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I GIOVANI E LA CULTURA NELL’ERA DELLA COMUNICAZIONEIl
Censis presenta i risultati di una ricerca effettuata su 1000 giovani italiani
sul tema “i giovani e la cultura”. Lo
scorso mese di Novembre,durante la
Conferenza Episcopale Italiana, il Censis ha presentato i risultati di
un’indagine sociologica sul tema “I giovani e la cultura nell’era della
Comunicazione”. L’analisi dei
dati raccolti su un campione
rappresentativo di ragazzi di età compresa tra i 18 e i 30 anni, mostra ancora
una volta la difficoltà di interpretare una realtà giovanile sfocata e
contraddittoria, in rapida trasformazione. Una
significativa parte dell’indagine è dedicata
ai consumi culturali dei giovani italiani: se da un lato si ha una gamma di
consumi e attività legate alla cultura, ampia e differenziata
(cinema,musei,teatro, letture..), dall’altro l’estensione dell’età
giovanile fino ai trent’anni rende più semplice un discorso unitario sul
mondo giovanile. I
consumi culturali rappresentano per i giovani lo strumento primario e
indispensabile nel processo di costruzione della propria identità: gli stili di
uso del tempo libero, creano infatti delle preferenze e dei gusti, strutturano
le personalità e il bagaglio culturale di ciascuno.
Ciò che emerge però con evidenza è che i giovani preferiscono
trascorrere il tempo libero in maniera ludica preferendo forme passive e in
solitudine,una fruizione onnivora ma incostante, variegata ma non continuativa.
Il tempo libero viene impiegato in attività poco impegnative, di accesso
immediato(internet, videogames…) e di facile e pronta realizzazione. Diminuiscono
così le occasioni di riunione con il gruppo dei pari, magari per fare
musica o per vedere un film; la televisione sembra soddisfare ogni
appetito culturale e contemporaneamente alimenta un consumo
privato della cultura con un’offerta però troppo spesso povera di
contenuti. Il
cinema che sembra ben interpretare l’esigenza di evasione e di svago gode, in
effetti, rispetto agli altri consumi culturali, di una posizione privilegiata:
con una percentuale del 38,2 è l’intrattenimento privilegiato tra i giovani
(anche se poi sorge spontanea la domanda: Che tipo di film però vengono
scelti?). Quel
che però più colpisce dalla lettura dei dati è una sostanziale frantumazione
e una progressiva polverizzazione dei riferimenti culturali dei giovani
italiani: non esiste una base culturale comune e condivisa ma emerge un
disperato bisogno, spesso lasciato insoddisfatto, di certezze, di modelli solidi
e indiscutibili. Sono
i ragazzi del Nord i maggiori consumatori di cultura, eccezion fatta per il
Nord-est dove emerge un preoccupante uso strumentale della cultura( la risposta
più frequente alla domanda “a cosa serve la cultura” è stata: “la
cultura serve solo per migliorare la propria posizione sociale..”). I
risultati di questa ricerca mostrano un allarmante ritardo del nostro Paese sul
piano dei consumi e delle politiche culturali:è soprattutto nel confronto con i
giovani europei che l’Italia
impallidisce;i consumi appaiono schiacciati sulla televisione e occupiamo gli
ultimi posti nella fruizione di ogni altro genere di bene culturale. La situazione appare dunque abbastanza critica anche nel pensare all’attualissima riforma scolastica del Ministro Moratti che prevede sempre più una trasformazione della scuola, prima agenzia culturale di ogni paese democratico, in un ufficio di collocamento dove un bravo studente è colui che non perde tempo ad imparare a pensare ma invece si rende utile imparando un mestiere. di
Federica Cagliani |
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