverso
aggiornamenti in tema di competenze e capacità
operative di gestione psicologica e psicotraumatologica
in occasione di incidenti critici e di eventi calamitosi
- Acquisire abilità tecniche in tema di supporto
psicologico rivolto alle vittime di eventi critici
- Migliorare le capacità relazionali e comunicative
nell’ approccio alla crisi psicologica
Articolazione
Una edizione di tre giorni per un totale di ventiquattro ore di
formazione / addestramento.
Aula Belli, A. O. San Camillo – Forlanini, Roma.
23 – 24 – 25 Maggio 2008
Materiale didattico
CD e dispense di ogni docente per ognuno dei partecipanti,
riferimenti bibliografici.
Metodologia
didattica
Lezione magistrale ( A )
Relazioni su temi didattici preordinati ( B
)
Confronto e dibattito tra discenti ed
esperti guidati da un conduttore ( D )
Dimostrazioni tecniche senza esecuzione
diretta da parte dei partecipanti ( E
)
Presentazione di problemi o di casi clinici
in seduta plenaria ( F )
Esecuzione diretta da parte di tutti i
partecipanti in attività pratico – tecniche ( H
)
Simulate, role playing ( I )
Supervisione
clinica
PROGRAMMAZIONE
Orario
|
Tipologia metodologia
didattica
|
Titolo lezione |
Nome del docente e suo sostituto |
23
Maggio
8.30 – 9.00
9.00 - 10.00 |
A
|
Presentazione del Corso
La
funzione e l’esperienza clinica dello psicologo in Emergenza e
Maxi –Emergenza.
Presentazione di un Modello tecnico – clinico e
organizzativo per l’Intervento psicologico in emergenza
|
Raffaella Gorio
Raffaella Gorio
|
Paola Ciurluini
|
10.00 - 11.00 |
F
|
La Comunicazione
internazionale in Emergenza Umanitaria.
|
Sergio Cecchini |
Andrea Pontiroli |
11.00 - 11.15 |
|
intervallo |
|
|
11.15 - 12.15 |
F
|
Gestione delle informazioni attraverso i Mass Media |
Sergio Cecchini |
Andrea Pontiroli |
12.15 - 13.15 |
F |
Osservazione di materiale
audiovisivo e condivisione delle
Esperienze sul campo di
Médecins Sans
Frontières
|
Sergio
Cecchini |
Andrea Pontiroli |
13.15 - 14.15 |
|
pausa pranzo
|
|
|
14.15 - 15.15
|
F
|
I
Diritti Umanitari nella legislazione internazionale:
influenza culturale ed
antropologica.
L’esperienza di Amnesty
International
|
Stefano Pratesi |
Francesca Cesarotti |
15.15 - 15.30 |
|
intervallo |
|
|
15.30 - 16.30
|
F
|
Il recupero delle vittime di Tortura.
l'Esperienza italiana dei Medici contro la Tortura
|
Carlo Bracci
|
Flavia Citton |
16.30 - 17.30 |
F
|
La funzione e l’esperienza infermieristica in
Pronto Soccorso
|
Roberta Delle Fratte |
Carla De Simone |
17.30 - 18.30 |
B
|
Il lavoro
interdisciplinare
d’equipe e
il contributo dei volontari.
Il
supporto dei pari
|
Stefania Guarrasi |
Anna Contardi |
24
Maggio
9.00 - 10.00 |
F
|
L'Intervento psicologico nella gestione del Panico
individuale / collettivo e delle situazioni emotive in
situazioni altamente critiche |
Raffaella Gorio
|
Stefania Guarrasi
|
10.00 - 11.00 |
D
|
Osservazione di materiale
audiovisivo
Esperienza Pratica Guidata
|
Raffaella Gorio
|
Stefania Guarrasi |
11.00 - 11.15 |
|
intervallo
|
|
|
11.15 - 12.15 |
B
|
Approccio Cognitivo –
Comportamentale ad
un evento critico.
Strategie di coping
|
Anna Contardi |
Rubina D’Errico |
12.15 – 13.15 |
E
|
Modalità d'Intervento: Briefing, Defusing,
Debriefing Psicologico
Strategico alle Vittime
|
Anna Contardi |
Rubina D’Errico |
13.15 - 14.15 |
|
pausa pranzo
|
|
|
14.15 - 15.15 |
E
|
L’Approccio
della Psicologia Strategica Breve ai Disturbi d’ansia
|
Giulietta Vulcano |
Stefania Guarrasi |
15.15 – 16.15 |
F
|
Psicofisiologia del Trauma: Intervento integrato nella
psicologia d'Urgenza
|
Gaetano Persico |
Vezio Ruggieri |
16.15 - 16.30 |
|
intervallo |
|
|
16.30 - 18.30 |
H
|
Tecniche di trattamento psicofisiologico per il Disturbo Acuto
e Post Traumatico da Stress.
|
Gaetano Persico |
Vezio Ruggieri |
25
Maggio
9.00 - 10.00 |
B
|
La Comunicazione
terapeutica con il paziente
in fase Acuta e Post
Traumatica da Stress
|
Stefano Boschi |
Mauro Macchio |
10.00 - 11.00 |
E
|
Tecniche di Comunicazione:
la Comunicazione Empatica ed Efficace
|
Stefano Boschi |
Mauro Macchio |
11.00 - 11.15 |
|
intervallo
|
|
|
11.15 - 13.15 |
H
|
Aspetti della
Programmazione Neuro
Linguistica applicata alla
Psicologia Clinica
|
Stefano Boschi |
Mauro Macchio |
13.15 - 14.15 |
|
pausa pranzo
|
|
|
14.15 - 16.15 |
I
|
Trauma pregresso e attuale:
aspetti transgenerazionali nella trasmissione della Memoria
Traumatica
Gli scenari degli eventi e Supervisione clinica
|
Stefano Boschi |
Mauro Macchio |
16.15 - 16.30 |
|
intervallo |
|
|
16.30 - 17.30 |
D
|
Teorie
modalità e tecniche apprese applicabili in un Debriefing
Psicologico Strategico nel
fronteggiamento
del
Disturbo
Acuto e Post
Traumatico da
Stress: la gestione del Trauma psichico
|
Stefania Guarrasi |
Anna Contardi |
17.30 - 18.30 |
D
|
Confronto e
dibattito
sugli
interrogativi riguardo
il disagio
operativo
nell’approccio psicologico
clinico
all’ evento traumatico
|
Stefania Guarrasi |
Anna Contardi
|
18.30 – 19.30 |
|
Valutazione dei partecipanti:
verifica, questionario.
Somministrazione questionario gradimento
E. C. M.
Conclusioni e saluto
|
Raffaella Gorio |
Paola Ciurluini |
Valutazione di fine
corso
L’apprendimento da parte dei
partecipanti viene verificato attraverso
un
questionario a domande a risposta aperta circa gli
argomenti
specifici trattati durante il Corso.
I discenti
avranno a disposizione 45 minuti per rispondere; la prova
sarà
ritenuta superata se risponderanno almeno a 10 domande.
In
conclusione, ai partecipanti sarà somministrato un
questionario di
gradimento E. C.
M.
Proponente
l’Evento formativo
-
Raffaella Gorio
Responsabili
scientifici
-
Raffaella Gorio, Stefania
Guarrasi
Progettazione
-
Stefania Guarrasi
Organizzazione
-
Anna Carderi
Servizio di Psicologia Clinica / Area Crisi ed Emergenza
O6 58704693
fax. 06 58704375
psicoemergenza@hotmail.com
3294087906 –
3383719426 – 3383279034
Supervisione
aziendale
- Anna Di Marsico,
Maria Bricca, Adriana Nitto
U. O. C. SVILUPPO DELLA FORMAZIONE E DEL GOVERNO CLINICO
Nel considerare l’approccio al disagio del paziente critico,
l’integrazione interdisciplinare, come mostra il
programma nei suoi contenuti, rappresenta un suggerimento
funzionale per
l’Intervento Psicotraumatologico sulla persona che
ha in atto un Disturbo Acuto da Stress; Intervento che ha
valenza anche preventiva sulla possibile trasformazione del
sintomo acuto che tende alla cronicizzazione nell’evolversi in
Sindrome Post Traumatica da Stress. Le tecniche e le modalità
integrate dei diversi approcci della psicologia durante e dopo un
intervento d’urgenza, rivelano la loro valenza preventiva per il
bourn out degli stessi operatori coinvolti in un soccorso.
Le emergenze
della vita sono tante ed hanno un filo conduttore che si chiama
shock da frattura psichica.
“ L’incidente quotidiano ”
è quello di un ragazzo che perde una gamba, il burn out, il
mobbing, un abuso, un lutto, una incalzante patologia organica e
così via come ancor peggio nella vita possono presentarsi gli
eventi critici, per arrivare a quelli straordinari come
le maxi – emergenze che coinvolgono la
partecipazione della collettività in un dramma condiviso e da
condividere.
Gli orientamenti
della psicologia clinica adottati dal corso sono:
psicofisiologico, relazionale,
cognitivo comportamentale,
strategico breve ed
insieme,
la proposta di un aggiornamento
in merito ai protocolli della
comunicazione efficace.
Una panoramica
sull’azione
degli organismi internazionali che operano sul campo, quali
il ricco contributo scientifico e la presenza al corso di
rappresentanti di
Amnesty International,
Medici contro la Tortura
e
Médecins Sans Frontières,
tende a definire il senso dell’integrazione per un intervento
di “ urgenza ” offrendo una ampia possibilità di confronto con
le nostre realtà, individuando punti di contatto e suggerendo
riflessioni.
L’esigenza
e
l’obiettivo
per la gestione di un pronto
soccorso psicologico sono quelli di avvalersi di
strumenti idonei clinico – tecnici, relazionali e di comunicazione
durante la fase dell’accoglienza, del monitoraggio, della
valutazione del livello di criticità di una Vittima
e nelle
fasi della prevenzione e del contenimento delle crisi emozionali
individuali e di gruppo.
Raffaella
gorio
Stefania
guarrasi
|
Roma, 20.05-10.06.2008 "TEMI
DI CONFINE NELLA CLINICA E NELLA TEORIA PSICOANALITICA
";
Sede:
CENTRO DI PSICOANALISI ROMANO VIA PANAMA 48 ROMA
; Info:
segreteria@centropsicoanalisiromano.it
Fees= euro 144,00.
CORSO DI AGGIORNAMENTO
Dr.
Giuseppe Riefolo
"TEMI DI
CONFINE NELLA CLINICA E NELLA TEORIA PSICOANALITICA"
PROGRAMMA:
20/05/2008 |
1.
Configurazioni analitiche e processo psicoanalitico
|
27/05/2008 |
2. Scissione e
dissociazioni
|
03/06/2008 |
3. Dalle
nevrosi alle psicosi passando per l'isteria
|
10/06/2008 |
4. In tema di
autenticità
|
Abstract.
Nei quattro seminari proposti si toccano alcuni temi di confine
della teoria e della clinica psicoanalitica che riguardano, da un
lato il tema dei quadri clinici di confine quali le nevrosi e le
psicosi letti soprattutto attraverso il registro dei quadri isterici
che, soprattutto nella clinica pre-psicoanalitica e nei primi
scritti di Freud e Breuer, contemplavano i quadri delle nevrosi
quanto delle psicosi (o follie) isteriche. In linea col tema
dell'isteria si situa una riflessione e puntualizzazione sia storica
che clinica sul tema della Spaltung/splitting/scissione rispetto
alle varie forme di dissociazione introdotte in modo specifico dalla
psicoanalisi. In un seminario ci si soffermerà sul concetto di
"configurazione" rispetto al concetto di "processo" psicoanalitico
cogliendo il le configurazioni come momento in sé definito,
elementare e di base del processo. Infine ci si soffermerà a
considerare il concetto di autenticità come caratteristica del
processo analitico, rintracciabile continuamente nelle dinamiche del
campo. Ciascun seminario avrà una introduzione di ordine teorico, ma
si organizzerà soprattutto sull'analisi di vignette o intere sedute
analitiche proposte dal conduttore. Una terza parte del seminario
sarà dedicata alla discussione in gruppo sia degli esempi clinici
che delle proposizioni teoriche. L'obiettivo di base dell'intera
serie dei seminari è soprattutto la riflessione sulla posizione
dell'analista nella seduta analitica
ORARI:
Ore 21,00 – 22,00
|
Relazione del docente |
Ore 22,00 – 23,00
|
Discussione con la sala |
Ore 23,00– 23,30 (solo 10/06/2008)
|
Questionario di apprendimento |
|
Alessandria,
24.05.2008 "DAL
DUE AL TRE: DALLA RELAZIONE MADRE BAMBINO AL RAPPORTO COI GENITORI E
COI GRUPPI
"; Sede:
ALESSANDRIA, SALA CHESSA - SERT- AL, VIA MAZZINI 85
; Info:
esterferrando@tiscali.it
ANNALISA.SCEPI@TISCALINET.IT
Fees= euro 30,00.
ABSTRACT
Simona Capolupo
‘E’ solo l’orco che mangia i
bambini? Analisi dell’amore fagocitante materno’
In questa relazione si vuole porre
l’attenzione non tanto sulle madri-streghe, frustranti assenti e
poco affettuose, di cui peraltro la letteratura psicoanalitica è
piena, ma piuttosto di quelle mamme iperprotettive, troppo presenti,
invadenti , le mamme definite nel mio libro come “mamme che amano
troppo”.
Come dice lo psicoanalista Carloni
(1975): “Che dire di quei comportamenti iperprotettivi e possessivi
di certe madri che divorano letteralmente l’identità distinta dei
propri figli...”
Di queste mamme problematiche, e
spesso inconsapevoli delle loro difficoltà anche perchè c’è una
realtà mediatica manipolatoria che sostiene il troppo amore materno,
si vorrà prendere in considerazione:
l’aspetto aggressivo sottostante a
comportamenti di totale dedizione e sacrificio rispetto ai figli;
l’aspetto narcisistico insito in
certi atteggiamenti e confuso con la capacità di amare l’altro;
il bisogno inconsapevole di queste
mamme di vivere il figlio come parte di sè (una propaggine) e
quindi non permettendo, o per lo meno a non facilitando, l’aspetto
evolutivo e autonomo nè di se stesse nè dei figli.
E’ mia opinione che l’eccesso di
affetto e di premure verso i figli, il cui risultato è spesso
nefando, potrebbe essere rivisitato se una madre potesse dare un
senso all’aspetto di ostilità insito nel rapporto verso il figlio
(come d’altra parte in tutti quei rapporti in cui entra in gioco un
forte coinvolgimento affettivo!)
Donata
Maglietta
Bambini e
adolescenti: disarmare i mostri
Il piccolo gruppo analitico è la
terapia che meglio si adatta al mondo infantile e adolescenziale per
un infinità di ragioni. In gruppo i bambini e gli adolescenti
costruiscono legami e rispecchiamento, imparano a condividere il
tempo e lo spazio, imparano ad esprimersi e a separarsi e lo fanno
prevalente attraverso il linguaggio elettivo del gioco con la guida
di uno psicoterapeuta che
ha la funzione di testimone e guardiano dello sviluppo dei processi.
Il gruppo contribuisce a
costruire la pensabilità, che é uno dei compiti della crescita. La
costruzione e’lespansione della pensabilità fonderà il benessere
psicofisico dell’individuo e del suo modo di essere presente nel
mondo. I bambini e gli adolescenti in gruppo sono aiutati a
trasformare la sensorialità, le somatizzazioni, gli atti, le
scariche motorie in scene e in storie che, dando forme e suono alle
emozioni, conducono all’alfabetizzazione degli affetti: i giochi, le
scene e le storie rendono quindi pensabili i pensieri sugli eventi.
Un attenzione particolare viene rivolta alla formazione dei conduttori
dei gruppi analitici di bambini. Il tema del viaggio nel tempo è il
filo conduttore più frequente nel lavoro analitico in gruppo poiché
il viaggio non è solo una metafora ricorrente ma un evento reale.
Se la psicoanalisi è un viaggio che affronta dimensioni del tempo e
dello spazio che vanno dal presente al passato e dal passato al
futuro, con i bambini e gli adolescenti il percorso analitico è
dentro al tragitto evolutivo, mentre tocca il passato diventa
presente e si dirige verso il domani. Lavorando con l'età evolutiva
non ci si può fermare, stando accanto ai ragazzi anche gli adulti
terapeuti diventano apprendisti del futuro..
Fiorella Pezzoli
"Il sostegno alla competenza
genitoriale: una proposta innovativa”
Verranno introdotti brevemente i
principali cambiamenti avvenuti nella famiglia italiana negli ultimi
quarant’anni sia nei termini strutturali sia valoriali e si
evidenzieranno le difficoltà che i genitori incontrano oggi nello
svolgimento della loro funzione.
La contestualizzazione
storico-geografica ha la finalità di evidenziare come i
cambiamenti sociali in atto hanno modificato il campo di riferimento
entro cui i genitori sono chiamati a compiere la loro funzione.
Il gruppo di genitori, condotto
psicodinamicamente, può rendere più intelligibile tale campo e
permettere l’attivazione o il recupero delle competenze genitoriali
di ciascun genitore.
Verrà esplicitato attraverso quali
processi e quali meccanismi questo è reso possibile e verrà esposta
qualche esemplificazione clinica.
|
Firenze, 23.05.2008 "CIÒ
CHE TEMO ACCADE, E QUEL CHE MI SPAVENTA MI RAGGIUNGE.IL SUICIDIO
"; Sede:
ACCADEMIA DI SCIENZE LA COLOMBARIA-FIRENZE
; Info:
info@quidcom.com ;
Fees= n.d.
PROGRAMMA:
“…ciò che temo accade, e quel che mi
spaventa mi raggiunge.”
Il Suicidio
Firenze, 23/05/2008
Presso
Accademia La Colombaria
Ore 8.45 Apertura dei lavori:
Ass. Graziano Cioni,
assessore politiche sociali Comune di Firenze
Dr. Paolo Rossi Prodi,
resp. UFSMA Firenze
Ore 9.00 Introduzione:
Le domande inevase
Laura Belloni, psichiatra,
Responsabile del Centro Regionale sulle Criticità Relazionali
Sandro Domenichetti,
psichiatra, resp. MOM SMA 5
Chairman/Discussant: Giuseppe Saraò
Ore 9.30
Epidemiologia e il Suicidio in Toscana
Fabio Voller,
epidemiologo area epidemiologia sociale ARS
Caterina Silvestri, psicologa, ARS
Ore 10.00 Suicidio & Mass Media: l'effetto
Werther
Luciano Massimo Canova,
professore di "Psichiatria Sociale"
Dipartimento di Neuroscienze/Sez. Psichiatria Università di
Siena
Ore 10.30 Le possibili risposte (Presentazione
Progetto Sperimentale)
Laura Belloni, Dario
Iozzelli, Alberto Bacchereti, Angelo Avarello, AOUC
Ore 11.00 COFFEE BREAK
Ore 11.15 DIBATTITO
Ore 13.30 LUNCH
Chairman/Discussant: Marco Armellini
Ore 14.30 Non esserci più...Il tentativo di
suicidio in adolescenza
G. Pietropolli Charmet,
Docente Psicologia Dinamica Univ. Milano
Ore 15.00 Attualità in tema di prevenzione e
trattamento del comportamento suicidario
Giuseppe Corlito,
resp.DSM ASL 9 Grosseto
Ore 15.30 Dibattito
Ore 16.30 Conclusioni
Galileo Guidi
Responsabile Salute Mentale, Regione Toscana
Ore 16.45
Interventi preordinati:
Gemma Brandi
Walter Ciardo
Paolo Cioni
Michele Conte
Massimo De Berardinis
Maurizio Ferrara
Roberto Leonetti
Franco Sirianni
Andrea Tanini
Lucia Zani
ore 17.45 Test finale ECM
Segreteria scientifica:
Laura Belloni, Sandro Domenichetti
INFORMAZIONI GENERALI
Sede del Corso di Aggiornamento:
Accademia di Scienze e Lettere La Colombaria –
Via s. Egidio 23 - Firenze
Iscrizione al Corso di Aggiornamento
L’iscrizione al corso è gratuita.
E’ necessario inviare alla Segreteria
Organizzativa l’allegata “Scheda di Iscrizione” debitamente
compilata entro e non oltre il 30 aprile 2008.
Segreteria Organizzativa
QUID Communications srl
Via G.C. Vanini, 5-50129 Firenze tel.:
0554633701 fax: 0554633698
info@quidcom.com
Educazione continua in medicina - ECM
Sono stati richiesti al Ministero della Salute
i crediti formativi per un numero massimo di 70 medici individuati
fra medici psichiatri e psicologi. Per acquisire i crediti
assegnati, i partecipanti dovranno compilare il questionario di
verifica dell'apprendimento e la scheda di valutazione dell'evento.
Sono obbligatorie le firme di entrata ed uscita, ed il 100% di
presenza al corso.
Attestato di Frequenza
L’attestato con i crediti formativi verrà
recapitato direttamente al partecipante dopo la verifica del
questionario di valutazione dell’apprendimento.
Variazioni
La Segreteria Scientifica e la Segreteria
Organizzativa si riservano il diritto di apportare al programma
tutte le variazioni che si rendessero necessarie per ragioni
tecniche e/o scientifiche.
OBBIETTIVO DELL’EVENTO:
Far acquisire conoscenze teoriche ed
aggiornamenti in tema di citologia endometriale
PAROLE CHIAVE: 1) Suicidio 2) Prevenzione 3)
Psicopatologia.
TIPOLOGIA DELL’EVENTO: f) Convegno
MODULO ELENCO OBBIETTIVI: Obbiettivo N° 21
SCHEDA DI ISCRIZIONE
da inviarsi alla Segreteria Organizzativa entro
il 30 aprile 2008.
L’ammissione deve essere confermata da parte
della Segreteria Organizzativa via e-mail;
(COMPILARE IN STAMPATELLO)
Cognome_______________________________Nome____________________________________
Nato
a_________________________________il________________________________________
Codice fiscale
personale___________________________________________________________
Professione______________________________________________________________________
Disciplina_______________________________________________________________________
Ente____________________________________________________________________________
Indirizzo Ente/Studio
Privato_______________________________________________________
CAP_________________________Città______________________________________________
Telefono____________________________________Fax_________________________________
Numero di
cellulare_______________________________________________________________
e-mail__________________________________________________________________________
Esprimo il consenso al trattamento dei miei
dati per le finalità consentite dalla legge n. 675/96
data______________________________________firma________________________________________________
RAZIONALE
"Il
suicidio è la forma più eclatante di aggressività verso se stessi, è
un atto che comunica disperazione, incapacità di valutare
obiettivamente il futuro, convinzione profonda che nulla abbia più
un senso. La frequenza del suicidio giovanile è molto elevata: le
stime mondiali parlano di un milione di morti per suicidio all'anno,
corrispondenti a 16 casi su 100.000 abitanti. Negli ultimi 50 anni
l'incidenza del suicidio è aumentata del 60%, diventando la terza
causa di morte per gli adolescenti ed i giovani adulti.
Mentre fino a poche decine di anni fa il gruppo più a rischio era
rappresentato dagli uomini anziani, in molti paesi oggi sono gli
adolescenti e i giovani ad avere il più alto rischio di suicidio.Da
un lato dovremmo saper prestare attenzione alla presenza di fattori
di rischio, riconoscendoli precocemente: tra questi, la presenza di
un disturbo psichico riconosciuto (depressione, disturbi psicotici,
disturbo da uso di sostanze, disturbi del comportamento alimentare),
la presenza di sintomi psichici nuovi, non riconosciuti o trattati e
la variazione nei comportamenti (ad esempio, il calo del profitto
scolastico, il ritiro sociale).Il convegno è un momento nella
definizione di un progetto di azioni preventive nella città di
Firenze che coinvolga i Servizi di Salute Mentale e L'università".
ABSTRACT DELLE RELAZIONI
Belloni Dr.ssa Laura
Tentato suicidio
Introduzione
Il tentato suicidio è un fenomeno
frequentemente riscontrato nella pratica clinica e pur non
costituendo una categoria nosografia specifica determina una
peculiare situazione nella quale l’operatore si trova a vivere
sentimenti ed emozioni significativi.
Attingendo dall’esperienza clinica
consulenziale svolta nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di
Careggi (Firenze), costituita da circa 350 interventi consulenziali
annui rivolti a soggetti che hanno tentato il suicidio, questo
articolo si propone di vedere il tentato suicidio non solo come
sintomo psicopatologico ma come espressione di un momento di crisi
dell’individuo, intesa come opportunità di trattamento, “occasione”
per il soggetto di pensare una risposta alla crisi diversa
dall’attentare alla propria vita.
La “complessità del fenomeno” (W. Festini
Cucco, L. Cipollone, 1992) non consente di formulare ipotesi di
intervento preordinate o generalizzabili, come protocolli di
trattamento o linee guida applicabili a tutti i casi
indiscriminatamente; si può invece pensare un intervento fondato sul
prendersi cura della persona nella sua complessità bio-psico-sociale
attraverso l’ipotesi di percorsi terapeutici dedicati.
Approcciarsi al tentativo di suicidio secondo
un modello di causalità lineare risulta impossibile, poiché “ogni
singolo suicidio come fatto incondizionato non si presta mai ad
essere compreso e spiegato in maniera sufficiente secondo una legge
causale di validità generale, possiamo solamente cercare di
ricostruire e mettere insieme alcune circostanze che hanno reso
possibile il fenomeno.” (K. Jaspers, 1948).
Attribuire al tentativo di suicidio l’esclusivo
significato di sintomo psicopatologico impedisce di comprendere la
multidimensionalità dell’evento, precludendo la possibilità di
indagare le componenti soggettive e relazionali che sottendono il
fenomeno.
Occuparsi di tentati suicidi diventa quindi
occuparsi principalmente di quel soggetto che ha tentato il
suicidio, senza dimenticare di occuparsi di noi stessi come
operatori e delle nostre reazioni emotive, strumento terapeutico
fondamentale nella relazione col paziente.
Il senso del tentato suicidio come sintomo
La comprensione del fenomeno del tentato
suicidio alla luce di un unico paradigma
(psicopatologico/psichiatrico o sociologico/statistico) non sembra
possibile né utile: da un lato comprimere in categorie rigide un
atto così contraddittorio e multideterminato rischia di darne una
lettura quantomeno parziale e incompleta, dall’altro la rigidità di
un’unica prospettiva sembra sottolineare l’incapacità di porsi in
modo flessibile di fronte a questo fenomeno, in un atteggiamento
difensivo e distanziante nei confronti del carico di angoscia e
sofferenza che esso porta con sé.
Utilizzare più sistemi di riferimento possibili
rende giustizia della multiformità dell’oggetto di studio e può
consentire una lettura più articolata ed esaustiva, che non permetta
semplificazioni e riduzioni rassicuranti.
Dall’esperienza derivata dalla nostra ricerca
emerge la consapevolezza di quanto dietro l’etichetta di tentato
suicidio si apra un mondo molteplice e diversificato, nel quale la
storia di ogni singolo paziente ha diritto di essere conosciuta e
compresa nel rispetto della sua unicità.
Se è lecito e utile cercare dei fattori comuni
che individuino costellazioni specifiche (sociali, psicopatologiche
ecc), e quindi percorsi terapeutici mirati, è pur vero che suona
convincente l’affermazione di Hillman (1964), per il quale “in sé il
suicidio non è né sindrome né sintomo”. Forse, tenendo presente
questo, sarà possibile cercare insieme al paziente il significato
che il suo gesto ha avuto e ha per lui, in modo che diventi oggetto
di un pensiero, senza che sia il peso della patologia o del disagio
a determinarne il percorso terapeutico.
Le domande che ci poniamo sono dunque queste:
qual è la storia della persona che abbiamo di fronte? attraverso
quale percorso di vita è arrivato alla decisione di farsi del male o
cercare la morte? che significato ha avuto quel gesto, e quale
significato ha adesso? quale significato hanno i sentimenti che
muove nel reparto, negli infermieri e nei medici? e nella famiglia?
Prescindere dal porsi queste domande rischia di
far vedere prevalentemente il sintomo: magari si riesce ad agire su
di esso, ma si può non incontrare la persona che ne è portatrice e
ignorare, anche noi, quello che ha da dire.
Le competenze dei pazienti
Il tentato
suicidio è un gesto complesso, che evoca l’ambivalenza dell’uomo nei
confronti della morte; attraverso l’atto di cercare la morte la
persona afferma il desiderio di decidere della propria vita,
esprimendosi in un gesto relazionale carico di significati. Secondo
Fornari (1967) “ogni suicida sul piano cosciente sembra voler negare
il proprio rapporto con il mondo, ma nell’inconscio in realtà lo
ricerca in modo disperato.(…) Il togliere di mezzo se stessi è la
forma più radicale di tirare in ballo gli altri. (…) Ogni suicida in
qualche modo vuole gettare il proprio cadavere sulle spalle di
qualcuno”.
Se il suicidio è
un taglio (“cidere”) del filo della propria (“sui”)
vita, è comunque un atto relazionale, di dialogo con il mondo, in
cui assume un ruolo centrale l’impossibilità di figurarsi una realtà
diversa da quella in cui si è presenti.
Il tentato
suicidio appare dunque in questa ottica come agito con una valenza
comunicativa a cui porgere attenzione; da qui la necessità di
domandare e domandarsi quale sia la richiesta d’aiuto sottesa.
Il paziente
sembra utilizzare il gesto autolesivo come risposta ad una
situazione di crisi disperante: l’atto suicidario, che solitamente è
considerato disadattativo, può così essere visto in senso adattativo
come tentativo, seppur estremo, di recuperare il controllo della
propria vita, segnale di una lotta attiva contro quello che J. T.
Maltsberger (2004) chiama “emotional flooding” (“inondazione
emotiva”).
Se pensiamo alla
“crisi” così come la intende Pagliarani (1993), quella che il
paziente vive può essere considerata non più come un vuoto di senso
e significato, un “nulla” da superare che provoca spavento e
terrore, ma un’“occasione di scoperta, difficile, dolorosa ma
redditizia”, in cui lo spazio negativo diventa momento generativo di
pensieri nuovi.
La sfida che si
pone al clinico può essere allora sia quella di scoprire nel
paziente risorse comunicative e reattive che possono essere
utilizzate nel lavoro con lui, sia di rendere possibile un pensiero
sull’agito, nel tentativo di vedere la crisi da una diversa
prospettiva, non abisso in cui sprofondare ma varco, finestra che
può aprirsi su di una profondità nuova, possibilità di trasformare
una mancanza in risorsa, capace di alimentare la creatività.
Atteggiamento e difese del clinico
Merita una riflessione ciò che il clinico prova
di fronte al paziente che ha tentato il suicidio, in quanto si
tratta di un incontro che muove inevitabilmente delle reazioni che è
necessario riconoscere se vogliamo evitare le collusioni o gli agiti
controtransferali.
Le emozioni più frequenti che si provano di
fronte a questi pazienti sono l’angoscia, il senso di impotenza o il
desiderio salvifico di “risolvere” il problema.
Il paziente che ha tentato il suicidio può
richiamare alla mente del clinico fantasie sulla possibilità di
uccidersi, o comunque sull’eventualità di fronteggiare la propria
morte (A. C. Ballerini, F. Fonnesu, P. Benvenuti), ed è quindi
possibile che questo provochi l’attivazione di meccanismi di
negazione e di fuga.
D’altra parte, il desiderio onnipotente di
salvare il paziente può, in modo speculare ma non meno pericoloso,
indurre ad affrontare con difficoltà e ambivalenza questi pazienti
notoriamente e per definizione “difficili” e a forte rischio di
insuccesso, provocando sentimenti di vergogna connessi al rischio di
una ferita narcisistica.
Da considerare infine la reazione emotiva che
la reiterazione del gesto autolesivo provoca nel clinico che ha in
carico il paziente (ma anche nel consulente che si trova a
fronteggiare fenomeni di revolving doors consistenti) ovvero
un profondo senso di colpa per ciò che è stato o non è stato fatto.
L’atteggiamento di negazione del problema è ben
espresso nel “comportamento di iperattività terapeutica, che tende a
sfuggire e a minimizzare il rischio suicidario continuando ad agire,
senza soffermarsi a riflettere sul problema e ad avvicinarsi in
maniera comprensiva al paziente” (A. C. Ballerini, F. Fonnesu, P.
Benvenuti).
Il desiderio di fare come impedimento al
pensare sembra un ripetersi nel clinico dell’atteggiamento
proprio del paziente, là dove invece la sospensione dell’azione e lo
sviluppo di una riflessione sull’agito sembra essere l’unica
“azione” clinica che abbia un senso terapeutico.
Prendere coscienza dei percorsi emotivi che
emergono dalla relazione con i pazienti, riuscire a darne una
lettura e ad utilizzarli anche nella relazione con loro diventa
parte integrante dell’atteggiamento del clinico che si trova di
fronte a situazioni complesse e angoscianti come i tentati suicidi.
A questo si aggiunge l’atteggiamento di
sospensione del giudizio e di indagine sui significati dell’atto
autolesivo, dei contenuti della crisi nella quale esso si inserisce,
del contesto del paziente e delle sue possibilità di sostegno,
nonché delle sue risorse e ambivalenze, per valutare il prevalere
dell’istinto di vita su quello di morte e parlarne insieme.
Necessario appare esaminare in dettaglio il
percorso verso il tentativo di suicidio con tutte le sue componenti
di crisi (“crisis markers”). L’obiettivo principale è la
comprensione dell’atto suicidario, a cui seguirà una riflessione
condivisa, che sviluppi un pensiero generativo, e forse terapeutico.
Proposte
La centralità del paziente e del suo contesto
nelle teorie che riguardano il tentato suicidio dovrebbe trovare un
corrispettivo pratico all’interno dell’agire terapeutico. E’
determinante considerare il soggetto come attore del gesto
autolesivo ma anche come detentore di risorse e capacità
utilizzabili attraverso e all’interno della relazione terapeutica.
Realizzare un percorso dedicato a ciascun
paziente passa attraverso la costruzione di un rapporto di fiducia
spesso complesso, complicato dal frequente alternarsi dei vari
operatori durante il corso dell’incontro terapeutico, con elevato
rischio di fallimento che può risultare fatale per il paziente;
appare necessario curare con particolare attenzione le fasi di
passaggio e in comunicazione tra le diverse figure professionali che
interagiscono con il paziente, al fine di evitarne fenomeni di
drop-out e sentimenti di rabbia e senso di abbandono, che possono
diventare nuovi fattori precipitanti di un ulteriore gesto
autolesivo.
Altrettanto importante risulta il benessere
psicologico degli operatori che affrontano le persone che tentano il
suicidio: confrontarsi quotidianamente con la sofferenza di chi
attenta alla propria vita può esaurire le capacità emotive e
relazionali degli operatori, soprattutto quelli privi del supporto
di un gruppo di lavoro. Esercitare le proprie funzioni professionali
all’interno di un’equipe può sollevare l’operatore da sentimenti di
solitudine e impotenza che possono ridurre la soddisfazione e la
capacità professionale.
Sarebbe utile pertanto strutturare uno spazio
di ascolto dedicato agli operatori coinvolti, che renda possibile
pensare e parlare insieme, esprimere e confrontare all’interno del
gruppo di lavoro i sentimenti, le fantasie e le reazioni suscitati
dal rapporto con le persone che hanno tentato il suicidio, in
relazione alla propria esperienza e alla propria storia.
Bibliografia
W. Festini Cucco, L. Cipollone (1992)
Suicidio e complessità, Giuffrè Editore, Milano
J. Hillman (1964) Il suicido e l’anima,
Astrolabio, Roma
K. Jaspers (1948) La mia filosofia,
Einaudi, Torino
F. Fornari (1967) Osservazioni
psicoanalitiche sul suicidio, Rivista di Psicoanalisi, vol. 13,
n. 1, pp. 21-36
L. Pagliarani (1993) Violenza e bellezza,
A..Guerini e Associati, Milano
A. C. Ballerini, F. Fonnesu, P. Benvenuti Lo
psichiatra di fronte al suicidio, da Dolore e angoscia di
morte, Borla
J. T. Maltsberger (2004) The descent into
suicide, International Journal of Psycho-Analysis, n.85,
pp.111-119
Brandi Dr.ssa Gemma
PENSANDO AL SUICIDIO
Consulente Psichiatra del Ministero della Giustizia
Responsabile del MOM SMA 4 dell’Azienda Sanitaria di Firenze
Direttore della rivista ‘Il reo e il folle’
Prendendo le mosse dalla necessità di valutare
epidemiologicamente il problema nella anagrafe della salute mentale
di un certo territorio, e di correlare quanto dovesse emergere con
altri elementi, magari schiacciati da un giudizio negativo, quale è
il numero di ricoveri e di TSO, ad esempio -cosa concludere
scoprendo che un’area ad alto indice di ospedalizzazione è anche
quella con una minore virulenza suicida o viceversa?- tre sono le
provocazioni che nel breve spazio assegnatomi vorrei gettare sul
tavolo del coraggioso tentativo di pensare insieme il suicidio,
1)
Il tentativo di suicidio e il suicidio dismetrico, ovvero il
carattere comunicativo del gesto autolesivo, vuoi pure estremo, a
sostegno di interventi preventivi di interpretazione/azione e di
coazione benigna.
2)
Il dovere degli operatori della salute mentale di imparare
dal suicidio delle persone che curano, ovvero la eredità del suicida
e la utilità retrospettiva e prospettica di una morte.
3)
La dialettica omicidio/suicidio, ovvero la famiglia che
uccide in metafora e nei fatti, tra indifferenza e morbosa
intrusione.
Canova Dr. Luciano
|
Roma, 23-24.05.08
"IL
"COMPLESSO DEL PICCOLO HANS. QUALI CAMBIAMENTI NELLE COSTELLAZIONI
EDIPICHE CONTEMPORANEE?
";
Sede:
RESIDENZA DI RIPETTA
;
Info:
iprs@iprs.it
Fees= euro 100,00
|
Milano, 31.05.08 "INCONTRO/CONFRONTO
CON NANCY MCWILLIAMS: TRA UMILIAZIONE E ONNIPOTENZA - IL LAVORO
ANALITICO CON I VISSUTI PARANOIDI
";
Sede:
MILANO - SALA BRACCO DEL CIRCOLO DELLA STAMPA - CORSO
VENEZIA, 16
; Info:
massimofontana@sipreonline.it
MAXIMFONT@LIBERO.IT
Fees= euro
120,00
INCONTRO/CONFRONTO
CON
NANCY McWILLIAMS
TRA UMILIAZIONE E ONNIPOTENZA
Il
lavoro analitico con i vissuti paranoidi
Sebbene i criteri del
DSM per la diagnosi di Disturbo Paranoide di Personalità comportino
tratti osservabili dall'esterno come la sospettosità, gli
psicoanalisti hanno seguito Freud nel considerare la paranoia come
un processo intrapsichico caratterizzato da proiezione e
diniego. Sebbene osservabili più frequentemente in condizioni
psicotiche, gli stati paranoici della mente sono comuni anche in
persone ad alto funzionamento e rappresentano una notevole sfida
terapeutica. La Dott.ssa McWilliams rivisiterà la teoria analitica e
lo stato della ricerca sulla paranoia, sottolineandone l'origine nei
sentimenti di umiliazione. Darà, inoltre, indicazioni ai terapeuti
che lavorano con pazienti paranoici.
Gli obiettivi
formativi del seminario sono:
o
Identificare
non solo le più comuni dinamiche paranoidi, come la proiezione e il
diniego della rabbia, ma anche quelle che includono la proiezione
degli altri sentimenti problematici (come accade nella erotomania,
nella gelosia paranoide, nella megalomania, ecc.)
o
Discutere
l’eziologia delle dinamiche paranoidi, che riguarda l’esperienza di
essere (proiettivamente) trattato come un oggetto cattivo da parte
del caregiver e, di conseguenza, soggetto ad umiliazione.
o
Evitare le
tendenze terapeutiche che rischiano di far sentire minacciati questi
pazienti (ad es., eccessiva compassione, sforzi di essere neutrali o
astinenti al punto da risultare inautentici).
Sarà assicurata la
traduzione
Responsabile: Dott. Michele Minolli
Presidente della Società Italiana di Psicoanalisi della
Relazione (SIPRe)
Comitato scientifico e organizzativo
Romina Coin, Adriana Cornacchia, Massimo Fontana, Michele Minolli,
Maria Pia Roggero, Maria Luisa Tricoli
PROGRAMMA
Mattina 9.00 – 13.30
TEORIA
Chair Massimo
Fontana/Alberto
Lorenzini
08.30 – 09.00
Registrazione
09.00 – 09.15
Massimo Fontana/Alberto
Lorenzini
PRESENTAZIONE DEL SEMINARIO
09.15 – 10.45
Nancy McWilliams (Relazione su tema preordinato)
STATI PARANOICI
DELLA MENTE IN PAZIENTI AD ALTO
FUNZIONAMENTO: LA
RELAZIONE ANALITICA NELLE
DINAMICHE DI
UMILIAZIONE
(Prima parte)
10.45 – 11.00
Coffee Break
11.00 – 12.30
Nancy McWilliams (Relazione su tema preordinato)
STATI PARANOICI
DELLA MENTE IN PAZIENTI AD ALTO
FUNZIONAMENTO: LA
RELAZIONE ANALITICA NELLE
DINAMICHE DI
UMILIAZIONE
(Seconda parte)
12.30 – 13.30
CONFRONTO/DIBATTITO CON IL PUBBLICO
Pomeriggio 14.30 –
17.30 CLINICA
Chair Maria
Luisa Tricoli
14.30 – 16.30 Nancy
McWilliams (Relazione su tema preordinato)
LA
SFIDA ALL'ANALISTA DEL PAZIENTE PARANOIDE:
PRESENTAZIONE DI UN CASO CLINICO
16.30 – 17.30
CONFRONTO/DIBATTITO CON IL PUBBLICO
---------------------------------
17.45 Consegna
questionario di verifica dell’apprendimento
17.55 Ritiro
questionario di verifica dell’apprendimento
|
Milano, 17.05.08
"DISTURBI
ALIMENTARI: NUOVE STRATEGIE DI DIAGNOSI E TRATTAMENTO
";
Sede:
ARP STUDIO ASSOCIATO - PIAZZA SANT'AMBROGIO 16 -
20123 MILANO
; Info:
arp@arpmilano.it
Fees= euro 100,00
Sabba Orefice
17 maggio 2008
La casistica dei disturbi alimentari è caratterizzata da
un’elevata frequenza di disturbi dell’alleanza e quindi di
fallimenti diagnostici e terapeutici, che avvengono a prescindere
dall’orientamento teorico dei clinici. Questo fenomeno comporta,
nelle consultazioni, la presenza di un significativo numero di
pazienti pluritrattate.
Il disturbo dell’alleanza è concomitante a un grave disturbo
nei processi emotivi primari, che è alla base della complessa
relazione che la paziente instaura con il cibo, che persiste
immutata nel corso della vita.
Una strategia diagnostica finalizzata a indagare, già nelle
prime fasi della consultazione, i processi emotivi primari – e
specificamente il modo in cui questi ultimi e la qualità della
relazione tra madre e figlia determinano il modo di sentire e
percepire il cibo - permette di migliorare l’efficacia
dell’approccio diagnostico, di differenziare gli aspetti primari da
quelli secondari del disturbo - quali, ad esempio, il complesso
apparato di controllo ritualistico, caratteristico di queste
pazienti – e modifica il modo di pensare i trattamenti,
individuali, familiari o della coppia madre-figlia, aumentandone
l’efficacia.
Nella clinica con soggetti adulti i processi emotivi primari
possono essere rilevati grazie a un accurato lavoro diagnostico con
le pazienti e a specifici colloqui con le madri, che individuano la
presenza di precoci disturbi nella relazione emotiva correlata
all’alimentazione.
Nel corso del seminario i principi teorici e le metodologie
diagnostiche e terapeutiche impiegate saranno descritti con l’ausilio di
materiale clinico videoregistrato.
Sede
ARP Studio
Associato - P.zza Sant’Ambrogio, 16 – 20123 Milano
Orario
Mattina dalle 9.30
alle 13.30, pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30
€ 100,00+ IVA
€ 70,00+ IVA
associati ARP Associazione, allievi e
tirocinanti ARP
ECM - Sono
stati richiesti crediti formativi per i medici, gli psicologi e
psicoterapeuti che compileranno i questionari di valutazione
dell’evento e di valutazione dell’apprendimento.
Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00
alle ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail
all’indirizzo
info@arpmilano.it. L’iscrizione è possibile anche consultando il
sito
www.arpmilano.it.
La partecipazione è
subordinata al limitato numero di posti disponibili. Verrà quindi
tenuto conto dell’ordine di iscrizione.
Dott. Sabba Orefice
Medico Chirurgo
Specialista in Malattie Nervose e Mentali
Psicoanalista
20123 MILANO
Via Matteo Bandello, 8 - Tel. 4690893
C.F. RFC SBB 44M21 F839O
P.I.
02691090159
sabba.orefice@tin.it
|
Bari, 15.05.08 "IL
PUNTO DI ROTTURA. L’EUTANASIA : DALL’ATTACCAMENTO ALLA VITA
";
Sede:
BARI - CINEMA ROYAL
;
Info:
xkpal@tin.it
Fees= n.d.
ABSTRAT
“Alle
soglie del terzo millennio il panorama che si apre ai nostri occhi,
imponendosi con i suoi sconcertanti paesaggi, induce l’uomo ad
interrogarsi su una questione che lo attraversa sin dalle origini
della sua esistenza: la domanda sull’oscuro mistero della morte.
Morte intesa nella sua accezione simbolica e contemporaneamente
reale. Lo sguardo dell’uomo di fronte all’inquietante mistero
dell’esistenza si eclissa, volgendo lo stesso sguardo verso oggetti
esterni, beni effimeri di consumo che nella loro precarietà rivelano
l’assoluta inefficacia”. Ma la morte, al cui cospetto si impone un
inerme silenzio, trova la sua voce in temi scottanti che
attraversano la nostra attuale realtà: suicidio, eutanasia,
solitudine del morente e perdita dei rituali legati all’elaborazione
del lutto.” (M.Fedele)
La parola
eutanasia letteralmente significa buona morte e si
riferisce a quella pratica che consiste nel procurare la morte nel
modo più indolore e rapido possibile a un essere umano affetto da
una malattia inguaribile, allo scopo di porre fine alla sua
sofferenza-esistenza. Il tema è uno dei più dibattuti degli ultimi
anni in campo etico, religioso, politico, legislativo, filosofico,
psicologico e quant’altro; tema che sta schierando ogni istituzione
e ciascuno di noi con diverse opinioni spesso fortemente
contrapposte. In molti paesi del mondo l’eutanasia è vietata ed è
fortemente contrastata, da qualche anno invece in Belgio, in Olanda
e da poco anche in Germania, si sono create delle condizioni di
legge che non vietano questa pratica. In Italia di recente c’è stato
il caso noto a tutti di Welby che ha provocato forti reazioni
nel campo medico e religioso fino al rifiuto di celebrare il rito
funebre in una Chiesa. L’interrogativo è : se un uomo è cosciente
delle proprie facoltà mentali può decidere di porre fine alla
propria esistenza avendo come unico futuro un possibile e lungo
calvario di sofferenza? Ovviamente non ci sono risposte, né verità
assolute. Stiamo parlando dei temi dell’anima, del corpo,
dell’esistere, della paura del dolore, della malattia e della morte
in termini di vita. Ma la morte si trova nella condizione di essere
sempre più rifiutata e altrettanto fortemente desiderata al tempo
stesso.
“Sull'essenziale su
ciò che è veramente importante, si fa silenzio. È sceso il silenzio
anche sulla morte, giustificato come una condizione di sicurezza e
di vita. Ma arriva il momento in cui questo silenzio sull'essenziale
non può più essere mantenuto senza obliterare il dovere della
sincerità e della verità, e senza mettere in pericolo l'essenziale
stesso. Allora si capisce che quel rispetto così vivo dell'uomo per
l'uomo, chiamato rispetto umano e che consiglia di tacere
sull'essenza, non può essere conservato senza cattiva coscienza». La
risposta della società è o l'eutanasia o il prolungamento forzato
della vita, senza mai giungere a un equilibrio che tuteli la dignità
dell'uomo. La comunità deve riappropriarsi del problema della morte.
Essa riguarda tutti noi, non solo medici e infermieri”. (F.Bellino)
Dunque, forse il
tema è anche quello della difficoltà e paura delle società
post-moderne di non essere più in grado di capire ed interiorizzare
il modo e il senso dell’elaborazione del lutto? La morte rimane
ancora un forte e atavico tabù?
Ovviamente gli
interrogativi sono tanti e probabilmente non ci sono risposte, né
soluzioni: il problema dell’eutanasia è, e rimane, un problema che
forse in sé non può avere soluzioni; la complessità è tale che
l’invito è a lavorare nel dubbio e nella complessità della propria
coscienza.
Ma come possono aiutarci la psicoanalisi e il
cinema?
“La psicoanalisi ci potrà offrire una lettura
rispetto al disagio contemporaneo e all’impossibilità del soggetto
di interrogarsi su ciò che maggiormente lo marca: la mancanza e il
vuoto.” (Fedele)
Il cinema ci regala questi due film in
programma nel seminario “Mare dentro” e “Le invasioni
barbariche”, due esempi di storie che ci coinvolgeranno
portandoci dentro il dolore di due vite, di partecipare alla dignità
e alla complessità dei loro sentimenti, in una situazione emozionale
che ci farà sentire coinvolti altrettanto come gli stessi
protagonisti dei due film.
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Milano,
21.05-17.12.08 "CONTATTO
PRIMARIO E DISTURBI DEL PENSIERO. CONTAGIO E INDUZIONE
";
Sede:
ARP STUDIO ASSOCIATO - PIAZZA S. AMBROGIO. 16 -20123
MILANO
; Info:
arp@arpmilano.it
Fees= euro 850,00
Chiara Nosengo
Contatto primario e disturbi del pensiero
Contagio e induzione
corso di
aggiornamento settimanale
ARP Studio Associato -
P.zza Sant’Ambrogio, 16 – 20123 Milano
Il corso, in
continuità con i precedenti, approfondirà l’incidenza della
relazione primaria e della lesione evolutiva sulle patologie gravi
di adolescenti con disturbi del pensiero.
La supervisione e
le riflessioni teorico-cliniche dedicheranno particolare attenzione
alla individuazione del contagio e della induzione,
quali fattori eziopatogenetici del disturbo del pensiero,
secondo il modello dei disturbi della fiducia.
Si valuteranno
inoltre le tecniche di trattamento più efficaci per operare il
passaggio cruciale da cosa pensa l’adolescente a come si
sente.
Alla fine del
corso è prevista una prova scritta che consisterà in una breve
relazione in cui i partecipanti dovranno esporre un caso, mettendo
in evidenza come hanno trattato il disturbo del pensiero, tenuto
conto della lesione evolutiva e del modo in cui la relazione
patologica primaria ha inciso con contagio e/o induzione sulla
insorgenza e sul mantenimento del disturbo stesso.
Il corso è
articolato in 20 incontri di due ore ciascuno.
Calendario
dal 21 maggio
2008 al 17 dicembre 2008
Orario
mercoledì mattina
dalle ore 9.30 alle ore 11.30
È previsto un
numero massimo di 25 partecipanti. La partecipazione è subordinata a
un colloquio di selezione.
Quote di
partecipazione
esterni: € 850 + IVA
consulenti e associati ARP:
€ 700 + IVA
ECM - Per
il corso sono stati richiesti i crediti formativi per medici,
psicologi e psicoterapeuti che compileranno i questionari di
valutazione dell’evento e sosterranno la prova scritta di
valutazione dell’apprendimento.
Per informazioni
e iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore
9.00 alle ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail
all’indirizzo
info@arpmilano.it.
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Milano, 21.05-10.12.08 "TECNICHE
DEL TRATTAMENTO PSICOLOGICO DEI FUNZIONAMENTI DISSOCIATIVI SU BASE
TRAUMATICA
";
Sede:
ARP STUDIO ASSOCIATO - PIAZZA S. AMBROGIO, 16 - 20123
MILANO; Info:
arp@arpmilano.it
Fees= euro 850,00
Alessandro
Vassalli
tecniche del trattamento psicologico dei
funzionamenti dissociativi su base traumatica
corso di aggiornamento quindicinale
ARP Studio Associato
- P.zza Sant’Ambrogio, 16 – 20123 Milano
Nel corso, gli approfondimenti teorici
e le discussioni di casi clinici prenderanno in esame le diverse
tecniche del trattamento psicologico dei funzionamenti dissociativi
su base traumatica, a partire da una precoce diagnosi del disturbo
primario e delle emozioni di base correlate.
.
La supervisione di casi clinici del
Servizio Diagnosi e Terapia del Trauma Psicologico dello Studio
Associato ARP riguarderà la ricerca delle tecniche più idonee a
trattare i funzionamenti dissociativi. Il focus diagnostico sarà
sulla relazione eziopatogenetica tra emozioni primarie costitutive
di disturbi primari del processo evolutivo e la strutturazione dei
diversi possibili funzionamenti dissociativi.
Ad intervalli regolari, saranno
previsti degli approfondimenti teorici sui principali nodi
problematici emersi dall’esame dei casi clinici.
Alla fine del corso è
prevista una prova scritta, che consisterà in una breve
relazione
in cui i partecipanti dovranno esporre un caso, mostrando quali
tecniche hanno favorito il
trattamento efficace del disturbo dissociativo.
Il corso è
articolato in 12 incontri di due ore ciascuno.
Calendario
dal 21 maggio
2008 al 10 dicembre 2008
Orario
mercoledì
pomeriggio dalle ore 14.30 alle ore 16.30
È previsto un
numero massimo di 25 partecipanti. La partecipazione è subordinata a
un colloquio di selezione.
Quote di partecipazione
esterni:
€ 850,00 + IVA
consulenti e
associati ARP:
€ 700,00
+
IVA
ECM -
Per il corso sono stati richiesti i crediti formativi per medici,
psicologi e psicoterapeuti che compileranno i questionari di
valutazione dell’evento e sosterranno la prova scritta di
valutazione dell’apprendimento.
Per informazioni
e iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore
9.00 alle ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail
all’indirizzo
info@arpmilano.it.
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Milano,
22.05-17.12.08
MASTER CLINICO SUGLI INTERVENTI: DAL PROCESSO
DIAGNOSTICO AI TRATTAMENTI. EVOLUZIONE DELLA TECNICA. PARTE PRIMA
;
Sede:
ARP STUDIO ASSOCIATO - PIAZZA S. AMBROGIO, 16 - 20123
MILANO
; Info:
arp@arpmilano.it
Fees= euro 1000,00
Sabba Orefice
Master clinico sugli interventi: dal processo diagnostico ai
trattamenti. Evoluzione della tecnica
Parte Prima
Corso di addestramento clinico e teorico
quindicinale
ARP Studio Associato
- P.zza Sant’Ambrogio, 16 – 20123 Milano
Nel corso degli anni abbiamo messo a
punto una metodologia, basata sul processo diagnostico, che si
propone di aumentare le probabilità di prevedere le difficoltà che
si possono incontrare nel costituire un’alleanza terapeutica con il
paziente e i possibili motivi di rottura della stessa, nonché di
individuare più rapidamente le difficoltà del paziente e le
strategie per affrontarle.
L’obiettivo ultimo è ridurre gli
esiti negativi delle psicoterapie e accrescere l’efficacia clinica
dei trattamenti: di conseguenza è indispensabile applicare tecniche
di intervento diversificate a seconda delle situazioni cliniche e
strutturare setting terapeutici differenti e specifici
(interventi di vario tipo, psicoterapie di breve e di media durata).
Il master è finalizzato
all’apprendimento e all’affinamento della capacità di individuare
gli elementi clinici determinanti nella strutturazione di setting di
intervento corretti e nella individuazione dei criteri-guida che
contraddistinguono il lavoro psicoterapeutico, quando indicato, con
il singolo paziente .
Sono previsti approfondimenti
teorici degli aspetti problematici emersi dall’esame dei casi e
delle discussioni cliniche. La casistica sarà solo in parte proposta
dal docente, mentre sarà oggetto di discussione soprattutto
materiale portato dagli allievi.
Si richiede pertanto che i
partecipanti abbiano già una formazione al processo diagnostico e
alle diverse tecniche degli interventi, oltre che essere iscritti
all’albo degli psicoterapeuti.
Calendario
Dal 22 maggio al 17 dicembre 2008
Orario
Giovedì mattina
dalle h. 10.00 alle ore 12.00: undici lezioni con cadenza
quindicinale
Giovedì sera dalle
h. 21.00 alle h. 23.00: sei esercitazioni di gruppo con cadenza
mensile
Sabato 13 novembre
2008
mattina dalle h.
9.30 alle ore 12.30 – pomeriggio dalle 14.30 alle 16.30
È previsto un
numero massimo di 25 partecipanti. La partecipazione è subordinata a
un colloquio di selezione.
Quota di
partecipazione per la Parte Prima
esterni: €
1.000,00
associati e
collaboratori ARP: € 750,00
ECM - Per il
corso sono stati richiesti i crediti formativi per medici. psicologi
e psicoterapeuti che compileranno i questionari di valutazione
dell’evento e sosterranno la prova scritta di valutazione
dell’apprendimento.
Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00
alle ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail
all’indirizzo
info@arpmilano.it.
|
Milano, 17.05.08 "DISTURBI
ALIMENTARI: NUOVE STRATEGIE DI DIAGNOSI E TRATTAMENTO
";
Sede:
ARP STUDIO ASSOCIATO - PIAZZA SANT'AMBROGIO 16 -
20123 MILANO
;
Info:
arp@arpmilano.it
Fees= euro 100,00
Sabba Orefice
17 maggio 2008
La casistica dei disturbi alimentari è caratterizzata da
un’elevata frequenza di disturbi dell’alleanza e quindi di
fallimenti diagnostici e terapeutici, che avvengono a prescindere
dall’orientamento teorico dei clinici. Questo fenomeno comporta,
nelle consultazioni, la presenza di un significativo numero di
pazienti pluritrattate.
Il disturbo dell’alleanza è concomitante a un grave disturbo
nei processi emotivi primari, che è alla base della complessa
relazione che la paziente instaura con il cibo, che persiste
immutata nel corso della vita.
Una strategia diagnostica finalizzata a indagare, già nelle
prime fasi della consultazione, i processi emotivi primari – e
specificamente il modo in cui questi ultimi e la qualità della
relazione tra madre e figlia determinano il modo di sentire e
percepire il cibo - permette di migliorare l’efficacia
dell’approccio diagnostico, di differenziare gli aspetti primari da
quelli secondari del disturbo - quali, ad esempio, il complesso
apparato di controllo ritualistico, caratteristico di queste
pazienti – e modifica il modo di pensare i trattamenti,
individuali, familiari o della coppia madre-figlia, aumentandone
l’efficacia.
Nella clinica con soggetti adulti i processi emotivi primari
possono essere rilevati grazie a un accurato lavoro diagnostico con
le pazienti e a specifici colloqui con le madri, che individuano la
presenza di precoci disturbi nella relazione emotiva correlata
all’alimentazione.
Nel corso del seminario i principi teorici e le metodologie
diagnostiche e terapeutiche impiegate saranno descritti con l’ausilio di
materiale clinico videoregistrato.
Sede
ARP Studio
Associato - P.zza Sant’Ambrogio, 16 – 20123 Milano
Orario
Mattina dalle 9.30
alle 13.30, pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30
€ 100,00+ IVA
€ 70,00+ IVA
associati ARP Associazione, allievi e
tirocinanti ARP
ECM - Sono
stati richiesti crediti formativi per i medici, gli psicologi e
psicoterapeuti che compileranno i questionari di valutazione
dell’evento e di valutazione dell’apprendimento.
Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00
alle ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail
all’indirizzo
info@arpmilano.it. L’iscrizione è possibile anche consultando il
sito
www.arpmilano.it.
La partecipazione è
subordinata al limitato numero di posti disponibili. Verrà quindi
tenuto conto dell’ordine di iscrizione.
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Pescara,
16.05-7.06.08 "LA
CREAZIONE DEL SETTING E LE SUE VARIAZIONI NEL LAVORO CON BAMBINI E
ADOLESCENTI
";
Sede:
SALA CONVEGNI DEL MUSEO D'ARTE MODERNA "VITTORIA
COLONNA" LUNGOMARE MATTEOTTI, 131 PESCARA; Info:
margherita.iezzi@libero.it
AIPPI@ASSAIPPI.191.IT
;
Fees= euro 40,00
IL SIGNIFICATO DEL SETTING NELLA PSICOTERAPIA
INFANTILE
A.I.P.P.I.
ASSOCIAZIONE ITALIANA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA INFANTILE
Via
Alessandria 130 – 00198 ROMA
TEL/FAX
06.4404001 E-MAIL
ass.aippi@flashnet.it
http://www.psychomedia.it/aippi
Membro European Federation of Psychoanalytic
Psychotherapy (E.F.P.P.)
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica
per
bambini, adolescenti e genitori
CORSO DI AGGIORNAMENTO:
LA
CREAZIONE DEL SETTING E LE SUE VARIAZIONI NEL LAVORO CON BAMBINI E
ADOLESCENTI
Sala Convegni del Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna”
Lungomare Matteotti 131, Pescara
16 MAGGIO 2008- 7 GIUGNO 2008
PRIMA GIORNATA:
ore 9.30 Introduzione e Lezione
Magistrale della Dott.ssa Suzanne Maiello Hunziker
Psicoterapeuta
Infantile; Vincitrice Premio Frances Tustin
Membro Fondatore
e Past President Aippi, Docente e Supervisore Aippi
Il Significato del Setting nella
Psicoterapia Infantile
Ore 11.30
Presentazione di materiale Clinico
Dott.ssa Maria
Grazia Berardi
Psicoterapeuta
Infantile Membro Ordinario A.I.P.P.I.
Ore 12,30 DISCUSSIONE PLENARIA
SECONDA GIORNATA:
ore 9.30 Introduzione e Lezione
Magistrale della Dott.ssa Emanuela Quagliata
Psicoanalista Società Psicoanalitica
Italiana, Psicoterapeuta Infantile Didatta A.I.P.P.I.
Un incontro Problematico: difficoltà nel
Setting con pazienti difficili da raggiungere
Ore 11.30 Presentazione di Materiale
Clinico
Dott.ssa Margherita Iezzi
Psicoterapeuta Membro A.I.P.P.I. , Dirigente
Psicologo Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile ASL di
Pescara.
Ore 12.30 Discussione Plenaria
Quote di Partecipazione per gli psicologi: €
20,00 per ogni seminario
Partecipazione libera per Studenti
Universitari e membri A.I.P.P.I.
ABSTRACT DELLE RELAZIONI
Suzanne Maiello - Il Significato del Setting
nella Psicoterapia Infantile
Con il concetto
di setting si intende l’insieme degli elementi spazio-temporali che
stabiliscono la cornice, all’interno della quale avviene l’incontro
terapeutico. Gli aspetti spaziali del
setting
comprendono non soltanto la stanza di terapia e il suo arredamento,
ma anche il materiale messo a disposizione del bambino. Tra gli
aspetti temporali del
setting
vengono presi in considerazione la frequenza delle sedute, la
ritmicità del loro succedersi, ossia l’alternarsi di presenza e
assenza.
Tali elementi
spazio-temporali del setting non sono tuttavia aspetti soltanto esterni.
Piuttosto, essi rappresentano la realizzazione all’esterno
dell’assetto mentale interno dello psicoterapeuta. Nel
setting,
si esprime la sua disposizione ad accogliere, contenere e
comprendere i messaggi del paziente, ma anche al tempo stesso, la
fermezza necessaria per creare un ambiente protetto e affidabile,
indispensabile per l’evolversi e l’approdfondirsi della relazione
tra il bambino, i suoi genitori e lo psicoterapeuta.
Emanuela Quagliata - Un incontro
Problematico: difficoltà nel Setting con pazienti difficili da
raggiungere
Il
lavoro cercherà di esplorare le difficoltà che insorgono nel corso
della valutazione e dell’inizio di una psicoterapia con bambini che
mostrano una particolare chiusura nell’incontro con il terapeuta.
Spesso nel corso del lavoro di valutazione ci si trova di fronte dei
problemi di tecnica e a scelte da dover intraprendere nel tentativo
di raggiungere ed essere di aiuto a questi bambini.
Le
ragioni della irraggiungibilità di questi bambini possono essere
varie e nel lavoro verranno riportate alcune esemplificazioni
cliniche: in particolare verranno descritti bambini che hanno
congelato la loro emotività a seguito di un trauma e bambini che
hanno sviluppato una profonda sfiducia nelle figure genitoriali e
hanno un atteggiamento di svalutazione e pseudo-autonomia.
|
Roma, 17.05.08 "ADOZIONI
NEL MONDO INTERNO E NEL MONDO ESTERNO";
Sede:
ROMA
VIA DEGLI ASTALLI 17
; Info:
AIPPI@ASSAIPPI.191.IT
Fees= euro 50,00
Programma, curricula e abstract
Corso di aggiornamento
ADOZIONI
Nel mondo interno
e nel mondo esterno.
17 maggio 2008
Sala Assunta – Via degli Astalli 17
00186 ROMA
9,00 – 10,00 Dr
Mario Priori
Introduzione al
tema e presentazione dei lavori
Abstract
Attraverso una sintetica rassegna della
bibliografia saranno introdotti i lavori del corso.
Un particolare riferimento sarà dedicato
all’influenza della teorizzazione psicoanalitica rispetto alla
specificità dell’approccio clinico al contesto delle adozioni.
10,00-11,30 d.ssa
Claudia Artoni Schlesinger
Adozione e oltre
Abstract
Verranno trattate
le dinamiche caratteristiche del rapporto di filiazione che nasce da
questo modo singolare di creazione di una famiglia, e, per occuparsi
dei personaggi della scena adottiva, è necessario scendere ai
primordi delle manifestazioni della mente, alla ricerca delle sue
manifestazioni primordiali, che sono così nascoste da sfuggire
spesso all’attenzione.
11.30-12.00 Dr
Roberto Iannello
Minori, famiglie,
tribunale: l’adozione.
Abstract
Nella condizione
dei bambini la fragilità e la delicatezza dei sentimenti e degli
affetti sono pari solo al loro bisogno di protezione e sicurezza. In
ciò il ruolo dei genitori è essenziale e la loro coesione ed armonia
indispensabili per garantire una ambiente familiare adeguato alle
esigenze dei minori. Purtroppo e sempre più spesso l’equilibrio
degli adulti si smarrisce o cessa ed il progetto di crescita ed
educativo dei piccoli ne può risultare gravemente compromesso al
punto che imprevedibili drammi come l’abbandono da parte dei
genitori e la necessità di essere adottati diventano realtà che loro
malgrado dovranno affrontare. I soggetti istituzionali diventano
allora gli artefici del sostegno familiare in difficoltà o coloro
che partecipano alla costituzione di nuovi nuclei familiari al
servizio dei minori abbandonati. Il contributo, l’esperienza e
l’integrazione degli operatori specialisti che, pur nei rispettivi
ruoli lavorano in modo integrato diventa fondamentale. Particolare
attenzione viene posta in tal senso all’attività che svolge il
Tribunale per i Minorenni destinata alla tutela dei minori al fine
di garantirne protezione e crescita nonostante le vicende avverse
loro capitate.
12,00-13,00 d.ssa
Giovanna Maria Mazzoncini
Raggiungere con i
genitori adottivi i territori sconosciuti
Abstract
Verrà sviluppato
il tema del lavoro psicoanalitico con i genitori adottivi che sono
confrontati con i compiti propri della genitorialità ma anche con la
complessità derivante dai propri vissuti rispetto alla fecondazione
e dalla sofferenza portata dal figlio adottato sugli aspetti
dell’abbondono e dei vissuti di diversità.
13,00-14,00 Pausa
Pranzo
14,00-15,00 dr.
Massimo Nardi
L’adozione, un
lavoro ai margini.
Discussant: d.ssa Suzanne Maiello
Curriculum
Psicologo e
psicoterapeuta, membro ordinario A.I.P.P.I., Giudice Onorario presso
il Tribunale per i minorenni di Roma presso il quale è stato anche
Coordinatore del ‘Collegio Abbinamenti’ fra coppie che hanno fatto
domanda di adozione e minori.
Abstract
Viene descritta
la specificità del lavoro ‘tecnico’dello psicologo in qualità di
Giudice Onorario presso il Tribunale per i minorenni di Roma a
partire dall’incontro con le coppie che fanno domanda di adozione,
passando per la conoscenza e la preparazione dei minori abbandonati
a quel delicato momento che è l’abbinamento con le coppie stesse che
li dovranno adottare. Verranno descritti i tempi legislativi,
giuridici e burocratici che in un complesso meccanismo arrivano
inevitabilmente a scandire i tempi emotivi, per un certo arco di
tempo, dell’esperienza dell’adozione nella sua fase iniziale.
Verranno illustrati alcuni esempi di rilevanza clinica al fine di
sottolineare la delicatezza della materia trattata.
15,00-15,30 dr.
Massimo Nardi
Dibattito e
interventi dei partecipanti
15,30-16,30 d.ssa
Luciana Tomassini
L’ascolto
psicoanalitico dell’adozione in un Consultorio familiare
Discussant: d.ssa Claudia Artoni Schlesinger
Curriculum
Psicologo
Psicoterapeuta, Socio Ordinario A.I.P.P.I., da anni si occupa della
tematica dell’affido e dell’adozione anche in qualità di
Responsabile del Consultorio Familiare della ASUR Marche-Zona
Territoriale n.6 Fabriano.
Abstract
L’intervento si
propone di stimolare una riflessione sull’adozione, sulla base
dell’esperienza nell’ambito di un servizio pubblico che si occupa
delle problematiche emotive che insorgono quando un bambino viene
inserito nel nucleo familiare. La relazione riguarda casi specifici,
seguiti in consultazione o in terapia. In particolare, si occupa di
esplorare quali sono i vissuti del bambino adottato, con il suo
bagaglio –spesso- di gravi sofferenze, nell’incontro con i genitori
adottati, anch’essi alle prese con la difficile elaborazione del
lutto per la mancata maternità.Ci si propone di esplorare quali
siano le condizioni perché l’incontro fra bambino e famiglia sia
positivo, favorendo un’esperienza profonda di appartenenza
reciproca.
16,30-17,00
d.ssa Luciana Tomassini
Dibattito e
interventi dei partecipanti
17,00-17,15 Verifica di apprendimento
Per
informazioni:
A.I.P.P.I.
Via Alessandria
130 – 00198 ROMA
TEL/FAX
06.4404001 E-MAIL
info@aippiweb.it
www.aippiweb.it
|
Verona,
23.05.2008 "LA
MASCHERA E L'IDENTITÀ
";
Sede:
CASA DI CURA PRIVATA VILLA S. CHIARA - QUINTO DI VALPANTENA (VR)
Info:
info@villasantachiara.it
Fees= n.d.
L’orientamento
prevalente della Psichiatria di oggi è quello di accettare una
visione multidimensionale del disagio psichico, allontanandosi da
ogni tentativo di riduzionismo, sia esso biologico, psicologico o
sociologico. Ma a guardare i modelli delle varie scuole, non si può
che notare differenze immense nei modelli concettuali che
dell’essere umano ognuna propone.
È l’uomo,
essenzialmente un insieme di impulsi biologici, oppure un Sé
spirituale? È un nodo in una rete di relazioni ed interazioni,
oppure un’individualità relativamente indipendente; è una persona
unica e irripetibile, la cui intima essenza sfugge a ogni schema,
oppure un biocomputer che è possibile programmare a piacimento; è un
organismo vivente e pulsante nel qui ed ora, oppure un sovrapporsi
di stratificazioni millenarie di esperienze collettive; è una labile
entità cosciente che galleggia su un oceano inconscio, da questo
dominato e governato, oppure un io che plasma con scelte coscienti
il proprio destino? E quali sono le prospettive per questo essere?
Quali sono le sue funzioni nella famiglia e nella società? Che
significato hanno i suoi disturbi psichici? A tutte queste domande
sono state date risposte diversissime a seconda dei rispettivi
orientamenti concettuali. Inoltre con la “morte di Dio”, proclamata
dal nichilismo, l’uomo si trova in una situazione di angoscia
epocale sempre più simile all’angoscia psicopatologica. Siamo,
infatti, in presenza di un mondo senza anima, che ha perso la sua
identità culturale, che registra il fallimento delle ideologie, che
non ha ideali né valori, ma soltanto bisogni e desideri e che
pertanto si ritrova senza norme, abbarbicato ad un eterno presente,
arroccato sulla dimensione dell’Avere piuttosto che su quella
dell’Essere. Tale mondo è anche un mondo i cui membri non riescono
più a dialogare tra loro e a trasmettere messaggi reali, se non gli
pseudomessaggi dei media e di persuasori più o meno occulti.
In
questo modo, il confronto con gli altri, essenziale per
l’acquisizione dell’Identità, diventa quasi impossibile.
L’identità, infatti, è ottenuta ed elaborata grazie alla risposta
interattiva degli altri. In altri termini l’identità non scaturisce
e si modella soltanto a partire dalla scoperta della differenza, ma
anche dal riconoscimento dell’accettazione del far parte di un
insieme. Senza la dialettica delle
identificazioni-disidentificazioni e reidentificazioni che si
estende durante tutta la vita, diventiamo anime perse, senza punti
di riferimento sicuri e con identità che possono essere indossate e
scartate come la cultura del consumo ci ha insegnato a fare con gli
abiti. In questo modo l’angoscia e la solitudine rischiano di
diventare l’emblema del nostro tempo.
Per paura di una
complessità troppo difficile da accettare o troppo gravida di oscure
minacce, l’uomo moderno sembra rannicchiarsi dietro lo scudo di
false identità e miopi appartenenze. In tema di false identità si
inserisce il concetto di maschera che in psichiatria ha assunto
mille significati e viene usato con tante connotazioni diverse.
Etimologicamente
parlando, ad esempio, il termine persona presenta la sua radice già
nella lingua etrusca, dove la parola phersu stava ad indicare
la maschera teatrale, accezione successivamente presa dalla cultura
greca, nella quale con il termine prosopon, si intendeva la
maschera che nascondeva il volto ed amplificava la voce, quindi il
significato di “persona” come ciò che va oltre le apparenze.
È superfluo
sottolineare il ruolo della comunicazione non verbale nella clinica
e nel trattamento e quindi il ruolo della “maschera” nei vari
disturbi psichici. Si sono versati fiumi di inchiostro sulla
“maschera” dello schizofrenico, in cui ci sarebbe, oltre alla
classica dissociazione verbo-mimica, anche la dissociazione tra il
sorriso delle labbra e l’inespressività degli occhi. Ma, senza
ricorrere a questi esempi limite, infinite sono le situazioni
cliniche nelle quali l’attenzione alle varie maschere è, di fatto
prioritaria. È quindi evidente che i temi connessi alla maschera ed
alla identità sono basilari nella formazione di uno psichiatra che
voglia usarsi come strumento terapeutico per i suoi pazienti. In
particolare queste conoscenze sono indispensabili nella cura di
pazienti depressi e schizofrenici, non solo per un esame
psicopatologico non superficiale, ma soprattutto per consentire di
impostare un trattamento farmacologico mirato e per permettere una
valutazione selettiva degli effetti della terapia.
Da
queste considerazioni deriva l’esigenza di questo Convegno.
Esponenti qualificati della psichiatria europea affronteranno questi
temi, fornendo punti di vista diversi, in conformità all’indole
particolare ed alle diverse scuole di appartenenza dei vari
relatori.
Tutti, comunque,
forniranno un contributo di stretta impostazione clinica, tale da
consentire un immediato miglioramento della prassi terapeutica
quotidiana dei partecipanti. A tale scopo sarà data particolare
enfasi agli aspetti farmacologici, che sono molto importanti
anche in questi settori, apparentemente, ma solo apparentemente, di
mero interesse psicologico.
Stiamo, infatti,
vivendo un periodo in cui, per fortuna, sembra superata la sterile
dicotomia mente-corpo e si comincia a guardare all’uomo come ad un
insieme insciendibile, recuperando i valori della grande medicina
antica.
Dr. Mario Giacopuzzi
PROGRAMMA
8,00 REGISTRAZIONE
8,30 PRESENTAZIONE
(Dr. Mario Giacopuzzi)
9,00 ALBERTO GIANNELLI
Psichiatra – Psicoterapeuta, Medico Responsabile di Psichiatria
Ospedale Niguarda; Professore di Psichiatria Università di Milano
“L’identità dello Psichiatra tra
apparenza e realtà”
10,00 ROMOLO ROSSI
Psichiatra – Psicoterapeuta, Professore di Psichiatria e Direttore
del Dipartimento di Scienze Psichiatriche - Università di Genova
" All the World is a stage" ( tutto il mondo è un palcoscenico)
11,00 ALFREDO RAPAGGI
Direttore e didatta nel corso di specializzazione in psicoterapia,
con lo Psicodramma Analitico.
“Struttura, confini e patologie, del Corpo Psichico”
12,00 DISCUSSIONE
13,30 PAUSA
14,30
JEAN JOSE’ BARANES
Psichiatra,
Psicoanalista “Ancien professeur associé del Universités” Membro
formatore della Società Psicoanalitica di Parigi.
“Le Possibilità di intervenire con lo
psicodramma sulla corazza caratteriale Narcisistica”
15,30
LUIGI TRABUCCHI
Psichiatra Psicoterapeuta, Casa di
Cura “Villa S. Chiara” - Verona
“Disturbi dell’identità negli
schizofrenici: trattamenti farmacologici mirati”
16,30
MARCO BORTOLOMASI
Psichiatra Psicoterapeuta, Casa di
Cura “Villa S. Chiara” - Verona
“Il ruolo dei farmaci
nei disturbi dell’identità”
17,30 DISCUSSIONE
18,30 COMPILAZIONE ECM
19,00 CHIUSURA DEI LAVORI
RELATORI –
CURRICULUM VITAE
Dr. Alfredo Rapaggi
Laureato in
psicologia, è psicoterapeuta di scuola psicoanalitica. Fondatore e
presidente delle Associazioni Mosaico Psicologie, e dell’omonima
rivista, direttore e didatta nel corso di specializzazione in
psicoterapia, con lo Psicodramma Analitico, riconosciuto dal
Ministero.
E’ supervisore
della sezione PICO, per la consulenza e la formazione.
Dal 1990 dirige
la rivista “Rapporti di Comunicazione”
E’ autore, tra
l’altro, di: “Amore Sintomo e Carattere”, “Lo psicodramma anche in
azienda” e ”Per una teoria di personalità”
Prof. Jean José Baranes.
Psichiatra, psicoanalista.“Ancien professeur associé des
universités”.
Membro formatore
della Società Psicoanalitica di Parigi.
Psicodrammatista.
Autore
tra l’altro di: “Le balafre du divan” e “Psychodrame et
symbolisations plurielles: meli melo”; coautore di “Inventer en
psychanalise” e “Trasmission de la vie psychique entre génerations”;
curatore di: “La question psychotique à l’adolescence”
Prof Alberto
Giannelli
Nato a Pralboino (BS) il 07/05/1929
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’ Università degli
Studi di Milano il 15 luglio 1953
Specializzato in Neurologia presso l’Università degli Studi
di Milano il giorno 01 luglio 1958
Lavora come Medico Responsabile di Psichiatria presso
l’Ospedale Niguarda di Milano.
Docente in Clinica delle Malattie Nervose e Mentali presso
l’Università di Milano.
Direttore della rivista Psichiatria Oggi.
Membro del Direttivo della Fondazione P. Varenna di Milano.
Membro Onorario della società di
Psichiatria Diritto e Etica.
Iscritto all’elenco Psicoterapeuti di Milano dal 1991.
Autore di 300 pubblicazioni scientifiche, l’ultima delle
quali è un testo edito da Franco Angeli (2007) dal titolo “Follia e
Psichiatria: crisi di una relazione”.
Prof Romolo Rossi
Romolo Rossi è professore ordinario di Psichiatria presso la
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di
Genova, e dopo esssere stato Direttore dell’Istituto di Clinica
Psichiatrica è attualmente Direttore del Dipartimento di Scienze
Psichiatriche dell’Università di Genova.
Dal 1992 al 1995 ha diretto la Scuola di Specializzazione in
Psichiatria presso la stessa Università.
E’ titolare degli insegnamenti di Psichiatria presso la
Scuola di Specializzazione in Psichiatria, di Psicoterapia presso la
Scuola di specializzazione in Psicologia, e di Psicoterapia presso
la Scuola di Specializzazione in Criminologia Clinica.
E’stato presidente della Società Italiana di Psicoterapia
Medica.
E’ membro ordinario della Società Psicoanlitica, e membro del
Collegium Internazionale Psychopharmacologicum.
Ha pubblicato globalmente 326 lavori scientifici, tra cui 13
monografie o trattati. E’ co-editor di un Manuale di Psichiatria,
del Trattato Italiano di Psichiatria e del Trattato di Igiene
Mentale.
I suoi precipui interessi sono rivolti tra gli altri ai
seguenti campi:
Aspetti terapeutici della depressione, dimensione
psicodinamiche dei disturbi bipolari, ed inquadramento nosologico
dei disturbi affettivi;
Concezione e interazioni tra psicofarmacoterapia e
psicoterapia analitica dei vari disturbi psichiatrici;
Relazioni tra psicodinamica, precipuamente psicoanalisi e
psicopatologia;
Aspetti nosologici ed etiopatogenetici dei disturbi
somatoformi, narcisistici, dissociativi, nell’area psicogenetica in
correlazione coi dati biologici.
Dott. Luigi
Trabucchi
nato a Verona il 13/07/1955
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’ Università degli
Studi di Padova il 28 Ottobre 1982
Specializzato in Psichiatria presso l’Università degli Studi
di Verona il giorno 11 Novembre 1987
Lavora come Libero Professionista dal 1983 in campo
Psichiatrico
Dal 19 Dicembre 1984 svolge il ruolo di Medico Specialista,
dal 1994 in qualità di Aiuto corresponsabile, presso la Casa di Cura
Privata Convenzionata “Villa Santa Chiara” di Quinto di Valpantena
VR.
E’ Consulente Psichiatra presso il Consultorio Familiare di
Grezzana.
Fa parte del Comitato di Redazione della rivista “L’Ancora
nell’Unità di Salute”.
E’ presidente della Società Italiana Medici della Sanità
Privata.
Dal 2001 ha avuto esperienze come Docente presso Scuola di
Formazione di Operatori Sanitari.
Ha approfondito gli studi e l’aggiornamento in campo
Psichiatrico attraverso la partecipazione a Corsi e Congressi, in
alcuni anche in veste di Relatore.
Dott. Marco
Bortolomasi
Nato a Verona il
06/08/1965
Laureato in
Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Verona.
Specializzato in
Psichiatria presso l’Università degli Studi di Verona dall’Ottobre
1996.
Dal 01/03/1997 svolge il ruolo di Medico Specialista, dal
2005 in qualità di Aiuto corresponsabile, presso la Casa di Cura
Privata Convenzionata “Villa Santa Chiara” di Quinto di Valpantena
VR.
E’ specialista in
psicoterapia Cognitivo Comportamentale dopo aver frequentato scuola
di formazione gestita dall’Associazione di Psicologia Cognitiva,
riconosciuta ai sensi dell’art.3 della legge 56/89 con decreto
ministeriale del 31/12/1993
Dal settembre 1999 collabora con Il Dipartimento di Scienze
Neurologiche e della Visione, Sezione di Neurologia ad Indirizzo
Riabilitativo per un progetto di ricerca avente ad oggetto lo studio
dell’eccitabilità del sistema nervoso centrale e del trattamento
terapeutico delle Sindromi
Depressive mediante l’utilizzo della Stimolazione Magnetica
Ripetitiva, tramite accordo di Convenzione tra l’Università degli
Studi di Verona e la Casa di Cura “Villa S. Chiara”.
Segreteria Scientifica:
Dott. Mario
Giacopuzzi–
Psichiatra - Psicoterapeuta
Medico Responsabile di Raggruppamento
Specialista in Psichiatria dal 1972, ha lavorato nella
Divisione Neuropsichiatria di Zevio (VR). Primario del Servizio di
Psichiatria dal 1981.
Dal 1991 Responsabile del Servizio di Psichiatria della Casa
di Cura Villa S. Chiara.
Dott. Luigi
Trabucchi
Specialista in Psichiatria dal 1987 – Medico aiuto
strutturato Casa di Cura Villa S. Chiara
Dott. Marco
Bortolomasi
– Psichiatra – Psicoterapeuta
Specialista in Psichiatria dal 1996, dal 1997 assistente
strutturato Casa di Cura Villa S.Chiara, Psicoterapeuta
cognitivo/comportamentale dal 2002.
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Milano, 10-11.05.2008
"INCONTRI/CONFRONTI
CON LA RICERCA ATTUALE SUL BAMBINO: LA FUNZIONE INTERPRETATIVA
"; Sede:
VIA
CARLO BOTTA 25 MILANO
;
Info:
paolomilanesi@fastwebnet.it
; Fees=
euro 120,00
Responsabile dell’evento: Dott. Michele Minolli (Rappresentante
legale della SIPRe)
Qualifica
di psicoterapeuta individuale e di gruppo ottenuta presso l'"Istituto di
Psicoterapia analitica" (IPA) via Potenza n. 73 Ciampino (RM) nel 1975.
Laurea in
Psicologia, indirizzo applicativo, conseguita presso l'Università degli
Studi "La Sapienza" di Roma nell’anno 1982.
Iscritto
all'Albo nazionale degli Psicologi (Regione Liguria), ex art. 32, dal
1989.
Iscritto
all’Elenco speciale degli psicoterapeuti ex art. 35, dal 1995.
Dal 1975
ad oggi esercita l’attività di psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico
individuale e di gruppo, svolgendo attività di ricerca nel campo della
Teoria e della Tecnica psicoanalitica.
Dal
1978/79 al 1982/83 insegna "Teoria della tecnica psicoanalitica presso
la Scuola per Psicoterapeuti a indirizzo psicoanalitico dell'"Istituto
di Psicoterapia analitica (IPA), Roma.
Dal
1981/82 al 1984/85 insegna "Psicologia dinamica", "Teoria della tecnica
psicoanalitica e "Tecnica psicoanalitica presso la Scuola di formazione
per psicoterapeuti a indirizzo psicoanalitico della Cooperativa
"Progetto T", Roma.
Nel 1985 è
fondatore, insieme a un gruppo di psicologi e medici, della "Società
Italiana di Psicoanalisi della Relazione (SIPRe), via Aulo Plauzio n. 5
Roma.
Presidente
della Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione (SIPRe), dal 1990
ad oggi.
Psicoanalista didatta e supervisore della SIPRe.
Membro dell’ International Federation of Psychoanalytic Societies (IFPS).
Membro
dell’OPIfer (Organizzazione Psicoanalisti Italiani – federazione
e registro), Via Masaccio 125, Firenze.
Direttore
di Ricerca Psicoanalitica, rivista trimestrale membro del Council
of Editors of Psychoanalytic Journals, dal 1998 ad oggi.
Direttore
della Scuola di Specializzazione post-lauream in Psicoterapia ad
indirizzo “Psicoanalisi della relazione” di Milano (riconosciuta dal
MIUR con D.M. 29.01.2001).
Docente di Teoria
di psicoanalisi della relazione e di Metodologia della
psicoterapia, presso la Scuola di Specializzazione post-lauream in
Psicoterapia ad indirizzo “Psicoanalisi della relazione” di Milano e di
Roma
Docenti e relatori
dell’evento:
Alexandra Murray
Harrison
Analista supervisore presso il Boston Psychoanalytic Society and
Institute.
Clinical assistant professor in the Department of Psychiatry, Harvard
Medical School di Boston.
Carlo Rodini
Psicologo e
Psicoanalista, Professore (past) di Psicologia dinamica e di psicologia
evolutiva presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Elena Patrizi
Psicologa e
Psicoanalista, Docente di Psicologia dell’età evolutiva nella
Scuola di specializzazione in Psicoterapia ad indirizzo Psicoanalisi
della Relazione (SIPRe) di Milano.
Lucia Carli
Professore Ordinario di Psicologia Dinamica
Università di
Milano Bicocca. Direttore della Scuola di
Specializzazione in
Psicologia del ciclo di vita, Università
Milano-Bicocca.
|
Roma, 11.05-20.07.2008
CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
PER L'INFANZIA E L'ADOLESCENZA (PREADOLESCENZA/ADOLESCENZA)
; Info:
segreteria@cipspsia.it
Fees= euro 1600,00 |
Milano,
10.05-20.09.2008 "METACOGNIZIONE
MENTALIZZAZIONE E MINDFULNESS: UNA SFIDA ALLE TECNICHE PSICOTERAPEUTICHE
"; Sede:
SAN
RAFFAELE TURRO. VIA STAMIRA D'ANCONA 20 MILANO
;
Info:
borroni.serena@hsr.it
MAFFEI.CESARE@HSR.IT
Fees= euro 400,00
Il trattamento basato sulla mentalizzazione: un’introduzione ai
fondamenti teorici (I-IIparte) Prof. Andrea Fossati
Il “trattamento basato sulla mentalizzazione” (Mentalization
Based Treatment) di Bateman & Fonagy (2004) per il Disturbo
Borderline si è imposto recentemente sulla scena dei manuali per la
psicoterapia di questo disturbo di personalità. I manuali preesistenti
più conosciuti sono quello della Linehan del 1992 (Dialectical
Behavior Therapy [DBT]), che è basato su un approccio
comportamentale, e quello psicoanalitico di Clarkin, Yeomans & Kernberg
del 1999 (la Transference-Focused Psychotherapy [TFP]), che è
basato sull’approccio psicoanalitico di Kernberg. La tecnica di Bateman
& Fonagy, pur essendo di derivazione psicoanalitica come quella di
Kernberg, si differenzia notevolmente perché dà molta meno importanza
alla interpretazione del materiale rimosso o dissociato
(l’evidenziazione delle relazioni oggettuali riattivate nel transfert e
la progressiva integrazione delle rappresentazioni scisse - “tutte
buone” o “tutte cattive” - del Sé e dell’oggetto), ma predilige il
continuo monitoraggio e rispecchiamento, da parte del terapeuta, dello
stato mentale del paziente. La teoria qui utilizzata è basata sulle
ricerche compiute da Fonagy e collaboratori (vedi ad esempio Fonagy &
Target, 1993-2000; Fonagy et al., 2002) sulla “funzione
riflessiva” (o “metacognizione”), che nei borderline sarebbe deficitaria
a causa di precise carenze di rispecchiamento causate da un inadeguata
interazione con il caregiver in momenti critici dello sviluppo.
Due importanti studi controllati (Bateman & Fonagy, 1999, 2000)
avrebbero dimostrato l’efficacia di questa tecnica, che pare superiore a
quella della Linehan. Una delle implicazioni degli studi compiuti da
Bateman e Fonagy su questo “trattamento basato sulla mentalizzzione”
riguarda una possibile spiegazione del noto “paradosso della
equivalenza” (o “verdetto di Dodo”) tra tutti gli approcci
psicoterapeutici: ogni terapeuta, qualunque tecnica segua (o si proponga
di seguire), fa in genere del suo meglio per capire i pazienti ed
empatizzare con il suo stato emotivo: questo fattore, tradizionalmente
considerato un fattore “aspecifico”, qui diventerebbe per così dire
“specifico”.
TECNICHE
STANDARDIZZATE DI VALUTAZIONE DELLE CAPACITA’ METACOGNITIVE NEI DISTURBI
PSICHICI. Dott. Michele Cucchi
Una delle capacità più interessanti e complesse
della mente umana è quella di riflettere su se stessa, generare cioè
pensieri e conoscenze riguardo ai propri stati, processi e conoscenze.
Questa capacità di “pensare il pensiero”, è definita metacognizione (Flavell,
1976).
Non esiste nell’attualità un modo univoco per
definire il termine “metacognizione”; i diversi Autori che hanno
studiato questa funzione hanno utilizzato terminologie diverse,
formulando differenti teorie nel tentativo di descrivere il più
efficacemente possibile una variabile, la funzione metacognitiva, che ha
le caratteristiche di un costrutto psicologico latente.
In psicologia il termine costrutto latente è
applicato a quelle variabili ( comportamenti, aspetti parcellari o
totalizzanti di un quadro clinico) che non sono concrete e osservabili,
non esistono cioè come dimensione misurabile direttamente (MacCallum e
Austin, 2000).
Un costrutto riflette quindi un’ipotesi che gli
Autori assemblano a partire da una propria riflessione euristica,
teoria, secondo la quale viene definito un set di comportamenti/sintomi,
più in generale variabili, che correlano tra loro e rappresentano il
dominio di osservabili misurabili – operazionalizzazione- che descrivono
il costrutto latente ( Cronbach et Meehl, 1995).
Qualunque sia la prospettiva teorica dalla quale
si vuole affrontare l’argomento della metacognizione, ci si trova
inevitabilmente a doversi confrontare con la necessità di fornire una
base scientifica alle proprie affermazioni. Nell’ambito della psicologia
e delle scienze sociali l’unica via conosciuta per descrivere e studiare
il comportamento di una dimensione psicologica non direttamente
osservabile secondo un metodo che può essere considerato scientifico, è
quella di costruire degli strumenti in grado di misurarla.
In questa relazione relazione verranno affrontate
le tematiche inerenti alla misurazione della funzione metacognitiva.
Nello specifico verranno sviluppati i seguenti punti:
ü
definizione del termine metacognizione
ü
descrizione della procedura di standardizzazione
psicometrica di uno strumento finalizzato alla misurazione della
funzione metacogntiva
ü
presentazione dei principali construtti teorici di
riferimento e delle relative operazionalizzazioni
ü
presentazione del lavoro in itinere di validazione della “
Intervista per la Valutazione della Funzione Metacogntiva”
Coltivare la consapevolezza da parte dello
psicoterapeuta. Nanni Deambrogio
·
Vantaggi nello sviluppo della consapevolezza per lo
psicoterapeuta: recupero di energia e centratura, sviluppo di
un’osservazione aperta.
·
La stabilità mentale: base della consapevolezza. Come
coltivare la stabilità.
·
Esperienze pratiche per lo sviluppo della stabilità.
·
La consapevolezza e i suoi differenti livelli
·
Consapevolezza di corpo e mente
·
Gli ingredienti della consapevolezza:
1.
attenzione e presenza mentale
2.
Curiosità e sorriso
3.
L’osservazione non giudicante
4.
Lasciar andare
·
Esperienze pratiche di mente e corpo per lo sviluppo della
consapevolezza
1. I
risultati dello sviluppo della consapevolezza:
2.
Identificazione e disidentificazione
3.
Spaziosità e chiarezza mentale
4. Il
puro processo della consapevolezza
·
Esperienze pratiche
·
Creatività, mezzi abili e percorsi alternativi
LA PSICOTERAPIA DEI
DISTURBI DI PERSONALITÀ TRA REALTÀ E RAPPRESENTAZIONE Prof. Cesare
Maffei.
I Disturbi di
personalità, massimamente il Disturbo Borderline di Personalità, sono
caratterizzati da una limitata capacità di rappresentazione degli stati
mentali (ossia da una difficoltà a riconoscere che le proprie reazioni e
quelle degli altri sono guidate da pensieri, sentimenti, credenze e
desideri). Questa carenza di capacità riflessiva risulta dal fatto che
soggetti con Disturbo di Personalità non hanno ricevuto l’aiuto di cui
avevano bisogno per integrare le due modalità di esperienza del mondo
interno: la modalità del “far finta”e la modalità dell’ “equivalenza
psichica”. A fronte di queste riflessioni, nel presente incontro si
affronteranno le questioni legate all’intervento psicoterapeutico di
pazienti che presentano una integrazione deficitaria delle due
esperienze del mondo interno. Nello specifico, al paziente deve essere
data la possibilità di sperimentare la relazione con il terapeuta come
un luogo in cui esprimere le idee, come un’area transizionale in cui
pensieri e sentimenti non appartengano né al mondo interno né a quello
esterno, e non abbiano il potere di sopraffarlo.
Stati mentali
problematici ed intervento psicoterapico nei disturbi di personalità.
Prof. Antonio Semerari
I
pazienti con Disturbi di Personalità presentano diversi profili di
Disturbi Metacognitivi.
In
alcuni casi sono prevalentemente danneggiate le funzioni di
monitoraggio, ovvero la capacità di riconoscere pensieri ed emozioni; in
altri casi il disturbo riguarda in prevalenza la capacità di riflettere
in modo integrato su stati e contenuti mentali. Queste differenze creano
realtà cliniche diverse e problemi spesici nella relazione terapeutica.
Verranno discussi esempi di questi problemi e i modi per gestirli.
Metacognizione, mentalizzazione,
mindfulness: fondamenti e problematiche teoriche. Prof.Livia Colle
La
lezione intende fornire una panoramica dello sviluppo concettuale di
diversi termini tra loro legati quali: la teoria della mente, la
metacognizione e la mentalizzazione, utilizzati sia nell’ambito della
psicologia delle sviluppo sia in quello della psicologia clinica. Il
quadro teorico di sviluppo fornirà la cornice entro cui definire i
maggiori modelli clinici proposti per tale capacità sottolineandone
somiglianze, differenze e loro implicazioni per l’intervento
terapeutico.
|
Roma, 3.05.2008 "IMMIGRAZIONE
E CONTINUITÀ DEL SÉ
"; Sede:
JOHN CABOT UNIVERSITY, VIA DELLA LUNGARA 233, ROMA
; Info:
susi@isipse.it ;
Fees= euro 70,00
HAZEL R. IPP, Ph.D.
Clinical Psychologist and
Psychoanalyst
EDUCATION:
Ph.D (Clinical Psychology): York
University, Toronto, 1986
M.A.
(Clinical Psychology): University of Witwatersrand, S.
Africa,1978
Certificate in Psychoanalysis: Toronto Psychoanalytic
Institute, 1994
PROFESSIONAL EXPERIENCE:
1985
– present: Private Practice
1978-1982:
Thistletown Regional Centre for Children and Adolescents
1978-1981:
Clark Institute of Psychiatry
1976-1978: Tara Psychiatric
Hospital (S. Africa)
1974-1976:
National Institute for Personnel Research (S. Africa)
TEACHING POSITIONS:
1991 – present: Vice President, Faculty,
Training and Supervising Analyst: Toronto Institute for Contemporary
Psychoanalysis
1995 – present: Board Member and Faculty,
Supervisor:
Institute for the Advancement of Self Psychology
1997 – present:
Faculty: Toronto Child Psychoanalytic Program
1998 – present:
Faculty: Toronto Institute for Psychoanalysis
2001- present:
Faculty: Minnesota Institute for Contemporary Psychoanalysis
1988- 1991:
Clinical Instructor: Clinical Psychology Ph.D. Program.
York University Toronto
OTHER POSITIONS:
1988-1990: President.
Ontario Psychological Association: Section on Psychoanalytic Psychology
2001-2005 Vice-
President: International Association for Relational Psychoanalysis and
Psychotherapy
2001 – present: Advisory Board
International Association for Relational Psychoanalysis and
psychotherapy
2002 –present: Advisory
Board: Institute for Psychodynamic Psychotherapy: Minnesota
2005 – 2006:
President-Elect. International Association for Relational Psychoanalysis
and Psychotherapy
2006-
President. International Association for Relational Psychoanalysis and
Psychotherapy
2001- present: Member of
International Editorial Board: ISIP Se Journal (Italy)
2003 – present: Corresponding
Editor: Journal of Contemporary Psychoanalysis
2005 – present: International
Editor: Psychoanalytic Dialogues
PROFESSIONAL ASSOCIATIONS:
International Psychoanalytic Association
Canadian
Psychoanalytic Association
Toronto
Psychoanalytic Association
Canadian
Psychological Association
American
Psychological Association (Member Div. 39)
International
Association for Relational Psychoanalysis and Psychotherapy
International
Association of Psychoanalytic Self Psychology
PAPER PRESENTATIONS:
1986: Ontario
Psychological Association. Annual Convention,
1986: Child
Psychiatry Day: Hospital for Sick Children, Toronto
1987: Ontario
Psychological Association Annual Convention
1987: Society for
Personality Assessment. Annual Convention, San Francisco
1988: OPA –
Section on Psychoanalytic Psychology
1994: Annual
International Conference on the Self: Chicago
1997: Self
Psychology. Annual Convention: South Africa
1997: Toronto
Institute for Contemporary Psychoanalysis: Scientific Meeting
1998: Toronto
Institute for Contemporary Psychoanalysis: Scientific Meeting
1998: American
Psychoanalytic Association: Spring Meeting. Toronto
1999:
International Association for Adolescent Psychiatry. Aix-en-Provence
1999: Toronto
Institute for Contemporary Psychoanalysis: Scientific Meeting
1999: Annual
International Conference on the Self: Toronto
2002: Annual
International Conference on the Self: Washington
2002: IARPP
Conference on Sexuality: New York
2003: ANZAP
Conference: Sydney, Australia
2003: Canadian psychological
Association Annual Convention. Invited Division 39 Panel. London,
Ontario
2003: Massachusetts Institute of
Psychoanalysis: Invited panel : Cambridge, Mass.
2004: ISIPSe
International Conference, Siracusa, Sicily
2004: Tufts
Univesity: Counselling Program
2005: IARPP Rome
Conference
2005: Annual
International Conference on the Self, Baltimore, October.
Prof. Nino Dazzi
Professore Ordinario di Psicologia Dinamica Facoltà
di Psicologia, Università “La Sapienza” di Roma.
Membro Senato Accademico Università “La Sapienza”
di Roma.
Dal 1999 Presidente del Nucleo di Valutazione di
Ateneo Università “La Sapienza” di Roma.
È stato Preside della Facoltà di Psicologia 1
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma dal 1992 al 2003.
Presidente della Commissione MIUR per le Scuole di
Specializzazione dal 1999 al 2002 e di nuovo dal 2007.
Autore di numerose pubblicazioni.
Dott.ssa Paola Canari
Psicologa e
psicoterapeuta
Docente e
supervisore ISIPSè
Socio IAPSP
(International Association for Psychoanalytic Self Psychology).
Socio IARPP
(International Association for Relational Psychoanalysis &
Psychotherapy)
pubblicazioni sui
temi della psicologia del sé e del trattamento degli adolescenti
|
Milano, 3-4.05.2008 "IL
MIGLIORAMENTO DELLA COMUNICAZIONE E LA SOLUZIONE DEI CONFLITTI NEL
RAPPORTO DI COPPIA
";
Sede:
C/O CENTRO STUDI PSICOANALISI DEL RAPPORTO DI COPPIA, VIA
LUNIGIANA 12
; Info:
isabel@vertici.com ;
Fees= euro 180,00
- numero dell'evento ECM: -
- in attesa di crediti ECM per 25
Psicologi
- totale ore formative: 16
- costo: 180 euro IVA inclusa
- orario: 09.00-13.00 -14.00 -18.00
- date: 03-04 maggio 2008 c/o
Centro Studi Psicoanalisi del rapporto di Coppia, via Lunigiana, 12
Milano (MM2, 3 Staz.Centrale)
PRESENTAZIONE
Il dialogo profondo è molto
gratificante; sapere che il partner è attento a quello che dici che ogni
emozione, sentimento, pensiero, azione e valore sarà preso adeguatamente
in considerazione, in una parola che sarai compreso bene, accolto, è una
delle esperienze meravigliose che la coppia può fare. Purtroppo in molte
coppie la conflittualità è talmente alta da impedire una esperienza del
genere e quindi la conflittualità va risolta nel più breve tempo
possibile, altrimenti si trasforma in rabbia, rancore e risentimento che
può portare alla separazione. La coppia equilibrata ha un suo proprio
linguaggio, con riferimenti ad esperienze, occhiate d'intesa, gesti
affettuosi, complicità, parole e frasi che hanno un particolare
significato affettivo; tutto ciò permette un'intimità sempre più
profonda, una trasparenza sempre più vera: infatti è la parola detta con
sentimento ad aprire le difese e a permettere di arrivare al centro
dell'essere, che è il cuore.
La comunicazione fra un uomo e una donna
è caratterizzata, fondamentalmente, dal parlare, dall'ascoltare e dal
rispondere nel merito: quanto sono più veri, tanto più ci si apre al
rapporto e alla comunione.
PROGRAMMA
Sabato
09.00 – 09.30
Presentazione docenti e partecipanti
09.30 – 10.30 Relazione
“LA COMUNICAZIONE NEL QUOTIDIANO: DIVERSITA’, COMPLEMENTARIETA’ E
SOLUZIONI” di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin.
10.30 – 10.40 Pausa
10.40 – 12.00 Lavoro di
gruppo condotto da Gianni Bassi e Rossana Zamburlin.
12.00 – 13.00 Tecnica di
rilassamento: training autogeno, immagine del mare e formule di
proponimento per il miglioramento della comunicazione di coppia condotto
da Gianni Bassi e Rossana Zamburlin.
13.00 –
14.00 Pausa pranzo
14.00 –
15.00 Relazione “ L’ARTE DEL DIALOGO” di Gianni Bassi e
Rossana Zamburlin.
15.00 –
16.30 Lavoro di gruppo condotto da Gianni Bassi e Rossana
Zamburlin.
16.30 –
16.40 Pausa
16.40 – 17.30 Tecnica di
rilassamento: training autogeno, immagine dello chalet e formule di
proponimento per il miglioramento della comunicazione di coppia.
17.30 – 18.00
Somministrazione questionario di valutazione.
Domenica
09.00 – 09.30 Giro dei
vissuti, domande e chiarimenti rispetto alla giornata precedente
condotto da Gianni Bassi e Rossana Zamburlin.
09.30 – 10.30 Relazione
“SCONTRI E LITIGI: QUAL E’ IL LORO SIGNIFICATO?” di Gianni Bassi e
Rossana Zamburlin.
10.30 –
10.40 Pausa
10.40 –
12.00 Lavoro di gruppo condotto da Gianni Bassi e Rossana
Zamburlin.
12.00 – 13.00 Tecnica di
rilassamento: metodo Jacobson, immagine del deserto e formule di
proponimento per comprendere i litigi di coppia.
13.00 –
14.00 Pausa pranzo
14.00 – 15.00 Relazione
“RISOLVERE I CONFLITTI DI COPPIA” di Gianni Bassi e Rossana Zamburlin.
15.00 –
16.30 Lavoro di gruppo condotto da Gianni Bassi e Rossana
Zamburlin.
16.30 –
16.40 Pausa
16.40 – 17.30 Tecnica di
rilassamento: metodo Jacobson, immagine della giungla e formule di
proponimento per comprendere i litigi di coppia.
17.30 –
18.00 Somministrazione questionario di valutazione.
|
Milano, 7.05-10.12.2008 "STRUTTURAZIONE
DELL'ALLEANZA DIAGNOSTICA E TERAPEUTICA NELLE GRAVI PATOLOGIE PSICHICHE.
DISTUBI DELLA FIDUCIA DI BASE E BLOCCO EVOLUTIVO
";
Sede:
A.R.P. STUDIO ASSOCIATO - PIAZZA S. AMBROGIO 16- 20123
MILANO
; Info:
arp@arpmilano.it ;
Fees= euro 850,00
Corso di aggiornamento settimanale
A.R.P. STUDIO ASSOCIATO – PIAZZA
SANT’AMBROGIO 16 – 20123 MILANO
Il
corso, in continuità con i precedenti, prevede un approfondimento
clinico e teorico sulle difficoltà nella strutturazione dell’alleanza,
prima diagnostica e poi terapeutica, nelle gravi patologie psichiche.
La
teorizzazione di riferimento riguarda i difetti di strutturazione della
fiducia di base con i conseguenti disturbi del pensiero, della
continuità del Sé, dei confini, dell’appartenenza.
La
distorsione del processo evolutivo costituisce il tema del corso. Il
materiale del lavoro clinico è il setting del processo diagnostico: le
prime sedute, i test psicodiagnostici, la raccolta anamnestica, le
sedute di restituzione.
Il
corso è articolato in 24 incontri di h. 1,30 ciascuno
Calendario
Dal 7 maggio 2008 al 10 dicembre 2008
Orario
Mercoledì mattina dalle 10.00 alle 11.30
È
previsto un numero massimo di 25 partecipanti. La partecipazione è
subordinata a un colloquio di selezione.
Quote di partecipazione
esterni:
€ 850 + IVA
consulenti e associati ARP:
€ 700 + IVA
ECM - Per il
corso sono stati richiesti i crediti formativi per medici e psicologi
che compileranno i questionari di valutazione dell’evento e sosterranno
la prova scritta di valutazione dell’apprendimento.
Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi all’ARP (dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle
ore 18.30) al numero di telefono 02.89013106, via mail all’indirizzo
info@arpmilano.it.
|
Perugia, 9-10.05.2008
"DISTURBI
DI PERSONALITÀ: ASPETTI CATEGORIALI E DIMENSIONALI
"; Sede:
ONAOSI COLLEGIO FEMMINILE - VIA CUPA N. 52 - 06100
PERUGIA
; Info:
sandro.elisei@tiscali.it
CATPSICH@UNIPG.IT
Fees= n.d.
Denise
FORT
Regret,, agency and
character structure
That regret, so poignant,
universal and persistent a feeling, is so seldom examined in our
clinical literature is indeed regrettable.
This paper looks at regret
from an emotional, cognitive, interpersonal and developmental
perspective, emphasizing, in particular, the mental representations of
self and other which shape and are shaped by the experience of regret.
Regret would seem to be inevitable but is it also necessary? More
specifically, is the resolution of regret necessary to make a healthy
adaptation to the “slings and arrows” of human experience? How does the
failure to resolve regret influence character structure? What makes the
experience of regret a pathological rather than growth promoting force
in development? Clinical examples of fixed pathological positions are
contrasted with more adaptive compromises. Therapeutic approaches to
ameliorate the destructive consequences of intractable regret are
proposed.
Italo CARTA
Categorie e dimensioni:
paradigmi e metodi
La lettura categoriale delle patologie
mentali ha validi fondamenti storici e scientifico-filosofici. Il suo
prodotto finito ed ultimo è il DSM.
Altrettanto può dirsi per i fondamenti
scientifici della visione dimensionale la cui valenza semantica non è
però univoca.
Alle due visioni e letture corrispondono
metodologie adeguate e per la lettura categoriale il metodo ha di fatto
soppiantato il paradigma che lo giustifica.
Paolo CURCI
A proposito di disturbi
di personalità gravi e pericolosi
L’Autore descrive i più recenti approcci diagnostici nell’ambito dei
disturbi di personalità; descrive quindi modelli di terapia nelle forme
gravi e con particolare pericolosità sociale.
Christopher KEATS
Psychotherapy for Axis II
problems in Axis I patients
Many patients with Axis I
diagnoses also have Axis II problems which can best be addressed with
psychotherapy. Biological hypotheses for Axis I etiology are strongly
supported by genetic and imaging research. For these problems,
medication may be prescribed with good results. When co-morbid Axis II
pathology exists, however, the etiology is more closely tied to
disturbance in early object relations, and psychotherapy is indicated.
Case examples will support this
argument.
Filippo Maria FERRO
Nuove
prospettive nella psicopatologia
Dopo un breve excursus storico, l’Autore prende
in considerazione “una nuova psicopatologia” più aderente all’attuale
società occidentale, capace quindi di fornire utili strumenti per
terapie al passo con i tempi.
Marco RIGATELLI
“L’autolesione estorta” tra disturbo
somatoforme e personalità border-line
L'esplorazione di due storie cliniche
suggerisce la continuità e gli snodi psicopatologici che affiorano tra
immaginario corporeo, agito e relazione perversa. L'automutilazione
carpita all'interlocutore medico è un possibile e singolare approdo di
istanze proprie sia della costellazione somatoforme che della modalità
relazionale border-line.
Rocco Antonio ZOCCALI
Disturbo evitante di personalità e
delirio
Il Disturbo Evitante di Personalità
deriva in parte dalle formulazioni teoriche di Millon. L’Autore prende
le mosse dalla personalità sensitiva di Kretschmer, il cui elemento
principale è l’ipersensibilità al giudizio degli altri. Il disturbo
evitante presenta ampie aree di sovrapposizione diagnostica con la Fobia
Sociale; in entrambi l’eccessiva attenzione al giudizio degli altri
rappresenta la caratteristica sintomatologia nucleare. Correntemente, si
usa tenere distinte, da un punto di vista psicopatologico, l’ansia
sociale e l’ansia paranoide, considerandole differenti sia sul piano
neurobiologico che di derivazione fenomenologia. Ad un più attento
esame, tuttavia, si possono rintracciare elementi di sovrapposizione,
substrati comuni che possono far considerare questa patologie agli
estremi di un continuum psicopatologico.
Marco CHIESA
Psychosocial treatment of
severe personality disorder:
outcome and prediction of
outcome at 6 years follow-up
Questo intervento si concentrerá sull’ evidenza
accumulata negli ultimi 10 anni che dimostra come modeli specialistici
per il trattamento integrato dei disturbi severi di personalitá siano
piu’ efficaci rispetto a programmi generalistici. In particolare verrá
presentato il modello misto residenziale/ambulatoriale/territoriale
sviluppato negli ultimi 15 anni al Cassel Hospital a Richmond, UK. Il
programma clinico e dati di ricerca indicanti una superioritá di questo
modello rispetto a un programma residenziale a lungo termine e a una
gestione psichiatrica generale verranno desritti. La discussione finale
si concentrerá sui fattori predittivi di outcome.
Domenico BERARDI
Programma di psicoterapia nel Centro Salute Mentale di Bologna:
follow up a tre anni
L’Autore descrive l’esperienza di un programma di
psicoterapia presso il CSM di Bologna per disturbi gravi di personalità
in un arco di tempo di tre anni.
Puntualizza quindi i risultati raggiunti
proponendo infine innovativi modelli di relazione.
Mariano BASSI
I nuovi pazienti dei servizi
psichiatrici: Nuovi strumenti di cura e nuovo staff curante?
Sempre più frequentemente gli psichiatri
italiani sono chiamati a confrontarsi sul piano diagnostico e
terapeutico con una particolare tipologia di pazienti. Non si tratta dei
pazienti tradizionali dei servizi psichiatrici pubblici, persone affette
da disturbi mentali dello spettro psicotico, gravi e persistenti, per i
quali i servizi hanno ormai messo a punto e reso disponibile una serie
di risposte coerenti alla necessità di una “presa in carico” intensiva e
protratta, con offerte sia in ambito terapeutico che psicosociale.
Questi pazienti incontrano gli
psichiatri nelle occasioni di accettazione urgente e di emergenza, sia
che questa venga osservata e gestita presso un Centro di Salute Mentale,
sia che venga trattata presso l’area di emergenza di un ospedale di una
grande città. Sempre più frequentemente gli psichiatri incontrano questi
“nuovi pazienti” nelle occasioni dell’attività di consulenza
psichiatrica presso le cosiddette “aree di confine”. Sono pazienti che
sono stati osservati per la prima volta dai servizi per le
tossicodipendenze, dai servizi sociali per persone senza dimora o dai
servizi sanitari che si occupano della salute della popolazione
carceraria. Anche gli operatori sanitari e sociali che vengono a
contatto con questi “nuovi pazienti” in poco tempo si rendono conto che
le difficoltà nel costruire una relazione d’aiuto, l’impulsività con
frequenti passaggi all’atto, i comportamenti disturbanti, minacciosi o
francamente antisociali consigliano una valutazione psichiatrica. In
molti di questi casi, a fronte della richiesta di un intervento di
consulenza tempestivo, lo psichiatra si trova di fronte una persona
giovane, prevalentemente di sesso maschile, affetta da un disturbo di
personalità del “cluster impulsivo” (nella grandissima maggioranza dei
casi un disturbo borderline di personalità o un disturbo antisociale di
personalità, distinti o in comorbilità), con una storia di varia durata
di comportamenti di abuso e dipendenza da sostanze, con episodi
precedenti di antisocialità conclamata e con conseguenti problemi
giudiziari e penali.
Mario FULCHERI
Costellazione familiare e tratti di
personalità: La dimensione psicologica-clinica
L’Autore, prendendo in considerazione l’aspetto
dimensionale psicologico-clinico puntualizza sul ruolo svolto dalla
costellazione familiare nel determinismo della personalità nell’arco
dello sviluppo psicosensoriale individuale.
Carlo MAGGINI
Dimensioni psicopatologiche del disturbo
borderline di personalità
La complessa fenomenica del Disturbo Borderline
di Personalità ,un insieme ibrido di tratti di personalità e di
sintomi subiettivi e comportamentali, ha dato luogo a vari tentativi
,mediante approcci clinico-psicopatologici e statistici, di
identificare la loro gerarchia strutturale ,la correlazione con
dinamiche affettive e interpersonali e la risposta al trattamento psico
e farmacoterapeutico. Detti approcci hanno consentito una miglior
comprensione della eterogeneità diagnostica dei pazienti borderline e
del divenire della psicopatologia borderline nel tempo.
Gian Carlo NIVOLI
Disturbi dell’umore e personalità
antisociale
L’Autore prende in considerazione interazioni tra
Asse I e II del DSM IV TR con particolare riferimento ai disturbi
dell’umore e alla personalità antisociale. Discute poi i più recenti
approcci terapeutici.
Daniele LA BARBERA
Strategie di intervento multimodale e
indici di trattabilità del disturbo borderline di personalità
Come è noto l’incidenza dei disturbi di
personalità è in aumento e ciò anche in ragione della rapida
modificazione degli assetti socio-relazionali e culturali propri della
postmodernità.
I disturbi di personalità e il D.
Borderline in particolare, hanno un impatto notevole sulle risorse
sanitarie pubbliche e sono fonte di disabilità sociale e lavorativa.
La psicoterapia
rappresenta l’aspetto primario e centrale del trattamento dei disturbi
di personalità mentre la terapia
farmacologica interviene sui cluster sintomatologici principali e sui
disturbi in comorbidità. Ad oggi esistono pochi studi clinici
controllati sull'efficacia delle terapie nei disturbi di personalità ma
le evidenze più recenti dimostrano che l'approccio integrato (psicoterapia-psicofarmacoterapia)è
il più utile sia in termini di efficacia sia per quanto riguarda il
rapporto costo-beneficio. La maggior parte dei dati in letteratura
riguarda la psicoterapia psicodinamica e la psicoterapia
dialettico-comportamentale, temi che verranno affrontati in questa
relazione.
Di recente MH. Stone nella sua opera
“Pazienti trattabili e non trattabili” ha fornito un importante
contributo relativo al problema della trattabilità dei disturbi di
personalità delineando i fattori predittivi di efficacia dell’intervento
psicoterapeutico e i fattori prognostici sfavorevoli.
Antonello BELLOMO
Il disturbo borderline di personalità:
inquadramento diagnostico ed implicazioni terapeutiche
I dati presenti in
letteratura dimostrano che una lunga serie di fattori sfavorevoli rende
l’inquadramento diagnostico del Disturbo Borderline di Personalità ed il
suo trattamento farmacologico e psicoterapeutico particolarmente
soggetto ad errori e ripetuti fallimenti.
Tra tali fattori,
bisogna considerare innanzitutto l’elevata incidenza di casi di
comorbilità che si accompagna a questo disturbo e che vede il BPD
associarsi ed intrecciarsi ad altri disturbi di Asse II e ad
innumerevoli disturbi di Asse I del DSM IV TR.
Il problema della
comorbilità diventa tanto più rilevante se il disturbo concomitante è
rappresentato da un Disturbo correlato ad abuso di sostanze
psicotrope, che spesso costituisce un epifenomeno dell’impulsività
e della tendenza all’autolesionismo caratteristiche della
personalità borderline.
Mario MEDURI
Paura, ansia, panico: aspetti
dimensionali neurocomportamentali
Nella valutazione personologica trova
sempre più spazio il modello che tenta di definire nel contesto della
organizzazione della personalità tratti di 1° ordine e tratti di 2°
ordine.
Il tentativo di trovare un correlato
neuropsicologico ad un tratto comportamentale e quindi tratteggiare un
costrutto neurobiologico della personalità è molto complesso.
Si propone sempre più necessaria
un’esatta definizione del tratto comportamentale sotteso dallo specifico
assetto neurobiologico.
In questa prospettiva il tratto ansioso (ansia),
dovrà essere tenuto distinto dal tratto evitamento del pericolo (paura)
e dalla suscettibilità al panico.
Valeria LATORRE
Neuroni mirror, emozioni sociali e stili
di personalità:
uno studio di Risonanza Magnetica
funzionale (fMRI)
Empatia e simpatia sono emozioni sociali
che ci permettono di comprendere dolore, emozioni e sensazioni altrui.
E’ stato dimostrato che l’immaginazione o l’osservazione di un’altra
persona in un particolare stato emotivo attiva una rappresentazione di
quello stato nell’osservatore. Conoscere e comprendere ciò che un altro
sente gioca un ruolo fondamentale nelle interazioni interpersonali.
Negli ultimi anni un crescente numero di studi si è occupato di
investigare le basi neurobiologiche delle emozioni sociali, usando
tecniche di neuroimaging. Singer e collaboratori (2004) hanno
dimostrato l’esistenza di un network di aree cerebrali condiviso
tra esperienza del dolore ed esperienza empatica del dolore. In
particolare l’esperienza empatica del dolore coinvolge le componenti
affettive ma non sensoriali della matrice del dolore. Molto recentemente
Gallese e collaboratori hanno dimostrato che la base neurobiologica
della comprensione esperenziale delle azioni dell’altro è un sistema di
neuroni specchio. Essi hanno anche dimostrato che un meccanismo simile
ma coinvolgente i centri viscero-motori sottende la comprensione
esperenziale delle emozioni altrui. Questa è la base neurobiologica
della simpatia e dell’empatia. Nonostante questi risultati ancora poco è
conosciuto su come la risposta empatica del cervello è modulata dalle
relazioni affettive esistenti tra gli individui e come le relazioni tra
gli individui sono modulate dai tratti di personalità. L’obiettivo dello
studio di fMRI in corso è valutare le basi neurobiologiche dell’empatia
e della simpatia in relazione al legame interpersonale tra gli individui
e allo stile di personalità secondo un modello cognitivista (Arciero et
al, 2004). Per fare questo abbiamo valutato con fMRI in coppie di
fidanzati l’attivazione cerebrale durante la presentazione di immagini
raffiguranti il volto addolorato di uno dei partner ed il volto
addolorato di un soggetto sconosciuto. Abbiamo inoltre focalizzato
l’attenzione sulle differenze di attivazione cerebrale in relazione allo
stile di personalità secondo il modello di Arciero (2004, 2006). I
risultati preliminari di questo studio hanno confermato il
coinvolgimento del sistema dei neuroni mirror nel processamento di
emozioni sociali come empatia e simpatia ed hanno evidenziato una
importante modulazione dell’attività cerebrale correlata a queste
emozioni dipendente dalla relazione affettiva esistente tra gli
individui e dallo stile di personalità.
Piero PORCELLI
Alexithymia e disturbi di personalità
Il costrutto di alexithymia nasce
dall'osservazione di pazienti con le "classiche" malattie psicosomatiche
agli inizi degli anni '70 e per molto tempo è stata considerata una
caratteristica di personalità specifica delle psicosomatosi. Dopo 30
anni di ricerche, l'alexithymia è oggi considerata una dimensione
aspecifica di vulnerabilità per una varietà di patologie e disturbi sia
psichiatrici che medici, inquadrabili nel raggruppamento dei "disturbi
della regolazione affettiva" che attraversano diagonalmente molti
disturbi attualmente collocati nell'Asse I e nell'Asse II del DSM-IV. Vi
sono alcuni elementi di vicinanza concettuale dell'alexithymia ai
disturbi di personalità:
-
la definizione di regolazione affettiva come "capacità di
tollerare gli affetti negativi e di compensarli con affetti positivi
senza far ricorso prevalente o esclusivo a oggetti esterni o acting
comportamentali", che è una caratteristica saliente di molti disturbi di
personalità;
-
la vicinanza teorica con alcuni costrutti (come la funzione
riflessiva di Fonagy, l'attività referenziale di W.Bucci, l'intelligenza
emotiva di Salovey) il cui deficit di funzionamento è considerato da
molti autori alla base dei disturbi di personalità;
-
l'associazione fra alexithymia e pattern insicuro di attaccamento
il quale è stato indicato come uno dei principali fattori di rischio
evolutivo per i disturbi di personalità;
-
i dati sulla neurobiologia dell'alexithymia che indicano un
deficit funzionale delle stesse aree cerebrali implicate nei disturbi di
personalità (area del cingolo e corteccia prefrontale);
-
le indicazioni tecniche per il trattamento psicoterapeutico dell'alexithymia
che risultano molto simili a quelle suggerite per i disturbi di
personalità.
Benché vi siano pochi dati in
letteratura sull'associazione diretta fra alexithymia e disturbi di
personalità, i risultati delle ricerche nelle singole aree sopra
indicate mostrano la possibilità di considerare l'alexithymia come uno
degli elementi aspecificamente collegati a molti disturbi di
personalità, probabilmente nei cluster B e C.
Claudio MENCACCI
Disturbi di personalità celati: Il
disturbo antisociale
Attraversare con il rosso, rendere
pubblici e massmediatici comportamenti limite, trasformare in “normale”
l’eccentrico, il bizzarro, il “fuori norma”; l’elogio della “furberia”
per non pagare il danno. Tutti questi elementi, sempre più diffusi nella
società postindustriale contemporanea, stanno drammaticamente
modificando sia le modalità di presentazione di alcuni aspetti della
psicopatologia sia soprattutto i valori fondanti la persona e la
società.
La “damnatio” del castigo, e quindi il
disconoscimento degli esiti delle proprie scelte, ha portato a
significativi cambiamenti di concetti quali responsabilità, danno,
rischio. In sostanza l’asse antisociale della personalità sta avendo un
riconoscimento valorizzante da parte del pubblico al punto da
“depatologizzarlo” e creando quindi le premesse per la difficoltà sia di
un suo riconoscimento, sia di un suo adeguato percorso di cura
nell’ampio spettro dei disturbi di personalità.
Il nostro intervento mira sia ad
evidenziare gli elementi della psico-socio-patia sia a fornire elementi
di riflessione su un possibile percorso di cura di queste condizioni,
sempre più frequenti e complesse, per non rimanere prigionieri di una
incapacità gestionale soprattutto nell’area delle urgenze.
Inoltre appare importante contribuire a
rendere meno “celate” alcuni disturbi di personalità anche nella
prospettiva più ampia di riflessione sui nuovi bisogni di “sicurezza”
della popolazione.
Massimo DI GIANNANTONIO
I disturbi di personalità in una
prospettiva psicoanalitica
La neuropsicoanalisi è una corrente di
ricerca nata di recente dall’incontro tra la psicoanalisi e le
neuroscienze. Mark Solms, psicoanalista e neuropsicologo è uno
dei maggiori rappresentanti della neuropsicoanalisi a livello
internazionale.
Solms applica nella pratica clinica il
metodo della localizzazione dinamica, il mezzo ritenuto più adatto per
una ricongiunzione della psicoanalisi con le neuroscienze. Le funzioni
scelte sono quelle relative all’attività onirica, processo che può
subire compromissioni in seguito a lesioni in parti diverse del
cervello. La proposta metodologica di cui parla Solms è quella di
utilizzare la tecnica delle libere associazioni in casi clinici di
pazienti con disturbi neurologici. Tale tecnica consentirebbe infatti di
raggiungere la struttura psicologica del paziente neurologico per quanto
concerne i suoi disturbi di personalità, le sue motivazioni e le sue
emozioni complesse.
La novità nella proposta metapsicologica
avanzata da Solms consiste nel tentativo di fornire una spiegazione
delle funzioni emozionali che si aggiunge alle teorie relative
all’elaborazione cognitiva.
Secondo FASSINO
Personalità e disturbi di personalità
nei disturbi del comportamento alimentare
Introduzione:
Lo studio
dimensionale e categoriale dei tratti di personalità dei Disturbi del
Comportamento alimentare (DCA) può far luce su alcuni fattori che
determinano sovrapposizioni e differenze tra l’anoressia e la bulimia.
Inoltre il frequente riscontro di comorbilità con disturbi di
personalità (tra il 50 e il 70% dei casi di anoressia e bulimia) impone
di considerare lo studio della personalità fondamentale per la cura del
disturbo alimentare.
Disegno, setting e misure utilizzate:
il Temperament and Character Inventory (TCI) e l’Eating Disorder
Inventory 2 (EDI-2) sono stati somministrati a 95 anoressiche (50
restrittive e 45 binge-purging) ed a 92 bulimiche (78 con e 14 senza
condotte di eliminazione). Le pazienti sono state reclutate presso
l’ambulatorio del Centro Pilota Regionale per la cura e lo studio dei
DCA della Regione Piemonte – Dipartimento di Neuroscienze
dell’Università di Torino.
Risultati:
le anoressiche restrittive
sono caratterizzate al TCI da una più bassa ricerca della novità
rispetto a tutti gli altri gruppi. Le anoressiche restrittive mostrano
una maggiore autodirettività rispetto alle anoressiche binge-purging ed
alle bulimiche con condotte di eliminazione. Anche le differenze
psicopatologiche all’EDI2 sono ampie tra anoressiche restrittive e gli
altri gruppi. Inoltre l’anoressia con condotte di eliminazione ha molti
tratti in comune con la bulimia.
Discussione:
lo studio dimensionale della
personalità attraverso il si conferma efficace nell’individuare fattori
comuni e nel discriminare i tratti dei differenti tipi di DCA..
Complessivamente i dati suggeriscono di approfondire gli studi rispetto
ad una possibile riclassificazione dei DCA che consideri maggiormente
l’importanza dell’impulsività, dei tratti di personalità e della
comorbilita in Asse II. Le differenze dei tratti temperamentali e
caratteriali potrebbero in parte spiegare la totale repressione o il
discontrollo delle condotte alimentari impulsive nei differenti quadri
clinici. Le implicanze cliniche vengono discusse.
Roberta SIANI
Disturbi della Personalità e Disturbi
della Condotta Alimentare: quale relazione
Questo lavoro mira in una prima parte a
evidenziare la relazione tra i Disturbi della Personalità (DP) e
disturbi della Condotta Alimentare (DCA).
Da tempo è stato sottolineato come
l’Anoressia Nervosa Restrittiva (ANR) sia frequentemente associata a
caratteristiche di Personalità connotate da insicurezza, perfezionismo,
rigidità, aspetti ossessivo-compulsivo e condotte evitanti. Inoltre è
stato osservato come nelle forme bulimiche siano state individuate
caratteristiche quali l’impulsività, l’estroversione, labilità
emozionale, scarsa capacità di tollerare le frustrazioni, tratti
istrionici, azioni automutilanti, abuso di alcool e stupefacenti. Altro
obiettivo del lavoro è individuare e descrivere le diverse strategie
terapeutiche maggiormente utilizzate nella pratica clinica.
Patrizia MORETTI
La diagnosi di personalità nei DCA-NAS
L’Autore considera le difficoltà diagnostiche
nell’ambito del DSM IV TR relativo ai DCA-NAS. Prende quindi in
considerazione l’MMPI come strumento utile e discriminante, discutendo
in particolare la valenza delle differenti scale.
|
Milano, 7.05-2.07.2008 "LA
CONDIZIONE BORDERLINE (BARALE, CAVERZASI - CMP, C2008)
";
Sede:
CENTRO MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38
; Info:
biblio.cmp@faswebnet.it
;
Fees= euro 144,00
Giornata 1:
Mercoledì 7 maggio 2008
Titolo: La
condizione borderline
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
23.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non
a piccoli a gruppi)
Docente: Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Giornata 2: Mercoledì 4 giugno 2008
Titolo:
La
condizione borderline
Ore:
21.00-22.30
Tipo: B - Serie di
relazioni su tema preordinato
Docente:
Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non
a piccoli a gruppi)
Docente: Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Giornata
3: Mercoledì
2 luglio
2008
Titolo:
La condizione borderline
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta plenaria (non
a piccoli a gruppi)
Docente: Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
23.30-24.00
Alle 23.30
distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai partecipanti,
che dovranno compilarlo e restituirlo entro le 24.00
***
I disturbi di
personalità costituiscono un’area particolarmente problematica, al
crocevia di molte questioni tra psicoanalisi e psichiatria clinica.
La loro natura, le
difficoltà di trattamento e, spesso, anche di gestione istituzionale,
hanno dato origine a storici dibattiti ed a storiche controversie,
nonché a variegate proposte teoriche e di intervento.
In questi incontri si
cercherà di delineare la storia, l’evoluzione concettuale, la
fenomenologia clinica, i principali problemi di trattamento dei disturbi
di personalità, con particolare riferimento e specifica attenzione alla
condizione “borderline”, che dei disturbi di personalità, per molte
ragioni, che verranno accennate, e che comprendono anche trasformazioni
socio-culturali, è diventata una sorta di paradigma.
Si proverà a sviluppare
una riflessione clinica, psicoanalitica e anche metapsicologica, sul
tipo di esperienza e di sofferenza che la condizione borderline esprime
e sulla natura delle difficoltà relazionali e controtransferali
conseguenti.
Da queste riflessioni
si cercherà di derivare qualche modesto suggerimento clinico non solo
per le sempre assai problematiche terapie psicoanalitiche con questi
pazienti, ma, più in generale, per le “molteplici prassi” (Gunderson)
che vengono messe in atto nei tentativi di offrire un luogo di
sedimentazione alla costante turbolenza borderline e di organizzare un
contenitore in qualche modo adeguato alla prevedibile imprevedibilità,
alla continua discontinuità, alla stabile instabilità, al perenne
sentimento di precarietà del sé e degli oggetti, al tenace e
incoercibile tentativo di ripresentificare e riprodurre in qualche modo
il trauma, che stanno nel cuore di questo tormentoso regno degli
ossimori affettivi che è la condizione borderline.
In un’ottica
interdisciplinare verranno presentati alcuni dati recenti di ricerca e
ipotizzati alcuni “ponti” tra aspetti dinamici e neuropsicologici
***
CURRICULUM
VITAE:
Francesco Barale
Membro ordinario della
SPI, con funzioni di training. Lavora da più di 35 anni come psichiatra,
a Pavia, dove dirige il Servizio di Psichiatria presso il Policlinico S.
Matteo e, all’Università, è professore ordinario di Psichiatria,
direttore del Dipartimento di Scienze Sanitarie Applicate e
Psicocomportamentali e presidente del Corso di Laurea in Riabilitazione
Psichiatrica.
E’ stato per molti anni
redattore della Rivista di Psicoanalisi.
Oltre all’attività
psicoanalitica e clinico-psichiatrica ha svolto ricerca in diversi
ambiti, di base e clinici, pubblicando circa 200 lavori scientifici,
molti in riviste internazionali, alcune monografie e diversi capitoli di
libri. Recentemente (2007) ha curato, per Einaudi, Psiche. Dizionario
storico di Psicologia Psichiatria, Psicoanalisi e Neuroscienze 2
voll (con V. Gallese, S. Mistura, A. Zamperini), e, sempre per Einaudi
(2005) ha pubblicato Autismo. L’umanità nascosta (con V. Gallese,
S. Ucelli, A. Ballerini, a cura di S. Mistura). Nell’ambito specifico
dei disturbi di personalità ha scritto, fra l’altro, il capitolo Il
prisma rotante. Un punto di vista psicoanalitico sulla condizione
borderline, per il volume L’alleanza nella mente (a cura di
E. Caverzasi e L. Barone) e Borderline: il fondo instabile
dell’esperienza. Alcuni cenni storici e qualche consiglio per chi voglia
cimentarsi per il Quaderno n° 8 del Centro Milanese di Psicoanalisi:
G. O. Gabbard La psicoterapia dei pazienti borderline.
***
|
Milano,
9.05-5.12.2008 "LAVORARE
CON LE EQUIPES IN CONTESTI ISTITUZIONALI
";
Sede:
SEDE DI MILANO DEL LABORATORIO DI GRUPPOANALISI - VIA
OZANAM, 3 - MILANO
; Info:
mbianco@asl10.piemonte.it
MICHELEPRESUTTI@TISCALINET.IT
Fees= euro 216,00
|
Roma, 10.05-15.11.2008 "VICISSITUDINI
DELL'INTEGRAZIONE MENTE-CORPO
";
Sede:
VIALE PARIOLI 90 ROMA 00197
; Info:
annalfe@libero.it
Fees= euro 80,00
|
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Monza, 30.03.2008 "FUSIONE,SEPARATEZZA,FENOMENO
COLLUSIVI NEL TRANSFERT";
Sede:
AULA CONFERENZE VILLA SERENA - AZ.
OSPEDALIERA S. GERARDO DEI TINTORI; Info:
mc5009@mclink.it
Fees= n.d.
Relatori: Francesca Neri, Teresa Carratelli, Annalisa Ferretti.
Abstract
“Fusione, separatezza, fenomeni collusivi nel transfert”
F. Neri
Il lavoro che verrà presentato vuole
descrivere le modalità con cui l’analista e l’esperienza analitica
possono essere utilizzati da pazienti che prevalentemente usano di
esperienze fusionali.
Con l’aiuto di vignette cliniche viene
discusso il passaggio da una condizione fusiva ad una condizione di
iniziale separatezza nella relazione analitica ed i relativi movimenti
transferali e controtransferali che connotano i vari momenti di una
iniziale defusione.
Vengono ricordati a questo proposito
concetti quale imitazione e identificazione proiettiva e la
modificazione di una immagine di sé complementare alla comparsa di una
immagine dell’altro con caratteristiche cariche di angoscia.
|
Milano,
9.04-10.09.2008
CALENDARIO SCIENTIFICO APG
GRUPPO E GRUPPI: TEMPI, CONFINI E SPERANZE;
Sede:PRESSO COIRAG, V.LE
GRAN SASSO, 22 ; Info:
asspigi@tiscalinet.it
Fees= euro 120,00. ABSTRACTS APG
“LA MIA FAMIGLIA NON E’ SOLO QUESTA”. CRESCERE
ADULTI FRA ADOLESCENZA E MATURESCENZA
Franco Fasolo
Il relatore si propone di discutere alcuni
aggiornamenti teorici sulla condizione evolutiva adulta, i compiti più
significativi, le difese più caratteristiche, il concetto di
responsabilità.
La dimensione della adultità, infatti, nel contesto
della cura psichiatrica e psicoterapeutica comporta innegabili
arricchimenti delle opportunità trasformative disponibili per i
pazienti.
Per quanto riguarda i curanti inoltre la disamina
della condizione evolutiva adulta rende possibile trattare del ruolo
professionale.
SOLITUDINI E INCONTRI CONTEMPORANEI
Silvia Corbella
Lo specifico del momento storico che il mondo
occidentale sta attraversando, caratterizzato da sentimenti di
insicurezza, finora elusi o negati e attualmente divenuti dominanti,
rende particolarmente complesso il rapporto fra appartenenza e
solitudine. L’emergere sempre di più di queste passioni tristi
implica inevitabilmente un cambiamento nelle modalità di vita delle
persone e del loro modo di relazionarsi e produce un particolare tipo di
disagio.
Sembra diffondersi una “nuova” modalità difensiva
socializzata che ostacola il funzionamento dei gruppi di lavoro: la
modalità del non-gruppo.
Così il non-gruppo ha come effetto secondario e
profondo l’impoverimento del sé e la riduzione degli spazi di pensiero.
Vorrei sottolineare la particolare pregnanza del
sentirsi compreso e accolto dalla mente dell’altro “gratuitamente” nel
gruppo terapeutico. Nei momenti di crisi che mettono in discussione
l’identità (amore, adolescenza e senescenza) il gruppo inventa nuove
forme narrative, nuove immagini per permettere alla persona di ritrovare
il senso di sé e della propria storia.
Il piccolo gruppo può costituire un ponte tra
personale e sociale. E’ auspicabile che la “cultura” che si sviluppa
nel piccolo gruppo e lo attraversa si diffonda anche all’esterno,
diventando un potenziale trasformatore delle relazioni nell’istituzione
e nel sociale più allargato, evidenziando che oltre alla categoria del
bisogno vi è anche quella del progetto e dell’intenzionalità.
PSICOTERAPIA DI GRUPPO E ARTE TERAPIA, UN CASO
CLINICO
Enza Baccei, Teresa Melorio
Dare spazio alla poesia, al simbolo
carico di significato, ricreare le premesse perché si possa giungere a
sentirsi ascoltati e legittimati nei bisogni più naturali,
sintonizzandosi sulle emozioni più profonde nella ricerca di un
linguaggio comune e condivisibile, è il senso del viaggio da noi
intrapreso dieci anni fa presso il Paolo Pini di Milano con la
creazione delle Botteghe d’Arte dell’Unità di Psichiatria Dinamica e
Psicoterapia del DSM di Niguarda e del MAPP (Museo d’Arte Paolo
Pini).
Il modello di cura che nelle Botteghe
cerchiamo di applicare sistematicamente è un approccio integrato
(Freni 1998) che comprende vari tipi di intervento coordinati e
orientati in senso psicodinamico (farmacoterapia, psicoterapia,
terapie espressive a mediazione artistica, tecniche riabilitative
educative ecc.) Abbiamo adottato questo modello in quanto esso
rappresenta il metodo più efficace ed adeguato nella terapia delle
psicosi o dei gravi disturbi di personalità (Gabbard 2002).
La scelta di inserire le attività
espressive a mediazione artistica come uno degli strumenti fondanti
della cura nasce dalla considerazione che esse possono dare un
contributo specifico al progetto terapeutico nel favorire la nascita
del significato e delle capacità di simbolizzazione in situazioni
cliniche in cui tale deficit è il tratto psicopatologico fondamentale
e decisivo ai fini dell’esito del trattamento.
Verrà presentato un caso clinico in cui
il percorso terapeutico integrato di una paziente (farmacoterapia,
psicoterapia di gruppo, arteterapia, musicoterapica) verrà descritto
anche con immagini pittoriche.
INDIVIDUI E
GRUPPI DI APPARTENENZA. MARICA SACCHI, AMICA CARA E IMPORTANTE PER L’
IDENTITA’ E LO SVILUPPO DELL’ APG
Giovanna Cantarella, Anna Checchi, Silvia
Corbella, Renato De Polo, Fabio Farinella, Roberta Richetta, Paolo
Veronesi, Giuliana Ziliotto
Rifletteremo
insieme su alcuni aspetti che caratterizzano l' impegno e le attività
della nostra associazione ricordando una
professionista
stimata, Presidente APG.
Verrà descritto
un percorso di supervisione di psicoterapie di gruppo dove è stato
possibile condividere e confrontare la conduzione dei diversi gruppi
terapeutici consolidando nel tempo un rapporto personale e professionale
con la dott.ssa Sacchi, sì da costituire "il gruppo dei gruppi".
Si parlerà di
capacità di integrazione e di amore per la bellezza, di estetica che
diventa etica.
Saranno tracciate
le linee evolutive dei gruppi femminili, le loro specificità
terapeutiche e le differenze con i gruppi misti.
Verrà pure
affrontato il tema delle relazioni gruppali nella nostra organizzazione,
di come i legami costruiti su bisogni transferali abbiano potuto trovare
in una situazione di collaborazione terapeutica e amicale un buon
sviluppo. Ciò sarà esemplificato attraverso il processo clinico e
artistico che si è sviluppato fra M. Sacchi, un terapeuta e un paziente
a lei inviato.
LA MENTE COME IL CUORE
Andrea Basili,
Barbara Bianchini, Annamaria Burlini, Valentina Chiorino, Renato De
Polo, Gianni Fantuzzi, Emanuele Fedrizzi, Laura Mancini
Un gruppo di studio sulla teoria psicoanalitica
presenta alcune riflessioni nate al suo interno sulla teoria delle
pulsioni, sul narcisismo, sull’intreccio tra momenti di apertura e di
chiusura relazionale, anche attraverso spunti tratti dalla pratica
clinica. Vengono presentati inoltre alcuni concetti legati alla ricerca
in psicoanalisi e ai contributi delle altre discipline. Il fine è da un
lato comunicare i temi emersi e le idee elaborate in merito ad essi e da
un altro lato mostrare il percorso di un gruppo che gradualmente lavora
attorno ad alcuni concetti e alcune ipotesi.
LA
TERAPIA FUORI DELLA STANZA. DOVE E’ IL SETTING?
Corrado Pontalti
Uno dei costrutti cardine di ogni paradigma
psicoterapeutico è quello di "setting". La continua ricerca entro tale
costrutto è soprattutto riscontrabile nelle psicoterapie
psicoanalitiche. La stabilità e la configurazione del setting sono stati
e sono cardini per definire l' appropriatezza dell'intervento. La
società attuale pone tuttavia sfide euristiche al costrutto stesso. Il
lavoro psicologico e psichiatrico si dispiega in una molteplicità di
luoghi (dalla psicologia di strada, ai CSM, ai Sert, alle residenze e
così via) e in una molteplicità di assetti (relazioni duali, gruppali,
familiari, multimodali, etc.) che mal si conciliano con le coordinate
tradizionali. La stessa definibilità di Psicoterapia è questionata come
dimostrano le sempre più numerose ricerche sperimentali.
Propongo quindi la necessità di passare
dall'abituale concetto di setting vincolato a spazi, a tempi, a
procedure codificate alla possibilità di concepire il setting quale
assetto mentale dell'operatore che si allena a ricercare e a
metabolizzare un alto numero di variabili fenomeniche, comportamentali e
mentali capaci di rappresentare la complessità delle problematiche con
le quali siamo confrontati oggi dai bisogni del Sociale. Il setting
diviene così "luogo, territorio" del paziente molto più che "luogo,
territorio" dello psicoterapeuta. E ciò pone problemi complessi ma anche
risorse ed efficacie insperate.
Gruppi e
comunità terapeutica per adolescenti: interazione possibili ed
impossibili
Patrizia CoNti
Tratterò le interazione tra le dinamiche emotive e
relazionali che si verificano nel gruppo di pazienti e le
reazioni/emozioni che queste determinano nel gruppo di lavoro. Il gioco
di proiezioni e l’osmosi di angosce primitive dei pazienti verso gli
operatori interferiscono spesso sulla capacità del gruppo curante di
metter in atto attività trasformative.
Viene descritto, attraverso l’analisi di un caso,
come da una situazione di empasse il gruppo curante è riuscito a
ricostruire al proprio interno la capacità di contenere le angosce e di
integrare le divergenze, necessarie per recuperare la funzione curante e
sostenere i pazienti nel difficile percorso di crescita.
DALL’
INTERCULTURALE AL TRANSCULTURALE NELLA METODOLOGIA DI INTERVENTO
GRUPPALE DELL’ EATGA (European Association of Transcultural
GroupAnalysis)
Velia
Bianchi Ranci, Giovanna Cantarella
Il bambino nel suo sviluppo internalizza elementi della cultura in
cui vive. Essi diventano parte del sé e influenzano le relazioni
dell’individuo e del gruppo nei confronti degli individui e dei gruppi
di cultura diversa. Lo studio di questi fenomeni è sempre più importante
nelle nostre società, in cui gli scambi interculturali diventano sempre
più fitti. Attraverso l’organizzazione di giornate di studio e workshops
interculturali, Eatga si propone di utilizzare
la teoria e la tecnica gruppoanalitica per analizzarli nel loro impatto
conscio e inconscio, così come si manifestano nei piccoli gruppi di
individui di diverse culture.
ESISTENZA ED
EVOLUZIONE NELLA TERAPIA DI GRUPPO
Carlo
Zucca Alessandrelli
Nel saggio che propongo
si vuole evidenziare l'importanza dell'esperienza relazionale di scambio
come occasione di riconoscimento del valore del sè di ciascun
partecipante al gruppo.Soprattutto nello sperimentare in varie forme e
con diverse persone il senso di sè come soggetto ed oggetto di rapporti
emotivamente significativi.Questa forma di "esistenza" rifonda quella
del mondo esterno e quella famigliare e, soprattutto con il "gruppo dei
pari", crea un luogo affettivo dove diventano possibili nuovi modelli di
relazione e nuove
identificazioni.In questo processo evolutivo di crescita si forma
altresi' lo spazio psichico adeguato per l'elaborazione delle
interpretazioni.
ANDARE
OLTRE CONFINE; ASCOLTARE E FARSI ASCOLTARE, UN VIAGGIO GRUPPOANALITICO E
UN’ ESPERIENZA ISTITUZIONALE ITALIANA
Andrea Giannelli, Anna Petruzzi, Maria Silvera
Si vuole esaminare
il valore dell’ ascolto della differenza come premessa indispensabile
per l’ esistenza e di un gruppo e di una relazione d’ aiuto.
Inventare il proprio
posto nel gruppo equivale a sofferenza, fisica, psichica, talvolta
significa trauma.
Viaggiare verso l’
altro contribuisce a definire il senso di sé?
Verranno proposte
riflessioni sull’ organizzazione di gruppi di immigrati e sull’
esperienza di psicoterapeuti di gruppo “in viaggio”.
|
Cagliari, 12.04.2008 "IL
CORPO ADOLESCENTE: RISORSE EVOLUTIVE E RISCHIO PSICOPATOLOGICO";
Info:
ass.apsia@tiscali.it
Fees= euro 70,00.
Relatori: Marco Pitzalis, Egle Laufer, Bachisio Carau, Salvatore
Grimaldi.
|
Milano,
7.03-29.11.2008 "INTERVENTI
TERAPEUTICI IN REALTÀ CLINICHE DIFFERENTI";
Sede: MILANO - VIA
CARROCCIO, 5; Info:
cinzia.belgiovine@areag.net Fees= euro
200,00.
Area G
Scuola di
psicoterapia a orientamento
psicoanalitico per
adolescenti e adulti snc
Via Carroccio 5
ingresso Via Lesmi 6
20123 Milano
areag 68@yahoo.it
www.areag.net
Telefono: 02 8375834
P r o g r a m m a s e m i n a r i 2008
“Interventi
terapeutici in realtà cliniche differenti”
Marie Rose Moro
“La costruzione di una clinica transculturale. Filiazione,
trasmissione, rotture, aspetti clinici transcuturali”
Venerdì 7 marzo 2008 15-17,30
Lezioni Magistrali
Discussione
con i partecipanti
Sabato 8 marzo 2008 9,30-10,50 Lezioni
Magistrali
10,50-11,10 Pausa
Caffé
11,10-13
Lezioni Magistrali
14,30-17,30 Lezioni Magistrali
Discussione con i
partecipanti
David Hewison
“ Tra adolescenza ed età adulta: l’esperienza emotiva di
formare una coppia”
Venerdì 4 aprile 2008 15-17,30 Lezioni
Magistrali
Discussione
con i partecipanti
Sabato 5 aprile 2008 9,30-10,50 Lezioni
Magistrali
10,50-11,10 Pausa
Caffé
11,10-13
Lezioni Magistrali
14,30-17,30 Lezioni Magistrali
Discussione con i
partecipanti
Luigi Scoppola
”Le
sofferenze del sé: le perversioni e le psicosomatosi"
Sabato 8 novembre 2008 9,30-10,50 Lezioni
Magistrali
10,50-11,10 Pausa
Caffé
11,10-13
Lezioni Magistrali
14,30-17,30 Lezioni Magistrali
Discussione con i
partecipanti
Antonino Ferro
“ Lavorare con le emozioni. Ma che mestiere è?”
Venerdì 29 novembre 2008 9,30-10,50 Lezioni Magistrali
10,50-11,10 Pausa
Caffé
11,10-13
Lezioni Magistrali
14,30-17,30 Lezioni Magistrali
Discussione con i partecipanti
|
Cesena, 19.04.2008 "CONFINI
DELL'ELABORAZIONE E SOGLIE DEL DESTINO";
Sede:
ARPA VIA UBERTI 53 CESENA (FC);
Info:
dionigi.c@tin.it Fees= euro 60,00
19 aprile 2008
“CONFINI DELL’ELABORAZIONE E SOGLIE DEL
DESTINO”
Docente: Dott. Luigi Boccanegra
TRACCIA DEL PROGRAMMA (a cura del
responsabile del programma formativo Dr. Raffaele Dionigi)
SPAZI DI FORMAZIONE
2007/2008
INTERPRETAZIONE E RESPONSABILITA’
L’interpretazione è una costruzione, è
essa stessa un percorso ed una attraversata che chiama in causa l’essere
in relazione di due persone, l’analista ed il paziente in quella
singolare esperienza che è la peripezia e l’avventura dell’analisi.
Aiutare l’altro, il paziente a
riscoprirsi, ad entrare in contatto con la propria esperienza emotiva,
significa anche aiutarlo a riattraversare la sua storia, ciò che ha
appreso e che gli è stato in-segnato, per ricostruirsi creativamente
attraverso la propria capacità espressiva riappropriandosi
responsabilmente della propria vita, assumendone la genitorialità,
mettendosi in proprio e abitando se stesso.
Percorso che avviene nell’area della
condivisione che permette che i “fatti” della vita, i fatti portati dal
paziente, si trasformino in “esperienza”, in qualcosa cioé di proprio,
riconosciuto e riconoscibile, dicibile in parole, in una narrazione
possibile.
Percorso che si svolge nel tempo e che
esige tempo.
L’analista, rimanendo in contatto con un
proprio setting internalizzato, diviene per il paziente il “custode del
tempo”, tempo dell’attesa e della speranza che la persona che soffre non
riesce più a sentire come possibilità aperta, come unità di passato,
presente e futuro.
L’interpretare è un lavoro paziente di
tessitura che richiede un analista “presente” in grado di sostare
nell’incertezza per tutto il tempo necessario, ma anche di saper
individuare un punto, un corpo in cui sentirsi e tenere, un analista che
si assume la responsabilità di identificare punti-ponti nel e del
percorso in cui potersi ritrovare.
Sono questi i temi centrali degli “Spazi
di formazione” proposti che si costruiscono attraverso il confronto
costante con la clinica che permette “l’esserci nel campo” assumendone
le oscillazioni, leggendone le temperature e le perturbazioni, le
modificazioni complesse che portano a costruire nuovi e possibili
significati, nuove e possibili narrazioni di sé.
|
Firenze,
12.01-15.03.2008 "TRAUMI
INFANTILI ED EFFETTI IN ETÀ ADULTA. PERCORSI TERAPEUTICI";
Sede: ASSOCIAZIONE ARTEMISIA
VIA DEL MEZZETTA 1/INT.; Info:
artemisia@fol.it
Fees= euro 600,00.
|
Milano, 1.03-27.09.2008 "TEORIA
E CLINICA DEL MODELLO BIONIANO (CICLO DI SEMINARI)";
Sede: A.S.P. VIA PERGOLESI
27, 20124 MILANO; Info:
direttivo.asp@libero.it
Fees= euro 300,00.
|
Roma, 18-20.04.2008 "QUALE
SCIENZA PER LA PSICOTERAPIA?";
Sede: GRAND HOTEL PALAZZO
CARPEGNA VIA AURELIA, 481; Info:
ASPIC@MCLINK.IT
Fees= euro 250,00.
QUALE SCIENZA
PER LA PSICOTERAPIA
PRESENTAZIONE
CONVEGNO
La barriera che
attualmente separa i clinici dai ricercatori può essere compresa nei
termini del rapporto tra “contesto della scoperta” e “contesto della
giustificazione”. Per la maggior parte dei ricercatori la logica della
scoperta deve essere subordinata alla logica della prova, nel senso che
qualsiasi scoperta ha valore solo nella misura in cui ha superato il
vaglio della prova empirica. Per la maggior parte dei clinici, al
contrario, la logica della prova – essenziale nelle scienze ‘dure’ –
trova un’applicazione solo marginale nel campo della psicoterapia, dove
invece è centrale la logica della scoperta che si appoggia ad altri
processi di giustificazione, come la coerenza interna delle teorie e il
consenso dei pari. La chiave della questione può essere individuata nel
senso da dare alla parola “giustificazione”, dal momento che nessuno
nega la necessità di giustificare in qualche modo le scoperte. Una
scoperta è giustificata solo se tradotta in ipotesi da cui dedurre
congetture controllabili in modo empirico, e solo in quanto la prova
empirica è stata superata? Oppure la scoperta è giustificata mediante
procedure specifiche di ciascun metodo di indagine, per cui non avrebbe
senso imporre per esempio le procedure della fisica all’astronomia, alla
zoologia o alla psicologia? In altre parole, esiste una sola scienza,
dalla fisica alle scienze umane, come sostengono taluni, o esistono
scienze diverse per diversi referenti (o per diversi aspetti dello
stesso referente), ciascuna producendo i propri oggetti e metodi di
studio? E ancora: è vero che è solo la scienza, e specificamente la
scienza moderna, a produrre conoscenze valide, oppure esistono vie di
conoscenza non scientifiche (per esempio ermeneutiche), non meno e forse
più appropriate della conoscenza scientifica per determinati campi
d’indagine? La posta in gioco, in tutti questi interrogativi, è
l’esistenza stessa dell’entità psicoterapia. Se ogni scuola, oltre a
produrre le proprie teorie, produce anche i propri modi esclusivi di
validarle, in mancanza di un criterio comune di validazione cui tutte
debbano sottostare, o di un referente comune rispetto al quale giudicare
della verità o falsità delle teorie, si perviene all’esito di
frammentazione estrema del campo che è sotto gli occhi di tutti.
Psicoterapia allora non sarebbe una cosa dotata di una propria identità,
ma solo una parola-contenitore per una congerie di pratiche disparate e
incommensurabili. Proprio per reazione a questo esito di polverizzazione
e anarchia, che giova poco tanto al prestigio dei terapeuti quanto
all’interesse dei pazienti, è sorto il movimento delle pratiche basate
sull’evidenza: evidenza empirica, appunto. Senza dubbio è questo il
terreno su cui avanza oggi impetuosamente il processo di integrazione
delle psicoterapie. Le barriere tra scuole si abbassano o cadono di
fronte al principio unificante della ricerca empirica. Questa
unificazione del campo, peraltro, è ottenuta a un prezzo che molti,
certamente la maggior parte dei clinici, non sono disposti a pagare: la
subordinazione della pratica clinica alle indicazioni provenienti dalla
ricerca empirica. Il 3° Congresso SEPI-Italia si propone di esplorare
delle vie di conoscenza della cosa psicoterapeutica in cui la
subordinazione dell’esperienza all’esperimento possa essere superata
senza per questo rinunciare alle esigenze di oggettività, coerenza e
rigore che sono irrinunciabili nella conoscenza scientifica.
09 00
ACCOGLIENZA
ISCRIZIONE
09 20
EDOARDO GIUSTI: PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO: QUALE SCIENZA PER LA PSICOTERAPIA?
Presidente dell’A.S.P.I.C.
– Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della
Comunità con sedi dislocate a livello nazionale. È direttore della
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Pluralistica Integrata
riconosciuta con autorizzazione ministeriale e professore a contratto
presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica
dell’Università degli Studi di Padova. Ha curato la voce “Psicoterapia”
per l’edizione (2000) del quinto volume
L’Universo del
Corpo
pubblicato dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana di Giovanni Treccani.
Ha fondato l’Associazione Italiana di Psicologia e Psicoterapia
Integrata ed è autore di oltre 80 saggi sulla clinica applicata rivolti
sia al grande pubblico che agli specialisti. Oltre all’attività di
ricerca scientifica è psicoterapeuta supervisore didatta, accreditato
dal MIUR, dalla F.I.S.I.G. e dalla E.A.I.P.
European
Association for Integrative Psychotherapy.
È direttore
scientifico della Rivista
Integrazione
nella
Psicoterapia e nel Counseling.
PRESENTAZIONE DEL
CONVEGNO: QUALE SCIENZA PER LA PSICOTERAPIA?
La barriera che
attualmente separa i clinici dai ricercatori può essere compresa nei
termini del rapporto tra “contesto della scoperta” e “contesto della
giustificazione”. Per la maggior parte dei ricercatori la logica della
scoperta deve essere subordinata alla logica della prova, nel senso che
qualsiasi scoperta ha valore solo nella misura in cui ha superato il
vaglio della prova empirica. Per la maggior parte dei clinici, al
contrario, la logica della prova – essenziale nelle scienze ‘dure’ –
trova un’applicazione solo marginale nel campo della psicoterapia, dove
invece è centrale la logica della scoperta che si appoggia ad altri
processi di giustificazione, come la coerenza interna delle teorie e il
consenso dei pari. La chiave della questione può essere individuata nel
senso da dare alla parola “giustificazione”, dal momento che nessuno
nega la necessità di giustificare in qualche modo le scoperte. Una
scoperta è giustificata solo se tradotta in ipotesi da cui dedurre
congetture controllabili in modo empirico, e solo in quanto la prova
empirica è stata superata? Oppure la scoperta è giustificata mediante
procedure specifiche di ciascun metodo di indagine, per cui non avrebbe
senso imporre per esempio le procedure della fisica all’astronomia, alla
zoologia o alla psicologia? In altre parole, esiste una sola scienza,
dalla fisica alle scienze umane, come sostengono taluni, o esistono
scienze diverse per diversi referenti (o per diversi aspetti dello
stesso referente), ciascuna producendo i propri oggetti e metodi di
studio? E ancora: è vero che è solo la scienza, e specificamente la
scienza moderna, a produrre conoscenze valide, oppure esistono vie di
conoscenza non scientifiche (per esempio ermeneutiche), non meno e forse
più appropriate della conoscenza scientifica per determinati campi
d’indagine? La posta in gioco, in tutti questi interrogativi, è
l’esistenza stessa dell’entità psicoterapia. Se ogni scuola, oltre a
produrre le proprie teorie, produce anche i propri modi esclusivi di
validarle, in mancanza di un criterio comune di validazione cui tutte
debbano sottostare, o di un referente comune rispetto al quale giudicare
della verità o falsità delle teorie, si perviene all’esito di
frammentazione estrema del campo che è sotto gli occhi di tutti.
Psicoterapia allora non sarebbe una cosa dotata di una propria identità,
ma solo una parola-contenitore per una congerie di pratiche disparate e
incommensurabili. Proprio per reazione a questo esito di polverizzazione
e anarchia, che giova poco tanto al prestigio dei terapeuti quanto
all’interesse dei pazienti, è sorto il movimento delle pratiche basate
sull’evidenza: evidenza empirica, appunto. Senza dubbio è questo il
terreno su cui avanza oggi impetuosamente il processo di integrazione
delle psicoterapie. Le barriere tra scuole si abbassano o cadono di
fronte al principio unificante della ricerca empirica. Questa
unificazione del campo, peraltro, è ottenuta a un prezzo che molti,
certamente la maggior parte dei clinici, non sono disposti a pagare: la
subordinazione della pratica clinica alle indicazioni provenienti dalla
ricerca empirica. Il 3° Congresso SEPI-Italia si propone di esplorare
delle vie di conoscenza della cosa psicoterapeutica in cui la
subordinazione dell’esperienza all’esperimento possa essere superata
senza per questo rinunciare alle esigenze di oggettività, coerenza e
rigore che sono irrinunciabili nella conoscenza scientifica.
09 40
TULLIO CARERE COMES:
RELAZIONE INTRODUTTIVA - QUALE SCIENZA PER LA PSICOTERAPIA?
Psichiatra e
psicoterapeuta, ha lavorato all’Università di Milano e ai Servizi
Psichiatrici della Provincia di Bergamo negli anni Settanta. Negli
stessi anni ha curato la sua formazione in psicoanalisi e in altri
approcci psicoterapeutici. Conclusa la fase istituzionale, ha lavorato
come libero professionista a Milano e a Bergamo. Impegnato sin
dall’inizio della sua carriera nella ricerca sull’integrazione in
psicoterapia, ha scritto o curato diversi testi e articoli. Tra le
pubblicazioni più recenti,
Il futuro della
psicoterapia tra integrità e integrazione
(con G.G. Alberti,
FrancoAngeli, 2003) e
Che cosa unisce
gli psicoterapeuti (e che cosa li separa)
(con P. Adami Rook
& L. Panseri, Vertici, 2007). Insegna in alcune scuole di psicoterapia,
è il coordinatore per l’Italia della SEPI (Society
for the Exploration of Psychotherapy Integration),
presidente della DIÀ (Associazione Dialogico-Dialettica) e co-direttore
della Scuola di Cura di sé.
RELAZIONE
INTRODUTTIVA - QUALE SCIENZA PER LA PSICOTERAPIA?
Oggettività, in
psicoterapia, significa accordo intersoggettivo. Ma quali sono le
evidenze su cui occorre trovare un accordo? La risposta cambia a seconda
della logica che adottiamo, quella della prova o quella della scoperta.
Nella prima si formulano delle teorie la cui validità deve essere
provata sperimentalmente, il che implica che i dati necessari per la
validazione siano riproducibili e misurabili, come nelle scienze
naturali. Nella seconda ci collochiamo su un piano metateoretico, cioè
ci proponiamo di descrivere ciò che avviene nella relazione
psicoterapeutica indipendentemente dalla teoria cui il terapeuta
dichiara di aderire. In questa prospettiva descriviamo invarianti o
regolarità del campo: i fenomeni tipici o fattori comuni a tutte le
psicoterapie. La validazione in questo caso non avviene mediante
esperimenti, ma mediante il dialogo e il confronto con altri osservatori
che raccolgono i loro dati nella prospettiva meta-teoretica. Il primo
tipo di scienza potrebbe essere più adatto agli studi sull’esito, cioè
alla misurazione di una serie di variabili prima, durante e al termine
della terapia, per verificare l’efficacia del singolo trattamento
indipendentemente dal metodo, piuttosto che di un metodo determinato
(cosa che
produrrebbe non molto di più del verdetto di Dodo). Il secondo tipo di
scienza, metateoretico, è certamente più appropriato allo studio degli
invarianti della terapia, per una mappatura del campo che faciliti
l’orientamento della coppia terapeutica: vale a dire, la decisione
se e
quale sequenza interattiva tipica prendere come riferimento
in un momento dato
del processo, in alternativa a sequenze diverse o alla interattività
spontanea, co-costruita e co-creativa, tra paziente e terapeuta.
10 30
PAUSA
11 00
NINO DAZZI:
RIFLESSIONI SUL TEMA DELL’APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO INTEGRATO E SUL SUO
FUTURO
Professore
ordinario di Psicologia Dinamica presso la Facoltà di Psicologia Uno,
membro del Senato Accademico e Prorettore dell’Università degli Studi di
Roma “La
Sapienza”.
Past-President della Società Italiana per la Ricerca in Psicoterapia (S.P.R.).
RIFLESSIONI SUL TEMA
DELL’APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO INTEGRATO E SUL SUO FUTURO
Partendo dagli
scritti più o meno recenti di alcuni dei più importanti teorici e
ricercatori (oltre che clinici), nel campo della psicoterapia integrata
si tenta una riflessione sullo stato dell’arte nel momento attuale, sia
dal punto di vista concettuale e dei modelli teorici, sia, soprattutto,
riferendosi ai risultati della ricerca empirica e alle loro possibili
letture. È valida da un punto di vista argomentativo e in particolare
appare sufficientemente supportata da evidenze empiriche la “filosofia”
della psicoterapia integrata? È realizzabile il suo obiettivo? È davvero
sostenibile che l’integrazione sia una sorta di “meta-psicoterapia”? È
necessario procedere ulteriormente nella ricerca prima di far sì che si
consolidi un consenso sufficientemente vasto su un insieme di nozioni e
pratiche di base valido per qualunque psicoterapeuta? Cercherò di
accennare qualche risposta a queste domande.
11 20
DIEGO NAPOLITANI:
PREMESSE PER UNA SCIENZA DELLA COSCIENZA
Laurea in Medicina
nel 1951; Specializzazione in Neuroendocrinologia nel 1956;
Specializzazione in Malattie nervose e mentali nel 1964; membro della
Società Psicoanalitica Italiana dal 1962 al 2000 (anno in cui ha dato le
dimissioni). Ha fondato e diretto due comunità terapeutiche per
psicotici: la Comunità Omega, in regime privato, dal 1964 al 1975, e
“Villa Serena” dell’Amm.ne Pr.le di Milano dal 1968 al 1975. Nel 1973 ha
fondato l’Associazione Milanese Analisti di gruppo (A.M.A.G.), la cui
ragione sociale è stata trasformata in Società Gruppoanalitica Italiana
(S.G.A.I.) nel 1982: attualmente si articola in tre sedi regionali,
Milano, Roma e Torino. È direttore della Scuola di Formazione in
Psicoterapia Gruppoanalitica riconosciuta dal MIUR. Ha pubblicato tre
libri:
Di palo in frasca,
ed. Corpo 10, 1986;
Individualità e
gruppalità,
ed. Bollati Boringhieri, 1987;
Fra-menti,
ed. Franco Angeli, 1998.
PREMESSE PER UNA
SCIENZA DELLA COSCIENZA
«Mentre nella
psicologia della coscienza non si è mai andati oltre a quelle serie
lacunose di fenomeni, che palesemente dipendono da qualcos’altro,
l’altra concezione, quella secondo cui lo psichico è di per sé
inconscio, ha permesso di sviluppare la psicologia fino a farne una
scienza naturale come tutte le altre.» (S. Freud,
Compendio di
psicoanalisi,
1938). Attraverso questo brano Freud sancisce come “Compendio” della sua
intera esistenza di ricercatore l’ideale scientifico da cui è stato
guidato nella costruzione della sua psicoanalisi. L’applicazione di
quell’ideale all’esistenza umana ha ridotto la coscienza ad “un organo
di senso degli eventi psichici” che sono quindi oggetto tra gli oggetti,
pura res
extensa
analizzabile con
concetti ipotetici nell’attesa che la scienza fisiologica arrivi a
definirli e curarli con criteri e strumenti sperimentali. Compare oggi
un nuovo ideale scientifico a cui corrispondono concetti chiave quali
complessità, emergenzialità, casualità, sistemi complessi, relatività
come relazionalità strutturale e simili, e questa “rivoluzione” mette in
crisi la
spaltung
tra
res extensa
e
res cogitans
e
quindi la radicale dicotomia tra scienze della natura e scienze della
cultura. Il ponte che si disegna tra le due sponde è l’esperienza di
soggetto cosciente: co-scienza significa un sapere che comprende
soggetto e oggetto come inscindibile unità. Nel campo psicologico sono
“pontieri” coloro che traducono nella prassi clinica quella “scienza
della coscienza” da quasi 150 anni enunciata, già fattualmente presente
in tanti ambiti della scienza della natura e nelle discipline
antropologiche, ma ancora ai margini della psicologia clinica, tuttora
egemonizzata dalla “scienza dell’inconscio” e suoi equivalenti.
11.40
MAURO FORNARO:
UN’EPISTEMOLOGIA PER
LA CLINICA O NON
PIUTTOSTO UNA CLINICA PER L’EPISTEMOLOGIA?
Attualmente è
ordinario di Storia delle Scienze psicologiche presso la Facoltà di
Scienze sociali dell’Università di Pescara Chieti e tiene un incarico di
Psicologia clinica presso la Facoltà di Scienze politiche
nell’Università del Piemonte Orientale. Di formazione filosofica,
psicologo e psicoterapeuta, autore di un centinaio di pubblicazioni, si
è occupato principalmente di storia ed epistemologia della psicoanalisi
(volumi su Hartmann, Klein, Lacan, Bion, Kohut); ha poi lavorato sul
rapporto tra psicoanalisi ed etica, tra psicoanalisi e correnti di
psicologia (gestaltismo, cognitivismo), inoltre sul problema mente-corpo
nell’ottica psicoanalitica (un volume in collaborazione). In psicologia
ha condotto altresì ricerche sulla psicologia delle folle, nonché sulla
questione dell’aggressività (un volume antologico). Ha pure insegnato in
scuole di psicoterapia.
UN’EPISTEMOLOGIA PER
LA CLINICA O NON PIUTTOSTO UNA CLINICA PER L’EPISTEMOLOGIA?
L’amplissima messe
di studi epistemologici sulla psicoanalisi in generale e sulla clinica
psicoanalitica in particolare ha accompagnato lo sviluppo novecentesco
dell’epistemologia, in un confronto di volta in volta con positivisti,
neopositivisti, popperiani, post-neopositivisti ecc. Ma sia le severe e
ancora recenti critiche di un Grünbaum, sia le epistemologie più
“liberal” dei post-neopositivisti – tutti provenienti dalla tradizione
delle scienze “dure” – poco hanno sortito nella prassi clinica.
Piuttosto la maggior parte degli psicoanalisti/psicoterapeuti,
malauguratamente o fortunatamente a seconda dei punti di vista, è andata
per la sua strada: teorie e pratiche, per lo più sorde ai richiami al
rigore scientifico degli epistemologi, hanno continuato a fiorire in
maniera impressionante. Se dunque l’operazione di filtraggio della
psicoanalisi in toto attraverso quelle epistemologie si è rivelata in
sostanza sterile (fermi restando i vantaggi locali nella variegata area
dei fautori della cosiddetta “verifica empirica”), non è forse il caso
di rovesciare il punto di vista e chiederci se e quale modello di
scienza, se e quale epistemologia possa sortire dal vivo della prassi
terapeutica (psicoanalitica e non)?
12 30
PRANZO
14-17
WORKSHOP:
INTEGRAZIONE NELLA PSICOTERAPIA
SANTA BATTISTELLI – EDDA DI TARDO: PSICOTERAPIA INTEGRATA CON L’ENNEAGRAMMA
SANTA BATTISTELLI
Psicologa,
psicoterapeuta, supervisore associato della F.I.S.I.G., docente e
supervisore presso l’Istituto per la Formazione di Psicoterapeuti e
Counselors A.S.P.I.C. Presidente del Comitato Scientifico della
A.E.M.e.F. (Associazione Europea Mediatori Familiari). Conduce gruppi ed
esercita la libera professione a Roma dove risiede.
EDDA DI TARDO
Psicologa,
psicoterapeuta. Didatta e supervisore accreditato all’interno del gruppo
A.S.P.I.C. sul territorio nazionale. Operatore di supporto
psicopedagogico presso l’Accademia Europea C.R.S. I.D.E.A. (Centro
Ricerche e Studi-Istituto Dinamiche Educative Alternative) di Dalmine
(Bergamo). Dal 1990 al 2000 segue corsi di formazione e specializzazione
sull’enneagramma con Claudio Naranjo in Italia e all’estero. Dal 1998 è
presidente dell’A.S.P.I.C. Counseling e Cultura di Bologna.
PSICOTERAPIA
INTEGRATA CON L’ENNEAGRAMMA
All’interno di una
cornice umanistico-esistenziale, il lavoro di gruppo si sviluppa in una
sperimentazione di matrice gestaltica integrata con la conoscenza dell’enneagramma.
In questa mappa, la personalità è vista come un sottosistema psichico
costituito da condizionamenti cognitivi, emotivi e comportamentali che
interagiscono con l’autoregolazione organismica. L’enneagramma
costituisce, nell’ambito della ricerca spiritualistica delineata da G.I.
Gurdjieff e C.Naranjo, uno degli strumenti più attuali ed appassionanti
di autoanalisi e di studio della personalità. Attraverso un lavoro
corporeo che privilegia la danza come mezzo espressivo, i partecipanti
incarnano i messaggi profondi che provengono dal corpo per poterli
vivere e utilizzare nella trasformazione del sé essenziale. La
dimensione gruppale viene utilizzata per esplorare possibili automatismi
e passare alla dinamica intersoggettiva attraverso l’ascolto meditativo.
FLAVIA GERMANO: INTEGRARE IL COACHING NEI PERCORSI DI PSICOTERAPIA
Life-coach e
psicoterapeuta, si è specializzata al McLean – Harvard Medical School di
Boston e presso l’A.S.P.I.C. di Roma. Oltre aver pubblicato con E.
Giusti,
Etica del con-tatto fisico,
Terapia
della rabbia
e
Psicoterapeuti
generalisti,
ha recentemente pubblicato nell’ambito del coaching il manuale di
Microcounseling
e Microcoaching
e
L’approccio
psicoterapia, counseling e coaching.
INTEGRARE IL COACHING NEI PERCORSI DI PSICOTERAPIA
Il coaching
continua a espandersi sempre più anche in Italia e non solo nell’ambito
sportivo e aziendale, ma anche come “life coaching”. Quest’ultimo fa
riferimento a una vastità di modelli: la psicologia positiva, la
psicologia della salute, il cognitivo-comportamentismo, la psicologia
umanistica-esistenziale, la P.N.L. (PsicoNeuroLinguistica), l’A.T.
(Analisi Transazionale), ecc. e in questo senso potrebbe essere definito
come un approccio integrato con tecniche e metodologie specifiche.
L’obiettivo del workshop consisterà – dopo aver messo a fuoco diversità
e punti in comune tra coaching e altre relazioni d’aiuto – nello
scoprire come sia possibile un utilizzo dei suoi peculiari strumenti
all’interno di un percorso psicoterapeutico, in modo da crearlo ancora
più su misura del cliente, rendendo quindi l’intervento più efficace ed
efficiente.
MARCO GIANNINI – ALESSIO GORI: PSYCHOLOGICAL TREATMENT INVENTORY -
PTI: UNO STRUMENTO PER
LA
PIANIFICAZIONE E LA VALUTAZIONE DEL TRATTAMENTO PSICOLOGICO.
MARCO GIANNINI
Attualmente è
ricercatore di Psicometria presso la Facoltà di Psicologia
dell’Università di Firenze dove insegna Test Psicologici e Teoria e
Tecniche dei Test. Psicologo e psicoterapeuta di formazione junghiana,
ha poi rivolto la propria attenzione verso il modello
cognitivo-comportamentale ed eclettico-integrato. È autore di numerose
pubblicazioni scientifiche e si è occupato principalmente di metodi e
strumenti di valutazione. Recentemente i suoi interessi di ricerca sono
rivolti all’integrazione teorica dei modelli e alla valutazione degli
esiti della psicoterapia. È socio fondatore e vice-presidente della
Scuola di Psicoterapia Comparata.
ALESSIO GORI
Attualmente è
dottorando in Psicologia, presso la Scuola di Dottorato in Psicologia
dell’Università degli studi di Firenze. Psicologo, è iscritto al corso
quadriennale in Psicoterapia Comparata, presso la S.P.C. di Firenze.
Attualmente i suoi interessi di ricerca riguardano l’assessment e
l’integrazione teorica dei modelli in psicoterapia.
PSYCHOLOGICAL TREATMENT INVENTORY - PTI: UNO STRUMENTO PER LA
PIANIFICAZIONE E LA VALUTAZIONE DEL TRATTAMENTO PSICOLOGICO.
Costruire uno
strumento per l’assessment, che allo stesso tempo possa essere utile per
valutare l’effetto di un trattamento, pur essendo un compito difficile
da realizzare potrebbe rivelarsi un progetto di evidente utilità. Le
ricerche più complete sulla psicoterapia dei disturbi di personalità
sono quelle che riescono a seguire il paziente con lo stesso strumento,
dalla diagnosi all’esito (Monti e Acquarini, 2006; cit. in Dazzi,
Lingiardi e Colli, 2006, p. 221), senza contare i vantaggi che
l’utilizzo di una sola misura comporta. In questo senso, in fase di
costruzione dello strumento, si può intuire l’importanza di individuare
i diversi livelli
dell’outcome (Hoagwood et al., 1996; Kazdin e Kendall, 1998) e quelle
dimensioni che possono essere utili nel rilevare i cambiamenti
strutturali che avvengono nel paziente; cambiamenti intesi non solo in
termini sintomatologici ma anche in termini di organizzazione di
personalità, di atteggiamenti, di strategie personali (coping), di
adattamento, di qualità di vita e di miglioramento dei processi
cognitivi. Visti i contributi offerti da un approccio scientifico alla
psicoterapia (Damasco, 2003; Fonagy, 2002; Kandel, 1999; Lambert, 2005;
Panksepp 2005), sarebbe opportuno e utile poter utilizzare una misura
oggettiva per l’assessment e per la valutazione dell’esito che oltre
alle proprietà psicometriche abbia anche validità clinica.
ANTONIO IANNAZZO: PIANI DI
TRATTAMENTO IN PSICOTERAPIA PLURALISTICA INTEGRATA
Psicologo,
psicoterapeuta individuale e di gruppo. Da diversi anni impegnato
nell’approfondimento degli approcci integrati (Psicoterapie
Integrate,
con Giusti e Montanari, Masson, 2004;
Psicodiagnosi
itegrata,
con Giusti e Montanari, Sovera, 2006). Docente in alcune scuole di
specializzazione per psicoterapeuti (A.S.P.I.C., C.S.T.G.); didatta e
supervisore nei corsi per counselor. Sta terminando la formazione come
conduttore di Gruppi Balint-Analitici.
PIANI DI
TRATTAMENTO IN PSICOTERAPIA PLURALISTICA INTEGRATA
Un incontro
efficace ed efficiente tra piani di trattamento, interventi costruiti a
misura del cliente e attenzione alla dimensione relazionale intercetta
una delle sfide importanti dell’immediato futuro per la psicoterapia. Si
tratta di progettare, costruire e realizzare piani terapeutici di
qualità, avendo in mente delle linee guida che possano orientare il
trattamento senza mai perdere di vista gli aspetti peculiari della
persona e prestando attenzione alla relazione con l’alterità. La
psicoterapia è un’arte intersoggettiva all’interno di un perimetro
scientifico in cui due umane presenze si incontrano per collaborare
verso obiettivi di cambiamento. In tutto questo non si può dimenticare
la Teoria della Complessità di Morin, che ruota attorno a tre cardi-ni
fondamentali per la psicoterapia: cambiamento/trasformazione,
molteplicità e ricorsività/circolarità. Le psicoterapie integrate stanno
concentrando i loro sforzi proprio in questa direzione, con l’intento di
superare i limiti delle scuole classiche, tenendo così conto della
complessità dell’essere umano, in una dimensione olistica, come
superamento della scissione dell’uomo nei suoi registri (affettivo,
cognitivo, comportamentale, ecologico…). Il workshop esperienziale ha
l’obiettivo di proporre degli spunti di riflessione sulla possibilità di
incrociare le tre variabili sopra citate (piani di trattamento,
interventi individualizzati e costruzione della relazione). L’aspetto
esperienziale sarà integrato con il riferimento agli aspetti teorici.
ELVINO MIALI: COME
STIMOLARE AFFETTIVAMENTE IL CAMBIAMENTO
Medico
Psicoterapeuta è Presidente dell’Associazione A.S.P.I.C. Counseling e
Cultura di Venezia, per la quale svolge attività di responsabile
didattico, trainer e supervisore del Master “Gestalt Counseling”. Di
formazione eclettica, ha approfondito studi sulla Medicina Omeopatica e
sulla Medicina Tradizionale Cinese. Svolge l’attività di psicoterapeuta
individuale e di gruppo integrando vari modelli tra cui: la Terapia
Centrata sul Cliente, Gestalt Therapy, PNL, EMDR.
COME STIMOLARE
AFFETTIVAMENTE IL CAMBIAMENTO
In psicoterapia e
nel counseling è sempre maggiore l’esigenza degli operatori del settore
di superare le barriere tra modelli teorici ricercando ove possibile una
integrazione operativa. I vantaggi di questa soluzione stanno
nell’adattare il proprio intervento al cliente, tenendo conto della sua
personalità, del suo grado di reattanza e del suo stadio di cambiamento
(Prochaska). In questo contesto il dibattito sulla direttività/non
direttività dello psicoterapeuta si centra più su quale modello usare in
quale stadio e in quale relazione terapeuta/cliente. La Programmazione
Neurolinguistica, nota soprattutto per i suoi interventi tecnici e
mirati sulla soluzione, diventa uno strumento ancora più efficace se
associata alle modalità più “umanistiche” di altri modelli. Robert Dilts
è tra i fondatori della Programmazione Neurolinguistica colui che ha
posto maggiormente in risalto nel suo lavoro col cliente la necessità di
integrare accoglienza ed accettazione a stimolo al cambiamento
promuovendo la figura dello psicoterapeuta, counselor o coach come uno
sponsor del cliente. Attività previste nel laboratorio esperienziale: Il
cerchio dell’eccellenza; Due futuri possibili per trovare consapevolezza
e mo-tivazione; Integrazione di convinzioni contrastanti; Individuare
dei mentori interiori.
ANDREA PAGANI: LA
SUPERVISIONE CLINICA RIVISITATA DA UNO PSICOTERAPEUTA INTEGRATO
Psicologo,
psicoterapeuta ad indirizzo umanistico integrato. Libero professionista,
si occupa di psicoterapia individuale, di gruppo e di coaching. Docente
presso la Scuola Superiore Europea di Counseling Professionale
A.S.P.I.C., presso il Master in Mediazione Familiare MEDIARE, e presso
la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo. Direttore della
Scuola Popolare di Musica di Donna Olimpia di Roma, nella quale insegna
trombone e dirige la Big Band.
LA SUPERVISIONE
CLINICA RIVISITATA DA UNO PSICOTERAPEUTA INTEGRATO
Con il sempre più
largo utilizzo della supervisione come strumento di formazione e
supporto, le professioni della relazione d’aiuto sono entrate nella loro
fase più matura. Attraverso questo mezzo si va affermando con chiarezza
la fallibilità del professionista, che precedentemente è stato vissuto
dall’immaginario collettivo come un individuo con problemi individuali
risolti. In questo quadro lo stesso vissuto dell’esperienza della
supervisione è spesso, per il supervisionato, fonte di sentimenti
contrastanti. Se da un lato c’è la comprensione della utilità dello
strumento, come veicolo di sostegno psicologico e fonte di preziosi
consigli per la pratica professionale, dall’altro vi può essere la
presenza di stati d’ansia e di paure rispetto al giudizio sulle proprie
capacità e competenze. La supervisione
pluralistico-integrata
viene organizzata
in base ad un piano logico, strutturato e contemporaneamente flessibile,
nel quale sono presenti: una base teorica estesa, aperta a concetti ed
ipotesi appartenenti a territori diversi tra loro; un approccio
sistematico nell’articolare e pianificare strategie ed interventi;
un’attenzione costante a quelli che sono i fattori comuni riferibili non
solo al setting terapeutico, ma anche a quello di supervisione. In
questo workshop, utilizzando un’ottica integrata, i partecipanti
verranno coinvolti nell’esplorazione di vissuti e fantasie maggiormente
frequenti all’interno della supervisione che possono ostacolare il
processo stesso.
ISABELLA PIOMBO: L’ARTETERAPIA, UNA INTEGRAZIONE CREATIVA NEI TRATTAMENTI TERAPEUTICI
Bambina
vivacissima, adolescente malinconica, ragazza arrabbiata, sindacalista e
femminista, mamma e professionista quasi nonna. Arti-sta per
temperamento, grafica e art director, psicologa della Gestalt
professione, integra creativamente bisogni e passioni per attraversare
la propria vita cercando di diventare sempre più se stessa. Ha
progettato e dirige dal 1996 il Master in Arteterapie e Counseling l’A.S.P.I.C.,
autrice di articoli e testi di settore, lavora in individuale, con
piccoli e grandi gruppi, svolge attività di supervisione, ha fondato
un’Associazione per diffondere e praticare le Arteterapie.
L’ARTETERAPIA, UNA
INTEGRAZIONE CREATIVA NEI TRATTAMENTI TERAPEUTICI
Parleremo della terapia mediata dall’arte, arte intesa come l’uso delle
arti, di tutte le Arti, dalla poesia alla pittura, dalla danza al teatro
e alla musica e a tante altre strategie come l’uso del cinema o della
fotografia; abilità “artigiane”, artistiche appunto e quindi
caratterizzate dalla capacità di avere
cura
e
creatività
nel proprio
prodotto sia esso un’opera o il proprio cliente. Perché è la relazione
che co-creiamo, la nostra opera d’arte nel setting terapeutico. In tale
accezione “cura” sta per apprendimento paziente, sperimentazione,
aggiornamento puntuale, verifica dei trattamenti basati sull’evidenza,
mentre “creatività” sta per fluidità di pensiero, flessibilità,
originalità, elaborazione e uso consapevole del principio di piacere. Un
mixer davvero impegnativo che prevede in tutti i paesi, dall’Europa agli
Stati Uniti e all’America Latina quattro anni di specializzazione.
Sperimenteremo alcune modalità per suscitare nei professionisti del
sostegno una forte motivazione all’approfondimento e ad impegnarsi in
una integrazione al personale modello di appartenenza: creatività è
proprio «la
capacità di far uso di una o più qualità per costruire un oggetto più
complesso»
(S. Arieti, p. 377). Quale migliore metafora per dire che possiamo
utilizzare due o più paradigmi scientifici per facilitare nei nostri
clienti la graduale costruzione di una personalità più evoluta? Come,
quando, con chi utilizzare l’Arteterapia: una carrellata di situazioni,
da quelle ludiche e ricreative ai trattamenti studiati per i malati
terminali, ove cura è ricerca di qualità della vita nel “qui e ora”, di
senso piuttosto che di guarigione, utilizzando le emozioni della vita e
della morte come l’arte sa fare da millenni, una terapia per l’anima
attraverso il corpo.
CARMINE PIROLI: L'INTEGRAZIONE DEL CORPO NEI TRATTAMENTI TERAPEUTICI
Psicologo e
terapeuta psicocorporeo, supervisore e trainer in Body-Mind Integration.
Docente A.S.P.I.C. Direttore dei corsi di formazione in
Body Mind
Counselling/Therapy
e
Counselling nei
Sistemi Intimi e Iden-tità di Genere.
Conduce stage e seminari residenziali in
Pelvic-Heart,
Energetic,
e
Postural
Integration,
e gruppi e sessioni individuali di evoluzione e crescita personale.
Autore del libro in press
Il corpo in
psicoterapia e nel Counseling.
L'INTEGRAZIONE DEL
CORPO NEI TRATTAMENTI TERAPEUTICI
Il lavoro sul/con
il corpo in terapia psicocorporea permette di focalizzare l’attenzione
sulla persona nella sua interezza di corpo-mente. Il corpo e la mente
funzionano in modo unitario quando stiamo bene, viceversa in modo
disfunzionale o scisso quando la nostra sfera emotiva è disturbata.
Focus del workshop è far sperimentare come integrare
corpo-mente-emozioni abbia un effetto sulla qualità della vita, in
quanto permette di tornare in contatto col proprio corpo, imparando a
sbloccare la propria energia. Rientrando in contatto con il corpo è
possibile riappropriarsi dei propri ricordi, dei propri dolori, delle
proprie gioie e quindi di se stessi. Si osserverà e promuoverà un
processo di consapevolezza su com’è la respirazione, come è organizzato
il corpo, quali le contratture, i blocchi, quali sono i propri modelli
di movimento e in che relazione essi sono con le emozioni, facilitandone
l’espressione e accedendo così ad aree profonde della nostra coscienza.
Tramite respiro, movimento, contatto, espressione ed elaborazione
emotiva ci si pone l’obiettivo di ridare stabilità e armonia alla
persona.
PAOLA PROSPERI: TRATTAMENTI INTEGRATI PER BAMBINI E ADOLESCENTI AL LIMITE
Psicologa clinica
e di comunità, psicoterapeuta, si occupa di attività clinica, formazione
aziendale e scolastica; conduce corsi di training autogeno, autostima ed
assertività; lavora con gruppi di crescita personale per adulti e gruppi
espressivi per bambini e adolescenti. Si occupa di formazione per
counselor.
TRATTAMENTI INTEGRATI PER BAMBINI E ADOLESCENTI AL LIMITE
Lavorare con
bambini e adolescenti difficili, “al limite”, è contemporaneamente
un’esperienza magnifica e dolorosa. Magnifica perché si viene a contatto
con un mondo ricco di emozioni, di dolcezza, e contemporaneamente, però,
se ne percepisce la fragilità, l’emarginazione, la tristezza. Nella mia
esperienza lavorativa ho avuto modo di lavorare con gruppi di bambini e
adolescenti iperattivi, con disturbi oppositivi e della condotta, con
disturbo borderline e con depressione, con bambini abusati. Entrare a
contatto con i loro vissuti di trascuratezza, di mancanza di protezione,
di sfiducia nei confronti del mondo in ge-nerale, ed in particolare
degli adulti, è un lavoro difficile e delicato. Quando, però, si riesce
a stabilire l’alleanza, e facendo leva sulle grandi risorse e qualità
dei nostri piccoli clienti, questo lavoro può portare a esperienze
emotive riparative, all’acquisizione di comportamenti efficaci,
all’apprendimento di strategie cognitive adeguate, quindi ad un
funzionamento più adattivo che potrà favorirli nel divenire degli adulti
più “sani” e soprattutto meno sofferenti. Il workshop offre
l’opportunità di lavorare sulle emozioni, sull’autostima, sulle
competenze relazionali, sul ciclo del contatto e sui confini anche
attraverso l’arteterapia e le tecniche di creatività.
VERONICA ROSA: IL SOGNO GESTALTICO COME STRUMENTO DI INTEGRAZIONE IN PSICOTERAPIA
Psicologa clinica
e di comunità, psicoterapeuta. Già professore a contratto per
l’Insegnamento di Psicologia di Comunità, Facoltà di Psicologia è
attualmente professore a contratto per l’insegnamento di Psicologia
Clinica, II Facoltà di Medicina e Chirurgia, “La Sapienza”, Roma.
Direttrice didattica del Master in Counseling Aziendale e didatta presso
la Scuola Quadriennale di Formazione Psicoterapeuti dell’A.S.P.I.C.
Formatrice e consulente aziendale.
IL SOGNO GESTALTICO
COME STRUMENTO DI INTEGRAZIONE IN PSICOTERAPIA
A partire dal suo
fondatore (Perls, 1893 - 1970), la Gestalt ha mantenuto fede, nel lavoro
con i sogni, alla focalizzazione sul qui e ora, ponendo in secondo piano
l’interpretazione e il ricorso all’inconscio. Perls sosteneva che
tutte le parti
del sogno rappresentano parti di sé e che hanno bisogno di essere
portate alla luce per divenire un tutto integrato.
In questo senso definì il sogno “la via regia per l’integrazione”,
convinto che le persone dovessero integrare tutte le parti scisse della
loro personalità. Per ottenere ciò e per evitare di interferire con la
possibilità degli individui di arrivare, nel proprio ed unico modo, alla
conoscenza personale e all’esperienza profonda della propria interiorità
e del proprio
Sé,
indirizzava i clienti a mettere in atto tutte le parti dei propri sogni,
raccontandole al presente, in modo da
ritornare
nell’esperienza del sogno e lavorare con le corrispondenti emozioni e
conflitti.
Il processo di
integrazione e crescita personale nasce, infatti, dall’entrare
in contatto, del soggetto,
con le
figure del sogno per sapere in quale modo esse gli appartengono,
operazione che
implica, oltre la rappresentazione onirica delle parti di
Sé,
la rappresentazione del modo di essere nel mondo del soggetto. Il sogno,
sostiene Perls, è «l’espressione più spontanea dell’esistenza
dell’essere umano… è un’opera d’arte», in cui ci sono sempre movimenti,
scontri, incontri e ogni altro genere di
cose, che si
manifestano senza che la volontà dell’individuo possa intervenire.
ENRICHETTA SPALLETTA: TRATTAMENTI INTEGRATI PER ATTACCAMENTI TRAUMATICI E AMBIVALENZA
RELAZIONALE
“LA DISTANZA PIÙ
LUNGA DA ATTRAVERSARE NELLA VITA PUÒ RISULTARE QUELLA CHE SEPARA L’IO DAL
TU”
Psicologa,
psicoterapeuta e supervisore clinico presso l’A.S.P.I.C. di Roma, dirige
i Master in Counseling per l’Età Evolutiva, in MentalCoaching
e il
Corso di Formazione in Counseling e Cibo. Ha pubblicato diversi articoli
di ricerca scientifica, coautrice dei testi
La Supervisione
Clinica Integrata, Counseling Scolastico Integrato, MicroCounseling e
Micro-Coaching,
manuale operativo
di strategie brevi per la motivazione al cambiamento.
TRATTAMENTI INTEGRATI
PER ATTACCAMENTI TRAUMATICI E AMBIVALENZA RELAZIONALE
“LA DISTANZA PIÙ
LUNGA DA ATTRAVERSARE NELLA VITA PUÒ RISULTARE QUELLA CHE SEPARA L’IO DAL
TU”
Nell’elaborazione
delle dinamiche relazionali caratterizzate da conflittualità e
ambivalenza si utilizza l’approccio integrato per sviluppare una
complementarietà sinergica compatibile con le aspettative interpersonali
definite dalle mappe degli attaccamenti primari. Imprevedibilità,
intrusività, incoerenza, negligenza, ostilità, depressione, lutti
irrisolti delle figure di riferimento dell’infanzia diventano esperienza
mnemonica traumatica che distrugge le risposte relazionali fisiologiche
e alimenta l’ambivalenza nelle relazioni. La rigida connessione di
assunti dolorosi dell’Io con il Tu viene sciolta attraverso una
sintonizzazione riparatoria delle interazioni. La selezione di tecniche
specifiche facilita la personalizzazione cognitivo-emotivo-esperienziale
del processo psicoterapeutico.
09 00
GILBERTO DI PETTA:
DASEINSANALYSE E GRUPPENDASEINSANALYSE: LA SVOLTA TERAPEUTICA DELLA
FENOMENOLOGIA
Medico,
specialista in neurologia e psichiatria. Allievo di B. Callieri. Dirige
l’UO di Comorbilità Psichiatrica, Centro Diurno “Giano”, Area Dipendenze
Patologiche ASLNA3. Docente di “Psicoterapia Fenomenologica” Presso l’ICP
di Padova. È relatore in convegni nazionali ed internazionali, in tema
di Psicopatologia fenomenologica, Medicina delle farmaco
tossicodipendenze e Psicopatologia delle tossicomanie. Conduce un
programma di intervento centrato sull’applicazione della psichiatria e
della psicopatologia fenomenologiche agli ambiti della presa in cura
istituzionale di pazienti tossicomani in comorbilità psichiatrica. È
formatore-supervisore di équipe in varie ASLitaliane. Supervisore della
Comunità Terapeutica “S. Onofrio”, di Termini Imerese (Palermo). Autore
di (1994),
Il manicomio
dimenticato;
(1995),
Senso ed esistenza in Psicopatologia;
(1999)
Il Mondo sospeso;
(1999),
Lineamenti di Psicopatologia fenomenologica;
(2003),
Il Mondo vissuto;
(2004),
Il mondo tossicomane;
(2005),
Esistenza e delirio;
(2006),
Gruppoanalisi dell’esserci.
Collabora alla rivista Passages.
DASEINSANALYSE E
GRUPPENDASEINSANALYSE : LA SVOLTA TERAPEUTICA DELLA FENOMENOLOGIA.
L’obiettivo è
quello di incarnare l’approccio fenomenologico-esistenziale (binswangeriano)
in una più esplicita forma di psicoterapia, contestualizzata nella
contemporaneità, tra operatori e utenti di Servizi sociosanitari
pubblici, sul fronte della tossicomania (pura) e della tossicomania
complicata da comorbilità psichiatrica. La peculiarità dell’approccio
descritto in questo lavoro è la valorizzazione del vissuto gruppale
condiviso quale modalità terapeutica principale di trattamento dei
pazienti gravi e, al tempo stesso, di formazione degli operatori
coinvolti nel discorso e nella pratica della cura. Rispetto alla
Daseinsanalyse, la decisa novità dell’approccio descritto in questo
articolo consiste nell’applicazione della fenomenologia, oltre e al di
là della coppia classica terapeuta-paziente, ad un insieme di persone (Wirheit)
definito gruppo, costituito da operatori (terapeuti) e da utenti
(pazienti), all’interno del quale, per la peculiare atmosfera (Stimmung)
che si viene a creare, si elidono le differenze di ruolo tra operatore e
utente, tra medico e malato, tra tossico e lucido, tra psicotico e
normale, in favore dell’emergenza delle loro proprie strutture
esistenziali di presenze-al-mondo (in-der-Welt-sein). Viene a mancare,
quindi, nello scambio emotivo reciproco, in ottemperanza ad una messa
tra parentesi radicale, il ruolo definito del terapeuta e, con esso,
anche l’apparato metapsicologico e interpretativo che contrassegna il
conduttore di gruppi di qualsivoglia altra formazione. Questo significa,
concretamente, che alle esperienze vissute (Erlebnisse), colte e
contestualizzate nella loro essenza formale (Gestalt), viene data
possibilità di ricombinarsi in maniera libera, secondo il puro e, solo
apparentemente caotico, dispiegarsi dei propri reticoli intenzionali (Mit-erlebnisse).
Il modo fondamentale di questa del tutto nuova pratica terapeutica
fondata rigorosamente sulla fenomenologia daseinsanalytica è l’incontro
autentico (Begegnung), condizione (apriori) di possibilità della cura,
avverantesi, al centro del gruppo, carne ed ossa della relazione
intersoggettiva, come evento cruciale impregnato del massimo significato
possibile.
09 20
MARIO ROSSI MONTI
- STEFANO BLASI: UNA BUSSOLA PER L’EMPATIA
MARIO ROSSI MONTI
Laureato in
medicina, specialista in psichiatra, è Membro Associato della Società
Psicoanalitica Italiana. Ordinario di Psicologia Clinica è Presidente
del Corso di Laurea Specialistica in Psicologia Clinica presso la
Facoltà di Scienze della Formazione della Università di Urbino. Dal 2000
è Direttore di un Corso di Perfezionamento Universitario in Psicologia
Clinica orientato verso la psicopatologia fenomenologia e la
psicoanalisi. Oltre ad una serie di contributi pubblicati su riviste
nazionali, internazionali o su altri volumi ha pubblicato: Maternità
come crisi, (con Adolfo Pazzagli e Paola Benvenuti), Il Pensiero
Scientifico, 1981; Dopo la schizofrenia (con Arnaldo Ballerini),
Feltrinelli, 1983; La conoscenza totale, il Saggiatore,1984; La vergogna
e il delirio (con Arnaldo Ballerini), Boringhieri,1990; Forme del
delirio e psicopatologia, Cortina,, 2008. Ha curato inoltre: Manuale di
Psichiatria nel Territorio,Fioriti, 2007; Psicopatologia della
Schizofrenia. Prospettive metodologiche e cliniche (con Giovanni
Stanghellini), Cortina, Milano, 1999; Percorsi di psicopatologia.
Fondamenti in evoluzione, Angeli, 2001
STEFANO BLASI
Psicologo,
dottorando in Scienze Psicologiche presso l'Università di Urbino,
specializzando in psicoterapia presso la Scuola Bolognese di
Psicoterapia Cognitiva, C.T.U. presso il Tribunale di Ancona, collabora
a vari progetti sulla valutazione empirica delle psicoterapie, si occupa
di validazione di test psicologici presso la Clinica Psichiatrica
dell'Ospedale Umberto I di Ancona, esercita attività clinica presso il
"Centro Adolescenti" dell'Ospedale Umberto I di Ancona. Ha curato il
numero 32 della rivista "Psicoterapia": fascicolo monografico in
memoriam di Jerome Frank; ha pubblicato il libro: "I fattori terapeutici
della psicoterapia" (con Marco Casonato, QuattroVenti, 2005), vincitore
di una speciale menzione di merito al 3° Premio Scientifico in
Psicologia e Psichiatria "Sante de Sanctis".
UNA BUSSOLA PER
L’EMPATIA
In questo
contributo viene preso in considerazione il problema della utilizzazione
clinica dell’empatia. L’attenzione, più che sul difficile problema della
definizione, si sposta sull’empatia come processo. In questa prospettiva
si tenta di delineare una sorta di bussola dell’empatia che consenta al
clinico di muoversi tenendo conto delle diverse polarità e dei
differenti livelli in cui l’empatia si può declinare nel rapporto
terapeutico. In particolare verranno prese (sinteticamente) in
considerazione tre polarità: la polarità neurologico-esperienziale
(passando per il livello corporeo); la polarità soggettivo-oggettivo; la
polarità prossimale-distale.
09 40
GIOVANNI
STANGHELLINI: PER UNA PSICOTERAPIA FENOMENOLOGICA
Medico psichiatra,
è professore associato di Psicologia Dinamica presso la Facoltà di
Psicologia dell’Università di Chieti. Tra i suoi principali incarichi:
co-editor della collana International Perspectives in Philosophy and
Psychiatry (Oxford University Press), Associate editor della rivista
internazionale Psychopathology, Fondatore e membro della Steering
Committee dell’International Network for Philosophy and Psychiatry,
Co-chair della World Psychiatric Association (WPA) Section on the
Humanities e Chair della Association of European Psychiatrists (AEP)
Section on Philosophy and Psychiatry. Ha pubblicato:
Ossessione e
rivelazione
(con A. Ballerini,
Bollati Boringhieri),
Verso la
Schizofrenia. La teoria dei sintomi-base
(Idelson-Liviana),
Antropologia della vulnerabilità
(Feltrinelli),
Anger
and Fury
(Karger),
Psicopatologia
della Schizofrenia. Prospettive metodologiche e cliniche
(con Mario Rossi
Monti, Cortina),
Nature and
Narrative
(con K.W.M.
Fulford, K. Morris, J.Z. Sadler, Oxford University Press),
Disembodied
Spirits and Deanimated Bodies
(Oxford University
Press; traduzione italiana
Psicopatologia del
senso comune,
Cortina); autore di oltre 100 articoli su riviste nazionali e
internazionali.
PER UNA
PSICOTERAPIA FENOMENOLOGICA
La pratica
psicoterapeutica, non di rado, sembra condividere con l’etica di senso
comune una serie di presupposti, essendo entrambe orientate dal precetto
“Conosci te stesso”. Questa massima è stata per secoli il paradigma
della cura di sé, una prescrizione che suona: “Mettiti alla ricerca
della tua identità nascosta!” e che ha incoraggiato una modalità di
ricerca del proprio Sé rivolta a ciò che è assente piuttosto che
presente. Le metafore spazio-temporali che sottendono la cura intesa in
questo senso sono quelle della ricerca orientata verso il lontano (non
il vicino), l’inaccessibile (non l’evidente), il remoto (non il
presente). Una psicoterapia di ispirazione fenomenologica ribalta tutto
questo. Si può tentare di illustrare questo ribaltamento tramite una
serie di antinomie: Dietro/dentro: la cura fenomenologica non si
indirizza a ciò che sta dietro i fenomeni della coscienza, bensì a ciò
che sta dentro l’esperienza soggettiva, alla sue “pieghe”, avendo come
fine non la scoperta di meccanismi di produzione del senso inconsci,
bensì il dispiegamento dei fenomeni così come si danno alla coscienza in
prima persona. Sotto/sopra: la cura fenomenologica non prende la
direzione della profondità, di ciò che sta sotto, di ciò che è primario
rispetto a ciò che è secondario, ma va alla ricerca di uno sguardo
d’insieme sui fenomeni della coscienza, di una visione “panoramica”
tramite la quale cogliere il senso nella rete di rapporti e di rimandi
tra i fenomeni stessi resi evidenti da una prospettiva dall’alto.
Unidirezionalità/bidirezionalità: la cura fenomenologica non usa
l’interpretazione come strumento unidirezionale di sovrascrittura del
senso che va dalla teoria generale al singolo caso, bensì usa
l’interpretazione come sonda di una soggettività (quella del terapeuta)
gettata in un’altra soggettività (quella del paziente) in un rapporto di
circolarità e reciprocità che ha come obiettivo la co-costruzione di
narrative condivise.
10 30
PAUSA
11 00
SALVATORE FRENI:
LO JUNKTIM FREUDIANO NELL’ERA POSTMODERNA
Professore
Associato confermato in Psicoterapia della Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano. Dal 1996 al 1997 e dal
2001 al 2002, direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria
dell’Università degli Studi di Milano. Dal maggio 2001 è direttore di
Psichiatria 4, Unità di Psichiatria e Psicoterapia, dell’A.O. Ospedale
Niguarda Cà Granda. Membro della Società Psicoanalitica Italiana. Nel
1996 socio fondatore e primo presidente della S.P.R.-Italia sezione
italiana della S.P.R. (Society for Psychotherapy Research). Nel 1998
fondatore e direttore responsabile di “Ricerca in Psicoterapia”. Ha
curato e presentato l’edizione italiana di diversi testi nel campo della
ricerca sulla valutazione della psicoterapia e della moderna concezione
della psichiatria dinamica integrata con la psicobiologia.
LO JUNKTIM
FREUDIANO NELL'ERA POSTMODERNA
Lo
junktim,
termine che Freud prese in prestito dalla giurisprudenza, rappresenta,
dagli albori della psicoanalisi, un pesante legato con cui il padre
della psicoanalisi ci vincola ad un legame inscindibile tra teoria,
ricerca e pratica clinica in psicoanalisi, tanto da influenzare a tutt’oggi
la quasi totalità della ricerca in psicoanalisi fondata sulla
interconnessione logico-formale tra modelli teorico-clinici, modelli di
teoria della tecnica e modalità di scrittura dei casi clinici di tipo
descrittivo; il giudizio circa la bontà di tali procedure è affidato al
consenso del gruppo tra pari (cioè gli psicoanalisti stessi e, dopo
Freud, tra gli psicoanalisti che condividono le stesse premesse di
scuola). Si tratta sostanzialmente di procedure di ricerca euristica del
tutto legittima e scientificamente valida fino a quando la distinzione
tra scienze dure, o della natura, o misurabili quantitativamente ed
obiettivabili mediante l’esperimento scientifico empiricamente fondato,
e scienze umanistiche, o dello spirito, non matematizzabili,
descrivibili soltanto per via narrativa, era netta e universalmente
condivisa. Ma l’avvento del post-modernismo, la sovversione delle
scoperte delle neuroscienze, l’affermarsi in campo medico e terapeutico
in generale di una mentalità della medicina fondata sulla prova
(sostanzialmente l’unica sostenuta dai sistemi di valorizzazione
economica delle varie società assicurative nel campo della salute,
soprattutto negli USA) ha determinato un radicale atteggiamento di
contestazione della psicoanalisi come pratica terapeutica a favore degli
approcci cognitivo-comportamentali che si sono prontamente dotati di
modelli operativi facilmente dimostrabili con procedure di ricerca
empiricamente fondata. In questo contributo voglio sostenere che lo
junktim
freudiano è tuttora valido, ma va inteso in senso moderno, scorporandolo
nelle sue componenti, ciascuna delle quali ha una propria dignità
scientifica, in modo da distinguere il piano della ricerca euristica da
quello della ricerca empiricamente fondata, differenziando le possibili
applicazioni teorico-pratiche di ciascuna e i relativi limiti in
relazione all’oggetto di ricerca.
11 20
LUIGI LONGHIN:
OGGETTIVITA’ E ATTENDIBILITA’ IN PSICOANALISI
Laureato in
Lettere e Filosofia 1972 (Università Cattolica di Milano). Corso
triennale di specializzazione in Critica e tecnica del cinema
(Università Cattolica-Milano 1975). Corso quadriennale di psicoterapia
autogena e psicoterapie brevi - 1987. Docenza: Storia e Filosofia nella
scuola secondaria di 2° grado statale (Licei Classico e Scientifico) dal
1972 al 1992; Epistemologia delle Scienze Umane - Psicologia dello
sviluppo presso l’E.S.A.E. (Ente Scuola Assistenti Educatori - Scuola
Regionale per Operatori Sociali - dal 2001 al 2004 Professore a
contratto presso l’Università degli Studi di Milano Fac. di Medicina e
Chirurgia). Iscrizione Albo professionale n. 03/115-1990. Abilitato
all’esercizio dell’attività psicoterapeutica e attivo come
psicoterapeuta. Socio Ord. Opifer (Organizzazione di Psicoanalisti
Italiani F & R). Socio Istituto Neofreudiano. Collaborazione a diverse
riviste culturali - scientifiche: Bolletttino della Società Filosofica
Italiana; Epistemologia - rivista di Filosofia della Scienza;
Fenomenologia e Società; Gli Argonauti - psicoanalisi e società; Mimesis:
Itinerari Filosofici; Neurologia Psichiatria Scienze Umane; Quaderni
italiani di psichiatria; Segni e comprensione; The International Journal
of Psychoanalysis. Pubblicazioni:
Psicoanalisi e
potere,
Laterza, Bari,
(1991);
Alle origini del pensiero psicoanalitico,
Borla Ed., Roma, (1992);
Insegnare oggi,
Borla
Ed., Roma, (1994);
Te-mi e Problemi
in Psicoanalisi,
Bollati Boringhieri, Torino, (1998);
Sentieri della
mente,
Bollati Boringhieri, Torino, (2001);
Il Coniglio di
Alice,
Ed. Florence Art., Firenze, (2002).
OGGETTIVITÀ E
ATTENDIBILITÀ IN PSICOANALISI
Ogni scienza è in
grado di rivendicare la propria oggettività, verificabilità o
attendibilità e rigorosità se può far riferimento ai tre pilastri
fondamentali ed indispensabili. Perché un sapere possa difinirsi
scientifico occorre che possa disporre: di un proprio referente, di una
modalità operativa con strumenti materiali e non, definiti “predicati
operativi”, delle condizioni di verificabilità (o di attendibilità per
le scienze umane e storiche). La psicoanalisi ha queste condizioni? Sì
perché: ha un proprio referente, la realtà affettiva-emotiva
conscia-inconscia; ha le modalità o predicati operativi che consistono
nel controtransfert, ed ha criteri di attendibilità come tutte le
scienze umane e storiche. Tali criteri permettono di verificare, ad
esempio, in che modo e grado i disturbi mentali vengono eliminati.
11 40
GIANFRANCO BASTI:
LOGICA DELLA SCOPERTA E PARADIGMA INTENZIONALE NELLE SCIENZE COGNITIVE
Nato a Roma nel
1954 e ordinato sacerdote nel dicembre 1978, ha conseguito nel 1980 la
licenza in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1984
si è laureato in filosofia presso l’Università Statale di Roma “La
Sapienza”, con una tesi in filosofia della scienza, sull’approccio delle
reti neurali al problema dell’intenzionalità cognitiva. Dal 2002 è
professore ordinario di Filosofia della Natura e della Scienza presso la
Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Lateranense di Roma.
Dal 1987 è stato prima professore incaricato ed ora invitato presso la
Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Gregoriana dove offre
corsi post-graduate sul rapporto mente-corpo e sui fondamenti della
logica. È inoltre membro dell’ International Neural Network Society (I.N.N.S.),
dell’I.E.E.E. (Computer Society e Neural Network Society) e dell’
International Society for Optical Engineering (S.P.I.E.). Nel 1995 ha
ricevuto dalla INNS un Neural Network Leadership Award per i suoi studi
nel campo. Autore di oltre 100 pubblicazioni di argomento scientifico e
filosofico, attualmente i suoi interessi di ricerca sono rivolti, oltre
che alle reti neurali e ai sistemi cognitivi, anche allo studio dei
fondamenti della logica e della matematica. In questa veste, è stato
co-fondatore nel 1997 presso la Pontificia Università Lateranense, dell’International
Rese-arch Area on Foundations of the Sciences (I.R.A.F.S.), di cui è,
dalla fondazione, direttore. È autore di quattro libri direttamente
connessi col suo insegnamento universitario:
Il rapporto
mente-corpo nella filosofia e nella scienza
(1991);
Filosofia
dell’uomo
(1995; II ristampa
2003);
Filosofia della natura e della scienza.
Vol.I, I
Fondamenti (2002) e, con A.L. Perrone,
Le radici forti
del pensiero debole: dalla metafisica, alla matematica, al calcolo
(1996).
LOGICA DELLA
SCOPERTA E PARADIGMA INTENZIONALENELLE SCIENZE COGNITIVE
L’inizio della
scienza moderna fu caratterizzato dalla rivendicazione del carattere
apodittico del metodo dimostrativo matematico-sperimentale delle “nuove”
scienze naturali, che nell’antichità era stato appannaggio soltanto
delle scienze metafisiche. Questo cambio di paradigma fu iniziato da
Descartes, che rivendicò il carattere auto-evidente degli assiomi delle
matematiche. Il completamento del cambio di paradigma si ebbe con
Newton, che estese la fondazione nell’evidenza anche alla componente
empirica delle scienze naturali. In tal modo queste due componenti
dell’evidenza cosciente, la razionale e l’empirica, costituiranno i
fondamenti della “rivoluzione copernicana” dell’apriorismo kantiano e
con esso dell’epistemologia rappresentazionale moderna. Secondo i
dettami del trascendentalismo kantiano il fondamento della verità si
troverebbe appunto nell’evidenza, e dunque nell’autocoscienza del
soggetto e non nell’essere dell’oggetto, come nel trascendentalismo del
pensiero classico. Questo spostamento della fondazione della verità
significò per la logica moderna la completa e definitiva dissoluzione di
quella parte della logica stessa, greca e medievale, che con la
terminologia di H. Reichenbach il neopositivismo del novecento ha
definito “logica della scoperta”. Viceversa, una volta che
l’epistemologia moderna delle origini, di Descartes, di Leibniz e di
Kant, aveva ridotto l’atto logico di pensiero alla sola componente
rappresentazionale auto-cosciente, la logica viene limitata allo studio
delle sole procedure deduttive, alla “ logica della prova”. Secondo
questo paradigma non esistono procedure logiche per lo studio di come le
ipotesi vengono escogitate. La logica, in quanto scienza esclusivamente
rappresentazionale, le suppone già costituite. Spetterà a Kurt Gödel
riprendere in mano, da logico, e non da psicologo o filosofo, il
tentativo di una logica della scoperta basata su quell’intrinseca
“relazione-ad-oggetto” del simbolo logico che definiamo
“intenzionalità”.
12 30
PRANZO
14 17
WORKSHOP:
INTEGRAZIONE NELLA PSICOTERAPIA
OLIMPIA ARMENANTE
– MARIA ROSARIA PALATTELLA: L’INTEGRAZIONE DELLE POLARITÀ EMOZIONALI NEI
TRATTAMENTI ESPERIENZIALI
OLIMPIA ARMENANTE
Psicologa clinica
e di comunità e Psicoterapeuta, vive e lavora a Pomezia, e svolge la sua
attività professionale anche su Roma e nella provincia di Latina. Vice
presidente dell’Associazione Counseling e Cultura di Aprilia. Si occupa
di formazione in counseling e psicoterapia. Svolge attività clinica
individuale e di gruppo. È autrice di articoli scientifici sugli
interventi integrati relativi al trattamento dei disturbi alimentari.
M. ROSARIA
PALATTELLA
Psicologa clinica
e di comunità e psicoterapeuta vive e lavora nella provincia di
Frosinone. Presidente dell’Associazione Counselling e Cultura di Sora (Frosinone),
presso la quale attiva corsi di formazione e informazione rivolti al
miglioramento della qualità della vita. Si occupa da anni di formazione
in counseling e svolge attività clinica individuale e di gruppo.
L’INTEGRAZIONE
DELLE POLARITÀ EMOZIONALI NEI TRATTAMENTI ESPERIENZIALI
Il workshop
“Integrazione delle polarità emozionali” nasce con l’intento di
dimostrare empiricamente l’efficienza degli interventi integrativi.
Provare emozioni di aggressività e di amore contemporaneamente verso
qualcuno può creare nella persona un disagio tale, da richiedere un
intervento di psicoterapia. L’idea di approfondire questo aspetto nasce
dalla nostra esperienza clinica, che ci porta nel processo terapeutico a
far dialogare due o più parti del sé di una persona per giungere ad un
equilibrio interiore. Il lavoro che esporremo ha due obiettivi: quello
di dimostrare l’utilità clinica dell’integrazione e quello di
evidenziare come attraverso il lavoro sugli assi delle polarità
emozionali, l’integrazione delle emozioni contrapposte, crea un
cambiamento negli schemi emotivi, nelle cognizioni e nel comportamento
manifesto di un individuo. Attraverso modalità diverse
(drammatizzazione, disegno, scrittura, sistemi rappresentazionali) i
partecipanti divisi in sottogruppi sperimenteranno e individueranno le
strategie più utili a raggiungere l’integrazione delle polarità
emozionali individuate. È una esperienza utile per far sperimentare e
consapevolizzare ad ogni membro del gruppo come modalità espressive
diverse portano al raggiungimento dello stesso obiettivo: permettono la
comunicazione e l’espressione delle diverse emozioni presenti nella
persona. Tutto ciò, per essere considerato “vero” cambiamento, deve
entrare in modo completo nel background di consapevolezza di ogni
individuo. È un intervento che riassume in sé tutte le caratteristiche
di un trattamento olistico. Proprio per questa completezza può offrire
spunti ai terapeuti di diversi orientamenti per lavorare in modo
integrato con le emozioni.
PATRIZIA
BONVISSUTO: INTEGRARE RACCONTI, SOGNI, E ALTRE STORIE…
Psicologa e
Psicoterapeuta gestaltica. Direttore della SiPGI, Scuola di Psicoterapia
Gestaltica Integrata del Centro Gestalt di Genova e Presidente della
Sede Territoriale di Genova dell’A.S.P.I.C. Dal 1991 si occupa di
clinica e formazione. Nel suo approccio integra Gestalt Therapy, Analisi
Transazionale, PNL e tecniche immaginative e da tempo ha approfondito
l’uso in psicoterapia dei sogni e delle metafore.
INTEGRARE
RACCONTI, SOGNI, E ALTRE STORIE…
Nel workshop verrà
proposto l’approccio gestaltico integrato nel lavoro con le metafore, i
sogni ed i racconti portati dai pazienti. Partendo dall’affermazione di
Fritz Perls che tutto è proiezione, la potenza del lavoro è nella
possibilità di aiutare la persona a “calarsi” dentro un’immagine di sé
fino al momento inconsapevole. La forza delle immagini rende possibile
specchiarsi nella rappresentazione per osservare da fuori, in una
meta-posizione, le qualità e gli elementi che compongono l’immagine
stessa. Il racconto, il sogno o la metafora diventano quindi un’immagine
che il paziente proietta all’esterno, osservabile e manipolabile, con la
quale entrare in un contatto pieno e vitale. Mettendo fuori da sé è
possibile osservare cosa c’è dentro di sé. Qualunque rappresentazione
venga scelta, metafora, sogno o racconto, questa parla delle
innumerevoliparti che ci compogono. L’incontro con queste parti e con
l’emotività che lo accompagna crea il terreno per progettare il
cambiamento e per riassimilare parti del sé “pulite” da contenuti e
condizionamenti che non sono propri. L’atteggiamento del professionista
è un altro punto focale del lavoro con questo tipo di materiale.
L’atteggiamento non giudicante e aperto ad ogni possibile immagine che
il paziente propone, rispettoso del mondo fantastico interno dell’altro
e del modo con cui questo viene rappresentato, consente al paziente, in
un ambito sentito protetto, di esplorare ed accettare i contenuti sia
emotivi che simbolici del proprio modo di essere creativo e di dare voce
e figura alle sue parti interne, a volte percepite emotivamente come non
piacevoli o disturbanti. Il workshop sarà esperienziale, con una breve
introduzione teorica, e prevede che tutti i partecipanti possano
lavorare all’interno del gruppo.
JOLANTA BURZYNSKA:
L’INTEGRAZIONE DELL’ETICA TRA OPPORTUNITÀ, OPPORTUNISMO E SINCRETISMO
Medico
psicoterapeuta diplomata all’A.S.P.I.C. Insegna deontologia
professionale alla Scuola di Specializzazione per gli Psicoterapeuti
A.S.P.I.C. e al Master in mediazione familiare. Vive a Siena, dove
svolge l’attività privata di psicoterapeuta e consulente in medicina
psicosomatica in uno studio associato di medicina generale.
L’INTEGRAZIONE
DELL’ETICA TRA OPPORTUNITÀ,OPPORTUNISMO E SINCRETISMO
L’intervento è
dedicato ad alcune riflessioni sull’etica della psicoterapia integrata.
Mette in evidenza le difficoltà che potrebbe incontrare il terapeuta
proprio a causa delle molteplici opportunità offerte dall’integrazione
teorica e dall’eclettismo tecnico. L’adesione a più teorie di
riferimento e l’uso delle tecniche derivanti da teorie diverse comporta
il rischio del sincretismo che si può manifestare con un atteggiamento
ambiguo verso gli assunti teorici contrastanti e con scelte terapeutiche
arbitrarie. La possibilità di disporre di una vasta gamma di modalità
d’intervento offre l’opportunità di trattare i casi più svariati e il
vantaggio di poter adattare l’intervento ad ogni singolo paziente.
Questo non deve far credere al terapeuta di poter affrontare qualunque
problema o di poter accettare ogni cliente senza tener conto delle
compatibilità personologiche e della propria esperienza. La pressione
della concorrenza e le difficoltà di trovare una collocazione sul
mercato potrebbero spingere il professionista a promuovere se stesso e
il proprio lavoro in funzione delle mode o delle richieste esplicite dei
clienti, non sempre motivate dalle esigenze cliniche. In questo caso si
rischia anche lo spostamento del ruolo della figura del terapeuta in
secondo piano rispetto all’uso delle strategie e delle tecniche scelte
ad effetto. Nel workshop saranno trattati gli argomenti proposti.
TULLIO CARERE
COMES: LA MAPPATURA DEL CAMPO TERAPEUTICO MEDIANTE DIAGRAMMI DI FLUSSO:
RICERCA EURISTICA
Psichiatra e
Psicoterapeuta, ha lavorato all’Università di Milano e ai Servizi
Psichiatrici della Provincia di Bergamo negli anni Settanta. Negli
stessi anni ha curato la sua formazione in psicoanalisi e in altri
approcci psicoterapeutici. Conclusa la fase istituzionale, ha lavorato
come libero professionista a Milano e a Bergamo. Impegnato sin
dall’inizio della sua carriera nella ricerca sull’integrazione in
psicoterapia, ha scritto o curato diversi testi e articoli. Tra le
pubblicazioni più recenti,
Il futuro della
psicoterapia tra integrità e integrazione
(con G.G. Alberti,
FrancoAngeli, 2003) e
Che cosa unisce
gli psicoterapeuti (e che cosa li separa)
(con P. Adami Rook
& L. Panseri, Vertici, 2007). Insegna in alcune scuole di psicoterapia,
è il coordinatore per l’Italia della S.E.P.I. (Society for the
Exploration of Psychotherapy Integration), presidente della DIÀ
(Associazione Dialogico-Dialettica)e codirettore della Scuola di Cura di
sé.
LA MAPPATURA DEL
CAMPO TERAPEUTICO MEDIANTEDIAGRAMMI DI FLUSSO: RICERCA EURISTICA
Il campo
psicoterapeutico può essere paragonato a una montagna attraversata da
molti sentieri: alcuni molto battuti, altri meno, altri ancora percorsi
solo raramente. Ogni sentiero corrisponde a un’interazione terapeutica
tipica, cioè a un modo tipico di affrontare una problematica ricorrente.
Ogni coppia terapeutica disegna il proprio percorso secondo le esigenze
specifiche e uniche di quella coppia, passando dall’uno all’altro
sentiero nelle diverse fasi e nei diversi momenti del processo, e anche,
quando è necessario, abbandonando ogni sentiero noto per esplorare zone
sconosciute del territorio. La decisione se imboccare un sentiero o
l’altro in ogni momento del percorso, o eventualmente avventurarsi nella
selva al di fuori dei tracciati conosciuti, è ovviamente facilitata se
si dispone di una mappa del territorio, cioè delle interazioni tipiche
relative alle diverse situazioni che si presentano in terapia.
Questa
conoscenza è la scienza, mentre la capacità di usarla liberamente e
creativamente è l’arte della terapia.
Nel laboratorio saranno presentate e discusse con i partecipanti alcune
di queste interazioni tipiche, rappresentate graficamente come diagrammi
di flusso (flow-chart).
ROBERTO COSTANTINI:
L’ACCOGLIENZA COME PROCESSO DI QUALITÀ NEI CORSI DI PSICOTERAPIA
INTEGRATA
È psicoterapeuta e
supervisore associato. Il suo percorso di specializzazione in A.S.P.I.C.
e l’esperienza quindicennale maturata in campo clinico, formativo e
aziendale, lo hanno condotto ad un modello di intervento sulla persona
realmente integrato e multidimensionale. Il suo approccio psico-corporeo
alla relazione di aiuto pone, infatti, pari attenzione ai processi
cognitivi, emotivi, fisiologici e posturali dell’essere umano.
L’ACCOGLIENZA COME
PROCESSO DI QUALITÀ NEI CORSI DI PSICOTERAPIA INTEGRATA
L’integrazione dei
processi di apprendimento, nei corsi di psicoterapia e nei percorsi di
crescita personale, passa sempre attraverso una passione dei
formatori/psicoterapeuti per l’accoglienza autentica degli altri e per
l’incontro empatico. Il setting, come dimensione spaziotemporale nella
quale si trasformano vissuti ed emozioni ma si apprendono anche
contenuti e abilità sociali, viene dunque strutturato al fine di
garantire un’accettazione incondizionata dei singoli individui e del
gruppo nel suo insieme. In tal senso, “essere accolti” significa essere
messi in condizione di condividere il portato della propria storia
personale, recente e passata, nell’ottica di un incontro creativo fra
esigenze professionali e sviluppo delle risorse personali. L’accoglienza
viene sperimentata nel workshop ponendo attenzione al coinvolgimento
dell’intero organismo nella relazione facilitante con il gruppo e con il
conduttore.
ELENA GIGANTE -
GIOVANNA MARANINI: BODY WORK NELLA PSICOTERAPIA GESTALTICA INTEGRATA
ELENA GIGANTE
Psicologa,
Psicoterapeuta, formatore e supervisore in counseling. È Presidente
della sezione territoriale A.S.P.I.C. Counseling e Cultura di Trapani.
Lavora in ambito privato in setting individuale e di gruppo, è
Responsabile didattico del Master in “Counseling professionale” presso
la sezione territoriale di Trapani.
GIOVANNA MARANINI
Psicologa,
Psicoterapeuta, consulente familiare, formatore. È Presidente della
sezione territoriale A.S.P.I.C. di Catania. Lavora in ambito privato in
setting individuale e di gruppo, da circa dieci anni si occupa di
psico-oncologia e in particolare del supporto dei malati terminali. È
responsabile della didattica del Master in “counseling professionale”
presso la sezione di Catania.
BODY WORK NELLA
PSICOTERAPIA GESTALTICA INTEGRATA
Il body work mira
alla connessione dell’esperienza, del ricordo che il corpo ha con le
altre memorie al fine di divenire sempre più se stessi come “organismo”
senza autoinganno. Assaporare l’esperienza con le “viscere”, con la
partecipazione di respiro, pelle, muscoli in un corpo mobile, che si fa
presente non con i malesseri bensì attraverso i “guizzi” vitali. Il
workshop ha come finalità: l’esperienza vitale e gioiosa del corpo, del
suo flusso naturale nel ciclo di contatto gestaltico.
MONICA LOCATELLI –
LINO FUSCO: CO-CONDUZIONE CON METODOLOGIA INTEGRATA IN GRUPPI
TERAPEUTICI ESPERIENZIALI
MONICA LOCATELLI
Psicologa e
psicoterapeuta ad indirizzo umanistico integrato, lavora in terapie
individuali e di gruppo, conduce in coagevolazione un gruppo
terapeutico-formativo per allievi specializzandi A.S.P.I.C.; si occupa
da anni di progettazione in ambito socio-sanitario; è formatrice nei
corsi A.S.P.I.C. Vice Presidente della sede territoriale A.S.P.I.C.
Counseling e Cultura di Terni.
LINO FUSCO
Psicologo,
psicoterapeuta ad orientamento umanistico integrato. Svolge attività
clinica individuale e conduce gruppi terapeutici in coagevolazione. Da
diversi anni lavora nei progetti terapeutici della cooperativa GNOSIS di
Roma che prevedono un intervento comunitario residenziale in persone con
gravi disturbi psichici. Formatore nei corsi A.S.P.IC., insieme a E.
Giusti ha pubblicato
UOMINI, psicologia
e psicoterapia della maschilità,
(Sovera, 2002).
CO-CONDUZIONE CON
METODOLOGIA INTEGRATA IN GRUPPI TERAPEUTICI ESPERIENZIALI
La
crescita personale
e l’evoluzione terapeutica
sono un viaggio
verso l’integrazione della personalità, la ri-scoperta di un porto
sicuro per divenire capaci di scegliere la propria traiettoria
esistenziale. Attraverso un percorso di contatto, esplorazione ed
elaborazione la persona si riappropria delle parti di sé sepolte nella
memoria, oltre gli argini protettivi delle scelte precoci intelligenti
attualmente divenute inadeguate e fonte di sofferenza. Il
gruppo
esperienziale
è uno strumento
che offre la possibilità di fare questo viaggio secondo modalità a
cerchi concentrici che svolgendosi conducono la persona sempre più in
profondità, verso la matrice originaria delle decisioni antiche che
garantirono la sopravvivenza, in direzione di nuovi possibili modi di
essere (pensare, sentire, comportarsi, entrare in relazione), un
sé in divenire
integrato e capace di scelte basate su bisogni autentici e maturi. La
co-conduzione con metodologia integrata
prevede due
accompagnatori adulti e diversi compagni. Nel gruppo ogni persona, con
modalità e tempi propri, ha la possibilità di accedere alle proprie
dimensioni interne e di conoscere le personali modalità dell’essere al
mondo. Nel porto sicuro di una relazione protetta, entro la cornice del
modellamento offerto dai conduttori, attraverso la sperimentazione
concreta di sé con l’altro e di sé dentro il gruppo, la persona contatta
e integra le
polarità,
il
materno
e il
paterno,
il
maschile
e il
femminile
sia come
dimensioni reali attribuite per genere sia come dimensioni interne che
ognuno possiede e che in maniera unica ed originale governano le sue
relazioni.
CLAUDIO MANUCCI –
LAURA BARRELIERE: IL SIGNIFICATO DELL’INTEGRAZIONE NELLA PRASSI
CLINICO-PROFESSIONALE E LA SCRITTURA COME TRACCIA INTEGRATIVA
CLAUDIO MANUCCI
Psicoterapeuta,
specializzazione integrata e psicodinamica. È docente presso la Scuola
di Specializzazione in Psicoterapia Pluralistica Integrata (A.S.P.I.C.)
e presso la Scuola di Specializzazione Cognitivo Comportamentale “A.
Beck”. Collabora con diverse case editrici e mass media nell’ambito
delle scienze umane. Ha pubblicato i seguenti libri:
Figli unici.
Psicologia dei vantaggi e dei limiti
(Ed. Armando);
Le nuove
coppie. Modi e mode di stare insieme
(Ed. Armando);
Come
gestire un caso clinico. La psicoterapia integrata seduta per seduta
(Ed.
Sovera). Svolge attività privata di psicoterapia individuale, di coppia,
di gruppo.
LAURA BARRELIERE
Psicologa e
Psicoterapeuta. Specializzazione in Psicodiagnosi e Psicoterapia
Integrata. Grafologa specializzata presso la Société Française de
Graphologie di Parigi. Docente Associata presso l’A.S.P.I.C. Vice
Presidente I.R.I.S. (Istituto di Ricerca Internazionale Stress). Svolge
attività privata di psicoterapia individuale, di coppia, di gruppo.
Conduce gruppi di crescita a mediazione artistica ed etologica.
IL SIGNIFICATO
DELL’INTEGRAZIONE NELLA PRASSI CLINICO-PROFESSIONALE E LA SCRITTURA COME
TRACCIA INTEGRATIVA
Presentazione dei
conduttori e definizione di integrazione, lasciando spazio, ai
partecipanti che lo desiderino, di esprimere la loro opinione ed i
vissuti del momento. Come accostare in un’unica seduta due o più modelli
di intervento, prescelti in relazione alla fase terapeutica, alle
caratteristiche del cliente, alla solidità dell’alleanza. Funzione e
utilizzo della scrittura nelle sedute: inizialmente come supportoalla
psicodiagnosi, in ‘itinere’ per monitorare i cambiamenti e per
sperimentare modalità grafiche diverse; nella fase conclusiva come
ausilio per consapevolizzare il percorso compiuto. Alla luce di quanto
esposto, simulata di una seduta. Esperienze grafiche integrate in
gruppo. Conclusione dell’incontro e feedback finale.
MARGHERITA SERPI:
INTEGRAZIONE DELLA BIODANZA NEI CORSI DI PSICOTERAPIA PLURALISTICA
Psicologa
Psicoterapeuta formatasi alla Scuola di Psicoterapia e Psicosomatica del
dr. Gian Mario Balzarini in Analisi Immaginativa, successiva formazione
in Vissuto Immaginativo Catatimico di Leuner, in Psicoenergetica di
Peter Schellenbaum, in Biodanza Sistema Rolando Toro ed in Psicodramma
Analitico Individuativo di Giulio Gasca; pet therapist col suo cane Roa.
Presidente dell’Associazione A.S.P.I.C. Counseling e Cultura di Milano,
formatore e Supervisore associato A.S.P.I.C. di counselor. Lavora a
Milano e all’Isola d’Elba.
INTEGRAZIONE DELLA
BIODANZA NEI CORSI DI PSICOTERAPIA PLURALISTICA
Lavoro di tipo
teorico-esperienziale: presentazione del Modello Teorico su cui la
Biodanza del Sistema Rolando Toro (suo ideatore ) si basa, per poi
passare alla parte esperienziale di espressione corporea, che inizierà
dopo la “ronda di iniziazione”(momento di saluto e di celebrazione
dell’incontro) con vivencia (termine intraducibile che esprime il vivere
intensamente qui ed ora ) di vitalità , di creatività ed affettività,
fino a concludere con la “ronda di riattivazione” (che ha la funzione di
integrare quanto emotivamente vissuto e di riportare i partecipanti alla
situazione di normale vigilanza). La modulazione della sessione avviene
con un iniziale rinforzo dell’identità, per poi passare a vivencia di
tipo più regressivo-affettivo. Il movimento si genera spontaneo su brani
musicali appositamente scelti per amplificare ed approfondire il vissuto
emotivo, suggerito dal facilitatore, nella presentazione della vivencia.
Si privilegiano il contatto visivo, il contatto corporeo, il ritmo,
l’empatia. Dopo ogni vivencia si consapevolizza la propria esperienza
(variante introdotta dalla dr.ssa M. Serpi per il lavoro di crescita
personale nei corsi di psicoterapia pluralistica integrata, non prevista
nella tecnica originale).
RAFFAELE SPERANDEO:
PROVE DI EFFICACIA DEI TRATTAMENTI INTEGRATI
Laureato in
medicina, e specializzato in Psichiatria e in Psicoterapia della Gestalt.
È dottore di ricerca in Scienze del Comportamento Svolge attività di
ricerca sui disturbi della personalità e sulla criminalità minorile
presso l’Istituto di Psichiatria della Seconda Università di Napoli (SUN).
Ha, al suo attivo, numerose pubblicazioni su riviste scientifiche
nazionali ed internazionali e relazioni a congressi scientifici
nazionali e internazionali. Svolge attività clinica di Psichiatra e di
Psicoterapia ed è Direttore Sanitario di un poliambulatorio privato di
psichiatria, psicologia e psicoterapia (ISM srl.) Presidente della sede
di Napoli dell’A.S.P.I.C. Counseling e Cultura, e della FENASPIC
(Federazione Nazionale delle Sedi A.S.P.I.C.). Già Professore a
contratto di psicologia clinica e di psicologia della personalità presso
la facoltà di Psicologia
SUN
è membro del
consiglio direttivo e coordinatore del master biennale di II livello in
psicodiagnostica presso la stessa facoltà. È membro del consiglio
direttivo e del comitato scientifico didatta e Supervisore della Scuola
di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt Integrata SiPGI
(decreto M.I.U.R. 12.10.2007).
PROVE DI EFFICACIA
DEI TRATTAMENTI INTEGRATI
Numerose evidenze
empiriche suggeriscono la necessità di guardare oltre i confini dei
singoli approcci terapeutici per ritagliare “a misura del paziente”
interventi dotati di alta “effectiveness”. Linee guida dell’American
Psychiatric Association per il trattamento del Disturbo Borderline di
Personalità definiscono dei principi di orientamento del trattamento
basati sulla individuazione di specifiche caratteristiche cliniche. La
gestione di queste variabili cliniche richiede un approccio flessibile
ed aperto, capace di attingere a strumenti terapeutici estrapolati da
approcci anche molto differenti. In tal senso la gestione
dell’impulsività richiede strategie comportamentiste, mentre le
esperienze di diffusione del Sé e i processi transferali precoci
rispondono a tecniche, rispettivamente, interpretative e supportive. Si
distinguono sostanzialmente tre modi di interpretare l’integrazione:
l’integrazione dei fattori comuni, l’integrazione assimilativa e
l’integrazione teoretica. L’approccio dei fattori comuni si fonda sugli
elementi condivisi dai differenti modelli terapeutici. Processi quali la
gestione dell’alleanza terapeutica, o l’esposizione, in vivo o in forma
immaginaria, del paziente alle difficoltà o la qualità empatica dello
stile terapeutico sono sostanzialmente trasversali ai vari modelli.
L’integrazione assimilativa prevede l’incorporazione in uno specifico
modello di tecniche derivanti da altri approcci terapeutici. In questo
caso il terapeuta può scegliere la tecnica più consona al caso.
L’integrazione teoretica, infine, nello sforzo di omogeneizzare teorie
molto difformi nell’interpretazione della realtà, rischia di restare
un’ambizione sostanzialmente utopica.
SATURNINA VENEROSO:
INTERVENTI INTEGRATI PER DISTURBI PSICOSOMATICI
Medico
psicoterapeuta e counsellor. È presidente dell’Associazione A.S.P.I.C.
Counseling e Cultura di Caserta - Aversa, per la quale svolge attività
di Responsabile didattico e supervisore del Master Gestalt Counselling.
Di formazione funzionale rechiana; svolge attività di psicoterapeuta
individuale e di gruppo, integrando vari modelli teorici di riferimento.
È dirigente medico presso l’Unità Operativa Riabilitazione dell’ASL
Caserta 2.
INTERVENTI
INTEGRATI PER DISTURBI PSICOSOMATICI
Il modello
integrato, sia in psicoterapia che nel counselling, consente una
flessibilità, ricchezza e creatività di interventi, premianti ed
attuali, in un momento storico volto alle integrazioni culturali ed
etniche. L’integrazione corpo-psiche dell’approccio posturale integrato
della matrice funzionale reichiana (W. Reich) con l’approccio gestaltico
(F. Perls) diventa una modalità d’intervento ancora più efficace.
Attraverso l’approccio posturale integrato si agisce sui quattro piani
dell’individuo: cognitivo, fisiologico-posturale, emotivo, sensoriale,
riducendo le parti ipertrofiche, dilatando quelle ipotrofiche,
ammorbidendo o allentando le sclerotizzazioni, rafforzando le ipoatonie,
modulando le polarità. L’integrazione posturale, attraverso la relazione
dinamica del contatto, mobilita emozioni, sensazioni, fantasie, ricordi,
trattenuti e congelati nei muscoli ed in tutto il corpo. La persona,
attraverso la consapevolizzazione della natura dei propri conflitti e
disturbi somatici e la libera espressione nel qui ed ora gestaltico, può
integrare la sfera affettivo-emotiva con quella anatomico fisiologica
con la finalità di un benessere e di una possibile armonia in un Io
integrato. Nel laboratorio integrato si procede attraverso le seguenti
fasi: allentamento, esplorazione, attivazione, integrazione,
condivisione.
09 00
FAUSTO PETRELLA:
SULL’EPISTEMOLOGIA IBRIDA DELLA PSICOANALISI
È nato a Milano,
dove si è laureato in Medicina e Chirurgia e quindi specializzato in
Psichiatria. Professore ordinario di Psichiatria all’Università degli
Studi di Pavia. Psicoanalista con funzioni di training, dal 1997 al 2000
è stato Presidente della Società Psicoanalitica Italiana. È autore di
numerose pubblicazioni su riviste specialistiche in ambito psichiatrico
e psicoanalitico.
SULL’EPISTEMOLOGIA
IBRIDA DELLA PSICOANALISI
Nelle scienze, e
tipicamente in medicina, si accetta oggi con facilità di pronunciarsi
sui problemi etici della propria disciplina. Tutte le scienze aspirano
ad essere “umane”, perché tendono a non esserlo. Per quanto riguarda gli
aspetti conoscitivi e metodologici, le diverse discipline scientifiche
si limitano, in genere, ad adeguarsi alle esigenze locali di coerenza e
razionalità, conformandosi ai criteri accreditati in quel momento dalla
comunità scientifica. Fa parte dei taciti accordi fra ricercatori la
rinuncia a sollevare il polverone dei presupposti teoretici della
conoscenza. Nel caso della psicoanalisi il valore delle sue conoscenze
può apparire, invece, così incerto e accidentato, da rendere
difficilmente trascurabile il problema del metodo col quale sono
acquisite e formulate. Il lavoro discute la difficile posizione della
psicoanalisi, disciplina che non sembra appartenere né alle “scienze
della natura”, né alle cosiddette scienze umane, pur rivendicando una
propria scientificità.
09 20
PAOLO MIGONE:
RIFLESSIONI SUL PROBLEMA DELLA PLURALITA’ DEI METODI DI RICERCA IN
PSICOTERAPIA
Psichiatra e
Psicoterapeuta, si è diplomato in psicoanalisi negli Stati Uniti dove ha
completato anche la residency in psichiatria e un anno di psichiatria
infantile. È stato Professore a contratto alle Università di Bologna,
Parma, e San Raffaele di Milano. È autore del libro
Terapia
psicoanalitica
(Franco Angeli,
1995), ha curato alcuni libri e ha scritto circa 300 tra articoli e
capitoli di libri, in varie lingue. Insegna in una decina di scuole di
psicoterapia e fa supervisione agli operatori della salute mentale di
varie ASL. Dal 1994 è direttore responsabile della rivista “Psicoterapia
e Scienze Umane” (http://www.psicoterapiaescienzeumane.it/).
Alcuni suoi lavori (circa 60) sono pubblicati integralmente su Internet
all’indirizzo, e altri (circa 50) sono linkati nell’area “Problemi di
psicoterapia”.
RIFLESSIONI SUL
PROBLEMA DELLA PLURALITÀ DEI METODI DI RICERCA IN PSICOTERAPIA
Viene argomentato
che i diversi metodi di ricerca in psicoterapia corrispondono alle
diverse modalità di funzionamento cognitivo presenti nel funzionamento
umano (sia nel terapeuta, che nel paziente, che nel ricercatore), e che
spesso sono operativi simultaneamente, mentre vengono utilizzati
singolarmente in modo selettivo a seconda delle necessità (ad esempio
cliniche o di ricerca). Alivello epistemologico, viene argomentato che
il metodo di ricerca “scientifico” non dipende dal tipo di oggetti che
tratta, ma dal “modo” con cui li tratta (questo modo è caratterizzato da
“rigore”, “controllabilità” o testability, “oggettività”, “protocollarità”,
ecc.). Ogni approccio alla conoscenza però “produce” un proprio “oggetto
scientifico”, un oggetto ideale che è diverso dagli oggetti scientifici
prodotti da altri approcci. Questo oggetto scientifico non va confuso
con una “cosa”, nel senso che una stessa cosa può essere oggetto di
scienze diverse, quindi una cosa si trasforma in un “fascio” di oggetti
potenzialmente infiniti: ad esempio, il fatto che nascano sempre nuove
scienze (e nuove metodologie) che studiano quella cosa non significa
certo che è aumentato il numero di cose al mondo, ma che sono stati
individuati nuovi “punti di vista” su quella cosa.
09 40
GIORGIO GABRIELE
ALBERTI: VARIAZIONI INDIVIDUALI DELL’ALLEANZA TERAPEUTICA
Laurea in Medicina
nel 1970 e specializzazione in Psichiatria nel 1974 (Università di
Milano). Dal 1971 lavora nei servizi psichiatrici pubblici rivestendo
dal 1988 funzioni di Primario e dal 1995 di direttore del Dipartimento
di Salute Mentale dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano. Attivo
come psicoterapeuta, compie formazioni in Psicoterapia
Cognitivo-Comportamentale e Psicoterapia Dinamico-Esperienziale, e
sviluppa ricerche nel campo dell’integrazione tra le psicoterapie e
della psicoterapia comparata. Su queste tematiche svolge dal 1999 la
propria attività didattica, in qualità di professore a contratto presso
la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università di
Milano, e presso alcune scuole private di psicoterapia. Autore di circa
80 articoli e libri, su temi psichiatrici e psicoterapeutici, tra cui il
volume
Le Psicoterapie. Dall’eclettismo all’integrazione
(Angeli, 2000).
Co-curatore degli Atti del 1° congresso nazionale SEPI-Italia (Il
futuro della psicoterapia tra integrità e integrazione,
Angeli, 2003). Curatore di un volume di ricerca sulla psicoterapia di
crisi
(Il cambiamento nella psicoterapia di crisi,
Angeli, 2004). È
associato a SIP, AIAMC, SEPI e IESA.
VARIAZIONI
INDIVIDUALI DELL’ALLEANZA TERAPEUTICA
L’alleanza
terapeutica è uno dei più accreditati fattori comuni, in ragione
dell’ampia evidenza ad oggi acquisita sulla correlazione tra alleanza
precoce ed esito della psicoterapia. Questa correlazione è stata
dimostrata nelle principali psicoterapie, dinamiche, cognitive,
cognitivo-comportamentali, umanistiche, ed eclettiche. Tuttavia lo
studio dell’alleanza nelle diverse psicoterapie ha evidenziato anche
delle differenze, quale ad esempio la tendenza dei terapeuti cognitivi e
cognitivo-comportamentali a sviluppare, almeno inizialmente, alleanze
più intense rispetto ai terapeutici di orientamento dinamico. In questa
prospettiva si colloca la presente ricerca, che esamina comparativamente
l’alleanza creatasi nel corso delle prime 5 sedute di 52 psicoterapie di
media durata condotte da tre terapeuti, di orientamento rispettivamente
cognitivo-comportamentale, psicoanalitico relazionale e psicoanalitico
tradizionale. Quest’ultimo in particolare, essendo psichiatra, in certi
casi associa alla psicoterapia una psicofarmacoterapia. L’alleanza è
stata misurata mediante il Working Alliance Inventory a 12 item. I dati
evidenziano differenze significative tra i pattern di instaurazione
dell’alleanza, sia a livello di intensità globale (punteggio complessivo
WAI), sia al livello della messa in gioco dei fattori costitutivi del
punteggio WAI, riferibili rispettivamente all’accordo sul che fare
insieme (task),
sull’attrazione e stima reciproca (bond)
e sugli obiettivi della terapia (goal).
La discussione di questi dati, integrata dalle ricostruzioni fatte a
posteriori e “dal di dentro” dagli stessi terapeuti, mira ad attribuire
le differenze rilevate ai possibili fattori in gioco, dalla personalità
dei tre terapeuti al loro stile di lavoro anche tecnicamente informato.
10 30
PAUSA
11 00
MARIA CLOTILDE GISLON:
FINALITA’ COMUNI DEL PROCESSO DI CAMBIAMENTO TERAPEUTICO
Psicoterapeuta,
direttore didattico della scuola di Psicoterapia Breve Integrata ISeRDiP,
Milano. Psicoterapeuta, (psicoanalisi, psicoterapia cognitiva,
psicoterapia integrata) individuale e di coppia. Supervisore in vari
enti del comune e della regione, di équipe psichiatriche per il
trattamento di pazienti affetti da patologia grave e di équipe per
adolescenti devianti, borderline o psicotici, secondo il modello
bio-psicosociale dell’integrazione funzionale; docente supervisore di
corsi di psicoterapia, psicoterapia breve analitica, cognitiva e
integrata per adulti e per l’età evolutiva. Direttore didattico e
docente della Scuola di Psicoterapia Breve Integrata dell’ISeRDiP
(Istituto per lo Studio e la Ricerca sui Disturbi Psichici).
Pubblicazioni:
Il colloquio
clinico e la diagnosi differenziale,
Bollati Boringhieri (1988);
Adolescenza e
discontinuità
(Un trattato
sull’adolescenza), Bollati Boringhieri (1993);
Trattato di
psicoterapia breve integrata,
Dialogos Edizioni,
(2000);
Manuale di Psicoterapia Psicoanalitica Breve,
Dialogos Edizioni,
(2005).
FINALITÀ COMUNI DEL
PROCESSO DI CAMBIAMENTO TERAPEUTICO
All’interno della
ricerca, intrapresa da due anni e attualmente in atto, relativa al
Modello di psicoterapia breve integrata insegnato nella omonima scuola
di psicoterapia, sono state studiate le finalità comuni del processo di
cambiamento terapeutico, in particolare in relazione alla psicoterapia
analitica breve, alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, al modello
di psicoterapia breve integrata, partendo dalla riflessione sui processi
di cambiamento nel corso dello sviluppo naturale, secondo la metodologia
della psicopatologia evolutiva. Sono state individuate tre finalità
comuni: il cambiamento delle modalità di auto-inganno, definite come
l’insieme delle modalità di esclusione delle informazioni, che
comprendono quindi le diverse strategie difensive disfunzionali
utilizzate dall’individuo nei confronti di ciò che viene percepito come
“pericolo”; il passaggio dalla passività, in particolare da un
atteggiamento passivo ad esempio di fronte a dinamiche inconsce o a
schemi cognitivi, ad uno di attività, che permette all’individuo di
recuperare il suo ruolo di soggetto del desiderio e di “agente”; lo
sviluppo della capacità di un dialogo tra prospettive differenti,
sistemi di opinioni e di emozioni in conflitto che, attraverso tale
dialogo, riacquista il suo ruolo di agente di cambiamento. Si realizza
in tal modo la finalità essenziale del processo di cambiamento
terapeutico in ogni tipo di psicoterapia: il passaggio dalla terapia
alla auto- terapia.
11 20
PIETRO CATERINI:
DALL’EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI DIFESA AD UNA MISURA SELF-REPORT DEGLI
STILI DIFENSIVI
Psicologo,
psicoterapeuta, presidente della Scuola di Psicoterapia Comparata. Si è
perfezionato in Psicoterapia Comparata e in Mediazione Familiare presso
la SPC di Firenze. Successivamente ha conseguito la specializzazione in
Psicoterapia Familiare e Relazionale presso il Centro di Studi e di
Applicazione della Psicologia Relazionale di Prato. È da anni docente in
vari corsi di materie psicologiche e psicoterapeutiche presso varie
Scuole di Specializzazione e Centri di formazione in tutta Italia.
DALL’EVOLUZIONE DEL
CONCETTO DI DIFESA AD UNA MISURA SELF-REPORT DEGLI STILI DIFENSIVI
Ormai da più di un
secolo il fascino del concetto di “difesa” cattura l’attenzione e
l’interesse di clinici e accademici di orientamenti diversi, che con il
loro lavoro offrono nuovi spunti di riflessione teorica, fornendo dei
contributi utili anche per informare la pratica clinica. Lo studio delle
difese psichiche rappresenta un terreno fertile per la crescita e lo
sviluppo dell’integrazione dei diversi modelli di psicoterapia e un
punto d’incontro tra un sapere psicodinamico di derivazione
psicoanalitica e una corrente più prettamente interpersonale ed
evolutiva di matrice cognitivista. Il concetto di difesa è stato
studiato secondo varie prospettive da molti clinici e ricercatori che lo
hanno via via integrato nei loro modelli teorici, aumentandone -
talvolta - la fruibilità clinica e teorica. In questa cornice prende
vita il dibattito sull’opportunità e l’utilità di disporre di strumenti
di misurazione (self-report
e/o
eterosomministrati) adeguati per la rilevazione delle difese allo scopo
di analizzare il processo psicoterapeutico e offrire al clinico e al
paziente una migliore comprensione dell’andamento della terapia. Oltre
infatti ad offrire una migliore comprensione del quadro psicopatologico
del paziente e a permettere una migliore comunicazione fra clinici
diversi, l’utilizzo degli strumenti porta un’“evidente” utilità nel
campo della ricerca, che produce conoscenze importanti anche per la
clinica. I vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo delle misure
self-report sono noti e lo sviluppo di un nuovo strumento
autosomministrato, in grado di rilevare non tanto le difese, ma
piuttosto i derivati consci delle stesse e gli stili difensivi
corrispondenti del paziente, è un obiettivo tanto ambizioso quanto utile
per supportare la ricerca in psicoterapia avvalendosi della conoscenza
clinica e guardando al lavoro clinico attraverso le lenti della “research-informed
practice”.
11 40
CLUDIA MONTANARI:
COORDINAMENTO DELLA DISCUSSIONE FINALE DEI RELATORI
Psicologa
psicoterapeuta e supervisore didatta in Psicoterapia Integrata
accreditato dal MIUR e dalla EAIP (European Ass. for Integrative
Psychotherapy) e dalla FISIG (Fed.Italiana Scuole e Istituti di Gestalt.)
Direttore scientifico del Gruppo A.S.P.I.C. (www.aspic.it) e delle sue
pubblicazioni. Co-direttore nella Scuola di specializzazione in
Psicoterapia, riconosciuta dal MIUR con D.M. del 9/05/1994. Ha
progettato e diretto corsi autorizzati e co-finanziati dalla Regione
Lazio e dall’Unione Europea. Presidente della Società Coop. Soc. di
Solidarietà A.S.P.I.C. e dell’Università del Counselling U.P.ASPIC.
Membro onorario della International Transactional Analysis Association
I.T.A.A. Fondatrice di numerose istituzioni italiane ed europee (FISIG-FORGE-FIAP-AIPPIFE-CNCP-EAC).
Ha pubblicato numerosi testi scientifici.
COORDINAMENTO DELLA
DISCUSSIONE FINALE DEI RELATORI - DISCUSSANT:
Ricchezza delle
tematiche trattate e possibilità di integrare le riflessioni
scientifiche, questo lo scopo del Congresso che argomenta quanto segue:
la posizione della psicoanalisi tra problemi etici e disciplina
attraverso il riconoscimento del valore della conoscenza dei presupposti
teoretici;
- la
corrispondenza tra le diverse modalità di funzionamento ocgnitivo e il
metodo di ricerca in psicoterapia, in figura emerge la scelta delle
modalità di trttamento piuttosto che la selezione dell’oggettod ella
ricerca;
- comparazione
dell’alleanza terapeutica analizzata in relazione a modelli
psicoterapeutici diversi; e ancora,
- le comuni
finalità nel processo e nelle modalità di cambiamento dei meccanismi;
dall’auto-inganno alla consapevolezza, dalla passività all’attivismo
responsabile, dalla conflittualità al possibile dialogo tra emozioni in
contrasto;
- infine, la
profonda tematica dell’uso delle difese in psicoterapia attraverso la
rilevazione di strumenti di misurazione per una migliore comprensione
dell’andamento della terapia, oltre che come possibilità di incontro tra
la psicoanalisi e i diversi modelli interpersonali, evolutivi e
cognitivisti.
12 30
PRANZO
14 00
VIDEO PROIEZIONE DI
SEDUTE COMPARATE
Dopo
Rosenzweig
(1936),
Gloria
(1965) e dopo
Frank
(1974),
Kathy
(1978)
prime immagini di sedute comparate e richiesta esplicita
dell’Integrazione
14 30
EDOARDO GIUSTI E CLAUDIA MONTANARI:
CON LA VOCE DI DOCENTI, ALLIEVI E UTENTI SULL’INTEGRAZIONE -
LA STORIA DEL FUTURO
EDOARDO GIUSTI
Presidente dell’A.S.P.I.C.
– Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della
Comunità (http://www.aspic.it/home.html)
con sedi dislocate a livello nazionale.
È direttore della
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Pluralistica Integrata
riconosciuta con autorizzazione ministeriale e professore a contratto
presso la Scuola di Specializzazione in psicologia Clinica
dell’Università degli Studi di Padova.
Ha curato la voce “psicoterapia”
per l’edizione (2000) del quinto volume L’Universo del Corpo
pubblicato dall’istituto dell’Enciclopedia Italiana di Giovanni Treccani.
Ha fondato
l’Associazione Italiana di psicologia e Psicoterapia Integrata ed è
autore di oltre 60 saggi sulla clinica applicata rivolti sia al grande
pubblico ce agli specialisti.
Oltre all’attività di
ricerca scientifica è psicoterapeuta supervisore didatta, accreditato
dal MIUR, dalla F.I.S.I.G. e dalla E.A.I.P. European Association for
Integrative Psychotherapy.
Dal 1991 dirige la
collana di Psicoterapia e Counseling del Centro Europeo di Ricerche per
lo Studio delle Psicoterapie Integrate e Comparate presso le Edizioni
Sovera Multimedia. È Direttore scientifico della Rivista Integrazione
nella Psicoterapia e nel Counseling.
CLAUDIA MONTANARI
Psicologa
psicoterapeuta e Supervisore didatta in Psicoterapia Integrata
accreditato dal MIUR e dalla EAIP – European Ass. for Integrative
Psychotherapy e dalla FISIG – Fed.Italiana Scuole e Istituti di Gestalt.
Direttore scientifico
del Gruppo A.S.P.I.C. (http://www.aspic.it/home.html)
e delle sue pubblicazioni. Co-direttore nella Scuola di specializzazione
in Psicoterapia, riconosciuta dal MIUR con D.M. del 9/05/1994.
Ha Progettato e
diretto corsi autorizzati e co-finanziati dalla Regione Lazio e
dall'Unione Europea.
Presidente della
Società Coop. Soc. di Solidarietà ASPIC e dell’Università del
Counselling U.P.ASPIC.
Membro onorario della
International Transactional Analysis Association ITAA. Fondatrice di
numerose istituzioni italiane ed europee (FISIG-FORGE-FIAP-AIPPIFE-CNCP-EAC).
Ha pubblicato numerosi testi scientifici.
ORE 15,30 ESAME ECM -
CONSEGNA ATTESTATI
ORE 16,30 CONCLUSIONE
DEL CONGRESSO
|
Padova, 8.03-8.11.2008 "GRUPPO BALINT";
Sede:
CISSPAT PIAZZA DE GASPERI 41
PADOVA; Info:
info@cisspat.edu
Fees= euro 525,00
PROGRAMMA DETTAGLIATO GRUPPO BALINT
Presso il C.I.S.S.P.A.T. di Padova
Orario: dalle ore
8.30 alle ore 14.00 per N° 7 incontri per un totale di ore 35.
Docente: Dott.
Nevio DEL LONGO – Psicologo e Psicoterapeuta.
PRIMO INCONTRO : 8 Marzo 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a) da
Freud a Ferenczi: la scoperta del controtransfert e la necessità di
analizzare i futuri psicoterapeuti;
b)
l’analisi didattica: le differenze fra il modello di Berlino (modello
classico) e quello ungherese nella formazione didattica;
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00 alle ore 14.00 :
a)
breve storia dei gruppi Balint: 1) evoluzione della tecnica dai primi
gruppi (Tavistock Clinic – Londra 1949) ai giorni nostri;
b) la
selezione, il ruolo del coordinatore e le regole per il lavoro di
gruppo;
c)
presentazione del primo caso clinico con coordinamento e sintesi da
parte del conduttore.
SECONDO INCONTRO : 12 Aprile 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a)
Ripresa del caso clinico presentato nell’incontro precedente ed analisi
dell’avanzamento della terapia;
b)
S.Ferenczi: dalle tecniche attive al controtransfert come strumento
analitico;
c) Il
terapeuta come “oggetto originale”;
d)
Importanza dell’analisi didattica (1922);
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00
alle ore 14.00 :
a) Le
differenze fra un Gruppo Balint e la supervisione;
b) Le
dinamiche all’interno del gruppo Balint;
c)
Presentazione di un caso clinico con coordinamento e sintesi da parte
del conduttore.
TERZO INCONTRO : 10 Maggio 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a)
Ripresa del caso clinico presentato nell’incontro precedente ed analisi
dell’avanzamento della terapia;
b)
M.Balint: l’importanza del modello ungherese nella formazione analitica;
c)
Psicoterapia come “capacità personale”;
d)
Relazione medico/paziente come “campo dinamico”;
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00 alle ore 14.00 :
a)
Sviluppo dei concetti di Tranfert e Controtransfert da Freud ai giorni
nostri (Glover, Searles, Greenson, Winnicott, Bion, Wolberg, ecc);
b)
Importanza del controtransfert nella relazione paziente/psicoterapeuta;
c)
Presentazione di un caso clinico con coordinamento e sintesi da parte
del conduttore.
QUARTO INCONTRO : 14 Giugno 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a)
Ripresa del caso clinico presentato nell’incontro precedente ed analisi
dell’avanzamento della terapia;
b)
Introduzione al lavoro di M.Balint: “Medico, paziente e malattia”;
c) Il
concetto di “campo dinamico” e le possibili interferenze nella relazione
terapeuta/paziente;
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00 alle ore 14.00 :
a)
Spazio dedicato interamente alla presentazione di casi clinici con
coordinamento e sintesi da parte del conduttore.
QUINTO INCONTRO : 13 Settembre 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a)
Ripresa dei casi clinici presentati nell’incontro precedente ed analisi
dell’avanzamento della terapia;
b)
Riconoscere e comprendere i propri vissuti emotivi nella relazione con
il paziente per poter utilizzare il controtransfert come strumento
analitico e superare le difficoltà terapeutiche;
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00 alle ore 14.00 :
a)
Spazio dedicato interamente alla presentazione di casi clinici con
coordinamento e sintesi da parte del conduttore.
SESTO INCONTRO : 11 Ottobre 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a)
Ripresa dei casi clinici presentati nell’incontro precedente ed analisi
dell’avanzamento della terapia;
b)
L’analisi dell’impasse terapeutico: riconoscimento,
interpretazione e risoluzione;
c)
Presentazione di un caso clinico con coordinamento e sintesi da parte
del conduttore.
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00 alle ore 14.00 :
a)
Spazio dedicato interamente alla presentazione di casi clinici con
coordinamento e sintesi da parte del conduttore.
SETTIMO INCONTRO : 8 Novembre 2008
Dalle ore 08.30 alle ore 10.30:
a)
Ripresa dei casi clinici presentati nell’incontro precedente ed analisi
dell’avanzamento della terapia;
b) Il
ruolo del conduttore ed il gruppo come “cassa di risonanza ed io
ausiliario”;
c)
Letture delle principali dinamiche relative all’esperienza vissuta
all’interno del gruppo Balint
Dalle ore 10.30 – alle ore 11.00 : pausa
Dalle 11.00 alle ore 14.00 :
a)
Analisi approfondita e discussione con i partecipanti sui temi trattati
e sui casi clinici presentati con sintesi finale da parte del
conduttore;
b)
Valutazione personale e verifica dell’impatto della tecnica Balint come
strumento formativo e nella propria azione psicoterapeutica;
14.00
– 14.30 : VERIFICA CON QUESTIONARIO
_______________________________
|
Roma,
12.04-20.12.2008
CORSO BIENNALE DI
APPROFONDIMENTO CLINICO. NUOVI ORIENTAMENTI METODOLOGICI SULLA RELAZIONE
TERAPEUTICA; Sede: VIA
CATRIA , 4- ROMA; Info:
ilcerchioapv@libero.it
Fees=euro 1000,00PROGRAMMA
01-03
-08
15-03-08
Aspetti
fondanti la relazione analitica
Relatori: Dott. Paolo Bucci
Dott. Alberto Panza
Abstract:
La relazione analitica è considerata come un
sistema autointerprentante. Significa che essa costituisce un insieme
funzionante con regole proprie e modalità proprie e non necessita della
conferma di elementi esterni alla stessa relazione analitica per la
propria risoluzione.
I due seminari saranno oggetto di discussione di
casi clinici in piccoli gruppi e discussione con il relatore inerenti
l’argomento che si concluderà con il seminario del giorno 19 – 4 –
08 quando verrà dato ampio spazio alla parte teorica con la Dott.ssa
Guendalina Rossi.
Data l’impossibilità di fornire al momento il
materiale clinico, qualora richiesto, verrà inserito nel rapporto
finale.
17- 05
08
28 –06
–08
La proposizione analitica.
Relatori: Dott.ssa Oliva Anna Mastracci
Dott.ssa Fausta Romano
Abstract:
E’ lo strumento
attraverso il quale l’analista si propone di attivare processi di
pensiero e cioè rimettere in comunicazione corpo e mente nel sistema
dell’analizzando. Si differenzia dall’interpretazione, in quanto, on
basandosi su di un sapere teorico a priori dell’analista, ma utilizzando
elementi che si presentano all’interno della relazione analitica nel suo
svolgersi, tende ad attivare la responsabilità dell’analizzando verso se
stesso.
I due seminari saranno oggetto di discussione di
casi clinici in piccoli gruppi e discussione con il relatore inerenti
l’argomento che si concluderà con il seminario del giorno 20 – 9 –
08 quando verrà dato ampio spazio alla parte teorica con la Dott.ssa
Wivie Benaim
Data l’impossibilità di fornire al momento il
materiale clinico, qualora richiesto, verrà inserito nel rapporto finale
25 – 10
– 08
22 – 11
- 08
La relazione
corpo-mente nella relazione analitica.
Relatori: Dott. Paolo Bucci
Dott.ssa Silvia Tauriello
Abstract:
Nell’ipotesi dell’Oggetto Originario Concreto,
formulata da A.B. Ferrari, la funzione psichica nasce dalla corporeità
che la genera al fine di potere vivere. Dunque il corpo è origine della
mente e suo oggetto primo. Nella relazione analitica si tratta appunto
di riattivare un dialogo tra la dimensione corporea e la dimensione
psichica, funzionale al vivere.
I due seminari saranno oggetto di discussione di
casi clinici in piccoli gruppi e discussione con il relatore inerenti
l’argomento che si concluderà con il seminario del giorno 20 – 12 –
08 quando verrà dato ampio spazio alla parte teorica con la Dott.ssa
Fausta Romano
Data l’impossibilità di fornire al momento il
materiale clinico, qualora richiesto, verrà inserito nel rapporto finale
Responsabile Scientifico:
Dott.ssa Fausta Romano
|
Bergamo, 21.04-15.12.2008 "I
SINTOMI PSICOSOMATICI SECONDO L'APPROCCIO PSICOANALITICO DI L.CHIOZZA";
Sede: VIA MONTELLO 11
BERGAMO. STUDIO DOTT. TECHEL ANTONIO; Info:
antoniotechel@libero.it
Fees= 90,00.
|
Milano,
15.03-16.03.2008 "NEL
DEDALO DELLE VIOLENZE: FUORI DALLA STANZA DI ANALISI GLI PSICOLOGI
ANALISTI INCONTRANO IL MONDO POLITICO E CULTURALE"; Sede:
FEDERAZIONE DELLE
ASSOCIAZIONI SCIENTIFICHE E TECNICHE, PIAZZALE MORANDI, 2 – 20128 MILANO;
Info:
INFO.CIPA@IOL.IT Fees= euro 120,00
NADIA FINA (Responsabile scientifico e relatore)
ABSTRACT
“Realtà esterna e
realtà interna nella relazione analitica”
Perchè gli psicoanalisti
si occupano di temi sociali?
Il paziente che giunge
nella stanza d'analisi è una persona le cui problematiche sono il
risultato di educazione affettiva familiare e introiezioni culturali e
sociali. "Il mondo esterno" contribuisce a plasmare l'identità
soggettiva e, la capacità che l'individuo può avere di comprendere ed
elaborare situazioni di forte impatto emotivo, è intimamente connessa
alla solidità della sua personalità.
La fragilità identitaria
è un problema di rilevanza sociale.
Attraverso la
presentazione di passaggi clinici il lavoro intende dimostrare come, in
molte situazioni di precarietà psicologica, è necessario che il
terapeuta ricorra a forme di cura integrate con figure professionali
dotate di competenze diverse rispetto a quella analitica al fine di
ricostruire un microcosmo sociale realmente supportivo per il paziente.
DON VIRGILIO COLMEGNA
Presidente della
Fondazione “La Casa della Carità” di Milano
ABSTRACT
“Dalla metropoli alla
periferia urbana: violenze agite e subite. Oltre la paura del diverso e
il buonismo dell’accoglienza, quali strade percorrere
Ormai l’immigrazione è
una realtà costitutiva della nostra società, è un fenomeno strutturale,
insito nello sviluppo del nostro paese. Ma non esiste l’immigrazione,
esistono gli immigrati: volti, percorsi e storie di esseri umani.
Dobbiamo cambiare, trasformare il nostro modo di vedere e di vivere
accanto agli immigrati per andare oltre la paura dello straniero o l’
idealizzazione dell’accoglienza. L’atteggiamento più corretto è entrare
nel merito dei problemi, guardare in faccia le persone e occuparsi
concretamente di quelle dimensioni culturali, religiose, legislative ed
economiche che costituiscono l’essenza della questione.
Alessandra Kustermann
Responsabile del Servizio Diagnosi Prenatale e del
Centro Soccorso Violenza Sessuale all Ospedale Mangiagalli, Milano
ABSTRACT
“Gli ospedali: accoglienza e risposte possibili
per le donne che subiscono violenza”
Di fronte a episodi di violenza sessuale avvenuta
da poco è molto importante un intervento sanitario in emergenza, che sia
in grado di tenere conto degli aspetti clinici e delle implicazioni
medico legali, e che ne consideri le conseguenze psicologiche. La
vittima di violenza deve poter incontrare medici e infermieri preparati,
attenti, capaci di accogliere e di sapersi confrontare con la
sofferenza, l’angoscia. Una buona esperienza di ascolto e di accoglienza
può favorire poi l’avvio di una presa in carico successiva per il
superamento del trauma. La complessità dell’evento traumatico “violenza
sessuale” e le sue conseguenze prevedono che l’operatore sanitario non
intervenga da solo, ma possa avvalersi della collaborazione di diversi
specialisti.
Susanna Camusso
Segretario CGIL
Lombardia, promotrice del movimento “Usciamo dal silenzio”
ABSTRACT
“Uscite dal silenzio:
donne libere e non vittime”
Tre anni fa nasceva a
Milano “Usciamo dal silenzio”, nasceva dalla convinzione che una cappa
opprimente si stesse chiudendo sulle menti e sui corpi delle donne. Da
allora abbiamo ripreso la parola a livello pubblico su molteplici temi.
Però, intanto cresce la violenza e cresce quella verso le donne, lo
dicono i numeri dei reati, perché siamo più libere, nonostante gli
inciampi quotidiani, ma anche perché ci sono contemporaneamente donne
più deboli, ricattabili dal mercato del lavoro e dentro le relazioni
familiari. Ma non vogliamo essere vittime per sempre, e non è solo
un’affermazione banale, perché non è un destino e abbiamo idee per
cambiare.
Graziella Favaro
Pedagogista,Responsabile
scientifica intercultura INDIRE, membro Centro COME e saggista
Tra le numerose
pubblicazioni:
“Capirsi diversi” Carrocci 2004
“Come
Pesce fuor d’acqua” il disagio nascosto dei minori immigrati, Guerini
2002
“L’intercultura dalla A alla Z”, Francoangeli 2004
“Vite
fragili”, Il Mulino 2006
ABSTRACT
“Adolescenza e
migrazione. Gestire la separazione”.
Negli ultimi tempi sono
in aumento i casi di migrazione di minori stranieri in età
adolescenziale, in seguito ai percorsi del ricongiumento famigliare.
Migrare nell'adolescenza comporta la fatica di dover ricominciare da
capo; un ritorno alla dimora come luogo sicuro e protetto in un momento
della vita in cui si dovrebbe invece andare verso il mondo; la
regressione alla condizione di infans (colui che è senza parole) alla
quale talvolta si reagisce attraverso gesti, atti, strategie di coping
rivolte all'esterno. A partire dalle storie e dai viaggi di adolescenti
immigrati coinvolti in un progetto della Provincia di Milano (NON UNO DI
MENO), la comunicazione esplora i temi della migrazione
nell'adolescenza.
Paolo Giulini
ABSTRACT
“Lesività e condotte violente: prevenzione,
punizione e presa in carico trattamentale”
La casistica nazionale
ed i dati più recenti ci confermano che gli adulti abusanti, che hanno
alle spalle un’infanzia trascurata, vissuta in ambienti promiscui, con
nuclei genitoriali ambivalenti, spesso con intrusioni sessuali,
portatori di una fragilità e vulnerabilità strutturale, solo di rado
sono in grado di formulare una richiesta di trattamento che emerge, di
solito, a seguito di difficoltà relazionali connesse al reato.
Dal 2005 l’équipe del
CIPM (Centro Italiano per la Promozione della Mediazione) di Milano ha
messo in atto nel carcere di Milano-Bollate il progetto “trattamento e
presa in carico di autori di reati sessuali”, un programma di recupero
per condannati “sex-offender”, mutuato dall’Istituto Pinel di Montréal,
struttura all’avanguardia in tema di trattamento che supervisiona il
progetto. L’esperienza è tuttora in corso. L’incidenza del trattamento
sui dati relativi alle recidive, secondo dati di USA e Canada è del 50%.
Gabriella Mariotti
ABSTRACT
“Le violenze invisibili”
Il contributo è mirato a
focalizzare quel tipo di violenza, silenziosa e “invisibile”, che
corrode e corrompe le relazioni amorose, affettive e sentimentali.Si
illustrerà soprattutto la violenza della relazione narcisistica, laddove
viene negata l’alterità, la separatezza e, in definitiva, l’essenza
stessa del partner. Il bisogno di rispecchiamento gratificante e
totalmente sintono porta a considerare qualsiasi individuazione da parte
dell’altro come un attacco, una delusione immedicabile e conduce ad un
contrattacco intessuto di umiliazione e disprezzo. A partire dalla
tipica relazione “né con te né senza di te”, si analizzeranno altresì
situazioni, vieppiù diffuse, che vanno dai cosiddetti “matrimoni
bianchi” al rapporto genitori-figli.
Caterina Vezzoli
ABSTRACT
“Violenza tra
identificazione ed empatia”
La situazione psichica
dell’abaisement de niveau mental permette l’identificazione con
aspetti archetipici collettivi od individuali. Può accadere che vengano
proiettati ed introiettati contenuti primitivi e violenti normalmente
estranei alla psiche del ricevente che viene invasa da tali contenuti.
Nel processo empatico il meccanismo di rispecchiamento della psiche
dell’altro ha a che vedere con un processo di lettura della mente
dell’altro più che con l’identificazione. Empatizzare è entrare in
risonanza mantenendo il proprio stato mentale. La ricerca
neuro-scientifica ci aiuta a comprendere i meccanismi di simulazione
dello stato mentale dell’altro che permette il processo empatico.
Maria Irmgard Wuehl
ABSTRACT
La micidiale e irriducibile ambivalenza del
sentimento materno. Un archetipo sempre all'opera
Una madre reale, "sufficientemente buona", deve
avere la consapevolezza di poter essere vissuta anche come madre
terribile, e non deve temere la propria terribilità, ma entrarci in
contatto, integrarla dentro di sé, metabolizzarla, altrimenti rimane
nella psiche, come una delle mine inesplose di cui parla Bion, e
può trasmettersi da una generazione all'altra.
Dare voce alla complessità della donna significa
contribuire, in senso personale e collettivo, come soggetto singolo e
come terapeuta, all'integrazione delle due parti, "Madre buona e Madre
terribile", che altrimenti rimangono scisse.
Enrichetta Buchli
ABSTRACT
“L'ODIO DELL'AMORE”
La relazione prevede
l'analisi di alcuni tratti essenziali dei meccanismi psichici alla base
dell'escalation della violenza fino alla soppressione fisica. Il
disconoscimento e la sconfessione dell'esistenza dell'altro in quanto
tale. La strategia terroristica per ridurlo a oggetto deanimato (fino a
essere del tutto inanimato), anche al fine di trasformarlo nell'oggetto
feticcio della propria immaginazione. L'odio nei confronti della
vitalità della donna- partner, che confluisce nel piacere di infliggere
sofferenze mentali e fisiche, ma soprattutto, di farla precipitare in
uno stato di angoscia e terrore.Analisi del tipo di onnipotenza.
Saranno prese in
considerazione alcune recenti indagini storiche e sociologiche. In
particolare la questione del mobbing privato, che ha origine nella
tendenza sociale a individuare capri espiatori. Infine, alcune ipotesi
sul perché le donne, e non più in quanto soggetti deboli, continuino a
essere vittime.
Stefania Fossi
Psicoanalista e Membro del Comitato Direttivo
del Centro Italiano di Psicologia Analitica,
Membro del International Association
Analytical Psycology;
Analista con funzioni di Training;
Docente della scuola dipsicoterapia del CIPA;
Docente esterna della scuola di psicoterapia
dell’età evolutiva a indirizzo dinamico
Associata all’istituto di ortofonologia di
Roma per la materia Psicologia individuativa di Adler
ABSTRACT
“La violenza
dell'assenza. Considerazioni teoriche e caso clinico”
L'abbandono
"psicologico" del bambino comporta per lui un'esperienza deprivativa le
cui conseguenze investono l'intero processo di sviluppo. Aldilà delle
ragioni per cui una madre è psicologicamente lontana, attraverso una
ricognizione teorica si valuteranno gli sviluppi della psicoanalisi
infantile in merito per dimostrare poi, attraverso l'esposizione di un
caso clinico, quali sono le modalità di lavoro che il terapeuta può
adottare per sanare una assenza affettiva così importante.
Marisa Guarnieri
Presidente della Casa
delle Donne Maltrattate di Milano
ABSTRACT
“Uscire dalla
violenza con le relazioni fra donne. Accoglienza e cambiamenti”
E’ dal 1986 che è
iniziata la nostra attività, che si è sviluppata attraverso tappe
intermedie: apertura del centralino telefonico, seguito dal primo centro
italiano per donne maltrattate sino alla prima casa di ospitalità
temporanea a indirizzo segreto per le donne con figli minori, la
consulenza legale, il sostegno psicologico ecc. Il percorso costruito in
più di 20 anni evidenzia il bisogno di ospitalità per affrontare le
emergenze più gravi, ma anche per sperimentare una diversa
consapevolezza nell’affrontare la violenza e nuove modalità di relazione
fra donne.
Telmo Pievani
Sergio Tramma
ABSTRACT
“La
violenza che educa: metropoli contemporanee e conflitti sociali”
La violenza è, da
sempre, oggetto di riflessione pedagogica. Lo è perché esperienza
educativa che contribuisce a produrre apprendimento di saperi,
comportamenti, valori; lo è in quanto esito auspicato/temuto di processi
di critica o accettazione dell’esistente; lo è come costruzione
concettuale e operativa di esperienze finalizzate a eliminarla o a
ridurla, quanto meno a renderla compatibile con gli assetti sociali e
relazionali esistenti.
Le metropoli sono,
da sempre, il luogo sociale e relazionale in cui i conflitti e la
violenza trovano il terreno più adatto per configurarsi ed esplicitarsi:
nelle città contemporanee, la violenza sociale sembra moltiplicarsi,
frammentarsi, accentuarsi, esprimersi in comportamenti apparentemente
poco descrivibili e comprensibili, e ciò influisce anche sulle
dimensioni educative a essa connesse.
La riflessione
pedagogica sulla violenza (e più in generale sui conflitti) deve quindi
oggi affrontare forme di violenza (praticate o temute, nuove o
apparentemente tali) generate dall’assetto “postmoderno” delle città,
che stentano a rientrare nelle consuete categorie interpretative e nei
tradizionali nessi causa-effetto e che non sembrano essere affrontabili
con i soliti sicuri progetti preventivi e riparativi.
L’illegalità, il
“rischio banlieue”, i conflitti a base etnica e religiosa, le
“bande giovanili”, le violenze dei e sui deboli, le appartenenze
minimaliste ma conflittuali (gli ultras), così come il reale o
percepito aumento delle violenze a corto raggio relazionale (sui minori,
sulle donne, sul vicino di casa ecc.) o il cosiddetto fenomeno del “bullismo”,
pongono problemi non riconducibili esclusivamente alla necessità di
aggiustamento delle capacità di analisi e delle didattiche, ma pongono
la necessità di una ricostruzione di senso del fenomeno della violenza e
dell’azione verso essa.
ABSTRACT
Paura City
Le violenze dal punto di vista di chi le ha
raccontate come cronista di nera per più di vent’anni: dalla mala a
tangentopoli, i delitti famosi, i processi importanti, sino alle storie
di immigrati visti da vicino. La cronaca nera è sempre uno strumento
rivelativo per leggere la società dal basso. Ma al giornalista si impone
di mettere in scena “le lacrime”, di spettacolizzare gli eventi
drammatici. Invece, si dovrebbe invertire la tendenza e raccontare per
bene i fatti. Anche per non fomentare paure e allarmismi che, come
dicono tanti sondaggi, si diffondono sempre più tra la gente.
ANNAMARIA GATTO
ABSTRACT
“L’esperienza della
giustizia milanese in tema di abusi sessuali: dettato normativo e buone
prassi”
La mia esperienza dal
2000 presso la sezione specializzata in materia di “Soggetti Deboli”
presso la IX Sezione penale del Tribunale di Milano.
Le buone prassi
concretamente adottabili per conciliare i diritti della difesa con la
necessità di evitare processi di vittimizzazione secondaria sono
possibili. Un esempio. Nell’ “Operazione Mangiafuco” che vedeva imputate
27 persone accusate di violenza sessuale, sfruttamento della
prostituzione ed altro in danno di 21 minori, ho condotto personalmente
l’esame dei minori e con il collegio si sono affrontate e risolte
numerose e impegnative questioni adottando soluzioni anche innovative.
La sentenza, da me interamente redatta, è stata pubblicata su riviste
specializzate ed è oggetto di studio e commento presso alcune Università
Italiane e presso magistrati specializzati in materia di abusi sessuali.
LIDIA CAMPAGNANO
Giornalista del Manifesto e di varie testate
radiofoniche e televisive; coordina dal 2003 il Foglio Q.B. dell’Unione
Donne Italiane, saggista autrice di numerosa pubblicazioni tra le quali
và ricordato: “Da Sarajevo a Milano passando per Baghdad”
ABSTRACT
Eccessi di senso, eccessi di nonsenso: come si
fa strage della convivenza umana.
Dalla teorizzazione della tortura come levatrice
della democrazia (Abu Graib) al culto dell’embrione (Italia, legge 40)
dalla strage di operai alla Tyssenkrupp all’accanimento non
terapeutico, la mente umana di questo periodo di tempo (difficile
chiamarlo “epoca”: il termine richiederebbe un’attribuzione di senso
troppo impegnativa) è bombardata da problemi morali ai quali sembra
obbligatorio rispondere, e in fretta, con un giudizio, e poi,
altrettanto rapidamente, sopportare la sua vanificazione teorica e/o
pratica. Del giudizio si risponde a se stessi nella più perfetta
solitudine ovvero (e anche) a un’entità invisibile: mai all’altro/altra,
mai alla propria costellazione di con-viventi, quelli attuali, quelli
che ci hanno preceduto, quelli che verranno. Mai alla storia della
convivenza umana come storia di tutti/tutte, di ciascuno/ciascuna. E’
così che la convivenza appare invivibile, e la violenza è il modo di
dirlo
|
Milano, 7-8.03.2008 "IL
COLLOQUIO. QUANDO DUE PERSONE PARLANO IN UNA STANZA... VOCI, LINQUAGGI,
DISCORSI DELL'INCONTRO"; Sede:
UNIVERSITA' CATTOLICA DEL
SACRO CUORE VIA CARDUCCI 30 20123 MILANO; Info:
ALESSANDRA.PROVEZZA@UNICATT.IT Fees= euro 270,00
prof.ssa Cristina Castelli
Abstract
Due persone si incontrano.
E’ il primo colloquio… l’incontro tra
due mondi, quello del cliente con le sue richieste più o meno esplicite,
con il suo bisogno di cambiamento e le sue resistenze, con il suo
carattere, la sua storia di vita, e quello dell’operatore con la sua
personalità, i suoi strumenti e la sua formazione specifica.
Sono presenti così due livelli: uno
informativo e riguarda le motivazioni che spingono la persona a cercare
aiuto, la narrazione di molti aspetti della sua vita attuale e passata,
l’esplorazione del rapporto con se stessa e con la sua realtà.
L’operatore acquisisce una serie di
informazioni che lo aiutano a farsi un quadro della situazione, a
valutare se le sue competenze possono essere d’aiuto alla problematica
portata. In questo contesto egli decodifica le richieste della persona,
soprattutto quando sono implicite, gliele restituisce con accresciuta
chiarezza.
L’altro livello, presente durante il
primo colloquio, è di tipo conoscitivo e riguarda il venire in contatto
di due personalità, con le proprie storie ed i propri percorsi.
La comprensione emotiva o esperienza
condivisa emerge nel “momento presente” dell’ incontro, grazie alla
partecipazione reciproca al campo intersoggettivo: le due menti creano
l’intersoggettività e l’intersoggettività modella le due menti.
Se il colloquio “psicologico” nella
professione di aiuto non è solamente un elemento descrivibile in chiave
tecnica, fattori tecnici, tuttavia, esistono e devono e possono essere
acquisiti.
Per l’istaurarsi di una buona “alleanza”
di lavoro l’operatore deve infatti essere in grado di gestire le
tecniche di comunicazione ed i processi del colloquio:in questo modo
viene facilitato il percorso di autoconsapevolezza in grado di
cambiare il modo di organizzare l’esperienza della persona.
Finalità
Lo scopo generale e' quello di
accrescere la consapevolezza della complessità dell’incontro
comunicativo e della discrezionalità dell’ operatore nella gestione del
colloquio.
Verranno altresì presi in considerazione
la struttura e gli strumenti utilizzabili, all’interno del colloquio
oltre alle sue componenti principali: motivazione, aspettative,
richieste, sviluppo della domanda, risposta conclusione…
Obiettivi
§
Fornire gli elementi
teorici della “ matrice intersoggettiva”;
§
stimolare la riflessione
sui possibili ambiti di applicazione del colloquio “psicologico”;
§
approfondire la struttura e gli
strumenti utilizzabili all’interno del colloquio;
§
favorire l'acquisizione di
consapevolezza del proprio stile relazionale nella conduzione del
colloquio;
§
riflettere sul colloquio inteso
come un privilegiato spazio-tempo in cui si
strutturano racconti
§
sviluppare abilità di
counselling.
Destinatari
Il corso vuole essere
un'occasione formativa per tutti coloro che, nel proprio lavoro,
utilizzano il colloquio. In
particolare si rivolge a psicologi, medici, educatori, assistenti
sociali, consulenti e formatori.
Metodologia
e Strumenti
Il
corso è basato sul coinvolgimento dei partecipanti attraverso
l'esperienza diretta, è cioè un lavoro teorico-esperienziale che aiuta
ad apprendere le modalità di ascolto dell'altro e l'espressione di sé,
favorendo il dialogo interpersonale.
La
metodologia prevede l'utilizzo alternato di approfondimenti teorici
lezioni attive, esercitazioni in piccoli gruppi, visione di filmati,
questionari autovalutativi, racconti e discussioni di materiali relativi
alla propria esperienza.
|
Roma,
15-16.03.2008 "ANGOSCIA
ESISTENZIALE, ANSIA PATOLOGICA: DIALOGO TRA FILOSOFI E CURANTI";
Sede: JOHN CABOT
UNIVERSITY, VIA DELLA LUNGARA 233, ROMA; Info:
segreteria@isipse.it Fees= euro 100,00
Dott.ssa
I. Pedroni
Psicologa e psicoterapeuta
Socio e docente ISIPSè
Direttore e docente Scuola Isipsé.
Socio IAPSP (International
Association for Psychoanalytic Self Psychology).
Socio IARPP (International
Association for Relational Psychoanalysis & Psychotherapy)
pubblicazioni sui temi del
narcisismo, della psicologia del sé e dell’etnopsicoterapia
Prof. R. Finelli
Ordinario di
Storia della filosofia presso l’Università di Roma 3
Pubblicazioni
Un parricidio
mancato: Hegel e il giovane Marx,
Boringhieri 2005
Tra moderno
e post-moderno, saggi di etica e antropologia sociale,
ed. Pensa Multimedia, Lecce
Prof. R.
Tatarelli
medico
psichiatria e psicoanalista
Professore
ordinario di psichiatria presso l’Università La Sapienza,
Direttore dal
1994 della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università
La Sapienza
Responsabile
dell’Unità Operativa di Psichiatria dell’Ospedale S. Andrea, II^
Facoltà di Medicina
Autore di 400
pubblicazioni scientifiche, di cui 150 su riviste internazionali
Dott. M.
Ardizzone
laureato in Filosofia presso
l’Università “La Sapienza” di Roma,
psicologo e psicoterapeuta
dell’adolescenza e della giovane età adulta, psicoterapeuta di
gruppo
dirigente
psicologo presso l’ASL Roma A, Dipartimento di Salute Mentale, e
Responsabile della Formazione
professore a
contratto presso la Seconda Scuola di Specializzazione in Psicologia
Clinica dell’Università “La Sapienza” di Roma, Facoltà di Psicologia
Redattore della
rivista Prospettive psicoanalitiche nel lavoro istituzionale
per l’intero ciclo di vita della rivista stessa (1983-1999)
Autore di
numerose pubblicazioni scientifiche negli ambiti disciplinari della
metodologia della ricerca psicologica, della psicologia clinica e
della psicoterapia
Presidente del
l’Ordine degli Psicologi del Lazio dal 1994 al 1997.
Professor P. Vinci
professore
associato nella cattedra di filosofia morale e politica Università
La Sapienza di Roma Direttore della rivista di filosofia Polemos
Pubblicazioni:
La forma
filosofia in Marx, Roma
1981
Soggetto e
tempo: Heidegger interprete di Kant,
Roma 1988
Coscienza
infelice e anima bella: commentario della Fenomenologia dello
spirito di Hegel,
Milano1999:
Dott.
Alessandro Dionisi
Medico psichiatra
- Membro ord. della Società Italiana
di Psicoterapia Medica
- Membro ord. e docente dell’
“ISIPSè” (Istit. di Specializz. In Psicologia Psicoanalitica del Sé
e Psicoanalisi Relazionale – Componente italiana della ‘Association
for Autonomous Psychoanalytic Institutes’ Statunitense (AAPI)
- Associato allo ‘International Self
Psychology Roster’
- Associato alla Società
Internazionale di Gruppoanalisi
-Socio e docente dell Laboratorio
Italiano di Gruppoanalisi (COIRAG)
- Socio S.I.R.P.(Società Italiana di
Riabilitazione Psicosociale)
Responsabile
Coordinatore delle attività riabilitative del DSM nella ASL RM/D
presso il Centro di riabilitazione ‘Monteverde’.
|
Roma, 29-30.03.2008 "INTERSOGGETTIVITÀ
E CONFLITTO RELAZIONALE"; Sede:
JOHN CABOT UNIVERSITY,
VIA DELLA LUNGARA 233, ROMA; Info:
susi@isipse.it
Fees= euro 100,00
Dott.ssa Ingrid Pedroni
Psicologa e
psicoterapeuta
Socio e
docente ISIPSè
Direttore e
docente Scuola Isipsé.
Socio IAPSP (International
Association for Psychoanalytic Self Psychology).
Socio IARPP
(International Association for Relational Psychoanalysis &
Psychotherapy)
pubblicazioni
sui temi del narcisismo, della psicologia del sé e dell’etnopsicoterapia
MALCOLM OWEN
SLAVIN
EDUCATION
B.A., 1964 Yale University, High
Honors in Psychology.
(1960-61) Cours de Civilisation Francaise, University of
Paris, Sorbonne.
M.A., 1968 Harvard University,
Psychology, Department of Social Relations.
Ph.D., 1972 Harvard University,
Psychology, Department of Social Relations.
Diploma in
Psychoanalysis,
1994 Massachusetts Institute for
Psychoanalysis.
PRIMARY AFFILIATIONS
2000-Present Past President and Chair
of the Board of Directors, Faculty and Supervising Analyst, Chair,
Postgraduate Fellowship Program, Massachusetts Institute for
Psychoanalysis.
2000-Present Chair, Postgraduate
Fellowship Program, Massachusetts Institute for Psychoanalysis
2002-Present Contributing Editor, Psychoanalytic
Dialogues
1973-Present Private Practice, Cambridge, Massachusetts.
Consultation, psychotherapy and
psychoanalysis. Supervision of psychotherapy and psychoanalysis.
1970-2000 Director of Training
Tufts University Counseling Center. (Associate Director, 1971-1986).
Directed a clinical training program for pre-and postdoctoral
interns in clinical psychology, clinical social work. and other
mental health disciplines. Currently serve as clinical
consultant and faculty for training program.
.
PUBLICATIONS
Slavin, M. & Trivers, R. (1972) Animal Behavior
and Evolution (series of four books used in "Man, A Course of
Study," an experimental social studies curriculum produced by the
Education Development Center, Cambridge, Massachusetts).
Washington, D.C.: Curriculum Development Associates.
Slavin, M. (1975) "A Therapist Looks at Youth in the
'70's." The New Leader, Vol. LVIII, Number 8.
Slavin, M. & Slavin, J. (1976) "Two Patterns of
Adaptation in Late Adolescent Borderline Personalities."
Psychiatry, 39:41-50.
Slavin, M. (1978) "Oedipal Grief: Mourning or Melancholia?" International
Journal of Psychoanalytic Psychotherapy, 7:405-432.
Slavin, M. (1985) "A Developmental Disorder of Late
Adolescence." International Journal of Psychoanalytic
Psychotherapy, 11:219-233.
Slavin, M. (1985) "The Origins of Psychic Conflict
and the Adaptive Function of Repression: An Evolutionary Biological
View." Psychoanalysis and Contemporary Thought, Vol. 8,
3:407-440.
Slavin, M. & Kriegman, D. (1988) "Freud, Biology and
Sociobiology," Commentary in American Psychologist, August:
658-661.
Kriegman, D., & Slavin, M. (1989) "The Myth of the
Repetition Compulsion and Negative Therapeutic Reaction: An
Evolutionary Biological Analysis" Progress in Self Psychology,
Vol. 5, 209-253. Hillsdale NJ, The Analytic Press.
Kriegman, D. & Slavin, M.(1990) "On The Resistance
to Self Psychology; An Evolutionary Biological View," Progress in
Self Psychology, Vol. 6, pp. 217-250. Hillsdale NJ, The
Analytic Press.
Slavin, M. (1990) "The Dual Meaning of Repression and
The Adaptive design of the Human Psyche." Journal of The
American Academy of Psychoanalysis, Volume 18, No. 2.
Slavin, M., & Kriegman, D. (1990) "Toward A New
Paradigm For Psychoanalysis: An Evolutionary Biological Perspective
on the Classical-Relational Dialectic," Psychoanalytic
Psychology, 7 (Suppl.), 5-31.
Slavin, M. & Kriegman, D.(1992) "Toward a Darwinian Depth Psychology,"
Chapter in Psychoanalysis and Psychology, Barron, J. et al,
eds. Washington D.C.: American Psychological Association Press.
Slavin, M. & Kriegman, D.(1992) The Adaptive
Design of the Human Psyche: Psychoanalysis, Evolutionary Biology,
and the Therapeutic Process New York: Guilford Press.
Slavin, M. and Greif, D., (1994) "Self-Interest
and The Moral Sense: Are We Social or Semi-Social Animals?"
A Review of The Moral Sense by James Q. Wilson, Politics
and The Life Sciences, August, 1994.
Slavin, M. & Greif, D. (1995) "The Evolved Function
of Repression and The Adaptive Design of the Human Psyche." Chapter
in Ego Defenses, Theory and Measurement, The Einstein
Psychiatry Series, No. 10. Conte, H. and Plutchik, R., eds., New
York: John Wiley & Sons.
Slavin, M. (1996) "Is One Self Enough? Multiplicity
in Self Organization and the Capacity to Negotiate Relational
Conflict", discussion of "How many Selves Make a Person?" by Frank
M. Lachmann, Contemporary Psychoanalysis, Vol. 32, No.4.
Slavin, M. & Kriegman, D. (1998) " Why The Analyst
Needs To Change: Toward A Theory of Conflict, Negotiation and
Mutual Influence In The Therapeutic Process."
Psychoanalytic Dialogues, 8 (2).
Slavin, M. & Kriegman, D. (1998) " An Evolutionary
Biological Perspective on Psychoanalysis," Chapter in Langs, R., ed.
Current Theories of Psychoanalysis, Madison, CT:
International Universities Press
Slavin, M. (1998), "Re-Discovering The Realities Of Evil And The
Emergence Of The Poet's Capacity To Love: Commentary On
Following Sibyl, The Psychoanalytic Review,
85, 6.
Slavin, M. and kriegman, D. (1998) "Conflicting Interests and the
Creation of a 'Third Space':" Reply to Commentary by
Jessica Benjamin, Psychoanalytic Dialogues, 8
(4)
Slavin, M. (1999) "An Evolutionary Biological /
Post-Modern Dialogue About Sex And Gender:
A Discussion (As
Imagined Conversation) of Papers By D. Kriegman And D.
Schwartz.." Psychoanalytic Psychology, 16, 4.
Slavin, M. (2000), "Hate, Self Interest, and
Good-Enough Relating: An Evolutionary-Adaptive Perspective."
Psychoanalytic Inquiry, 20 (3), 441-461.
Slavin, M (2000)," The Inner Struggle of the
'Autonomous' Analyst. and the Re-Negotiation of the Self," Self
Psychology: A European Journal of Psychoanalytic Therapy and
Research. German and English.
Slavin, M. (2001), "Constructivism With A Human
Face: A Review of Ritual and Spontaneity in the Psychoanalytic
Process by Irwin Z. Hoffman." Psychoanalytic Dialogues.
Slavin, M., and Kriegman, D., (2001), " Why The
Analyst Needs To Change: Toward A Theory of Conflict, Negotiation
and Mutual Influence In The Therapeutic Process." Ricerca
Psicoanalitica. A revised second version, translated into
Italian.
Slavin, M., (2001),"The patient's Experience of
The Analyst's Inner Struggle: How an Evolutionary Biological
Sensibility Can Inform Psychoanalytic Work." Rivista
Italiana Telematica Psicologia Psicoanalitica del Se Intersoggegteva
Psicoanalisi Relazionale. Translated into Italian.
Slavin, M. (2002) From the
Womb to the Therapeutic Relationship: Human Interaction
and the Shaping of Gender Identity ( A Discussion of "From
Fragmentation to Fluidity: A Post-Modern Solution to a Case of
Gender Identity Disorder" by Wendy Lippe, Ph.D and Deborah Offner ,
Ph.D. ), Gender and Psychoanalysis.
Slavin, M. (2002) Post-Cartesian Thinking and the Dialectic of
Doubt and Belief in the Treatment Relationship.
Psychoanalytic Psychology, 19, No. 2, 307-323.
Slavin, M. (2003)
Introduction to symposium on psychoanalytic education and
supervision. Psychoanalytic Dialogues.
Vol. 13. No.3,
Slavin, M. (in press) Chapter and Afterword in Relational
Psychoanalysis ll, Aron, L. and Harris, A, (eds),
Hillsdale, NJ: Analytic Press
SELECTED RECENT
PRESENTATIONS
Invited Plenary Panel Discussion, "An Evolutionary-Existential
Perspective,"at the International Conference on the Psychology of
the Self, San Diego California, November, 2004
Invited Discussant: Dionysus Ear: Trauma and Tragedy, International
Conference, Siracusa Sicily, June, 2004
Invited Plenary Presentation: "Such a Strange Relationship"A
Patient's Paradoxical Experience of Her Analyst's Inner Struggle:
How It Influenced Her Development and Transformed the Analytic
Relationship, Interntional Assoc. for Relational Psychoanalysis and
Psychotherapy, Santa Monica, CA, April 30, 2004
Invited Discussant:
Sexuality and Shame, Annual Conference, National Inststitute for
Psychoanalysis, NIP, new York City, February, 2004.
______with Davies, Jody, M.
and Fosshage, James, "Enactments: Relational and Self Psychological
Perspectives," Annual Conference on the Psychology of the Self,
Chicago, IL, November, 2003.
Sex, Gender, Flirtation and
Love: Challenges To Contemporary and Classical Analytic
Perspectives and, Fathers and Sons--Analysts and Patients: Oedipal
Love, Finding the "Real" Other and How Transferences May serve as
Adaptive Probes of Human Relationships, Invited Presentations at the
Northwest Center for Psychoanalysis, Seattle Washington, June, 2003
______with Benjamin,
Jessica, Invited Panel: "The Analyst's Otherness as a Source of
Hope," Division 39, Spring Meeting, Minneapolis MN, April,2003
Invited Plenary Panel, Sex, Gender and the Challenges to Self
Psychology, Annual Conference on the Psychology of the Self,
Washington, DC, October, 2002.
Workshop: "Love, Hate and Self-Interest in Parenting and Analysis,"
Institute for Contemporary
Psychoanalysis, Toronto, Canada. September, 2002.
Invited
Clinical Presentation, Annual Symposium, The Analyst's Belief
System, Massachusetts Institute for Psychoanalysis, Cambridge MA,
March, 2002,
Invited Plenary Commentary, International association for
Relational Psychoanalysis and Psychotherapy, Inaugural Conference,
New York, January, 2002.
Invited Discussant:
Conference on Treatment of Psychosis. Institute for Contemporary
Psychoanalysis, Los Angeles, CA, May 19, 2001.
Invited Workshops: "An Evolutionary Biological Sensibility in
Psychoanalytic Clinical Work:" Institute for the Psychoanalytic
Study of Subjectivity, New York, NY, September, 2000; Institute
for the Advancement of Self Psychology, Toronto, Canada, February
2001.
Invited Discussant: "Principles of Dialectical Constructivism," by
Irwin Z. Hoffman, International Conference on the Psychology of the
Self, Chicago, IL, November, 2000
Invited Presentations: The Patient's Experience of the Analyst's
Inner Struggle: How an Evolutionary Biological Sensibility Can
Inform Psychoanalytic Work, " The Institute for Contemporary
Psychotherapy, Washington, DC., May, 2000. Istituto di
Specializzazione in Psicoanalitica del Se e Psicoanalisi Relazione,
Rome Italy, and Istituto di Psicoanalitica, Milan Italy, June 2000.
_____with Hoffman, Irwin Z., Invited Discussant: Meet The Author:
Ritual and Spontaneity in the Psychoanalytic Process .
American Psychoanalytic Association, Spring Meeting, Chicago, IL,
May, 2000.
"The Drama Within the Womb: Mother-Fetal Interaction and the Innate
Human Capacity For Intimate Negotiation." Division 39 Spring
Meeting, American Psychological Association, San Francisco, CA,
April, 2000.
Invited Presentation: "Long Term Treatment of a 'Hopeless' Case:
The clinical value of an evolutionary biological/psychoanalytic
perspective." The Post Graduate Center for Mental Health, New York
City, December, 1999.
Invited Panel Discussant: "Eve's Gift: Sexuality in the Work of
Jody Messler Davies and the Emergence of 'Realness' and 'Newness' in
the Analytic Relationship. A discussion of "Too Hot to Handle:
Erotic Transference and Countertransference in the Realm of the
Transgressive and the Traumatic," by Dr. Jody M. Davies, at the
Joint Scientific Meeting, Boston Psychoanalytic Society and
Institute and the Massachusetts Institute for Psychoanalysis,
Boston, MA, November, 1999.
"The Inner Struggle of the Autonomous Analyst and the Re-negotiation
of the Patient's Self " Presented at Invited Plenary Panel,
"Contemporary Views of the Self, " International Conference of the
Psychology of the Self, Toronto, Canada, October, 1999
"An Evolutionary Biological View of The Unconscious," Invited
panel: Contemporary Views of the Unconscious Division of
Psychoanalysis (39), American Psychological Association, Boston,
MA, August, 1999.
"How Does Experience in Analysis Get to Be 'New': Negotiating
Challenges to the Analyst's Identity and the Paradoxes of
Psychopathology." Invited Discussion for Panel on
Contemporary Perspectives on Therapeutic Action. International
Conference on Multiple Perspectives on Subjectivity, Rome, Italy,
March, 1999.
"The Evolution of Complex Human Subjectivity: How 'Evolutionary
Psychoanalysis' Differs From Evolutionary Psychology and
Evolutionary Psychiatry." Invited Presentation, International
Conference on Biological Psychotherapy, University of Utrecht,
Department of Psychiatry, Utrecht, Netherlands, October, 1998.
"An Odd Couple or Secret Allies: Queer Theory and Evolutionary
Biology," Invited Panel on Querying Binaries in Gender Theorizing,
Spring Meeting, Division of Psychoanalysis (39), American
Psychological Association, Boston, MA, April, 1998.
"In The Shadows of Relational Theories: The Negotiation of Conflict,
Deception and Self-Deception in the Therapeutic Relationship," Grand
Rounds, Department of Psychiatry, Massachusetts General Hospital,
Boston, MA, February, 1998.
SELECTED
ADDITIONAL PROFESSIONAL AFFILIATIONS, AWARDS AND LICENSURE
Member:
International Council on Self Psychology.
Advisory Board, International Association for Relational
Psychoanalysis and Psychotherapy.
Advisory Board, Toronto Institute for Contemporary Psychoanalysis,
Toronto, Canada.
Invited Participant:
Program on Negotiation, Harvard University Law School.
Faculty and
Supervising Analyst:
National Institute for Psychoanalysis, New York, NY;
National Training Program in Psychoanalysis, New York, NY;
Institute for Contemporary Psychoanalysis, Bethesda, MD.
Institute for the Psychoanalytic Study of Subjectivity, New York, NY.
Corresponding
Faculty Member:
Institute for Contemporary Psychoanalysis, Los Angeles, CA.
Contributing
Editor: Psychoanalytic Dialogues.
Editorial Board Member: Gender and
Psychoanalysis. International journal of
Psychoanalytic Self Psychology.
Rivista Italiana Telematica di Psicologia Psicoanalitica del Sé
Intersoggettività e Psicoanalisi Relazionale. (Italian Revue of
Self and Relational Psychoanalysis).
Paul Myerson Award,
2002, Massachusetts Institute for Psychoanalysis, for exceptional
contributions to the Institute and to Psychoanalysis.
Supervision
Award, 2001, Massachusetts School of Professional Psychology.
Licensed
Psychologist: Massachusetts Board of Registration of Psychologists,
# 927.
Prof. Nino Dazzi
Professore Ordinario di Psicologia Dinamica
Facoltà di Psicologia, Università “La Sapienza” di Roma.
Membro Senato Accademico Università “La
Sapienza” di Roma.
Dal 1999 Presidente del Nucleo di Valutazione
di Ateneo Università “La Sapienza” di Roma.
È stato Preside della Facoltà di Psicologia 1
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma dal 1992 al 2003.
Presidente della Commissione MIUR per le Scuole
di Specializzazione dal 1999 al 2002 e di nuovo dal 2007.
Autore di numerose pubblicazioni.
RIVA Dott. ALESSANDRO
Via Latina, 15 - 00179 ROMA
psicologo
Curriculum formativo professionale
Il Dr. Alessandro
Riva è nato a Roma nel 1963, esercita in Roma dal 1999 attività
professionale privata di psicologo e psicoterapeuta.
E’ Direttore
Responsabile delle riviste scientifiche di Psicoanalisi e
Psicoterapia: “Self” e “Adolescenza e Psicoanalisi”.
Laurea in Psicologia
a indirizzo Clinico e di Comunità, presso l’Università degli Studi
di Roma “La Sapienza”
Specializzazione in
Psicologia Clinica presso la IIa Scuola di Specializzazione in
Psicologia Clinica dell’Università degli Studi di Roma “La
Sapienza”.
Master di
specializzazione quadriennale in Psicologia del Sé e Psicoanalisi
Relazionare tenuto dall’ ISIPSè di Roma.
Nell’ambito del
S.S.N. ha un esperienza clinica pluriennale, acquisita sia col
tirocinio di specializzazione che come volontario, presso il C.S.M.
di Via Morandi diretto dal dr. A. Correale, nel DSM della ASL RM/B.
Ha inoltre effettuato l’anno di tirocinio post-lauream Presso il
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Ospedale S.Giovanni di
Roma.
Ha collaborato per
quattro anni, come cultore della materia, all’attività didattica e
scientifica della Cattedra di Teoria e Tecnica della Dinamica di
Gruppo - Prof. Claudio Neri e Prof. Paolo Cruciani - della Facoltà
di Psicologia dell’Università di Roma “la Sapienza”, conducendo
nello stesso periodo dei “gruppi esperenziali” con gli studenti
nell’ambito delle Esperienze Pratiche Guidate organizzate dalla
Cattedra .
Ha collaborato come docente ai
Corsi E.C.M. della Scuola Medica Ospedaliera di Roma.
Ha presentato
diversi contributi nell’ambito di conferenze e convegni nazionali e
internazionali tra cui : “La creatività necessaria: il recupero
della dimensione creativa nell’ esperienza psicoanalitica”
(Siracusa, 2004) ; “Le teorie dell’angoscia nella clinica: i punti
di vista del paziente e del terapeuta”, con G. Di Leone (Roma,
2003) ; “Il gruppo come proprietà emergente del campo
intersoggettivo”, con S. Federici (Roma, 1999).
E’ Socio Ordinario
ISIPSé (Istituto di Specializzazione in Psicologia Psicoanalitica
del Sé e Psicoanalisi Relazionale).
Membro della
IAPSP (International Association for Psychoanalytic Self
Psychology).
Membro dell’
AAPI (Association of Autonomous Psychoanalysts and Institutes).
Socio della IARPP (International
Association for relational Psychoanalysis & Psychotherapy).
|
Milano,
18.03-3.06.2008 "LA
MENTE DISSOCIATIVA - PRESENZE NASCOSTE"; Sede:
CENTRO MILANESE ISIPSE'
- VIA COPERNICO 59; Info:
maurizio.pinato@fastwebnet.it ; Fees= euro 200,00
ABSTRACT DEGLI INTERVENTI
I principi organizzatori della
dissociazione tra lo Schema e l’Immagine del corpo
(Amore Marina)
La dissociazione è uno stato incluso nella
rappresentazione del Sé nell’esperienza. Quando facciamo riferimento
al Sé nell’esperienza, dobbiamo riferirci obbligatoriamente ad una
rappresentazione del Sé che si organizza a partire dall’esperienza
percettiva della propria corporeità, e che continuamente include i
nuovi dati provenienti dalla costante mutevolezza del flusso
percettivo.
Schema e Immagine del corpo sono due concetti
chiave nell’ambito di questo lavoro in quanto tradizionalmente
riferiti, nella letteratura analitica, alla dimensione corporea
della rappresentazione del Sé. Questi concetti contengono ed
esprimono l’idea che il Sé si organizzi e si ristrutturi
continuamente attraverso la percezione fluttuante della propria
corporeità nei differenti contesti dell’esperienza.
Differentemente dalla più tradizionale
letteratura, che attribuisce ad essi identità e funzioni
sovrapposte, schema e immagine del corpo sono riletti in questo
lavoro come due modalità differenti, anche se interagenti,
attraverso le quali il Sé può essere rappresentato nell’esperienza
sulla base di due complementari spinte motivazionali: quella del
bisogno, con i suoi invalicabili limiti vincolati allo stato del
corpo del tempo presente, e quella del desiderio che può al
contrario spaziare nel tempo del passato e in quello del futuro,
potenzialmente non vincolato dai limiti del bisogno.
L’osservazione del processo dissociativo è così
qui proposta dal punto di vista del fallimento dell’integrazione tra
lo schema e l’immagine del corpo, tra il bisogno e il desiderio, tra
le rappresentazioni disponibili nel tempo presente e le
rappresentazioni di sé declinate nel passato e nel futuro.
L’orizzonte degli eventi (Maurizio Pinato)
La dissociazione e i processi dissociativi
costituiscono dimensioni peculiari dell’esperienza dell’individuo e
dei gruppi umani. Essi possono assumere funzioni diverse e
promuovere traiettorie differenti nei processi che animano l’unicità
di ciascun sistema vivente. Rappresentano dimensioni che da sempre
hanno attirato lo sguardo di coloro che si sono e si occupano della
comprensione e della cura della sofferenza degli individui e dei
gruppi. Poter approfondire la conoscenza di alcune direzioni
riflessive promosse da autori del nostro recente passato, attraverso
una selettiva esplorazione di contributi che hanno informato il
pensiero di diverse comunità analitiche e che contengono prospettive
cui autori contemporanei fanno apertamente riferimento, costituisce
un’opportunità per una comprensione più accurata delle direzioni
contemporanee della ricerca sulla dissociazione e sui processi
dissociativi, premessa indispensabile per accedere più
competentemente al dialogo internazionale in corso.
L’unicità e la molteplicità in una
prospettiva intersoggettiva della dissociazione
(Stramba Badiale Paolo)
Nell’attuale panorama psicoanalitico, la
prospettiva intersoggettiva si presenta particolarmente capace di
offrire contributi di rilievo all’esplorazione dei processi e dei
fenomeni dissociativi, consentendo la possibilità di organizzare
nuove prospettive di senso, con una maggiore capacità di sostenere
la comprensione dell’esperienza soggettiva dell’individuo. Il lavoro
intende promuovere la conoscenza di tali contributi e di consentire
l’esplorazione e la valutazione della loro efficacia clinica.
La paura della mente degli altri (Bonomi
Carlo)
A partire dalla prospettiva teorica e clinica
promossa da Sandor Ferenczi saranno esplorati gli avanzamenti
contemporanei di tali contributi in relazione ad alcune forme di
esperienze relazionali contraddistinte da gravi sofferenze.
Mondi paralleli (Rodini Carlo)
A partire da una ipotesi straordinaria della
fisica, vengono descritte molte realtà dei nostri comportamenti.
Questo può permettere di evidenziare la facilità con la quale
tralasciamo connessioni fra il dire ed il fare e contemporaneamente
il danno che ciò può procurare.
|
Milano, 12.04.2008 "TRAUMA,
DISSOCIAZIONE E REGOLAZIONE AFFETTIVA"; Sede:
MILANO - VIA CLERICI 10;
Info:
maurizio.pinato@fastwebnet.it Fees= euro 90,00
CURRICULA DEI RELATORI
LICHTENBERG JOSEPH
È da molti anni
una figura di spicco della psicoanalisi americana e della psicologia
del sé. Dalla formazione medica ha derivato la passione per gli
studi empirici che lo ha portato ad occuparsi della ricerca sulla
prima infanzia, sull’attaccamento, sulla psicologia evolutiva, e a
valutarne l’impatto per la teoria e la pratica psicoanalitica (La
psicoanalisi e l’osservazione del bambino). Il suo interesse per
il problema della motivazione è culminato nel libro Psicoanalisi
e sistemi motivazionali. Dalla collaborazione con F. Lachmann e
J. Fosshage sono nati due libri fondamentali per la teoria della
tecnica (Il sé e i sistemi motivazionali e Lo scambio
clinico) ed un terzo non ancora tradotto (A spirit of inquiry).
Infine, l’anno scorso è stato pubblicato il suo ultimo testo (Craft
& Spirit), in cui, con uno stile chiaro e discorsivo, offre un
contributo di rilevante valore all’esplorazione della teoria della
tecnica.
Lichtenberg,
membro del Council dell’International Association for Psychoanalytic
SelfPsychology, ha contribuito a dare vita a Washington – dove vive
e lavora – all’Institute of Contemporary Psychoanalysis and
Psychotherapy (ICP&P), con uno spiccato orientamento alla
psicologia del sé. Dirige la prestigiosa rivista Psychoanalytic
Inquiry.
Lichtenberg,
membro del comitato scientifico internazionale dell’ISIPSÉ, ha detto
del nostro Istituto: “L’ISIPSÉ risponde appieno ai requisiti che
ritengo fondamentali per un istituto di training psicoanalitico: un
ambiente di alto livello scientifico, una grande disponibilità, un
reciproco rispetto. Ho avuto il piacere personale di apprezzare la
vitalità creativa e l’atmosfera empatica degli incontri dell’ISIPSÉ.
Più volte ne ho potuto constatare il profondo livello di conoscenza
della psicologia del sé tradizionale, della teoria dei sistemi
motivazionali e intersoggettivi e dei processi gruppali. Un livello
di dibattito e una qualità formativa davvero rari”.
PINATO MAURIZIO
Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista.
Presidente Centro Milanese ISIPSÉ.
Membro fondatore con funzioni di training
ISIPSÉ (Istituto di Specializzazione in Psicologia Psicoanalitica
del Sé e Psicoanalisi Relazionale, riconosciuto dall’International
Self Psychology Roster e dall’European Federation Psychoanalytic
Selfpsychology) dal settembre 1999;
Redattore della Rivista telematica di
Psicoanalisi “Self” (www.selfrivista.it);
Membro dell’Association For Autonomous
Psychoanalytic Institutes;
Membro IARPP e IASP
Curriculum formativo-professionale del dott.
Maurizio Pinato, nato a Correzzola (PD) il 27.06.58, residente a
Meda (MI) in Via Bernardino Luini 32, psicologo, psicoterapeuta e
psicoanalista.
Principali attività di studio e di
formazione realizzate:
Diploma di laurea in Pedagogia (ind.
Psicologico) conseguito presso l’Università degli Studi di Torino
nel marzo 1985;
Diploma di laurea in Psicologia (ind. clinico e
di comunità) conseguito presso l’Università degli Studi di Padova
nel luglio 1990;
Iscritto all’Albo degli Psicologi (032795) ed
Abilitazione all’esercizio dell’attività psicoterapeutica nel marzo
1993;
Specializzazione in Psicoterapia presso
l’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo (legalmente
riconosciuto, all’interno dell’ordinamento legislativo attuale), di
durata quinquennale, nel giugno 1997.
Pubblicazione:
“Tragedy and Healing”, in
Psychoanalytic Dialogues – A journal of Relational Perspectives,
The Analytic Press, July / August 2006, Vol. 16, N° 4.
Indirizzo: Maurizio Pinato
Via B. Luini n°32
20036 Meda (MI)
Tel. 0362.72886
RODINI CARLO
DATI ANAGRAFICI ed INDIRIZZO
Nato a Milano il 19-6-40.
Coniugato, ha una figlia nata nel 1976.
Residente in C.so Garibaldi, 34 - 20121 Milano
Tel. 02-876.476
e-mail: carlo.rodini@tiscali.it
STRAMBA-BADIALE PAOLO
Nato a Milano il 12/10/1958
Residente a Milano, 20125
Via Copernico 59
Tel.0267072818- 348 9892255
ABSTRACT DEGLI INTERVENTI
TRAUMA, DISSOCIAZIONE E REGOLAZIONE AFFETTIVA
La relazione verterà sull’approfondimento della
natura di forme esperienziali traumatiche diverse, dei fenomeni e
dei processi dissociativi che da queste possono innescarsi, e dei
processi regolativi connessi. Ciò verrà realizzato attraverso una
trattazione teorica con riferimento ai sistemi motivazionali, una
presentazione di dati provenienti dal campo della ricerca infantile,
a cui seguiranno diverse esemplificazioni cliniche.
La
presentazione sarà poi oggetto di discussione da parte dei
partecipanti
|
Verona,
15.03-22.11.2008
CORSO DI PSICOTERAPIA
DELL'ADOLESCENTE:IL PRIMO COLLOQUIO CON ADOLESCENTI CHE PRESENTANO
PROBLEMATICHE DI AGGRESSIVITÀ. VI° CICLO; Sede:
VIA VALDONEGA 42 - 37128
VERONA; Info:
antecchi@reprint.it
ITINERARIPSICO@LIBERO.IT ; Fees= euro 380,00
Corso di Psicoterapia dell'adolescente:
il
primo colloquio con adolescenti che presentano problematiche di
aggressività.
VI°
CICLO
15 marzo - 19 aprile - 10 maggio
- 18 ottobre - 22 novembre - 2008
via
Valdonega 42 - 37128 Verona
Per il VI° anno consecutivo la nostra
Associazione " Itinerari Psicoanalitici" propone un ciclo di
seminari di supervisione, con un supervisore esterno esperto
di psicoterapia dell'adolescente.
Negli anni passati ci siamo interessati del
primo colloquio, delle questioni diagnostiche e della presa in
carico dell'adolescente e dei suoi genitori. Quest'anno riprenderemo
la tematica del "primo colloquio" con i ragazzi e con i loro
genitori rivolgendo una particolare attenzione a quei casi in cui
la richiesta di intervento è determinata da situazioni conflittuali
intrafamiliari ed extrafamiliari con inadeguata gestione della
aggressività.
Continuamente la cronaca riferisce episodi e
situazioni di violenza, a volte con esiti drammatici, estremamente
preoccupanti che coinvolgono le relazioni di amicizia, quelle
affettive, quelle familiari o parentali, i rapporti con la scuola e
il mondo dello sport e la società in generale.
Ci proponiamo di approfondire, in accordo con
gli obiettivi nazionali di formazione alla psicoterapia e alla
psicologia clinica, le risorse, gli strumenti e i limiti dei nostri
interventi diagnostici e terapeutici.
Il nostro gruppo è costituito da colleghi
impegnati nel lavoro clinico con la famiglia, le coppie e gli
adolescenti e abbiamo individuato nel lavoro della "discussione e
supervisione di casi clinici in piccolo gruppo" una metodica molto
efficace, grazie alla quale possono venire messe in comune e
integrate competenze differenti.
L'obiettivo è di mantenere una formazione
continua al passo con i cambiamenti che la società e la ricerca
scientifica ci propongono.
Dal punto di vista metodologico, il lavoro si
svolge con una formula ormai sperimentata da parecchi anni:
- nella
prima parte della giornata: uno dei partecipanti presenta una
situazione clinica di cui si sta occupando, rilevante rispetto al
tema indicato e sconosciuta al resto del gruppo. Riferisce il
materiale del primo colloquio fatto, con il ragazzo, l’eventuale
osservazione familiare e i colloqui con i genitori, la valutazione
testistica, se necessaria
all’inquadramento diagnostico, i colloqui di
approfondimento e di restituzione diagnostica e le
successive sedute di psicoterapia. Il gruppo dei partecipanti
discute il materiale, pone le domande, formula delle ipotesi,
indica un possibile percorso.
- nella
seconda parte della giornata il conduttore-supervisore sviluppa e
approfondisce dal punto di vista teorico i contenuti proposti dal
caso clinico. La parte teorica è svolta, a seconda delle conoscenze
del gruppo o nello stesso giorno della presentazione del
caso o nell’incontro successivo, se sono
richiesti suggerimenti bibliografici approfondimento del materiale,
o necessità di studio comune.
Si tratta, quindi, di una metodologia che si sviluppa dinamicamente
e con continuità lungo tutta la durata del corso e che coinvolge in
modo diretto e partecipativo tutti i componenti del gruppo.
Naturalmente la formazione attraverso la supervisione è ormai
storicamente codificata e, a nostro parere, è quella che meglio
consente chiarimenti ed approfondimenti specifici capaci di
sviluppare una competenza clinica diretta, in quanto permette una
identificazione con il terapeuta e con i suoi problemi transferali
e controtransferali nella conduzione del caso. Inoltre lo studio
ancorato alla problematica in corso di
trattamento analitico, comporta riferimenti continui alla teoria e
l’integrazione di conoscenze teoriche e cliniche.
indispensabili alla crescita delle competenze terapeutiche.. A causa
di questa impostazione metodologica non ci è possibile fornire
anticipatamente materiale, abstracts e
lo stesso questionario propone temi che pensiamo di andare ad
approfondire durante le supervisioni e che sono rintracciabili
nella casistica adolescenziale.
Ci impegniamo, comunque, ad inviare il materiale e gli
eventuali abstracts unitamente alla
relazione finale.
Il programma prevede quattro ore di lavoro,
suddivise in: due ore di confronto teorico (h. 9,30 - 11.30)
- due ore di supervisione clinica (h. 11,40 - 13,40 ).
I 5 incontri, per un massimo di 20
partecipanti, avranno una quota di partecipazione di 400
euro.
Anche quest'anno potremo contare sulla
conduzione del Dr G. Pellizzari che ha dato la propria
disponibilità nel 2008 per i seguenti giorni: 15/3 - 19/4 -
10/5 - 18/10 - 22/11 – 2008
Responsabile
scientifico dell’evento è la dott.Alessandra Massa.
Curriculum Responsabile
scientifico
Dott.ssa
Alessandra Massa
1965, laurea
in medicina e chirurgia presso l’Università di Padova
specializzazione in Psicologia presso L’università Cattolica di
Milano
dal 66 al 744
ha collaborato con: l’Istituto di Psicologia Università Cattolica di
Milano;la Clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di
Milano;l’Istituto di Psicologia della Provincia di Milano, presso
l’Ospedale P.Pini; il servizio di Medicina Preventiva del settore
maternoinfantile del Comune di Cernusco sul Naviglio.
1974, socio
fondatore ed attualmente effettivo dell’Istituto di Psicoterapia del
bambino e dell’adolescente, avente sede in via Bronzetti, 28,
Milano; dal1974 all’83, psicoterapeuta presso il medesimo
Istituto
nel 1984,
trasferimento a Verona e inizio attività libero professionale a
tempo pieno e terapeuta esterno presso la Clinica S.Giuliana di
Verona
dall’89 ad oggi,
insegnante presso la Scuola di Specializzazione CeRP, legalmente
riconosciuta, con funzioni di training
dal 1996 al 2000,
presidente dell’Associazione onlus Itinerari Psicoanalitici.
Ho pubblicato
articoli di psicoanalisi in numerose riviste.
Curriculum Supervisore
Prof. G.
Pellizzari
Laurea in Filosofia
nel 1969. Specializzazione in Psicologia nel 1973. Socio SPI nel
1986 e analista con funzioni di training nel 1999.
Dal 1989 a tutt'oggi
consulente presso il "progetto A", centro di consultazione per
adolescenti di S. Donato Milanese. Attualmente docente presso le
scuole di psicoterapia: ASNEA di Monza e AREA G di Milano.
Ha pubblicato
articoli di psicoanalisi sulle seguenti riviste: Rivista di
psicoanalisi, gli Argonauti, Psiche, Adolescenza, Quaderno
dell'istituto di psicoterapia del bambino e dell'adolescente e,
insieme a G.Giaconia e P.Rossi, il volume "Nuovi fondamenti per la
tecnica psicoanalitica" presso l'editore Borla di Roma .e il volume
"L'apprendista terapeuta"presso l'editore Boringhieri di Torino.
Curriculum
Responsabile scientifico
Dott.ssa
Alessandra Massa
1965, laurea
in medicina e chirurgia presso l’Università di Padova
specializzazione in Psicologia presso L’università Cattolica di
Milano
dal 66 al 744
ha collaborato con: l’Istituto di Psicologia Università Cattolica di
Milano;la Clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di
Milano;l’Istituto di Psicologia della Provincia di Milano, presso
l’Ospedale P.Pini; il servizio di Medicina Preventiva del settore
maternoinfantile del Comune di Cernusco sul Naviglio.
1974, socio
fondatore ed attualmente effettivo dell’Istituto di Psicoterapia del
bambino e dell’adolescente, avente sede in via Bronzetti, 28,
Milano; dal1974 all’83, psicoterapeuta presso il medesimo
Istituto
nel 1984,
trasferimento a Verona e inizio attività libero professionale a
tempo pieno e terapeuta esterno presso la Clinica S.Giuliana di
Verona
dall’89 ad oggi,
insegnante presso la Scuola di Specializzazione CeRP, legalmente
riconosciuta, con funzioni di training
dal 1996 al 2000,
presidente dell’Associazione onlus Itinerari Psicoanalitici.
Ho pubblicato
articoli di psicoanalisi in numerose riviste.
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Verona, 1.03-29.11.2008
XI° CONVEGNO 2007 : LO
SPETTRO DELLA PSICOANALISI I SEMINARI DEL POST-CONVEGNO; Sede:
CENTRO CULTURALE
“G. MARANI” OSPEDALE CIVILE MAGGIORE BORGO TRENTO P.LE A. STEFANI,1
VERONA; Info:
antecchi@reprint.it
ITINERARIPSICO@LIBERO.IT Fees= euro 250,00
XI° convegno 2007 : Lo spettro della
psicoanalisi
I seminari del post-convegno:
relazione introduttiva
01 Marzo - 12 Aprile -
24 Maggio - 07 Giugno - 29 Novembre – 2008
Centro culturale
“G. Marani” Ospedale civile di
Borgo Trento, via Delellis, n°1,
L’undicesimo convegno “Lo spettro della
psicoanalisi” ha introdotto attraverso l’ambiguità del termine, la
presenza di molti risvolti problematici del nostro sapere ed operare
nell’ambito della cura psicoanalitica e psicoterapica.
I seminari del post-convegno si pongono
come obbiettivo di coniugare sul piano clinico il nucleo
fondamentale dell’eredità ricevuta con i cambiamenti:riteniamo
un dovere terapeutico, oltre che etico e culturale, difendere ciò
che è essenziale per i pazienti e, nello stesso tempo, condividere i
mutamenti della realtà, in cui anche noi siamo immersi.
Attraverso i nostri incontri di studio, ci proponiamo di apprendere
una metodologia sul campo e di trovare risorse intellettuali e
creative capaci di guidarci nella scelta dei percorsi terapeutici,
in accordo con gli obiettivi nazionali di formazione alla
psicoterapia e alla psicologia clinica.
Saremo aiutati in
questo processo di apprendimento dai Relatori che sono stati
presenti al Convegno e che quindi, tradurranno in termini clinici,
sviluppandoli, gli aspetti teorici già conosciuti dai partecipanti
ai seminari.
Il gruppo di lavoro funziona con la metodologia della “discussione e
supervisione di casi clinici in piccolo gruppo” e si svolge nei
modi e nei tempi seguenti:
-
prima parte della giornata: uno o più colleghi
presentano situazioni cliniche particolarmente problematiche e
rilevanti per il tema proposto. Il materiale ,sconosciuto agli altri
colleghi viene trattato in tutti i suoi aspetti (storia,
osservazioni,storia del trattamento, motivazione della
supervisione,presentazione di materiale delle sedute) e il gruppo
discute il materiale, pone delle domande,formula delle ipotesi.
(8.30-10.30)
-
seconda parte della giornata: il conduttore
supervisiona il materiale, approfondendo i contenuti teorici e
presentando possibili modelli di trattamento. Generalmente sono
stati presi accordi precedenti con il supervisore che presenta un
commento teorico-clinico e fornisce materiale
bibliografico.(10.40-13.40)
La formazione attraverso la supervisione è ormai un’acquisizione
ben codificata e sicuramente la più efficace per sviluppare una
competenza clinica e stimolare quel lavoro della mente che rende
possibile la cura psicologica; inoltre l’integrazione con le
conoscenze teoriche consente il formarsi di un terreno comune di
riferimento e di discussione e la possibilità per i colleghi di
avere uno scambio e una collaborazione che si estende a tutto il
loro lavoro professionale.
Gli incontri hanno le seguenti date:
01 Marzo 2008
Dott. Sandro Panizza
“La matrice
relazionale : Storia, tecnica, teoria”
12 Aprile 2008
Dott. Mario Perini
“Perché
la psicoanalisi dovrebbe occuparsi di organizzazioni?”
24 Maggio 2008 Prof.Fausto Putrella
“I disagi della psicoanalisi nella
postmodernità”. Contributi clinici
07 Giugno 2008 Dottor Giovanni Foresti
”Elogio delle superfici psichiche. Il
dialogo analitico come interfaccia trasformativi”
29 Novembre 2008
Prof Gherardo Amadei
"Emozioni nella
stanza di analisi: la clinica"
ABSTRACTS DEI LAVORI
Dott. Sandro
Panizza “La matrice relazionale : Storia, tecnica, teoria”
La
problematizzazione della matrice relazionale in Psicoanalisi, ha
inizio con la psicoanalisi stessa e si sviluppa in modo stagliato
dagli anni ’80.
Dagli
anni 80 guarda alla psicoanalisi, come il luogo terapeutico dove si
incontrano due mondi mentali ed affettivi: “due menti che si
incontrano”, si influenzano, si modificano, seppure in parti
diseguali. La questione viene qui guardata nel suo costuirsi
storico, da Freud e Ferenczi, su su sino a Mitchell, Aron,
Benjamin… Viene osservata nella fecondazione della teoria
psicoanalitica, che ne esce rivitalizzata da uno sguardo nuovo
che non si limita ad un’osservazione del dentro, ma anche a partire
dalla prospettiva del “tra” paziente e analista: soggettività,
narcisismo, inconscio, ogetti interni… E poi, necessariamaente viene
guardata la tecnica. La quale, sussunta dalla prospettiva del
“tra” guarda in modo complesso al transfert, all’alleanza
terapeutica, al controtransfert, al terzo analitico, al preverbale,
al corpo ed al genere. Storia, Teoria e Tecnica, ci portano
in un territorio suggestivo, carico di paradossi.
Uno
per tuti. Mentre in America la matrice relazionale, dagli anni 80,
rappresenta il fatto nuovo, con ascendenti esistenzialisti europei,
che ha influenzato ogni regione del continente psicoanalitico, in
Europa, invece, esiste ancora una zona di diffidenza.
Il
paradosso sta nel fatto che proprio il vecchio continente che guarda
con sospetto all’intersoggetività in psicoanalisi, lo steso vecchio
continenete è stato la fucina filosofica dell’intersoggettività, ha
inventato in filosofia l’intersoggettività: attraverso Heidegger,
Gadamer, Buber…, le filosofie della persona e del dialogo, hanno
gettato le basi per la prospettiva umana intersoggettiva. Il
testimonio è stato raccolto dalla psicoanalisi Americana e
integrato, operando un enorme balzo in avanti. E’ stato , invece,
lasciato in un angolo, persino scisso, dalla psicoanalisi europea,
che vi ha letto un’annacquamento dello spirito originario votato
all’interiorità. L’Europa ha così evitato un confronto fecondo, che
offrirebbe una maggiore capacità di comprendere, interagire ed
incidere sulla società attuale, in cui è immersa; assumendo come
propria, l’integrazione operata da Mitchell, negli anni 80, tra
intrapsichico e intersoggettivo, tra il “dentro” ed il “tra” che
percorre tutta la nostra vita di uomini.
Dott. Mario
Perini “Perché la
psicoanalisi dovrebbe occuparsi di organizzazioni?”
La vita mentale può essere
rappresentata come un sistema che soggiace a due diversi tipi di
logica: psiche/soma, natura/cultura, conscio/inconscio, sé/oggetto,
emozione/razionalità, realtà/fantasia sono solo alcune delle forme
in cui trova espressione questa bi-logica, che potremmo anche
considerare come la matrice fondativa della diversità, della
complessità e del conflitto.
Il lavoro analitico è consapevole
dell’esistenza di questa logica binaria, ma di fatto tende a
semplificarla lavorando su uno solo dei due versanti, che per
brevità chiamerei il versante “interno”, e trascurando quello
esterno – la realtà ambientale, la storia fattuale, il contenuto
manifesto, la mente conscia e razionale, la vita di relazione – se
non nella misura in cui possa essere internalizzato o “trascritto”
in termini di fantasia.
Le organizzazioni sociali, luoghi
che sono radicalmente “ectopici” rispetto alla stanza dell’analisi,
ma dove hanno luogo attività umane di grande rilievo emozionale come
il lavoro ed anche molte relazioni affettive, sono – o dovrebbero
essere – un oggetto “naturale” dell’indagine psicoanalitica.
La vita delle società è costellata
di situazioni in cui le cose non vanno come dovrebbero e come più o
meno ragionevolmente era stato previsto. Molti errori e insuccessi
potrebbero essere scongiurati se solo si accettasse di cercare di
capire che cosa accade sotto la superficie. Dunque appare evidente,
almeno in linea di principio, che le organizzazioni possono trarre
vantaggio da un intervento che le aiuti a diventare consapevoli
delle loro “zone d’ombra”.
Ma come avvicinare un’organizzazione
per offrirle questo aiuto? L’illustrazione di alcuni “casi
istituzionali” permetterà di approfondire il tema della domanda e di
avanzare qualche ipotesi di risposta.
Prof.Fausto Petrella: I disagi della
psicoanalisi nella postmodernità.Contributi clinici
Prendendo spunto dalle conclusioni della
relazione tenuta al Convegno, ci si propone di prendere in esame il
complesso tema della persona e della “personazione”, come processo e
percorso in cui i terapeuti affrontano il doppio compito di condurre
un “buon trattamento adeguato ed efficace”, capace di sviluppare
un’idea e un sentimento del Sé libero e autentico. Saranno
presentati dei casi clinici e discussi i vari aspetti di cambiamento
teorico e di utilizzazione del materiale clinico.
Dottor Giovanni Foresti :”Elogio delle
superfici psichiche. Il dialogo analitico come interfaccia
trasformativi”
La relazione presenterà, amplierà e
commenterà un lavoro che si trova già pubblicato in un libro uscito
quest’anno: Sognare l’analisi. Sviluppi clinici del
pensiero di Wilfred R. Bion. Con
questo volume (Ferro et al., Boringhieri, 2007), si offre al lettore
un’ampia panoramica sulle più recenti applicazioni cliniche degli
strumenti elaborati dalla psicoanalisi di matrice bioniana.
L’attenzione si concentra sulle dinamiche del campo relazionale in
cui è immersa la diade terapeura-paziente. Vengono introdotti nuovi
concetti, utili a espandere la comprensione del processo
terapeutico: i “contenuti killer”, che possono danneggiare le
capacità cognitive e trasformative della coppia analitica, la
nozione di “sostenibilità” del trattamento, che considera il limite
dello sviluppo psichico del lavoro clinico, e le “superfici
psichiche”, come aree di interfaccia inter-soggettive e
intra-soggettive.
Prof Gherardo Amadei "Emozioni nella stanza di analisi: la
clinica"
Nella ricerca psicoanalitica contemporanea è in atto una
consistente convergenza di trdizioni di ricerca e clinica, anche
molto differenti, nel considerare primario il ruolo giocato dal
sistema delle emozioni come guida del sentire e dell'agire rispetto
ai sistemi motivazionali tradizionalmente considerati. Se alla base
del buon funzionamento psichico si pone un armonioso collegamentotra
il sentire, il desiderare e l'agire alla base dei disagi psichici si
può ritenere vi sia la difficoltà a stabilire tale collegamento, a
causa della non-competenza circa quel che si sente, quel che si
desidera. La genesi dei disagi non sarebbe tanto costituita da un
desiderio rimosso ma da un desiderio smarrito come conseguenza di
una incompetenza emotiva.
La possibilità e necessità di considerare il modello psicoanalitico
orientato dall'infant research apre il campo ad una
relazione terapeutica aperta al riconoscimento delle emozioni, in
cui spazio e tempo acquisiscono nuove dimensioni e costituiscono
passaggi chiave nella cura. Saranno presentati casi
clinici affrontati secondo il punto di vista della Psicoanalisi ad
orientamento interpersonale- esperienziale.
I seminari di aggiornamento si svolgeranno il
sabato mattina presso il Centro culturale “G. Marani” Ospedale
Civile Maggiore Borgo Trento P.le A. Stefani,1 Verona e avranno la
durata di cinque ore, dalle 8.30 alle 10.30 (intervallo 10
minuti) dalle 10.40 alle 13.40.
Il numero di partecipanti è limitato (max
50). La verifica dell’apprendimento e l’indice di gradimento
saranno effettuati con questionario il 29 -11 - 2008 dalle 13.40
alle14.40.
L’associazione si riserva degli incontri
preliminari di preparazione del materiale clinico, in modo che i
seminari possano risultare più efficaci, soprattutto sul piano dello
scambio fra colleghi. Il materiale consegnato ai partecipanti è
costituito da una bibliografia sui temi presentati.
Costo complessivo del seminario: 250 euro.
Per specializzandi (Psicologi e medici) la metà.
|
Roma,
4-11.04.2008 "PSICOFARMACI
E PSICOTERAPIA: UN APPROCCIO INTEGRATO"; Sede:
ISTITUTO ROMANO DI PSICOTERAPIA
PSICODINAMICA INTEGRATA - C.SO VITTORIO EMANUELE II 305 - ROMA; Info:
segreteria@smorrl.it
Fees= euro 120,00
SCUOLA MEDICA OSPEDALIERA
EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA
PSICOFARMACI E PSICOTERAPIA: UN APPROCCIO INTEGRATO
ANNO 2008
Il Corso di
formazione, rivolto a 10 medici e 15 psicologi, si svolgerà in due
incontri dal 7 al 14 marzo 2008, presso l’Istituto Romano di
Psicoterapia Psicodinamica Integrata - Corso Vittorio Emanuele II
305, 00186 Roma.
Si tratta dell’esposizione,
dedicata a psicologi clinici e medici, di un metodo nuovo per
integrare le conoscenze psicodinamiche e quelle neuroscientifiche,
allo scopo di ottenere un effetto potenziato nell’intervento sui
disturbi mentali. Vuole essere un modo attuale di intendere la
Psicoterapia, ovvero un metodo di lavoro che richiede la
collaborazione del paziente e pone al centro dell’intervento la
relazione terapeutica. L’integrazione di aspetti biologici e
psicologici offre l’opportunità di completamento delle conoscenze
alle due categorie professionali interessate: medici e psicologi. Il
corso agile, composto di due lezioni di 5 ore ciascuna, vuole
sensibilizzare i partecipanti e offrire loro un’impostazione di base
per esercitare la prassi di psicoterapia e applicarla nei diversi
campi di intervento clinico, sia in ambiente pubblico, sia in
ambiente privato.
PROGRAMMA DEL CORSO
07 marzo 2008
GENERALITA’ SUGLI PSICOFARMACI
09.00 – 10.00
Fondamenti di Neurofisiologia
Dott. G. Lago
- Dott.ssa M. P. Zerella
10.00 - 11.00
Classificazione degli psicofarmaci
Dott. G. Lago
- Dott.ssa M. P. Zerella
11.00 - 12.00
Generalità e applicazioni cliniche degli antipsicotici
Dott. G. Lago
- Dott.ssa M. P. Zerella
12.00 - 14.00
Generalità e applicazioni cliniche degli antidepressivi
e degli ansiolitici
Dott. S.
Martellotti
14 marzo
2008
APPROCCIO INTEGRATO DELLA PSICOTERAPIA CON GLI
PSICOFARMACI
09.00 – 10.00
Il concetto di integrazione in psicoterapia
Dott. S.
Martellotti
10.00 –
11.00 Lo psicologo clinico e l’applicazione degli
psicofarmaci
Dott. G. Lago – Dott. S.
Martellotti
11.00 –
12.00 Lo psicoterapeuta e l’orientamento diagnostico in
psicoterapia integrata
Dott. G. Lago
– Dott. S. Martellotti
12.00 –
13.30 Casi clinici di psicoterapia integrata con
l’applicazione degli psicofarmaci
Dott. G. Lago –
Dott. S. Martelletti
13.30 –
14.00 Esame finale
|
Milano, 29.03-20.04.2008 "METAFORE
CHE CURANO"; Info:JESSICA@VERTICI.BIZ
Fees= euro 600,00
PRESENTAZIONE
La metafora (dal greco meta “oltre” e phéro
“porto”) rappresenta un elemento essenziale e insostituibile della
comunicazione umana sin da tempo immemorabile. La metafora è una
figura retorica che scaturisce dalla sovrapposizione di due termini
che appartengono a campi semantici diversi: opera uno spostamento di
senso tramite la sostituzione di una parola con un’altra il cui
significato è in rapporto di somiglianza e possiede una grande forza
concettuale perché produce una lettura diversa della realtà, invita
a creare un criterio interpretativo innovativo.
L’uso di metafore nel lavoro clinico e nella formazione avviene
frequentemente in forma di racconti, storie, aneddotti o fiabe a
seconda dell’età e delle caratteristiche degli ascoltatori: crea
empatia e sintonia, favorisce l’alleanza terapeutica, stimola il
canale emotivo-affettivo permettendo l’espressione di sensazioni ed
emozioni altrimenti difficilmente verbalizzabili dal cliente.
La metafora terapeutica è
efficace quando recupera la struttura profonda del problema del
cliente e gli offre una nuova prospettiva ridefinendo il problema
stesso, facendo individuare un nuovo atteggiamento emotivo e
diversi modi di interpretare il mondo che lo circonda.
Fare delle metafore uno
strumento terapeutico richiede lo sviluppo di un’abilità che va
acquisita stimolando la propria creatività personale, la capacità di
sintonizzarsi sul mondo emotivo del cliente, un linguaggio adeguato
e l’uso consapevole degli aspetti paraverbali del parlato.
Particolare attenzione verrà dedicata
all’analisi della comunicazione emotiva nei gruppi, nella coppia e
nel rapporto genitori/figli, come base per la costruzione di
metafore efficaci.
OBIETTIVI
il corso si propone di fornire ai partecipanti gli strumenti
operativi per individuare, costruire e leggere metafore efficaci nel
proprio ambito professionale
PROGRAMMA
Primo giorno
09.00 –11.00 La
metafora un modo di comunicare da sempre utilizzato
11.10 -13.00
Tipi di metafora e loro strutturazione
14:00 - 16:00
Procedure per la costruzione di metafore efficaci: esercitazione
in sottogruppi
16:10 – 18:00
Esemplificazione dell’uso di metafore nella costruzione di fiabe
e racconti terapeutici
secondo giorno
09:00 - 11:00
L’esperienza emotiva e le sue componenti; l’
“induction phase” nel setting terapeutico e in
contesti non
clinici
11:10 – 13:00
Laboratorio per l’analisi delle emozioni indotte
14:00 - 16:00
L’uso delle metafore nel counseling e nella formazione
16:10 - 18:00
Laboratorio per la costruzione di un racconto metaforico da parte
dei corsisti
terzo giorno
09:00 - 11:00
-La
comunicazione emotiva nei gruppi, nella coppia e nel rapporto
genitori /figli
11:10 – 13:00 I
rapporti primari come risorsa nel lavoro clinico e nella prevenzione
14:00 - 16:00
L’uso di metafore nel lavoro clinico individuale, con
la coppia e con la famiglia
16:10 - 18:00
Il potere di ristrutturazione delle metafore: esercitazione a
coppie
quarto giorno
09:00 - 11:00
L’uso di modelli linguistici del “Milton Model” nella
costruzione di racconti terapeutici
11:10 – 13:00
Promuovere il cambiamento e
l’accesso alle risorse interne: esercitazione in sottogruppi
14:00 - 16:00 Laboratorio
in sottogruppi: elaborazione di racconti terapeutici
16:10 - 18:00
Lettura e analisi in intergruppo degli elaborati dei sottogruppi
18:00 - 18:30 Verifica e valutazione dell’apprendimento
DOCENTI
Marco Fiorini
psicologo psicoterapeuta, libero professionista, esperto accreditato
in Psicologia del benessere, Psicologia clinica, Intervento
psicologico di mediazione in ambito familiare/culturale presso
l’Ordine degli Psicologi della Lombardia, ha maturato un’esperienza
ventennale in campo formativo, preventivo e nel trattamento di
problemi intergenerazionali e di coppia; affianca alla propria
formazione psicoterapeutica in campo psicodinamico anche una
formazione, nonché una decennale esperienza professionale, in campo
artistico che ha integrato all’interno della propria professionalità
psicologica negli ambiti della prevenzione, della riabilitazione e
della formazione; membro della Society for the Exploration of
Psychoterapy Integration, lavora con la moglie Laura Stellatelli
presso il Centro di Psicanalisi per la Famiglia e la Coppia “Eudìa”
di Milano, del quale sono entrambi fondatori e responsabili.
Laura Stellatelli
psicologa psicoterapeuta, esperto accreditato in Psicologia del
benessere, Psicologia clinica, Intervento psicologico di mediazione
in ambito familiare/culturale, Psicologia della salute presso
l’Ordine degli Psicologi della Lombardia, esercita la libera
professione in ambito clinico e formativo da oltre vent’anni;
accanto all’originaria formazione e professionalità in campo
psicoanalitico e psicodinamico ha maturato competenze afferenti
anche ad altre metodologie; dal 1988 al 1998 ha collaborato con
l’Istituto di Psicologia della Facoltà di Medicina dell’Università
di Milano per attività di ricerca, psicoterapia e formazione;
psicologa responsabile della formazione presso l’Associazione Paolo
Pini di Milano dal 1992 al 1998; membro della Società Italiana di
Psicologia della Salute e della Society for the Exploration of
Psychoterapy Integration; lavora con il marito Marco Fiorini (con il
quale ha maturato un’esperienza ventennale nel trattamento in coppia
di coppie e famiglie) presso il Centro di Psicanalisi per la
Famiglia e la Coppia “Eudìa” di Milano, del quale sono entrambi
fondatori e responsabili.
RESPONSABILE
DELL’EVENTO
Rolando Ciofi,
Psicologo, Presidente del CdA di Vertici s.r.l., Segretario Generale
del Mo.P.I. –Movimento Psicologi Indipendenti, esperto di Psicologia
Giuridica.
|
Napoli,
19.04-8.11.2008
CORSO DI AGGIORNAMENTO:
"NEUROSCIENZE E CLINICA DEL CAMBIAMENTO"; Sede:
"VILLA SPINELLI" - CENTRO ESTER -
VIA G. VELA 91 - 80147 NAPOLI - TEL. 0815653211 Info:
minieriago@iol.it
Fees= euro 250,00
19
APRILE 2008
I
MODULO
psicobiologia delle funzioni adattive
I SESSIONE
09.00-11.00
Tommaso Pizzorusso
(pisa)
11.00-13.00
Angela Setaro
(ancona)
II SESSIONE
14.00-17.00
PRESENTAZIONE DI CASI CLINICI E DISCUSSIONE COLLEGIALE
10
MAGGIO 2008
II
MODULO
plasticità
del sistema mirror
I SESSIONE
09.00-11.00
Leonardo Fogassi
(parma)
11.00-13.00
Mariella Pazzaglia
(roma)
II SESSIONE
14.00-17.00
PRESENTAZIONE DI CASI CLINICI E DISCUSSIONE COLLEGIALE
24
MAGGIO 2008
III
MODULO
il
linguaggio in azione
I SESSIONE
08.30-10.30
Luciano Fadiga
(ferrara)
10.30-12.30
Virginia Volterra
13.30-15.30
Olga Capirci
(roma)
II SESSIONE
15.30-17.30
PRESENTAZIONE DI CASI CLINICI E DISCUSSIONE COLLEGIALE
7
GIUGNO 2008
IV
MODULO
intersoggettività,
esperienza e cambiamento
I SESSIONE
08.30-10.30
Manuela Lavelli
(verona)
10.30-12.00
Anna M. De Matteo
(napoli)
13.00-14.30
Maria D’Antuono
(napoli)
14.30-16.00
Sabrina Cassese
(napoli)
II SESSIONE
16.00-18.00
PRESENTAZIONE DI CASI CLINICI E DISCUSSIONE COLLEGIALE
4
OTTOBRE 2008
V
MODULO
l’autismo:
il sé e l’altro
I SESSIONE
09.00-11.00
Giuseppe Cossu
(parma)
11.00-13.00
Roberto Militerni
(napoli)
II SESSIONE
14.00-17.00
PRESENTAZIONE DI CASI CLINICI E DISCUSSIONE COLLEGIALE
NOVEMBRE 2008
VI
MODULO
ripensare la riabilitazione
I SESSIONE
08.30-10.30
Maria Vittoria Rinaldi
(padova)
10.30-12.30
Lucio Antonio Rinaldi
(firenze)
14.00-16.00
Francesco Scivittaro
(napoli)
II SESSIONE
16.00-18.00
PRESENTAZIONE DI CASI CLINICI E DISCUSSIONE COLLEGIALE
|
Bari, 4.03-11.06.2008 "LE
DISTORSIONI COMUNICATIVE NELLA RELAZIONE PSICOLOGICA D'AIUTO.
APPROFONDIMENTO ANALITICO DI GRUPPO"; Sede:
LABORATORIO DI
GRUPPOANALISI ED EPISTEMOLOGIA UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI BARI -
PALAZZO ATENEO; Info:
g.demita@bioetica.uniba.it
Fees= euro 380,00
CORSO di
AGGIORNAMENTO
LE
DISTORSIONI COMUNICATIVE NELLA RELAZIONE PSICOLOGICA DI AIUTO.
APPROFONDIMENTO ANALITICO DI GRUPPO
marzo – giugno 2008
PROGRAMMA
04.03. 2008
Fenomenologia dei livelli di relazione comunicativa professionale.
Le innovazioni di Sigmund Foulkes e della Group Analytic Society of
London
Proff. Maria Giordano –-Gabriella De Mita
11.03.08
Il
processo di mirroring nella relazione comunicativa con il paziente e
il suo entourage.
Dott. Malcolm Pines - Proff. Maria Giordano –
Gabriella De Mita, Alberto Patella
12.03.08
La relazione comunicativa nel gruppo di formazione
Dott. Marisa Dillon-Weston - Proff. Maria
Giordano – Gabriella De Mita
25.03.08
Laboratorio esperienziale. Comunicazione finalizzata al
cambiamento
Proff. Maria Giordano – Gabriella De Mita
2.04.08
Laboratorio esperienziale. Il silenziamento della comunicazione.
Ostacolo e risorsa
Proff. Maria Giordano – Gabriella De Mita
8.04.08
La relazione comunicativa in gruppo. Casistica
Prof. Alberto Patella
9.04.08
Revisione gruppoanalitica della Casistica
Prof. Alberto Patella
13.05.08
Laboratorio esperienziale. Sovradeterminazione del linguaggio
specialistico
Proff. Maria Giordano – Gabriella De Mita
3.06.08
Laboratorio esperienziale. Effetti della relazione comunicativa
con le Istituzioni
Proff. Giovanni Guerra -Maria Giordano –
Gabriella De Mita
10.06.08
Il ruolo della formazione e della ricerca nel migliorare in
efficacia la relazione comunicativa
Proff. Maria Giordano – Gabriella De Mita
A conclusione di ogni incontro sarà
somministrata la Griglia di Verifica predisposta
A cura di Gabriella De Mita
|
Bari,
11-12.03.2008
AGGIORNAMENTI IN
PSICOTERAPIA E PSICOLOGIA CLINICA. CONFRONTO CON MALCOLM PINES SU
APPRENDIMENTO DI MIRRORING; Sede:
AULA MAGNA DELL'UNIVERSITÀ DEGLI
STUDI DI BARI - PALAZZO ATENEO Info:
g.demita@bioetica.uniba.it
Fees= euro 80,00Simposio
PROGRAMMA
11 marzo 2008
Ore 13,30-14.00
Registrazione dei partecipanti
Prima Sessione
Ore 14,00-17,30
Malcolm Pines
Introduzione all’Apprendimento di Mirroring.
La nuova risorsa dell’intervento psicoterapeutico e psicologico
Alberto Patella
La dinamica di Mirroring alla base delle
innovazioni metodologiche della Psicoterapia e Psicologia clinica
Malcolm Pines
Mirroring. A partire dalla scoperta foulkesiana
Seconda Sessione
Ore 18,00-20.00
Gabriella De Mita
Come rendere il Mirroring oggetto di comunicazione scientifica e
professionale
Maria Giordano
Ragionamento, Specularità e Giudizio operativo dello psicologo
professionista e ricercatore
Ore 20,00-21,00
Somministrazione della Griglia di Verifica
a cura di G. De Mita
12 marzo 2008
Dibattito con l’esperto
Ore 9,00-11,30
Analisi
della casistica con Malcolm Pines
Tavola Rotonda
Ore: 12,00-13,30
Interventi di Malcolm Pines, Alberto Patella,
Gabriella De Mita, Giovanni Guerra, Maria Giordano, Marisa
Dillon-Weston
Come il Mirroring modifica il modo di procedere in Psicoterapia
e in Psicologia clinica
Ore 13,30-14,00
Somministrazione della Griglia di Verifica
A cura di G. De Mita
CURRICULA
Dott.
Malcolm Pines: Gruppoanalista e psicoanalista, membro fondatore
dell’Institute Group Analysis e Past President dell’International
Association of Group Psychotherapy. Editore dell’International
Library of Group Analysis. Autore di numerosi saggi.
Tra quelli tradotti in
italiano, “Bion e la psicoterapia di
gruppo” in Prospettive della ricerca psicoanalitica, n. 4,
Borla, Roma 1988; Il cerchio di fuoco, Cortina, Milano 1998;
Riflessioni circolari, Borla, Roma 2000.
Prof.
Alberto Patella: Psicologo e Psicoterapeuta - Albo Nazionale
Regione Puglia. Professore Associato di Psicologia Clinica - Facoltà
di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bari. Full Member della
Group Analytic Society (London). Presidente dell’Istituto
Gruppoanalitico Italiano (IGI – Onlus Bari). Autore di numerosi
volumi e saggi. Tra le pubblicazioni più recenti La formazione
del medico alla relazione psicologica. Large, Median and Small Group
Foulkes 1991-2000, Adriatica, Bari 2000; “Gruppoanalisi del
processo percettivo di Disapprendimento-Unlearning” in AA.VV.,
Antipigmalione, FrancoAngeli, Milano 2003; “Gruppoanalisi e
interazione formativa”. Saggio introduttivo in M.L.J. Abercrombie,
Anatomia del giudizio operativo, FrancoAngeli, Milano 2004;
Caso R. Mentegruppo nello status analitico nascente del contesto
clinico, FrancoAngeli, Milano 2005; Burnout. Gli schemata
nei professionisti d’aiuto, Progedit, Bari 2005; “Analisi delle
dinamiche del Seminario Gruppoanalitico Nazionale” e “Il Laboratorio
della Psicoterapia gruppoanalitica formativa” in AA.VV., Burnout.
Seminario Gruppoanalitico Nazionale,
FrancoAngeli, Milano 2006; On suffering change, in
“Group-Analytic Context”, SAGE Pubblications for The Group-Analytic
Society, London, June 2007.
Per
ulteriori informazioni consultare il sito:
www.albertopatella.it
Prof. Gabriella de Mita: Ricercatore di Filosofia
teoretica e docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione
dell’Università di Bari. Afferente al Centro interdipartimentale di
Ricerca “Laboratorio di Gruppoanalisi ed Epistemologia” (C.I.R.La.G.E.)
dell’Università di Bari. Fa parte dell’Unità di Epistemologia nella
Ricerca Nazionale su ‘Le conoscenze basiche del burnout’ (PRIN-COFIN
2003-2006). Coordinatore del Corso di Perfezionamento in
“Gruppoanalisi e fenomenologia delle dinamiche interpersonali”
dell’Università di Bari. È autrice di numerosi saggi in volumi
collettanei e monografie. Tra cui “Teoretica e Fenomenologia delle
emozioni” in AA.VV., La Filosofia e le emozioni, Le Monnier,
Firenze 2003; “Intervento preordinato sul ruolo della relazionalità
comunicativa nel burnout”, in AA.VV., Burnout. Seminario
Gruppoanalitico Nazionale, FrancoAngeli, Milano 2006. Ha
recentemente pubblicato per l’editrice Milella il volume
Fenomenologia della relazione comunicativa, Lecce 2007.
Prof.
Maria Giordano: Psicologo e Psicoterapeuta - Albo Nazionale
Regione Puglia. Professore Ordinario di Teoretica e Teoria del
Ragionamento presso la Facoltà di Scienze della Formazione
dell’Università di Bari. Full Member della Group Analytic Society (London).
Direttore del Centro Interdipartimentale di Ricerca “Laboratorio di
Gruppoanalisi ed Epistemologia” Università di Bari. Coordinatore
della ricerca Nazionale PRIN-COFIN 2003-2006. Autore di numerosi
volumi e saggi tra i quali, Einfühlung e processo implicativo,
Laterza, Bari 2000; “Contagio empatico. Coinvolgimento individuale e
risonanza gruppale” in AA.VV. (a cura di M. Giordano),
Antipigmalione, FrancoAngeli, Milano 2003; Ripensare il
processo empatico. Dal contagio empatico al processo di burnout,
FrancoAngeli, Milano 2004; “Nota del traduttore. Traduzione come
decodifica epistemologica dell’inerenza concettuale”,
in M.L.J. Abercrombie, Anatomia del giudizio operativo,
FrancoAngeli, Milano 2004 “Epistemologia della convergenza empatica”
in AA.VV. (a cura di M. Giordano), Burnout. Seminario
Gruppoanalitico Nazionale, FrancoAngeli, Milano 2006.
Per ulteriori informazioni, consultare il sito:
www.cirlage.uniba.it
Prof.
Giovanni Guerra: Professore Associato di Psicologia presso la
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze.
Psicoterapeuta didatta dell’analisi istituzionale (ARIP – Parigi).
Direttore della Scuola di Psicologia Clinica presso la Facoltà di
Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze. Si occupa della
formazione nelle Istituzioni. Autore di numerosi volumi e saggi, tra
i quali Psicosociologia dell’ospedale, Nuova Italia
Scientifica, Roma 1992; Mente e scienze della vita, Carocci
2002; “Formazione e istituzione” in AA.VV., Antipigmalione,
FrancoAngeli, Milano 2003; “Meccanismi difensivi istituzionali” in
AA.VV., Burnout. Seminario Gruppoanalitico Nazionale,
FrancoAngeli, Milano 2006.
Marisa Dillon-Weston:
Psicoterapeuta e Gruppoanalista, Full
Member dell’International Association of Group Psychotherapy
(IGA) e dell’United Kingdom Council for Psychotherapy
(UKCP). Tra i saggi tradotti in italiano,
“Stranieri e «stranierità» nel gruppo”, in AA.VV., Nel nome del
gruppo. Gruppoanalisi e società, FrancoAngeli, Milano 1994.
|
Bari, 11.04-12.09.2008 "QUADRI
PSICOPATOLOGICI E SUPERVISIONE"; Sede:
ISTITUTO SACRO COSTATO -
CORSO A. DE GASPERI N. 389 - BARI; Info:
studiopg1@tin.it
Fees= euro 150,00
“quadri
psicopatologici e supervisione di casi clinici”
ISTITUTO
SACRO COSTATO – CORSO ALCIDE DE GASPERI N. 389 – BARI
I GIORNATA – venerdi’ 11
APRILE 2008
8,15-8,30 |
Registrazione
partecipanti |
8,30-9,45 |
Presentazione di caso
clinico:“Il paziente borderline” Relatore: Andreas
Giannakoulas
|
9,45-11,00 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente isterico” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
11,00-11,30 |
Intervallo
|
11,30-12,45 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente fobico ossessivo” Relatore:
Andreas Giannakoulas |
12,45-13,30 |
Discussione e
confronto “La psicopatologia borderline, isterica e
fobico-ossessiva: modalità terapeutiche” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
13,30-14,30 |
Intervallo
|
14,30-15,45 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente anoressico” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
15,45-17,15 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente perverso” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
17,15-18,00 |
Discussione e
confronto “La psicopatologia dell’anoressia e perversione:
modalità terapeutiche” Relatore: Andreas Giannakoulas |
18,00-18,30 |
Verifica con
esame orale |
“quadri
psicopatologici e supervisione di casi clinici”
ISTITUTO
SACRO COSTATO – CORSO ALCIDE DE GASPERI N. 389 – BARI
II GIORNATA – venerdi’ 20
GIUGNO 2008
8,15-8,30 |
Registrazione
partecipanti |
8,30-9,45 |
Presentazione di caso
clinico:“Il paziente borderline” Relatore: Andreas
Giannakoulas
|
9,45-11,00 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente isterico” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
11,00-11,30 |
Intervallo
|
11,30-12,45 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente fobico ossessivo” Relatore:
Andreas Giannakoulas |
12,45-13,30 |
Discussione e
confronto “La psicopatologia borderline, isterica e
fobico-ossessiva: modalità terapeutiche” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
13,30-14,30 |
Intervallo
|
14,30-15,45 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente anoressico” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
15,45-17,15 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente perverso” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
17,15-18,00 |
Discussione e
confronto “La psicopatologia dell’anoressia e perversione:
modalità terapeutiche” Relatore: Andreas Giannakoulas |
18,00-18,30 |
Verifica con
esame orale |
“quadri
psicopatologici e supervisione di casi clinici”
ISTITUTO
SACRO COSTATO – CORSO ALCIDE DE GASPERI N. 389 – BARI
III GIORNATA – venerdi’ 12
SETTEMBRE 2008
8,15-8,30 |
Registrazione
partecipanti |
8,30-9,45 |
Presentazione di caso
clinico:“Il paziente borderline” Relatore: Andreas
Giannakoulas
|
9,45-11,00 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente isterico” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
11,00-11,30 |
Intervallo
|
11,30-12,45 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente fobico ossessivo” Relatore:
Andreas Giannakoulas |
12,45-13,30 |
Discussione e
confronto “La psicopatologia borderline, isterica e
fobico-ossessiva: modalità terapeutiche” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
13,30-14,30 |
Intervallo
|
14,30-15,45 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente anoressico” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
15,45-17,15 |
Presentazione
di caso clinico: “Il Paziente perverso” Relatore: Andreas
Giannakoulas |
17,15-18,00 |
Discussione e
confronto “La psicopatologia dell’anoressia e perversione:
modalità terapeutiche” Relatore: Andreas Giannakoulas |
18,00-18,30 |
Verifica con
esame orale |
|
Roma,
12.01-29.03.2008 "IL
CORPO, LA RELAZIONE, L'ESPERIENZA DI SÈ IN GRUPPO"; Info:
giampieroercolani@libero.it Fees= 450,00
|
Milano, 26.02-6.05.2008 "PSICOANALISI
TRA TEORIA E CLINICA"; Sede:MILANO
VIA BRONZETTI, 20
Info:
psibasegr@fastwebnet.it
Fees= euro 180,00
“PSICOANALISI TRA TEORIA E CLINICA”
Seminario del 26 febbraio 2008
“Primavera nell’Artico. Potenzialità
di vita racchiuse nelle capsule autistiche dell’adulto”
dott.ssa
Laura Tremelloni
Abstract
Il
titolo di questa relazione ci porta con l’immaginazione alle lontane
terre artiche dove gli abitanti vivono in condizioni climatiche e
ambientali difficili e disagevoli. Allo stesso modo certi pazienti
sembrano vivere in un clima emotivo interiore caratterizzato da
isolamento, freddezza e un’apparente incapacità intellettuale. Il
congelamento del proprio mondo emozionale si riflette anche nel
rapporto transferale, opponendosi così all’instaurarsi
dell’indispensabile alleanza terapeutica.
L’ipotesi sostenuta dall’autrice nasce dal confronto di terapie
condotte nel campo dell’autismo infantile con quelle di pazienti
adulti sia nevrotici, che psicotici o borderline o con
sintomatologia psicosomatica. In tali casi si sono evidenziate,
accanto a parti più evolute della personalità, capsule autistiche
che mantenendo al loro interno esperienze di una fase primitiva
della vita, pre-simbolica, sarebbero responsabili sia dei disturbi
di devitalizzazione che dell’inibizione intellettiva.
Seminario del l’11 marzo 2008
"La
questione relazionale: tra intrapsichico e intersoggettivo. Storia,
teoria e tecnica”
dott.
Sandro Panizza
Abstract
Nella relazione che terrò, cercherò di sottolineare tre momenti
dell"questione relazionale":
la storia: A partire dalle molte anime di Freud, dal
conflitto con Ferenczi prendo in esame gli sviluppi della
psicoanalisi relazionale, a partire dalle origini, passando per gli
sviluppi inglesi, per approdare alla sintesi che si sta operando in
America nell'indirizzo della matrice relazionale (Mitchell. Bromberg,
Aron; Benjamin, Infant resarch, ecc)
La "metapsicologia": cercando di rispondere alle varie
critiche "classiche" che contestano la mancanza di "regole
metapsicologiche", prendo in esame come la prospettiva relazionale
si confronti con la metapsicologia e introduca varianti e
teorizzazioni e agomenti
originali: soggettività, intersoggettività, narcisismo, inconscio,
oggetti interni, dissociazione..ecc.
La Tecnica: anche la teoria della tecnica ne risulta
cambiata. c'è un modo originale di rivisitare i concetti classici:
transfert, alleanza di lavoro, terzo analitico, preverbale (con un
occhio puntato sull'infant research) ecc.
Verranno portate, a
titolo esemplificativo, alcune vignette cliniche.
Seminario del l’1 aprile 2008
"Inerzia↔cambiamento: teoria e terapia”
dott.ssa Elena Di Bella
Abstract
Il concetto di
inerzia può venire utilizzato come un motore di ricerca nel mondo
psichico, sia nel campo della psicologia individuale che gruppale.
Tra i molti percorsi possibili, ho individuato quello freudiano, che
teorizza sia un concetto che un principio di inerzia,
che, attraverso molte vicissitudini speculative, porterà fino alla
pulsione di morte.
L’inerzia ci
introdurrà nella concettualizzazione freudiana dell’inconscio, del
sogno e poi negli sviluppi successivi del pensiero psicoanalitico,
sia teorici che clinici. Un posto particolare sarà dato ad aspetti
clinici, dal silenzio in analisi all’osservazione del neonato. Per
illustrare lo sviluppo del mio pensiero mi avvarrò di esempi tratti
sia dall’osservazione quotidiana, che clinica e utilizzerò testi
letterari (Leopardi) e filmati (Kitchen stories), che mettono il
rilievo la “necessità” dell’inerzia per cogliere i movimenti
affettivi.
Infine, un breve
excursus nella psicologia collettiva, sui concetti di inerzia e
solidarietà, e sulle zone grigie, anche attraverso testi letterari
(Levi, Yehoshua)
Seminario del 15 aprile 2008
“Omosessualità e identità onnipotente”
dott.ssa
Manuela Lescovelli
Abstract
L’acquisizione di
una salda identità, compresa l’identità di genere, è un processo che
dura tutta la vita e si costituisce essenzialmente attraverso le
vicende dei rapporti interpersonali, a partire da quello con le
figure primarie.
In
alcuni casi di omosessualità agita, la scelta dell’oggetto d’amore
non è tanto lipidica quanto un disperato tentativo di separazione –
individuazione da un oggetto primario fusionale.
In tal
caso la scelta dell’identità di genere è quella più oppositiva e
trasgressiva nei confronti dell’ambiente familiare ma che permette
di sperimentare un forte senso di appartenenza ad un gruppo sociale
colto e coeso.
L’omosessualità diventa allora elemento fondante di una identità che
conserva tuttavia tratti onnipotenti pre-edipici che permettono di
non rinunciare ad uno dei due generi, perdita vissuta come una
ferita narcisistica intollerabile.
In tali
casi sembra permanere nel tempo la “fase pre-edipica iperinclusiva”
descritta da Irene Fast, che normalmente coincide con la fase di
riavvicinamento della Mahler.
Si
espongono alcuni casi clinici.
Seminario del 6 maggio 2008
“Psicoterapia di gruppo di bambini: esperienze e riflessioni”
dott.ssa
Velia Bianchi Ranci
Abstract:
Anni di esperienze nel campo della terapia di
gruppo hanno portato diversi autori a sperimentare le potenzialità
del gruppo in età evolutiva e ad utilizzarlo come strumento
terapeutico in diversi contesti e con diversi dispositivi.
L’autrice cercherà di evidenziare attraverso
illustrazioni tratte dall’ esperienza propria e dal confronto con i
colleghi le linee guida di questo approccio terapeutico, le
principali problematiche derivanti dalle caratteristiche delle
diverse fasi evolutive, e la specificità della relazione
terapeuta-gruppo legata alla differenza generazionale.
|
Milano, 7.03.2008
"L'ESORDIO
PSICOTICO: APPROCCI CLINICI A CONFRONTO"; Sede:
NUOVO SPAZIO
GUICCIARDINI, VIA MACEDONIO MELLONI, 3 - MILANO; Info:
NADIATAG@YAHOO.IT
fcampostrini@fastwebnet.it ; Fees= euro 120,00
Evento: L’esordio psicotico: approcci clinici a Confronto
Milano, Nuovo Spazio Guicciardini Via Macedonio Melloni, 3
7 marzo 2007
CURRICULUM VITAE RELATORI
Marcel Sassolas
Marcel Sassolas
Psychiatre et psychanalyste
A impulsé la création de
communautés thérapeutiques pour patients psychotiques, d’un centre
de crise, et de diverses formes de prise en charge en dehors des
hopitaux psychiatriques, dans le cadre de l’association « Santé
mentale et communautés » dont il a été le médecin responsable
pendant trente ans. Son activité soignante auprès des patients
psychotiques est largement évoquée dans son ouvrage : « La psychose
à rebrousse poil » ERES 1997. (traduction italienne : « Terapia
delle psichosi » Borla - 2001)
Anime en qualité de
responsable scientifique un « Cours sur les techniques de soin en
psychiatrie de secteur » qui a lieu tous les deux ans à Villeurbanne
près de Lyon.
Responsable de plusieurs
ouvrages collectifs :
« Les soins psychiques
confrontés aux ruptures du lien social » ERES 1997
« Le groupe soignant, des
liens et des repères » ERES 1999
« Les portes du soin en
psychiatrie » ERES 2002
« Malaise dans la
psychiatrie » ERES 2004
« L’éloge du risque dans le
soin psychiatrique » ERES 2006
« Conflits et conflictualité
dans le soin psychique » ERES à paraitre
A paraître en italien en 2008 : M. Sassolas
et U. Corino : « La supervisione alla prova delle Communità
Terapeutiche » Ed Stella Trento-Rovereto
|
Roma, 16.02-13.12.2008 "GRUPPOANALISI:
FONDAMENTI EPISTEMOLOGICI"; Sede:
VIALE PARIOLI, 90 ROMA;
Info:
annalfe@libero.it
Fees= euro 50,00
EVENTO ECM SUI GRUPPI
Gruppoanalisi: fondamenti
epistemologici
Il corso propone come vertice di
riflessione il pensiero gruppale, inteso come matrice e rete in
grado di produrre, comunicare e condividere conoscenza.
Il programma è concepito come
proposta di attraversamento di nodi e temi concernenti l’attività di
lavoro dei partecipanti, allo scopo di favorire la realizzazione
cognitiva in relazione ai compiti, conoscenze, codici tecnici della
pratica operativa professionale.
1)
Sabato 16 febbraio 2008
17,00-17,30
dr. Cono Aldo Barnà
Costituzione ed evoluzione degli
elementi teorico clinici della terapia di gruppo
17,30- 18,30 Lavoro di
supervisione su un caso
clinico
18,00-19,00
Discussione e integrazione tecnica del materiale emerso
Verrà esaminata in termini sintetici
la storia terapeutica legata all’uso del gruppo sia in termini
remoti che più recenti. All’interno di tale revisione saranno
presentati alcuni concetti che nell’ambito della psicologia
scientifica hanno progressivamente reso possibile il dispositivo
terapeutico di gruppo, l’apporto dei vari autori e la
differenziazione dei vari modelli di terapia di gruppo.
Sarà inoltre commentata una rassegna
che illustra il vasto ambito di ricerche che, attraverso il
rinvenimento di concetti operativi specifici, hanno consentito di
considerare sia l’esistenza di una psicologia di gruppo sia l’uso
del gruppo come ambito operativo della cura e della trasformazione
psicologica.
2) Sabato 8 marzo 2008
17,00-17,30 Prof. Raffaele
Menarini Il
gruppo tra gruppoanalisi e psicoanalisi
17,30- 18,30 Lavoro di
supervisione su un caso
clinico
18,00-19,00 Discussione e integrazione tecnica del materiale
emerso
L’epistemologia gruppoanalitica
descrivibile come psicoanalisi attraverso il gruppo, rappresenta la
massima elaborazione della teoria fantasmatica e della tecnica
associativa. Nello stesso tempo, mantiene alcuni aspetti
fondamentali della psicologia analitica come il motivo archetipico
del Puer o Fanciullo divino nella sua specificità gruppale.
L’icona basica del campo mentale
gruppale è quella del Fanciullo divino analizzata da Jung, quale
dimensione creativa dell’anima collettiva, esprimente i valori
fondativi della cultura gruppale. Il Fanciullo divino anticipa il
processo di individuazione della personalità, poiché si pone quale
integratore e mediatore delle rappresentazioni mentali gruppali.
Alla base del comportamento umano e dell’azione sociale vi è un
campo mentale o visione del mondo che permette la nascita e lo
sviluppo della persona e del suo ambiente culturale.
3) Sabato 12 aprile 2008
17,00-17,30 Prof.
Leonardo Ancona
Fondamenti della
gruppoanalisi: il filone storicistico-relazionale.
17,30- 18,30 Lavoro di
supervisione su un caso
clinico
18,00-19,00 Discussione e integrazione tecnica del materiale
emerso
Verrà considerata la diversa matrice
storica della Gruppoanalisi per determinarne la sostanziale priorità
rispetto alla Psicoanalisi. Priorità insita negli stessi fondamenti
della Gruppoanalisi che fa riferimento all’ambiente e alla
gruppalità internalizzale
dell’individuo.
4) Sabato 13 settembre 2008
17,00-17,30 dr.ssa
Giusy Cuomo
Il conduttore nel
processo gruppoanalitico
17,30- 18,30 Lavoro di
supervisione su un caso
clinico
18,00-19,00
Discussione e integrazione tecnica del materiale emerso
Perché nella prassi Gruppoanalitica
il termine “Conduttore” è preferito a quello di Psicoterapia di
Gruppo? Attraverso l’esplorazione delle “attività” del conduttore
viene a connotarsi la specifica sua modalità di “essere” fin
dall’inizio della costituzione di un Gruppo e poi nel processo che
vi si instaura. Diventandone custode e guida al fine di incrementare
l’interazione e lo scambio ogni partecipante possa sentire gli altri
del Gruppo come mezzo per ritrovare se stesso: Matrice di Gruppo.
5) Sabato 7 giugno 2008
17,00-17,30 dr. Francesco Pieroni
La figura di Fabrizio
Napolitani come formatore
17,30- 18,30 Lavoro di supervisione su un caso
clinico
18,00-19,00 Discussione e integrazione tecnica del materiale
emerso
Viene presentato il metodo analitico
ed esistenziale proposto da F. Napolitani, basato su una crescita
professionale i cui parametri considerano l'ulteriore formazione
degli analisti gruppali come un procedimento transpersonale,
all'interno di una rete di formazione in atto: training network in
action.
E' la descrizione di un modello di
training dove il rapporto docente-allievo avviene attraverso uno
scambio formativo per entrambi, perchè fondato sul reciproco
interrogarsi sul “perchè” e “come” si da senso a ciò che si va
esperendo ad ogni stadio del percorso di apprendimento.
6) Sabato 13 dicembre 2008
17,00-17,30 dr. Diego Napolitani
La mente relazionale
17,30- 18,30 Lavoro di supervisione su un caso
clinico
18,00-19,00 Discussione e integrazione tecnica del materiale
emerso
Partendo da quella parte del pensiero
di Freud, che cerca di superare l'antinomia tra individuale e
sociale, viene sviluppata l'ipotesi multipersonale della
costituzione della mente. Partendo dal fondamento collettivo della
mente umana viene proposta la riflessione sulla multidimensionalità
dell'esperienza relazionale, dove vengono individuati tre campi: il
protomentale (P), il transferale (S), il simbolico (R)
Curriculum:
Barnà Cono Aldo, medico psichiatra e psicoanalista con
funzioni di training dell’International Psychoanalytic Association (IPA)
e della Società Psicoanalitica Italiana (SPI).
Vive e lavora a Roma. Insegna presso
la I° Sezione Romana dell’Istituto Nazionale di Training della SPI.
E’ stato presidente del Centro di
Psicoanalisi Romano, sezione locale della SPI, e redattore della
Rivista di Psicoanalisi.
E’ stato membro didatta dell’Istituto
Italiano di Psicoanalisi di Gruppo (IIPG) di cui ha diretto la
Rivista Gruppo e funzione analitica.
Si è interessato soprattutto di
epistemologia psicoanalitica, ermeneutica e formazione degli
operatori della salute mentale. Argomenti su cui ha scritto alcuni
lavori scientifici.
Curriculum:
Raffaele Menarini,
psicologo clinico e psicoterapeuta, è Professore associato e Docente
di Psicologia dinamica e Teoria e Tecnica della dinamica di gruppo
nella Facoltà di Scienze della Formazione della LUMSA.
La sua attività di didattica e di ricerca riguarda soprattutto i
collegamenti tra Psicologia dinamica, Psicoterapia e Psicologia
clinica.
E’ referente del Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche,
Classe 34, presso l’Università Lumsa.
Curriculum: Leonardo Ancona
nato
a Milano il 2/5/1922, laureato in Medicina a Milano nel 1946 e ivi
specializzato in Malattie Nervose e Mentali nel 1951. Assistente
Ordinario per la Psicologia, (1950) alla Università Cattolica del S.
Cuore di Milano e Libera Docenza in Psicologia (1954).
Fino al 1958,
Incaricato di Psicologia alla U.C.S.C., poi Straordinario di
Psicologia nella U.C.S.C. nel 1961 ordinario nella stessa Università
(Facoltà di Lettere<9 fino al 1965.
Trasferito alla
sede romana della U.C.S.C. (Facoltà di Medicina) è stato ivi
Ordinario di Psicologia fino al 1973, di Psicologia Clinica sino al
1978 e di Clinica Psichiatrica in seguito, sino alla sua uscita di
ruolo nel 1992. Dal 1959 è stato Direttore dell’Istituto di
Psicologia, prima a Milano fino al 1965 poi a Roma fino al 1978 poi
dell’Istituto di Psichiatria e Psicologia, sempre nella U.C.S.C. e
Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia e di
Psichiatria.
Ha pubblicato 10
volumi e ha curato come Editor una diecina di testi di Psicologia e
di Psichiatria.
Curriculum: Giusy Cuomo
Dal 24 gennaio 1990 iscritta
all’Ordine degli Psicologi della Regione Campania
Dal 7 maggio 1994 iscritta
all’Elenco degli Psicoterapeuti
Curriculum:
- Il dr. Francesco Pieroni è
laureato in Scienze dell’ educazione –psicologia, in Psicologia –
indirizzo clinico ed è Specializzato in Psicoterapia
-Libero Professionista
-Già Direttore
della Sede di Roma della Scuola di Formazione in
Psicoterapia
Gruppo Analitica
-Supervisore .c/o diverse ASL di
Roma e del Lazio
-Supervisore c/o il II° Reparto
degenti di Neuropsichiatria Infantile
Via dei Sabelli – ROMA
-Direttore dell’ I.G.A.R.S.
(Istituto di Gruppo Analisi di Roma per il Sociale)
-Socio Ordinario della S.G.A.I. –
Società Gruppo Analitica Italiana
-Clinical Member dell’
American Group Psychotherapy Association
-Socio dell’
International Association of Group Psychotherapy
Curriculum:
Diego Napolitani (1927),
medico psichiatra, ha fondato nei primi anni Ottanta la Società
Gruppoanalitica Italiana, sviluppando un originale modello
teorico-clinico fondato sulla lezione freudiana, sul paradigma della
complessità, sulle neuroscienze e sulla fenomenologia.
Svolge la
funzione di Direttore Nazionale dei tre Istituti di Formazione
Gruppoanalitica a Milano, Roma e Torino.
Ha pubblicato
numerosi articoli su riviste italiane e straniere, su volumi
collettanei, oltre ai testi:
Di palo in
frasca, Corpo 10, Milano, 1986
Individualità
e Gruppalità, Boringhieri,1987
Fra-menti,
(a cura di A, Lampignano), Franco Angeli, 1998
Luoghi di formazione,
Guerini, Milano, 2006
Curriculum Alfè Anna
Maria
Luogo e data di nascita
Nazionalità
Marano di Napoli,
02.05.1958
Italiana
Residenza
Telefono/Fax
Viale Duca D'Aosta,
1bis
+39 081 7423788
80016 – Marano di
Napoli (NA) – Italia
cell.. 3382176273
Iscrizione ad Albi professionali et
sim.
Iscritta all’Albo
dell'Ordine degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Regione
Campania al n. 1374
CURRICULUM VITAE
ROSSELLA DEL GUERRA, nata a Roma il 21-5-1938, residente in
V. Luigi Rizzo 47, 00136 Roma.
C.F. –
DLGRSL38E61H501T
P.IVA – 09197160584
Iscrizione all’Albo degli Psicologi del Lazio n°2079 (1990)
Abilitazione all’esercizio dell’attività psicoterapeutica (art.35)
|
Bergamo,
8.02-13.06.2008 "DAL
NARCISISMO ALLA SEPARAZIONE"; Sede:
BERGAMO, VIA SAN LAZZARO
31; Info:
sipp@mclink.it
Fees= euro 90,00
5 Giornate
8 febbraio 2008
Ore 9.00 – 11.00 “ Il funzionamento narcisistico visto nella
teoria e nell’osservazione clinica”, Maria Paganoni
7 marzo 2008
Ore 9.00 – 11.00 “ L’esperienza del rispecchiamento nella
teoria e nell’osservazione clinica”, Maria Paganoni
4 aprile 2008
Ore 9.00 – 11.00 “L’imitazione e l’esperienza gemellare:
l’emergere dal narcisismo,
Maria Paganoni
9 maggio 2008
Ore 9.00 – 11.00 “ La comparsa dell’angoscia di separazione:
aspetti vitali e psicopatologici, Maria Paganoni
13 giugno 2008
Ore 9.00 – 11.00 “ La patologia della separazione”, Maria
Paganoni
Ore 11.30 – 13.30 Verifica dell’apprendimento,
Maria Paganoni
______________________________________________________________
Abstract
L’evento affronta, dal punto di vista teorico – clinico, il tema
delle origini e dell’evoluzione normale e patologica della relazione
primaria. Si partirà quindi dal Narcisismo Primario per giungere
alla progressiva nascita della soggettività e della relazione con l’alterità
e col mondo. Questo sviluppo avviene attraverso tappe fondamentali
descritte da vari autori come esperienza transizionale, oggetto
soggettivo, imitazione, esperienza gemellare. L’evento intende
affrontare l’argomento sia dal punto di vista evolutivo sia
strutturale, cioè considerando il progressivo strutturarsi di
funzionamenti mentali che permangono e coesistono armoniosamente nel
costituirsi di una personalità sana.
Da questo punto di vista la psicopatologia è vista come un restare
ancorati a funzionamenti mentali primitivi o come una mancanza di
armonia e di una sana oscillazione ed integrazione tra i vari
funzionamenti mentali .
|
Genova, 31.03-15.12.2008
GRUPPO DI DISCUSSIONE
CASI CLINICI IN PSICOANALISI DELLA RELAZIONE; Sede:
CENTRO SIPRE DI GENOVA,
VIA FIUME 4/3; Info:
alessandra.consani@libero.it
MAXIMFONT@LIBERO.IT Fees= n.d.
GRUPPO DI DISCUSSIONE CASI CLINICI
IN PSICOANALISI RELAZIONALE
L’Evento si svolge
in 8 incontri di 2 ore l’uno dalle 18,30 alle 20,30 nella sede
Centro SIPRe di Via Fiume 4/3, Genova; compilazione questionario di
verifica apprendimento in data 15/12 dalle ore 21 alle 21,30.
Ogni incontro, guidato dal Supervisore, si svolgerà con la seguente
metodologia: esposizione di un caso clinico proposto dai
partecipanti o dal Supervisore, discussione in gruppo, produzione di
ipotesi diagnostiche, partecipazione attiva alle ipotesi
interpretative e sull’assetto mentale ritenuto più congeniale e in
sintonia col paziente e col proprio stile personale.
Date dell’Evento:
31 / 0 3
21 / 0 4
19 / 0 5
16 / 06
15 / 09
13 / 10
16 / 11
Orario
18:30
-
20:30
Tipo:
F - Presentazione di problemi/casi clinici in seduta plenaria
(non a
piccoli ruppi)
Titolo |
DISCUSSIONE DI CASI CLINICI
|
Docente |
MICHELE MINOLLI
|
15 / 12
Orario
18:30
-
20:30
Tipo:
F - Presentazione di problemi/casi clinici in seduta plenaria
(non a
piccoli ruppi)
Titolo |
DISCUSSIONE DI CASI CLINICI
|
Docente |
MICHELE MINOLLI
|
Orario
21:00 - 21:30
Tipo:
Titolo |
RITIRO DELLE SCHEDE DI VALUTAZIONE DELL’EVENTO e COMPILAZIONE
QUESTIONARIO DI VERIFICA APPRENDIMENTO |
Docente |
MICHELE MINOLLI
|
|
Bologna,
9.02-17.05.2008 "SVILUPPI
DIFFICILI, SOLUZIONI PERVERSE"; Sede:
CENTRO PSICOANALITICO DI
BOLOGNA VIA CESARE BATTISTI 24 ; Info:
CentroPsicoanalitico_diBologna@fastwebnet.it Fees=
euro 250,00
Curriculum
relatori:
Simona Argentieri (Roma)
Nata a Firenze,
laureata a Roma in Medicina e Chirurgia.
Membro
Ordinario e Didatta dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi e
dell’International Psycho-Analitical Association.
Principali
interessi scientifici nell’area dei processi mentali precoci e del
rapporto mente-corpo; dello sviluppo psico-sessuale e dell’identità
di genere maschile e femminile; dei processi creativi e dei rapporti
tra arte e psicoanalisi, in particolare rispetto al cinema.
Ha pubblicato
estesamente, in Italia e all’estero, sia in ambito psicoanalitico,
sia in ambito culturale.
È autrice e
coautrice –tra le varie pubblicazioni- di Freud a Hollywood (la
messa in scena della cura psicoanalitica nel cinema americano); Anna
Freud, la figlia (in “Psicoanalisi al femminile”); La fatica di
crescere: Anoressia-Bulimia, sintomi del malessere di un’epoca
confusa; Il padre materno, da San Giuseppe ai nuovi mammi; Materia
che sogna- i rapporti tra psicoanalisi e neuroscienze (in
“Mente-cervello: Un falso dilemma?”). Ha curato l’edizione italiana
di Freud e l’Arte. Di recente uscita la nuova edizione aggiornata di
La Babele dell’inconscio- Lingua madre e lingue straniere nella
dimensione psicoanalitica (cosa accade nella mente di chi parla,
pensa, sogna in più lingue e de Dall’’uomo nero al terrorista
(Piccolo catalogo delle paure infantili).
Nell’ambito del
COWAP -il gruppo femminile dell’IPA- è autrice dei saggi L’incesto
ieri e ogg: dal conflitto all’ambiguità; Travestitismo,
transessualismo, transgender; Giocattoli erotici o piccoli perversi
polimorfi? Incesto e pedofilia.
Collabora a
“radio-Tre”, “L’Espresso”, “Micromega”.
Angela Galli (Milano)
Psicologa, psicoanalista, Membro Ordinario della SPI e dell' IPA.
Ha collaborato con il Tribunale per i Minorenni di Milano in un
servizio per gli adolescenti. E' stata cosulente del Progetto A ,
centro di consultazione per gli adolescenti (ASL Milano2 ) , fondata
nel 1989 su ispirazione di Tommaso Senise. E' stata docente della
Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica del Centro Studi Martha Harris
di Firenze (Corso di Osservazione del Neonato secondo il modello
Tavistock).I suoi interessi oltre all' area dell' adolescenza sono
rivolti ai problemi della relazione corpo-mente e allo sviluppo
delle relazione tra psicoanalisi e neuroscienze.
Ha pubblicato recentemente un lavoro dal titolo " Dal Super-Io
primitivo al Super-Io etico " in "Adolescenza ed etica " a cura di
Giovanna Giaconia, Roma , Borla , 2005.
Gabriele Pasquali (Genova)
Laurea in Medicina, specializzazione in Psichiatria. Membro
Ordinario con Funzioni di Training della Società Psicoanalitica
Italiana. Ha lavorato a Londra alla Royal Free Hospital Medical
School e allo University College, é stato Direttore incaricato di
Psichiatria dei bambini alla Charing Cross Medical School. Docente
presso la Scuola di specializzazione in Psicologia Clinica e in
Pediatria all’Istituto G. Gaslini, Università di Genova. Ha tenuto
seminari e ha pubblicato in Italia e all’estero.
Gabriella Bartoli (Bologna)
.
Gabriella
Bartoli insegna Psicologia generale e Psicologia delle arti nella
Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, ove
coordina un Laboratorio di Psicologia sperimentale. Ha affrontato
varie tematiche psicologiche, puntando ad integrare il rigore della
ricerca empirica con le prospettive offerte dalla riflessione
fenomenologica e psicoanalitica. Indaga tuttora sui meccanismi che
presiedono alle condotte creative e sulle modalità della
comunicazione visiva. Fa parte di varie associazioni scientifiche
italiane e straniere (AIP, SPI, IPA, IAEA) Tra le pubblicazioni
recenti figurano Rudolf Arnheim. Una “visione” dell’arte (Anicia,
Roma, 2007; a cura di, con S. Mastandrea), Psicologia della
creatività. Le condotte artistiche e scientifiche (Monolite, Roma,
2005), Scritti di psicologia dell’arte e dell’esperienza estetica
(Monolite, Roma, 2003), Psicodinamica e sperimentazione (Carocci,
Roma, 20024; con P. Bonaiuto).
Abstracts:
Sabato 9 Febbraio 2008
PERVERSIONI OGGI:
DAL CONFLITTO ALLA AMBIGUITÀ
Simona Argentieri (Roma)
Neuropsichiatra, Psicoanalista A.I.P.S.I.
Il seminario
avrà per tema “Le perversioni oggi: dal conflitto all’ambiguità” e
verterà sul problema del cambiamento di tali patologie considerate
dal vertice della psicoanalisi, sul duplice versante teorico e
clinico.
In epoca
classica, le perversioni erano considerate come esito di una
distorta vicissitudine della pulsione sessuale, alla quale
corrispondeva una specifica -seppure non esclusiva- struttura
psicopatologica. In epoca post-freudiana, a partire dalle nuove
conoscenze sui livelli precoci dello sviluppo e sulle vicissitudini
dell’aggressività, il concetto ha acquisito invece diverse
accezioni, andando verso una progressiva estensione e diluizione di
significati.
Parallelamente,
occorre riconsiderare le nostre capacità diagnostiche e terapeutiche
a fronte dei vertiginosi cambiamenti che, almeno sul piano
fenomenico, sembrano caratterizzare la nostra attuale cultura, dalla
pedofilia alle perversioni femminili.
Sabato 1 Marzo 2008
LA RELAZIONE PERVERSA TRA L’ORGANIZZA-ZIONE PATOLOGICA E IL SÉ
DIPENDENTE
NELLO SVILUPPO ADOLESCENZIALE
Angela Galli (Milano)
Psicologa, Psicoanalista S.P.I.
Attraverso l' illustrazione di alcuni casi clinici (adolescenti in
trattamento psicoanalitico) viene esaminato il concetto di
organizzazione patologica della personalità in merito alla specifica
funzione che essa assume all' interno del problema generale della
gestione della distruttività di tipo primitivo.
La natura narcisistica delle relazioni oggettuali che vi sono
implicate è descritta particolarmente nella dinamica transferale e
controtransferale.
Viene preso in considerazione il caso in cui, nello sviluppo
adolescenziale, il Sè bisognoso e dipendente è irretito dall'
organizzazione patologica con scopi difensivi rispetto al crollo
dell' illusione onnipotente. Tra il Sè dipendente e le componenti
distruttive della personalità si stabilisce una relazione perversa
in cui la bontà viene umiliata e la crudeltà idealizzata. In
questo modo è bloccato il passaggio dalla posizione
schizo-paranoide a quella depressiva come pure l' elaborazione
del complesso edipico che porta alla posizione edipica.
In modo dettagliato saranno trattati i casi clinici di due
adolescenti : "La ragazza dall' umore nero" e "Il critico musicale
virtuale".
Sabato 19 Aprile 2008
SVILUPPI DIFFICILI, SOLUZIONI INADEGUATE
Gabriele Pasquali (Genova)
Psichiatra, Psicoanalista S.P.I.
Il seminario si
articola in due parti: nella prima vengono raccontate, prestando
particolare attenzione all’ambiente familiare e allo sviluppo
nell’infanzia e nell’adolescenza, le vicende di due pazienti: una
giovane adolescente e una donna matura. Il materiale clinico, tratto
dalla terapia di ognuna delle pazienti, dà un’idea precisa e viva
della loro patologia.
Nella seconda
parte, dopo che sono state prese in esame le principali teorie
sull’origine e sulla funzione delle perversioni, viene discussa la
possibilità di collegare le diverse teorie e modelli di lavoro che
ne derivano ai casi illustrati. Emerge la complessità delle
perversioni e la difficoltà di darne un quadro univoco.
Sabato 17 Maggio 2008
AMBIVALENZA MATERNA, ANGOSCE INFANTILI
E TRASFORMAZIONI CREATIVE. NINNE NANNE
E DINTORNI.
Gabriella Bartoli (Bologna)
Psicologa, Psicoanalista S.P.I.
Verrà proposta
preliminarmente una breve rassegna della letteratura psicologica che
evidenzia la funzione strutturante del suono per lo sviluppo umano:
dal battito cardiaco materno, alla voce umana, alla musica, a
composizioni particolari come le ninne nanne. Si farà tra l'altro
osservare come, in casi di carente sviluppo delle abilità
comunicative, si applichi con finalità di recupero la tecnica della
musicoterapia. L’intervento si avvarrà poi dell'analisi di testi
verbali, esaminati alla luce di categorie psicoanalitiche
pertinenti, per evidenziare la funzione potenzialmente strutturante
della ninna nanna, in quanto contenitore - di elevata qualità
estetica - delle fantasie e degli affetti ambivalenti che pervadono
la relazione madre-bambino. Verrà discussa l’applicabilità di questi
rilievi in chiave di attività formative rivolte alle madri.
|
Roma, 19.04.2008 "ATTUALITÀ
DEL TRANSFERT: TEMPO, MEMORIA, AFFETTO E FATTORI TERAPEUTICI NEL
TRANSFERT"; Sede: SALA CONFERENZE – PIAZZA DI MONTECITORIO
123/A; Info:
segreteria@centropsicoanalisiromano.it; Fees= euro
72,00
Corso
di aggiornamento
Attualità del transfert: tempo, memoria, affetto e fattori
terapeutici nel transfert
Sabato 19 aprile 2008
Sala Conferenze – Piazza di Montecitorio 123/A - Roma
PROGRAMMA
Ore 8,30 – 9,00 |
Registrazione dei partecipanti |
Sessione mattutina
|
Chair: Basilio Bonfiglio |
Ore 9,00 – 9,30 |
Introduzione: Giuseppe Moccia |
|
Ore 9,30 – 10,30 |
Relazione: Stefano Bolognini
"Declinazioni complesse del transfert". |
Ore 10,30 – 10,45 |
Break |
Ore 10,45 – 11,45 |
Relazione: Anna Maria Nicolò
“Attualità del transfert” |
Ore 11,45 – 13,00 |
Discussione con la sala |
Sessione pomeridiana |
|
Ore 14,30 – 15,30 |
Chair: Giuseppe Moccia
Presentazione di un caso clinico: Elisabetta Greco
“La funzione del transfert nel recupero di una memoria
“emotiva” nella fase iniziale di un'analisi” |
Ore 15,30 – 16,30 |
Stefano Bolognini, Basilio Bonfiglio, Anna Maria Nicolò
Discussione del caso clinico |
Ore 16,30 – 17,00 |
Questionario di verifica dell'apprendimento |
Abstract
Giuseppe Moccia:
Introduzione
Alla luce del concetto di memorie identificatorie, l’A. propone
la nozione di transfert come esperienza nella quale il paziente
riattualizza ricordi consapevoli, memorie inconsce e memorie
implicite (inconsapevoli).
Anna Maria Nicolò:
“Attualità del transfert”
L'A.
ripercorre gli studi e gli aggiornamenti attuali sul tema del
transfert e del controtransfert. Considera la continuità
rispetto all'opera di Freud nei concetti di transfert come
trasposizione e trasformazione. Mette in luce la molteplicità
dei livelli nei quali si può studiare il transfert a partire
dagli aspetti primitivi della mente fino al transfert in età
evolutiva.
Stefano Bolognini: "Declinazioni
complesse del transfert".
Per
effetto degli avanzamenti della conoscenza scientifica e
dell'incremento di scambi informativi tra colleghi di diverse
scuole e paesi, lo psicoanalista contemporaneo è in condizione
di ampliare e di trasformare creativamente, nel corso della sua
evoluzione professionale, le proprie concezioni sul transfert.
Sia le diverse tipologie transferali che le loro coesistenze,
alternanze ed intersezioni a differenti livelli ed in fasi
differenti dell'analisi possono essere rappresentate e
riconosciute in modo via via più articolato e finemente
sensibile. Il transfert si conferma un concetto irrinunciabile
e fondante in psicoanalisi, e ciò che evolve è il modo in cui
gli analisti lo intendono, lo interpretano, lo utilizzano.
Alcuni esempi clinici illustreranno aspetti specifici di questa
evoluzione.
Elisabetta Greco:
“La funzione del transfert nel recupero di una memoria
“emotiva” nella fase iniziale di un'analisi”
Esposta
precocemente al trauma della perdita di due familiari, Federica
cresce congelando i suoi stati emotivi dolorosi in un luogo
remoto e inaccessibile della mente. Attraverso il percorso di
analisi, sarà in grado progressivamente di allentare l'assetto
difensivo. Superando negazioni ed evitamenti verranno alla luce
ricordi, memorie rimosse e memorie non pensate, e nella
relazione di transfert sarà possibile recuperare le emozioni.
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Chieti, 4-5.04.2008 "I
METODI DI INDAGINE CLINICA IN CAMPO PSICOPATOLOGICO"; Info:ORDPSIAB@TIN.IT
Fees= euro 10,00 Curricula
docenti evento “ I metodi di indagine clinica in campo
psicopatologiche”
GIUSEPPE BONTEMPO
(Responsabile dell’evento)
nato il 09.04.1954 a Vasto (CH) ed ivi residente in via dei
Conti Ricci,78
Codice Fiscale : BNTGPP 54D09E372P
Laureato in Psicologia il 19 novembre 1977 presso
l’Università degli Studi di Roma votazione 110/110 .
Iscritto all’Ordine degli Psicologi dell’Abruzzo e
nell’elenco degli Psicoterapeuti.
Filippo Maria
Ferro
Filippo Maria Ferro nato a Novara i1 5 aprile 1941 e vi ha
compiuto gli studi classici.
Ha
studiato Medicina e Chirurgia a Pavia, alunno dell'Almo Collegio
Borromeo. Si è laureato con una tesi in Medicina del Lavoro,
relatore il prof. Salvatore Maugeri, nel novembre 1965 con pieni
voti e lode.
E'
specialista in Neurologia e Psichiatria.
Assistente volontario presso la Clinica della Malattie Nervose e
Mentali dell'Università Cattolica di Roma nel 1965/1966 con il
prof. Carlo Berlucchi, vi è stato quindi Assistente volontario e
volontario borsista nel 1966/67 (sino al 28 febbraio) e
Assistente Incaricato nel 1966/67 (dal 1 marzo). Assistente
Ordinario dal 1 novembre 1967, ha lavorato sotto la direzione
del prof. Paolo Pinelli sino a1 1972, e quindi sotto la
direzione del prof. Giorgio Macchi. Negli anni 1976/77 e 1979/80
è stato Aiuto supplente. Negli anni 1976/1980 è stato designato
dal prof. Macchi quale responsabile della Sezione Psichiatrica
della Clinica ed ha collaborato anche ad organizzare
1'assistenza per i pazienti tossicodipendenti.
Dal
1 marzo 1980 ha fatto parte della Clinica Psichiatrica diretta
dal prof. Leonardo Ancona, in qualità di Aiuto dal 1983.
Dal
1 novembre 1993 è Professore di Psichiatria presso 1'Università
Gabriele D'Annunzio di Chieti, e nel dicembre 1997 è stato
nominato Primario del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura
presso 1'Ospedale SS. Immacolata di Guardiagrele.
Neurologia
E'
stato docente presso la Scuola di Specializzazione
dell'Università Cattolica dal 1969/70: sino al 1977 ha
insegnato, oltre a discipline psichiatriche, anche materie
neurologiche.
E'
abilitato con concorsi nazionali al ruolo di Aiuto (1972) e di
Primario (1975) per Ospedali Civili.
Psichiatria
Negli anni 1975/76, 1976/77 e 1977/78 è stato scelto dal prof.
Giorgio Macchi per collaborare all'insegnamento di Clinica
Psichiatrica.
Nel
1975 ha superato a pieni voti il concorso nazionale per il ruolo
di Primario negli Ospedali Civili.
Nel
1975/76 ha tenuto il corso "Psicoanalisi e tragedia greca"
presso la cattedra di Storia del Teatro dell'Università di Roma.
Dal
1978 ha svolto insegnamento di Igiene Mentale presso
l'Università Cattolica quale Professore Incaricato.
Idoneo al primo giudizio di idoneità a Professore Associato, è
stato chiamato dalla Facoltà quale Professore Associato di
Igiene Mentale a partire dall'anno 1983/84.
Dal
1978/79 ha collaborato con il prof. Leonardo Ancona a svolgere
degli argomenti nell'ambito del corso di Clinica Psichiatrica.
A
partire dall'anno 1979/80 gli è stato affidato l’insegnamento di
Psichiatria presso 1'Università di Chieti, e tale insegnamento
ha poi tenuto regolarmente sino all'anno 1984/85. Ha insegnato
presso le Scuole di Specializzazione di Neurologia e di
Psichiatria dell'Università Cattolica dal 1969/70.
Dal
1 novembre 1993 è Professore di Psichiatria presso l'Università
Gabriele D'Annunzio di Chieti, e nel dicembre 1997 è stato
nominato Primario del Reparto di Psichiatria presso 1'Ospedale
SS. Immacolata di Guardiagrele.
Dirige la Scuola di Specializzazione in Psichiatria ed insegna
presso detta Scuola, nei Corsi di Perfezionamento dell'area
psichiatrica, e ancora presso altre Scuole di Specializzazione
della Facoltà di Medicina. e Chirurgia: Pediatria, Denmatologia
e Venereologia, Ginecologia ed Ostetricia, Neurologia. E' anche
docente in vari corsi di D.U.: D.U. in Servizio Sociale, D.U. di
Terapista della Riabilitazione, D.U. di Fisioterapista.
Per
1'anno accademico 1999/2000 gli è stato affidato l'insegnamento
di Storia della Psicologia presso il corso di laurea in
Psicologia.
Appartiene alla Società Psicoanalitica Italiana.
E'
stato fra i fondatori, con il prof. Ancona, della S.I.P.A.G.
(Società Italiana Psicoanalisi di Gruppo).
E'
membro della Società Italiana di Psichiatria, della Sezione di
Psicoterapia e della Lega di Igiene Mentale.
Fa
parte della redazione di "Archivio di Psicologia, Neurologia e
Psichiatria" e della "Rivista Sperimentale di Freniatria".
DOLORES PASSI TOGNAZZO
Psicologo, Psicoterapeuta,
Professore Emerito dell’Università degli Studi di Padova,
già ordinario di Tecniche
di Indagine della Personalità alla Facoltà di Psicologia,
Presidente dell'Associazione Italiana Rorschach
PROF. SALVATORE
SETTINERI
(Breve Curriculum)
Il prof. Salvatore Settineri, nato a Messina il 2.7.1953, è
professore associato di Psichiatria nel dipartimento di
Neuroscienze, Scienze Psichiatriche e Anestesiologiche della
Facoltà di Medicina dell’Università di Messina.
Laureato in Medicina nel 1977 si è successivamente specializzato
in Neuropsichiatria Infantile (1981) con il massimo dei voti e
in Psichiatria(1985) con il massimo dei voti e la lode.
Medico interno della Facoltà di Medicina e Chirurgia dal 1977 al
1980; Ricercatore Confermato dal 1980 al dicembre 1999,
Professore Associato alla data suddetta.
E’ psicoterapeuta nell’albo degli psicoterapeuti dell’ordine di
Messina ed è socio della Società Italiana di Psicoterapia Medica
e della Società italiana di Psichiatria. L’orientamento teorico
è quello derivante dalla psicologia analitica.
E’ consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Rorschach
(AIR) ed autore di oltre cento pubblicazioni aventi per oggetto,
psicologia clinica, igiene mentale, psicodiagnostica,
psichiatria e psicoterapia.
Insegna Psichiatria nella facoltà medica e Psicoterapia e
Metodologia nella Scuola di Specializzazione in Psichiatria
dell’Università di Messina. Dalla fondazione della Scuola di
Specializzazione in Igiene Mentale è docente di
Psicodiagnostica; nella medesima scuola insegna Prevenzione
Psichiatrica I e II.
E’ altresì docente nel corso di laurea in Odontoiatria e nei
DU per Terapisti della Riabilitazione Psichiatrica e
Psicosociale( per l’insegnamento di Psicologia clinica e
Psichiatria), Dietisti (per l’insegnamento di Psicologia
Clinica), Logopedisti( per l’insegnamento di Psicologia Clinica
e Psichiatria). Ha insegnato Psicologia dello Sviluppo e Teorie
e Tecniche del Colloquio Psicologico nel DU di Servizio Sociale
della Facoltà di Scienze Politiche sezione di Modica.
Insegna Psicodiagnostica, Neuropsicologia nella Scuola di
Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università di
Messina. Dal punto di vista assistenziale è dirigente di I
livello presso il Servizio Autonomo di Salute Mentale del
Policlinico Universitario di Messina.
Dal 2002 è Delegato Internazionale e Vice Presidente Nazionale
dell’Associazione Italiana Rorschach e Tecniche Proiettive alla
Società Internazionale del Rorschach e delle Tecniche
Proiettive.
L'attuale interesse scientifico si è focalizzato nell'ambito
della psicopatologia degli affetti e nella psicodiagnosi delle
emozioni. Nell'anno accademico 04/05 dirige il corso di
perfezionamento in psicopatologia degli affetti e psicodiagnosi
delle emozioni.
Dal 2007 è direttore del Master in Psicodiagnostica Clinica
dell’Università di Messina
Paolo Capri
nato a Roma il 29/4/1955
Curriculum Scientifico
e Professionale
Psicologo, specialista in psicoterapia ad indirizzo junghiano,
ha effettuato studi classici a Roma.
Prof. Pascal Roman,
Professore
di Psicologia Clinica all’Università Lumière di Lione 2, Esperto
presso la Corte d’appello di Lione, Tesoriere della Socièté du
Rorschach de Langue Française, Coordinatore della Rete
Internazionale di Ricerca “Metodi Proiettivi e Psicoanalisi”
|
Bologna,
8.04-18.11.2008
CORSO DI FORMAZIONE
PER PSICOLOGI E MEDICI SPECIALISTI IN PSICOTERAPIA; Sede:
ISTITUTO ERICH FROMM,
VIA MARCONI, 16, BOLOGNA; Info:
info@istitutoerichfromm.it
Fees= euro 600,00
ABSTRACT
Corso di
Formazione per psicologi e medici specialisti in psicoterapia
psicoanalitica
Col mutare delle relazioni sociali mutano le patologie
emotive, alle vecchie se ne aggiungono di nuove, alcune
diminuiscono ed altre assumono nuove forme.
Seguendo il mutare dei processi sociali mutano le teorie
psicoanalitiche e con esse anche la pratica clinica; i modelli
ed i concetti considerati importanti hanno perso il loro
valore, la loro centralità.
I diversi orientamenti teorici, vecchi e
nuovi, necessitano di confronti: la ricerca si amplia ed i
ricercatori, pur mantenendo sempre alto il livello del
dibattito, si orientano a condurlo da posizioni meno rigide e
settarie rispetto al passato.
A’interno di questo clima e seguendo i
processi culturali attuali, si colloca, cogliendo la necessità
di un aggiornamento permanente, la proposta dell’Istituto Erich
Fromm di Bologna.
L’obiettivo del corso specialistico è
quello di:
1)
espandere le conoscenze teoriche
2)
implementare le conoscenze tecniche mettendole a
confronto con i diversi orientamenti clinici
3)
affinare la raccolta e l’uso dei dati anamnestici
4)
riflettere sulla “presa in carico”, momento delicato
nella fase di passaggio per il paziente/cliente e per lo
psicoterapeuta.
5)
Lettura delle modalità nella partecipazione emotiva del
terapeuta all’interno del setting.
Il gruppo clinico di controllo(
supervisione di gruppo) è un metodo, fra tanti altri.
All’interno di esso vengono esposte le
difficoltà tecniche ed emotive del terapeuta e di ciò si fa
carico lo psicoterapeuta /conduttore del gruppo che, attraverso
una collaborazione critica(ma non giudicante) e costruttiva,
offre spunti di vista diversi, utili allo scioglimento di
eventuali nodi personali e relazionali.
Anche i partecipanti del gruppo
apportano con la loro esperienza i loro punti di vista; il corso
diventa un’importante opportunità di crescita sia per lo
specialista che “porta il caso”,perché rafforzerà la sua
identità personale e professionale, sia per tutti i presenti.
Il gruppo funzionerà come un vero e
proprio laboratorio di ricerca scientifica in cui teoria e
pratica saranno messe a confronto, utilizzando i concetti
classici della psicoanalisi quali: transfert, proiezione,
identificazione, controtransfert, resistenza, interpretazione,
lettura dei sogni e setting.
I casi clinici vengono esposti volta per
volta da ciascun partecipante.
|
Potenza, 29.02-20.06.2008 "IL
PATTE NOIRE DI LOUISE CORMANN. CORSO TEORICO-PRATICO."; Sede:
SEDE SIPI DI
POTENZA; Info:
sipiecm@virgilio.it
Fees= euro 500,00
Titolo del Corso Il Test “Patte Noire” di Louise
Cormann – Corso teorico/pratico
Il test è uno dei tests proiettivi più utilizzati nella indagine
della personalità dell’individuo fra i 5 ed i 14 anni;
focalizza i temi principali della struttura in formazione ed i
meccanismi di funzionamento preferiti orientando, completando e
approfondendo le ipotesi diagnostiche del clinico
Destinatari
Laureati psicologia (laurea breve e specialistica) ed in
medicina
Obiettivi
Il Corso (per il quale è stato
richiesto l’accreditamento ECM), si propone
·
di presentare il test
·
far fare agli allievi esperienza di somministrazione e di
correzione del test supervisionati dal docente
·
proporre un modello integrativo che ne consenta
l’interpretazione
Strutturazione di ogni incontro
14 – 16 Relazione
16 – 16.30 pausa
16.30 – 18.30 esercitazioni guidate e discussione in aula
(correzione e discussione di protocolli)
18.30 – 19 pausa
19.00 – 21 esercitazioni guidate e discussione in aula
(correzione e discussione di protocolli)
Relazioni
1.
lezione Cenni Storici e fasi della somministrazione
2.
lezione Problemi della somministrazione
3.
lezione Fasi della correzione
4.
lezione Problemi della correzione
5.
lezione Interpretazione: un modello integrativo
6.
lezione Interpretazione: un modello integrativo
Sede:
sono previste edizioni a Casoria sede S.I.P.I., Potenza, Chieti,
Reggio Calabria
Date, orari, ore di formazione
Il Corso è organizzato in 6 incontri per complessive 36 ore di
formazione; un incontro al mese dal 29 febbraio 2007 al 20
giugno 2008
Costo: 500,00 euro
Modalità di iscrizione
Numero massimo di
partecipanti 20. La iscrizione avviene seguendo l’ordine di
presentazione della domanda e secondo le modalità indicate dalla
segreteria.
Direttore scientifico
Prof.
Giovanni Ariano, Psicologo, Psicoterapeuta, Direttore della
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Integrata
riconosciuta dal M.I.U.R.
Docenti
Amina Bisogno, Psicologo, Psicoterapeuta, Didatta della
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Integrata
Bonacci Tonia,
Psicologo, Psicoterapeuta della Scuola di Specializzazione in
Psicoterapia Integrata
Attestati e Certificazione dei crediti E.C.M
I partecipanti, in ottemperanza a quanto richiesto dal progetto
ministeriale ECM, sono tenuti a rispettare gli orari, firmare un
registro di presenze, mantenere la partecipazione ai lavori per
il tempo previsto, ed espletare tutte le formalità di rito.
Segreteria Organizzativa
Responsabile Annalisa Giordano
Tel. 081/7308211
Fax. 081/730/8243
E-mail
sipi@sipintegrazioni.it
Sito Internet
www.sipintegrazioni.it
CURRICULUM PROFESSIONALE
PROF. FRANCO RINALDI
attualmente:
Professore Emerito di Psichiatria, dal 1998
Università di Napoli “Federico II”
Facoltà di Medicina e Chirurgia
precedentemente:
Ordinario di Psichiatria
nell’Università di Bari, 1968-1974
e nell’Università di Napoli, 1974- 1998
Incaricato di Psichiatria
nell’Università di Napoli, 1962-1968
Clinical Professor of Psychiatry
University of Illinois Medical School, Chicago, 1959-61
Presidente della Società Italiana di Psichiatria 1981-82
|
Milano,
7.05-2.07.2008 "LA
CONDIZIONE BORDERLINE (BARALE, CAVERZASI - CMP, C2008)"; Sede:
CENTRO
MILANESE DI PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38; Info:
biblio.cmp@faswebnet.it Fees= euro 144,00
La
condizione borderline
(Barale, Caverzasi - CMP, c2008)
Giornata 1:
Mercoledì 7
maggio 2008
Titolo: La
condizione borderline
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
23.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Giornata 2:
Mercoledì 4 giugno 2008
Titolo:
La
condizione borderline
Ore:
21.00-22.30
Tipo: B - Serie di
relazioni su tema preordinato
Docente:
Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Giornata 3:
Mercoledì
2 luglio
2008
Titolo:
La condizione borderline
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Francesco Barale, Edgardo Caverzasi
Ore:
23.30-24.00
Alle 23.30
distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai
partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le
24.00
***
I disturbi di
personalità costituiscono un’area particolarmente problematica,
al crocevia di molte questioni tra psicoanalisi e psichiatria
clinica.
La loro natura,
le difficoltà di trattamento e, spesso, anche di gestione
istituzionale, hanno dato origine a storici dibattiti ed a
storiche controversie, nonché a variegate proposte teoriche e di
intervento.
In questi
incontri si cercherà di delineare la storia, l’evoluzione
concettuale, la fenomenologia clinica, i principali problemi di
trattamento dei disturbi di personalità, con particolare
riferimento e specifica attenzione alla condizione “borderline”,
che dei disturbi di personalità, per molte ragioni, che verranno
accennate, e che comprendono anche trasformazioni
socio-culturali, è diventata una sorta di paradigma.
Si proverà a
sviluppare una riflessione clinica, psicoanalitica e anche
metapsicologica, sul tipo di esperienza e di sofferenza che la
condizione borderline esprime e sulla natura delle difficoltà
relazionali e controtransferali conseguenti.
Da queste
riflessioni si cercherà di derivare qualche modesto suggerimento
clinico non solo per le sempre assai problematiche terapie
psicoanalitiche con questi pazienti, ma, più in generale, per le
“molteplici prassi” (Gunderson) che vengono messe in atto nei
tentativi di offrire un luogo di sedimentazione alla costante
turbolenza borderline e di organizzare un contenitore in qualche
modo adeguato alla prevedibile imprevedibilità, alla continua
discontinuità, alla stabile instabilità, al perenne sentimento
di precarietà del sé e degli oggetti, al tenace e incoercibile
tentativo di ripresentificare e riprodurre in qualche modo il
trauma, che stanno nel cuore di questo tormentoso regno degli
ossimori affettivi che è la condizione borderline.
In un’ottica
interdisciplinare verranno presentati alcuni dati recenti di
ricerca e ipotizzati alcuni “ponti” tra aspetti dinamici e
neuropsicologici
***
CURRICULUM VITAE:
Francesco
Barale
Membro
ordinario della SPI, con funzioni di training. Lavora da più di
35 anni come psichiatra, a Pavia, dove dirige il Servizio di
Psichiatria presso il Policlinico S. Matteo e, all’Università, è
professore ordinario di Psichiatria, direttore del Dipartimento
di Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali e
presidente del Corso di Laurea in Riabilitazione Psichiatrica.
E’ stato per
molti anni redattore della Rivista di Psicoanalisi.
Oltre
all’attività psicoanalitica e clinico-psichiatrica ha svolto
ricerca in diversi ambiti, di base e clinici, pubblicando circa
200 lavori scientifici, molti in riviste internazionali, alcune
monografie e diversi capitoli di libri. Recentemente (2007) ha
curato, per Einaudi, Psiche. Dizionario storico di Psicologia
Psichiatria, Psicoanalisi e Neuroscienze 2 voll (con V.
Gallese, S. Mistura, A. Zamperini), e, sempre per Einaudi (2005)
ha pubblicato Autismo. L’umanità nascosta (con V.
Gallese, S. Ucelli, A. Ballerini, a cura di S. Mistura).
Nell’ambito specifico dei disturbi di personalità ha scritto,
fra l’altro, il capitolo Il prisma rotante. Un punto di
vista psicoanalitico sulla condizione borderline, per il
volume L’alleanza nella mente (a cura di E. Caverzasi e
L. Barone) e Borderline: il fondo instabile dell’esperienza.
Alcuni cenni storici e qualche consiglio per chi voglia
cimentarsi per il Quaderno n° 8 del Centro Milanese di
Psicoanalisi: G. O. Gabbard La psicoterapia dei pazienti
borderline.
***
Edgardo
Caverzasi
Psichiatra, Psicoanalista, Membro Associato della Spi e dell’IPA.
Professore Associato di Psichiatria all’Università di Pavia,
dove
dirige attualmente il Centro di Ricerca sui Disturbi di
Personalità
e sulla Relazione Medico Paziente.
Numerose
pubblicazione di carattere clinico e sperimentale
u riviste
nazione e internazionali nell’ambito studio sul disturbo
borderline tra cui
Investigation of Memory Suppression in borderline personality
disorder patients.
Annali of General
Psychiatry 2006 5 suppl I: S206 (in coll)
L’asse
ipotalamo-ipofisi-surrene nel disturbo borderline di
personalità. Psichiatria e Psicoterapia 22, 1-11 , 2003(in coll)
Disturbo borderline di personalità: il trattamento
ospedaliero della crisi, in Curare il Borderline. L’alleanza
nella Mente , vol. 2002 La Goliardica Pavese.
***
|
Milano, 12.04.2008 "INCONTRARE
L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI"; Sede:
SALA SAN CARLO -
MILANO, VIA MOROZZO DELLA ROCCA 12 (ANGOLO C.SO MAGENTA); Info:
biblio.cmp@faswebnet.it Fees= euro 132,00
CONVEGNO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO:
EMOZIONI E
NARRAZIONI
Organizzato
da:
Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti
Sabato 12
aprile 2008
Sede:
Sala
S.Carlo
Milano, Via
Morozzo della Rocca 12
(C.so
Magenta)
Segreteria organizzativa
SABATO 12 aprile
TITOLO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI
Ore:
9.00 – 9.15
Tipo:
A - Lezioni magistrali
Titolo:
apertura e presentazione del Convegno
Docenti:
Giampaolo Kluzer , Patrizia Gammaro Moroni
----
TITOLO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI
Ore:
9.15 – 10.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Titolo:
Quel treno per Yuma:Il lungo cammino verso la pensabilità delle
emozioni
Docente:
Antonino Ferro
Abstract:
Viene discusso il processo che porta dalla sensorialità
indistinta sino alla possibilità di formare i pittogrammi
emotivi che sono alla base della capacità di vivere le emozioni.
Vengono poi mostrati i percorsi alternativi che possono prendere
gli stati protoemotivi se non vengono sufficientemente
elaborati. Le reverie,il sogno del giorno e della notte,le varie
forme evacuative verranno descritte con vari esempi clinici
----
Ore:
10.30 – 11.00 INTERVALLO
----
TITOLO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI
Ore:
11.00 – 11.45
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Titolo:
Gelidi Lumi e lampi d’emozione
Docente:
Aurelio Principato
Abstract:
Definito per eccellenza «Secolo della Ragione», il Settecento
francese affronta il problema delle emozioni partendo da un
atteggiamento di generale discredito per approdare a una
rivalutazione poetica e filosofica dei moti «naturali»
dell’animo. Tuttavia, anche negli scritti più lucidi, trapela
una dimensione emotiva che surriscalda l’argomentazione. Tale
fenomeno può essere analizzato in quanto percepibile a livello
linguistico, e può tradursi in una tipologia di effetti
stilistici.
----
TITOLO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI
Ore:
11.45– 12.45
Tipo:
D - Confronto/dibattito tra pubblico
ed esperto/i guidato da un conduttore ("l'esperto risponde")
Titolo:
Discussione
Docente:
Anna Ferruta
Abstract:
Verranno dibattuti i temi appena presentati.
----
Ore:
12.45 – 14.15 PAUSA PRANZO
----
TITOLO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI
Ore:
14.15 – 16.00
Tipo:
G – Lavoro a piccoli gruppi su
problemi e casi clinici con produzione di rapporto finale da
discutere con esperto
Titolo:
Gruppi di lavoro simultanei
Docenti:
Marta Badoni
Franco
Borgogno
Ronny Jaffè
Eugenio
Gaburri
Andreina Robutti
Louis Rodriguez de la Sierra
Lucio Sarno
Abstract:
I
singoli gruppi lavoreranno sui seguenti temi
·
Il corpo:
tra riconoscimento e alienazione (Marta Badoni)
In questo
lavoro si tratterà la funzione del corpo nella relazione con
l’altro.
Resta da
approfondire qual è il corpo al quale si indirizza la nostra
attenzione. E’ importante ricordare che l’Io nella
metapsicologia freudiana è contemporaneamente proiezione della
superficie corporea e luogo di un lavoro, lavoro che tocca
all’Io, dice Freud, (1905, 1915) proprio in funzione del suo
limite corporeo.
Luogo del
lavoro e luogo dell’affetto, luogo dell’angoscia: angoscia che,
in quanto causa dispiacere all’Io, tende ad essere scaricata,
angoscia segnale di cui l’io si serve come un vettore, trovando
piacere allora non tanto nello sbarazzarsi del dispiacere, ma
“in un piacere di tipo diverso” nella padronanza del proprio
funzionamento
Luogo di
ambiguità, legata a questa particolarità dell’affetto di essere
a due facce, una capace di partecipare alla comunicazione,
l’altra fuori da ogni significante possibile.
Luogo del
lavoro di lutto, dove, attraverso una esperienza di
intimità-separatezza, il rapporto dell’Io al proprio corpo, al
proprio limite, viene ridefinito nel rapporto con l’altro.
·
La
specificità della fobia di “Little Hans”: un “altro” punto di
vista. (Franco Borgogno)
Sulla base
dei nuovi dati concernenti “Little Hans” e il contesto
famigliare-intergenerazionale e socio-culturale in cui egli è
cresciuto verrà dettagliatamente riconsiderata la sua fobia,
ricercandone la specificità anche alla luce degli eventi
successivi della sua vita. In particolare verrà segnalata
l’incidenza della depressione e del ritiro fobico materno, la
differenza fra “scena primaria” e “scenata primaria”, le diverse
“famiglie di Edipo” in cui si può nascere e crescere, e – ultimo
ma non ultimo – il valore dell’essere riconosciuti per “chi si
è” e per la “storia che si è avuto in sorte”.
·
Emozioni,
ideali e stati persecutori nel gruppo e nell’individuo.Tra la
stanza d’analisi e lo scenario collettivo. (Ronny Jaffè)
L’autore
intende trattare la questione del rapporto individuo-gruppo con
un riferimento anche specifico alle oscillazioni tra ritiro
“narcisistico e idealizzato” e partecipazione-condivisione al
corpo sociale.
Tali
riflessioni sono l’esito di movimenti dell’autore tra il suo
lavoro nella stanza d’analisi, l’osservazione dei fenomeni
grippali ed il confronto con il gruppo dei colleghi attraverso
“un va e vieni” dalla clinica alla teoria.
Questa
dimensione che percorre i vari campi dell’esperienza
dell’analista (il contatto con se stesso, la relazione con il
paziente, il gruppo di colleghi, il suo inserimento nel sociale)
si fonda sul problema teorico della relazione
idealizzazione/paranoia e dell’asse narcisismo-relazione
d’oggetto.
Nella stanza
d’analisi siamo sempre più alle prese con pazienti immersi in
stati caotici ed indifferenziati della mente in cui l’area
emotiva appare o ripiegata su di sé, o azzerata, o viene
evacuata per l’assenza di un contenitore.
Il
contenitore richiama il concetto di reveriè materna ma accanto a
questo dobbiamo pensare a quella funzione paterna “in grado di
prendere su di sé la persecuzione che è nel rapporto
madre-bambino”. Altrimenti l’assenza di questa funzione può
creare condizioni di odio, rabbia o di derive idealizzate per
saturare la condizione di vuoto.
L’autore
intende indicare, attraverso la presentazione di situazioni
cliniche, i sopraindicati aspetti di idealizzazione-
persecuzione con dei riferimenti al gruppo per tentare di
comprendere le ragioni per cui le correnti emotive-ideali
sembrano dileguarsi, perdersi e abdicare rispetto al mondo
dell’ideologia e del preconcetto.
·
“La Vergogna
e l'Altro”: un’ emozione che ostacola l'incontro? (Eugenio
Gaburri)
L'emozione
di “vergogna” si accompagna a manifestazioni psicosomatiche
talvolta imponenti. Il soggetto “ha paura” di vergognarsi e, da
questa angoscia, può derivare una rigida necessità di controllo
e talvolta di isolamento affettivo e sociale. In queste
circostanze il soggetto diventa
“altro” a se
stesso e “l'incontro” con l'altro (oggetto) si carica di una
minaccia catastrofica. L'incontro con “l'Altro” può dar luogo a
emozioni
straripanti,
a reazioni somatiche incontinenti e, non di rado, a un
sentimento di "quasi morte". Il docente propone una tesi che,
passando attraverso la preistoria del complesso edipico, accosti
l'esperienza della vergogna, colga i nessi con quella della
colpa e con le figure della configurazione edipica.
Attraverso
esemplificazioni cliniche si discute come affrontare la
difficoltà dell'incontro quando, all'interno del campo
analitico, ci troviamo in presenza della questione “vergogna”.
·
Incontri
andati male: un’ ipotesi relazionale sulla violenza (Anfreina
Robutti)
Nel corso
del suo primo secolo di esistenza, la psicoanalisi è andata
incontro a molti radicali cambiamenti, pur conservandosi fedele
alle grandi scoperte e riflessioni freudiane che rimangono punti
di riferimento irrinunciabili, sia quando rimane un accordo sia
quando si ritiene di dover cambiare. Un esempio molto chiaro è
come sono andate cambiando le concezioni e le opinioni relative
al tema dell’aggressività.
Partiamo
dall’aggressività, che sembra essere all’origine della violenza.
Il concetto
di aggressività in Freud acquista rilevanza in un secondo tempo,
anche se sin dall’inizio l’aggressività del paziente viene
riconosciuta e descritta, basti pensare alla scoperta del
transfert negativo, delle tendenze ostili nella paranoia e nelle
nevrosi ossessive, all’ostilità nel complesso di Edipo e così
via. Nella prima teoria delle pulsioni l’aggressività è
considerata un istinto al servizio dell’autoconservazione. E’
stato soltanto successivamente che, inglobata nel famoso, quanto
discusso, concetto di istinto di morte, l’aggressività e la
distruttività verranno più chiaramente prese in considerazione e
contrapposte alla libido, in una visione duale degli istinti
fondamentali che muovono la vita dell’essere umano. Se ci
guardiamo intorno e vediamo gli orrori che l’umanità ha messo in
atto nel passato e continua a perpetrare con una gravità che
appare crescente, non possiamo che essere tentati di pensarla
così. Freud stesso formulò la sua concezione dell’istinto di
morte nel 1920, dopo avere assistito a quella sanguinaria
catastrofe che fu la prima guerra mondiale. Esistono però altri
modi di vedere le cose che rendono le prospettive future non
certamente facili ma forse un poco più improntate alla speranza.
In sintesi
posso dire che la teoria secondo cui l’aggressività, produttrice
di violenza, è un istinto innato e che l’istinto di morte porta
in sé una distruttività primaria ci induce a cercare di
costringere, conculcare o forse sublimare tale originaria umana
tendenza. L’idea invece che la violenza abbia origine in
qualcosa che non ha funzionato nei rapporti fra i bambini e
l’ambiente in cui sono cresciuti e anche più avanti che la
violenza abbia bisogno di un certo ambiente per esplodere e
dominare ci fa pensare a una possibile prevenzione proprio
agendo là dove la vita incomincia, dando importanza cruciale
anche a quelle che sono, non soltanto agli inizi della vita,
alle nostre risposte alla sofferenza e alle offese.
·
Il difficile
controllo delle emozioni nell’adolescenza (Luis Rodiguez de la
Sierra)
Il lavoro
intende esaminare le complesse dinamiche emozionali che
l’adolescente si trova ad affrontare a partire dalla
trasformazione puberale che suo malgrado vive, il corpo viene
vissuto con inquietante estraneità, il mondo dell’infanzia è
perso per sempre, i legami famigliari sono profondamente messi
in crisi. In adolescenza vi è una rimessa in discussione
sconvolgente degli assetti prestrutturali dell’infanzia e della
latenza, laddove il bambino si pensava buono o
cattivo,l’adolescente prova sentimenti di amore e di odio.
Sappiamo bene che tanti adolescenti esprimono queste emozioni
con tragica intensità addirittura con rischi autodistruttivi.
Per l’adolescente il problema centrale è la rappresentazione e
l’organizzazione simbolica di un mondo interno estraneo,caotico
e soprattutto pericoloso,sempre sul punto di essere intruso.
Spesso prova la senzazione di essere attraversato,percepito
appieno dallo sguardo degli adulti. I suoi confini perdono il
loro valore protettivo,il dentro si ritrova proiettato al di
fuori,esternalizzato: i suoni, gli odori, gli sguardi,tutte le
nuove percezioni intensamente lo assalgono provocando una vera
tempesta emozionale che spesso trova come unico sbocco l’agire.
L’azione rappresenta una modalità più arcaica rispetto al
pensiero e al linguaggio. Per Freud “ageren” significa mettere
in atto pulsioni,fantasmi,desideri. Ageren ha la stessa radice
di “abreagere” cioè abreazione e per abreazione si intende la
scarica emozionale con cui un soggetto si libera dall’angoscia.
L’agire adolescenziale può prendere varie strade:quella del
sintomo psicosomatico, del ricorso alla droga,dell’agire
delinquenziale, del disturbo alimentare. Quando siamo di fronte
a queste modalità di agire allora riconosciamo immediatamente il
bisogno di aiuto da parte dell’adolescente.
In altre
situazioni l’agire, che rappresenta comunque sempre
l’espressione di un tumulto emotivo, prende strade meno
clamorose e ci si trova di fronte a problemi di relazione a
scuola, a casa, con spesso un’aggressività accentuata. Al
contrario a volte può verificarsi la situazione opposta,
l’intensità emozionale porta ad una specie di ritiro,
all’isolamento, che può trovare espressione nel blocco degli
studi, nella mancanza di socialità. Possiamo anche notare che
gli adolescenti più sofferenti non sono necessariamente quelli
che presentano un’insorgenza sintomatica clamorosa. La
capacità di sperimentare a questa età stati di
depersonalizzazione,di perdita dei confini, Legati a fantasie di
fusione con l’oggetto materno non è rara e spesso può essere
appannaggio di personalità ricche e creative. Il ricorso alla
fantasia,l’uso del virtuale possono essere dei contenitori per
emozioni non altrimenti controllabili.
·
Incerte
vi(t)e delle emozioni: seduzioni, passioni, relazioni,
trasformazioni (Lucio Sarno)
Gli affetti
rappresentano fin dalle origini il fil rouge della psicoanalisi.
Gli affetti segnano le valenze traumatiche dell’esperienza
infantile; gli affetti guidano la cura psicoanalitica attraverso
la relazione di transfert.
Ma la vita
delle emozioni del paziente esprime condizioni di sofferenza che
non si risolvono esclusivamente nelle sue difficoltà di
espressione.
Le emozioni
possono soffrire di condizioni precocemente abortive, di
seduzioni originarie ambigue, di perversioni di senso sulla via
della relazione.
La relazione
di transfert deve quindi consentire l’ingresso delle emozioni
“disturbate” in un ordine relazionale virtuoso tale da
consentire alle stesse di acquisire spessore e trovare forme
adeguate di espressione, e alla vita psichica del paziente di
tollerare il dolore mentale accedendo ad un ordine trasformativo
della sua esperienza personale e relazionale.
Il percorso
individuato sarà contrappuntato e chiarito da inserti
clinici.
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Ore:
16.00 – 16.30 INTERVALLO
----
TITOLO:
INCONTRARE L'ALTRO, EVITARE L'ALTRO: EMOZIONI E NARRAZIONI
Ore:
16,30 – 18.30
Tipo:
C - Tavola rotonda con dibattito tra
esperti
Titolo:
“Percorsi delle emozioni”
Presiedono:
Valeria Egidi Morpurgo, Cristina Saottini
Intervengono:
Marco Moneta, Pierluigi Panza, Giuliano Turone
Abstract:
Moneta
parlerà di
Passioni e
riflessione filosofica
L’intervento
si propone un duplice scopo. Da un lato vuole illustrare, sia
pur sommariamente, il modo in cui il tema delle passioni è stato
affrontato nella tradizione filosofica occidentale. Da questo
punto di vista, il quadro si presenta assai diseguale,
composito, difficilmente riconducibile entro uno schema preciso.
Sembra tuttavia possibile individuare un elemento esplicativo di
fondo nella profonda mutazione che la moderna prospettiva
antropologica, con Cartesio, con Hobbes e con molti altri
autori, introduce rispetto alla valutazione classica (antica e
medievale) del fenomeno passionale. Mutazione che implica una
ridefinizione del tradizionale rapporto tra ragione e passione
(tra sfera razionale e sfera affettiva).
Dall’altro
lato, l’intervento intende soffermarsi, per la loro importanza
nella riflessione filosofica della modernità, su un determinato
genere di passioni, quelle per intenderci più sociali, più
legate all’intersoggettività, alla relazione con l’altro, il cui
oggetto privilegiato è costituito dall’immagine che, del nostro
io, ci riflette la soggettività degli altri. Tali sono a esempio
le passioni concernenti l’ambito del “riconoscimento”, cioè
dell’approvazione/disapprovazione degli altri, della stima e
dell’autostima, della ricerca di distinzione, di superiorità
etc.
Panza
tratterà il tema Luoghi ed emozioni
Nell'ambito
del corso di "Storia dell’Estetica Moderna" della Facoltà di
Architettura del Politecnico di Milano è stata sviluppata una
ricerca sull'interazione tra abitazione di uno scrittore e sua
produzione letteraria. Lo scopo di questa analisi era quello di
cercare di capire in che modo un luogo possa influenzare la
sensibilità di un individuo, le sue emozioni e i suoi stati
d’animo e come queste determinino a loro volta lo sviluppo delle
sue opere letterarie. Per questo, si è compiuta un’analisi su
tre fronti: in primo luogo sulla biografia dell’autore,
ripercorrendo le tappe e gli avvenimenti fondamentali della sua
vita; poi un’analisi della sua casa o del contesto, recandosi
sul posto, visitandola e raccogliendone dati; infine sulle opere
da lui create, evidenziandone i passi in cui emerge con più
evidenza il rapporto tra autore e propria abitazione.
Al convegno
verranno presentati alcuni di questi casi, cercando di mostrare,
in particolare, i diversi rapporti che si possono instaurare tra
un individuo e la propria abitazione, il proprio spazio del
quotidiano, per comprendere in chiave fenomenologia, e non
quantitativa, l’influenza degli spazi sugli individui. Tra i
casi che certamente si presenteranno ci sono quelli di Cesare
Pavese, Giovanni Testori, Attilio Bertolucci, Curzio Malaparte e
altri.
Turone
parlerà de Le
emozioni
nella vita professionale di un magistrato.
Patemi
d'animo, paure, entusiasmi, angosce, sensazioni di
soddisfazione, sensazioni di insicurezza... L'emozione positiva
di quando ho liberato quel sequestrato, di quando ho
rintracciato quel grande latitante di mafia, di quando ho fatto
quella scoperta, appunto, emozionante... L'emozione negativa di
quando mi sono accorto di aver dato credito a quell'accusa
falsa, di quando ho preso a verbale le dichiarazioni di quelle
vittime di pulizia etnica, di quando mi sono sentito inadeguato
per questo o quel motivo...".
----
----
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Milano,
13.02-11.06.2008 "IL
COLLOQUIO CLINICO DAL PUNTO DI VISTA PSICOANALITICO (MEREGNANI,
RIZZI - CMP, S2008)"; Sede:
CENTRO MILANESE DI
PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38; Info:
biblio.cmp@faswebnet.it Fees= euro 264,00
Il
colloquio clinico dal punto di vista psicoanalitico
(Meregnani, Rizzi - CMP, s2008)
Giornata 1:
Mercoledì 13 febbraio 2008
Titolo: Il
colloquio e l’ascolto nella clinica psicoanalitica: luoghi e
occasioni, usi e problematiche
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
23.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: A. Meregnani, P. Rizzi
Giornata 2:
Mercoledì 12 marzo 2008
Titolo:
Il colloquio clinico e lo specifico dell’assetto psicoanalitico
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: A. Meregnani, P. Rizzi
Giornata 3:
Mercoledì 9
aprile
2008
Titolo:
Casi
clinici: la valutazione per la psicoterapia, per l’analisi o per
altre destinazioni del paziente
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: A. Meregnani, P. Rizzi
***
Giornata 4:
Mercoledì
30 aprile 2008
Titolo:
Casi
clinici: il colloquio clinico e il problema dell’invio
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: A. Meregnani, P. Rizzi
***
Giornata 5:
Mercoledì 14
maggio 2008
Titolo:
La
presenza del “terzo”: interventi e vincoli esterni alla coppia
clinico/paziente
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: A. Meregnani, P. Rizzi
***
Giornata 6:
Mercoledì
11 giugno 2008
Titolo: Il
colloquio e la scrittura: riflettere, ricordare e rielaborare
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: A. Meregnani, P. Rizzi
Ore:
23.30-24.00
Alle 23.30
distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai
partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le
24.00
***
Il colloquio
clinico costituisce lo strumento più efficace e flessibile per
entrare in relazione e conoscere adeguatamente una persona che
presenta una sofferenza psichica. Per questo esso entra a far
parte della formazione professionale di tutti gli “specialisti
della mente”, siano essi psicologi, psichiatri o psicoanalisti.
Inoltre, il colloquio clinico è oggetto di una vasta attività
di ricerca, non solo in campo clinico, ma anche linguistico e
narratologico, istituzionale, sociopsicologico. Ogni modello
psicoterapeutico, inoltre, ha creato un proprio paradigma di
colloquio, che varia secondo i presupposti teorici ma anche
secondo le esigenze e gli scopi della cura.
Pur senza
ignorare questi aspetti, che possono contribuire alla conoscenza
fenomenologica del colloquio, lo scopo degli incontri è di
proporre una “lettura” del colloquio clinico secondo il modello
psicoanalitico. A mano a mano che la psicoanalisi si
diversificava e si proponeva quale cura per forme svariate di
disturbo psichico, sono state elaborate negli ultimi decenni
revisioni tecniche del colloquio adatte alle nuove esigenze. E’
disponibile quindi un modello aggiornato del colloquio clinico
in ottica psicoanalitica che può risultare assai utile conoscere
meglio.
A tale scopo
verranno trattati – nei sei incontri previsti – i seguenti temi:
·
Il colloquio
e l’ascolto nella clinica psicoanalitica: luoghi e occasioni,
usi e problematiche.
·
Il colloquio
clinico e lo specifico dell’assetto psicoanalitico.
·
Casi
clinici: la valutazione per la psicoterapia, per l’analisi o per
altre destinazioni del paziente.
·
Casi
clinici: il colloquio clinico e il problema dell’invio.
·
La presenza
del “terzo”: interventi e vincoli esterni alla coppia
clinico/paziente.
·
Il colloquio
e la scrittura: riflettere, ricordare e rielaborare.
Lungo il
percorso, i diversi temi verranno affrontati alternando i
momenti di esposizione teorica con la presentazione di
esemplificazioni cliniche, oltre ovviamente a occasioni di
discussione con i partecipanti.
Il programma
si rivolge dunque a quanti, lavorando in ambito istituzionale
e/o nella pratica privata, intendono approfondire le proprie
conoscenze teoriche e tecniche in materia di colloquio clinico,
prendendo quale riferimento generale il punto di vista
psicoanalitico. Verrà privilegiata, per quanto possibile, una
docenza di tipo partecipativo.
***
CURRICULUM
VITAE:
Anna
Meregnani
Laurea in
Lingue e letterature straniere Università Bocconi nel 1971 (110
e lode)
Laurea in
Psicologia Università di Padova nel 1976 (110 e lode)
Training
psicoanalitico presso la Società Psicoanalitica italiana dal
1986 al 1990, anno in cui diventa membro Associato della
Società.
Iscritta
all’albo degli psicologi e degli psicoterapeuti dal momento
della sua istituzione.
Ha lavorato
come psicologo clinico presso un servizio ambulatoriale della
Provincia di Milano dal 1976 al 1980.
Dal 1980 ha
lavorato, prima come consulente e poi come dipendente di ruolo,
nell’Unità operativa psichiatrica dell’Ospedale di Melegnano e
successivamente dell’Ospedale San Paolo di Milano.
Nell’ambito
del lavoro psichiatrico ha svolto psicoterapie a indirizzo
analitico e ha effettuato il servizio di prime visite dei
pazienti inviati al servizio.
Si è
licenziata nel 1998 per svolgere esclusivamente la professione
di psicoanalista e psicoterapeuta nel proprio studio.
Partecipa
attivamente alle attività formative e scientifiche della Società
di Psicoanalisi, sia nell’ambito del Centro di Milano che in
sedi internazionali.
Ha curato
pubblicazioni monografiche dell’Ipa, fa parte del comitato di
redazione della Rivista Italiana di Psicoanalisi e del Direttivo
del Centro Milanese di Psicoanalisi in quanto responsabile del
servizio di consultazione per adulti.
***
|
Milano, 13.02-11.06.2008 "LE
VICISSITUDINI DELL’ODIO NELLA RELAZIONE TERAPEUTICA (MANCUSO -
CMP, S2008)"; Sede:
CENTRO MILANESE DI
PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38; Info:
biblio.cmp@faswebnet.it Fees= euro 264,00
Le
vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
(Mancuso -
CMP, s2008)
Giornata 1:
Mercoledì 13 febbraio 2008
Titolo: Le
vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
F. Mancuso
Ore:
23.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: F. Mancuso
Giornata 2:
Mercoledì 12 marzo 2008
Titolo:
Le vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
F. Mancuso
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: F. Mancuso
Giornata 3:
Mercoledì 9
aprile
2008
Titolo:
Le
vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
F. Mancuso
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: F. Mancuso
***
Giornata 4:
Mercoledì
30 aprile 2008
Titolo:
Le
vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
F. Mancuso
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: F. Mancuso
***
Giornata 5:
Mercoledì 14
maggio 2008
Titolo:
Le
vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
F. Mancuso
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: F. Mancuso
***
Giornata 6:
Mercoledì
11 giugno 2008
Titolo: Le
vicissitudini dell’odio nella relazione terapeutica
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
F. Mancuso
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: F. Mancuso
Ore:
23.30-24.00
Alle 23.30
distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai
partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le
24.00
***
L’idea
principale della proposta è quella di seguire le vicissitudini
dell’odio. Esso viene preso in considerazione come categoria di
emozioni che, come supponeva Freud nasce prima dell’amore. Non
intendo discutere il tema prettamente sul piano teorico oppure
riaprire il dibattito sul primario o secondario, ne tantomeno
occuparmi delle sue dimensioni sociali, ma piuttosto aprire alla
costruzione, nella dimensione analitica, di uno spazio per
l’odio come componente vitale della persona e della relazione.
Si tenterà,
quindi, di seguire il suo percorso dalle sue prime tracce
rilevabili a seguito “dell’insulto narcisistico” (anoggettuale)
alla sua graduale trasformazione in aggressività (oggettuale),
dalle sue qualità differenzianti (in quanto indizio
anticonfusivo della mente) alle sue trasformazioni in
distruttività (se defuso dalle componenti libidiche). Il
percorso prosegue fino al suo comparire nella stanza di analisi
dove i per-turbamenti dei protagonisti della relazione analitica
possono gradualmente consentire la inclusione dell’odio nel
dialogo oppure la sua esclusione. La rilevazione di questi
elementi comporta una “trasformazione” dei protagonisti.
Ritengo che, a parte qualche opportuno riferimento teorico, il
tema abbia una prevalente valenza clinica e si rivolge a coloro
che desiderano discutere le dinamiche della relazione
terapeutica alla luce dell’emergere di elementi “odiosi”
intrasoggettivi, oltre che (e prima che) intersoggettivi.
Pertanto ho in mente di rivolgermi a terapeuti che lavorano
analiticamente, ma senza precisare un particolare tipo di
setting terapeutico oppure un particolare tipo di paziente
(bambini, adolescenti o adulti). L’idea è quella di privilegiare
l’impostazione analitica di base del terapeuta.
Inizialmente verrà proposto del materiale per illustrare il
punto di vista teorico-clinico del conduttore ma,
successivamente, è auspicabile che si faccia ricorso
all’esperienza dei partecipanti.
***
CURRICULUM
VITAE:
Francesco Mancuso
Laureato in
Medicina e Chirurgia presso l'Università di Milano nel 1976.
Successivamente, sempre a Milano, nel 1980 ha conseguito la
Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile.
Nel 1983 ha
frequentato il Corso quadriennale della Scuola di Psicoterapia
Psicoanalitica presso l'Istituto di Psicoterapia del Bambino e
dell'Adolescente di Milano. Tale Corso gli ha consentito di
diventare Socio dell'Istituto stesso; attualmente é Docente
della Scuola di Specializzazione e Coordinatore della Redazione
del “Quaderno dell’Istituto di Psicoterapia del Bambino e
dell’Adolescente”. Dal maggio 2005 é diventato Presidente di
questa Associazione.
Nel 1994,
terminato il training formativo, é stato accolto come membro
Associato nella SPI. Dal 2001 è Membro Ordinario della SPI e
dell’IPA.
Ha
pubblicato numerosi lavori su riviste nazionali e internazionali
e partecipato con contributi scientifici a diversi Convegni. Nel
settembre 2006, edito da Borla, é uscito il suo libro:
Percorsi di trasformazione nella cura analitica.
|
Milano,
13.02-9.04.2008 "L’ATTEGGIAMENTO
TERAPEUTICO (PELLIZZARI - CMP, C2008)"; Sede:
CENTRO MILANESE DI
PSICOANALISI - VIA CORRIDONI 38 Info:
biblio.cmp@faswebnet.it Fees= euro 144,00
L’atteggiamento terapeutico
(C.
Pellizzari, CMP, c2008)
Giornata 1:
Mercoledì 13
febbraio 2008
Titolo: La
curiosità e il piacere della rappresentazione
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
Giuseppe
Pellizzari
Ore:
23.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giuseppe Pellizzari
Giornata 2:
Mercoledì 12 marzo 2008
Titolo:
Il
pensiero e la scoperta del tempo
Ore:
21.00-22.30
Tipo: B - Serie di
relazioni su tema preordinato
Docente:
Giuseppe Pellizzari
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giuseppe Pellizzari
Giornata 3:
Mercoledì
9 aprile
2008
Titolo:
La fiducia e la nascita dell'esperienza
Ore:
21.00-22.30
Tipo:
B - Serie di relazioni su tema preordinato
Docente:
Giuseppe
Pellizzari
Ore:
22.30-23.30
Tipo:
F - Presentazione di problemi o di casi clinici in seduta
plenaria (non a piccoli a gruppi)
Docente: Giuseppe Pellizzari
Ore:
23.30-24.00
Alle 23.30
distribuzione questionario di valutazione apprendimento ai
partecipanti, che dovranno compilarlo e restituirlo entro le
24.00
***
Chi si occupa a
vario titolo di sofferenza psichica conosce bene il senso di
impotenza,di incertezza, di confusione,di ignoranza che spesso
suscita in chi se ne dovrebbe prendere cura. Il rischio è quello
di cadere in una rassegnazione disincantata che rende il lavoro
una routine sempre più faticosa e sempre meno interessante
oppure di inseguire ossessivamente un sapere tecnico idealizzato
che può finire col complicare pesantemente la freschezza emotiva
dell'approccio quotidiano al dolore mentale.
Per questo
motivo può essere utile lasciare da parte,come in una sorta di
sospensione temporanea, il linguaggio teorico e specialistico e,
in questo vuoto, recuperare un altro linguaggio, quello
dell'esperienza, libero dagli schemi concettuali a cui siamo
(troppo) abituati.
Dire e pensare
l'esperienza passa attraverso risorse spontanee e naturali quali
la curiosità, il gusto della metafora, il piacere, e non solo lo
sforzo e la fatica, del pensiero,l'esercizio della fiducia che
scopre l'ignoto nel quotidiano.
Questo non
elimina certo il dolore, sia naturalmente di chi lo vive in
prima persona sia di chi cerca come può di prendersene cura,
anzi lo evidenzia rendendolo più espressivo, tuttavia lo apre ad
un interesse che può forse venir condiviso e ad una indagine che
può andare oltre l'urgenza opprimente del dovere, ma contenere,
almeno in nuce,il richiamo dell'avventura.
***
CURRICULUM VITAE:
Giuseppe
Pellizzari
Psicologo,
Psicoanalista (Membro Ordinario della SPI e dell'IPA, Analista
con Funzioni di Training).
Oltre all'attività privata collabora da quindici anni con
Progetto A, centro di consultazione per adolescenti di San
Donato Milanese (ASL Milano 2), unico centro pubblico di tal
genere in Italia, fondato nel 1989 su ispirazione di Tommaso
Senise. Ha tenuto corsi di formazione in psicoterapia
dell'adolescenza presso le scuole di specializzazione Area G e
ASNEA. Ha svolto attività di supervisione regolare per diversi
anni pressi le ASL di Palazzolo sull'Oglio e Chiari. Ha tenuto
un ciclo di incontri di supervisione presso l'Istituto Benedetta
d'Intino e seminari di discussione sulle problematiche
adolescenziali presso numerose ASL e associazioni private. Oltre
ad aver partecipato come relatore a vari congressi ISAP, è
autore di numerosi articoli riguardanti la tecnica
psicoanalitica e le tematiche dell'adolescenza apparsi sulle
riviste: Gli Argonauti, Rivista di Psicoanalisi, Psiche,
Adolescenza. E' autore, insieme a Giovanna Giaconia e Piero
Rossi, del volume Nuovi fondamenti per la tecnica
psicoanalitica, Borla, Roma, 1997 e del volume L'apprendista
terapeuta, Bollati Boringhieri, Torino, 2002.
***
|
Roma, 7.02-28.02.2008 "LA
TRAMA DEI SOGNI"; Sede:
CENTRO DI PSICOANALISI ROMANO
VIA PANAMA 48 ROMA; Info:
segreteria@centropsicoanalisiromano.it Fees=
euro 144,00
Alessandra Ginzburg
La trama dei sogni
Di cosa è fatta la stoffa dei sogni di cui
parlava Shakespeare? Quale la trama sottostante alle
rappresentazioni oniriche che hanno luogo all’interno della
relazione analitica? Questo ciclo di 4 seminari si propone di
mettere a disposizione dei partecipanti alcuni concetti di base
ricavati dalle ipotesi di Matte Blanco sul funzionamento
dell’inconscio e delle emozioni, resi accessibili da puntuali
esemplificazioni cliniche.
Il presupposto da cui muove la proposta è
che l’utilizzazione del sogno nell’esperienza analitica risenta
di una sottovalutazione della qualità di pensiero insita nel
contenuto manifesto di cui solo una lettura accurata e fondata
su una buona conoscenza del funzionamento dell’inconscio e delle
emozioni può consentire di mettere in luce la profondità e la
multidimensionalità dei significati.
Nell’ambito dei quattro seminari verranno
affrontati i seguenti temi:
07/02/2008
|
Inconscio rimosso e inconscio
strutturale. La funzione proposizionale, l’individuo e
la classe nella creazione dei personaggi del sogno. La
struttura bi-logica e antinomica della mente e i due
principi che la governano. La presenza dell’infinito nella
mente come tentativo di dare forma all’indivisibile
|
14/02/2008
|
I livelli di profondità della mente.
I livelli di profondità della mente intesa come
struttura bi-logica stratificata e le diverse applicazioni
cliniche. La stessa realtà, come ad esempio l’esperienza di
transfert, può essere trattata in più modi a seconda delle
proporzioni di simmetria e di asimmetria.
|
21/02/2008 |
Inconscio ed emozioni. Le
diverse teorie sulle emozioni nella rappresentazione
onirica. Le costanti oniriche. L’analista ed il paziente
nelle loro diverse configurazioni.
|
28/02/2008 |
L’utilizzazione clinica
dell’isomorfismo. Strumenti teorici e clinici rispetto
ai traumi e alle strategie difensive che si possono ricavare
da questa modalità di lettura dei sogni. L’isomorfismo come
elaborazione non ricostruttiva dell’esperienza emotiva. |
ORARI:
Ore 21,00 – 22,00
|
Relazione del docente |
Ore 22,00 – 23,00
|
Discussione con la sala |
Ore 23,00– 23,30 (solo 28/02/2008)
|
Questionario di apprendimento |
CURRICULUM
Dr.ssa Alessandra Ginzburg
Alessandra Ginzburg, psicologa ed analista
con funzioni di training della società psicoanalitica italiana,
è membro del Gruppo internazionale di Bi-logica, di cui insieme
con Riccardo Lombardi ha curato il 4° Convegno, tenutosi a Roma
nel 2005 , i cui atti sono in corso di stampa presso la Angeli.
Ha scritto numerosi articoli di applicazione del pensiero di
Matte Blanco sia in campo clinico che nell’ambito della
letteratura.
|
Roma,
5.02-29.04.2008 "L’USO
DEL GRUPPO COME STRUMENTO TERAPEUTICO & FORMATIVO"; Sede:
CENTRO DI
PSICOANALISI ROMANO VIA PANAMA 48 00198 ROMA; Info:
segreteria@centropsicoanalisiromano.it Fees= euro
216,00.
L’USO DEL
GRUPPO COME STRUMENTO
TERAPEUTICO & FORMATIVO
Dr. Antonio Fazio
ABSTRACT: L’inizio del corso
sara’ focalizzato sulla contestualizzazione storica dell’uso di
questa particolare tecnica terapeutica, cercando di delinearne
alcune tracce delle origini, a cominciare dai primi scritti piu’
importanti sulla gruppalita’, come quelli di Freud
[“Psicologia del Gruppo e Analisi dell’Io” (1921)],
di Le Bon
Bon [“ La Psicologia della Folla” (1895)], o di McDougall.
[La Mente del Gruppo (1920)],
che ne costituiscono le basi fondamentali. Da questi, e dopo
alcuni decenni, fu possibile successivamente edificare la
costruzione di una nuova modalita’ di lavoro, distinto da quello
individuale, e con sue proprie regole e tecniche di intervento.
Cerchero’
Si cerchera’ nel contempo di mettere in relazione
anche l’interesse per questa particolare area di lavoro, cosi’
come si andava sviluppando alle sue origini, con i prevalenti
interessi culturali, filosofico-politici, sociologici e
scientifici, dell’epoca. Si accennera’ a
ara’
possibile delineare come la gruppalita’ fosse
diventata una tema di interesse convergente per molte fra le
Scienze umane nella prima meta’ del XX secolo, cosi’ come ad
esempio per
in varie
scienze umane come la Sociologia del lavoro, la
Psicologia Sociale, la Psichiatria.,
si cominciassero a sviluppare tendenze di ricerca e nuove
modalita’ di lavoro convergenti, che avevano la gruppalita’ come
tema comune. Le grandi innovazioni tecnologiche, la rivoluzione
dei trasporti, la maggiore sofisticatezza della produzione
industriale, con le sue trasformazioni tecnologiche e la nuova
sensibilita’ manageriale, il pensiero di Marx, la, la
rivoluzione boscevica, le due guerre mondiali, furono tutti
fattori che contribuirono a sottolineare sempre di piu’
l’importanza delle grandi masse e della gruppalita’.Nella prima
meta’ del XX secolo vennero fatte delle ricerche sulla dinamica
di gruppo molto significative a questo riguardo: gli espermenti
di Mayo alla General Electric (1927), di Sherif (1936), di
Newcomb (1943) sembravano sottolineare tutte un punto comune, e
cioe’ l’importanza delle norme del gruppo rispetto
all’individuo. La Sociometria di Moreno (1934) e lo Psicodramma
si inserirono poi ulteriormente a sviluppare ed estendere ancora
questi temi.
Nel secondo incontro parleremo
piu’ in dettaglio sia della nascita della terapia di gruppo come
modalita’ di lavoro specifico, e con sue regole e tecniche
d’intervento diverse dal lavoro individuale, in particolare del
cosiddetto ‘piccolo gruppo’ formato classicamente da otto
persone piu’ il conduttore; cosi’ come delle circostanze che ne
avevano favorito la costituzione, insieme ai due psicoanalisti
che piu’ di ogni altro avevano contribuito alla sua
teorizzazione, cioe’ Bion & Foulkes.
Nel terzo incontro parleremo di
una forma particolare di gruppo che e’ quello che potremmo
definire ‘omogeneo’, ovvero che contiene dentro di se’ membri
del gruppo con almeno un elemento fondamentale in comune, o per
eta’, o per tipo di patologia, o per condizioni istituzionali.
(gruppi di alcolisti, di anoressiche, di adolescenti, di
genitori, di una determinata categoria professionale e/o luogo
di lavoro, etc..)
Se ne evidenzieranno
caratteristiche, limiti e pregi, funzioni del conduttore..
Nel quarto incontro si
affrontera’ un’ulteriore tipologia di gruppi, e cioe’ quelli
cosiddetti ‘mediani’, che possono arrivare a comprendere alcune
diecine di persone, fino a quelli ‘allargati’ o ‘grandi gruppi’,
che non hanno alcun limite numerico di partecipazione, e che
possono arrivare a volte a comprendere anche alcune centinaia di
persone. In tali casi, si tratta in genere di gruppi
istituzionali. Anche in questo caso, si cerchera’ di
evidenziarne le caratteristiche positive e negative, insieme
alle variazioni di tecnica necessarie per la loro gestione e la
loro conduzione. Il tema della co-terapia verra’ anche discusso.
Nel quinto incontro parleremo
dei gruppi di formazione in generale, all’interno e/o
all’esterno dell’istituzione. Parleremo sia dei ‘gruppi Balint’,
cioe’ di quei gruppi che sono indirizzati specificamente alla
formazione psicologica dei medici, cosi’ come dei gruppi che
sono organizzati, gestiti e strutturati all’interno
dell’organizzazione di una Comunita’ Terapeutica.
Si cerchera’ di capire cosa e’
una C.T. e quali sono le sue caratteristiche principali.
Nel nostro ultimo incontro,
infine, accenneremo ad altre ulteriori modalita’ terapeutiche
gruppali, quali possono essere quelle della terapia di coppia
e/o della famiglia. Si parlera’ anche di ulteriori applicazioni
possibili dell’approccio gruppale in altri contesti come quello
sportivo, aziendale, politico, istituzionale.
E’ considerata parte integrante
ed essenziale del corso la partecipazione ad un gruppo
esperienziale di un’ora e trenta che si svolgera’ in chiusura
di ogni incontro seminariale programmato. Lo scopo e’quello di
fornire un’occasione di incontro e di dialogo fra i partecipanti
che avranno cosi’ la possibilita’ di verificare su se stessi
cosa puo’ significare fare parte di un gruppo, e di abbinare
cosi’ una parte clinica a quella teorica.Dalla
meta’ degli anni ’30, sembro’ che due correnti di pensiero
parallele si stavano sviluppando nel campo dell attivita’ di
gruppo: la Terapia di Gruppo e la Dinamica di Gruppo.
Nell’ambito della prima, che costituisce l’argomento principale
del nostro corso, accennero’ inizialmente al lavoro fatto da
coloro che potremmo definire i precursori della Terapia di
Gruppo, e cioe’ quei clinici, come ad es.Pratt (1907) o Marsh
(1931), che inizialmente usarono i gruppi con pazienti in modo
molt doverso da come si farebbe oggi. erano soliti brevemente ai
clinici che per primi sembra che si fossero occupati di gruppi.
Pratt
PROGRAMMA:
5 Febbraio 2008 |
CENNI STORICI SULL’ORIGINE DEL LAVORO
CON I GRUPPI
|
19 Febbraio 2008 |
IL PICCOLO GRUPPO (Bion & Foulkes) |
4 Marzo 2008 |
IL GRUPPO OMOGENEO |
2 aprile 2008 |
IL GRUPPO MEDIANO & IL GRUPPO ALLARGATO
|
15 aprile 2008 |
IL GRUPPO CLINICO E DI FORMAZIONE
NELL’ISTITUZIONE
(dai gruppi ‘Balint’ alla Comunità
Terapeutica) |
29 aprile 2008 |
ALTRE APPLICAZIONI DELLA DIMENSIONE
GRUPPALE:
(la psicoterapia della coppia e della
famiglia, la gruppalita’ nella azienda, nello spettacolo,
nella vita politica, nello Sport, nei rapporti
internazionali) |
ORARI:
Ore 20,30-21,15
|
Relazione del
docente |
Ore 21,15 – 21,45
|
Discussione con la
sala |
Ore 21,45 – 22,00
|
Intervallo |
Ore 22,00 – 23,30 |
Gruppo esperenziale
|
Ore 23,30 – 00,00
(solo 29 aprile 2008) |
Questionario di
apprendimento |
|
Torino, 18.02-14.06.2008 "LO
SPECCHIO INFRANTO: L’ANALISTA INCONTRA IL MITO DELLA
NEUTRALITÀ"; Sede:
HOTEL TURIN PALACE VIA SACCHI
8 TORINO;
Info:
psictp@infinito.it
CAMILLA.MARINONI@FASTWEBNET.IT Fees= euro 250,00
SEMINARI APERTI DEL CENTRO
TORINESE DI PSICOANALISI
Titolo dell’evento
LO SPECCHIO
INFRANTO: L’ANALISTA INCONTRA IL MITO DELLA
NEUTRALITA’
Serie di relazioni su tema preordinato
Un unico
questionario sarà distribuito e dovrà essere consegnato dopo 15
minuti dal termine dell’ultimo incontro( ore 12.15 del 14 6
2008)
Febbraio
Dott Giorgio
ASTENGO, Dott Lisa BALBO:
IL
PROBLEMA DEL MASCHILE E DEL FEMMINILE IN ANALISI: DI CHE GENERE
E’ L’IDENTITA’ DI GENERE DELL’ANALISTA?
LUNEDI’ 18
FEBBRAIO 2008, ORE 21,15
Marzo
Dott.
Stefano BOLOGNINI:
SABIN E IL
TRONCO RECISO: SULLA POSSIBILE CONTINUITA’ DI UN PROCESSO
ANALITICO OLTRE L’INTERRUZIONE DEL TRATTAMENTO
SABATO 1 MARZO 2008, ORE 9.15
-12. 15
Aprile
Dott
Vincenzo BONAMINIO:
LA PERSONA
DELL’ANALISTA: INTERPRETARE, NON INTERPRETARE E CONTROTRANSFERT
SABATO 5 APRILE 2008, ORE
9,15- 12 15
Maggio
Dott Laura
AMBROSIANO:
IL ROMANZO LAVORATIVO
DELL’ANALISTA
SABATO 17 MAGGIO 2008, ORE
9,15- 12 15
Giugno
Dott Anna FERRUTA:
HOLDING?
SABATO 14 GIUGNO 2008, ORE
9.15- 12 15
Abstract
Dr.
Giorgio Astengo – Dr.ssa Lisa Balbo
TITOLO: il problema del maschile
e del femminile in analisi: di che genere è l'identità di genere
dell'analista?
RIASSUNTO: il lavoro parte dalla
considerazione che anche per Freud esiste una priorità corporea:
Il maschile e il femminile si situano in quest'area all'interno
di una complessità sia individuale che culturale che appartiene
alla storia.
Gli autori cercano di esaminare
una possibile chiave di lettura del problema del maschile e del
femminile che si muova a partire dalla dimensione del mito per
arrivare all'analista come persona nel suo lavoro con il proprio
paziente: le identificazioni incrociate che percorrono il campo
analitico ne indirizzano lo sviluppo e costituiscono un tessuto
complesso che può, a volte, lasciare spazio a importanti macchie
cieche non facili, per l'analista, da individuare.
Il lavoro in analisi non può
prescindere dal riattraversamento dell'area della bisessualità
interna.
Abstract Bolognini
Viene presentato
un materiale clinico intra-analitico e post-analitico,
riguardante incontri ripetuti con la paziente a distanza di anni
dall’interruzione del trattamento.
Alla luce degli
sviluppi personali riferiti dalla paziente nel corso di tali
incontri, e di un rivisitazione “depressivamente” analitica dei
problemi transferali e controtransferali che avevano
caratterizzato il trattamento, l’Autore evidenzia come a volte
il processo analitico, una volta innescato, possa continuare a
produrre dei frutti a distanza di tempo, sia pure in misura
limitata e in modo poco appariscente.
Nonostante gli
errori di comprensione dell’analista (a volte dovuti a problemi
transferali dell’analista stesso, a volte dovuti alla potenza di
induzione controtransferale per la ripetizione di esperienze
altamente traumatizzati), e nonostante la modalità difensiva
strutturata del paziente, una almeno parziale introiezione della
coppia e della funzione analitiche avvenuta prima
dell’interruzione sembra consentire in qualche caso al processo
analitico di continuare a favorire un lavoro interno di ricerca,
avvicinamento ed accoppiamento con l’oggetto.
Lo scopo di
questo contributo è anche quello di facilitare il riconoscimento
e l’utilizzazione, quando ciò è possibile, delle
situazioni nelle quali un paziente ri-contatta l’analista a
distanza di tempo con modalità atipiche e con frequenza anomala,
per ricevere comunque un aiuto, per avere la conferma che
l’oggetto esiste ancora e che, sia pure da lontano, può ancora
contenere con una funzione analitica “virtuale” i tentativi di
integrazione e di sviluppo del paziente stesso.
La persona dell’analista:
interpretare, non-interpretare
e controtransfert
Vincenzo Bonaminio
Sullo sfondo della teoria
dell’azione terapeutica in psicoanalisi e dei suoi fattori
curativi vengono riesaminati i concetti dell’interpretare e del
non-interpretare come funzioni psicoanalitiche in rapporto
dialettico fra di loro.
In particolare viene rivalutata
quella tradizione tecnica, interna alla psicoanalisi, che
attribuisce alla tolleranza della regressione del paziente e al
non-interpretare dell’analista una dignità di agenti mutativi
per il cambiamento psichico pari a quello dell’interpretazione.
La qualità dell’ecologia
analitica (spazio, tempo e presenza dell’analista) hanno una
concorrenza altrettanto importante, se non maggiore
dell’interpretazione di transfert, con i cosiddetti pazienti
difficili, e comunque in certe fasi dell’analisi che, prima o
poi, si presentano in ogni trattamento. L’intera concezione del
processo psicoanalitico si è modificata di pari passo con
l’ampliamento e l’approfondimento della relazione di
transfert-controtransfert, ma viene sottolineato che
l’importanza dell’influenza dei fattori personali dell’analista,
o della persona dell’analista, nella conduzione del trattamento
e del suo apporto terapeutico non è un fatto nuovo della
psicoanalisi contemporanea ma è connaturato con la sua stessa
nascita. Naturalmente, è la diversa focalizzazione di questo
fatto, vale a dire la partecipazione dell’analista alla
creazione, al mantenimento e allo sviluppo del processo
psicoanalitico, che contrassegna l’evoluzione della tecnica
psicoanalitica e delle concezioni dei suoi fattori terapeutici.
Lo stesso concetto classico di neutralità viene ripensato e ad
un tempo rivalutato nella misura in cui è ri-contestalizzato
all’interno di questa diversa focalizzazione sulla
partecipazione dell’analista al processo psicoanalitico in toto
Viene sottolineato che è
l'irruzione della dimensione del controtransfert, cioè della
qualità della partecipazione dell'analista - mobilitata
dall'accoglimento in analisi di un tipo di interlocutori diversi
da quelli originari freudiani - che ha anche “forzato” un
ripensamento ed una profonda ridefinizione dell'intera
situazione analitica e - ma in modo molto meno radicale e più
disomogeneo - delle concezioni sul modello della mente che ne
derivano.
L’argomentazione conclusiva del
lavoro è che bisogna distinguere il controtransfert, pur nella
sua accezione più ampia che include le teorie dell’analista, le
sue interpretazioni come anche le sue risposte inconsce, da
quell’area privata costituita dalla persona dell’analista.
Laura
Ambrosiano
Il
romanzo lavorativo dell’analista
Ho definito come romanzo
professionale la continua e
mutevole narrazione che emerge
dalla rivisitazione
della propria biografia
professionale da parte
dell’analista: gli incontri, le
relazioni, le
vicissitudini emotive e
affettive che hanno
punteggiato il suo itinerario
identitario e
professionale. Questa narrazione
si intreccia con
l’evoluzione degli orientamenti
culturali, teorici e
clinici
dell’analista.
Abstract
Anna Ferruta.
Holding ?
Il concetto winnicottiano di
Holding, formulato nel contesto della relazione analitica, è
andato incontro a una serie di distorsioni e fraintendimenti.
Utilizzando anche l’utile puntualizzazione che ne fa Thomas
Ogden , differenziandolo dalla bioniana funzione
contenitore-contenuto, il presente lavoro propone una
riflessione che lo ricolloca all’interno dei processi che
presiedono alla formazione dell’apparato psichico e nelle
vicende relazionali che nella stanza di analisi permettono una
crescita psichica.
|
Bari,
12.01-7.06.2008
CORSO
CLINICO-PRATICO DI FORMAZIONE IN PSICOPATOLOGIA E PSICOTERAPIA;
Sede: CENTRO DI
FORMAZIONE, VIA SCHUMAN N. 14 - 70125 BARI; Info:
info@istitutopsicoterapia.org Fees= euro 700,00
Responsabile e Docente del Corso clinico-pratico di
Formazione in Psicopatologia e Psicoterapia 2008
TURNO MARCELLO FRANCO
|
|
|
Padova, 19.04.2008 "LUTTO
E SEPARAZIONE"; Sede:
COLLEGIO DON MAZZA; Info:
mirellab25@hotmail.com Fees= euro 70,00 Relatori:
Mirella Baldassarre, Edmond Gillieron, Alessandra
Capani, Piero Petrini, Enrico Stenico, Annamaria Mandese, Anita Casadei,
Nicoletta Visconti, Maria Teresa Daniele, Cesare Maffei,
ABSTRACT
C.
Maffei:Lutto e separazione nel paziente borderline
La
percezione di sé del paziente borderline
La
rappresentazione fantasmatica del lutto
Lutto e separazione nel paziente borderline:le differenze
P. Petrini:Lutto e
separazione nelle relazioni affettive
Il
processo di innamoramento come costante dello sviluppo psichico
L’affettività “vuota”e il disordine nelle relazioni affettive
Cos’è che “muore”nelle relazioni affettive?
E. Gilliéron:
Lutto e cambiamento psichico
I
traumi “indispensabili”
L’elaborazione del lutto come indicatore stabile del buon funzionamento
della personalità
Il
lutto quasi impossibile:far morire l’idea di sé bambino
M.Baldassarre:Lutto
e separazione in età evolutiva
La
costruzione dei legami e i vuoti
I
lutti che aiutano a crescere e i lutti che bloccano lo sviluppo psichico
Le
modalità “invisibili” di elaborazione dei lutti
|
Bologna, 26.03.2008
"L'ESPERIENZA
DEL CORPO NEL PAZIENTE E NEL TERAPEUTA"; Sede:
CENTRO STUDI MARTHA HARRIS -
BOLOGNA, VIA DEI MILLE 8 40100; Info:
arbadiali@libero.it
CARIGINZ@LIBERO.IT
Fees= euro 70,00
Centro Studi Martha Harris di Firenze
Il Centro Studi
Martha Harris di Firenze organizza a Bologna una giornata di studio,
rivolto a psicologi e medici, al fine di riflettere sui sentimenti
transferali e controtransferali presenti nel rapporto tra il terapeuta
ed il paziente.
La finalità che si
propone è affinare il “lavoro interno” del terapeuta a riconoscere i
suoi movimenti interni in relazione ai movimenti interni del paziente,
con particolare riferimento a quella che è l'esperienza del corpo nella
relazione transferale.
La riflessione che
si propone è finalizzata a soffermarsi sul modo in cui i sentimenti del
terapeuta influiscano sui setting “interni ed esterni”. Si pensa che
tale riflessione possa rendere più efficace il lavoro del terapeuta.
La giornata prevede
una iniziale relazione teorica su uno specifico tema attinente
all'argomento, illustrando il particolare aspetto nella relazione che
si instaura tra terapeuta e paziente nella stanza di terapia. Gli
aspetti teorici saranno affiancati da materiale clinico acquisito nel
corso di interventi specifici.
CENTRO STUDI MARTHA HARRIS
DI FIRENZE
“L'esperienza
del corpo nel paziente e nel terapeuta”
Dora Sullam
26 marzo 2008
Luogo di
svolgimento: Via Dei Mille 8 – BOLOGNA
Responsabile
dell’evento:
dott.ssa Anna Rosa
Badiali
(Psicologa, psicoterapeuta)
Il corso è rivolto
a psicologi e medici, è prevista l'attribuzione di crediti Ecm.
per informazioni ed iscrizioni: tel: 051348805 – e-mail:arbadiali@libero.it
Programma
Titolo: L'esperienza del corpo nel
paziente e nel terapeuta |
|
9:00 – 10:00 |
Relazione sul tema: “L'esperienza
del corpo nel paziente e nel terapeuta”.
Conduce Dora Sullam |
10:00 – 10:30 |
Coffee Break |
10:30 – 13:00 |
Discussione di un caso clinico con
supervisione.
Conduce Dora
Sullam |
13:00 - 14:00 |
Pausa pranzo |
14:00 – 16:30 |
Discussione di due casi clinici con
supervisione.
Conduce Dora
Sullam |
16:45 – 18:45 |
Verifica Apprendimento del Corso.
Conduce Anna Rosa Badiali |
|
Roma, 15.03.2008
“PSICOANALISI
DELL’ADOLESCENZA:SPECIFICITÀ E ATTUALITÀ NELLA CLINICA"; Sede:
VIA DEI SABELLI 108; Info:
arpad.nov@tiscali.it
Fees= euro 60,00
Associazione
Romana per la Psicoterapia dell’Adolescenza
(A.R.P.Ad.)
Cattedra di
Neuropsichiatria Infantile, SAPIENZA Università di Roma
Titolare, Prof.ssa
Teresa I. Carratelli
Dipartimento di
Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell’Età Evolutiva
“Giovanni Bollea”
Direttore,
Prof.ssa Paola Bernabei
Evento formativo
ECM per Medici e Psicologi
La Rivista AeP
Adolescenza e Psicoanalisi
incontra
la Revue
Adolescence
Giornata di Studio
con
PHILIPPE GUTTON
Psicoanalista,
Professore di Psicologia Clinica, Université Aix-en-Provence
Direttore della
Revue Adolescence
Psicoanalisi
dell’adolescenza: specificità e attualità nella clinica
Sabato 15 Marzo
2008
Aula Magna -
Via dei Sabelli, 108 – 00185 Roma
Programma della Giornata di Studio 1065/8006744
Chairman: Dott.ssa Adriana Maltese
dalle 9.10 alle 10.10
Titolo: “La clinica dell’adolescenza oggi”
Le forme della psicopatologia degli adolescenti di oggi
sembrano indicare una maggiore sofferenza narcisistica e quindi una più
diffusa incapacità di utilizzare il conflitto come organizzatore dello
psichismo. Il lavoro clinico evidenzia il prevalere di transfert
narcisistici, che convocano il terapeuta a svolgere funzioni di
rispecchiamento e ad assumere ruoli idealizzati, necessari alla
restaurazione delle fragili basi narcisistiche. Il processo di
soggettivazione incontra impedimenti al suo svolgimento ed espone
l’adolescente a molteplici forme di dipendenza. Il ritiro e l’isolamento
indicano l’impossibilità di dialogare con l’altro diverso da sé,
precludendo la possibilità di organizzare la propria personalità.
Saranno indicate alcune delle risposte possibili a tali espressioni del
disagio adolescente.
Relatore: Dott.Gianluigi
Monniello
dalle 10.10 alle 11.30
Titolo: “Specificità della psicoanalisi dell’adolescenza”
L’adolescente ama la psicoanalisi. E’ un dato di fatto
suggerito dalla pratica clinica e dalla teoria che la sottende.
Nonostante questo, per gli psicoanalisti è stato a lungo difficile
pensare specificamente la cura in adolescenza. Sebbene alcuni ritengano
che esista una sola psicoanalisi, la maggior parte di coloro che
lavorano con gli adolescenti sono coscienti di una specificità che
riguarda lo svolgimento del lavoro psicoanalitico, il setting, le
preoccupazioni proprie degli adolescenti, l’incidenza delle
manifestazioni della loro sofferenza mentale. L’adolescenza, e in
particolare la prima adolescenza, ha una sua specificità
teorico-clinica, incentrata sul pubertario e sulla ricostruzione
psichica che esso impone o che immette in un vicolo cieco. Tutti questi
aspetti saranno ampiamente discussi ed esplicitati.
Relatore: Prof.
Philippe Gutton
dalle 11.30 alle 11.45
Intervallo
dalle 11.45 alle 13.00
Titolo: “La psicoanalisi di fronte alla specificità adolescente”
L’Autore propone le sue riflessioni su alcune "posizioni
di resistenza" dello psicoanalista di adulti, di fronte al
riconoscimento di una vera e propria specificità della psicoanalisi
dell'adolescente. Molte prese di posizione sono cambiate negli ultimi
anni. L’adolescenza non è più, come pensava Anna Freud,
la Cenerentola della
psicoanalisi. Resta il dato che alcuni pionieri in questa area della
ricerca psicoanalitica hanno molto “penato” prima di essere pienamente
"ufficializzati", come psicoanalisti a tutto tondo.
Ci sono ragioni storiche, drammatiche che hanno
"spaventato", come l'assassinio della prima psicoanalista dell'infanzia
e dell'adolescenza, Hermine von Hug Hellmuth (1924), avvenuto ad opera
del nipote (Rolf, 17 anni) di cui si era "presa cura secondo la
psicoanalisi”; è stata a lungo enfatizzata la crisi adolescenziale, a
scapito del riconoscimento dei processi psichici che si svolgono in
adolescenza; ha resistito a lungo la convinzione che i "Tre saggi"
contenessero ampiamente tutto quanto era necessario per comprendere
l'adolescenza. Questi alcuni dei punti che saranno sviluppati
nell’intervento.
Relatore: Dott.
Domenico Chianese
dalle 13.00 alle 14.30
Dibattito/Confronto tra partecipanti e esperti”
Relatori: Dott. G.
Monniello, Prof. Ph. Gutton, Dott. D. Chianese, Dott.ssa A. Maltese
Chairman:
Dott. Gianluigi Monniello
dalle 15.00 alle 15.45
Titolo: “Presentazione di un caso clinico”
Viene descritto il
percorso terapeutico di un primo adolescente, autore di comportamenti
agiti nei confronti della sorellina, molto piccola. Il ragazzo non ha
conosciuto il padre e la madre non gli ha mai raccontato nulla di lui.
Il disturbo comportamentale diventa l'occasione di un delicato ma
intenso percorso di soggettivazione del ragazzo, sostenuto dalla sua
terapeuta che si pone fin da subito come agente soggettivante. Verrà
presentato materiale relativo ad alcuni passaggi significativi del
trattamento.
Tale materiale sarà
commentato dal Prof. Philippe Gutton alla luce dei seguenti concetti:
pubertario, transfert adolescente e terapeuta come referente adeguato
Relatore: Prof.
Philippe Gutton
dalle 15.45 alle 18.30
Dibattito/Confronto tra partecipanti e esperti”
Relatori: Dott. G.
Monniello, Prof. Ph. Gutton, Dott. D. Chianese, Dott.ssa A. Maltese
dalle 18.30 alle 19.00
Questionario di
verifica
BREVI CURRICULA
DOCENTI RELATORI
Dott.Gianluigi Monniello
Neuropsichiatria Infantile. Socio fondatore
ARPAd, Psicoanalista (SPI e IPA).Vice Presidente dell’ISAPP (International
Society for Adolescent Psychiatry and Psychology).
Ricercatore presso il Dipart. Scienze Neurol.
Psichiatr. e Riabil. dell’Età Evolutiva , Università di Roma “La
Sapienza” , dirige presso questa istituzione il Day Hospital per
adolescenti.
E’ docente nel Corso quadriennale A.R.P.Ad. di
Psicoterapia dell’Adolescente e del Giovane Adulto.
Prof. Philippe Gutton
Prof. Philippe Gutton, Psichiatra, Psicoanalista della
Società Psicoanalitica di Parigi. Professore di Psicologia Clinica
all’Università di Aix-en-Provence (Provenza). Fondatore dell’Unità di
Ricerca sull’Adolescenza e Direttore della rivista Adolescence dal 1983.
Accanto a numerosissime pubblicazioni è autore di diversi volumi: Le jeu
chez l’enfant (1971), Le bébé du Psychanalyste (1983), Le pubertaire (PUF,
1991), Adolescens (PUF, 1996), Psicoterapia e Adolescenza (PUF, 2000),
tr.it. (2002), Violence et adolescence (Editions in Press, 2002).
Dott. Domenico Chianese
Dr Domenico Chianese (Napoli 1948), Psichiatra, Psicoanalista SPI
(Società Psicoanalitica Italiana) con funzioni di training, vive e
lavora a Roma. Dal 2001 al 2005 è stato Presidente della Società
Psicoanalitica Italiana. Membro del Comitato per la Storia della
Psicoanalisi dell’International Psychoanalitycal Association.
Autore di diverse pubblicazioni e, in particolare, di Costruzioni e
Campo Analitico (Edizioni Borla, 1997), testo tradotto in spagnolo e in
inglese e di Un lungo sogno (Franco Angeli, 2006).
Responsabili Evento
Dott.ssa Cinzia Lucantoni
Neuropsichiatra infantile, psicoanalista (AIPsi-IPA),psicoterapeuta
dell’infanzia (Asne) e dell’adolescenza (A.R.P.Ad.). Ha collaborato con
diverse istituzioni preposte alla cura dell’infanzia e dell’adolescenza.
Attualmente si dedica al lavoro clinico e collabora con alcune riviste
scientifiche ; E’ segretario scientifico dell’Arpad e docente nel Corso
quadriennale A.R.P.Ad. di Psicoterapia dell’Adolescente e del Giovane
Adulto.
Dott.ssa Adriana Maltese
Svolge attività presso
la IIa Cattedra del Dipartimento di SNPEE dell’Università “la
Sapienza” di Roma, come Ricercatore Confermato.
Ha incarico di insegnamento in vari Corsi di
Perfezionamento, nella Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria
Infantile, nel Corso di Laurea in Medicina (II° Canale), nel Corso di
Laurea Breve per Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età
Evolutiva, afferenti al già detto Dipartimento Universitario.
Nell’ambito delle iniziative promosse per la ricerca nella
psicoanalisi dell’adolescente partecipa fin dal suo costituirsi, nel
1984, al “Gruppo Romano per lo Studio dell’Adolescenza” da cui scaturirà
nel 1994 la costituzione dell’ “Associazione Romana di Psicoterapia
dell’Adolescenza” (ARPAD), di cui è Socio Fondatore ed attualmente
Presidente. E’ Docente con Funzioni di Training nel “Corso di
Psicoterapia dell’Adolescente” dell’ARPAD fin dal suo costituirsi nel
1995.
Prof.ssa Teresa Iole Carratelli
P.O.
Universita’ la Sapienza Roma - Dirigente medico ii° livello u.c.o.cfc02
az. policlinico umberto i° docente corso di laurea in med.chir.
universita' studi "la sapienza"psicoanalista a.i.psi-ipa.
|
Catania,
18.04-13.06.2008 "IL
GRUPPO PSICODINAMICO E IL LAVORO CLINICO SOCIALE"; Sede:
SEDE DI CATANIA DEL
LABORATORIO DI GRUPPOANALISI; Info:
mbianco@asl10.piemonte.it
MICHELEPRESUTTI@TISCALINET.IT Fees= euro 420,00
Abstract
IL GRUPPO
PSICODINAMICO
ED IL LAVORO
CLINICO-SOCIALE
18 Aprile, 16 - 23 Maggio, 6 – 13 Giugno 2008
SpazioPolis
Via Oliveto Scammacca 67 - Catania
Contenuti e metodologia dell’evento
La cura della
patologia mentale
e la presa in carico del grave disagio psico-sociale, prevede
oggi una notevole modulabilità del setting durante tutto il percorso
terapeutico ed assistenziale.
In questi
casi si rivela necessario un progetto pluri-istituzionale, oltre
che multimodale, in grado di incidere contemporaneamente sul nucleo
familiare e sul contesto comunitario di riferimento dei soggetti
portatori di disagio.
La
riflessione gruppale sulla metodologia di lavoro clinico-sociale
utilizzata in questi casi e sulle teorie di riferimento cui l’operatore
sociale e/o della salute mentale ispira le proprie operazioni, ha fatto
emergere, negli ultimi anni, alcuni temi culturali e professionali
fino ad oggi poco esplorati nelle pratiche di sostegno e di cura ad
oggi condivise.
Su queste
tematiche teorico-procedurali intendiamo proporre un percorso
formativo specifico per tutti quegli operatori sociali e quei
professionisti della salute mentale, e non solo, che non si sono ancora
rassegnati né alla incurabilità, né tanto meno alla inguaribilità della
patologia mentale; che non si sono ancora rassegnati né alla possibilità
di prevenire, né tanto meno a quella di prendersi cura del grave disagio
sociale, che, anzi, guardano a questi fenomeni come fatti psicologici e
sociali basilari per la comprensione del nostro vivere collettivo oltre
che per lo stesso lavoro clinico-sociale nei contesti urbani
contemporanei.
La
prospettiva della «cura nella comunità» è più che mai attuale: la
psicologica clinica, oggi, non può pensare l’identità se non come
attraversata dalle correnti del sociale; le competenze
psicoterapeutiche, inoltre, sempre più si devono confrontare con una
domanda di cura e con un disagio sociale che provengono da contesti,
gruppi, istituzioni, comunità.
La formula
dell’evento formativo si basa su due fondamentali opzioni di metodo:
·
dare il
massimo spazio all’interazione gruppale
·
focalizzare
l’attenzione su esperienze clinico-sociali in aree di transito di
significativa attualità.
Per questa
ragione saranno costituiti fin dall’inizio gruppi di lavoro stabili, che
avranno il compito di favorire l’incontro tra i partecipanti e di
sviluppare gli stimoli e i contributi delle sessioni plenarie.
Conduttori di
gruppo: G. Biagi, G. Buscema, A. D’Anna., R. Marletta, D. Mazzaglia, A.
Volpe,
Richiesti crediti ECM
www.laboratoriogruppoanalisi.com
Info:
Simone Bruschetta 339.37.13.101
simonebruschetta@yahoo.it - Rosa Leonardi 347.74.44.858
rosileonardi@libero.it
I TEMI CULTURALI E PROFESSIONALI DEL CORSO
Innanzitutto la
“questione del Setting”, che porta direttamente alla riflessione sulla
costruzione concreta del campo mentale terapeutico/operativo, al di là
degli specifici assetti operativi utilizzati.
La fondazione del
lavoro clinico-sociale dipende fortemente da un lavoro sul campo
co-transferale istituzionale, attraverso un’opera costante
dell’operatore di negoziazione e rinegoziazione del suo ruolo rispetto
al bisogno dei soggetti portatori di disagio. Partendo dal posto che
costoro gli assegnano nel loro mondo, l’operatore clinico-sociale deve,
a sua volta, riuscire a collocarli nel proprio mondo professionale (rete
istituzionale e comunitaria di riferimento), oltre che nel proprio mondo
personale (matrice delle identificazioni familiari e sociali).
Il lavoro di
fondazione del campo mentale terapeutico/operativo si conclude,
logicamente, con la successiva apertura alla contrattazione, tra i
clinici, gli operatori sociali, i soggetti con disagio e le diverse
istanze familiari e comunitarie coinvolte “sul posto” che tali soggetti
occupano, e/o possono occupare, in quello speciale mondo creato
dall’intervento clinico-sociale.
I riferimenti qui
vanno inevitabilmente anche alla psicoterapia attraverso il gruppo ed al
costruzionismo antropologico e relazionale che la gruppoanalisi
soggettuale adotta nello studio dei processi della formazione collettiva
dell’identità umana e della trasformazione dei contesti di formazione di
questa.
L’integrazione tra
i servizi, le istituzioni e tra le figure professionali coinvolte può
fare in modo che si sviluppi un progetto terapeutico/operativo efficace,
dove altrimenti il rischio di limitarsi a fare ognuno il proprio lavoro,
può rendere vano ogni tentativo di prendersi cura della sofferenza e del
disagio.
La molteplicità di
interventi e quindi di saperi, può far sì che si “pensi altro”, che si
pensi il cambiamento, il nuovo, il diverso. Questo richiama il concetto
di rete sociale di Franco Fasolo, che afferma l’importanza di una solida
e flessibile rete di servizi attorno ai soggetti sofferenti, capace non
solo di sostenerli e di contenerli, ma anche di lasciarli andare quando
è ora.
Il gruppo
psicodinamico, sviluppa infatti la capacità mentale dei pazienti di
creare nuove personali reti sociali. Esso appartiene alle pratiche,
antiche quanto il mondo, che istituiscono quei legami che, solo oggi, le
moderne teorie delle reti sociali chiamano “intermedi” tra i più
classici legami forti e legami deboli.
Nuove reti sociali
vuol dire nuovi mondi da abitare e quindi maggior possibilità di
contrattazione sul “posto” da occupare in essi.
Altro riferimento
teorico del corso è, con Corrado Pontalti, il concetto di cura dei
confini. Il nostro problema, come operatori clinico-sociali, diventa
infatti sempre più, quello di accompagnare la riattivazione della
mobilità psichica dei soggetti sofferenti. La malattia mentale o il
grave disagio psico-socio-economico consiste nell’impossibilità, o nella
difficoltà, a gestire gli attraversamenti tra le appartenenze multiple
dell’individuo. Il gruppo psico-dinamico permette allora lo sviluppo di
“appartenenze intermedie” che facilitino la mobilità tra universi
mentali complementari, concorrenti ed antagonisti tra loro, espandendo
lo spazio di vita dell’individuo.
Il concetto di
transpersonale socio-politico, sviluppato in questi anni da Girolamo Lo
Verso, ci permette a questo punto di chiudere il cerchio dei riferimenti
teorici. La vita psichica, infatti, non può essere concepita se non
attraverso una molteplicità di reti transpersonali che legano insieme la
nostra individualità ai campi ed ai temi familiari, alle appartenenze
etniche, culturali e antropologiche. Oltre il transpersonale familiare
c’è un transpersonale sociale e politico che co-costruisce le strutture
della nostra personalità. Il modo di esserci, di soggiornare,
all’interno di una comunità politica è determinato dal campo mentale che
questa costituisce. La Polis non è soltanto un’insieme di
disposizioni e strutture, ma una rete “inconsapevole” di significazione.
IL PERCORSO
DIDATTICO:
Un percorso, di
ricerca e approfondimento pratico-teorico della presa in carico della
grave patologia mentale e del grave disagio psico-socio-economico, che
va
dalla gestione
della crisi psichiatrica, fino al lavoro di Sviluppo Comunitario per
mezzo dell’inclusione socio-lavorativa;
dalla prevenzione
del grave disagio psico-socio-economico al sostegno all’abitare ed alla
convivenza civile nei contesti urbani contemporanei.
Tutto ciò senza
tralasciare lo studio dei vari servizi di promozione e prevenzione
attivabili per l’infanzia, l’adolescenza e la salute mentale, dunque
contestualizzato rispetto alle strutture organizzativo-istituzionali
deputate alla presa in carico sia clinica sia psico-sociale:
- Centri di
Aggregazione Giovanile,
- Case Famiglia,
- Gruppi
Appartamento,
- Centri Diurni,
- Ambulatori di
Salute Mentale,
- Servizi di
Strada.
Un percorso di
esposizione personale attraverso il gruppo psicodinamico gruppoanalitico
ed il gruppo-laboratorio espressivo-relazionale finalizzati alla
supervisione, elaborazione e tutoraggio dell’esperienza formativa, con
gli obiettivi di:
- Sviluppo mediato
delle competenze clinico-sociali,
- Elaborazione
gruppale della propria motivazione professionale,
- Ricerca
scientifico-culturale e
- Valutazione
Finale dell’Apprendimento.
|
Milano, 8.03-25.10.2008 "IL
CORPO NELLA STANZA D'ANALISI: IMPLICAZIONI TRANSFERALI E
CONTROTRANSFERALI"; Info:
scuolapsicoterapiamilano@tin.it ; Fees= euro 516,46.Curriculum
della dr.ssa Luisa Mariani
q
Nata il 10/5/1947 a Milano
q
Psicologa
q
Psicoterapeuta, Socio
Ordinario dell’Associazione Studi Psicoanalitici (membro dell’International
Forum of Psychoanalytical Societies)
q
Già Membro del Direttivo
dell’Associazione Studi Psicoanalitici
q
Docente di Psicoterapia
Psicoanalitica dell’Adolescenza e di Teoria della Tecnica Psicoanalitica
nella Scuola di Specialità in Psicoterapia Psicoanalitica, Corso
dell’Età Evolutiva, riconosciuto dal MURST, a partire dall’Anno
Accademico 1993 – 94 e successivi
q
Membro della Segreteria
Scientifica della Scuola di Specialità in Psicoterapia Psicoanalitica,
Corso dell’Età Evolutiva, dall’Anno Accademico 2004/2005
SCUOLA
DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
Programma dettagliato del
ciclo di seminari e supervisioni:
“Il corpo nella stanza
d’analisi: implicazioni transferali e controtransferali”
Il programma si rivolge a
psicoterapeuti dell’età evolutiva che, in gruppo, intendono proseguire
nell’approfondimento della loro formazione. I partecipanti al ciclo di
seminari esercitano la professione sia in ambito pubblico che in ambito
privato.
Lo scopo del programma è
quello di offrire un’espansione delle conoscenze di teoria e teoria
della tecnica nella conduzione di casi clinici, con particolare
riferimento ad autori che pongono al centro dell’attenzione dello
psicoterapeuta l’unità e l’unicità dell’individuo, contro la dicotomia
mente-corpo.
La pratica clinica
segnala quanto sia importante la questione della relazione psiche-soma e
induce a pensare che si ha sempre a che fare con un pensiero
incarnato o con un corpo pensante. La sfida che il paziente ci pone,
soprattutto nell’ambito dell’età evolutiva, è quindi quella di riuscire
a risignificare continuamente quello che i suoi disturbi ci propongono,
sia che prevalga un sintomo legato a livelli più somatici, sia che la
malattia sia spostata maggiormente sul piano mentalizzato, sempre pronti
a cogliere ogni segnale di qualsiasi provenienza e coscienti che “il
soma è una operazione del pensiero così come lo è la mente: sono due
modi di essere di un unico organismo e di un unico soggetto umano” (Merendino,1998).
Nella “stanza d’analisi”
vi è un altro corpo presente, quello del terapeuta: corpo esposto alle
proiezioni dei contenuti fantasmatici della mente del paziente e,
soprattutto nella terapia con bambini, corpo che diventa rivelatore di
quello che il piccolo non è in grado di dire, di vissuti sensoriali ed
emozionali non mentalizzati.
Tale offerta formativa si
propone di affinare l’assetto mentale in quella che è la funzione
contenitiva e trasformativa della mente del terapeuta, favorendo il
riconoscimento e il rispetto dell’unità mente-corpo, riferita sia al
paziente, sia, fedeli al concetto di “campo analitico”, alla
dimensione psico-somatica della relazione di cura, che si esprime anche
attraverso il linguaggio pulsionale, sensoriale e fisiologico.
Il ciclo comprende 10
seminari di 4 ore ciascuno (per un totale di 40 ore complessive)
nei quali verranno trattati i seguenti temi:
-
Valutazione diagnostica di pazienti
in età evolutiva e adulti
-
Teoria e teoria della tecnica della
psicoterapia psicoanalitica in età evolutiva, con particolare
riferimento all’opera di Freud, Bion, Winnicott…
-
Supervisione di casi clinici
-
Somministrazione delle prove di
valutazione
Il metodo prevede
la costituzione di un gruppo di lavoro, adatto all’apprendimento degli
argomenti teorici, esposizione e supervisioni dei casi clinici portati
dai partecipanti, con somministrazione finale delle prove di
valutazione.
Il
numero previsto dei partecipanti è 25.
|
Roma,
11.01-13.06.2008 "CLINICA
E TERAPIA DELLA COPPIA"; Sede:
VIA DEI SABELLI 108 - ROMA;
Info:
ANNA.LANZA@UNIROMA1.IT ; Fees= euro 310,00
CONFERENZE CLINICHE
su
Clinica e terapia della Coppia
INFORMAZIONI GENERALI
·
Luogo di svolgimento: Le conferenze si terranno presso il Dipartimento di
Scienze Neurologiche Psichiatriche e Riabilitative dell'Età Evolutiva,
Sapienza Università di Roma "La " -Via dei Sabelli 108, Roma.
·
Calendario 2008: 11-18 e 25 GENNAIO; 22 e 29 FEBBRAIO;
7-28 MARZO; 4-11-18
APRILE;
23-30 MAGGIO;
6-13 GIUGNO
·
Orario di svolgimento: 11:30-13:00 (monte ore per ciascun incontro: 1,30).
·
Numero complessivo degli incontri: 14.
* * * * * *
Breve Curriculum del Docente
Dott. Andreas Giannakoulas
·
Medico-Psichiatra,
Psicoanalista, Past President e Membro didatta della Associazione
Italiana di Psicoanalisi (A.I.Ps.I.) e Membro didatta della
International Psychoanalytical Association (I.P.A.)
·
Didatta Supervisore del
Corso di Psicoterapia Psicoanalitica del Bambino, dell'Adolescente e
della Coppia (ASNE-SIPsIA), riconosciuta dal MIUR con D.M. del 20
Marzo 1998 e successivo adeguamento, D.M. del 25 Maggio 2001.
·
Autore di numerosi di
articoli scientifici pubblicati su riviste specialistiche italiane ed
internazionali. Membro del Comitato Editoriale delle riviste
scientifiche: The Journal of Psychoanalysis and Psychotherapy,
Psichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza, Richard & Piggle,
Interazioni.
* * * * * *
Brevi Curricula dei responsabili
dell’evento formativo
Prof.ssa Anna Maria Lanza
·
Professore Aggregato di
Neuropsichiatria Infantile presso l'Università degli Studi di Roma
"La Sapienza".
·
Dirigente Medico di I
Livello presso la UOC “A” Neuropsichiatria Infantile, Dipartimento di
Scienze Neurologiche Psichiatriche e Riabilitative dell'Età
Evolutiva “Giovanni Bollea”.
·
Docente di
Neuropsichiatria Infantile presso il Corso di Laurea Specialistica in
Medicina e Chirurgia della Prima Facoltà di detta Università.
·
Docente di
Neuropsichiatria Infantile presso la Scuola di Specializzazione in
Neuropsichiatria Infantile e Pediatria presso detta Facoltà.
·
E' Autrice di n. 6 libri
(in collaborazione) e di n. 147 pubblicazioni relativi ad argomenti di
Neuropsichiatria Infantile, Psicopatologia diagnostica dell'età
evolutvia, Psicosomatica infantile, Psicoterapia del bambino.
Dott. Salvatore Grimaldi
·
Neuropsichiatra
Infantile, Psicoanalista (A.I.Ps.I.).
·
Didatta Supervisore del
Corso di Psicoterapia Psicoanalitica del Bambino, dell'Adolescente e
della Coppia (ASNE-SIPsIA), riconosciuta dal MIUR con D.M. del 20
Marzo 1998 e successivo adeguamento, D.M. del 25 Maggio 2001.
·
Membro didatta della
Associazione Italiana di Psicoanalisi (A.I.Ps.I.) e della
International Psychoanalytical Association (I.P.A.)
Programma Scientifico:
·
Le
conferenze, tenute in seduta plenaria, sono articolate in tre diversi
momenti formativi:
1) n. 8
conferenze su temi preordinati;
2) n. 14
confronti-dibattito;
3) n. 4
presentazione e discussione di casi clinici.
11
Gennaio 2008 11.30 - 13.00 - Innamoramento, amore,
genitorialità.
18
Gennaio 2008 11.30 - 13.00 - La scelta del partner. Aspetti
collusivi normali e patologici
25 Gennaio 2008
11.30 - 13.00 - Lo sviluppo della psicopatologia di coppia.
22
Febbraio 2008 11.30 - 13.00 - Teoria dei conflitti coniugali.
29
Febbraio 2008 11.30 - 13.00 - Teoria dei conflitti coniugali.
7
Marzo 2008 11.30 - 13.00 - Aggressività e distruttività
nella relazione della coppia
28
Marzo 2008 11.30 - 13.00 - Aggressività e distruttività nella
relazione della coppia
4
Aprile 2008 11.30 - 13.00 - La crisi normativa, benigna,
patologica, maligna
11
Aprile 2008 11.30 - 13.00 - Breakdown, separazione, divorzio
18
Aprile 2008 11.30 - 13.00 - Breakdown, separazione, divorzio
23
Maggio 2008 11.30 - 13.00 - L’intervento psicoterapeutico
30
Maggio 2008 11.30 - 13.00 - Coppie separate. Le dinamiche
dell’ambivalenza conflittuale
6 Giugno 2008 11.30 - 13.00 - Coppie
separate. Le dinamiche dell’ambivalenza conflittuale
13 Giugno 2008 11.30 - 12.30 - Coppie
separate. Le dinamiche dell’ambivalenza conflittuale
12.30 - 13.00 -
Verifica con Questionario
OBIETTIVI DELL'EVENTO FORMATIVO:
Approfondimento dei processi dinamici dell'interazione nella coppia, con
particolare attenzione per la terapia, gli aspetti collusivi tra i
partener e lo sviluppo della psicopatologia. Comprensione e discussione
della teoria dei conflitti coniugali e delle diverse tecniche e
metodologie applicabili. Brevi presentazioni di casi clinici.
Un focus introduttivo ad ogni incontro sarà dedicato ai
quadri psicopatologici: normalità e patologia nella coppia.
Le conferenze, inoltre, prevedono rimandi di approfondimento
teorico-clinico ai concetti fondamentali della psicoterapia
psicoanalitica.
In particolare verranno affrontati i seguenti
argomenti:
-
Interventi psicoterapeutici nella coppia,
-
Colloqui
psicoterapeutici,
-
Psicoterapia breve.
|
Milano, 15-16.02.2008 "FATTORI
DI CAMBIAMENTO E DI CONTINUITA’ NELLA PSICOTERAPIA INFANTILE"; Sede:
OSPEDALE SAN CARLO
BORROMEO VIA PIO II 3, 20153 MILANO; Info:
psibasegr@fastwebnet.it
Fees= euro 250,00
rif.
ECM
3675 -
8003044
Indice
Abstract e Curricula relatori (n. pagina)
VENERDÌ 15 FEBBRAIO 2008 |
(n. pagina)
|
09.00
Registrazione partecipanti |
|
09.30
Saluto delle Autorità e dell’Azienda Ospedaliera |
|
10.15
Chairman D. Resta |
|
A.
Brandalise |
2 |
Relazione Magistrale |
|
Family Plot. Figure e relazioni familiari nei molti tempi del
presente |
|
11.15 F. Mancuso |
5 |
“Mi
sembra che non stia bene” |
|
11.45
Pausa |
|
12.00
Chairman R. Roseghini |
|
M.
L. Algini |
7 |
“Ma
tu che
grande
sei?” Sulla relazione analitica bambino- adulto |
|
13.00
Pausa pranzo |
|
14.30 A. M. Pati |
9 |
Come
un filo di perle… Primi passi della psicoanalisi nell’universo
infantile |
|
15.30 ÷
Sessioni parallele |
|
17.30 |
|
M.I. Colombini, R. De Pace, P. Maestro, L. Malfatti |
15 |
I
nuovi giochi: spazio virtuale o spazio transizionale? |
|
Discussant D. Resta |
|
E.
Armano, W. Capuzzo, C. Cavatorta, G. Reverberi, F. Turcato |
24 |
Interventi brevi di psicoterapia familiare in situazioni di crisi |
|
Discussant S. Taccani |
|
M.V. Beato, A. Castelli, C. De Stefanis |
34 |
Incontrare il bambino: tra sensorialità, emozioni e affetti |
|
Discussant A. Fazio |
|
G.
Arena, L. Cursio, C. Robotti, R. Taulaigo |
36 |
L’assetto mentale dello psicoterapeuta fra simbolo e realtà
nell’ambito istituzionale e giudiziario |
|
Discussant M.A. Guida |
|
Conclusione giornata. |
|
SABATO 16 FEBBRAIO 2008 |
|
09.30
Chairman M. Panti |
|
M.
Badoni |
47 |
Percorsi nel lavoro analitico con i bambini |
|
10.15 G. Barbieri |
49 |
Minimalismo rosa perlato: una esemplificazione clinica di un
intervento psicoanalitico contestuale |
|
11.00
Pausa |
|
11.30
Chairman F. Mancuso |
|
A.
Mincuzzi, R. Roseghini |
50 |
“Ti
aspetto il lunedì”: riflessioni teorico - cliniche sulla
psicoterapia a frequenza settimanale |
|
12.15
Discussione |
|
12.45
Pausa pranzo |
|
14.30
Chairman R. Taulaigo |
|
C.
Pini, E. Pizzi |
53 |
Alla
fonte della raffigurabilità: incontri e trasformazioni |
|
15.15 W. Capuzzo, F. Turcato |
55 |
Quale padre, quale madre oggi? Maschile e Femminile Interventi
clinici |
|
16.00
Pausa |
|
Adone Brandalise
Relazione
Magistrale: Family Plot. Figure e relazioni familiari nei molti tempi
del presente.
Abstract
Parlare della famiglia oggi significa confrontarsi con un
formidabile intrico di tempi diversi che convivono in un presente spesso
difficile da ricomporre se non illusoriamente. Situazioni figure e
dinamiche tradizionalmente caratterizzanti la famiglia rischiano di
proiettarsi su di una realtà esplosa producendo ora confuse
enfatizzazioni del disagio, ora altrettanto improduttive cancellazioni
di evidenze irriducibili ai più collaudati stili intellettuali Il mondo
delle pratiche legate alla famiglia , da quelle ad essa più interne
e domestiche a quelle che assumono l'istituzione - famiglia come oggetto
di indagine o di intervento ne risulta perentoriamente messo in gioco.
Mi
sembra che non stia bene…
Francesco Mancuso
ABSTRACT
Il percorso che intendo proporre
rappresenta una sintesi dello sviluppo del bambino nel suo ambiente a
cui tocca il compito di cogliere gli indizi di benessere o malessere del
bambino. Proverò a sottolineare alcune stazioni che, a mio avviso,
rappresentano dei veri e propri snodi evolutivi che possono provocare
dei deragliamenti dal processo evolutivo ed esitare in specifiche
modalità di “ammalarsi” del bambino.. . Se da un lato verranno
individuate alcune delle condizioni che possono determinare situazioni
di “confusione” traumatica, dall’altro verranno segnalati alcuni
elementi che, per loro natura, possono essere considerati come fattori
“anticonfusivi” della mente.
L’affermazione che da il titolo a questa
relazione: “Mi sembra che non stia bene…” è, apparentemente, di facile
formulazione. Essa appare semplice se trascuriamo il complesso percorso
che, nella mente dell’adulto, ha compiuto il segnale che parte dal
bambino : percezione, elaborazione, preoccupazione fino alla ricerca di
un qualche rimedio. Esploro cioè la dimensione del negativo nella
relazione bambino – genitori prima che essi varchino la soglia dello
studio dello specialista.
“Ma tu.... che grande sei...?”
Sulla relazione analitica bambino –
adulto
Maria Luisa Algini
ABSTRACT
Il lavoro,che prende il via dalla
domanda di un piccolo paziente, intende esplorare le valenze
trasformative dell’incontro tra il mondo psichico infantile e quello
adulto.
Quali aspetti della relazione analitica
con l’adulto possono essere fattori di cambiamento per un bambino e
quali aspetti del bambino diventano fondamentali nella presa in carico
da parte dell’adulto – analista?
Nell’analisi non c’è solo il bambino –
paziente o quello che si riattiva dalla nostra infanzia, c’è
l’esperienza di un nuovo bambino, che prende vita in quella
specifica relazione, e che attraverserà mille momenti, dalla meraviglia
della sua scoperta al lutto della sua fine.
Come un filo
di perle…
Primi passi della
psicoanalisi nell’universo infantile
Anna Maria Pati
ABSTRACT
La storiografia psicoanalitica persegue
la ri-costruzione delle vicende passate: è luogo di riflessione e di
ricerca. Il lavoro si inserisce in tale prospettiva e vuole essere
occasione per condividere una personale ricerca di significati possibili
sulla nascita della psicoanalisi infantile.
Si interroga, in primo luogo, sugli
elementi di originalità del metodo di ricerca freudiano.
Successivamente, mostra che, agli inizi del novecento, l’attenzione
all’infanzia fu frutto di molteplici fermenti culturali e nacque dalla
necessità di ‘far chiaro’ su problemi che riguardavano innanzi tutto
l’adulto: la ricerca sui ‘luoghi della follia’ s’intrecciò con quella
sulla ‘sessualità’ e sul processo di ‘civilizzazione’, e portò ad
interrogarsi prima sullo psichismo dell’adulto, poi sui processi di
sviluppo psicologico e infine sulle caratteristiche dell’animo
infantile.
Su questo sfondo culturale, anche
la psicoanalisi nacque parlando d’infanzia, ma, fin dagli inizi, seppe
parlarne in modo originale. Nel cenacolo psicoanalitico, ‘parlare di
bambini’ significò mettere in scena l’inconscio. L’infanzia ne
diventò portavoce: mobilitò l’impegno dei pionieri, permise loro di
avvicinare la differenza, riconosciuta ma ben poco esplorata, tra
mente infantile e mente adulta, aiutò a ricercare le connessioni
tra ciò che appare e ciò che si esperisce, tra ciò che era e ciò che è,
tra ciò che si conosce e ciò che sorprende e mette in crisi acquisizioni
in apparenza salde.
Col modello
pulsionale, Freud riconobbe nel trauma l’esito della
sopraffazione subita dalla parte conscia della mente, ad opera di
impulsi che spingono in modo irresistibile verso la gratificazione dei
desideri inconsci; riconobbe anche l’importanza della fantasia e
spiegò ogni azione come fallimento dell’apparato mentale del bambino nel
trattare in modo adeguato le pressioni di stati pulsionali,
predeterminate nel processo di crescita (Fonagy e Target, 2003). Nei
Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) espose la prima teoria
psicogenetica: tratteggiò il bambino perverso polimorfo e le fasi
evolutive della sua organizzazione. Nel 1908, col caso del piccolo
Hans, si cimentò nel riconoscere i retroscena della vita psichica
infantile.
All’epoca, alle
sorprendenti scoperte metapsicologiche si accompagnarono, negli
analisti, molte difficoltà nel mettersi in relazione col bambino reale e
una faticosa ricerca di tecniche di cura per l’infanzia: da queste
apparenti ‘inconciliabilità’ emerse prepotente l’ambiguità del
rapporto adulto-bambino. Il bisogno di sormontare tali difficoltà
favorì il moltiplicarsi, negli anni tra la prima e la seconda topica,
di osservazioni e scritti sull’infanzia, con l’intento di leggere
l’animo del bambino. In quei lavori, l’obiettivo illusorio di
raggiungere il bambino ‘in sé’ e il fervore di neofiti capaci di grande
abnegazione e ansiosi di verità assolute, si espressero nell’intreccio,
a volte francamente confusivo, tra preoccupazione ‘educativa’ e
preoccupazione ‘curativa’. Ne danno testimonianza diversi scritti
psicoanalitici del tempo, cui si farà breve cenno.
Nel congresso
dell’Aia del 1920, Hug-Hellmuth, prima ‘analista di bambini’, presentò
la prima riflessione ‘ufficiale’ sulla tecnica della psicoanalisi
infantile.
Tale Congresso si
presta a raffigurare il luogo delle origini ufficiali della
psicoanalisi infantile. In esso, la presenza di psicoanalisti
provenienti da molti diversi paesi mostra la diffusione raggiunta dalle
idee freudiane e l’emergere di una seconda generazione di psicoanalisti.
La famiglia psicoanalitica, simile ormai ad una famiglia patriarcale, è
‘spazio psichico’, in cui l’infanzia comincia a nutrire la sua identità
di molte opportunità e di altrettante difficoltà.
La comunicazione
di Hug-Hellmuth prova che la psicoanalisi dei bambini si sta
sviluppando in una ‘stanza accanto’ rispetto alla speculazione
freudiana. Nella ‘stanza dei bambini’, si affacciano molte teste curiose
(tra cui Melanine Klein e Anna Freud). Mossi da forte tensione
esplorativa, che reclama libertà di pensiero e di azione, gli adulti non
bussano alla porta di quella stanza, non chiedono permessi per entrare.
Il raggiungimento di sufficiente distanza e di sufficiente
coinvolgimento restano obiettivi lontani: il processo di attribuzione
di significato prevale prepotente su un’autentica ricerca di
condivisione di significati possibili.
Nella compresenza di Anna Freud e di
Melanie Klein si intravedono, inoltre, i presagi di quelle Controversie,
in cui si confronteranno due concezioni divergenti della psicoanalisi
infantile, su temi di cui oggi possiamo cogliere una parziale
complementarietà.
Nel 1920, la strada dell’integrazione tra
clinica e teoria è ancora in ripida salita: è un futuro che Freud stesso
sta ancora preparando. Col ‘gioco del rocchetto’ di Ernst (1920) e con
l’elaborazione del modello strutturale della mente (1923) risulta
chiaro che il soddisfacimento delle pulsioni non è l’unico bisogno del
bambino e che Io e Super-Io rispecchiano direttamente gli investimenti
oggettuali della prima infanzia. Gli eventi della realtà, e gli affetti
che li accompagnano nel vissuto infantile, tornano così ad avere molto
più peso delle pulsioni e delle motivazioni sessuali.
Riflettendo sullo ‘stato dell’arte’ di
allora, appare evidente come, in poco più di due decenni, si passò da un
interesse per l’infanzia puramente strumentale, teso al sostegno di
ipotesi sul malessere degli adulti, ad una curiosità viva per il
bambino, per la sua psiche e il suo sviluppo.
In quegli anni furono gettate le
fondamenta di una storia affascinante, che giunge fino a noi tutt’altro
che conclusa. In essa, infanzia della psicoanalisi e
psicoanalisi dell’infanzia si muovono su un unico terreno
d’esplorazione, la psiche umana, la cui comprensione continua a
richiedere molti e differenti sforzi creativi.
I lavori pionieristici cui si è
accennato, piccole perle nel linguaggio di Hug-Hellmuth, hanno
iniziato a ‘far più chiaro’ sull’animo umano. Anche grazie ai loro
contributi, oggi ci dedichiamo al lavoro clinico, sostenuti dai
risultati di una lunga consuetudine terapeutica e di un’altrettanto
lunga riflessione su di essa. Attingendovi, possiamo vivere le emozioni
dell’incontro coi piccoli pazienti, più consapevoli delle nostre paure e
dei nostri limiti ma anche più fiduciosi nelle possibilità di superarli.
BIBLIOGRAFIA
Jones,
E. (1926), Karl Abraham, Int. J. Psycho-Anal., 7.
Klein
M. (1921), Lo sviluppo di un bambino,
in: Scritti 1921-1958, Boringhieri, Torino 1978
- (1923), Al di là del principio del
piacere, in Opere, vol.9.
Meltzer
D. (1978), Lo sviluppo Kleiniano, vol.III, Borla, Roma 1983.
Gabbard
G.O. (2004), Introduzione alla
psicoterapia dinamica, Cortina, Milano 2005.
Geissmann
C.,
Geissmann P. (1994), Storia della psicoanalisi infantile,
Borla, Roma.
Maldonado-Duràn
J.M.( a cura di) (2003), Infanzia e salute mentale. Modelli
d’intervento clinico, Cortina, Milano 2005
Sokolnicka E. (1920),
Analyse einer infantilen Zwangsneurose, in ‘Internationale
Zeitschrift fur Psychoanalise’, 15, vol.6, pp.228-241.
Winnicott
D.W.(1988), Sulla natura umana, Cortina, Milano 1989.
Dott.ssa
ANNA MARIA PATI
WORKSHOP
I nuovi giochi:
spazio virtuale o spazio transizionale?
M. Iole Colombini,
R. De Pace, P. Maestro, L. Malfatti
Gli atteggiamenti
dei bambini nella vita di tutti i giorni e in ambito clinico ci hanno
stimolato a comprendere meglio come nella società attuale si configuri
il rapporto fra la tipologia degli oggetti-gioco a disposizione dei
bambini, la sua influenza sulla loro capacità creativa, sulle
motivazioni e le modalità di gioco : da soli, con i pari e con gli
adulti.
Dai dati emersi da
un campione di 114 bambini che frequentano la scuola elementare (dalla
seconda alla quarta), in ambienti socio-culturali diversi (città e
campagna) sono emersi diversi aspetti significativi.
Si è evidenziata la
tendenza dei bambini a scegliere giochi tecnologici e strutturati che
pare orientarli a modalità di gioco piuttosto rigide, precostituite a
discapito della loro creatività e libertà di espressione. Inoltre, tale
tipologia di giochi stimola il raggiungimento di abilità, in situazioni
di isolamento o di competizione con i pari, che penalizza l’accesso alla
fantasia ed alle emozioni. L’iperstimolazione, tipica di questi giochi,
provoca nei bambini uno stato di eccitamento di tipo compulsivo alla
ricerca di un premio che sostenga le abilità, il senso di adeguatezza,
in un contesto di sfida dove l’insuccesso può suscitare un senso di
colpa. Emerge inoltre che nella maggioranza dei casi l’assenza del
genitore nella situazione di gioco non garantisce quell’importante
funzione di ‘filtro’ rispetto alla stimolazione eccessiva cui i bambini
sono sottoposti.
Le caratteristiche
degli attuali giochi dei bambini, pertanto, sembrano riflettere il
sistema sociale attuale basato, per la maggior parte degli individui, su
ritmi di vita piuttosto compulsivi. La ricerca di maggiori abilità, di
ottime prestazioni dal punto di vista fisico e tecnico, tende a
penalizzare la possibilità di concedersi spazi di rilassamento.
WORKSHOP
Interventi brevi
di psicoterapia familiare in situazioni si crisi
W. Capuzzo, G.
Reverberi, C. Cavatorta, E. Armano, F.Turcato
ABSTRACT
Questo workshop
tratterà le applicazioni di un intervento psicoterapeutico breve, ad
indirizzo psicodinamico, che ha come target famiglie con figli sia in
età pre-scolare e adolescenziale.
Le situazioni di
crisi attivano possibilità di modificazione di comportamenti e relazioni
durante tutto il ciclo di vita.
Nella sofferenza di
un figlio sono coinvolte le persone che si occupano di lui e, spesso, i
sintomi possono essere indicativi di una disfunzione familiare o anche
di una sofferenza di coppia.
Il presupposto di
partenza è che la crisi costituisca il terreno, inevitabile e
potenzialmente evolutivo, da attraversare per arrivare ad un nuovo
equilibrio.
Alla consultazione
viene portato un bambino che è un miscuglio di ciò che è veramente e di
come viene visto e vissuto attraverso la lente della proiezione e della
confusione dei genitori con la propria infanzia.
Nel contesto
clinico della psicoterapia familiare breve il massimo che si può
ottenere con alcune famiglie è la conquista di un cambiamento nel
rapporto dei genitori con il figlio e un’attenuazione dei sintomi. In
altri casi, invece, nel corso del lavoro o dopo la sua conclusione, i
genitori possono essere motivati ad intraprendere una psicoterapia di
coppia o individuale.
Le sedute devono
essere condotte da due psicoterapeuti per vari motivi. Lo “sguardo” del
terapeuta ha una forte valenza di contenimento.
Dopo essere giunti
a capire che il disagio del figlio è prevalentemente reattivo ad una
situazione esterna e non è stato ancora internalizzato, è possibile
ridare competenze ad entrambi i poli della diade.
In questo tipo di
intervento psicoterapeutico breve non c’è un netto confine tra diagnosi,
restituzione ed intervento. La verifica dell’efficacia dell’intervento e
della permanenza dei cambiamenti raggiunti viene effettuata in un
momento di follow – up longitudinale.
Per esemplificare e
rendere più significativi i temi svolti, verranno proposti alcuni flash
clinici.
WORKSHOP
“Incontrare il bambino:
tra sensorialità, emozioni affetti”
Mariavittoria Beato,
Ausilia Castelli, Carla De Stefanis
Abstract
Il gruppo di lavoro presenta le
riflessioni cliniche e teoriche attorno ad una ricerca svolta su un
gruppo di 9 piccoli pazienti con differenti gradi di psicopatologia che
manifestano una triade sintomatologia comune: stato di ritiro,
iperattività motoria, pensiero “per immagini”.
Nella comprensione del significato clinico e teorico di questi sintomi e
del loro specifico raggruppamento, ci siamo interrogate sullo spazio
esistente, nella psicoterapia infantile, tra azione e parola: più
specificatamente sull’importanza, la qualità, i livelli, i tempi
dell’intervento terapeutico in una situazione relazionale che, molto
spesso, rimanda al mondo delle prime esperienze preverbali.
Ci siamo domandate quali potessero
essere, in tale dimensione, i mezzi comunicativi e gli strumenti che, a
nostro parere, promuovono in maniera significativa la creazione di un
nuovo stato del sé e la trasformazione del funzionamento psichico.
WORKSHOP
“L’ASSETTO MENTALE
DELLO PSICOTERAPEUTA FRA SIMBOLO E REALTA’ NELL’AMBITO ISTITUZIONALE E
GIUDIZIARIO”
Arena
Grazia, Cursio Luciana, Robotti Claudio, Taulaigo Rosangela
ABSTRACT
Il gruppo di lavoro
vuol affidare il dipanarsi del complesso ruolo dello psicoterapeuta,
soprattutto in relazione ai necessari equilibrismi tra simbolo e realtà.
Si vuole
approfondire come, pure all’interno di una peculiare rete di significati
relazionali ed alla presenza di vari operatori, sia possibile
riconoscersi nella professione di psicoterapeuta ed operare una modifica
delle rappresentazioni del paziente stesso.
Certo è che prima di
affrontare una psicoterapia diviene necessario concentrare con la rete
di riferimento uno cornice reale in cui, solo in seguito, anche il
simbolismo può trovar spazio e voci.
L’assetto mentale
dello psicoterapeuta fra mandati e decreti, potrà/dovrà essere
particolarmente flessibile senza però snaturarsi nelle sue coordinate
teoriche.
Marta Badoni
Percorsi nel
lavoro analitico con i bambini
ABSTRACT
In questo lavoro
intendo riflettere sia sui percorsi storici nella evoluzione del lavoro
analitico con i bambini, sia sulle modalità di procedere nella presa in
carico del bambino e nel percorso della sua cura. In particolare mi
soffermerò brevemente sugli sviluppi dell’analisi infantile con i suoi
drammi e le sue contraddizioni. L’analisi dei bambini si è infatti
trovata fin dai suoi inizi a doversi bilanciare tra competenze educative
e ambizioni speculative. A partire dai lavori di Winnicott il lavoro
analitico con i bambini è stato profondamente influenzato dalla
convinzione che il bambino e soprattutto l’infante non è, se non in
stretta relazione con la madre o l’ambiente di cura. Questo ha portato
progressivamente ad allargare il campo della consultazione includendo,
nella cura dei bambini, il lavoro con i genitori. Esso si declina, come
osserveremo, in forme assai diverse.
Inoltre negli ultimi
decenni si è affermato il concetto di transgenerazionale, per indicare
l’impatto sul funzionamento mentale dei pazienti di conflitti irrisolti
nella vita psichica dei genitori.
Giuliana Barbieri
Minimalismo rosa
perlato: una esemplificazione clinica di consultazione contestuale
ABSTRACT
La consultazione contestuale è
un intervento psicoanalitica volto all’attivazione delle competenze
trasformative, degli stati mentali dei bambini, da parte delle diverse
figure di accudimento presenti nel loro contesto di vita.
Questo approccio, che si muove
tra colloqui individuali con genitori, insegnanti, educatori e sedute
congiunte genitori – bambino, consente di cogliere l’intersezione tra le
differenti dimensioni relazionali cui il bambino partecipa e il disagio
che esprime.
Il lavoro del terapeuta, che
nelle sedute congiunte genitori – bambino partecipa direttamente della
dimensione sia simbolica che implicita della relazione in atto, svolge
una azione di facilitazione della capacità di contenimento e
metabolizzazione degli stati mentali, nella doppia direzione: dei
genitori verso il bambino e del bambino verso i genitori. Questa azione
facilitante ritaglia per il terapeuta una presenza più funzionale che
referenziale, conservando ai genitori il ruolo di oggetti primari di
riferimento per il bambino.
Nella relazione sarà presentata
questa modalità di intervento attraverso una esemplificazione clinica.
“Ti aspetto il
lunedì”
Riflessioni
teoriche cliniche sulla psicoterapia infantile a frequenza settimanale
Dott.ssa
Antonietta Mincuzzi – Dott.ssa Raffaella Roseghini
Abstract
Il nostro lavoro
vuole essere una riflessione sulla psicoterapia infantile che si
configura sempre più sia nel pubblico che nel privato come un intervento
ad una seduta settimanale. La società è profondamente cambiata,
l’individuo è figlio della tecnica che richiede un intervento le cui
caratteristiche paiono essere l’urgenza, l’intolleranza ad un rapporto
di dipendenza, la richiesta di una rapida risoluzione del disagio del
bambino, l’intolleranza dell’esclusione da parte del genitore nel
processo di guarigione del figlio. L’intervento psicoterapico necessita
quindi di alcune modifiche. La fragilità narcisistica dei pazienti del
nostro tempo richiede allo psicoterapeuta un ripensamento sulle finalità
dell’intervento , sul suo assetto mentale, una duttilità nell’uso della
tecnica che renda tollerabile la ferita narcisistica e possibile un
cambiamento relazionale ed interno.
Alla fonte della raffigurabilità:
incontri e trasformazioni
Claudia Pini, Elena Pizzi
Abstract
Attraverso esemplificazioni cliniche
portiamo alcune riflessioni sul particolare assetto mentale del
terapeuta nel trattamento di bambini gravemente ritirati: movimento e
sensorialità vengono qui intesi come fonti di un processo raffigurativo
dello stato del Sé.
Ipotizziamo, in un’ ottica attenta ad
una immissione minimale di elementi trasformativi nella relazione
analitica, la possibilità di incontro col paziente su un registro
corporeo e sensoriale, prima che mentale, operando in un’area di confine
dove aree sovrapposte e percettivamente sincrone del paziente e dello
psicoterapeuta possono coesistere con aree di funzionamento autistico.
Da questa modalità di interazione
pensiamo possa nascere un nuovo spazio in grado di accogliere immagini
mentali che, a diversi livelli di organizzazione, appaiono coagulare il
vissuto emotivo dell’incontro.
Ci interroghiamo, per quanto concerne la
tecnica d’intervento, sull’utilizzo della parola con questi pazienti e
sul rapporto che essa intrattiene con la raffigurazione, al fine di
tentare una definizione dei fattori di cura che operano in queste
relazioni terapeutiche.
Nella nostra esperienza la rêverie
corporea e la rêverie visiva risultano fondamentali strumenti di
sintonizzazione, comprensione e costruzione.
W. Capuzzo,
F.Turcato
QUALE PADRE, QUALE
MADRE OGGI? MASCHILE E FEMMINILE INTERVENTI CLINICI
ABSTRACT
Il ruolo del padre
nella storia della famiglia è rimasto con compiti chiari e precisi per
moltissimo tempo. Solo in epoca recente, per una serie di motivi,
storici, politici e sociali, la funzione paterna sembra scomparsa, i
conflitti vengono soffocati e tacitati sul nascere creando in questo
modo figli incapaci di affrontare delusioni e frustrazioni.
C’è molta confusione
nei ruoli genitoriali, in cui la funzione di autorevolezza è andata
quasi dissolvendosi con accentuazioni degli aspetti affettivi e materni
in entrambi i patners.
Il divenire
genitori, in una coppia, modifica gli equilibri preesistenti e richiede
un nuovo assetto in cui i vari componenti devono trovare un loro spazio
sia fisico che mentale.
Per molto tempo si
sono valorizzate, responsabilizzate e spesso colpevolizzate soprattutto
le madri.
E’ indispensabile la
rimessa in gioco del ruolo paterno (regole, mondo esterno ecc.) per una
differenziazione e positiva evoluzione degli aspetti emotivo –
relazionale per lo sviluppo armonico delle proprie componenti maschili e
femminili della personalità.
Il maschile e il
femminile nella cura dei figli devono essere entrambi presenti e
integrati non come genere, bensì come funzione e ruolo.
Nella nostra prassi
ormai consolidata, quando viene richiesta una consultazione per
problematiche riguardanti un bambino, la presenza del padre è un
conditio sine qua non per l’intervento clinico.
Presenteremo una
casistica in cui la coppia parentale viene aiutata a ridefinire il
proprio ruolo nei confronti del bambino. Ciò comporta sovente un
alleggerimento della sintomatologia e una ripresa della positiva
evoluzione psichica del bambino stesso.
Il padre,
legittimato nel suo ruolo, può essere coinvolto e diventare forte agente
di cambiamento nei confronti del figlio e nel ridefinire i rapporti con
la partner. Solo a questa condizione, quando il padre e la madre si
mettono in discussione, è possibile trovare un nuovo equilibrio sia a
livello genitoriale che a livello di coppia.
|
Milano,
15.03-26.07.2008
PERCORSO FORMATIVO IN
PSICOTERAPIA PSICOANALITICA CON IL METODO "FARE STORIE"; Info:
scuolapsicoterapiapsicoanalitica@tin.it Fees= euro 516,46
CALENDARIO
SABATO
Ore 10.00 – 14.00
Relatore: dr. F. Marcoli
“LA LEZIONE DI WILFRED
BION: I GRADI DI PENSIERO; I NODI E GLI SNODI ORIGINARI; IL NODO
MATERNO E LA REVERIE”
Tecnica:Fondazione
dell’alleanza di campo
Conduttori: dr. F:
Marcoli e dr.ssa L. Mariani
Presentazione di
un’esperienza clinica: approccio alla tecnica del Fare storie.
(sottogruppi)
SABATO
CORPO MATERNO E CORPO
SOCIALE;L’IO MORTALE E L’IO IMMORTALE
Ore 10.00-14.00 Relatore
dr. F. Marcoli
Conduttori: dr. F.
Marcoli; dr.ssa L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 – 14.00
Relatore dr. F. Marcoli
L’OSCILLAZIONE TRA
POSIZIONE SCHIZOPARANOIDE E POSIZIONE DEPRESSIVA
conduttori: dr. f.
Marcoli; dr. L. Mariani
Tecnica: Le storie
che si susseguono
Seminario di discussione
di una situazione clinica (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 – 14.00
Relatore dr. F. Marcoli
IL PENSIERO MITICO E LA
COSTRUZIONE DELLE STORIE
Tecnica: L’alleanza
di lavoro e il cantiere
Conduttori: dr F Marcoli
e dr. L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica. (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 -14.00
Relatore dr. F. Marcoli
IL PENSIERO MITICO E IL
PENSIERO ONIRICO
Tecnica: La capacità
negativa
Conduttori: dr. f.
Marcoli ; dr. L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica.(sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 – 14.00 dr. F.
Marcoli
“IL PENSIERO MITICO E LE
STORIE”
Tecnica: La pratica
patetica e l’intenzionalità
Conduttori: dr. F.
Marcoli, dr. L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica. (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00- 14.00
relatore dr. F. Marcoli
I TERMINI DEL PENSIERO
MITICO
Tecnica: Fare e
giocare
Conduttori: dr.F Marcoli,
dr. L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 -14.00
relatore dr. F. Marcoli
“ORDITO E TRAMA DELLE
STORIE. LE TRAME PRIMARIE: ATTI DI SFIDE E ATTI DI RICONOSCIMENTO”
Tecnica:I personaggi
vettore
Conduttori: dr. F.
Marcoli, dr. L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 -14.00
relatore dr:. F. Marcoli
“LA REALIZZAZIONE DEL
SOGNO”
Tecnica:
L’interpretazione e la passione
Conduttori: dr.F.
Marcoli, dr. L. Mariani
Seminario di discussione
di una situazione clinica. (sottogruppi)
SABATO
Ore 10.00 – 14.00
relatore dr. F. Marcoli
“I TERMINI DEL PENSIERO
MITICO: I PARADIGMI CHE ORGANIZZANO IL RICONOSCIMENTO DEI LIMITI”
Tecnica:
L’esplorazione dell’ignoto e la dominazione. La capacità di reverie.
Conduttore dr. L .
Mariani
Prove di valutazione
|
Roma, 8.03.2008 "IL
VERTICE PSICOANALITICO: LO PSICOTERAPEUTA E LE PRESSIONI CULTURALI,
SOCIALI E ISTITUZIONALI"; Sede:
GRAND HOTEL BEVERLY HILLS,
LARGO BENEDETTO MARCELLO 220 - ROMA; Info:
BENVENUTI@MCLINK.NET
; Fees= euro 70,00
Sabato 8 Marzo 2008
Ore 9.00 – 18.00
Grand Hotel
Beverly Hills
Roma, Largo
Benedetto Marcello 220
Programma:
Ore 9.00 – 9.30
Registrazione dei partecipanti
Ore 9. 30 – 9.40
Luisa Perrone (SIPP), Presidente della Sezione Italiana
della E.F.P.P.,
Introduzione ai lavori
Ore 9. 40 –
10.30 Luc Moyson, Presidente EFPP
, "And may I now, please, continue to see my patients...?" Internal
and external challenges in the field of psychoanalytic psychotherapy.
Ore 10.30 –
10.45 Discussione
Ore 10.45 -
11.15 Francesco Agosta, Paolo Cruciani e
Anna Rocchi (Lo spazio psicoanalitico, Sezione Adulti), “Il
vertice psicoanalitico: lo psicoterapeuta e le pressioni culturali,
sociali e istituzionali“
Ore 11.15 –
11.30 Discussione
Ore 11.30 -12.00
Pia Massaglia, Elena
Bonassi, Rosalina Gemello
(Asarnia-Appia, Sezione Infanzia e adolescenza),
"L'incontro terapeutico
come campo di riscoperta di relazioni autentiche”
Ore 12.00 –
12.15 Discussione
Ore 12.15 -
12.45 Giorgio Corrente, (Presidente IIPG, Sezione Gruppi) , “Le
trasformazioni del terapeuta attraverso le funzioni psicoanalitiche dei
gruppi”
Ore 12.45 –
13.00 Discussione
Ore 13.00 –
14.30 Pausa pranzo
Ore 14.30 –
14.45 Luisa Perrone, Presentazione della IV
sezione della Sezione Italiana della EFPP:
Psicoterapia psicoanalitica con Coppie e Famiglie
Ore 14.45 –
16.45 Gruppi di discussione paralleli sulle relazioni presentate
nella mattinata
Riflessioni
sulla importanza del vertice psicoanalitico nella attuale psicoterapia
istituzionale
Panel n.
1 Coordinatori, Luisa
Tirelli, Franca Avvisati
Panel n.
2 Coordinatori, Mariagrazia Pini, Alfonso
Accursio
Panel n.
3 Coordinatori, Antonio Suman, Eugenia Marzano
Panel n.
4 Coordinatori, Livia Tabanelli, Maria Luisa
Califano
Panel n.
5 Coordinatori, Savina Cordiale, Cristina
Pratesi
Ore 16.45 –
17.30 Riflessioni conclusive e prospettive, Luisa Perrone
Ore 17,30 -
18.00 Somministrazione questionario
___________________________________________________________
Abstracts
“And may I now, please, continue to see my patients…?”
Internal and external challenges in psychoanalytic psychotherapy
Luc Moyson
Chair EFPP
Psychoanalysis and psychoanalytic psychotherapy have at least in common
that they have had to cope with many challenges from the very beginning
of their existence. In addition the European Federation for
Psychoanalytic Psychotherapy (EFPP) was confronted with enormous
differences among its member countries in what was meant to be
psychoanalytic psychotherapy and in their training standards. Despite
some seemingly broad gaps, enough consensus was reached to start a still
ongoing process with a lot of fertile discussions and creative events.
Nowadays new challenges come to the fore; challenges originating from
our patients with new rights, demands, fashions and pathologies
influenced by a rapid and fast moving society.
There are also challenges from inside with complex questions about
identity, from the academic and political field with the urgent demand
for proofs about our evidence base and the “scientific” basis of our
profession. We are obliged to take serious thought about how to cope
with the competition with other psychological modes of treatment which
stand in a seemingly stronger position in their ability to “prove” their
validity.
The main challenge is to find the right answers with the right
(non-defensive) words to the new demands, in an open dialogue with the
general and academic world and with a reciprocal respect without
“committing treason” or betraying the fundamental tenets of
psychoanalytic theory and practice.
“Il vertice psicoanalitico: lo psicoterapeuta e le pressioni culturali,
sociali e istituzionali“
F. Agosta, P. Cruciani, A. Rocchi
Le profonde trasformazioni che si sono compiute, e continuano a
compiersi, nel mondo contemporaneo, esercitano grandi pressioni sulla
comunità degli psicoterapeuti di orientamento psicoanalitico, sia
attraverso le istituzioni politiche, sanitarie, culturali, produttive e
amministrative che attraverso la “società civile”, rappresentata da quanti si rivolgono a
loro per chiedere aiuto portando, nella stessa stanza della terapia le
loro sofferenze, i loro valori e la loro visione della vita.
Possiamo identificare almeno alcune categorie dei fenomeni che in modo
più rilevante contribuiscono a creare questa situazione: (a) il
mutamento delle condizioni economiche e politiche che ispirano un
pervasivo sentimento di incertezza, (b) il contatto continuo e veloce
con culture diverse e il conseguente processo di veloce trasformazione
dei sistemi di valore, (c) il moltiplicarsi delle informazioni e il
senso di impotenza che deriva dall’impossibilità di controllare una
realtà sempre più mutevole.
In particolare, nell’ambito delle nostre responsabilità come
psicoterapeuti, siamo soggetti a condizionamenti che rimandano ad
elementi che connotano la cultura e la società contemporanee: (a) il
mutamento delle patologie di chi ricorre al nostro aiuto e del modo
stesso in cui il malessere psicologico è vissuto oggi, (b) il modo in
cui si tende a considerare la complessità dell’esperienza umana in
maniera sempre più superficiale, richiedendo una veloce soluzione dei
problemi, (c) la presenza di molti altri modelli di psicoterapia, (d) le
trasformazioni all’interno della stessa comunità scientifica degli
psicoanalisti, che si accompagnano ad una moltiplicazione di modelli
teorici e alla accresciuta influenza di linee di ricerca non
psicoanalitiche ma rivolte ad ambiti che riguardano i processi di cui ci
occupiamo.
Tutto questo ci espone a “pressioni” e ci induce a riflettere
individuando, almeno in modo molto schematico, due possibili questioni:
come trarre dai fondamenti dell’ottica psicoanalitica gli strumenti per
affrontare queste trasformazioni e quali mutamenti possono essere
prodotti da queste pressioni nello stesso complesso di teorie e di
prassi con cui affrontiamo il nostro lavoro.
I due punti di vista possono evidentemente essere contrapposti o essere,
invece, integrati in una prospettiva che veda nell’evoluzione di un
modello teorico una garanzia della sua appartenenza all’orizzonte delle
discipline scientifiche .
Di fronte a queste prospettive, siamo indotti a considerare cosa
definisce il vertice psicoanalitico che noi consideriamo un patrimonio
irrinunciabile, e a riflettere sulla difficoltà che comporta il
mantenerlo di fronte alle pressioni esercitate dalle attuali condizioni
della società.
Le riflessioni degli psicoterapeuti, in quanto membri di una società e
quindi soggetti a tensioni sociali come tutti e in quanto studiosi,
nascono dalla consapevolezza di questo conflitto idiopatico. Riteniamo
che sia possibile ricorrere agli strumenti della psicoanalisi, ed
all’ottica psicoanalitica, per comprendere le dinamiche psicologiche che
accompagnano le trasformazioni da cui derivano le pressioni, i
condizionamenti e le sollecitazioni sociali e istituzionali che
influenzano la nostra attività.
L’opera di Bion, peraltro, con i concetti derivati da Esperienze nei
gruppi in particolare, ma anche per l’introduzione di una
metapsicologia, diciamo più astratta, e quindi passibile di comprendere
sia il gruppo che l’individuo, ha permeato il pensiero di molti autori e
così concetti come ideologia, idea sopravvalutata, fatto scelto
interagiscono nella comprensione sia clinica che sociale fornendo un
esempio dello sviluppo di nuovi strumenti teorici capaci di essere di
guida nelle mutevoli condizioni in cui ci troviamo ad operare come
clinici e come ricercatori.
Pensiamo, in conclusione, che la risposta alla complessa situazione di
crisi e alle trasformazioni in cui siamo implicati come terapeuti,
possa, a partire dalle opzioni teoriche che ci sono specifiche e che
definiscono la nostra identità, essere cercata, come abbiamo detto, nel
mantenimento dei fondamenti della prospettiva psicoanalitica che è
fondata su una teoria della mente nata proprio come reazione alla
profonda rivoluzione dei costumi e delle idee che ha segnato la nascita
della società contemporanea. Riteniamo che questo comporti l’idea che la
fedeltà ai principi ispiratori della psicoanalisi significhi non essere
intimoriti né disorientati da ciò che ci coinvolge oggi e, soprattutto,
la convinzione di portare avanti il progetto di Freud di uno sviluppo
della teoria e della clinica che non sia connotato soltanto da un
accrescimento continuo ma possa prevedere mutamenti profondi e
sconvolgenti come quelli di cui ci ha dato esempio il suo stesso
fondatore.
Le trasformazioni del terapeuta attraverso le
funzioni psicoanalitiche dei gruppi
Giorgio Corrente
Sappiamo quanto sia difficile sottrarsi alle pressioni culturali,
sociali ed istituzionali che a volte ostacolano il lavoro terapeutico
con i nostri pazienti, si svolga questo nei nostri studi privati che
nelle istituzioni dove alcuni di noi prestano servizio.
Dobbiamo ricordare che Freud stesso viveva in un clima di forti
pressioni: da quelle interne che ci ha mostrato attraverso l’autoanalisi
e i casi clinici, e quelle esterne: cultura vittoriana, illuminismo
scientifico, ecc... Queste, che a loro volta possiamo chiamare
“resistenze”, hanno finito per incidere in modo profondo sulla scoperta
ed invenzione della psicoanalisi stessa.
Le “resistenze interne” delle quali la psicoanalisi si occupa, si
possono pensare come “elaborazioni mentali sofisticate” di tipo
nevrotico o psicotico che i singoli o i gruppi mettono in atto come
estreme difese davanti a ciò che a diversi livelli viene sentito come
minaccia di imminenti catastrofi.
Queste “elaborazioni difensive” si creano nei rapporti primari nella
infanzia, nei legami sucessivi con gli altri, all’interno della cultura,
nel sociale, nelle istituzioni di appartenenza. Possono essere il
prodotto di situazioni traumatiche: separazioni, lutti, guerre,
migrazioni, esili, ecc… e si possono generare in qualsiasi momento della
vita.
Da un’altra parte dobbiamo tener conto che è impensabile una
psicoanalisi “pura” al di fuori da queste “pressioni” e molto di meno un
ambiente “neutro o asettico” dove poterla esercitare. Si pensi ad
esempio a situazioni estreme, l’esercizio della nostra professione sotto
una dittatura militare (Argentina tra il 1976-83), l’esilio di Freud a
causa delle persecuzioni razziali, ma anche per cause diverse, come
l’allontanamento di Bion dall’Inghilterra, perchè cercava forse un luogo
più libero “da pressioni istituzionali”?
Attraverso il modello bioniano delle trasformazioni, l’autore propone un
vertice di ricerca per affrontare le problematiche che gli
psicoterapeuti vivono e sperimentano nel lavoro quotidiano con i singoli
pazienti e con i gruppi all’interno di diversi setting soggetti alle
pressioni sopra indicate. A partire da alcune idee personali, segnalare
le possibili trasformazioni che attraverso il lavoro gruppale si possono
generare per mantenersi più disponibili e pensanti.
L’incontro terapeutico come campo si riscoperta di relazioni autentiche
Pia Massaglia, Elena Bonassi, Rosa Gemello
(ASARNIA-APPIA)
La cura della salute mentale dei
bambini e dei ragazzi avviene oggi in un contesto generale
caratterizzato da un “doppio messaggio”: da un lato la suggestione del
“tutto subito facilmente” dall’altro “l’incertezza del futuro e il
rischio globale”. A livello istituzionale viene sempre più considerata
la quantità e la misurabilità oggettiva, a fronte di riduzione di
operatori e di specifiche professionalità. In ambito familiare, i
mutamenti socio-economico-culturali rendono ormai superata e
improponibile la tradizionale rigida divisione dei ruoli genitoriali
(materno/paterno), ma una diversa integrazione tra funzioni materne e
paterne, esercitate con flessibilità e svincolate dalle persone fisiche
della madre e del padre, in pratica è tutt'altro che facile da
realizzare: spesso la relazione genitoriale è contrassegnata da
confusione e/o da assenza.
Esiste tuttavia una maggiore sensibilità ed attenzione al mondo dell’infanzia, che, pur implicando uno sforzo di avvicinamento a bisogni, desideri e sofferenze dei bambini, tende troppo frequentemente ad esitare non in un reale sostegno alla crescita individuale, ma in un appiattito mercanteggiare spesso realizzato col sussidio di ricette comunicative o di doni materiali. Spesso gli adulti, e in particolare i genitori dei bambini/ragazzi che ci troviamo a curare oggi, pur alla ricerca di modalità nuove di rapporto, non paiono sufficientemente attrezzati o fiduciosi nelle proprie capacità: la qualità delle relazioni ne risulta sostanzialmente impoverita, anche se permane idealizzata.
Il vertice psicoanalitico appare nel
momento storico attuale particolarmente fecondo, grazie alla profonda
attenzione al significato, ricercato e costruito nell’ambito di una
relazione condivisa, che peraltro propone e mantiene caratteristiche di
alterità, sia attraverso il ritmo della presenza/assenza sia attraverso
l’atteggiamento di partecipazione/distinzione. Su questo aspetto permane
prezioso il training osservativo, che allena alla ricerca della
posizione di giusta distanza/vicinanza.
Nel trattamento lo psicoterapeuta
realizza un incontro autentico, non di mero rispecchiamento
narcisistico; allo stesso tempo favorisce l’esame di realtà, accogliendo
gli elementi di sofferenza ad esso collegati in modo da renderli
sopportabili e almeno in parte trasformabili.
L’obiettivo è di arricchire la
dimensione interna mediante l’avvio o la ripresa dei processi
introiettivi, integrativi, riparativi e simbolici, in modo tale che il
bambino/ragazzo possa procedere nel proprio percorso evolutivo e
rinforzare i propri legami. La realizzazione di tale obiettivo richiede
un tempo di lavoro, certo diverso da caso a caso, ma comunque non breve
né tanto meno preconfezionato, se pur adattabile in modo pensato alle
esigenze e/o alle impossibilità delle diverse situazioni, che vedono in
gioco dinamiche complesse (diverse fasce d’età, varie posizioni
genitoriali). La metodologia dei trattamenti psicoterapeutici
psicoanalitici nell’infanzia e nell’adolescenza fin dal suo nascere ha
visto in campo variazioni di setting e di tecnica, ma non può
prescindere da un’esperienza di relazione terapeutica, sufficientemente
adeguata a “dare vita” attraverso la parola.
(Brevi vignette cliniche
illustreranno i passaggi salienti)
___________________________________________________________
Curriculum dei relatori
Luc Moyson (1953)
Is clinical psychologist and psychoanalytic psychotherapist graduated at
the Catholic University of Leuven (Belgium-Flanders) in 1977. Since that
year he is working in the University Psychiatric Center of Kortenberg (
University of Leuven) as team coordinator from an in-patient
psychoanalytic ward for adolescents and young adults.
He is trainer and supervisor in the post graduate training for
psychoanalytic psychotherapy at the University of Leuven and works also
in a private practice as psychoanalytic psychotherapist.
He is former President of the Flemish Association for Psychoanalytic
Psychotherapy.
He is founding member of the European Federation for Psychoanalytic
Psychotherapy and since March 2007 elected President of this Federation.
He is author of several articles about psychoanalytic psychotherapy and
editor of a book about narcissistic personality disorders.
He gave a lot of lectures and workshops in and outside Belgium.
Francesco Agosta
Medico;
Fin dalla sua origine, è membro della scuola di formazione “Lo Spazio
Psicoanalitico” di Roma dove attualmente ne è Presidente;
Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana;
Esperto nell’analisi di bambini e adolescenti;
Ha svolto attività cliniche e di ricerca negli ambiti della psicopatica
dell’età evolutiva, dei gruppi e della psicoanalisi individuale;
Ha scritto numerosi lavori psicoanalitici, pubblicati in varie riviste
specializzate e libri (Quaderni di psicoterapia infantile, Psiche,
Quadrangolo, Echi di psicoanalisi, ecc.).
Paolo Cruciani
Psicologo e psicoterapeuta è membro
associato della SPI e dell’IPA e membro ordinario della SIPG (Società
Italiana di Psicoanalisi di Gruppo).
E’ docente di “Laboratorio di
Fondamenti di Dinamica di Gruppo” e di “Psicologia Dinamica dei Gruppi
della Scuola” presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università degli
Studi di Roma “La Sapienza” e di “Teoria e Tecniche del Colloquio
Psicologico” nel orso di Laurea in Psicologia presso la LUMSA.
E’ docente di “Psicologia sociale e
dei gruppi” e conduttore di gruppi per gli specializzandi nella II
Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università di
Roma.
E’ docente di “Deontologia
professionale” nella Scuola di Specializzazione in Valutazione
Psicologica.
Lavora in gruppi di psicoterapia ed
in gruppi di formazione per psicologi in diverse istituzioni.
Partecipa alla redazione del “Lessico
internazionale sulla Psicoterapia Psicodinamica di Gruppo” in
collaborazione con il Prof. Claudio Neri, il Prof. Renè Kaës e il
“Centre de Recherce en Psychopathologie et Psychologie Clinique” dell’Universitè
Lumiere-Lyion 2.
Ha partecipato a numerosi congressi
in Italia ed all’estero ed ha pubblicato articoli sulla psicoanalisi e
sulla psicoterapia di gruppo.
E’ supervisore nella Comunità
terapeutica per adolescenti Eimi.
Dal 2006 è vicepresidente dell’Ordine
degli Psicologi del Lazio
Anna Rocchi
Psicologa e psicoanalista Dirigente
presso la ASL RMA, con incarico relativo alle attività collegate
all’utilizzazione di gruppi, famiglie e coppie.
E’ Membro Ordinario della SIPG
(Società Italiana di Psicoanalisi di Gruppo) e de “Lo Spazio
Psicoanalitico” di Roma dove è membro del Direttivo e del Comitato di
Training con funzioni di supervisore nella Scuola di Formazione.
Collabora come cultore della materia
alle attività didattiche e di ricerca presso la Cattedra di Teoria e
Tecniche della Dinamica di Gruppo presso la Facoltà di Psicologia 1
dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Conduce gruppi di supervisione e di
formazione per psicologi.
Ha partecipato a numerosi congressi
in Italia ed all’estero ed ha pubblicato articoli sulla psicoanalisi e
sulla psicoterapia di gruppo.
E’ supervisore nella Comunità
terapeutica Eimi.
Giorgio Corrente
Psicologo.
Università di Buenos Aires,
Repubblica Argentina.
Università di Roma "La Sapienza".
Psicoanalista, Membro Ordinario della
Società Psicoanalitica Italiana (SPI - IPA).
Socio fondatore del Centro Ricerche
Psicoanalitiche di Gruppo di Rama "Il Pollaiolo".
Socio fondatore e Membro Didatta
dell'Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo.
Presidente dell'Istituto Italiano di
Psicoanalisi di Gruppo.
Svolge prevalentemente l'attività di
Psicoanalista e psicoterapeuta a Roma.
Come conduttore di gruppo lavora
nell'area della terapia, della formazione e della supervisione
istituzionale.
E' docente presso diversi Istituti di
Psicoterapia Psicoanalitica.
Ha pubblicato numerosi lavori ed
articoli di psicoanalisi individuale e gruppale.
Pia Massaglia
Laurea in Medicina e Chirurgia a
Torino (1975). Specializzazioni in Neuropsichiatria Infantile (1979),
Pediatria (1984) e Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia e
dell’Adolescenza (1996).
Professore Associato in
Neuropsichiatria Infantile, in servizio presso
la Sezione di Neuropsichiatria Infantile del Dipartimento di Scienze
Pediatriche e dell’Adolescenza dell’Università di Torino.
Direttore della Scuola di
Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Torino
e della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’età evolutiva ad
indirizzo psicodinamico (con successivo training in Psicoterapia
Psicoanalitica dell’Infanzia e dell’Adolescenza) dell’ASARNIA.
Docente del Corso di laurea in
Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, delle Scuole di
Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile, Pediatria e Oncologia,
dei Master in Cure Palliative, Psico-Oncologia, Management
Infermieristico Pediatrico
dell’Università di Torino.
Docente del Corso di Laurea in
Medicina e Chirurgia e del Master in Cure Palliative dell’Università
del Piemonte Orientale.
Delegato europeo per la Child and Adolescent Section dell'E.F.P.P.
(European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy in the Public
Sector).
Attività assistenziale e di ricerca rivolta in modo particolare alla
psicopatologia delle malattie croniche pediatriche, all’evoluzione
mentale nei primi anni di vita e alla relazione genitoriale, alla
psicoterapia psicoanalitica in età evolutiva.
Responsabile dell’intervento di Psichiatria di liaison all’interno
dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino.
Partecipazione continuativa a gruppi di studio, congressi e corsi di
aggiornamento. Collaborazione alla stesura di oltre 210 lavori
scientifici.
Elena Bonassi
Dati anagrafici: nata a Torino il 3.10.47, residente a Torino in via
Nizza 117, tel. 011/6690458,
elena.bonassi@fastwebnet.it
Titoli di studio: Laurea in Medicina e Chirurgia, Specializzazione in
Neuropsichiatria Infantile e in Psicoterapia Psicoanalitica
dell’Infanzia e dell’Adolescenza
Attività Professionale: Ricercatore Universitario confermato in NPI (in
pensione dal marzo 2006), già Responsabile del D.H. Psichiatrico della
Clinica di NPI di Torino, ora Psicoterapeuta Libero Professionista con
bambini, adolescenti, adulti, coppie e famiglie.
Attività Didattica: Docenza presso la Scuola di Specializzazione in NPI,
il C.L. in Psicologia, il C. L. in Neuro e Psicomotricità dell’età
evolutiva dell’Università di Torino
Attività Scientifica: Partecipazione
come Relatore a Convegni Nazionali ed Internazionali, 106 Pubblicazioni.
Rosa Gemello
Dati anagrafici: nata a Buttigliera d’Asti il 30.08.1945, residente a
Moncalieri in via G. Galilei 8, 10024 Torino, tel 011/6403690.
Titoli di studio: Laurea in pedagogia, Laurea in psicologia, Diploma di
Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica dell’Infanzia e
dell’Adolescenza
Attività Professionale: dirigente di I° livello, Responsabile del
Servizio di Psicologia Clinica dell’età evolutiva dell’ASO OIRM-S.Anna
di Torino, membro ASARNIA-APPIA
Attività Didattica: docenza presso la Scuola di Specializzazione in NPI,
il C. L. in Infermieristica Pediatrica, il C. L. in Neuro e
Psicomotricità dell’età evolutiva dell’Università di Torino; docenza
presso la Scuola di Psicoterapia dell’età evolutiva ad indirizzo
psicodinamico dell’ASARNIA
Attività Scientifica: Partecipazione come Relatore a Convegni Nazionali
ed Internazionali, 35 Pubblicazioni.
CURRICULA DEI COORDINATORI DEI PANELS
Luisa Carbone in Tirelli
|
Cortona (Arezzo),
27.03-26.10.2008
CORSO DI FORMAZIONE IN
GRUPPOANALISI - LIVELLO BASE; Sede:
CORTONA CONVENTO DI S.
MARGHERITA; info:
danplcc@quipo.it
Fees= euro 750,00
Carmela Barbaro
Psicologa Psicoterapeuta Gruppoanalista
E-mail
melinabarbaro@fastwebnet.it
Psicologa psicoterapeuta ad indirizzo analitico –Gruppoanalista. Ha
lavorato a lungo nella prevenzione e cura della tossicodipendenza. Per 5
anni responsabile del centro diurno per tossicodipendenti dell’Ente del
privato-sociale La Tenda. Dal 1994 fondatrice e presidente di Zoom
associazione del disagio psicosociale. Dal 1985 socia ordinaria del CIGA
centro italiano per la gruppoanalisi oggi Il Cerchio Onlus.
Responsabile da 6 anni del training di formazione del Cerchio per gli
allievi iscritti alla Scuola di specializzazione in Psicoterapia Coirag.
Membro del Consiglio di Istituto di Roma Coirag e e membro del
Consiglio Nazionale Docenti Coirag. Nel 1991 insieme ad Alice Ricciardi
von Platen , Horst Wirbelauer ed Leonardo Ancona ha introdotto in
Italia il Gruppo Allargato Analitico ed insieme ad essi è conduttrice
dello stesso. Nel 2004 insieme a Leonardo Ancona ed Horst Wirbelauer ha
fondato la Scuola Balint del CERCHIO, presso la quale insegna..
Mario Deriu
Medico-chirurgo specialista in psichiatria
psicoterapeuta, gruppoanalista.
e-mail
hnderi@tin.it
Presidente nazionale dell’associazione analitica “Il Cerchio” Onlus.
Didatta nella scuola di specializzazione in psicoterapia Coirag
E’ membro del
Centro Studi
e Ricerche della C.O.I.R.A.G.
Esercita la libera professione a Sassari
Dante Pallecchi
Psicologo Psicoterapeuta Gruppoanalista
e_mail
danplcc@quipo.it
Laureato in Filosofia presso l'Università degli Studi di Firenze ed
in Psicologia presso l'Università degli Studi di Roma. Socio ordinario
del Cerchio. Docente Coirag. Esercita la libera professione di
psicologo psicoterapeuta a Siena in setting individuale e gruppale
secondo la metodica gruppo-analitica di S. H. Foulkes. Collabora con
l'Università degli Studi di Siena. E' autore di varie pubblicazioni
sugli stati border-line e i disturbi del comportamento alimentare.
Alice Ricciardi von Platen
Medico Psichiatra Gruppoanalista
Dal 1945 al 1949 assistente alla clinica psicosomatica di Heidelberg
(prof. Viktor von Weizsäcker ) e Bamberg (Prof. G. Zillig ).
Osservatrice al processo di Norimberga contro medici nazional-socialisti
sotto Dr. A.Mitscherlich, Heidelberg.
Ha lavorato al Tavistock Clinic di Londra con la supervisione del Dr.
M.Balint e presso le cliniche psichiatriche di Shenley e Bexley di
Londra. Formatasi in psicoterapia di gruppo alla Tavistock Clinic,
Londra, sotto la supervisione del Dr. J. Sutherland, dal 1968 al 1979
fa parte del Workshop di Gennaio (5 giorni) della Group Analytic
Society, Londra (Dr. S. H. Foulkes ). Analista didatta in gruppo-analisi
per la DAGG (Germania) e la C.O.I.R.A.G. (Italia). Co-fondatrice della
Internationale Arbeits-Gemeinschaft fur Gruppenanalyse (Bonn) e della
C.I.G.A. (adesso Il Cerchio ) in Italia. Ha collaborato con le
Università di Bari e di Perugia. Dal 1968 ha lavorato come analista
individuale e di gruppo, ed ha condotto gruppi di formazione per
gruppoanalisti in Italia , Germania e Ucraina (Università di Kiev).
Horst H. Wirbelauer
Psicologo, Gruppoanalista, supervisore di formazione Foulksiana in
Austria e Roma. Membro della GroupAnalytic Society di Londra e della
Dagg in
Germania, del Cerchio Onlus di Roma. Docente della Scuola C.O.I.R.A.G,
della Scuola
Balint Analitica Roma e del Centro Sdorovje per la diffusione della
gruppoanalisi a Kiev / Ukraina.
|
Bergamo, 19.01-10.05.2008 "COLPA,
VERGOGNA E RESPONSABILITÀ NELLA RELAZIONE ANALITICA"; Sede:
CASA DEL GIOVANE, VIA
GAVAZZENI 13 BERGAMO; Info:
nuovo_copernico@yahoo.it
Fees= euro 235,00
NUOVO COPERNICO
CENTRO PER LA RICERCA
PSICOANALITICA
INDIVIDUALE E DI GRUPPO
Curriculum dei docenti del ciclo di seminari “colpa, vergogna e
responsabilità nella relazione analitica”
Rita Parlani Brutti, psicoanalista, è
stata allieva di Carlo Brutti, Donald Meltzer, Matta Harris e Luis
Chiozza. Ha inoltre frequentato il corso completo Tavistock di Roma in
Psicoterapia Psicoanalitica infantile e ha lavorato sia come
psicoterapeuta nei Servizi Psichiatrici della Provincia di Perugia che
come Docente di Psicopatologia presso la Scuola diretta a fini
Speciali dell’ Università di Perugia.
Carlo Brutti è medico specialista in
pediatria e neuropsichiatria infantile e psicoanalista della Società
Psicoanalitica Italiana (S.P.I.). Già docente di Psicologia e
Psicopatologia presso l’ Ateneo Salesiano di Roma, nel 1964 -
nominato Primario di Psichiatria, ha fondato e diretto il primo Centro
di Neuropsichiatria Infantile di Perugia fino al 1995.
Dal 1997 è Professore a contratto di Psicosomatica
Psicoanalitica alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’
Università di Perugia.
Carlo e Rita Brutti hanno promosso e
animato nei Servizi di Igiene Mentale della Prov. di Perugia lo sviluppo
della Psicoanalisi Infantile, sperimentandone l’ applicazione nell’
area delle psicosi dell’ Infanzia (con particolare riferimento all’
autismo) e dell’ adolescenza .
Hanno avviato inoltre una intensa attività
pioneristica di ricerca e di terapia dell’ Anoressia Mentale.
Nell’ ambito della loro
attività scientifica sono stati invitati a presentare la sintesi delle
loro
esperienze scientifiche
alla “Tavistock” di Londra, alla Facultè de Psychologie de l’
Universitè di Louvain-la-Neuve (Belgio),), al Centro de Anàlisis y
Programas Sanitarios e alla Facultat de Psicologia de la Universitat di
Barcellona, al Centro Weizsaecker de Consulta Medica e alla foundaciòn
Luis Chiozza di Bueno Aires, e in tante altre prestigiose sedi
scientifiche e universitarie internazionali.
Entrati in collegamento
con Luis Chiozza,, dal 1981 hanno dato avvio ad una attività di studio e
di ricerca sulla interpretazione psicoanalitica della malattia organica.
Attualmente sono direttori
dell’ Istituto ABERASTURY di Perugia - presieduto da Luis Chiozza -
sede della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica
secondo l’ indirizzo di Luis Chiozza.
Nel 1978 hanno fondato e
diretto fino al 1997 la Rivista “Quaderni di Psicoterapia Infantile”
edita da Borla. Attualmente sono direttori della rivista “La
Psicoanalisi che viene” edita da Eidon Edizioni – Perugia.
Enza
Laurora
Psicoterapeuta, membro ordinario della Società Italiana di Psicoterapia
Psicoanalitica (SIPP), coordinatrice e docente della sede di Milano
della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica della
SIPP.
Ha partecipato a numerosi convegni e seminari
della SIPP e di altre Associazioni con contributi teorici e clinici
sulle problematiche inerenti al trattamento delle patologie gravi sia in
ambito privato che istituzionale. Alcuni conttributi sono presenti nella
rivista di Psicoterapia Psicoanalitica e in volumi collettanei.
Giorgio Bubbolini
Psicoterapeuta. Psicoanalista S.P.I. Socio Fondatore Centro Nuovo
Copernico
Claudia Zanardi
Claudia
Zanardi è docente di Psicologia Clinica alla New York University e
all’Università di Milano. Insegna corsi di Teorie Psicoanalitiche,
Psicologia della Donna, Relazione tra i Sessi, Genere e Disordini
Alimentari. Psicoanalista, socia ordinaria dell’Associazione di Studi
Psicoanalitici (ASP) di Milano, dell’International Federation of
Psychoanalytic Societies e dell’International Association for Relational
Psychoanalysis&Psychotherapy.Ha curato Essential Papers on the
Psychology of Women (New York University Press, New York, 1990) e
Sintomi,Corpo,Femminilità. Dall’Isteria alla Bulimia (Clueb,
Bologna 1999). Ha pubblicato articoli sulla differenza sessuale e di
genere in riviste e libri negli Stati Uniti e in Italia.
Anna
Maria Pandolfi
E’
medico specialista in psicologia e membro ordinario della S.P.I. Nel
1988 ha fondato con altri colleghi l’ ARP. Da circa 20 anni si dedica
anche alla clinica della coppia e della famiglia. Ha pubblicato oltre
una decina di articoli e saggi, quali: “Considerazioni sui concetti di
salute e di malattia dal punto di vista psicoanalitico”, 1985;
“Contributo allo studio psicoanalitico della vergogna”, 1992; “Capacità
di cambiamenti e indicatori di rischio nella clinica psicoanalitica
familiare”, 1993; “Il suicidio.Voglia di vivere, voglia di morire”,
2000.
Medico
Specialista in Psicologia. Psicoanalista S.P.I.
|
Verona,
26.01-13.12.2008 "SUPERVISIONE
DI CASI CLINICI CON LA METODOLOGIA BALINT";
Sede:
VERONA, VIA GOVONI 10; Info:
MD7542@MCLINK.IT
cololuca@gmail.com
Fees= euro 800,00;
Rif. Organizzatore |
4949 - 8000588 |
Associazione Italiana
Psicologia Analitica
Sezione di
Milano
FORMAZIONE
PER PSICOTERAPEUTI MEDICI E PSICOLOGI:
SUPERVISIONE DI CASI
CLINICI CON LA METODOLOGIA “BALINT”
Finalità:
Questo progetto di formazione è indirizzato a
psicoterapeuti (medici e psicologi) che operano nell’ambito della salute
mentale sia in strutture pubbliche che in ambulatori privati.
L’intenso coinvolgimento emotivo che caratterizza il
lavoro psicoterapico e che rende difficile operare le giuste scelte
terapeutiche, è al contempo, se riconosciuto e governato, lo strumento più
utile ed efficace a disposizione del curante per affinare la sua capacità
diagnostica e terapeutica.
Obiettivi:
·
migliorare la tecnica
psicoterapeutica attraverso la supervisione dei casi clinici in gruppo,
·
favorire una conoscenza
approfondita delle dinamiche relazionali palesi e inconsce tra terapeuta e
paziente,
·
addestrare al riconoscimento e
utilizzo delle relazioni transferali e in particolare di quelle
controtransferali (C.G. Jung) tra terapeuta e paziente nelle diverse forme
di patologia ,
Metodologia
utilizzata:
Lavoro di gruppo secondo la metodologia di M. Balint,
di osservazione e riflessione critica dei casi clinici portati dai
partecipanti e tratti dalla loro pratica terapeutica, sia in ambito pubblico
che privato.
Il gruppo è condotto da uno psicologo analista con
funzione didattica dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA)
con una specifica preparazione alla conduzione di gruppo con questa
metodologia, che è nata in ambito psicanalitico, messa a punto da M. Balint
(da cui deriva il nome con cui è conosciuta in ambito scientifico) e dagli
studiosi successivi che l’hanno ulteriormente perfezionata.
Valutazione
dell’apprendimento:
essendo un metodo di
derivazione psicoanalitica, la misurazione del cambiamento nei partecipanti
è una questione scientifica complessa, in quanto predomina la soggettività.
Per ottemperare alle esigenze della Commissione Ecm è stata approntata una
scheda (a domande aperte) di valutazione dell’evento, riguardante
l’apprendimento e la soddisfazione, che ogni partecipante compila e
sottoscrive alla fine del corso di formazione.
Tempo e durata:
il corso si articola in 10 incontri a frequenza
mensile della durata di 3 ore ciascuno, dalle ore 11.00 alle 12.30 e dalle
13.30 alle 15.00, che si terranno nel corso del 2008 nei seguenti giorni:
26 gennaio, 16 febbraio, 15 marzo, 12 aprile, 17
maggio, 7 giugno, 13 settembre, 25 ottobre, 22 novembre e 13 dicembre.
In ogni incontro il gruppo lavorerà su due casi
clinici presentati a turno dai partecipanti, per complessive 30 ore
effettive di lavoro suddiviso in 10 giornate.
Numero di edizioni
previste:
Questo progetto di lavoro sui casi clinici è in corso
da diversi anni e i componenti del gruppo partecipano all’attività per il
tempo che ciascuno ritiene necessario per la propria formazione ed
apprendimento, dato il carattere di ‘formazione permanente’ di questa
metodica legata alla necessaria pratica di supervisione dei casi.
Qualora le nuove richieste portassero a superare il
numero tecnico (12 partecipanti) si provvederà a organizzare una nuova
edizione dell’evento formativo, aprendo un nuovo gruppo di lavoro, nella
sede di Verona o in quella di Milano.
Da quanto detto sopra è
previsto una continuazione del progetto anche nel prossimo 2009, con un
calendario che sarà trasmesso a tempo debito alla commissione ministeriale.
Destinatari e
criteri di selezione:
è rivolto a medici e
psicologi iscritti all’albo degli psicoterapeuti dei rispettivi Ordini di
appartenenza, che lavorano nel campo della psicoterapia nell’ambito della
sanità pubblica e privata. L’inserimento dei nuovi iscritti nel gruppo
avviene dopo un colloquio individuale con il conduttore del gruppo, teso a
valutare la motivazione.
Il numero massimo di
partecipanti per ogni gruppo è 12
Quota di partecipazione: 800 euro che vengono corrisposte da ciascun
partecipante, suddivise in 10 rate mensili, direttamente al docente del
corso
Direttore del corso:
Responsabile del corso Dott. Antonio Vitolo
presidente Consiglio Direttivo AIPA - ROMA
Segreteria
organizzativa:
Dott. Luca Colombo e
mail:
cololuca@gmail.com
Aipa sede di Milano,
Corso Vercelli 11 – e mail:
aipamilano@tisscali.it
Luogo di svolgimento dell’evento:
VERONA – Via Govoni, 10
eventuali edizioni
successive si terranno a Verona, nell’indirizzo predetto e nella sede dell’Aipa
a Milano - Corso
Vercelli, 10
Docente
Dott.ssa Fabrizia Termini Analista Didatta – AIPA Milano
docente supplente: Dott.ssa
Gabriella Caccamo Psicologo analista- AIPA Milano
Il programma è
stato approvato dal Consiglio di Sezione dell’AIPA di Milano
e sottoscritto dal Presidente Nazionale dott. Antonio Vitolo.
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