CGS Rondinella - associazione culturale viale Matteotti, 425 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - tel 02.22.47.81.83 - fax 02.24.41.07.09 Per ricevere la newsletter scrivi a info@cinemarondinella.it
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Anche
un periodico di cinema come il nostro non può esimersi dall’aprire questo
numero con un appello di pace. Lo stesso Duel, ben più autorevole e
rappresentativo, ha strutturato la sua copertina attorno all’articolo 11 della
Costituzione Italiana che ribadisce il totale ripudio della guerra come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali. Inoltre l’associazione
culturale CGS Rondinella, della quale questo foglio è emanazione, è impegnata
da anni nella realizzazione di percorsi e iniziative di educazione alla pace e
alla nonviolenza: non è un caso che all’ingresso e nell’atrio del Cinema
Rondinella sventolino simbolicamente ben due bandiere arcobaleno. Si
è deciso, quindi, di dedicare la prima pagina ad un messaggio di pace sui
generis, in grado di coniugare la condivisa volontà redazionale di evitare,
trattando un argomento dibattuto come questo, gli stereotipi, i cliché e il
“già detto”, con la comune passione per il cinema. Ne è scaturita una
ideale, seppur del tutto incompleta e arbitraria, filmografia di
“resistenza” alla guerra e alle sue logiche, piuttosto che una vera e
propria filmografia di pace: perché anche la maggior parte di quei film (i più
significativi) che maggiormente si
potrebbero definire “pacifisti” si configurano nella realtà dei fatti come
film “di guerra”, che ne denunciano, però, più o meno esplicitamente la
disumanità quando non l’assurdità. E riguardo lo specifico della vicenda (pre)bellica
del Golfo che sta catalizzando l’attenzione di tutte i media e le genti
dell’intero pianeta ci siamo posti una semplice domanda: pensando a quello che
sta accadendo, o solo ad una parte, quale piccolo/grande film della nostra vita
ci viene in mente, e perché? Di qui questa nostra “rassegna
cinematografica” di NO ALLA GUERRA: IL
DOTTOR STRANAMORE ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba di Stanley Kubrick, GB 1964 “…non
si esclude il ricorso al Nucleare…” mi
pare di aver sentito dire a Bush Jr. in uno dei suoi tanti proclami urbi et
orbi; a distanza di anni dalla fine della Guerra Fredda quando ormai
sembrava non si dovesse più paventare l’incubo di una Apocalisse atomica,
c’è ancora qualcuno (Bush) che “sventola” la minaccia nucleare come
ultimo strumento per dirimere le controversie internazionali; qualcun altro (Saddam)
che (pare) nasconda quel poco di atomico che gli è rimasto in un angolo del
giardino di casa; e qualcun altro ancora (Iran, Corea Nord…) che sta facendo
la corsa ad accaparrarsi qualche “testatina” consapevole del fatto che (ahh,
giustizia internazionale!) poi nessuno potrebbe più rompergli i… e così mi
ricompare una visione antica: quella del pilota T.J. «King» Kong (Slim Pickens)
che, come un cow boy texano sul suo cavallo, a cavalcioni di una bomba si
appresta a scendere sull’ obiettivo e ad imprimere alla storia dell’umanità
una svolta “senza ritorno”; 1964, dal romanzo di Peter George, Kubrick in un
“…lucidissimo atto d’accusa contro la follia atomica e il militarismo,
condotto con le armi del sarcasmo e dell’ironia…”
LA GRANDE
GUERRA di Mario Monicelli, Italia 1959 La discussione, affrontata da un
gruppo di soldati, pone in rilievo le dure condizioni di vita che si devono
sopportare al fronte. La chiave amara e ironica è presente in tutta la vicenda
come a denunciare le tante assurdità della guerra, tematica di difficile
rappresentazione durante quegli anni. "-La gente crede che la
guerra sia dura solo quando si deve sparare. Noi sappiamo quanto è duro stare
fermi qua, col sedere bagnato, ad aspettare il rancio. La guerra non è altro
che un lungo ozio senza un minuto di riposo. A proposito che ora è? -Bho! L'ultima volta che hanno
portato il rancio era giovedì! -Ecco! Sono queste cose che
dovrebbero scrivere sui giornali: noi siamo qua, e quelli che scrivono
sono a casa... -Basta che non scrivano balle! -Soltanto i morti potrebbero dire
una cosa giusta sulla guerra. -Stai zitto "africa"!
Son secoli che la gente si scanna con le guerre e non è mai servito a niente.
Un uomo, dico io, non c'ha mica il diritto di ordinare ad un altro uomo di
andare a crepare! -Io per
fargli vedere come passiamo il periodo di stasi, li mandasse questo
pidocchio...in busta raccomandata!" MINORITY REPORT di Steven Spielberg, USA 2002 Apparentemente
con questa filmografia “Minority Report” non c’entra nulla, ma forse
qualcosa da dirci sulla guerra preventiva di Bush ce l’ha. Al contrario del
racconto di Dick da cui è tratto, nel film, a costo di smentire il suo stesso
titolo, non esistono rapporti di minoranza: tutte le previsioni coincidono
sull’omicidio che Anderson dovrà compiere e di fatto, malgrado il
futuro gli sia stato predetto, compie: il poliziotto uccide comunque
la sua vittima designata, perché costui vuole essere ucciso da Anderson
e in qualche modo costringe quest’ultimo a “suicidarlo”. In questo
momento Bush sfrutta il rimorso dell’America che non ha saputo prevedere
e impedire l’attacco dell’11 settembre per spacciare una guerra per il
petrolio per una guerra preventiva; non sono ammessi “rapporti di
minoranza” (non quelli degli ispettori, non quelli dei paesi dissenzienti):
pur in assenza di prove di colpevolezza, la guerra è “inevitabile” e
l’America eliminerà Saddam e non può non farlo perché è Saddam
stesso che (con la sua malvagità, la sua ostinazione, la vocazione a
sacrificare il suo popolo, la sua assenza di remissività) vuole essere
eliminato. RONIN di John
Frankenheimer, USA 1998 Alla fine
scopriamo che il “Ronin” Robert De Niro non è un mercenario: è un
“buono”, un agente segreto americano che riesce ad impedire che una
misteriosa valigetta cada nelle mani dei mafiosi russi o dei violenti irlandesi;
peccato che intanto lungo il corso del film siano rimasti uccisi da pallottole
(molto) vaganti, buone e cattive, un imprecisato ma sicuramente cospicuo numero
di innocenti passanti e turisti a Nizza, nell’arena di Arles, sulla Corniche
della Costa Azzurra… Effetti collaterali di una politica estera Usa un
po’ rude ma non priva di efficacia? che pur di arrivare all’obiettivo è
disposta a passare su molti cadaveri? E se la Francia pone il veto alla
risoluzione alla mozione Usa all’Onu, cosa succederà? Torneranno i ronin
in Costa Azzurra? ORIZZONTI DI GLORIA
di Stanley Kubrick, USA 1957 Ecco un no
secco e deciso alla guerra, alla sporca Grande Guerra, con i sadismi e i
meccanismi di punizione estrema. La visione delle pulite manovre decise sulla
carta geografica da aristocratici generali sul prezioso tavolo di un surreale
castello si alterna alle carrellate nel fango delle trincee di quegli stessi
uomini che ubbidiscono ai loro ordini e si sacrificano per motivi lontani anni
luce dalla loro vita quotidiana. La ferrea volontà di Kubrick nel mostrare e
comprendere le logiche perverse di combattimenti disumani e le incomprensibili
condanne per diserzione di coloro che disertori non sono, anche quarant’anni
dopo la firma della pace, ha provocato un tale moto d’orgoglio in Francia che
ne impedito fino al 1975 la proiezione delle sale cinematografiche francesi. Sarà
forse che è troppo difficile fare i conti con le pagine più oscure della
propria storia e ammettere che la violenza genera solo altra e più forte
violenza? La redazione |
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