CGS Rondinella - associazione culturale

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Pace!

 

Anche un periodico di cinema come il nostro non può esimersi dall’aprire questo numero con un appello di pace. Lo stesso Duel, ben più autorevole e rappresentativo, ha strutturato la sua copertina attorno all’articolo 11 della Costituzione Italiana che ribadisce il totale ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Inoltre l’associazione culturale CGS Rondinella, della quale questo foglio è emanazione, è impegnata da anni nella realizzazione di percorsi e iniziative di educazione alla pace e alla nonviolenza: non è un caso che all’ingresso e nell’atrio del Cinema Rondinella sventolino simbolicamente ben due bandiere arcobaleno.

Si è deciso, quindi, di dedicare la prima pagina ad un messaggio di pace sui generis, in grado di coniugare la condivisa volontà redazionale di evitare, trattando un argomento dibattuto come questo, gli stereotipi, i cliché e il “già detto”, con la comune passione per il cinema. Ne è scaturita una ideale, seppur del tutto incompleta e arbitraria, filmografia di “resistenza” alla guerra e alle sue logiche, piuttosto che una vera e propria filmografia di pace: perché anche la maggior parte di quei film (i più significativi)  che maggiormente si potrebbero definire “pacifisti” si configurano nella realtà dei fatti come film “di guerra”, che ne denunciano, però, più o meno esplicitamente la disumanità quando non l’assurdità. E riguardo lo specifico della vicenda (pre)bellica del Golfo che sta catalizzando l’attenzione di tutte i media e le genti dell’intero pianeta ci siamo posti una semplice domanda: pensando a quello che sta accadendo, o solo ad una parte, quale piccolo/grande film della nostra vita ci viene in mente, e perché? Di qui questa nostra “rassegna cinematografica” di NO ALLA GUERRA:

IL DOTTOR STRANAMORE ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba di Stanley Kubrick, GB 1964

“…non si esclude il ricorso al Nucleare…” mi pare di aver sentito dire a Bush Jr. in uno dei suoi tanti proclami urbi et orbi; a distanza di anni dalla fine della Guerra Fredda quando ormai sembrava non si dovesse più paventare l’incubo di una Apocalisse atomica, c’è ancora qualcuno (Bush) che “sventola” la minaccia nucleare come ultimo strumento per dirimere le controversie internazionali; qualcun altro (Saddam) che (pare) nasconda quel poco di atomico che gli è rimasto in un angolo del giardino di casa; e qualcun altro ancora (Iran, Corea Nord…) che sta facendo la corsa ad accaparrarsi qualche “testatina” consapevole del fatto che (ahh, giustizia internazionale!) poi nessuno potrebbe più rompergli i… e così mi ricompare una visione antica: quella del pilota T.J. «King» Kong (Slim Pickens) che, come un cow boy texano sul suo cavallo, a cavalcioni di una bomba si appresta a scendere sull’ obiettivo e ad imprimere alla storia dell’umanità una svolta “senza ritorno”; 1964, dal romanzo di Peter George, Kubrick in un “…lucidissimo atto d’accusa contro la follia atomica e il militarismo, condotto con le armi del sarcasmo e dell’ironia…   

LA GRANDE GUERRA di Mario Monicelli, Italia 1959

La discussione, affrontata da un gruppo di soldati, pone in rilievo le dure condizioni di vita che si devono sopportare al fronte. La chiave amara e ironica è presente in tutta la vicenda come a denunciare le tante assurdità della guerra, tematica di difficile rappresentazione durante quegli anni.

"-La gente crede che la guerra sia dura solo quando si deve sparare. Noi sappiamo quanto è duro stare fermi qua, col sedere bagnato, ad aspettare il rancio. La guerra non è altro che un lungo ozio senza un minuto di riposo. A proposito che ora è?

-Bho! L'ultima volta che hanno portato il rancio era giovedì!

-Ecco! Sono queste cose che dovrebbero  scrivere sui giornali: noi siamo qua, e quelli che scrivono sono a casa...

-Basta che non scrivano balle!

-Soltanto i morti potrebbero dire una cosa giusta sulla guerra.

-Stai zitto "africa"! Son secoli che la gente si scanna con le guerre e non è mai servito a niente. Un uomo, dico io, non c'ha mica il diritto di ordinare ad un altro uomo di andare a crepare!

-Io per fargli vedere come passiamo il periodo di stasi, li mandasse questo pidocchio...in busta raccomandata!"

MINORITY REPORT di Steven Spielberg, USA 2002

Apparentemente con questa filmografia “Minority Report” non c’entra nulla, ma forse qualcosa da dirci sulla guerra preventiva di Bush ce l’ha. Al contrario del racconto di Dick da cui è tratto, nel film, a costo di smentire il suo stesso titolo, non esistono rapporti di minoranza: tutte le previsioni coincidono sull’omicidio che Anderson dovrà compiere e di fatto, malgrado il futuro gli sia stato predetto, compie: il poliziotto uccide comunque la sua vittima designata, perché costui vuole essere ucciso da Anderson e in qualche modo costringe quest’ultimo a “suicidarlo”.

In questo momento Bush sfrutta il rimorso dell’America che non ha saputo prevedere e impedire l’attacco dell’11 settembre per spacciare una guerra per il petrolio per una guerra preventiva; non sono ammessi “rapporti di minoranza” (non quelli degli ispettori, non quelli dei paesi dissenzienti): pur in assenza di prove di colpevolezza, la guerra è “inevitabile” e l’America eliminerà Saddam e non può non farlo perché è Saddam stesso che (con la sua malvagità, la sua ostinazione, la vocazione a sacrificare il suo popolo, la sua assenza di remissività) vuole essere eliminato.

RONIN di John Frankenheimer, USA 1998

Alla fine scopriamo che il “Ronin” Robert De Niro non è un mercenario: è un “buono”, un agente segreto americano che riesce ad impedire che una misteriosa valigetta cada nelle mani dei mafiosi russi o dei violenti irlandesi; peccato che intanto lungo il corso del film siano rimasti uccisi da pallottole (molto) vaganti, buone e cattive, un imprecisato ma sicuramente cospicuo numero di innocenti passanti e turisti a Nizza, nell’arena di Arles, sulla Corniche della Costa Azzurra… Effetti collaterali di una politica estera Usa un po’ rude ma non priva di efficacia? che pur di arrivare all’obiettivo è disposta a passare su molti cadaveri? E se la Francia pone il veto alla risoluzione alla mozione Usa all’Onu, cosa succederà? Torneranno i ronin in Costa Azzurra?

ORIZZONTI DI GLORIA di Stanley Kubrick, USA 1957

Ecco un no secco e deciso alla guerra, alla sporca Grande Guerra, con i sadismi e i meccanismi di punizione estrema. La visione delle pulite manovre decise sulla carta geografica da aristocratici generali sul prezioso tavolo di un surreale castello si alterna alle carrellate nel fango delle trincee di quegli stessi uomini che ubbidiscono ai loro ordini e si sacrificano per motivi lontani anni luce dalla loro vita quotidiana. La ferrea volontà di Kubrick nel mostrare e comprendere le logiche perverse di combattimenti disumani e le incomprensibili condanne per diserzione di coloro che disertori non sono, anche quarant’anni dopo la firma della pace, ha provocato un tale moto d’orgoglio in Francia che ne impedito fino al 1975 la proiezione delle sale cinematografiche francesi. Sarà forse che è troppo difficile fare i conti con le pagine più oscure della propria storia e ammettere che la violenza genera solo altra e più forte violenza?

La redazione

 

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Aggiornato il: 25 marzo 2003