9.45Introduzione
di Walter Orioli - Presidente della Federazione Italiana
Teatroterapia
10.00Vezio
Ruggieri - Università
La Sapienza
,Roma
- Il corpo, identità e teatro
11.00Sala
aperta - Domande e risposte tra i partecipanti e i
relatori
14.00Editoria
Incontro con il direttore di “Artiterapie”
Rolando Renzoni
Esperienze -
Fantasia d’inferiorità e recitazione
Leoni, conigli e tartarughe: la teatroterapia tra
senso e complesso di inferiorità - Davide Pagnoncelli,
psicoanalista adleriano, teatroterapeuta, Bergamo
Psichiatria e teatro - Erica Bertoncello, Vicenza
Afasia e teatro - Liliana Boni, Vicenza
Laboratori - Il corpo e la mente in azione
16.00A - Marisa Storgato - Insegnante di danza
Meditativa,
Feltre - BL - Danza meditativa e sacra: un incontro
con il corpo
17.45B - Massimiliano Megale - teatroterapista, Milano
- Sintassi somatica e teatro
Performance - Tra psicanalisi e cabaret
21.00Tutto vero su mia madre - Nadia Puma
22.00Tre casi clinici e uno psicooroscopo -
Claudio Tosoncin
Venerdì11 novembre
IL
LINGUAGGIO TEATRALE IN PEDAGOGIA E NEL SOCIALE
9.15Saluto
dell’Assessore ai Servizi alla Persona Fernando
Borsani
9.30Claudio Bernardi - Docente di Antropologia del
teatro Università Cattolica Brescia -
La Bella Addormentata.Una società da svegliare con un Teatro Azzurro
10.00Ivano Gamelli -
Docente di Pedagogia del corpo Università degli Studi
Milano Bicocca - Nel teatro come nell’educazione. I
gesti dimenticati nella formazione e nella cura
11.00Sala
aperta - Domande e risposte tra i partecipanti e i
relatori
14.00Esperienze - Nella scuola e nel sociale
Teatri delle diversità - Emilio Pozzi, Pesaro
Teatro nelle scuole dell’obbligo - Bianca Maria
Cereda, Agrate Brianza MI
Lo
psicoteatro: incontro tra teatro di tradizione e di
ricerca. Esperienza all’Università di Padova con il
progetto studenti in cerca d’autore - Carlo
Bertinelli, Alessandra Brocadello e Andrea Petromilli,
Padova
Strumenti di controllo in teatroterapia - Paolo
Donzelli, Catania
Laboratori
- Non aver bisogno di educare: soltanto non impedirlo
14.00D - Ugo Picerno - medico e teatroterapista,
Bergamo - Biografia e teatro
15.45E - Marta Molinotti - teatroterapista,
Bagnacavallo RA - Enneagramma
e teatro
17.30F - Patrizia
Manzavino - teatroterapeuta, Napoli - Pre-espressivo
e mitologia
20.30Tavola rotonda
La Federazione Italiana
Teatroterapia e il Codice Deontologico.
Coordinatore: Paolo Donzelli, teatroterapeuta, Catania
21.30Performance interattiva
Sdrammatizzazione di eventi personali -
Conducono Nicola Cifarelli e Walter Orioli
Sabato12 novembre
TEATRO
D’ARTE e CONTENITORE EMOTIVO
9.15Saluto
dell’Assessore alla Cultura Fabrizio Figini
9.30Claudio Merini - Teatroterapeuta, Pescara - Il
gruppo e la creazione dell’opera
10.10Claudio
La Camera
– Ideatore di Linea Trasversale, Caulonia, RC – Costruttori
di sogni
11.00Sala
aperta - Domande e risposte tra i partecipanti e i
relatori
14.00Esperienze - Nella vita e nel teatro
Artiterapie con la persona anziana - Paolo
Donzelli, Catania
Teatro e psichiatria: il teatro come esposizione,
il teatro come protezione - Mirco Bonomi, Genova
L’attore disabile e la presenza in scena -
Simona Garbarino, Genova
15.30Proiezione video di esperienze teatrali
Laboratori
- Finzione e verità - a Pier Paolo Pasolini
15.30H - Giovanna Di Lonardo, Milano - Dall’arteterapia
al teatro
17.30L - Walter Orioli - Drammaturgia
e montaggio delle scene inconsce
Performance
21.00“Corde” Teatro della Spontaneità,
Monza - regia di Roberto Motta
Domenica13 novembre
IL
CORPO IN SCENA: SIMBOLO DEL BENESSERE
9.30Enrichetta Buchli - Psicoanalista junghiana,
Milano - Simboli
del corpo e teatro di ricerca
10.00Walter Orioli - Psicologo,
teatroterapeuta - I
corpi in scena a più dimensioni
11.00Sala
aperta - Domande e risposte tra i partecipanti e i
relatori
12.00Conclusioni generali
14.00Tavola rotonda
La Federazione
ItalianaTeatroterapia
e il Riconoscimento
Professionale.
Coordinatore: Nicola Cifarelli, teatroterapeuta,
Altamura - BA
Laboratori
- Stare insieme e benessere
15.00M - Associazione MA.CR.EL. - L’ora
del massaggio
16.15N - Tamara De Vecchi – teatroterapista, Milano
- Teatroterapia
con e per le donne
18.00Q - Kallol Carlucci - teatroterapista,
Lodi - La
risata che gioia
Performance
21.00a cura
del C.D. di Cusano Milanino e del C.R.A. di Brugherio (D.S.M.
Monza)
presso Stellapolare - coop. Novo Millennio Via
Montecassino, 8 Monza - MI
Per
partecipare ai laboratori: quota iscrizione +10
Euro per ogni laboratorio.
(posti
disponibili massimi: 20 a laboratorio)
Quota
di iscrizione a giornata: 35 Euro(Soci
F.I.T. 15 Euro)
Le
adesioni si effettuano versando la quota sul c/c postale
n° 43005545 intestato a:
Federazione
Italiana Teatroterapia - via Don Valentini, 6 - 20052
Monza (MI)
Causale:
5° Convegno F.I.T. – per chi si iscrive ai laboratori
indicare nella causale anche la lettera di quelli scelti
Iscrizioni
entro il 2 novembre 2005
Sede
del Convegno, Esperienze, Tavole rotonde: Palazzo
Comunale, Aula Consiliare - Via Vittorio Emanuele II, 1
- Varedo
Sede
dei laboratori: Centro Studi Politeama Artiterapie - Via
Madonnina, 54 - Varedo
Sede
performance: Aula Mariani (adiacente
la Biblioteca
) - Viale S. Aquilino, 3 - Varedo
Programma
aggiornato al 7 ottobre 2005
18.10.2005
QUATTRO
MOSTRE AUTUNNALI DA NON PERDERE:
Mélancolie Génie et folie en Occident
13 octobre 2005 - 16 janvier 2006
Cette exposition a été organisée par la Réunion
des musées nationaux et les Staatliche Museen zu Berlin,
avec le soutien du musée Picasso, Paris.
Elle sera présentée à la Neue National Galerie,
Berlin, du 16 février au 7 mai 2006.
Aucune disposition d’âme n’a occupé l’Occident
aussi longtemps que la mélancolie. Le sujet touche au cœur
des problèmes auxquels l’homme est aujourd’hui
sensible : de l’histoire à la philosophie, de la
médecine à la psychiatrie, de la religion à la théologie,
de la littérature à l’art. La mélancolie, par
tradition cause de souffrance et de folie, est aussi
considérée depuis l’Antiquité comme le tempérament
des hommes marqués par la grandeur - les héros et les
génies. Sa désignation comme « maladie sacrée »
implique une dualité. Mystérieuse, la mélancolie
l’est toujours, bien qu’elle fasse aujourd’hui
l’objet, sous son appellation de « dépression »,
d’une approche médico-scientifique. L’iconographie
de la mélancolie est d’une infinie richesse et il
n’est donc pas étonnant que ce soit l’histoire de
l’art qui ait su la première fournir les bases de
cette nouvelle approche de l’histoire culturelle du
malaise saturnien.
L’exposition se propose d’introduire le public à
cette richesse encore mal connue, en montrant, avec plus
de 250 œuvres réparties en huit sections (La mélancolie
antique / Le bain du diable. Le Moyen Âge /
Les enfants de Saturne. La Renaissance /
L’anatomie de la mélancolie. L’âge classique /
Les Lumières et leurs ombres. Le XVIIIe siècle /
La mort de Dieu. Le romantisme / La naturalisation
de la mélancolie / L’Ange de l’Histoire. Mélancolie
et temps modernes), la permanence et les variations de
cette humeur sacrée. Des stèles attiques jusqu’à
des œuvres contemporaines, de Dürer à Ron Mueck en
passant par La Tour, Füssli, Goya, Friedrich, Delacroix,
Rodin, Van Gogh, Munch, De Chirico, Picasso… elle met
en évidence le rôle essentiel joué par la mélancolie
dans les différentes formes de la création artistique
en Europe.
Donna Donne
Uno sguardo sul femminile nell’arte
contemporanea
Progetto di Art for The World, ONG affiliata
all’UNDPI
Mostra a cura di Adelina von Fürstenberg
Firenze, Palazzo Strozzi
Sabato 8 ottobre 2005 – 8 gennaio 2006
Da sabato 8 ottobre 2005 sino a domenica 8
gennaio 2006, l’Italia a Firenze in Palazzo
Strozzi ospita la prima tappa della mostra Donna
Donne, dedicata al tema del femminile nella
contemporaneità.
Promossa da Comune di Firenze, Provincia di
Firenze, Regione Toscana e Firenze Mostre
S.p.A., la mostra è un progetto di Art for The
World, associazione non profit che dal 1995 si
occupa di sostenere e ampliare il patrimonio
culturale comune e promuovere, attraverso
l’universalità del linguaggio dell’arte, la
diffusione dei principi sanciti dalla
Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
L’esposizione è prodotta e realizzata da Art
for The World e Firenze Mostre S.p.A. con il
contributo della Banca Toscana
Donna Donne è una mostra itinerante d’arte
contemporanea a cura di Adelina von Fürstenberg
ideata in occasione del decimo anniversario
della Dichiarazione di Pechino, che, dopo
Firenze, proseguirà a Bruxelles (Palais des
Beaux Arts e Tour & Taxis) e a San Paolo (Sesc
Pompeia).
I 33 artisti partecipanti, uomini e donne,
italiani e provenienti da diverse parti del
mondo, propongono una riflessione sulla
femminilità sotto forma di dialogo e di
confronto e analizzano in vari approcci il ruolo
della donna nel mondo contemporaneo.
Le opere in mostra, pitture, sculture,
fotografie, video-installazioni, provengono da
prestigiose collezioni europee pubbliche e
private, tra cui la Dakis Joannou Collection di
Atene, nonché dagli artisti stessi.
Il percorso si struttura a partire dalle opere
di importanti artisti nati dopo la seconda metà
del XX secolo, che riflettono gli aspetti
principali della percezione femminile della vita
e della creatività. Alle opere di giovani
artisti provenienti da diversi continenti è
affidato invece il compito di rappresentare le
differenti sfaccettature dell’identità
femminile puntando sulle problematiche e le
prospettive delle donne di oggi.
Il termine “donna” viene quindi utilizzato
non in senso stretto, biologico o sessuale. Ciò
che la mostra indaga è la donna nella sua
proiezione sociale, culturale e politica, e il
suo essere rappresentazione simbolica e
filosofica di valori fondanti nelle diverse
culture e regioni del mondo.
Dopo le grandi trasformazioni del ruolo della
donna nella società avvenute nel XX secolo, una
grande incertezza permane nei paesi
industrializzati, come in quelli in via di
sviluppo, su cosa comporti essere donna oggi e
su cosa significhi esprimersi in libertà. Come
avviene oggi la realizzazione della propria
potenzialità per una donna in un paese
occidentale, sotto le pressioni familiari,
professionali, mediatiche, sociali e sessuali? E
questa realizzazione ha un qualche significato
nei paesi in via di sviluppo, per quelle donne
che, ancora schiave ed oppresse, devono
liberarsi prima di tutto dai valori tradizionali
e dalla povertà?
Come può una comunità eliminare dalla vita
delle donne la paura (di se stesse, dell’uomo,
delle altre donne, della solitudine, della
povertà, della maternità, ecc.)? Come si
adoperano le donne per la loro realizzazione
personale? Essere di sesso femminile è un
handicap quando le donne vogliono essere libere
di crescere?
L’arte, si sa, è in grado di esprimere la
realtà in maniera universale, superando ogni
barriera culturale. La dirompenza del linguaggio
dell’arte contemporanea ha qui il compito di
riaffermare che eguaglianza non è sinonimo di
uniformità, ma è il risultato di un
atteggiamento armonioso nella visione e
comprensione del mondo.
In occasione dell’inaugurazione, venerdì 7
ottobre 2005, è prevista una performance di Lis
(Laboratorio Immagine Sensoriale) nel cortile di
Palazzo Strozzi e un’improvvisazione del
coreografo Giorgio Mancini nelle sale della
mostra.
Il Catalogo della mostra (29 x 31 cm, 96 pagine,
Giunti Editore) raccoglie testi di Adelina von Fürstenberg,
curatrice della mostra, nonché fondatrice e
Presidente di Art for The World, e di Yorgos
Tzirtzilakis, critico d’arte e architettura di
Atene, curatore di mostre internazionali;
prevede una selezione di testi di autori vari
che accompagnano le immagini del catalogo,
raccolte da Elisabetta Galasso, Direttrice NABA,
Nuova Accademia di Belle Arti, Milano. Il
catalogo contiene inoltre più di 66 pagine
dedicate agli artisti con i lavori in mostra e
le relative schede biografiche.
Il Saggio
Sempre in collegamento con la mostra,
l’editore Giunti pubblica il volume “Visioni
del femminile nella storia e nell’arte” di
Fulvio Salvadori. Il filosofo scrittore di
Empoli analizza il tema del femminile intendendo
quel carattere, intimamente allacciato alla
propria controparte del maschile, che fa parte
dell'anima di ciascun essere umano, sia esso
maschio o femmina. Gustav Jung ad esempio ha
chiamato questo duplice carattere animus ed
anima, e gli antichi cinesi con il nome di Yin e
Yang.
Il convegno
In concomitanza con l’apertura al pubblico
della mostra, e in ideale collegamento ad essa,
la Città di Firenze promuove un Convegno
Internazionale (sabato 8 ottobre, Salone dei
Cinquecento, Palazzo Vecchio) dal titolo
“Diritti proclamati, diritti violati”. Tra
gli ospiti della manifestazione il Premio Nobel
per l’Economia Amartya Sen, il l’europarlamentare
Luisa Morgantini.
Il Festival dei Popoli
Durante tutti i tre mesi della mostra, il
Festival dei Popoli presenterà quotidianamente
a Palazzo Strozzi una rassegna di film e di
documentari di cineasti internazionali, dedicata
alle grandi tematiche del “femminile”.
Fondato nel 1959, il Festival dei Popoli è
ancora oggi l’unica istituzione italiana ad
occuparsi principalmente di film di
documentazione sociale.
Gli artisti in mostra:
Marina Abramovic, Serbia
Ghada Amer, Egitto
Dimitrios G. Antonitsis, Grecia
Olivier Blanckart, Francia
Stefano Boccalini, Italia
Berlinde De Bruyckere, Belgio
Daniela De Lorenzo, Italia
Paola Di Bello, Italia
Elisabetta Di Maggio, Italia
Wang Du, Cina
Sylvie Fleury, Svizzera
Katharina Fritsch, Germania
Nan Goldin, USA
Jitka Hanzlovà, Repubblica Ceca
Kimsooja, Corea del Sud
Jannis Kounellis, Italia
Zilla Leutenegger, Svizzera
LIS (Laboratorio Immagine Sensoriale), Italia
Liza Lou, USA
Marcello Maloberti, Italia
Margherita Manzelli, Italia
Andrea Marescalchi, Italia
Yan Pei-Ming, Cina
Tracey Moffatt, Australia
Liliana Moro, Italia
Shirin Neshat, Iran
Chris Ofili, Gran Bretagna
Charlemagne Palestine, USA
Yinka Shonibare, Gran Bretagna
Grazia Toderi, Italia
Barthélémy Toguo, Camerun
Kara Walker, USA
Chen Zhen, Cina
Durata: 8 ottobre 2005 – 8 gennaio 2006
Orario: tutti i giorni ore 10.00 – 19.00
Più di cinquanta artisti per
raccontare questo particolare
aspetto della creatività,
italiani e alcuni stranieri che
hanno operato e tuttora operano
in Italia
orario:
da martedì a domenica 9-13 e
17-21
(possono variare, verificare
sempre via telefono)
biglietti:
€ 3,00 intero; € 1,50 ridotto
(studenti fino a 24 anni, adulti
oltre i 60 anni); l’ingresso per
i portatori di handicap è
gratuito e avviene da Largo Duomo
vernissage:
14 ottobre 2005. ore 19.30
editore:
MARSILIO
ufficio
stampa: MARIA BONMASSAR
curatori:
Laura Gavioli
Visionari
Primitivi Eccentrici sono gli artisti
presenti nella mostra che si apre a
Potenza, a Palazzo Loffredo, il prossimo
15 ottobre.
Visionari che dal secolo scorso ad oggi
hanno privilegiato nella loro ricerca non
il reale, il razionale, l'equilibrio o la
misura, ma gli elementi più congeniali
alla loro creatività: il sogno,
l'irrazionale, il subconscio.
Più di cinquanta artisti per raccontare
questo particolare aspetto della creatività,
italiani e alcuni stranieri che hanno
operato e tuttora operano in Italia.
La mostra vuole proporre un'immagine
frutto del pensiero, del sogno da svegli,
della fantasia in libertà. Una realtà
mediata, inventata e sospesa, fertile
rifugio per molti che hanno trovato nella
linea fantastica dell'arte la zona franca
della loro più genuina creatività.
Saranno presenti grandi esponenti del
Novecento storico italiano, come Alberto
Martini, Adolfo Wildt, Giorgio De Chirico,
Alberto Savinio, Felice Casorati,
Scipione, Osvaldo Licini, Ferruccio
Ferrazzi, Antonio Ligabue, Fausto Melotti
accanto agli artisti contemporanei che
meglio esprimono quella particolare
sospensione visionaria oggi tanto
apprezzata sia dalla critica che dal
pubblico, come Luigi Ontani, Mimmo
Paladino e Paola Gandolfi.
L’esposizione, curata da Laura Gavioli,
con la collaborazione di Stefano Fugazza,
Flavia Mattiti, Francesca Romana Morelli,
Valerio Rivosecchi, Laura Turco Liveri, è
divisa in varie sezioni tematiche:
Io è un altro
Infanzia e Primitivismo
L’idolo e il Corpo
Natura e Artificio
L’atelier e la città
Per l’occasione sarà pubblicato un
catalogo (ed. Marsilio) che conterrà
testi critici, ampie schede di
documentazione, riproduzione a colori di
tutte le opere in mostra.
“Visionari Primitivi Eccentrici” è
l’ultimo in ordine di tempo di una serie
di eventi che vedono “Potenza Città
Cultura”, come centro di promozione
attiva che nell’arco di un anno ha
portato ad inaugurare il Museo
Archeologico Nazionale e la Galleria
Civica.
Elenco artisti in mostra:
- Io è un altro
Stefano Canepari, Alfredo Casali, Giovanni
Colacicchi, Giorgio de Chirico, Ferruccio
Ferrazzi, Franco Gentilini, Cynthia
Karalla, Antonio Ligabue, Alberto Martini,
Luigi Ontani, Fausto Pirandello,
Antonietta Raphaël, Ottone Rosai,
Scipione.
- Infanzia e Primitivismo
Ugo Bernasconi, Cagnaccio di S. Pietro,
Carlo Carrà, Felice Casorati, Enzo
Cucchi, Giorgio de Chirico, Ilario
Fioravanti, Giosetta Fioroni, Tullio
Garbari, Guglielmo Janni, Osvaldo Licini,
Adelchi R. Mantovani, Fausto Pirandello,
Antonietta Raphaël, Alberto Savinio,
Gianfilippo Usellini, Adolfo Wildt.
- L’idolo e il Corpo
Astolfo De Maria, Aron Demetz, Ferruccio
Ferrazzi, Lino Frongia, Tullio Garbari,
Adelchi R. Mantovani, Marino Marini,
Arturo Martini, Ivan Mestrovic, Athos
Ongaro, Luigi Ontani, Mimmo Paladino,
Antonietta Raphaël, Italo Scanga, Livio
Scarpella, Scipione, Francesco Trombadori,
Giuliano Vangi, Lorenzo Viani.
- Natura e Artificio
Agostino Arrivabene, Cagnaccio di San
Pietro, Giorgio de Chirico, Filippo de
Pisis, Franco Gentilini, Pietro Ghizzardi,
Osvaldo Licini, Antonio Ligabue, Fausto
Melotti, Mattia Moreni, Goliardo Padova,
Fausto Pirandello, Gaetano Pompa, Ascanio
Renda, Alberto Savinio, Scipione, Adolfo
Wildt.
- L’atelier e la città
Francesco Balsamo, Aurelio Bulzatti,
Corrado Cagli, Sergio Ceccotti, Giorgio de
Chirico, Pino Deodato, Astolfo De Maria,
Ferruccio Ferrazzi, Gianfranco Ferroni,
Gustavo Foppiani, Paola Gandolfi, Renato
Nosek, Alessandro Papetti, Fausto
Pirandello, Massimo Rao, Ottone Rosai,
Mario Sironi, Alberto Ziveri, Sergio
Zanni.
GUSTAV KLIMT - Disegni proibiti
Dopo il successo parigino, che ha
registrato ben 125.000 visitatori al Museo Maillol,
arriva in Italia una nuova selezione di opere di
carattere erotico del grande maestro viennese Gustav
Klimt appositamente curata per
l’Italia.
Dal 24 settembre al 4 dicembre , il
Castello Visconteo di Pavia ospiterà l'esposizione GUSTAV
KLIMT. Disegni proibitiche
raccoglie 50 disegni di uno dei protagonisti della
stagione della Secessione viennese e figura di
straordinaria importanza nella storia dell’arte
moderna.
L’iniziativa, prodotta da Alefin
collaborazione con il Comune di Pavia
, è affidata alla cura scientifica di Annette
Vogel e Caroline Messensee,
co-curatrice, hanno appositamente selezionato i 50
disegni sul tema del nudo e dell’erotismo che
svelano l’universo più intimo di Klimt.
Il percorso individuato permette alle opere di
rivelare un’immagine privata dell’artista poco
conosciuta al grande pubblico, che consente di
esplorare in profondità la sua personalità più
intima. Come era solito ricordare lo stesso Klimt: “Chiunque
voglia conoscermi – come artista, perché non c’è
altro che sia meritevole d’interesse – deve
guardare con attenzione le mie opere e cercare di
scoprire quello che sono e quello che voglio”.
Nei suoi disegni, Klimt rende un omaggio alla bellezza
femminile attraverso nudi, ritratti in pose spesso
estremamente erotiche. Tale rappresentazione del corpo
femminile gli permetteva di esprimere e di
raggiungere, con il più alto grado di verità,
l'essenza delle idee.
Spesso momento preparatorio per le creazioni
pittoriche e destinati a un pubblico privato di amici,
estimatori e critici i disegni sono liberati dai
motivi decorativi, nei quali le figure scompaiono,
come assorbite da una trama astratta. Come ha scritto
il critico Werner Hofmann, “Klimt era capace di
dipingere la donna nella sua distante dignità e di
disegnarla nella sua totale disponibilità
sessuale”.
La sua produzione, che inizialmente predilige
grandi spazi e una dimensione pubblica (la grande sala
dell’Università di Vienna), trova nel disegno un
momento di più intimo confronto. Le sue opere su
carta non sono realizzate per essere mostrate in
pubblico, anche se i critici suoi contemporanei li
consideravano le sue creazioni migliori.
ORARI
DI APERTURA
da Lunedì a Venerdì 10.00 - 19.00
Giovedì 10.00 - 22.00
Sabato e Domenica 10.00 - 20.00
Biglietti Intero € 7,00
Ridotto € 5,00
Informazioni e prenotazioni tel. +39 0382 24376 info@alefcoop.it
Ascanio
Celestini e le sue "Storie da legare" faranno
le seguenti tappe in giro per l'Italia:
Le diverse tappe del laboratorio STORIE DA LEGARE
fanno parte del percorso di ricerca sull'istituzione
manicomiale. Il progetto porterà al debutto dello
spettacolo La pecora nera. Elogio funebre del
manicomio elettrico coprodotto con il Teatro Stabile
dell'Umbria.
Il debutto è previsto per ottobre 2005.
Le testimonianze raccolte sono state documentate sia in
audio che in video.
STORIE DA LEGARE
laboratorio di narrazione e memoria sull'istituzione
manicomiale
novembre 2003-aprile 2004 Scandicci
in collaborazione con Teatro Studio - Teatro Stabile di
Innovazione
11-23 gennaio 2004 Roma
in collaborazione con Centro Studi dell'ex Manicomio di
Santa Maria della Pietà
Università Roma Tre Facoltà di Lettere e Filosofia
9-13 febbraio 2004 Bologna
in collaborazione con Dipartimento di Musica e
Spettacolo - Cimes
29-30-31 ottobre 2004 Parma
in collaborazione con il Teatro delle Briciole
Centro Studi per la Stagione dei Movimenti
Università degli Studi di Parma Dipartimento di Studi
Politici e Sociali. Corso di Perfezionamento in
Sociologia dell'Educazione
9-13 novembre 2004 Reggio Emilia
in collaborazione con la Fondazione I Teatri di Reggio
Emilia
Centro di documentazione di storia della psichiatria e
l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
7-11 dicembre 2004 Udine
in collaborazione con Centro Servizi e Spettacoli di
Udine - Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia
Giulia
Accademia Civica d'Arte Drammatica Nico Pepe
febbraio-marzo 2005 Perugia
in collaborazione con C.u.t. - Teatro Stabile
dell'Umbria
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura
Dipartimento di Salute Mentale
Fondazione Angelo Celli
26-30 aprile 2005 Imola
in collaborazione con il Teatro dell'Osservanza
Dipartimento di Salute Mentale
maggio-giugno 2005 Venezia - Isola di San Servolo
Provincia di Venezia
Associazione culturale Echidna
Fondazione I.R.S.E.S.C.
<< Raccolgo materiale di chi ha conosciuto il
manicomio un pò come facevano i geografi del passato.
Questi antichi scienziati chiedevano ai marinai di
raccontargli com'era fatta un'isola, chiedevano a un
commerciante di spezie o di tappeti com'era una strada
verso l'Oriente o attraverso l'Africa. Dai racconti che
ascoltavano cercavano di disegnare delle carte
geografiche. Ne venivano fuori carte che spesso erano
inesatte, ma erano piene dello sguardo di chi i luoghi
li aveva conosciuti attraversandoli.
Così io ascolto le storie di chi ha viaggiato
attraverso il manicomio non per costruire una storia
oggettiva, ma per restituire la freschezza del racconto
e l'imprecisione dello sguardo soggettivo, la meraviglia
dell'immaginazione e la concretezza delle paure che
accompagnano un viaggio. >> Ascanio Celestini
13.08.2005
"La
nuda verità" a Vienna
„La nuda verità“: arte
scandalistica nella Vienna del 1900
La mostra „Die nackte Wahrheit“ (la nuda verità)
allestita dal 13 marzo al 22 agosto al Leopold Museum
presenta l’arte austriaca del 1900. Verranno esposte opere
che fecero scandalo di Klimt, Schiele e Kokoschka.
La mostra allestita dal 13 marzo al 22 agosto
sviluppa il tema di una società in conflitto con l’era
moderna. Gustav Klimt, Egon Schiele, Oskar Kokoschka scelsero
per i loro quadri argomenti tabù: gravidanza, sessualità e
potere, omoerotismo, il conflitto tra i sessi e
l’adolescenza. Egon Schiele raffigurò per esempio senza
veli e abbellimenti temi legati all’eros, alla sofferenza e
alla morte e fu addirittura messo in prigione per aver scelto
come modelle ragazze giovanissime. Alcune delle sue opere
vennero persino distrutte poiché considerate pornografiche
Leopold Museum lun, mer, ven-dom
10-19, gio 10–21
tel. +43-1-525 70-0 www.leopoldmuseum.at
Alfredo Jaar
Waiting, 1999, stampa digitale su vinile, cm 315x731
courtesy l’artista
Comunicato stampa di Lorenzo Fusi, co-curatore della mostra
<<L'idea della mostra nasce da una
serrata discussione fra le parti coinvolte nella sua
progettazione: il Palazzo delle Papesse e la Regione Toscana
attraverso le sue emanazioni "Tra Art, rete regionale per
l'arte contemporanea" e il progetto "Porto
Franco". Il concetto iniziale era quello di documentare
la sempre crescente complessità del nostro tessuto sociale,
attraverso l'analisi dei processi di ibridazione, di
'creolizzazione' culturale che stanno avendo luogo un po'
ovunque, anche se con sfumature diverse. In sostanza, si
voleva dar voce a quel multi-culturalismo, fino a ieri
appannaggio unico delle grandi metropoli, sempre più evidente
anche nelle realtà periferiche. Confinare, in ambito
espositivo, questa analisi al solo territorio toscano, avrebbe
chiuso l'ottica invece che aprire il diaframma su più ampie
prospettive. La mostra è stata concepita come una piattaforma
di discussione, un supporto visivo dal quale prendere spunto
per una serie di ulteriori riflessioni, che possono applicarsi
a indagini sia a livello micro che macro-territoriale.
L'andamento dell'esposizione non è guidato da principi di political-correctness
e non offre una rappresentanza paritaria nazionale o
continentale. Ho scelto artisti o opere che riuscissero al
tempo stesso a comunicare fra loro, almeno a gruppi, e ad
affermare singolarmente la loro specificità. Sono dei casi
studio, per così dire, che mettono in luce una sorta di
'nomadismo identitario' che a me pare ben caratterizzare la
società contemporanea.
Gli artisti sono da sempre nomadi o, almeno,
rappresentano certamente uno degli strati più mobili della
società. Si pensi soltanto al loro storico peregrinare in
cerca di commissioni. Naturalmente il loro 'raggio di azione'
si è enormemente allargato, mettendo in contatto mondi un
tempo molto distanti. Un processo di continua rinegoziazione
delle categorie identitarie che, a prescindere dal luogo di
provenienza e dalle specifiche biografiche, il lavoro degli
artisti invitati mette ben in evidenza. Solo alcune delle
opere esposte ambiscono a una forma di "attivismo"
sociale o politico - Mario Rizzi, ad esempio, o in forma
diversa Alfredo Jaar - mentre altre sono molto introverse,
riflessive. Esiste indubbiamente una certa lirica della
militanza nella pratica contemporanea, ma se ci si limita
all'attivismo politico o sociale credo di poter dire che ci
siamo persi qualcosa per strada, almeno in ambito artistico.
Ho molte riserve verso l'arte del contesto. Mi
sembra che la sua teorizzazione ghettizzi l'operato di molti
artisti, invece di liberarlo e renderlo più accessibile o
comprensibile. Per questa ragione ho deciso di portare in
mostra One Minute di Jon Mikel Euba. Questo lavoro si
schiera contro l'arte politicizzata dai curatori dei grandi
eventi internazionali e rifiuta il contesto, in questo caso
basco, in cui l'artista veniva solitamente confinato. Outsider,
forse ancora più che nomade, eccentrico (nel senso di
distante dalla centralità uniformata del pensiero dominante),
profetico per molti versi: così mi appare l'artista oggi. La
questione identitaria e la sua rinegoziazione non sono altro
che un riflesso di questa condizione.
Il calendario che accompagna la mostra, anche
dopo la sua chiusura, è ricchissimo. I mesi di giugno e
luglio hanno visto avvicendarsi scrittori, danzatori, attori,
musicisti e intellettuali nelle sale delle Papesse. Merita
piuttosto parlare degli eventi a venire. La lista è troppo
lunga anche solo per farvi cenno, per cui consiglio di
controllare periodicamente il link del sito della Regione (http://www.cultura.toscana.it/)
o la pagina degli eventi in www.papesse.org.
Personalmente sono coinvolto, insieme a
Lanfranco Binni, Marco Pierini e altri, nell'organizzazione
del simposio internazionale sui temi della mostra che si terrà
dal 9 al 10 settembre in Palazzo Chigi a San Quirico d'Orcia.
Contiamo di poter trasformare questo incontro di grande qualità,
per la levatura delle personalità invitate, in una
pubblicazione. Tutto il pubblico è, comunque, invitato alla
conferenza finale che si terrà presso Santa Maria della Scala
il giorno 25 settembre, data di chiusura della mostra.
Il terzo ciclo espositivo previsto per il 2005
inaugurerà il giorno 15 ottobre. Ancora una volta l'intero
palazzo sarà utilizzato per allestire un'unica mostra dal
titolo "Guardami. Percezioni del video".
Nell'anno in corso si sono svolti a livello internazionale
molti eventi dedicati alla pittura: non mi pare ci siano state
enormi novità o che questo mezzo stia di fatto vivendo una
stagione nuova. Piuttosto, molte di queste mostre mi sembrano
pensate per avallare le scelte del mercato, le idee e
l'offerta delle grandi fiere internazionali o assecondare il
gusto di certi collezionisti. "Guardami" è
in qualche modo una nostra risposta a questa uniformità
nell'offerta culturale. Si tratta di un'indagine sulla
percezione delle immagini in movimento e non di una rassegna
storica sulla video arte - anche se i tempi sarebbero
certamente maturi per una più consapevole revisione dell'arte
in video e per una più sistematica elaborazione teorica. Il
desiderio è quello di creare un evento espositivo che metta
sempre in gioco l'osservatore e il suo modo di
"guardare" l'opera. Accanto a lavori storici,
saranno presentate opere recenti che da quelle premesse
muovono o differiscono. Vorremmo mettere in discussione le
convenzioni del guardare stabilite dai linguaggi artistici
tradizionali e, allo stesso tempo, mettere in evidenza il
livello di ibridazione che l'arte contemporanea ha raggiunto.
Ibridazione, che induce l'osservatore a rivedere il proprio
approccio, il suo accostarsi all'opera, di continuo. Questo
evento si lega a Invisibile, il progetto che l'anno
scorso ha curato per noi Emanuele Quinz, che negando l'oggettualità
metteva in discussione la fenomenologia dell'arte. Si trattava
allora di stanze vuote, che solo grazie alla presenza del
pubblico si attivavano, e di opere che grazie all'interazione
dell'osservatore diventavano visibili ma non necessariamente
tangibili. L'epifania dell'opera implicava, quindi, la
presenza di un pubblico. Con "Guardami", il
pubblico è ancora oggetto di indagine. Anche se le
sollecitazioni sensoriali indotte dalla mostra saranno molto
diverse.
Abbiamo, poi, deciso di sospendere almeno
fino al 2006 l'attività della project room (il Caveau)
per più motivi: dopo tre anni di lavoro e nove progetti
consecutivi, ognuno accompagnato da relativo catalogo, ci
sembrava giusto fermarsi per 'prendere le distanze', era
giunto il tempo per un momento di riflessione. La formula che
abbiamo adottato è stata nel frattempo ripresa e
istituzionalizzata da altri centri in Italia: era giusto
interrompere e ripensare l'esperienza del Caveau per non
cadere nell'omologazione. Non escludiamo di riprendere il
ciclo delle installazioni site-specific presto,
peraltro mai interrotto poiché lo spazio del bookshop da
altrettanto tempo ospita opere connaturate nello spazio come Window
di Niamh O'Malley, appena inaugurata. Magari introdurremo
qualche novità o cercheremo di esplorare aspetti che finora
non stati ancora toccati dagli artisti invitati.
Sempre per il futuro posso già accennare
che a fine gennaio ripresenteremo la formula della doppia
personale, di un artista per piano. Sono particolarmente
felice di annunciare le mostre di Leonardo Drew, il cui lavoro
non è mai stato visto in Italia e in Europa, e di Nari Ward.
I due collaboreranno a un progetto comune per l'atrio e
realizzeranno molti lavori nuovi per noi appositamente
pensati.
Il Palazzo delle Papesse Centro Arte
Contemporanea si appresta, fra non molto, a celebrare i dieci
anni di attività. Mi sembra che oggi sia diventato, grazie al
lavoro di molti, un vero punto fermo nella scena artistica
contemporanea italiana. L'istituzione gode di ottima
reputazione all'estero e, cosa ancora più importante, la sua
attività mi pare stia attecchendo nel territorio. Operazioni
culturali come questa sono delle vere e proprie sfide. Lo sa
bene l'Amministrazione Comunale che, con il fondamentale
apporto della Fondazione Monte dei Paschi, ha speso energie ed
erogato fondi perché il Centro si costituisse e, nel corso
degli anni, si rafforzasse fino a divenire un piccolo
patrimonio che ha ancora ampi margini di crescita. Un
patrimonio alla cui fondazione hanno contribuito tutti gli
artisti che si sono avvicendati nelle sale del palazzo. Il mio
lavoro futuro è principalmente volto a dare ancora più
solidità a questo progetto e ad assicurare a chi verrà dopo
di me una situazione lavorativa e operativa serena. La
continuità dell'istituzione e non la 'sopravvivenza' delle
persone naturalmente, deve essere garantita. A meno che la
politica culturale italiana non voglia continuare a produrre
bolle di sapone…>>
Perché
essere dolci e cortesi, nobili o prudenti, limpidi e onesti?
Perché chiedere sempre scusa e per piacere se “Everything
goes to hell”, cioè “ogni cosa va a farsi maledire, va a
rotoli, va a scatafascio”, sempre e comunque? Così canta
Tom Waits in una delle sue migliori ballate, descrivendo con
disincanto gli uomini come burattini appesi a fili invisibili,
tutti destinati a cadere, inutilmente virtuosi perché, buoni
o cattivi, vengono poi tutti travolti dal caso... e se questo
è, allora i vizi degli uomini altro non sono che la vita
stessa, la più umana delle risposte alle inquietudini che
attraversano tutta la nostra esistenza.
Partendo da questa idea, SEVEN... EVERYTHING GOES TO HELL,
mostra l’umanità attraverso i sette vizi capitali. Non
facendo un monumento alla perdizione, ma provando a mostrare
l’uomo per quel che è, individuo in continua tensione,
dalla nascita, in un perenne oscillare dalla remissiva
rassegnazione alla lotta più cruenta, sino all’ironia della
fine, dove tutto è inutile, perché tanto ogni cosa va laggiù.
Così a Certaldo, città di Giovanni Boccaccio – che nel
Decameron raffigura senza giudicarli uomini e donne presi dal
vortice della vita – trentasei artisti mettono in scena
questa tensione vitale riconducendola ai 7 vizi capitali
dell’uomo: l’avarizia, la gola, l’accidia, l’invidia,
la lussuria, la superbia e l’ira. Ad ogni vizio sarà
destinata una stanza del medievale Palazzo Pretorio: presenti
artisti italiani e stranieri, distribuiti tra pittura,
fotografia, scultura e videoinstallazione, con opere
provenienti dalle più quotate gallerie italiane, ma anche
realizzate appositamente per questo evento.
“In fondo l’arte prova, da sempre, a dare forma alla
maledizione umana – spiega il curatore Maurizio Sciaccaluga
– non detta legge e non fornisce certezze, non dà risposte
e soluzioni, non offre una redenzione, un modus vivendi.
Mostra semplicemente quello che è, senza mezzi termini e vie
di fuga: inquietudine allo stato puro, continua tensione perché,
tanto, “everything goes to hell”... Attraversando le sale
del Palazzo Pretorio lo spettatore fa un viaggio dentro se
stesso e le proprie pulsioni vitali. I pezzi esposti mostrano
il lato ambiguo dell'essere umano, e forzano chi guarda a
chiedersi: chi è la vittima e chi il carnefice? Chi innocente
e chi colpevole? Di chi ci si può fidare, se non neppure di
noi stessi?...”
orario:
10-19
(possono variare, verificare sempre via telefono)
biglietti:
euro 3
vernissage:
2 luglio 2005.
Questi gli artisti associati ai "loro" vizi
capitali: accidia
Nan Goldin
Margherita Manzelli
Giuliano Guatta
Daniela Perego
Collier Schorr
Vanessa Beecroft avarizia
Alex Pinna
Corrado Zeni
Jiri Georg Dokoupil
Maurizio Bongiovanni gola
Sandy Skoglund
Lucia Leuci
Corrado Bonomi
Dario Arcidiacono invidia
Yasumasa Morimura
Paolo Schmidlin
Marco Fantini
Nicola Samorì
Inez van Lamsweerde ira
Gianmarco Montesano
Federico Guida
Roberto Coda Zabetta
F.lli Calgaro lussuria
Richard Kern
Nobuyoshi Araki
Timothy Greenfield-Sanders
Barbara Nahmad
Marco Grassi
Marco Cornini
Wolfgang Tillmans superbia
Daniela Rossel
Luigi Ontani
Donatella Di Cicco
1.08.2005
"(In)visibile (In)corporeo" a Nuoro
(Comunicato stampa a cura di Pier Luigi Tazzi, critico e
curatore indipendente)
L'antichità classica, dagli Egizi ai Greci e ai Romani, si
era orientata sulla resa plastica del corpo, dei corpi, della
loro armonica bellezza, del loro movimento e della loro
espansione nello spazio. La modernità post-medievale aveva
enfatizzato la visibilità sia attraverso la pittura che la
scultura, e l'architettura stessa non ne era stata indenne.
Nel corso del secolo appena trascorso gli artisti avevano
messo in questione entrambe le procedure: Duchamp aveva
criticato il carattere “retinico” dell'arte, Picasso aveva
fatto deflettere la grande tradizione della scultura
occidentale optando per “l'arte negra”. Negli ultimi
cinquant'anni gli artisti sempre più si sono volti verso
quell'Altro e quell'Altrove rispetto alla presenza che la
cultura europea poneva nei termini della rappresentazione: la
rappresentazione come forma particolare della presenza.
(IN)VISIBILE (IN)CORPOREO ha l'ambizione di tracciare una
mappa, per quanto parziale, ma non meno pertinente, dell'area
operativa più recente in cui si manifestano le concezioni
parallele e integrate dell'invisibile nel visibile e
dell'incorporeo nel corporeo. Il progetto mira a presentare
una varietà di approcci e di esiti molto diversificati tra
loro, in un percorso e in un racconto per opere che su queste
assunzioni iniziali, la presenza dell'invisibile nel visibile
e l'evidenza dell'incorporeo nel corporeo, così come la
tensione del visibile verso l'invisibile e del corporeo verso
l'incorporeo, sono in varia maniera impostate. Se gli
strumenti non possono essere che quelli dell'arte, nel caso
specifico di una manifestazione artistica, i due assiomi
oppositivi e interconnessi si estendono oltre l'ambito
strettamente artistico per collocarsi in un'area di interesse
più vasta che abbraccia il senso stesso della cultura
nell'epoca che stiamo vivendo.
L'incipit del percorso/racconto è dato da una splendida ed
emblematica Cosmogonie di Yves Klein (Nizza 1928 – Parigi
1962), in cui l'impronta di un corpo è restituita nel
pigmento blu, cifra essenziale di tutta la sua opera. È di
fatto l'artista francese a sollevare in modo perentorio il
problema di un'arte immateriale. Se questo è l'inizio,
successivamente il percorso si snoda in fasi ed episodi
molteplici e lontani da quella affermazione originaria.
Sensualità estetica e culto della bellezza elevano corpi e
figure nell'immaterialità sia pure illusoria delle loro
apparizioni nell'opera di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo
1940, vive a Spoltore). Parallelamente, e nella stessa
temperie culturale che aveva caratterizzato gli Anni Ottanta,
si accende il richiamo a una spiritualità che si manifesta
altrettanto ingannevolmente nelle materie e nelle costruzioni
di Anish Kapoor (Bombay 1954, vive a Londra).
La tensione di un desiderio senza nome, come una passione
senza oggetto che non sia meno della totalità di senso della
vita e dell'essere, trasfigura l'opera di Marisa Merz (vive a
Milano e Torino) in indice e annuncio di un qualcosa che
supera la trivialità di ogni apparenza. L'annullamento
dell'immagine nell'opera di Hiroshi Sugimoto (Tokyo 1948, vive
a New York e Tokyo) fa sì che lo sguardo torni su se stesso e
sulla propria solitudine.
Il segno/gesto che marca il vuoto nella pittura di Lee U Fan (Gyeongnam,
Corea, 1936, vive a Kamakura), così come il dissolversi della
forma nella scultura di Medardo Rosso (Torino 1858 - Milano
1928) – accostati oltre il tempo in cui hanno fatto la loro
comparsa le rispettive opere – indicano la continua
emersione dell'invisibile nel visibile e dell'incorporeo nel
corporeo.
Addo Lodovico Trinci (Pistoia 1956, vive a Pistoia), che segna
secondo i principi della dottrina cinese del Feng Shui le
polarità dell'energia dell'universo, e Salis-Vitangeli
(Giovanna Salis, Sassari 1970, Massimo Vitangeli, Perugia
1950, vivono a Polverigi), che nella loro rappresentazione di
un ambiente sacro fanno trascorrere come ombre fatue delle
figure umane, rendono visibile quel che resta invisibile e
sottraggono ai corpi la loro potenzialità di
rappresentazione.
Il cinema di Mark Lewis (Hamilton, Ontario, 1957, vive a
Londra) nella propria evidenza filmica esibisce quel che non
appare non sottraendo nulla a quel che è visibile.
Gli interventi di Koo Jeong-a (Seoul, 1967, vive a Parigi)
sono sempre site specific e rivelano, pur nella discrezione
della loro costruzione, un'essenza sottile che trafigge corpi,
sostanze e figure, come un filo di brezza che si leva e
penetra nella giornata più calda, facendo riemergere il
nascosto e il sopito.
Giovanni Ozzola (Firenze 1982, vive a Firenze) opera nelle sue
fotografie e nei suoi video su una sostanza aurorale dove
cose, sentimenti e forme vengono in superficie
dall'invisibilità che le avvolge e si convertono in forme
diafane o in massicce apparizioni in cui qualcosa viene
occultato o rimosso. Il video di Sabrina Mezzaqui (Bologna
1964, vive a Marzabotto) è di pari evidenza e non concede
alcun accesso se non come mobile cortina che blocca ogni
ulteriore visione possibile.
Giandomenico Sozzi (Solaro 1960, vive a Milano e Noto)
presenta un percorso di monocromi che si apre con foto trovate
e si conclude in una mini scultura di assoluta sacralità, che
non racconta nient'altro che la propria imperscrutabile
storia.
È del filmmaker Francesco Dal Bosco (Trento 1952, vive a
Trento) uno spassionato apologo sulla cecità: due momenti di
silenzio che sospendono la parola.
Robert Vincent (entità di lavoro formatasi nel 2004) propone
un ambiente abbacinante intorno a un oggetto di elaborate e
successive costruzioni, che è indice di un'assenza
fondamentale.
Davide Rivalta (Bologna 1974, vive a Bologna) recupera con il
disegnare sul muro la più antica tecnica di rappresentazione
della storia e la destina alla raffigurazione di animali, come
nelle caverne dell'origine dell'arte, non più oggetto di
caccia per il sostentamento, ma creature a noi prossime e
ormai dimenticate se non come sostanze nutritive senza identità,
strumenti di laboratorio e di spettacolo, paria della vita
sulla terra. Anche Giuseppe Caccavale (Afragola 1960, vive a
Bari e Marsiglia) recupera antichi modi della cultura
mediterranea, che attraverso la decorazione e le simbologie
desuete esprimono il senso del mistero e l'aspirazione alla
bellezza.
La mostra termina con le immagini cosmiche di Rotraut (Uecker
Klein-Moquay) a cui fa da pendant le petit prince rustico di
Pastorello (Sassari 1967, vive a Sassari), figura di fantasia,
personificazione di un'eterna infanzia, che tocca con il
pennello della pittura una stella.
Se la mostra dentro il museo qui si conclude, continua oltre
le mura di quello e oltre l'evento della sua inaugurazione,
nel contesto della città e del suo territorio con interventi
segreti (Pawel Althamer, Varsavia 1967, vive nel quartiere di
Brodno della stessa città) e occasionali (Piotr Uklanski,
Varsavia 1968, vive a Parigi) per concludersi nello spettacolo
effimero e conclusivo di Cai Guo Qiang (Quangzhou, provincia
di Fujian, Cina, 1957, vive a New York). Se è così, è perché
ben si addice a ciò che resta invisibile nel visibile e a ciò
che di incorporeo prende corpo in corso d'opera.
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Organizzazione: MAN_Museo d'Arte Provincia di Nuoro
Gli artisti
Intra moenia: Yves Klein, Ettore Spalletti, Anish Kapoor,
Marisa Merz, Hiroshi Sugimoto, Lee U Fan, Medardo Rosso, Addo
Lodovico Trinci, Salis-Vitangeli, Mark Lewis, Koo Jeong-a,
Giovanni Ozzola, Sabrina Mezzaqui, Giandomenico Sozzi,
Francesco Dal Bosco, Robert Vincent, Davide Rivalta, Giuseppe
Caccavale, Rotraut, Pastorello.
Extra moenia: Cai Guo Qiang, Pawel Althamer, Piotr Uklanski.
Concept: Cristiana Collu, direttore MAN
Catalogo: MAN
Inaugurazione: giovedì 30 giugno 2005 - h 19:00
Man Museo d'arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 15
Orario: 10/13 - 16:30/20:30 dal martedì alla domenica
The development of the documenta
– from a sideshow accompanying the Bundesgartenschau (1955)
to the documenta 11 (2002) – consists of many contradictions
and inconsistencies, but also reflects different artistic and
curatorial passions, philosophies and theories, as much as
contemporary political and social trends.
50 years of documenta correspond to 50 years of art- and
contemporary history, which simply cannot be described in a
linear fashion.
The exhibition 50 Jahre / Years documenta 1955 – 2005
concentrates on the fragility of art history, reconsidered
from today’s perspective. By essentially leaving the
archival material and the artworks without further
interpretations and comments, the visitors are in a position
to compare and remember independently and to experience
atmospheric insights. In order to present a wide range of
vision, the exhibition is structured into five interacting and
complementary chapters: an archival, an art historical, a
site-specific, a cinematic and a scientific chapter.
archive in motion
In order to do justice to the singular character of each
documenta, the various information materials are arranged in
eleven separate chambers. This presentation allows a new
access to the archival material and a different way of reading.
The different compositions are accompanied by artworks by
various contemporary artists, who are in this way dealing with
one documenta at a time focussing on the archive. Their
artworks propose an extended view on the archive and
demonstrate – beside the documentary – a creative view of
the material.
Artists
William Engelen | Friederike Feldmann | Sabine Groß | Katrin
von Maltzahn | Katharina Meldner | Jonathan Monk | Alexander
Roob | Tilo Schulz | Andreas Seltzer / Heike Vogler | Heidi
Specker | Kai Vöckler
Discreet Energies
This part of the exhibition brings
well-known and less well-known artworks of the past eleven
documenta-exhibitions back to Kassel. It is not the intention
to recapitulate the by now established canon of modernist art
after 1945. The selected works remain in opposition to art
historiography, because, anarchistic or poetic as they are,
they evade the museum. These artworks relate to contemplation,
but also to an absolute realism; they are composed of minimal
gestures, precise mimesis or atmospheric setting. The artworks
are discreet, because they are not imposing.
documenta-works by
Eija-Liisa Ahtila | Giovanni Anselmo |
Ida Applebroog | Art & Language | Jo Baer | Thomas Bayrle
| Samuel Beckett | Joseph Beuys | Zarina Bhimji | Guillaume
Bijl | Julius Bissier | Bernhard Blume | Christian Boltanski |
George Brecht | Marcel Broodthaers | John Cage | Luis
Camnitzer | Robert Capa | Lawrence Carroll | Christo | Lygia
Clark | William Copley | Marcel Duchamp | Ed Emshwiller |
Walker Evans | Jean Fautrier | Robert Filliou | Fischli &
Weiss | Lucio Fontana | Terry Fox | Malcolm Goldstein | Rodney
Graham | Johan Grimonprez | Ulrike Grossarth | Hans Haacke |
Richard Hamilton | Peter Handke | Karl Hartung | Werner Heldt
| Pierre Henry | Ernst Hermanns | David Hockney | Mauricio
Kagel | R.B. Kitaj | Pierre Klossowski | Alison Knowls |
Ferdinand Kriwet | Wilhelm Lehmbruck | George Maciunas | Piero
Manzoni | Agnes Martin | Gordon Matta-Clark | Henri Michaux |
Paula Modersohn-Becker | Malcolm Morley | Bruce Nauman | Claes
Oldenburg | Nam June Paik | Pier Paolo Pasolini | Markus Raetz
| Gerhard Richter | Dieter Roth | Ed Ruscha | Reiner
Ruthenbeck | Rob Scholte | Jan Schoonhoven | Seth Siegelaub |
Robert Smithson | Nancy Spero | Mark Tansey | Paul Thek | André
Thomkins | Mark Tobey | Heinz Trökes | Hans Uhlmann | Ed van
der Elsken | Maria Helena Vieira da Silva | Weegee | William
Wegman | Fritz Winter | Krzysztof Wodiczko | Adolf Wölfli |
Wols
On Site
On the occasion of the 50th
anniversary, the exhibition explicitly refers to the unique
documenta-artworks at various locations in the city of Kassel.
A brochure with a city map (price: 2 Euro) describes all
artworks in the public space in their historical and urban
context and re-includes them in general awareness.
Cinema
Nearly forgotten is the
fact that, for the first documenta (1955), Arnold Bode
organized a film programme, corresponding with his intention
of facilitating a reappraisal of the arts after fascism. In
addition to the film classics formerly condemned as
“degenerated” he showed short films about artists and
writers, American and French cartoon-films and experimental
films. This programme will be reconstructed and scientifically
edited by Deutsches Filminstitut Frankfurt/Main, Institut für
Medienforschung der Hochschule für Bildende Künste
Braunschweig, Filmladen Kassel e. V. and BALi Kinos at the
KulturBahnhof. For the duration of the exhibition it may be
seen in Kassel.
Films: Berlin – Sinfonie einer Großstadt
by Walter Ruttmann, M- eine Stadt sucht einen Mörder by Fritz
Lang, Un Chien Andalou by Luis Buñuel, Von Renoir bis Picasso
by Paul Haesaerts, Willi Baumeister malt and Neue Kunst –
neues Sehen by Ottmar Domnick as well as Jazz in Farben, Hen
Hop and Blinkity Blank by Norman McLaren and others.
Performance of the motion picture La Passion de Jeanne d'Arc
(1928) by Carl Theodor Dreyer at the Kassel State Theatre,
accompanied by the orchestra.
Theme Conference
The theme conference documenta
between Staging and Criticism does not only intend to
summarize the status quo of documenta-research, but to state
new perspectives, questions and reflections within the field
of contemporary art exhibitions. The conference focuses on
staging, internationality and the history of institutional
critique in relation to the documenta. The lectures address a
wide circle of participants, not only an expert-audience, and
will be published in 2006.
documenta between Staging and
Criticism
October 27th, – October 30th, 2005
Evangelische Akademie Hofgeismar
With contributions by Roger M. Buergel, Harald Kimpel, Geert
Lovink, Sarat Maharadj, Roland Nachtigäller, Ursula Panhans-Bühler,
Rudolf Schmitz, Noemi Smolek and others.
Publication
The exhibition will be accompanied
by a two-volume publication with contributions by Elke Bippus,
Roger M. Buergel, Dieter Daniels, Martin Engler, Michael
Glasmeier, Philipp Gutbrod, Barbara Heinrich, Stefanie Herbst,
Justin Hoffmann, Lutz Jahre, Harald Kimpel, Heike Klippel,
Christoph Lange, Wolfgang Lenk, Annelie Lütgens, Gabriele
Mackert, Roland Nachtigäller, Agnes Prus, Friedhelm Scharf,
Gisela Schirmer, Bettina Steinbrügge, Karin Stengel, Annette
Tietenberg, Ulrich Wegenast.
archive in motion: 424 pages, Discreet
Energies: 240 pages, German-English edition, b/w with
colour illustrations, price: 38 Euro
50 Jahre / Years documenta 1955 –
2005 is mounted by: Kunsthalle Fridericianum Kassel.
Maintenance: documenta und Museum Fridericianum
Veranstaltungs-GmbH, documenta Archiv der Stadt Kassel, ifa (Institut
für Auslandsbeziehungen e. V., Stuttgart). The exhibition is
funded by Kulturstiftung des Bundes.
L’ultimo progetto espositivo dello spazio trentino è ideato
da dieci artisti dell’IPG, l’International
Performance Group fondato dalle regina dell’azione
artistica Marina Abramovic, trasformatasi in curatrice
per l’occasione.
Il tema è quello universale dell’amore, a cui inneggia il
sottotitolo IPG loves you, you love everyone. Non
l’amore da canzonetta, ma quello controverso, teso e
problematico. Sentimento in cui lo spettatore è da subito
coinvolto, passando attraverso il profumato giardino di
gelsomini di Amanda Coogan, situato all’esterno, e
trovandosi poi davanti il fucile di Dorote Strehlow.
Quest’ultimo, sulla parete della prima sala, fa contrasto
con il verde ai piedi, i morbidi cuscini su cui sdraiarsi e i
leggeri tendaggi trasparenti che creano una veranda. Veranda,
sì, perché l’intera galleria è trasformata in spazio
domestico che accoglie momenti intimi, della vita di ogni
giorno, qui ricreati e approfonditi attraverso l’artificialità
artistica e il diretto coinvolgimento del pubblico.
E dalla veranda si passa nella cameretta dei bambini, voluta
da Doreen Uhlig per ospitare cavallini a dondolo,
lavagne e mattoncini colorati di legno. A fianco, la sala da
bagno, finalmente rossa e drappeggiata di voluttuoso velluto
bordò: qui, in una ripresa fissa e ravvicinata, Ivan Civic
cura la sua pelle, la lava e la profuma con una cipria chiara.
E dopo alcuni minuti di silenzio ricomincia, facendo ripartire
questo rito di purificazione per accogliere di nuovo
l’amore, il calore dell’esterno. Una frase in nero sul
muro invita all’amore: “Release us as sorrow and let
love again”. Ma l’amore, dicevamo, è anche velenoso,
e così il talco si chiama Family Poison.
Immediatamente acido è invece il dialogo innescato da Nezaket
Ekici nei monitor che si possono vedere esclusivamente
stando sdraiati all’interno di minute tende chiare. E’ un
dialogo d’amore, anche se si presenta piuttosto come un
litigio senza via d’uscita. Entrambi di fianco, distanti,
nudi, nella penombra, lei snocciola tutti i dubbi, le
incomprensioni, le differenze culturali, i preconcetti che li
dividono, lui accenna qualche mozzicone di discorso, mentre il
suo pene eretto si affloscia.
Scendendo le scale si entra nella camera da letto matrimoniale
di Oliver Blomeier e Melati Suryodarmo,
anch’essa rossa, ma fredda, come il video muto che scorre
grande sulla parete: lei è sola nei momenti della giornata,
sull’autobus, nostalgica alla finestra. Al letto deserto
seguono una serie di sei alcove su due livelli ai fianchi del
corridoio, nidi d’amore di un infuocato rosso assoluto, con
un’abatjour di stoffa e un piccolo amplificatore che suona
ammalianti canzoncine. Un po’ orientali, un po’ francesi.
Il visitatore anche qui può abbandonarsi, isolarsi, ma
l’idea è quella di un impulso superficiale che si
sostituisce all’intimità continua di casa.
Sui contrasti giocano anche le ultime due sale: la cucina All
you need di Till Steinbrenner e Lotte Lindner,
dove possono fermarsi a mangiare solo le coppie di innamorati,
e il soggiorno di Viola Yesiltac. Qui l’epilogo
inesorabile è quello dell’incomunicabilità: tutti i mobili
sono rivolti verso il muro, rovesciati, resi assolutamente
inutilizzabili.
mariella rossi
mostra visitata l’11 giugno 2005
fino
all’11.IX.2005 IPG - La galleria dell’amore
Trento, Galleria Civica
La galleria dell’amore
IPG loves you, you love everyone
a cura di Marina Abramovic
IPG: Oliver Blomier (Germania), Ivan Civic (Bosnia-Erzegoniva),
Amanda Coogan (Irlanda), Nezaket Ekici (Turchia), Lotte
Lindner (Germania), Till Steinbrenner (Germania), Dorte
Strehlow (Germania), Melati Suryodarmo (Indonesia), Doreen
Uhlig (Germania), Viola Yesiltac (Germania)
Galleria Civica di Arte Contemporanea, Via Belenzani 46 -
38100 Trento
12 giugno – 11 settembre 2005 - h. 10.00 -18.00. -
Chiuso lunedì
Ingresso libero - Ufficio Stampa: artlink, Bolzano
Barbara Gambino, Sabrina Michielli
T +39 0461 986138 ufficiostampa@galleriacivica.it
Presentato al festival di Locarno nel 2002, il
film-documentario Un’ora sola ti vorrei di Alina
Marazzi (il sito dedicato al film è qui)
circola da un anno in Italia e all’estero,
raccogliendo elogi dalla critica e commosse reazioni dal
pubblico. La regista cuce insieme un tessuto che è dei
più fragili e delicati: la storia di una giovane donna,
sua madre, che dopo esser caduta in depressione, si
toglierà la vita.
Siamo in una ricca famiglia borghese, quella
dell’editore Hoepli. Come in un romanzo, è
importante la cornice per capire la storia di Liselì,
la protagonista, che da questo ambiente si sente
schiacciata, come se si sentisse sempre inadeguata
rispetto ai modelli con cui è cresciuta. E anche i
soldi, le verranno rinfacciati nel momento in cui
serviranno per pagare le case di cura, per una malattia
difficile da accettare in quel periodo a cavallo tra gli
anni sessanta e settanta.
Nel film sono presenti tutti i mezzi di
comunicazione, a cominciare dalla scrittura. E’ la
scrittura delle lettere e dei diari che costituisce lo
scheletro della sceneggiatura. Ci sono poi le canzoni
dell’epoca, suoni originali registrati, rumori
d’ambiente e pensieri ad alta voce. E poi le immagini
che hanno una grande forza per il loro collegamento a
tutti gli altri mezzi. Si passa dal bianco e nero al
colore, dalle immagini in movimento alle fotografie, al
sovrapporsi di pagine scritte e documenti.
<<Perché questo titolo, che coincide con la
durata del film?
Il titolo, Un’ora sola ti vorrei, è stato
in qualche modo, “inevitabile” come molte alte
scelte del film. Il disco 45 giri all‚inizio del film,
con la voce di mia madre, si interrompe proprio quando
lei inizia a cantare Un’ora sola ti vorrei
rivolta a noi bambini. Ho ascoltato quel disco molte
volte da bambina, perché mi divertiva ascoltare la voce
dei miei genitori scherzare; poi, da adulta, le voci su
quel disco sono diventate sempre più il richiamo
struggente al mistero della vicenda di mia madre.
Stranamente da piccola ho ascoltato più spesso il disco
di quanto non abbia guardato fotografie di mia madre.
Ascoltandolo più volte, da adulta, ho capito che dietro
a quelle voci scherzose, quelle risate, si celava il
dramma del distacco da noi bambini, delle ripetute
partenze verso le cliniche svizzere. La voce di mio
padre infatti dice “la mamma è appena arrivata dalla
Svizzera”, ma non la Svizzera delle passeggiate e
delle montagne…, e mia madre comincia a cantare:
Un’ora sola ti vorrei
per dirti ancor coi baci miei
quel che tu sei per me…
esprimendo il desiderio di trascorrere anche solo
un‚ora in più con noi. Ecco, facendo il film, e
iniziando con quel disco , io ho ripreso il suo
desiderio, interrotto, come la sua voce nel disco, come
la sua vita, e l’ho fatto mio, perché anch'io le dico
Un’ora sola ti vorrei. Il film poi, in maniera
forse non casuale, dura un’ora , ed è l’ora che io
oggi posso trascorrere con mia madre, e lei con me, ogni
volta che lo vogliamo. Ed è tanto.
È molto interessante la sovrapposizione degli
sguardi, quello di tuo nonno, il tuo e poi il lavoro di
montaggio. Come sei riuscita a non cadere nel
sentimentalismo e nell’angoscia? Alla fine non c’è
pesantezza, si esce dalla sala con un senso di
leggerezza.
Mi fa piacere questa affermazione, anche se credo che
non sia così per tutti gli spettatori… Per me il film
è pieno di vita, pieno di gioia, pur parlando di morte,
di assenza e impotenza. Il film è nato dalla necessità
di conoscere mia madre, scomparsa nel ’72 quando io
avevo sette anni e di cui in famiglia non si è mai più
parlato. Crescendo, a un certo punto non è più stato
possibile non sapere da dove venivo e così ho
cominciato e guardare i vecchi filmini amatoriali di mio
nonno, a rileggere le lettere di mia madre e mi sono
anche messa alla ricerca delle cartelle cliniche presso
i diversi ospedali. In qualche modo ho intrapreso
un’indagine che si è svolta in contemporanea alla
realizzazione del film. Man mano che il lavoro di
montaggio delle immagini e di selezione dei testi
proseguiva, il film, la storia di Liseli si ricomponeva
davanti ai miei occhi, cominciavo a conoscerla
intimamente e nel mio cuore il sentimento di amore nei
suoi confronti cresceva. Credo che sia per questo motivo
che nel film non c’è sentimentalismo o retorica…
perché in fondo Un’ora sola ti vorrei è un
omaggio, un atto d’amore verso chi mi ha messo al
mondo, verso una donna che io ora, come donna adulta,
posso comprendere e accogliere. Un’ora sola ti
vorrei è un percorso di riconciliazione, non di
rivendicazione, che passa attraverso la riappropriazione
del volto e dello sguardo di mia madre. Lo sguardo
materno che mi è venuto a mancare nella vita era stato
conservato in quelle scatole di 16mm, e si è nuovamente
rianimato nel momento in cui io, la figlia, ho posato il
mio sguardo su di lei.
Il lavoro che hai fatto con questo film è un
lavoro di recupero di una memoria personale e insieme
collettiva, ricorda molto la narrazione di storie di
vita o autobiografia. Cosa ti ha spinto verso
un’operazione così profonda e allo stesso tempo che
rende pubblica la vita della tua famiglia?
È stata una necessità intima e personale quella di
ricucire insieme le parti sparse della mia memoria e di
conseguenza della mia famiglia; io ho cominciato a
lavorare al recupero della mia memoria per me,
unicamente per me e da sola. Non sapevo che poi tutto ciò
mi avrebbe portato alla realizzazione di un film. C’è
stata una dose di inconsapevolezza nel processo di
creazione del film che è stata fondamentale (l’ho
capito a posteriori), perché ha significato
libertà e di conseguenza poesia. La domanda che mi sono
posta all'inizio è stata: chi era Liseli?, e
solo in un secondo momento, quando il film è stato
presentato per la prima volta pubblicamente a Locarno,
mi sono posta il problema dell’esposizione pubblica
della storia, dato che quella vicenda coinvolgeva anche
altre persone. Ma ormai il film era compiuto, era
diventato un’opera, autonoma da me, e “doveva”
essere mostrato. Come dicevo prima, il film inizialmente
doveva rimanere un mio album di famiglia privato.
Lavorando al film però mi sono resa conto, anche grazie
all’amica e montatrice Ilaria Fraioli, che la
storia di Liseli andava oltre al caso personale e
isolato, era la storia di molte donne, di molte madri e
figlie , di molti genitori e figli. Ed è per questo
credo che il film sia arrivato a toccare così tante
persone, perché il film parla delle cose di sempre
della vita di ogni persona: l’amore, la perdita, il
rapporto genitori-figli, il sentimento di inadeguatezza,
i sogni, le delusioni, e tante altre cose, oltre ad
essere anche il ritratto di un’epoca .
La sensazione molto forte è quella che tua madre
oltre a soffrire di un forte disagio creato
dall’ambiente in cui è vissuta, non sia stata poi
curata nel modo più giusto. Credo che questo film sia
molto importante per tutte le persone che soffrono di un
malessere esistenziale come lo ha sofferto lei, ora la
pratica clinica è in grado di accogliere più di ieri
la sofferenza e il disagio. Tu cosa ne pensi?
A seguito del film ho ricevuto molte lettere di
persone che soffrono di disagio esistenziale o mentale
che si sono riconosciute in Liseli, o almeno in qualche
parte di lei; sono tutte lettere di ringraziamento perché
il film le fa sentire meno sole e incomprese. E‚ come
se la voce di Liseli che finalmente prende spazio e
corpo nel film, risonasse anche in loro e parlasse al
mondo anche della loro esperienza, indipendentemente
dall’età, sesso, condizione sociale, provenienza
geografica. Nel film non ho approfondito l’aspetto
della malattia mentale, argomento molto complesso e
ancora oggi circondato da pregiudizi e incomprensione,
molto più di quanto non crediamo. Non avevo – e
tuttora non ho - gli strumenti necessari per farlo, ma
soprattutto per una sorta di rispetto per quello che è
il mistero del mondo interiore della persona, il mistero
dell’esistenza. So che il film è stato visto
all’interno di gruppi di auto-aiuto di persone che
soffrono della medesima sindrome di Liseli, che ora
viene chiamata bipolare, e che quindi la sua valenza
“terapeutica” si estende anche oltre il mio vissuto;
è anche stato più volte presentato all’interno di
gruppi di studio di psicoanalisti, psicologi, terapeuti,
che in qualche modo vedono nel film il vero e proprio
processo di analisi divenuto creazione. Il film quindi
opera su due livelli: da un lato l’identificazione con
il vissuto di Liseli, la madre, dall’altro con il
punto di vista di Alina, la figlia, e il suo percorso di
“auto-analisi”. Per quel che ne so, oggi alcune cose
sono cambiate, ma non così tanto come ci si
aspetterebbe; siamo ancora purtroppo molto ignoranti e
impreparati davanti alla malattia mentale, sia a livello
individuale che a livello medico.
Attraverso il tuo lavoro si apre la possibilità
di lettura e identificazione di molteplici punti di
vista, è stata una scelta precisa o è scaturita per la
forza della narrazione contenuta nel film?
Il materiale che avevo a disposizione, i filmati di
famiglia girati da mio nonno materno tra il 1926 e il
1972, e le lettere e i diari di mia madre scritti tra il
1952 e il 1972, esprimevano ognuno un forte carattere.
Mi sono trovata quindi ad avere a che fare non con
materiali “neutri”, ma con parole e immagini
autobiografiche che esprimevano le personalità dei
rispettivi autori. In più c’ero io con la mia
indagine sulla vicenda di Liseli e il mio rapporto
forzatamente emotivo sia con quelle immagini che con
quelle parole.
In un primo tempo ho lavorato solo al montaggio delle
immagini, cosa che mi ha permesso di apprezzare ancor più
la loro bellezza e potenza evocativa. In sala di
montaggio, guardando e riguardando le immagini con
Ilaria notavamo come quei “filmini di famiglia” non
erano affatto immagini casualmente rubate ai momenti di
vita famigliare, erano tutte sequenze in qualche modo
“costruite”, coreografate dall’autore, da quel
regista inconsapevole che era mio nonno. Come se il
mezzo cinematografico, pur usato nel contesto
amatoriale, fosse stato da lui utilizzato per mettere in
scena una autorappresentazione di sé, della propria
famiglia, della classe sociale a cui apparteneva. Non
era semplice decostruire quelle sequenze, la forza del
punto di vista del loro autore emergeva a fior di
fotogramma ad ogni taglio… l’autore si imponeva con
tutta la sua autoritarietà là in quella sala di
montaggio, così come lo aveva fatto nella vita con la
sua famiglia. D’altro canto le parole dei diari di
Liseli contraddicevano tutta quella felicità che veniva
ostentata nelle immagini; l’accostamento in
contrappunto parole–immagini era la via da seguire e
forse l’unica possibile. Come se le parole svelassero
tutta la falsità delle immagini. Ci tenevo che le
parole di Liseli avessero tutto lo spazio possibile -
sono così belle! – per finalmente dar loro la
possibilità di essere ascoltate. I miei interventi di
scrittura sono minimi e solo all'inizio, necessari per
dare avvio al racconto. La lettera che ho scritto per
l’inizio, come se fosse Liseli a scriverla, serve a
dare alcune informazioni, a presentare i personaggi
della storia, ed attiva il dialogo con mia madre,
dialogo mancato nella vita ma vivo nel film. Facendo mio
il suo desiderio di trascorrere un’ora in più con me,
attribuisco a lei quella lettera, e il desiderio di
“essere raccontata” la propria storia. La sua e la
mia.>>
18.07.2005
E'
morto Pietro Consagra.
(fonte ANSA del 16.07.2005)
ROMA - A voler isolare in
un solo elemento il contributo singolare che Pietro
Consagra - morto a Milano, all'età di 85 anni - ha dato
all'arte italiana è necessario ricordare la sua
assoluta padronanza tecnica nel lavorare la materia, sia
la pietra, che il metallo, che il legno in suggestive
forme astratte.
Non a caso i suoi critici ricordano una frase precisa
della sua autobiografia ("Vita mia"): "Mi
sono sentito fortunato a entrare nella scultura in marmo
con tutta la variabilità del colore che gli altri
scartano come disturbo all'unità plastica". Quasi
un manifesto dell' idea dell'arte dello scultore
siciliano.
Nato nell'estremo sud dell'isola, a Mazzara del Vallo
(TR) nel 1920, Consagra studia all' Accademia di Belle
Arti di Palermo. Mentre la guerra finisce, nel 1944, si
trasferisce a Roma, dove lavora nello studio di
Mazzacurati e in quello di Guttuso. In quei mesi
aderisce all' astrattismo. Nel 1947, insieme con Ugo
Attardi, Pietro Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato
e i siciliani Carla Accardi e Antonio Sanfilippo, fonda
il movimento Forma 1, che teorizzava la lezione dell'
astrattismo, appresa durante un viaggio parigino
organizzato dalla gioventù comunista. "Trovammo lì
la chiave che cercavamo" ricorderà Consagra tanti
anni dopo. E la chiave fu l'aver conosciuto artisti come
Brancusi, Pevsner, Arp; l' aver osservato i lavori in
ferro di Julio Gonzales, sbirciato nello studio di
Picasso, compiuto un giro nelle maggiori gallerie
d'arte, che riaprivano dopo la guerra, fino a una
significativa visita all'atelier di Giacometti.
Al ritorno del viaggio, in quello 'stanzino', che lo
scultore condivideva con Renato Guttuso in via Margutta,
nascono le sculture astratte di Consagra, caratterizzate
da ora in poi dalla ricerca della frontalità,
innovativa e rivoluzionaria riduzione ad unico punto di
vista per la scultura. Nasceranno così le strutture
metalliche di spessore che varia da parecchi metri a un
millimetro, blocchi di legno, marmi, sculture
monumentali o leggere come l'aria, preziosissimi
gioielli; e ancora le serie dei Colloqui, i Piani
sospesi, i Piani appesi, i Ferri trasparenti, gli
Addossati, le Sottilissime, fino a giungere all'idea
della Città frontale, che in Sicilia a Gibellina - dove
ha chiesto di essere sepolto - divenne la straordinaria
scenografia dell'Oedipus Rex , nel 1988, con quarantotto
sagome disposte su tre livelli.
La sua carriera non è stata avara di riconoscimenti.
Nel 1948 è tra gli organizzatori della mostra Arte
Astratta in Italia. Nel 1950 è invitato per la prima
volta alla Biennale di Venezia, alla quale parteciperà
anche nel '52 e nel '54, e con una sala personale nel
'56, '60 e '72. Alla XXX Biennale di Venezia riceve il
Gran Premio internazionale della scultura.
Nel corso della sua intensa attivita' partecipa ad
importanti mostre internazionali in Europa e negli Stati
Uniti (Palais des Beaux Arts di Bruxelles; World House
Gallery e Malborough Gerson Gallery di New York; Galerie
de France, Parigi; Boijmans van Beuningen Museum di
Rotterdam). All'Eremitage di San Pietroburgo - dove
brillano i capolavori di Antonio Canova - porta una
scelta di sculture e la Porta del Cremlino.
Parallela all'attività principale di scultore si
sviluppa anche la sua vena di scrittore. Pubblica vari
scritti tra cui: "La necessità della
scultura" (1952), "La città frontale" e
"Vita mia" (1980). Nel 1966, il Palazzo di
Brera a Milano, ospita la grande Porta in ferro (6x8 m)
in occasione della mostra "Consagra. Scultura e
Architettura".
Per la ricostruzione di Gibellina nel Belice realizza
nel 1981 una grande Stella, alta 24 metri, in acciaio
inox. Fra le sue ultime grandi opere, nel 1998, esegue
una scultura in marmo, dedicata a Giano, alta più di
cinque metri, situata a Largo Santa Susanna a Roma. Il
Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo ha
insignito della medaglia d'oro come Benemerito della
Cultura e dell'Arte.
(da
Exibart del 18.07.2005)
Margherita Manzelli a Milano
Margherita Manzelli (Ravenna, 1968) è senza dubbio una
delle pittrici italiane più rappresentative della sua
generazione. Da anni procede in una ricerca costante che, di
lavoro in lavoro, interroga e modula la figura umana
femminile.
Le sue donne dai corpi gracili sono come attrici condannate a
rappresentare personaggi che non hanno mai età e identità
ben definite. Fanciulle sospese in un tempo che sembra
oscillare continuamente tra l’adolescenza all’età matura.
Ed è proprio qui che l’artista sapientemente interviene,
poiché le è sufficiente un dettaglio, una postura o un
particolare del viso per palesare e insieme negare il dato
anagrafico.
Un’altra costante, rintracciabile anche nei lavori esposti
in questa personale, risiede nel limite. La Manzelli
sembra sempre interessata ad individuare un punto, un confine
-reale o arbitrario- che improvvisamente innesca un mutamento.
Accade così di avvertire l’appartenenza dei soggetti ad una
duplice dimensione, allorché le figure, posate su limiti di
tipo spaziale o architettonico, sembrano quasi in procinto di
scivolare da quella situazione per cercarne una nuova.
In questa mostra la ricerca di un punto che condizioni
l’immagine sembra così accostarsi al dato luminoso. “il
buio sbiadisce, la luce delimita” indica già nel titolo
della mostra un tema, che è in effetti il filo rosso che lega
le due tele ad olio esposte. Entrando nello spazio della
galleria si è subito accolti dai due lavori, differenti per
dimensione. Nel primo grande dipinto la figura femminile
occupa un piccolo posto nell’immagine, sembra come deposta
su di un altare. La luce algida ne descrive e ne sottolinea
l’anatomia scarna, enfatizzandone lo stare precario, persino
scomodo del soggetto, che indirizza verso lo spettatore uno
sguardo enigmatico. Ma lo sguardo non è l’unico mistero di
quest’immagine. Altrettanto remoto appare lo strano oggetto
sul quale la figura poggia le spalle e il capo: quasi le
spoglie di una crisalide, delle ali avvizzite, o un elemento
fitomorfo come una rosa metallica? L’intera scena è lambita
da una luce diagonale che le conferisce un’aura sacrale.
Eppure, se da un lato, una simile illuminazione e la
disposizione quasi luttuosa del corpo conferiscono un aspetto
spirituale e meditativo alla figura, l’esplosione di segni,
scarabocchi e cartoonesche presenze che costellano lo sfondo,
sottraggono l’intera composizione ad una lettura
completamente escatologica per consegnarla ad una dimensione
di ulteriore mistero.
Nel dipinto più piccolo, il soggetto femminile è una vera e
propria apparizione dal buio: il corpo inquadrato, un busto,
sembra immerso in un mondo di ombra. Appena si scorgono le
spalle, i seni e il copricapo appuntito, che, insieme alla
sciarpa, inquadra il viso triangolare (esattamente speculare
al triangolo di buio rappresentato dal cappuccio). Il viso
della ragazza sembra qui una maschera di cera, riscaldata da
una luce confinata al centro del volto che ne racconta i
lineamenti pronunciati, la consistenza burrosa e gli occhi
lucidi.
fino al fino al 29 luglio 2005 e dal 6 settembre fino al 30
settembre 2005
Margherita Manzelli
Guenzani Viamelzo5
Via Melzo, 5 – 20129 Milano
Orario: dal mercoledì al sabato ore 15-19
Mese di luglio: dal mercoledì al venerdì, dalle 15 alle 19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229409251; info@studioguenzani.it
; www.studioguenzani.it
17.07.2005
Rebecca
Horn espone "BODYLANDSCAPES" a Londra.
“Bodylandscapes: Drawings, Sculptures, Installations 1964 - 2004” è la prima mostra incentrata
sul ruolo fondamentale che ha avuto e che ha il disegno nel lavoro di Rebecca Horn (1944),
ospitata dalla Hayward Gallery di Londra fino al 29 agosto.
25 tra sculture e installazioni e 80 lavori su carta, avvicinati alle rispettive realizzazioni, per
testimoniare l’importanza del procedimento grafico nei film e nelle performance più celebri
dell’artista tedesca. Occasione questa che vede l’esordio di due nuove installazioni
sonore, Light Imprisoned in the Belly of the Whale (2002-2005) e Cinema Verité (2005), realizzate
in collaborazione col giovane compositore Hayden Chisholm.
Info:
www.hayward.org.uk
Dalla presentazione del sito ufficiale della "Hayward
Gallery":
Foto:
Rebecca Horn 'Pencil Mask' 1972, Tate, London
<<Rebecca Horn is a leading figure in
international contemporary art and has created mesmerising
works in a variety of media for over three decades.
Bodylandscapes explores Horn’s continual investigation
into the human body its emotional trajectories and its
physical limitations and shows for the first time the
importance of drawing in her practice.
Rebecca Horn’s interest in the body intensified in the
late 1960s after long stays in hospitals and sanatoriums
following a serious illness. This influence can be seen
throughout the exhibition from kinetic sculpture to
schematic drawings, from poetry to performance. Anticipation
and precise timing combine to create a tension that
heightens our sensory awareness and produces an
unforgettable and breathtaking experience.
Rebecca Horn Moon Mirror
St Paul's Cathedral 27 June - 13 July
In conjunction with Rebecca Horn Bodylandscapes and forming
part of a series of art installations developed for the City
of London Festival, St Paul's Cathedral will show Rebecca
Horn's spectacular installation, Moon Mirror.
Light, mirrors, poetry and music combine in this
floor-to-celing installation that invites viewers to gaze
into a seemingly infinite well.>>
16.07.2005
"ILTEATRO
DELL'ARTE" a Villa Manin di Passariano(Udine)
IL TEATRO
DELL’ARTE
CAPOLAVORI DALLA COLLEZIONE DEL MUSEO LUDWIG DI COLONIA
A cura di Villa Manin Centro d'Arte Contemporanea &
Museum Ludwig di Colonia
9 giugno – 6 novembre 2005 / Orari: 9.30 - 19.30 (fino al
18.9)10 - 18 (dal 20.9) chiuso lunedì
Questa mostra rappresenta la seconda importante
collaborazione di Villa Manin con le principali
istituzioni museali del mondo. Villa Manin ospita i
capolavori del Museo Ludwig di Colonia, una delle più
importanti collezioni d’arte moderna e contemporanea
d’Europa. La mostra comprende opere di pittura,
scultura, fotografia e video di artisti che hanno
segnato la storia dell’arte del Novecento: da
Francis Bacon a Gerhard Richter, da Renato Guttuso a
James Rosenquist, da Pablo Picasso a Bill Viola.
Attraverso un allestimento che dialoga con
l’architettura della villa, Il Teatro dell’Arte
rappresenta un panorama completo ed eterogeneo sulle
tendenze e le tematiche che hanno caratterizzato il
Ventesimo secolo. L'arte come un palcoscenico sul
quale, attraverso le visioni degli artisti, si svolge
la commedia della storia e della vita. Villa Manin con
il suo passato si trasforma in una scenografia
fantastica che sottolinea il valore del pensiero umano
e della sua creazione.
Opere di: Pawel Althamer, Francis Bacon, Stephan
Balkenhol, Georg Baselitz, Max Beckmann, Joseph Beuys,
Erik Bulatov, Walter De Maria, Rineke Dijkstra, Otto
Dix, William Eggleston, Isa Genzken, Franz Gertsch,
Alberto Giacometti, Gilbert and George, Bruno Goller,
Renato Guttuso, Georg Herold, Heinrich Hoerle, Jörg
Immendorff, Ilya Kabakov, On Kawara, Bodys Isek
Kingelez, Martin Kippenberger, Per Kirkeby, Konrad
Klapheck, Yves Klein, Komar & Melamid, Maria
Lassnig, Boris Mikhailov, Nam June Paik, AR Penck,
Pablo Picasso, Sigmar Polke, Gerhard Richter, James
Rosenquist, Mimmo Rotella, Niki De Saint-Phalle,
August Sander, Tino Sehgal, Wolfgang Tillmans, Jean
Tinguely, Bill Viola.
GILBERT AND GEORGE - WALTER DE MARIA
Museum Ludwig Cologne / Ludwig Donation
foto Sillani, 2005
PAWEL
ALTHAMER
Museum Ludwig Cologne
foto Sillani, 2005
BODYS ISEK KINGELEZ
Museum Ludwig Cologne
foto Sillani, 2005
MARTIN KIPPENBERGER
Loan Museum Ludwig Cologne
foto Sillani, 2005
LUNA PARK. Arte
Fantastica
SCULTURE NEL PARCO
A cura di Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto
9 giugno – 6 novembre 2005 / Orari: 9.30 - 19.30 (fino al
18.9)10 - 18 (dal 20.9) chiuso lunedì
Progetti specifici di 12 artisti internazionali
pensati per il parco di Villa Manin
Nel parco storico di Villa Manin un gruppo di
artisti internazionali presenta sculture e
installazioni che s’ispirano al tema del gioco e
coinvolgono il pubblico in un percorso di scoperta,
esperienza e divertimento. Gli artisti intervengono in
zone distinte del parco - sui prati, lungo i sentieri,
tra gli alberi e la vegetazione – e intrecciano
armonicamente le opere con il paesaggio naturale. Le
forme e le strutture create richiedono il
coinvolgimento dei visitatori che possono
attraversarle, abitarle e interagire con esse in modo
molteplice e spesso inaspettato: panchine colorate,
enormi piante carnivore, tiri a segno, giochi da
tavola in versione gigante, ombrelli mimetici, ecc. La
partecipazione diretta del pubblico e l’aspetto
ludico degli interventi artistici rappresentano i fili
conduttori di Luna Park. Arte Fantastica,
un’iniziativa mirata a rendere il meraviglioso parco
di Villa Manin un luogo sempre più aperto e
coinvolgente per i visitatori, un punto d’incontro e
di interazione, una realtà attiva che si trasforma
dinamicamente nel tempo.
Opere di: A12, Petra BLAISSE, CLIOSTRAAT, Alberto
GARUTTI, Gabriel OROZCO, Paola PIVI, Tobias REHBERGER,
Tomas SARACENO, Andreas SLOMINSKI, Monika SOSNOWSKA,
Rirkrit TIRAVANIJA, Patrick TUTTOFUOCO.
PAOLA PIVI
Untitled (slope)
A12
Catapulp-Catapuppet, 2005
foto Sillani, 2005
RIRKRIT TIRAVANIJA
Teahouse / Casa del Thè
GABRIEL OROZCO
Go 4 no borders
foto Sillani, 2005
15.07.2005
"IMMAGINI
DALL'IRAN" al Museo Comunale d'Arte
Contemporanea "Pino Pascali" di Polignano a
Mare (Bari)
Occasione
unica in Italia per vedere un
interessante panorama
sull’arte contemporanea
iraniana
orario:
dal giovedì alla domenica
19,30-22,30
(possono variare, verificare
sempre via telefono)
vernissage:
2 luglio 2005. ore 19,30
(da
Exibart )
Occasione
unica in Italia per vedere un interessante
panorama sull’arte contemporanea
iraniana. Un’attenta selezione di
video-artisti iraniani provenienti dal
prestigioso Museo d’Arte Contemporanea
di Teheran, accreditato tra i migliori e
più attivi Musei di Arte Contemporanea
oggi, con lo scopo di far conoscere le
opere di veri talenti sia emergenti che
affermati da tempo. La video-arte iraniana
è ancora poco conosciuta in Occidente se
si esclude il successo internazionale di
Shirin Neshat, Premio Leone d’Oro alla
Biennale di Venezia del 1999 che ne ha
consacrato il successo internazionale, la
giovane artista vive a New York dalla
rivoluzione komeinista, le sue opere,
quasi introvabili in Italia, sono
richieste nei principali Musei e
collezioni di livello internazionale e
ruotano intorno alla figura della donna :
famosa la serie delle ’Donne di Allah’
presenti in mostra.
Ma il vero e unico riferimento per le
nuove generazioni di video-artisti
iraniani rimane Abbas Kiarostami, colui
che ha trasposto nel cinema il linguaggio
della poesia e di una narrazione sul filo
di un realismo magico. Il regista di film
come Il sapore della ciliegia (Palma
d’oro a Cannes), Il vento ci porterà
via ,(Gran Premio della Giuria a Venezia)
sino all’ultimo capolavoro in Tickets
(con Ken Loach ed Ermanno Olmi) è
presente in mostra con un’inedita
video-installazione dedicata ancora una
volta al tema a lui molto caro,
dell’infanzia. Per noi italiani una rara
occasione per varcare i confini dettati
dagli stereotipi mediali, per avvicinarci
ad una cultura dalle radici antichissime e
conoscere da vicino gli artisti iraniani
che rivelano un uso avanzato dei linguaggi
dell’arte al passo con le più
innovative espressioni occidentali. Nella
rassegna vi è una prevalenza di donne
anche molto giovani e impegnate a mettere
in luce il difficile compito della donna
all’interno della società islamica. Un
esempio è riscontrabile nelle
installazioni di Minou Amirsoleimeni e
Mahshid Mussavi(presenti
all’inaugurazione) profondamente legate
alle proprie tradizioni, le due artiste
mettono in scena i grandi miti persiani,
la simbologia della fede, della preghiera,
la difficile convivenza tra le diverse
culture.
Per i Presìdi del Libro il prof. Angelo
Dellisanti proporrà al pubblico un
percorso critico attraverso la recensione
di tre libri sulla Persia di ieri e
sull’Iran di oggi: “Il giardino delle
rose” del poeta sufi Sa’di; “Poesie
mistiche” di RUMI “La grande casa di
Monirrieh”di Bijan Zarmandili.
Interviene Younis Tawfik scrittore e
docente di Letteratura Araba presso
L’Università degli Studi di Genova.
15.07.2005
(da
Exibart)
E’ Joseph Kosuth il protagonista delle
nuova tappa espositiva del Torrione Passari di
Molfetta. L’artista propone all’interno delle
due sale della torre un percorso di scritte al
neon azzurre, in cui il termine “segnefecate”
(significato in dialetto molfettese) viene
ripetuto in diverse lingue (tedesco, giapponese,
ungherese) lungo le pareti. Fino ad arrivare alla
parola nascosta oltre il foro centrale.
Le scritte luminose, lungi dal rappresentare una
decorazione della torre, restituiscono l’idea
stessa dello spazio in quanto soggetto e contenuto
della visione. Si tratta di un dispositivo
tautologico che interagisce con l’architettura e
con il pubblico: chiunque potrà farsi un’idea
del luogo a partire dalle parole luminose, nuove
unità significanti percepite come stimolatori
d’idee, relazioni, abitudini e connessioni.
Joseph Kosuth
Molfetta (BA), Torrione Passari (centro storico,
vicino al Duomo)
opening: 16 luglio 2005, h. 19
fino al 10 Settembre 2005
orari: tutti i giorni, h. 11-13; 19-22
info: associazione culturale @rtistika ; fax
080.397.55.97
ufficio relazioni con il pubblico, tel.
080.334.90.52; numero verde 800.017383 www.protagonistidellarte.it info@protagonistidellarte.it
14.07.2005
Kiki Smith
Homespun Tales
Storie di occupazione domestica
Il
progetto Al
terzo piano della
Fondazione Querini
Stampalia Kiki
Smith propone una
personale
riflessione sulla
casa veneziana.
Traendo
ispirazione dalla
ricca collezione
di ritratti
diPietro Longhi,
Antonio Canova,
Giovanni Bellini e
altri artisti
collocata al piano
sottostante, nelle
stanze in cui
duecento anni fa
viveva il Conte
Giovanni Querini,
Kiki Smith cuce
insieme frammenti
di una struggente
storia domestica.
Riprendendo
elementi
caratteristici
della dimora
nobiliare
veneziana –
dipinti, mobili,
specchi – e
spirandosi alle
tradizioni
estetiche
americane, a
partiredall’epoca
coloniale,
attraverso gli
anni Venti e gli
anni Trenta fino
al presente,
l’artista crea
una nuova
narrazione capace
di mettere in luce
l’intraprendenza
di un bricolage
casalingo.
In un gioco di
continui richiami,
mimando e imitando
diversi elementi
presenti nella
collezione, Kiki
Smith dipana la
sua personale e
apparentemente
disordinata storia
di nostalgia di
una vita
domestica, un
habitat tessuto a
mano in cui è
possibile udire
l’eco di tempi e
luoghi del
passato, in cui si
può rintracciare
il fascino
dell’insonnia,
disordine e
decorativo
squallore, storie
di vita precaria e
di occupanti
abusivi, di donne
pensionanti e
senza fissa
dimora.Il
progetto, a cura
di Chiara Bertola,
si avvale della
sponsorizzazione
di Montblanc ed è
stato realizzato
con il supporto
della galleria
Pace Wildenstein
di New York.
La
Fondazione Querini Stampalia e
l'Arte Contemporanea La Fondazione,
centenaria e prestigiosa
istituzione veneziana, famosa per
la sua storica Biblioteca e per la
Casa-Museo della famiglia Querini
Stampalia, ha sviluppato negli
ultimi anni una forte e costante
sensibilità verso l’arte
contemporanea, nella convinzione
che lo sguardo degli artisti più
interessanti e più sensibili
possa aiutare a capire non
soltanto il tempo in cui viviamo,
ma anche a vedere in modo diverso
il nostro stesso passato. Agli
artisti viene chiesto di lavorare
a partire da un luogo segnato dal
tempo, un luogo che è immenso
serbatoio di memoria, su spazi
architettonici in cui convivono,
stratificati con l’edificio del
Cinquecento, gli interventi di
Carlo Scarpa e di Mario Botta. Un
luogo al cui interno – come in
un gioco di scatole cinesi – si
aprono spazi sempre diversi e
insospettabili oltre e dentro
quello storicamente dato.
Brevi cenni
biografici sull'artista Kiki Smith nasce a
Norimberga in Germania nel 1954. Figlia
dell’artista americano Tony Smith e
della cantante Jane Lawrence, Kiki Smith
cresce nel New Jersey. Il suo linguaggio,
fortemente evocativo e capace di esprimere
la vita contemporanea, affonda le radici
nelle rappresentazioni anatomiche del
corpo umano così come nei racconti
mitologici, nei bestiari e nelle
cosmologie, in atmosfere medievali e
fiabesche, in oggetti di culto
appartenenti alle più diverse culture,
nella storia e nel femminismo. Innovativa
e indipendente, nei suoi lavori Kiki Smith
utilizza i più diversi supporti e
materiali: dal vetro al gesso, dalla
porcellana alla ceramica, dal bronzo alla
carta e attraverso questa attività occupa
ormai da tempo un posto di rilevo nel
panorama dell’arte contemporanea. Una
sua grande mostra retrospettiva dal titolo
Kiki Smith: Prints, Books and Things si è
tenuta tra il 2003 e il 2004 al Museum of
Modern Art - Queens di New York. Nel 2000
Kiki Smith riceve la Skowhegan Medal per
la scultura e nello stesso anno viene
introdotta all’America Academy of Art
and Letters. I suoi lavori sono presenti
nelle collezioni di molti musei, tra cui
il Museum of Modern Art e il Metropolitan
Museum of Art di New York, il Musée
National d’Art Moderne Centre Georges
Pompidou di Parigi e il Museo di Arti
Applicate di Vienna. Kiki Smith vive e
lavora a New York.
Scheda tecnica
della mostra TITOLO: Homespun Tales.
Storie di occupazione domestica di Kiki
Smith.
CURATORE: Chiara Bertola, consulente per
l’Arte Contemporanea della Fondazione
Querini Stampalia.
SPONSOR: Montblanc.
COLLABORAZIONE: Furla per l’Arte,
Bologna Gondrand Spa, Torino Grafiche
Veneziane, Venezia Pace Wildenstein
Gallery, New York
UN GRAZIE PARTICOLARE A: Assicurazioni
Generali, Venezia; Cantine Bonotto delle
Tezze, Treviso; Galleria Raffaella
Cortese, Milano; Gruppo Fallani, Venezia;
Galleria Barbara Gross, Monaco; Galleria
Lorcan O’Neill, Roma
SEDE: Fondazione Querini Stampalia,
Venezia, Campo Santa Maria Formosa,
Castello 5252.
PERIODO DI ESPOSIZIONE: inaugurazione 8
giugno 2005 ore 18. Dal 9 giugno 2005
all’11 settembre 2005
ORARIO: dalle 10 alle 18. Il venerdì e
sabato dalle 10 fino alle 22. Chiuso il
lunedì
INGRESSO: intero 6 euro, ridotto 4 euro
PER INFORMAZIONI:
Fondazione Querini Stampalia
tel. centralino 041 2711411, ufficio
stampa 041 2711441 ufficiostampa@querinistampalia.org
Ufficio Stampa MontblancAttila &
CoGiulia Baragiola
tel 0234970756 giulia.baragiola@attila.itwww.montblanc.com
13.07.2005
Intersezioni. Cragg Fabre Paladino, Sculture al Parco
Archeologico di Scolacium
Roccelletta di Borgia
(Catanzaro), Dal 18 giugno al 9 ottobre 2005
Venerdì 17 giugno si è
inaugurata al Parco Archeologico di Scolacium, a
pochi chilometri da Catanzaro, Intersezioni, la
mostra che ha l'obiettivo di proporre una nuova
fruibilità dell'arte sottolineando la relazione
tra il patrimonio archeologico e l'esperienza di
tre fra i più significativi scultori
contemporanei, Tony Cragg (Liverpool, 1949), Jan
Fabre (Anversa, 1958) e Mimmo Paladino (Paduli,
1948).
Il progetto espositivo, a cura di Alberto Fiz, è
organizzato dall'Assessorato alla Cultura della
Provincia di Catanzaro con la collaborazione della
Regione Calabria, della Direzione Regionale per i
Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria e
del comune di Borgia.
Intersezioni sviluppa un rapporto sinergico tra
passato e presente attraverso l'intervento degli
artisti che hanno saputo dare nuovi significati
metamorfici a un luogo ricco di storia e di
memoria. "La mostra", spiega l'Assessore
alla Cultura della Provincia di Catanzaro Maurizio
Rubino, "s'inserisce in un ampio progetto
volto alla promozione del patrimonio archeologico
della Calabria e alla diffusione dell'arte
contemporanea".
Cragg, Fabre e Paladino hanno studiato tre
specifici progetti all'interno del Parco
Archeologico di Scolacium. Questo è il nome del
luogo che deriva da Minervia Scolacium, la colonia
romana che s'installò nel 123-122 a.C. sulla città
greca di Skilletion.
"In quest'occasione", spiega il
Presidente della Provincia di Catanzaro Michele
Traversa, "il luogo diventa non solo la sede
espositiva ma il punto focale di un'indagine tesa
a recuperare un'unitarietà che in apparenza
appare perduta".
Sono oltre 40 i progetti esposti di cui alcuni
realizzati appositamente per quest'occasione.
Se le imponenti sculture di Cragg, cariche di una
monumentalità al tempo stesso fantastica e
organica, trovano la loro collocazione ideale nel
Foro, ovvero la piazza principale della colonia
Minervia Scolacium, le figure arcaiche e
primordiali di Paladino dialogano alla perfezione
con il Teatro romano realizzato nel I e nel II
secolo d.C., mentre le opere misteriose e
stranianti di Fabre entrano metaforicamente in
armonia con la spiritualità della Basilica di
Santa Maria della Roccella, uno dei più
significativi monumenti medievali della Calabria.
"I tre artisti, pur con linguaggi e approcci
diversi, condividono medesime problematiche. Cragg,
Fabre e Paladino, infatti, emanano, attraverso le
loro opere, una forte energia vitalistica in un
confronto con la dimensione temporale e
spaziale", spiega Alberto Fiz. "Questo
consente di realizzare un'operazione duplice dove
la ricerca contemporanea s'innesta sul territorio
creando nuovi percorsi visivi e nuove
suggestioni".
I tre artisti hanno progettato il loro intervento
in relazione alle caratteristiche di uno spazio
particolarmente ricco di suggestione. Cragg ha
scelto di presentare una serie di opere realizzate
tra il 1999 e il 2003 dove si evidenzia un
tracciato caratterizzato da continui rimandi
all'aspetto geometrico e organico della materia.
Tra le grandi sculture scelte da Cragg si
distingue Wirbelsaule del 1999, mai esposta prima
d'ora, Early Forms del 2001, Cast Glances del 2002
oltre a Untitled del 2000, un lavoro in arenaria
rossa di 16 tonnellate caratterizzato da una serie
di stratificazioni che ne modificano la
prospettiva."Attraverso il tempo gli oggetti
diventano residui della propria cultura d'origine,
portando con sé il ricordo della conoscenza e
dello spirito di chi li ha creati", afferma
Cragg.
Per quanto concerne Fabre, la Basilica diventa il
punto focale della sua elaborazione plastica
caratterizzata da continue metamorfosi. Se in cima
alla Basilica verrà collocato L'uomo che misura
le nuvole, una grande scultura in bronzo che
sembra entrare in relazione con l'ultraterreno,
l'artista belga ha progettato per l'occasione I
motori dell'anima del 2005, una nuova
installazione con motori e cinque teschi di
scarabei.
Si tratta di un'opera fortemente simbolica dove,
come spiega Fabre, "l'idea è quella di una
fusione tra l'energia fisica e quella mentale. A
rappresentare l'energia fisica e pulsante sono i
motori, mentre l'energia spirituale è
simboleggiata dalla Basilica".
Ad occupare il Teatro è Paladino che per
l'occasione ha realizzato una specifica
installazione
dove lo spazio antico viene animato da presenze
silenziose e inquietanti, fantasmi di un passato
collettivo. Si tratta de I Dormienti collocati sui
gradoni del teatro come spettatori muti. Le 15
opere in terracotta creano un universo autonomo e
suggestivo che entra in relazione con gli attori
della scena, ovvero i Testimoni, quattro grandi
figure in bronzo severe e ieratiche.
Nella parte alta del teatro, Paladino ha deciso di
collocare un grande Elmo che sintetizza l'universo
mitico e simbolico proprio della sua indagine.
"La mie opere non creano fratture e fanno
parte del continuum temporale diventando parte
integrante di un paesaggio caratterizzato da
stratificazioni e sovrapposizioni, come testimonia
proprio il Parco Archeologico di Scolacium",
spiega Paladino.
Tony Cragg, che nel 2003 ha presentato le sue
opere in una grande mostra al Macro di Roma, nel
1988 ha rappresentato la Gran Bretagna alla
Biennale di Venezia e quello stesso anno ha vinto
il Turner Prize. Ha esposto, tra l'altro, al Museo
d'Arte Contemporanea di Nizza, al Reina Sofia di
Madrid, alla Royal Academy di Londra, al Museo
Cantonale di Lugano, al Museo d'Arte Moderna di
Tokyo, al Museo di Grenoble, alla Tate Britain di
Liverpool e al Guggenheim di Venezia. Sarà lui a
realizzare la scultura simbolo delle Olimpiadi
invernali previste a Torino nel 2006.
Jan Fabre è stato invitato per la prima volta
alla Biennale veneziana nel 1984. Ha
successivamente preso parte a Documenta IX di
Kassel, alla Kunsthalle di Basilea e,
recentemente, ha esposto con una personale alla
Galleria d'Arte Contemporanea di Bergamo, allo
Stedelijk Museum di Gand e al Museo d'arte
contemporanea di Lione. Fabre si occupa di arte
visiva, scrittura e teatro e nel 2005 è
co-direttore artistico del Festival di Avignone.
Mimmo Paladino ha partecipato alla sua prima
Biennale veneziana nel 1980. Ma vanno ricordate la
rassegna alla Lenbachhaus di Monaco, le mostre al
Kunstmuseum di Basilea, alla Galleria d'Arte
Moderna di Bologna e alla Royal Academy di Londra.
Va, inoltre segnalata, la grande installazione
Montagna di sale realizzata a Napoli, la personale
al Centro d'Arte Contemporanea Luigi Pecci di
Prato nel 2002-2003. Paladino è membro onorario
della Royal Academy di Londra e le sue opere sono
collocate in permanenza in alcuni dei principali
musei internazionali tra cui il Metropolitan
Museum di New York. Nel 2005 la Loggetta
Lombardesca di Ravenna ha ospitato una sua
personale che affronta il rapporto con il teatro
dal titolo Mimmo Paladino in Scena. Sino al 31
agosto 2005 espone al museo Ca' Pesaro di Venezia.
Intersezioni. Cragg Fabre Paladino, Sculture al
Parco Archeologico di Scolacium
Curatore: Alberto Fiz
Organizzazione: Assessorato alla Cultura della
Provincia di Catanzaro in collaborazione con
Regione Calabria della Direzione Regionale per i
Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria e
del comune di Borgia.
Periodo:18 giugno-9 ottobre 2005
Sede: Parco Archeologico di Scolacium (Roccelletta
di Borgia-Catanzaro)
Orari: tutti i giorni 10-20,30; Ingresso:libero
Telefono del Parco: 0961/391356
Catalogo:Electa con testi in italiano e inglese
Fotografie di Attilio Maranzano
L'artista
inglese ha progettato di trasformare con le sue sculture
il Foro, ovvero la piazza principale della colonia Minerva
Scolacium dove, in origine, erano collocati i
monumenti più importanti, tra cui il Capitolium
(era il monumento religioso di maggior significato).
In
questa circostanza Cragg ha voluto animare questo luogo
dove sono conservati i resti dell'antica civiltà con
una serie di opere plastiche che indagano le molteplici
relazioni tra l'essere umano e il suo ambiente.
Usufruendo di un'ampia selezione di materiali e di
tecniche scultoree, l'artista tematizza la complessa
connessione tra la figura, l'oggetto e il paesaggio che,
per Cragg, include sia sistemigeologici e microbiologici sia elementi
provenienti dal mondo urbani e industriali.
Sono
opere misteriose ed enigmatiche quelle collocate nel
Foro dove Cragg, pur evitando qualunque riferimento
simbolico, fa emergere il continuo riferimento a forme
arcaiche o primordiali come avviene in Box
del 1999 o in Early
forms del 2001. L'armatura (nel caso di Box)
o la colonna (nel caso di Early
forms) diventano il punto di partenza per la
creazione di strutture formali completamente libere che
mantengono intatto il ricordo della conoscenza e della
memoria storica.
In
altre circostanze, come in Column
del 2003 di 290 centimetri d'altezza, ci troviamo di
fronte a ipotetiche sovrapposizioni di strati geologici
che consente all'opera di assumere forme inaspettate e
continuamente cangianti tanto da creare un dialogo
intenso con le sovrapposizioni linguistiche che
caratterizzano il Parco di Scolacium.
Column fa
parte della serie Rational
beings a cui appartengono anche Cast
Glances del 2002, Species
del 2003 e Out of
sight, Out fo mind del 2003. Sono opere di grande
vitalismo dove la componente irrazionale entra in
relazione con gli elementi geometrici in una fusione tra
aspetti a prima vista incongruenti. "Quello che
m'interessa", ha scritto Cragg, "è il modo in
cui una forma organica e irrazionale si sposa a un
elemento geometrico rigido per dar vita a forme che mi
sembrano colme di riferimenti e sensazioni
eccitanti".Ma tutta la scultura di Cragg va alla ricerca del
punto massimo di estensione come avviene in Out
of sight, Out of mind formata da due elementi in
bronzo (sono alti rispettivamente 300 e 240 centimetri)
che interagiscono tra loro in un dialogo paradossale non
privo d'ironia.
Jan Fabre
L'artista
belga ha occupato metaforicamente la Basilica di Santa
Maria della Roccelletta, uno dei più significativi
monumenti medievali della Calabria. Lo ha fatto
trasformando radicalmente la percezione del luogo, non
più legato ad un tempo immobile ma spazio attivo in
grado di mettersi in relazione con la storia. A
dimostrarlo è proprio la nuova opera concepita da Fabre
per quest'occasione. Si tratta di un'installazione
collocata all'esterno della Basilica composta da 70
motori, 3 teschi e animali impagliati. Come spiega Fabre
"l'idea è quella di giungere ad una fusione tra
l'energia fisica e mentale. L'energia fisica è
rappresentata dal motore mentre l'energia mentale e
spirituale è rappresentata dalla Basilica".
Ma
tutto il progetto di Fabre si sviluppa sinergicamente
con il luogo e in cima alla Basilica viene collocata la
grande scultura in silicone e bronzo del 1988 intitolata
L'uomo che misura
le nuvole, un atto utopico e poetico al tempo
stesso, ma anche profondamente provocatorio. L'uomo, che
ha il colore dell'oro, misura le nuvole con una riga che
tiene orizzontale sopra di sé con le braccia distese.
Così non sappiamo mai bene quale sia lo strumento da
misurare, se l'uomo misura se stesso e si pone in
relazione con i propri limiti o tenta un'impresa
impossibile. Qualunque sia la spiegazione, Fabre ha la
capacità di creare all'interno della Basilica un
percorso labirintico sospeso tra finzione e realtà in
una continua e progressiva metamorfosi. Questo emerge
sia dalla grande installazione di croci in legno
ricoperte di colore blu Tomba
del computer sconosciuto del 1993 sia
nell'installazione collocata all'interno della Basilica Questa
pazzia è fantastica! formata da 7 antiche vasche da
bagno e da 7 gufi in vetro resi blu dall'uso
dell'inchiostro proprio della penna a sfera Bic. Sono
strutture imponenti che sembrano dileguarsi nello spazio
quasi si trasformassero in vascelli fantasma. Lo stesso
avviene per i gufi che Fabre ha voluto utilizzare come
guardiani della Basilica collocandoli sospesi
nell'ambiente. Ma tutto è dominato da un sottile,
instabile equilibrio come testimonia l'angelo realizzato
con centinaia di scarabei che tenta di spiccare il volo
ma è bloccato nello spazio della Basilica tra due
strutture in vetro. "E' un angelo che non può
volare che rimane prigioniero della sua armatura",
spiega Fabre.
Mimmo
Paladino
Mimmo
Paladino ha deciso di realizzare uno specifico progetto
da collocare all'interno del Teatro romano realizzato
tra il I e il II secolo d.C. In questa circostanza il
Teatro diventa esso stesso protagonista di un percorso
espositvo dove il luogo fa emergere la sua componente
ritualistica. Paladino ha collocato sui gradoni
dell'antico Teatro i suoi Dormienti
in terracotta quasi a voler rappresentare il punto di
passaggio tra la vita e la morte. Sono figure umane
accovacciate in posizione fetale che affondano le loro
radici nella memoria di un presente non più
percepibile. Nascondendosi nel silenzio, le immagini si
rifiutano di mostrarsi apertamente alla visione,
spettatori muti della rappresentazione. Una
rappresentazione che prevede di collocare nell'arena del
Teatro quattro grandi sculture in bronzo della serie Testimoni;
il viaggio archetipale dell'artista nell'universo
segnico trova così la sua completa attuazione in queste
figure ieratiche e severe che appaiono avvolte in un
silenzio sospeso. Sono loro gli attori di una messa in
scena che ha per soggetto il tempo e la memoria in un
continuo ripensamento della storia e dei suoi miti. Ma
non è un tempo immobile e i Testimoni,
manifestano
una ritualità visiva che non può essere bloccata a
conferma che il segno sviluppa una propria forza
vitalistica che va oltre gli stili e le epoche. Le
immagini, del resto, sono attratte all'interno di un
campo magnetico dove creano un nuovo sistema formale con
significati reconditi.
In
cima ai gradoni del Teatro, si staglia l'Elmo
di ferro dove il contenitore diventa contenuto evocando
una maschera teatrale di forte suggestione ma non priva
d'inquietudine. E' il fantasma di una presenza
shakesperiana. Come ha scritto il regista Mario Martone
"gli elmi da guerrieri lasciavano immaginare anche
il passaggio delle streghe di Macbeth...E' un elmo
grandioso, come quello di un gigante, dava la sensazione
che tutt'intorno sulle colline si stessero combattendo i
giganti di Goya".
(schede
a cura di Alberto Fiz)
Schedatecnica
ARTISTI:Jan Fabre, Tony Cragg, Mimmo Paladino
STRUTTURA
DELLA MOSTRA:
-
Opere di Fabre all’internodella Basilica
-
opere in pietra e in bronzo di Tony Cragg nel Foro
Romano
-
terrecotte e bronzi di Mimmo Paladino nel Teatro Greco
NUMERO
OPERE:45
INAUGURAZIONE:17 giugno
PERIODO:18 giugno/9 ottobre 2005
INGRESSO:
gratuito
ORARI:
tutti i giorni dalle 9 alle 20,30
INFOMOSTRA:
0961/84342 – 741257
UBICAZIONE:lungo la s.s. 106
a
13 km dal centro storico di Catanzaro
e
a 2 km dal quartiere Lido
PRESENZE
ARCHEOLOGICHE:basilica normanna
teatro
greco
foro romano
necropoli romana
anfiteatro (poco visibile - scavi appena avviati)
ESTENSIONE
DEL PARCO:circa 40 ettari, ma i resti sono concentrati in
un’area molto piu’ ridotta
INDIRIZZO
DEL PARCO:Parco Archeologico di Scolacium
localita’
Roccelletta di Borgia (CZ)
TELEFONO
DEL PARCO: 0961/391356
ORARI
DI VISITA:tutti i giorni dalle 9.00 ad un’ora prima del
tramonto
12.07.2005
(
fonte: EXIBART di martedì 12 luglio 2005)
Ogni opera d’arte sottende un pensiero che a sua volta
implica un’esistenza biologica. Dietro ogni esistenza
e ogni pensiero si cela però un atto creativo ed
evolutivo paragonabile, a sua volta, alla più complessa
e riuscita delle opere d'arte: la vita stessa. Chromosoma,
la grande installazione con la quale Enrico Tommaso
De Paris, artista veneto di nascita ma torinese
d’adozione (Mel, Belluno, 1960) torna alla Biennale di
Venezia dopo la partecipazione alla collettiva Italian
Factory della precedente edizione, è la
trasposizione materiale di questa creazione. L’opera
rappresenta una conquista fisica del territorio urbano
in punti e momenti diversi (tra gli spazi
dell’Arsenale Novissimo quelli della galleria
Traghetto), ma soprattutto una riconquista della sfera
introspettiva. Quella che racchiude i punti oscuri
dell’esistenza, il mistero delle molteplici vite
parallelle e biologicamente simili eppure
incredibilmente -ed incomprensibilmente- differenti.
Quasi un’operazione laboratoriale dal sapore
labilmente empirico, una riproduzione al microscopio
colorata e gigantografica di una delle sezioni che
compongono il Dna di ciascuno di noi. Alla ricerca di un
minimo comune multiplo genetico, in nome del quale
ricollocare i punti di comunione di un’umanità
artistica sempre più globalizzata.
“Il mio lavoro si realizza nella messa in opera di
mobiles e strutture pittoriche parcellizzate e
frazionate. Organizzo segnali e stimoli nell'intento di
costruire un lavoro con un carattere più scientifico
che estetico, più sociale che formale; sento che come
artista questa è la mia funzione nella società”
commenta De Paris. Chromosoma è scomponibile in
strutture parcellizzate; lo scheletro/supporto metallico
delle strutture portanti si snoda imperioso nello spazio
aereo, appeso con corde metalliche agli alti soffitti
dell'Arsenale. Esso scandisce ritmicamente elementi
sferici o ellissoidali di varie dimensioni in cui moduli
assemblabili (i geni, ciascuno identificato da una
numerazione a più cifre che ricorda le componenti
meccaniche di futuribili ingranaggi perfetti) ne
decretano le peculiarità attraverso la posizione
assunta nell'insieme. Il modulo genetico, nell’opera
di De Paris come nell'opera divina, è il motore
propulsore della nostra specificità e della nostra
identità. Ogni modulo, anzi, contiene al suo interno i
principi della vita stessa, dettagliatamente resi
dall'artista ora con la statica teatralità di piccoli
pupazzi che animano plastici multicolor, ora col caos
vitale di video (proiettati da cinque piccoli monitor
dislocati lungo l'installazione) in cui personaggi -tra
i quali De Paris stesso- danzano, cantano e suonano, “producendo
energia”.
Acciaio inox, vetro soffiato, contenitori pirex, legno
pvc, alluminio, cinghie, silicone, plastica e luci
allungano potenzialmente all'infinito la struttura
genetica in progress, frattale di un universo in
espansione sempre più popolato, sempre più esteso e,
prendendo in prestito le parole dell'artista “...riconfigurabile
otticamente e aperto all'interpretazione”. Ogni
tanto piccoli specchietti rotondi spuntano
dall'intricato groviglio di oggetti riflettendo la
nostra immagine, a ricordarci che il risultato ultimo di
questi cervellotici progetti congeniti potremmo essere
noi.
gaetano salerno
mostra visitata il 25 giugno 2005
fino
al 23.VII.2005 Enrico Tommaso De Paris – Chromosoma
Venezia, Spazio Thetis e Galleria Traghetto
Enrico Tommaso De Paris - Chromosoma
A cura di Antonietta Grandesso
Spazio Thetis - Arsenale Novissimo, Castello 2737/F,
Venezia
Orario: 10.00 - 18.00; chiuso il lunedì
Ingresso: Gratuito
Info: Ermanno Tedeschi Gallery, tel. 011 - 4369917, ermanno@etgallery.it
Galleria Traghetto, tel. 041 - 5221188, galleria.traghetto@tin.it
11.07.2005
Bidibidobidiboo
la Collezione per i dieci anni della Fondazione
Dal 31-05-2005 al 02-10-2005
Torino - Guarene d'Alba
BIDIBIDOBIDIBOO
Opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo
31 maggio - 2 ottobre 2005
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, per
celebrare i suoi dieci anni di attività a favore
dell’arte e della cultura contemporanea,
presenta, dal 31 maggio al 2 ottobre 2005, le
opere più interessanti della Collezione Sandretto
Re Rebaudengo riunite per la prima volta nella
mostra BIDIBIDOBIDIBOO, a cura di Francesco Bonami.
150 artisti internazionali, 200 opere, tre sedi
espositive
una importante collezione internazionale
Sono tre gli spazi espositivi che ospiteranno
questa parte della collezione di Patrizia
Sandretto Re Rebaudengo, data in comodato alla
Fondazione: la sede di Torino minimale ed
essenziale progettata da Claudio Silvestrin e
inaugurata nel 2002 (Via Modane, 16) – dal 31
maggio al 2 ottobre -, il settecentesco Palazzo Re
Rebaudengo restaurato e divenuto sede della
Fondazione nel 1997 e attualmente anche residenza
per artisti (Guarene d’Alba, Cuneo) – dal 28
maggio al 2 ottobre -, e uno spazio pubblico della
città di Torino, la Cavallerizza Chiablese e il
Salone delle Guardie (Via Verdi, 9) dove verrà
allestita la sezione video – dal 1 giugno al 3
luglio -.
In mostra gli artisti che hanno tracciato la
storia dell’arte contemporanea dagli anni ’80
ad oggi (in allegato l’elenco completo), tra cui
Doug Aitken, Matthew Barney, John Bock, Angela
Bulloch, i fratelli Chapman, Tony Cragg, Thomas
Demand, Andreas Gursky Mona Hatoum, Damien Hirst,
Gary Hume, Anish Kapoor, William Kentridge,
Barbara Kruger, Sarah Lucas, Paul McCarty,
Reinhard Mucha, Shirin Neshat, Gabriel Orozco,
Gregor Schneider, Cindy Sherman, Sam Taylor-Wood e
fra gli italiani: Stefano Arienti, Simone Berti,
Maurizio Cattelan, Giuseppe Gabellone, Luisa
Lambri, Marzia Migliora, Diego Perrone, Paola Pivi,
Grazia Toderi e Patrick Tuttofuoco. Individuati e
acquisiti in Collezione in anticipo sui tempi,
molti di loro sono successivamente esplosi nel
panorama internazionale e sono oggi contesi dai
principali musei e collezionisti del mondo. Gli
artisti affermati sono affiancati da altri ancora
all’inizio della loro carriera espositiva che
propongono le nuove produzioni, come Avner Ben
Gal, Piotr Janas, Francesco Gennari, Michal
Helfman e Nobuko Tsuchiya. Nella collettiva sono
presenti centocinquanta artisti con circa duecento
opere che rappresentano tutti i media: pittura,
scultura, video, fotografia, installazioni in un
percorso articolato ed esaustivo sull’arte di
oggi.
“Mi sono avvicinata all’arte contemporanea
come collezionista. Poi, nel ’95, è nata la
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per promuovere
i giovani artisti in Italia e all’estero”,
racconta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo,
presidente della Fondazione che porta il suo nome.
“Non credo nelle collezioni da caveau e con
questa mostra desidero presentare una parte
significativa della Collezione, invitando il
pubblico ad avvicinarsi alle opere che hanno
segnato questi ultimi venticinque anni. “
In occasione della mostra verrà pubblicato un
catalogo della Collezione, edito da Skira, con
testi di Francesco Bonami e un’intervista di
Cesare Cunaccia a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.
Lunedì 13 giugno alle ore 11, nell’auditorium
della Fondazione, Jerry Saltz, critico del
settimanale di New York “The Village Voice”,
insieme a Francesco Bonami, incontrerà il
pubblico e parlerà dello stato dell’arte oggi:
collezionismo, musei, aste, gallerie, artisti.
Durante il periodo espositivo verranno inoltre
realizzati percorsi di formazione e laboratori
didattici per approfondire le tematiche proposte
in mostra.
Da nord a sud dell'Italia girovagando per festivals....
SANTARCANGELO
DEI TEATRI
Socìetas
Raffaello Sanzio e Scott Gibbons (Italia/Usa) Concerto The Cryonic Chants
canti e poemi oggettivi, tratti da un impassibile
animale*
prima assoluta
durata 1h - ingresso 13 euro - fuori abbonamento - posti
limitati
Teatro Comandini - Cesena
1 - 2 - 3 luglio, ore 19.30
*spettacolo in programma al Teatro Comandini di
Cesena a partire dal 26 giugno (escluso il 29), ore
19.30.
Lucia Ragni e Antonino Iuorio Le
cose sottili nell’aria
prima assoluta
durata 1h 15’
Teatro Supercinema - Santarcangelo
1 luglio, ore 21.30
2 luglio, ore 21.30
3 luglio, ore 19.30
Egumteatro e Teatro Arsenale di Milano L’omosessuale
o la difficoltà di esprimersi
prima assoluta
durata 1h 10’ - posti limitati
Lavatoio - Santarcangelo
1 luglio, ore 23.30
2 luglio, ore 23.30
3 luglio, ore 21.30
Francesca Proia Buio
luce buio
Qualcosa da Sala
durata 35’ e 20’
Teatro Petrella - Longiano
2 luglio, ore 19.30
3 luglio, ore 17.30
Laboratorio Nove e Luca Camilletti Fine
durata 1h 50’
Teatro degli Atti - Rimini
2 luglio, ore 19.30
3 luglio, ore 19.30
Compagnia Virgilio Sieni Danza e Francesco Giomi Osso
prima assoluta
durata 20’ - posti limitati
Palestra scuola elementare - Santarcangelo
2 luglio, tre repliche ore 19.30 / 21.30 / 22.30 / 23.30
3 luglio, tre repliche ore 19.30 / 21.30 / 22.30 / 23.30
Cosmesi Avvisaglie
di un cedimento strutturale
durata 50’ - posti limitati
Teatro Novelli - Rimini
2- 3 luglio, ore 21.30 repliche straordinarie
ore 22.30
Fanny & Alexander Adescamenti
durata 1h VARIAZIONE
CAUSA MALTEMPO
Lo spettacolo di Fanny & Alexander
da Villa Torlonia - San Mauro Pascoli, sarà trasferito
presso:
Sala dei Filtri - Fabbrica -
Gambettola
2 luglio, ore 22
3 luglio, ore 22 replica straordinaria ore
20.30
Generazione
Scenario
posti limitati
Teatrino della Collegiata - Santarcangelo
5 luglio, dalle ore 19
6 luglio, dalle ore 23
vincitore del PremioScenario
Il deficiente di Gaetano Colella e Gianfranco Berardi
menzioni speciali della giuria 'O Mare Associazione Culturale Taverna Est
11/10 in apnea Compagnia Teatro Sotterraneo
Qualcosa da Sala di Francesca Proia
(Teatro Petrella - Longiano - 2 luglio, ore 19.30 - 3
luglio, ore 17.30)
Sistemi Dinamici Altamente Instabili Bugula
durata 55’
Teatro degli Atti - Rimini
5 luglio, ore 19.30
6 luglio, ore 19.30
Luisa Cortesi e Massimo Barzagli Di
stanze
prima assoluta
durata 1h - posti limitati
Sala dei sacchi - Fabbrica - Gambettola
5 luglio, ore 19.30
6 luglio, due repliche ore 19.30/23.30
7 luglio, due repliche ore 19.30/23.30
8 luglio, due repliche ore 19.30/23.30
9 luglio, ore 17.30
Cane Psicosi
delle 4 e 48. Preludio
prima assoluta
durata 1h 15’ - posti limitati
Sala dei filtri - Fabbrica - Gambettola
5 luglio, ore 21.30
6 luglio, ore 21.30
7 luglio, ore 21.30
8 luglio, ore 21.30 Dal
Premio Ustica per il Teatro
fuori abbonamento VARIAZIONE
CAUSA MALTEMPO
Gli spettacoli dal Teatro all’Aperto - Poggio Berni
saranno trasferiti al Teatro
Supercinema - Santarcangelo
5 luglio, ore 23.30
vincitore Premio Ustica Quattro
Decimopianeta (Napoli)
premio speciale della giuria ‘A noce
Compagnia del Pappicio (Milano)
Raimondo Brandi Security
durata 1h 15’ - ingresso 5 euro - fuori abbonamento
Sferisterio - Santarcangelo
5 luglio, ore 21.30
Fanny & Alexander Vaniada
durata 1h 20’ - posti limitati
Teatro Novelli - Rimini
7 luglio, due repliche ore 19.30/23.30
8 luglio, due repliche ore 17.30/23.30
9 luglio, due repliche ore 21.30/23.30
10 luglio, due repliche ore 17.30/21.30
Amir Reza Koohestani (Iran) Amid
the clouds
prima nazionale
durata 1h 40’
Teatro Petrella - Longiano
7 luglio, ore 21.30
8 luglio, ore 19.30
9 luglio, ore 17.30
Lady Godiva Teatro Napoleone
durata 1h 10’ - ingresso 5 euro - fuori abbonamento
Sferisterio - Santarcangelo
7 luglio, ore 21.30
Mk e Esc (Italia/Francia) Real
Madrid
prima assoluta
durata 40’
Teatro degli Atti - Rimini
8 luglio, ore 19.30
9 luglio, ore 19.30
10 luglio, ore 19.30
Garabombo delle risse Settanta
Vallanzasca
durata 1h 35' – ingresso 5 euro - fuori abbonamento
Teatro all’Aperto - Poggio Berni
8 luglio, ore 21.30
9 luglio, ore 21.30
10 luglio, ore 21.30
Cristian Ceresoli e Antonio Pizzicato Voce
Sola
durata 1h 11’ - posti limitati
Teatrino della Collegiata - Santarcangelo
8 luglio, ore 23.30
9 luglio, ore 23.30
10 luglio, ore 17.30
João Fiadeiro (Portogallo) I
am here
prima nazionale
durata 1h - posti limitati
Lavatoio - Santarcangelo
8 luglio, ore 23.30
9 luglio, ore 19.30
10 luglio, ore 21.30
ore 13,00
Bottega del Vino jazz, wine & gourmet cuisine
RENATO SELLANI TRIO
ore 18,00
Rocca Paolina – Sala Cannoniera
PILSNER URQUELL club RENATO SELLANI TRIO
special guest HILARY KOLE on vocals
ore 19,00
Bottega del Vino wine aperitif & jazz dinner
BROOKS HUBBERT guitar blues, jazz & vocals
ore 20,30
Rocca Paolina – Sala Cannoniera jazz dinner – menu raccontato da GAGGI & GAGGI
THE CRESCENT CITY JAZZ BAND
ore 21,30
Deco Hotel – Ponte San Giovani
RENATO SELLANI TRIO & GIANNI BASSO
ore 20,45
Arena Santa Giuliana PIONEER INVESTMENTS presenta
SERGIO CAMMARIERE
DIANA ROSS
"round midnight"
Teatro Morlacchi MINGUS BIG BAND
Rocca Paolina – Sala Cannoniera
PILSNER URQUELL club “Remembering STAN,AL & ZOOT”
SCOTT HAMILTON & HARRY ALLEN
featuring JOE COHN
with JOHN BUNCH, JOEL FORBES, CHUCK RIGGS
COMUNICATO STAMPA
Poetessa del rock, sacerdotessa del punk, voce autorevole della newwave. Ma soprattutto emblema e icona di
un’epoca: Patti Smith. La cantautrice di Chicago è chiamata a dare il via dal palco di piazza Principessa di
Navarra alla 14° edizione del Festival Rocce Rosse Blues che dal 2 luglio al 3 settembre invita a Santa
Maria Navarrese, Tortolì e Talana (Provincia Ogliastra), alcuni tra i più prestigiosi nomi del panorama
musicale internazionale: Ska-P, Jan Garbarek, John Surman, Giorgia, Willy De Ville, Cousteau, Eric Burdon
and The Animals. Ecco un altro ghiotto assaggio del menù musicale che farà risuonare di note alcuni angoli
della suggestiva costa ogliastrina. Variegata l’offerta musicale. Sarà un’intensa estate di musica a ritmo di
blues, jazz, punk, ska, reggae, canzone italiana d’autore e cabaret.
Il festival sceglie un altro marchio e soprattutto triplica i suoi contenuti, aprendo uno spazio alla prima
edizione di Rocce Rosse Jazz e un altro ai Grandi Eventi Rocce Rosse dedicati alla musica italiana e
al cabaret d’autore.
Ma la kermesse allarga il suo raggio d’azione con parentesi riservate ai sapori e ai gusti della tradizione
ogliastrina. Il programma allestito dall’associazione omonima presieduta da Tito Loi diluisce nell’arco di due
mesi venticinque appuntamenti, per lo più concentrati nei fine settimana, tra piazza Principessa di Navarra a
Santa Maria Navarrese (frazione di Baunei), il teatro San Francesco e la Cattedrale di Sant’Andrea, a Tortolì,
con qualche puntatina in quel di Talana.
Catalizzare l’attenzione sulle bellezze del posto e valorizzare le risorse di un angolo tra i più incantevoli della
Sardegna è l’obiettivo ambizioso che insegue l’associazione culturale.
Secondo la migliore tradizione di Rocce Rosse Blues sarà una serata per appassionati della “musica del
diavolo” quella dell’8 luglio. A Santa Maria Navarrese riecheggeranno le note dell’inno “The House of the risin’
sun” e sul palco ci saranno Eric Burdon & The Animals. Stesso luogo ma atmosfere differenti il 9 luglio con il
R&B contaminato di musica latina, gitana e caraibica, soul e rock del poliedrico Willy De Ville che, c’è da
scommetterci, non mancherà di regalare al pubblico un suo cavallo di battaglia come “Hey! Joe” di Hendrix in
versione “mexican”.
Il 10 luglio la scena sarà tutta per i Cousteau e il loro sound,sempre in bilico tra soul, pop e chamber music
con qualche strizzata d'occhio ai "vecchi leoni" (Pink Floyd e Procol Harum su tutti).
All’interno della rassegna non manca il tributo a De Andrè. Il 16 luglio a Santa Maria Navarrese ecco una
compagine sarda di ben dieci strumentisti, i Malinda Mai che replicano il 7 agosto a Talana, il 14 agosto ancora
a Santa Maria e il 24 a Tortolì. Le serate dedicate all’autore di “La guerra di Piero” si sposta idealmente il 9
agosto alle 21,30 a Santa Maria Navarrese con i Khorakhanè’, formazione di sei musicisti provenienti dalla
Romagna che sarà il 10 agosto di scena a Tortolì.
PROGRAMMA
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02 LUGLIO - PATTI SMITH / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p.za Principessa di Navarra / 20 euro + prev.
08 LUGLIO - ERIC BURDON & THE ANIMALS / 21,30 - S.Maria Navarrese - p.za Principessa di Navarra / 10 euro + prev.
09 LUGLIO - WILLY DE VILLE / 21,30 - Santa Maria Navarrese - pza Principessa di Navarra / 10 euro + prev.
10 LUGLIO - COUSTEAU / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p.za Principessa di Navarra / 2 euro + prev.
16 LUGLIO - MALINDA MAI / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p.zaPrincipessa di Navarra / -
17 LUGLIO - MAHEI ZAPP / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p.za Principessa di Navarra / -
22 LUGLIO - GREG OSBY QUINTET / 21,30 – Tortolì - teatro San Francesco / 10 euro + prev.
23 LUGLIO - JAN GARBAREK & THE HILLIARD ENSEMBLE / 20,00 - Tortolì - Cattedrale Sant’Andrea / 10 euro + prev.
23 LUGLIO - SKA-P / 22,30 - Santa Maria Navarrese – piazza Principessa di Navarra / 15 euro +prev.
24 LUGLIO - JOHN SURMAN e VIGLEIK STORAAS / 21,30 - Tortolì - teatro San Francesco / 10 euro + prev.
24 LUGLIO - FABIO MORGERA / 23,00 - Tortolì - teatro San Francesco / -
29 LUGLIO - DR FEELGOOD / 21,30 - Santa Maria Navarrese – piazza Principessa di Navarra / 10 euro + prev.
29 LUGLIO - AIDA COOPER / 23,00 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / -
30 LUGLIO - GIORGIA / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / 20 euro + prev.
31 LUGLIO - OTIS TAYLOR / 21,30 - Santa Maria Navarrese – piazza Principessa di Navarra / 10 euro + prev.
31 LUGLIO - PAOLO BONFANTI / 23,00 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra
04 AGOSTO - CLAUDIO BATTA / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / -
05 AGOSTO - RUSTIES / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / -
06 AGOSTO - RUSTIES / 21,30 - Tortolì - teatro San Francesco / -
07 AGOSTO - THE WAILERS / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p.za Principessa di Navarra / 15 euro + prev.
07 AGOSTO - MALINDA MAI / 21.30 - Talana - piazza Santa Marta / -
08 AGOSTO - DADO (area ZELIG) più MONSIEUR BUBÈ / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p. Principessa di Navarra
09 AGOSTO - KHORAKHANE’ / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / -
10 AGOSTO - KHORAKHANE’ / 21,30 - Tortolì - teatro San Francesco / -
13 AGOSTO - STEVE ROGERS BAND / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / -
26 AGOSTO - DE GREGORI / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / 20 euro + prev.
27 AGOSTO - PAOLO MIGONE / 21,30 - Santa Maria Navarrese - piazza Principessa di Navarra / 10 euro + prev.
03 SETTEMBRE - FRANCESCO GUCCINI / 21,30 - Santa Maria Navarrese - p.za Principessa di Navarra / 10 euro + prev
Sabato
2
Val di Sella, Malga Costa Mario Brunello, Aldo Cibic, Peter Sadlo,
Markus Stockhausen Fucina Artesella
Progetto speciale: performance di natura, design e
musica
Domenica
3
Lagorài, Rifugio Giovanni Tonini Mario Brunello, Aldo Cibic, Peter Sadlo,
Markus Stockhausen Fucina Artesella
Progetto speciale: performance di natura, design e
musica
Giovedì
7
Dolomiti di Fassa, Rifugio Fuchiade Ghazal
Sabato
9
Parco di Paneveggio Pale di San Martino, Villa
Welsperg Stefano Bollani con Petra Magoni, Monica
Demuru, Cristina Zavalloni, Nico Gori, Mirko
Guerrini, Lorenzo Frizzera, Damiano Puliti, Ares
Tavolazzi, Cristiano Calcagnile Gente in cerca di nuvole
Progetto speciale: omaggio a Fosco Maraini
Domenica
10
Altopiano di Folgaria, Forte Sommo Alto Stefano Bollani con Petra Magoni, Monica
Demuru, Cristina Zavalloni, Nico Gori, Mirko
Guerrini, Lorenzo Frizzera, Damiano Puliti, Ares
Tavolazzi, Cristiano Calcagnile Gente in cerca di nuvole
Progetto speciale: omaggio a Fosco Maraini
Sabato
16
Dolomiti di Fassa, Pian de Schiavaneis Savina Yannatou & Primavera en
Salonico
Giovedì
21
Alpi di Ledro, Rifugio Nino Pernici Triology
Sabato
23
Dolomiti di Fassa, Malga Bocche Banda Osiris & Quartetto Euphoria
Domenica
24
Latemàr, Passo di Lavazè Mamady Keita & Sewa Kan
Sabato
30
Dolomiti
di Brenta, Rifugio Giorgio Graffer Faraualla
AGOSTO<<<<<<<<<<<<<<<<
Martedì
2
Parco di Paneveggio Pale di San Martino, Carigole Sarah Chang & Friends
Sabato
6
Monti Lessini, Malga Fratte Antonella Ruggiero
Coro Valle dei Laghi
Coro Sant'Ilario Echi d'Infinito
Progetto speciale: la montagna cantata
Giovedì
11
Presanella, Rifugio Giovanni Segantini John Zorn
Giovedì
18
Dolomiti di Fassa, Tamiòn Ballaké Sissoko
Sabato
20
Pale di San Martino,
Rifugio Rosetta Giovanni Pedrotti Gianni Coscia
Gianluigi Trovesi
L'ALBA DELLE DOLOMITI<<<<<
Giovedi
14 luglio
Dolomiti di Brenta, Rifugio Silvio Agostini Umberto Galimberti
Mario Brunello
Giovedì
28 luglio
Dolomiti di Fassa, Rifugio Roda di Vaèl Lella Costa Paolo Fresu
Giovedì
4 agosto
Dolomiti di Fassa, Rifugio Sasso Piatto Vinicio Capossela
Mario Brunello
Martedì
9 agosto
Dolomiti di Brenta,
Rifugio Tosa e Tommaso Pedrotti Giovanni Lindo Ferretti
Paolo Fresu
I
concerti iniziano tutti alle ore 14 eccetto quello
in Valle di Sella in programma alle ore 16 e quelli
all'Alba delle Dolomiti in programma alle 6 del
mattino. In occasione di ciascun concerto è
possibile effettuare una escursione con le Guide
Alpine del Trentino
La partecipazione alle escursioni e ai concerti è
libera e gratuita
MITTELFEST
2005
Festival delle arti performative, il Mittelfest anche per
l’edizione 2005 punterà a quegli eventi che rappresentano in modo
significativo e le nuove frontiere della ricerca espressiva e le
diverse modalità in cui questa si è esplicata a seconda delle
peculiarità dei vari paesi del CentroEuropa.
Musica contemporanea, quindi, ma riletta alla luce della
differenti tradizioni, così fortemente caratterizzate nei molti
paesi dell’area centroeuropea; teatro di prosa nel quale però,
accanto alla parola e alla scrittura drammaturgica, trovino ampio
risalto i nuovi linguaggi della comunicazione (video, computer,
nuove tecnologie, ....); teatro danza nelle diverse accezioni e
configurazioni coreografiche che questa nuovo genere ha via via
assunto nelle ultime stagioni.
Mittelfest intende essere sì una "vetrina"
rappresentativa delle realtà artistiche più stimolanti della
Mitteleuropa, ma si propone anche come luogo di incontro e di
conoscenza reciproca attraverso l’universalità dei linguaggi
artistici, che proprio in questi anni nella ricerca di modelli
comunicativi alternativi si propongono di infrangere alcune
barriere, come quelle costitutite, ad esempio, dalle differenze
linguistiche.
Per questo non sarà un tema a senso unico a caratterizzare
Mittelfest 2005, dandosi il Festival stesso, nella specificità
culturale, storica e geografica dell’area di riferimento, come
tema assai fertile anche rispetto alla nuova Europa che si sta
costruendo. E se una sorta di legame tra tutti gli eventi si deve
trovare, questo lo si può evidenziare, come già nella passata
edizione, nelle tematiche, amplissime e "aperte" a
moltissime incursioni nella creatività contemporanea, del tempo
nelle diverse accezioni e significati che questo concetto comporta
nelle espressioni artistiche presenti da sempre al Mittelfest.
Musica e prosa, con le loro contaminazioni, trovano, infatti,
nell’idea del tempo ed il suo correlato - lo spazio –
significati che ben si addicono alle ragioni di un festival come
Mittelfest che fin dalla sua istituzione, 14 anni fa, ha registrato
le numerose e radicali mutazioni spazio-temporali che hanno
ridisegnato la geografia culturale e politica della sua area di
riferimento. Mutazioni spazio-temporali che si giustificano in un
passato ricco di fermenti e contraddizioni il cui influsso anche
drammatico sul nostro presente è assai profondo e stimolante.
Anche il programma dell’edizione 2005 di Mittelfest, perciò,
si articolerà attorno ad alcuni dei temi al centro del dibattito
culturale di questi nostro tempo, da quella della memoria a quella
della contemporaneità, da quella della ricerca interiore a quella
della socialità e della collettività: un percorso di oltre trenta
spettacoli che parte dalle celebrazione del sessantesimo
anniversario della Liberazione per arrivare alla celebrazione di un
Friuli possibile "ponte di pace".
Mittelfest ancora una volta dunque come luogo di incontro e
riflessione, da un angolo visuale assai rappresentativo della nostra
complessa e problematica contemporaneità come è appunto quello
dell’area mitteleuropea.
XXXVIII Festival delle Nazioni
Città di Castello
20 agosto – 4 settembre
Omaggio alla Polonia
Da questo anno il Festival delle Nazioni torna ad
individuare un nucleo centrale, legato ad una
nazione ospite, intorno al quale sviluppare
tematiche più generali.
Non potevamo ignorare il grande avvenimento
politico, culturale ed economico di questi anni:
l’entrata di nuove nazioni nella Comunità
Europea, nazioni che tornano ad intrecciare la loro
storia e il loro sviluppo con un tessuto di cui, in
epoche passate, erano parte integrante.
Tra queste la Polonia, su cui si concentrerà il
Festival di quest’anno.
Abbiamo visto nella cultura polacca un esempio di
come la musica possa divenire veicolo di
comunicazione al di sopra dei confini delle nazioni;
e Chopin, che potremmo definire l’anima europea
della Polonia, ne è l’esempio più forte; ma lo
sono o lo sono stati anche musicisti più vicini a
noi come Szimanowski, Penderecki, Kilar.
Dunque il Festival si incentrerà sui seguenti
nuclei tematici:
Chopin;
la musica in Polonia nel periodo a cavallo tra
‘800 e ‘900;
la musica antica e la musica popolare;
i contemporanei.
Naturalmente si cercherà, anche se non certo in
maniera esaustiva, di inquadrare gli autori polacchi
nelle loro relazioni con la musica europea, coi loro
‘maestri’e le loro culture di riferimento;
saranno presenti dunque nel programma opere di
Cajkovskij, Dvorak, Skrjabin, Schoenberg.
Un filone si articolerà intorno a Chopin, a
partire dai due famosi concerti per pianoforte e
orchestra. Verrà inoltre presentata una nuova
versione della piece ‘En attendant Chopin’,
ideazione e regia di Michal Znaniecki, uno dei
registi di prosa e di lirica della nuova generazione
più interessanti. In quest’occasione, il salotto
parigino della principessa Belgioioso si trasferirà
a Città di Castello, in attesa dell’arrivo del
genio polacco. Chopin non è mai riuscito a
realizzare il suo sogno di visitare il Bel Paese.
Neanche questa volta arriverà nel salotto dove si
svolge la serata. Delfina Potocka, Henriette Voight,
Gorge Sand si racconteranno le loro esperienze
legate al musicista, le loro curiosità, gli
aneddoti. Verranno eseguiti brani meno conosciuti,
quelli ispirati alla lirica italiana, quelli
dedicati alle sue allieve. La musica e la parola si
sostengono in una ricerca di echi e di rimandi
incrociati.
Verrà poi presentata un’interessante
rielaborazione cameristica, a quattro voci, dei
diciassette Canti Polacchi op. 74 , realizzata dal
compositore italiano Lorenzo Ferrero.
Sempre in tema di rielaborazioni, sarà ospite del
Festival il pianista americano Uri Caine maestro
nell’affrontare, con profondità e disinvoltura al
tempo stesso, il rischio della rilettura, a tratti
ricca di improvvisazioni, di famosi brani della
grande letteratura musicale europea.
Lo spettacolo musicale “Yankele nel ghetto” ci
farà compiere un interessante e struggente viaggio
nella musica e nella vita del ghetto ebraico di Lodz,
tra il 1940 e 1945, attraverso la raccolta di canti
curata da Gila Flam, reinterpretati dal gruppo
italiano Klezroym.
Un altro filone dell’edizione di quest’anno
vedrà protagonista Karol Szimanowski, uno dei più
interessanti compositori polacchi protagonisti di
quell’epoca ricca di rivolgimenti sociali e
fermenti culturali che fu il periodo a cavallo tra
‘800 e ‘900. Ascolteremo uno dei suoi brani più
significativi: lo Stabat Mater eseguito
dall’Orchestra Filarmonica e Coro Filarmonico di
Cracovia diretta dal maestro Tomas Bugaj.
Inoltre, sarà messa in scena in prima assoluta
in Italia la “Mandragora”, pantomima in tre
argomenti commissionata da Leon Schiller per essere
inserita in una messa in scena del “Borghese
gentiluomo” di Moliere, nel 1920.
L’Uberblett Ensamble, gruppo italiano impostosi
all’attenzione internazionale con lo spettacolo
musicale Schoemberg Kabarett eseguirà musiche di
Bartok, Schreker e Schoenberg. Avremo inoltre modo
di ascoltare il pianista Michail Rudy in opere di
Prokof’ev, Skrjabin e Musorgskij.
Era d’obbligo uno sguardo alla musica
rinascimentale e prebarocca: l’ensenble polacco più
noto internazionalmente, l’Ars Cantus diretto da
Tomasz Dobrzanski, eseguirà un programma tratto dal
variegato corpus musicale legato al fecondo periodo
in cui l’Università di Cracovia divenne il più
importante centro culturale della Polonia
rinascimentale.
Il Festival getterà naturalmente uno sguardo
anche sulla contemporaneità: oltre all’esecuzione
di brani di Wojciech Kilar, autore fra l’altro di
musiche scritte per film di notissimi registi come
Coppola, Waida, Polansky e Zanussi, saranno eseguite
composizioni di Gorecki, Lutoslawski e, in prima
assoluta, una commissione del Festival delle Nazioni
ad uno dei compositori emergenti più interessanti:
Hadrian Tabecki. Non mancherà la presenza
prestigiosa di Krisztof Penderecki, il compositore
più noto della Polonia di oggi, in veste di autore
e direttore, con la Vilnius Festival Orchestra.
Infine lo spettacolo commissionato al coreografo
Virgilio Sieni che il Festival delle Nazioni
presenterà in prima assoluta, ricorderà Alberto
Burri nel decennale della scomparsa.
Il festival si chiuderà ritrovando due grandi
autori come Wieniawski e Beethoven nel concerto
della vincitrice dell’ultima edizione del concorso
violinistico dedicato appunto a Wieniawski, Alena
Baeva insieme all’Orchestra di Padova e del
Veneto, diretta da Anton Nanut.
Il Direttore Artistico
M° Aldo Sisillo
Armunia Festival 2005
Armunia :: Festival 2005
Da questa pagina puoi accedere a tutti gli
eventi del Festival 2005. Cerca nelle diverse
rassegne e nei progetti in programma tutte le
novità, le presenze e le idee da non perdere.
ALFONSINE
13 > 17 luglio
Info festival e prenotazioni 328.5373819
info@cantieridanza.org
Info laboratori 339.2204729 •
Le performance e le installazioni di Lavori in Pelle sono a
ingresso gratuito • • Per
"Ballo individuale in circostanze costrette" della
STOA - SOCÌETAS
RAFFAELLO SANZIO
la prenotazione è obbligatoria (biglietto unico 5 euro) •
Cantieri, apre con questa
edizione del festival la prima residenza coreografica a
Palazzo Marini ad Alfonsine. I Nanou,
sodalizio artistico ravennate inaugurano questo nuovo spazio
appositamente restaurato per diventare il laboratorio dedicato
alla danza e alle arti che ad esse sono legate. Lo spazio sarà
inoltre abitato da Connection Voyeur, formazione di
osservatori e videomaker che collabora con Nanou
e con il neonato progetto di scambio e confronto "Aksè".
MERCOLEDì
13 LUGLIO
LONGASTRINO (Alfonsine) ore 21.30 Piazza del Popolo
1996-2004 Dieci anni di festival
Immagini del festival "Lavori in pelle" (a cura di
Simona Diacci)
GIOVEDì
14 LUGLIO
ALFONSINE ore 17.30 Palestra Comunale - Via Murri 26 LEZIONE DI CLAUDIA CASTELLUCCI su
"RISONANZA E RIPRESA DEL GESTO UMANO"
VETRINA
DEI GIOVANI AUTORI ore 11.30 Forno Pasticceria FABBRI - Corso
Matteotti n. 91
(AUDIZIONI DI DANZA URBANA)
ore 21.00 Galleria Aurora - Corso Matteotti
69
in collaborazione con EMPORIUM DRADI
MADDAI - Roma (DANZA URBANA)
O' HEI PILLOLE
ore 21.15 Caffè della Piazza - Piazza
Gramsci 30
MADDAI - Roma (DANZA URBANA)
O' HEI PILLOLE
ore 21.30 Museo Del Senio - Piazza della
Resistenza LE-GAMI
- Bologna (DA VICINO)
gruppo partecipante al concorso GD'A
04-05
SP.3 NECATE'
- Ravenna (DA VICINO)
LA DANZA DEL VENTO MIIA
- Roma (DA LONTANO)
EBE
ore 23.00 Palestra Comunale - via Murri 26
STOA - SOCÌETAS
RAFFAELLO SANZIO Cesena (EVENTO
SPECIALE)
BALLO INDIVIDUALE IN CIRCOSTANZE COSTRETTE
Prenotazione obbligatoria biglietto unico 5 euro
DOPO FESTIVAL AL FREE BAR
Free Bar - Piazza della Resistenza
VENERDì
15 LUGLIO
ALFONSINE
ore 10.30 Museo del Senio - Piazza della
Resistenza CORSO
DI SOPRAVVIVENZA
Incontro di riflessione e confronto sullo stato di
"salute" della danza dedicato quest'anno agli
organizzatori che programmano e promuovono la giovane danza
d'autore in Emilia Romagna e alle compagnie della Regione.
LABORATORI
D'AUTORE LAVORI IN PELLE 2005 Dalle 10 alle 13 Palestra Comunale - Via
Murri 26 ROSITA MARIANI (MILANO) LUCYLAB Dalle 15 alle 19 Palestra Comunale - via
Murri 26 MK (ROMA/SALERNO)
Laboratorio coreografico: RADURA con Michele Di Stefano
VETRINA
DEI GIOVANI AUTORI ore 11.00 Supermercato CONAD - via Angeloni
n. 1
(AUDIZIONI DI DANZA URBANA) ore 11.30 Parrucchieri PRIMO PIANO - Corso
Matteotti 2A
(AUDIZIONI DI DANZA URBANA) ore 19.00 Agenzia d'Affari in mediazione
CONTARINI Corso Matteotti 31
Centro Ottico Optometrico VTC Corso Matteotti 29
(AUDIZIONI DI DANZA URBANA)
ore 21.00 Caffè della Piazza - Piazza
Gramsci 30 COMPAGNIA
ICS / LADY GODIVA TEATRO - Ravenna (DANZAURBANA)
RADIOCRONACA
ore 21.30 Museo Del Senio - Piazza della
Resistenza AGATHARANDAGIO-
Bologna (DA VICINO)
gruppo partecipante al concorso GD'A
04-05
DRUNK ROSITA
MARIANI - Milano (DA LONTANO)
C 14 GIACOMO
CALABRESE - Benevento (DA LONTANO) PROGETTO
MOVING_movimento
di CANGO Cantieri Goldonetta Firenze, FABBRICA EUROPA,
Istituto Francese di Firenze
MONOCHROME- fase#1
ore 23.00 PALAZZO MARINI - Via di Roma 10 GRUPPO
NANOU - Ravenna (DA VICINO)
gruppo partecipante al concorso GD'A
04-05
NAMORO
Prenotazione obbligatoria
Ore 24.00
CONNECTION VOYEUR - Bologna
AKSECOND RELOADED
Posti Limitati
DOPO FESTIVAL AL FREE BAR
Free Bar - Piazza della Resistenza
SABATO
16 LUGLIO
ALFONSINE
LABORATORI
D'AUTORE LAVORI IN PELLE 2005 Dalle 10 alle 13 Palestra Comunale - Via
Murri 26 ROSITA MARIANI (MILANO) LUCYLAB Dalle 15 alle 19 Palestra Comunale - via
Murri 26 MK (ROMA/SALERNO):RADURA con Michele Di
Stefano
VETRINA
DEI GIOVANI AUTORI ore 12.15 I Cugini Toccasana - Piazza II
Agosto 9
(AUDIZIONI DI DANZA URBANA) ore 12.45 Stev's Bar - Viale Stazione 42
(AUDIZIONI DI DANZA URBANA)
ore 21.00 Caffè della Piazza - Piazza
Gramsci 30 LUCYLAB
EVOLUZONI - Milano (DANZA URBANA)
MOTO DA LUOGO
ore 21.30 Museo Del Senio - Piazza della Resistenza
ESPZ- Milano (DA LONTANO)
I KNOW, I KNOW
FRIDA VANNINI e SARA WIKTOROWICZ - Siena / Olanda (DA LONTANO) PROGETTO
MOVING_movimento
di CANGO Cantieri Goldonetta Firenze, FABBRICA EUROPA,
Istituto Francese di Firenze
IN-SIDE SONIA
BRUNELLI - Forlì (DA VICINO)
UMO
ore 23.00 PALAZZO MARINI - Via di Roma 10 GRUPPO
NANOU - Ravenna (DA VICINO)
gruppo partecipante al concorso GD'A
04-05
NAMORO
Prenotazione obbligatoria
DOPO FESTIVAL AL FREE BAR
Free Bar - Piazza della Resistenza
DOMENICA
17 LUGLIO
ALFONSINE LABORATORI
D'AUTORE LAVORI IN PELLE 2005 Dalle 12 alle 16 Palestra Comunale - via
Murri 26 MK (ROMA/SALERNO): RADURA con Michele Di
Stefano
FILO (ALFONSINE) Ore 21.00 Casa del Popolo
Incursione di danza urbana
Credits
Cantieri: Direzione Artistica/Organizzativa: Monica Francia e
Selina Bassini Coordinamento Compagnie: Francesca Serena Casadio Direttore Tecnico: Eugenio Sideri Tecnici: Giovanni Belvisi, Valentina Venturi Responsabile Ospitalità: Daniele Cannizzo Responsabile Laboratori: Rhuena Bracci Ufficio Stampa: Pepita Promoters Grafica: Marilena Benini Webmaster: Sara Circassia Cura delle immagini: Simona Diacci Si ringraziano: Fabio Natali, Anna Sideri, Roberto
Casarotto, Massimo Carosi, Giuseppe Como, le famiglie che
hanno adottato un danzatore.
LAVORI
IN PELLE 2005
Decima edizione RESIDENZA
COREOGRAFICA
Cantieri, apre con questa edizione del festival la prima
residenza coreografica a Palazzo Marini ad Alfonsine. I Nanou,
sodalizio artistico ravennate inaugurano questo nuovo spazio
appositamente restaurato per diventare il laboratorio dedicato
alla danza e alle arti che ad esse sono legate. In questo
contesto s'inserisce il lavoro di Connection Voyeur, gruppo di
osservatori creativi e videomaker che collabora con Nanou.
La formazione ha preso parte a un convivio di quattro
compagnie organizzato da Nanou
nel gennaio 2005, "Aksè", e ne ha costruito una
reinvenzione audio-video denominata "Aksecond"
(aprile 2005). A Lavori in Pelle Aksecond diventa "Reloaded":
la scommessa di un'ulteriore rinascita dell'oggetto originario
conferendogli nuovi connotati. VETRINA
DEI GIOVANI AUTORI
Quest'anno contenitore ideale del festival è una virtuale
VETRINA all'interno della quale si articolano le sezioni: DA
VICINO, compagnie che hanno sede in Emilia Romagna; DA
LONTANO, compagnie che vengono dalle altre parti
d'Italia; DANZA URBANA coreografie e installazioni
nella piazza di Alfonsine; AUDIZIONI URBANE,
spettacoli che gli stessi organizzatori vedono per la prima
volta assieme al pubblico, proprio come una vera
audizione-provino in luoghi come la stazione ferroviaria, bar,
ristoranti, negozi, supermercati.
In VETRINA anche due progetti trasversali alle varie sezioni
del festival che mettono a confronto le progettazioni per i
giovani autori dell'Emilia Romagna e della Toscana: GD'A-GIOVANI
DANZ'AUTORI e MOVING_movimento.GD'A
nato da un'idea di Cantieri in rete con alcuni tra i più
attenti organizzatori del territorio per promuovere la danza
in Emilia-Romagna, e divenuto, grazie anche al sostegno
dell'assessorato alle politiche giovanili dell'Emilia-Romagna,
un'importante concorso con l'obbiettivo di sostenere alcune
giovani realtà artistiche dando loro aiuto organizzativo e
visibilità all'interno di Festival consolidati, strumenti
necessari per maturare professionalmente e che possono
garantire e tutelare il processo creativo. Il progetto
MOVING_movimento a cura di CANGO
Cantieri Goldonetta Firenze, del Festival Fabbrica Europa e
dall'Istituto di cultura francese di Firenze, dedicato ai
giovani coreografi italiani con l'obiettivo di realizzare
residenze per la ricerca della danza contemporanea e la
produzione di spettacoli che verranno presentati e promossi in
altre realtà nazionali ed internazionali. EVENTO
SPECIALE del festival è la presentazione
de Il ballo individuale in circostanze costrette,
originale lavoro concepito ed espresso dalla Stoa di Cesena,
una scuola di discussione filosofica e di movimento fisico,
diretta da Claudia Castellucci della compagnia SOCÌETAS
RAFFAELLO SANZIO. La plausibilità di questa scuola
(rivolta a ragazzi di età compresa tra i quindici e i venti
anni), che prende il nome dall'antica Stoa greca, si fonda
semplicemente sull'azione. Il termine "ballo" è
stato preferito a "danza", perché mentre questa si
rifà a esperienze sassoni legate a scopi coreografici, il
ballo si richiama a un girare intorno a un centro ideale e
ospitante, cui le persone fanno da corona motorizzata. Il
ballo è forse "gettarsi" in un cerchio che
riproduce nel corpo quello delle ere e dei giri atomici e
celesti.
(giovedì 14 luglio ore 23.00 palestra Comunale, prenotazione
obbligatoria)
Nella stessa giornata alle ore 17.30 presso la palestra
Comunale di Alfonsine, Claudia Castellucci
presenterà una lezione sul tema "RISONANZA E
RIPRESA DEL GESTO UMANO " CORSO DI
SOPRAVVIVENZA Il festival come ogni anno, è anche un momento di
riflessione e confronto sullo stato di "salute"
della danza grazie al Corso di sopravvivenza,
dedicato quest'anno ad un tavolo di confronto al quale
parteciperanno organizzatori che programmano e promuovono la
giovane danza d'autore in Emilia Romagna e le compagnie della
Regione al fine di supportare progettando in rete, nuovi
sistemi organizzativi e lavorativi di questo settore.
(venerdì 15 luglio ore 10.30 al Museo del Senio)
LABORATORI
D’AUTORE LAVORI IN PELLE 2005 venerdì 15 - sabato 16 luglio dalle
10 alle 13
c/o Palestra Comunale – via Murri 26
ROSITA MARIANI (MILANO) LUCYLAB Lucy è un australopiteco vecchio di 3 milioni
e mezzo di anni, con un nome da bambina. Si propone un
percorso che prende il via dalle memorie evolutive, esplora
alcuni passaggi chiave dello sviluppo motorio, dalla cellula
alla stazione eretta fino all'espansione nello spazio,
indaga i sistemi del movimento umano che conservano parti
della nostra storia."
Rosita Mariani è coreografa, insegnante e danzatrice. Da
molto tempo interessata alla questione delle origini da
diversi punti di vista, recentemente ha creato
lucylab.evoluzioni, laboratorio di ricerca che indaga
l'essere umano dal punto di vista della sua memoria
corporea. Con la partecipazione attiva di Marta Melucci e
Francesca Telli, il gruppo ha al suo attivo due produzioni,
presentate in questo festival.
venerdì 15 - sabato
16 luglio dalle 15 alle 19, domenica 17 luglio dalle 12 alle
16
c/o Palestra Comunale – via Murri 26 MK (ROMA/SALERNO)
Laboratorio coreografico: RADURA con Michele
Di Stefano
Immagino di costruire dinamiche di spostamento a partire dalla
percezione di uno spazio esposto, fuori da sé, carico di
presagi.
Dove la materia corporea si dispieghi per condividere la
scelta dell'atto e le vibrazioni che la modificano.
In completa autonomia di metodo e creazione, il gruppo MK
lavora sulla percezione ritmica e il disfacimento della
figura. E’ una delle cinque formazioni alle quali e’
dedicato il libro sulla nuova coreografia europea Corpo
Sottile (Ubulibri 2003)
RAVELLO
FESTIVAL 2005
Sezione David
Herbert Lawrence
TENDENZE
Direzione
artistica: Alessio Vlad
Il Ravello Festival mira ad approfondire il
tema scelto di anno in anno offrendone interpretazioni inattese
e nuove possibili letture.
La Sezione Tendenze contribuisce a questo
obiettivo spaziando con libertà e fantasia tra musica, parola e
gesto in modo da creare un rapporto sempre nuovo tra spettatore,
spettacolo e luogo di rappresentazione o di ascolto.
Vi rientrano, perciò, produzioni originali,
nuove sperimentazioni, eventi che oggi, come nel passato, siano
in grado di creare una rottura rispetto alla tradizione.
Sezione Greta Garbo
CINEMUSIC
Direzione artistica: Lina Wertmuller
e Remigio Truocchio
La Sezione CineMusic è
intitolata alla grande Greta Garbo, protagonista nel 1938 di una
famosa fuga d'amore a Ravello, insieme al maestro Leopold Stokowski:
un incontro più che simbolico, il loro, tra cinema e musica.
CineMusic analizza, attraverso proiezioni, incontri e concerti dal
vivo, il rapporto indissolubile ed emozionante tra queste due forme
d'arte.
Come già lo scorso anno, anche CineMusic 2005 dedica un capitolo
particolare al pubblico dei ragazzi.
Infine, la seconda edizione del Premio
"Ravello CineMusic", segnalerà la migliore colonna
sonora italiana, la migliore colonna sonora europea e la migliore
canzone originale tratta da un film della recente stagione.
Sezione Maurits
Cornelis Escher
ARTI VISIVE
Direzione artistica: Cesare de
Seta
La sezione di Arti visive è intitolata a Maurits Cornelis Escher
che, a partire dal 1923, dimorò più volte a Ravello. La presenza
di questo grande artista, l'originalità con la quale il suo tratto
si è confrontato col paesaggio ravellese, la sua diretta
testimonianza a proposito dell'influenza che le impressioni del
paese e della Costiera hanno esercitato sulla maturazione di uno
stile inconfondibile inducono a rinnovare, di anno in anno, il
legame tra Ravello e le Arti visive.
Intento del Festival è di occupare un posto di rilievo nel panorama
delle mostre fotografiche e del design.
Sezione Richard Wagner
MUSICA
SINFONICA
Direzione artistica: Comitato
scientifico dei Direttori
La Sezione Sinfonica,
indissolubilmente legata al nome di Wagner che visitò Ravello
nel 1880, costituisce da più di mezzo secolo l'appuntamento
principale della manifestazione, capace di assicurare l'incontro
felice tra un pubblico internazionale culturalmente esigente e
una rosa di artisti e di ensemble di grande prestigio. Tra le
orchestre che si sono avvicendate dal 1953 ad oggi sul
suggestivo palcoscenico a picco sul mare, ricordiamo la
Staatskapelle di Dresda e i Filarmonici di Monaco, la Royal
Philharmonic, l'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, la
London Simphony Orchestra, i complessi del Teatro Kirov di
Leningrado e della Gewandhaus di Lipsia, l'Orchestra Nazionale
della Rai e quella del Maggio Musicale, l'Orchestre National de
France, la London Philharmonia. Sul podio, nomi illustri come
Ashkenazy, Barbirolli, Chung, A. Davis, Frühbeck de Burgos,
Gergiev, Järvi, Maazel, von Matacic, Penderecki, Prêtre,
Semkow, Sinopoli, Slatkin, Spivakov, Tate, Temirkanov,
Tilson-Thomas. L'edizione 2005 vede
il ritorno a Ravello di Gergiev
e di Penderecki, ed il
debutto di Pehlivanian.
A Matera David Hare (1917-1992) c’era già stato nel luglio
del 1990. Rimase così colpito dal fascino del luogo (alcune sue
opere furono esposte negli ambienti scavati nel tufo della chiesa di
Santa Maria delle Virtù, in occasione della collettiva sulla
scultura americana) che decise di donare alla città dei sassi
l’opera in acciaio Mountaine Moonrise. Un reciproco
feeling, quindi, quello tra l’artista statunitense e la città di
Matera, che dal 9 luglio al 9 ottobre 2005 gli rende omaggio con
un’importante antologica (80 sculture, 55 opere su carta, 24
fotografie e varie litografie). Una mostra, insomma, che ripercorre
l’intero iter creativo di Hare, iniziato intorno al 1945 e
terminato con la sua morte, nel 1992. Personaggio curioso, descritto
dagli amici come un uomo geniale, un po’ distratto, artista bohèmien
con “pedigree” che arriva all’arte passando per la chimica, la
fisica e la medicina. Fu la madre, l’ereditiera Elizabeth Manning
Sage Goodwin, che sembra avesse studiato a Parigi con Brancusi,
a credere nelle potenzialità del figlio, permettendogli di aprire
uno studio fotografico a Manhattan nel 1936. Il primo
linguaggio artistico che David Hare sperimentò fu proprio la
fotografia. Nella mostra di Matera è esposto anche un nucleo delle
sue immagini fotografiche degli anni 1940-1943, che include alcuni
ritratti di Pueblo Indians of New York as they are today
(1940-41), un progetto dedicato agli indiani della riserva del New
Mexico che gli fu commissionato dal Museo di Storia Naturale di New
York. Per il resto Hare guardava molto alla fotografia di Man Ray
e di Roul Ubac: “Era solito usare una fiamma per
alterare i negativi in modo tale che le forme fotografate potessero
diventare misteriosamente indeterminate, con i neri e i bianchi che
si dissolvevano mescolandosi l’uno all’altro”, scrive
Milton Gendel in un testo del catalogo.
L’interesse per la scultura arrivò in un secondo momento,
frequentando a New York, tra il ’42 e il ’44, il gruppo dei
surrealisti scappati dall’Europa nazista. Punto d’incontro era
l’Atelier 17 al Greenwich Village: tra gli altri c’erano André
Breton e la moglie Jacqueline Lamba (anche lei artista,
che dopo poco sarebbe diventata la seconda moglie di David Hare), Max
Ernst, Marcel Duchamp, Sebastian Matta. In questo periodo, pur
dedicandosi ancora alla fotografia (alcune furono pubblicate sulla
testata surrealista VVV, in cui il suo nome compare anche
come redattore, accanto a Breton e Ernst), l’artista si avvicina
alla scultura, lavorando il gesso, il cemento, la terracotta, la
cera, prediligendo infine la flessibilità del metallo. Memore della
lezione surrealista dell’automatismo, Hare sfida lo spazio,
sfiorando il simbolismo già in quelle opere che furono esposte per
la prima volta nel 1942, nella galleria newyorkese Peggy
Guggenheim’s Art of this century. Jean-Paul Sartre, suo
caro amico, dirà di lui: “La passione non analizza, non
osserva: l’oggetto sorge improvvisamente nel suo universo,
raccolto, strizzato, non più decomponibile; si vede l’orrendo di
un viso non il colore degli occhi. E’ per questo motivo che,
nonostante Hare non voglia rappresentare nulla, le sue figure sono
sempre un aggrovigliarsi confuso di rappresentazioni
contraddittorie, complesse, elaborate, pressate dall’emozione. Se
si volesse definire la sua scultura, sarebbe meglio dire che essa
non è esplorabile. Perché l’osservazione decompone e ricompone,
va dal tutto alle parte e dalla parti al tutto in infiniti percorsi
di andata e ritorno in cui ognuno è arricchimento.”
manuela de leonardis
David Hare - a cura di Giuseppe Appella, Ellen Russotto - Matera
- Chiese rupestri Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci- tutti
i giorni ore 10-21
ingresso € 5,00 – ridotto € 3,50
per informazioni tel. 0835337220 info@incongressmatera.it
ufficio stampa De Luca Comunicazioni m.deluca33@virgilio.it
Catalogo Edizioni della Cometa
Responsabile editoriale: Giuseppe Leo
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