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Dick e il cinema

 

Il cinema di fantascienza è considerato spesso un cinema universale, per le sue forti valenze metaforiche tese ad analizzare i temi radicali dello statuto del reale, dell'essenza dell'umanità: parlare del futuro per raccontare il presente.


In particolare, il cinema tratto dall'opera letteraria di P. Dick è un cinema che riflette sulla realtà, poiché Dick utilizza lo sfondo dei romanzi di fantascienza per esprimere la sua opinione sui problemi del XX secolo, quali il totalitarismo, il materialismo e la caducità esistenziale. Dick ha una visione della realtà come precaria ed instabile, dovuta alla forte convinzione escatologica che l'umanità sia manipolata da potenze superiori ed incomprensibili e perciò considera la vita costruita su più livelli sovrapposti ed intrecciati che sovrastano la concreta possibilità umana dell'agire. Dick ha immaginato un mondo nel quale le tecnologie della comunicazione hanno reso possibile il moltiplicarsi schizofrenico della realtà: l'uomo si sente sempre più stretto nel rapporto fra biologia e tecnologia, come sbalzato in un altro mondo ove l'identità risulta essere meramente provvisoria (si consideri l'identità uomo-replicante) e in cui ogni aspetto dell'immaginario è ormai stato colonizzato dalle corporation (si noti il consumismo sfrenato in Blade Runner e Minority Report).
L'influenza dickiana nei film si esplicita soprattutto nelle questioni filosofiche, ecologiche e sociali sollevate dall'autore: paranoia, alienazione, sterilità emotiva degli uomini, universi che cadono a pezzi verso un progressivo sfaldamento di un reale solo apparentemente stabile, un reale che è simulazione-finzione, un'illusione manipolata da un'entità umana/sovraumana. Dick sperimenta una vera e propria narrativa dell'entropia analizzando l'angoscia del protagonista nel momento in cui si rende conto che la sua esistenza non ha alcun senso perché la realtà è governata dal caos, la realtà è un mondo destinato allo sgretolamento, alla disintegrazione, alla sua stessa implosione. Questa analisi sociale, morale e filosofica operata da Dick, evidenzia come i suoi protagonisti siano solo individui fallibili, afflitti dalle debolezze umane, sempre meno eroici e sempre più pervasi da un umorismo cinico. La tesi dickiana risulta essere fonte inesauribile come ispirazione cinematografica. Infatti, la scoperta di Dick da parte del cinema avviene soprattutto grazie alla sua analisi dettagliata da un punto di vista rappresentativo delle scenografie e delle ambientazioni come rappresentazione visiva di un disagio sociale, ideologico ben più profondo: stratificazione del dettaglio, ogni fotogramma è impregnato di dettagli soprattutto ad un livello scenografico-architettonico. Le scenografie densamente concettuali rappresentano una critica al capitalismo selvaggio ed alla propria condizione umana precaria e limitata temporalmente. La moltitudine dei dettagli dickiana trova la sua miglior rappresentazione cinematografica proprio in Blade Runner e Minority Report: la condizione di frammentazione scenografica esplicita la metafora del conflitto sociale fra poveri e ricchi in un mondo moderno che si muove a diverse velocità, continuamente frantumato tra reale e artificiale. Sia Blade Runner che Minority Report sono debitori dell'influenza tematica e stratificata dei dettagli presenti nei rispettivi romanzi dickiani - Do androids dream of electric sheep?, 1968 e Minority Report 1954-56 - per la forte concezione semantica ideologica e sociologica. Seppure entrambi i film si discostino sinotticamente dalla trama originale dei rispettivi romanzi, da cui sono liberamente tratti, rappresentano perfettamente la complessità semantica ideologica dickiana insita nella rappresentazione concettuale dei dettagli, addirittura in modo più invasivo e persuasivo di altri film, fedeli e rispettosi sinotticamente al romanzo dickiano di provenienza quali Screamers e Impostors.
Analogie del dettaglio che si esplicitano emblematicamente in Blade Runner e Minority Report nonostante il notevole lasso temporale, quasi ventennale tra i due film, a dimostrare ancora di più l'attualità del genio creativo ed intuitivo di Dick.
L'impianto narrativo di Minority Report è debitore delle atmosfere noir e claustrofobiche di Blade Runner: immaginario fantascientifico e iconografico dell'architettura della città racchiusa tra linee iper-razionali delle strade in contrasto con le periferie degradate ed abitate da un'umanità disperata ed alla deriva.
Innanzi tutto gli stessi protagonisti Deckard e Anderton sono accomunati da una solitudine e da un fallimento familiare che trova sfogo nella medesima professione del poliziotto. Inizialmente protagonisti fondamentali ed indispensabili per lo svolgimento sinottico-risolutivo della trama, si ritrovano improvvisamente messi in discussione nel loro stesso ruolo sociale, per poi essere salvati e risollevati dalla presenza femminile sovraumana di Rachel, androide, e Agatha, precog. Ulteriori dettagli dickiani rilevanti per la natura ideologica, filosofica del tessuto narrativo e comunicativo esplicitati nei due film sono: il tema del ricordo, la metafora dell'occhio e la previsione del futuro.
Il tema del ricordo si snoda sull'utopia del ritorno al passato attraverso la persistenza ingannevole delle immagini, memoria della propria vita, tese a congelare i momenti, i frammenti di attimi importanti ed indelebili per rendere ancora presenza attuale e costante del proprio sé ciò che in realtà è irrimediabilmente perduto: in Blade Runner la memoria virtuale dei replicanti, in Minority Report le foto digitali di Anderton. L'occhio come metafora del cambiamento: "Cambiare occhi significa vedere in un altro modo". Il riferimento ossessivo all'accecamento rileva un'analisi sociale e politica più ampia e profonda tesa a sottolineare ulteriormente il confine labile tra umano/sovraumano. In Blade Runner si noti l'analisi-estrazione-sostituzione dei bulbi oculari e la citazione emblematica di "Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare"; in Minority Report i bulbi recisi, le ferite oculari e la perdita temporale della vista sono elementi ossessivi.
La previsione del futuro: la conoscenza del proprio futuro diviene paradossalmente l'occasione per agire altrimenti, facendo saltare il meccanismo di predizione. Si noti in Blade Runner la limitezza temporale di 4 anni per i replicanti e l'incertezza del futuro per Deckard, in Minority Report il rapporto di minoranza, il margine di imprevedibilità nella precognizione, diviene una profezia che fa essere diversamente. 
Da questa analisi emerge come l'influenza di Philip Dick nel cinema si rileva analizzando accuratamente le tematiche fondamentali ideologiche e filosofiche della sua narrativa, esplicitate nella ricerca continua della stratificazione del dettaglio.

 


Alessandra Tirolo

 

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Aggiornato il: 08 gennaio 2003