CGS Rondinella - associazione culturale

viale Matteotti, 425 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - tel 02.22.47.81.83 - fax 02.24.41.07.09

Per ricevere la newsletter scrivi a   info@cinemarondinella.it

Home Su Commenti

H. e comunicazione

 

Comunicare è un bisogno istintivo di ogni essere umano: parole e silenzi, gesti e immobilità esprimono le emozioni e gli stati d'animo con cui ciascun individuo lascia tracce di sé lungo il dipanarsi della propria esistenza.
La comunicazione avviene tra due o più persone che si trasmettono messaggi attraverso canali verbali, legati al linguaggio logico, o non verbali, legati al corpo.
Se è vero che è impossibile non comunicare, questo vale anche laddove ci siano difficoltà nell'articolare un discorso o un gesto, come nell'handicap psichico, sensoriale e fisico.
Naturalmente esistono differenze anche nella diversità: non è la stessa cosa parlare di un soggetto Down e di uno sordo, così come di un soggetto spastico e di uno autistico.
La mia esperienza lavorativa in campo educativo si svolge con un gruppo di giovani adulti con ritardo mentale medio, senza compromissioni fisiche. Mi piace usare l'espressione "portatori di particolarità", più che "portatori di un deficit", perché la parola deficit porta alcune distorsioni nel significato. Con questo termine, infatti, ci riferiamo ad un pezzo che manca o che funziona male rispetto ad uno standard di normalità: ma è corretto usare la normalità come parametro di paragone in relazione a soggetti che normali non saranno mai? Inoltre il deficit lascia presupporre una condizione di inferiorità, di debolezza esistenziale, che non rende giustizia della complessità e della singolarità di ciascun individuo con ritardo mentale (che tra l'altro, non si pone neppure il problema della propria diversità).
Particolarità, dicevamo, ma in che senso?


Nell'handicap psichico la via più facile attraverso cui trasmettere messaggi è quella legata al corpo e alle immagini, una strada più naturale e accessibile rispetto al linguaggio verbale, che invece qui si contraddistingue per frasi frammentate, spesso addirittura limitate a singole parole per indicare situazioni più elaborate. E' un discorso slegato da una temporalità, che però denota una continua tensione comunicativa verso l'altro e che proprio nel rapporto con l'altro acquista qualcosa di vitale: inutile dire che quanto più spazio viene lasciato ai singoli tentativi di partecipazione, tanto più il soggetto è portato a dire qualcosa di suo. 
Infiniti sono i segnali di comunicazione che passano attraverso la via del corpo: come un ragazzo ti guarda per sfidarti o per richiamare la tua attenzione, come si veste e si prende cura delle sue cose (se lo fa), come indossa le maschere della mimica facciale per esprimere rabbia o gioia, se si muove con eleganza o con maldestrezza, se ti tocca per controllare o per abbracciarti…
Penso che la cosa difficile, ma affascinante allo stesso tempo, sia ricercare cosa si nasconda dietro ai gesti e ai racconti interrotti di ciascuno, lasciando che anche un po' della loro stravaganza emerga e dia nuovi spunti di creatività.
Nello spettacolo "Le nuvole" abbiamo provato a mettere insieme i pezzi delle varie particolarità e ne è nato un lavoro spontaneo, vivace e sentito prima di tutto da loro: una prova di questo è il fatto che sulla scena sono da soli, cosa abbastanza rara nel teatro con i disabili. Lo scandire dei brani musicali, la suddivisione dello spazio scenico, il riferimento di un faro luminoso centrale, i costumi e gli oggetti tipici del personaggio che ciascuno si è scelto durante il laboratorio di espressione corporea hanno permesso la realizzazione di un elaborato di teatro-danza di circa venti minuti che il gruppo ormai sente come proprio e che non richiede ore di prove per essere allestito: l'ultima rappresentazione de "Le Nuvole", avvenuta presso il Cinema Teatro Rondinella, ha dimostrato come anche a distanza di mesi i ragazzi si siano calati immediatamente e con facilità nel lavoro. La cosa gratificante nell'esibirsi in un teatro non è solo l'applauso proveniente dal pubblico, ma anche il clima di festa e di attesa che si crea tra loro e chi li prepara.
Giuseppe Pontiggia nel suo libro "Nati due volte" scrive:
Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde "razza umana", non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera.
E' questo il passaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza.

Francesca Ditrani

L'argomento è ulteriormente approfondito nel libro Cinema ed handicap: schermi di solidarietà, pubblicato dal CGS nel dicembre 2002.


Home Su Commenti

Inviate a info@cinemarondinella.it un messaggio di posta elettronica contenente domande o commenti su questo sito.
Copyright © 1999-2001 Cinema Rondinella
Aggiornato il: 28 dicembre 2002