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Cinema e Vino

 

CINEFESTIVAL & VINO

un percorso ideale

 Al di là di ogni regola o canone, un viaggio “sensoriale” tra l’esperienza della visione cinematografica e il piacere estetico offerto dal vino: i film del Cinefestival trovano un abbinamento “analogico” con i vini italiani.

 

Un vino (rosso e dolce) da meditazione per la storia malinconica e riflessiva dell’Uomo del treno di Patrice Leconte: Vin Santo Occhio di Pernice 1990 Avignonesi, concentrazione straordinaria e dolcezza decadente. Un’alternativa intrigante: Val di Cornia Aleatico 2000 Jacopo Banti. Il racconto aspro e “duro” di Mullan in Magdalene trova come interlocutore un vino bianco friulano, asciutto ed essenziale, proveniente da una delle zone più “estreme” ed impervie d’Italia: Carso Vitovska 2000 Kante. 8 donne e un mistero di François Ozon, ovvero della brillantezza: abbinamento quasi obbligato con le bollicine più famose d’Italia il Franciacorta Brut Millesimato Annamaria Clementi 1995 Cà del Bosco, il cui nome di donna è un omaggio al cast femminile del film. L’ossessione della gelosia dell’Othello di Welles sposa un vino bianco aromatico, seducente, inebriante: Manna 2000 Franz Haas. I fatti di sangue e i soprusi subiti dal ghetto ebraico raccontati nel Pianista di Polanski cercano la compagnia di un vino rosso dal carattere difficile e poco concessivo, capace di essere compreso dopo ripetuti tentativi: Piave Raboso 1998 Giorgio Cecchetto. Rarefatto, lunare e iperbolico: il grottesco realista dell’Intervento divino di Elia Suleiman cozza contro un vino dolce aromatico frizzante, fresco e arioso come il Moscato d’Asti 2002 La Morandina. La tragedia di El Alamein raccontata da Monteleone si specchia in un vino rosso da meditazione: Valtellina Sforzato Albareda 2000 Mamete Prevostini. Il melò cromatico e cangiante Lontano dal paradiso di Haynes con un rosato di struttura: Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Piè delle Vigne 2001 Cataldi Madonna. L’umorismo fuori dagli schemi di Papà…è in viaggio d’affari Kusturica con un vino “fuori dal coro”: Coste della Sesia Rosso Torrearsa 2000 Giuseppe Filippo Barni. Con Dolls di Kitano il rigore formale e la tensione cromatica vengono a contatto con un bianco elegante, suadente, dinamico: Valle D’Aosta Chardonnay Frissonière Cuvée Bois 2000 Les Crêtes. Il racconto stralunato dell’Uomo senza passato di Kaurismaki incontra un vino atipico e affascinante: Rosae 2000 di Giuseppe Rinaldi. Spider di David Cronenberg: l’ordito labirintico della coscienza con la trama tannica più articolata, quella del nebbiolo: Barolo Ciabot Mentin Ginestra 1998 Domenico Clerico. Il ritmo ipnotico, austero ed essenziale del verbo visivo dell’Ordet di Dreyer contro la dolcezza ricca, sensuale e profumata dell’Alto Adige Sauvignon Passito Saphir 2000 Laimburg. Il disadattamento mentale di Elling di Peter Naess in contrasto con un vino immediato e spensierato: Prosecco di Valdobbiadene Extra Dry Vigneti del Fol 2001 Bisol. Il calore del mare e della passione di Marie-Jo e i suoi due amori di Guediguian vedono due equivalenti “costieri” nell’aglianico del Falerno del Massico Vigna Camarato 1999 Villa Matilde e nel bianco profumato e seducente del Costa d’Amalfi Furore Fiord’uva 2001 Marisa Cuomo. L’adolescenza “sporca” di Sweet Sixteen di Loach si sorseggia in contrappunto con l’aristocratico Chianti Rufina Montesodi 2000 Frescobaldi.  Roger Dodger di Dylan Kidd: un’opera prima con un’opera prima: Montepulciano d’Abruzzo Ursonia 1998 Il Feuduccio S. Maria d’Orni. La regia aggressiva, fredda di Leigh – Tutto o niente – contro un vino caldo e ricco: Castel del Monte Nero di Troia Puer Apuliae 2000 Rivera.  L’epopea del contado bergamasco dell’Albero degli zoccoli di Olmi non sfugge alla tentazione di un abbinamento “filologico” con un rosso della zona: Valcalepio Rosso di Luna 2000 Monzio Compagnoni.

 

 

Massimo Zanichelli

 

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Aggiornato il: 25 marzo 2003