NOSTRA SIGNORA D'ITRIA

IN MARACALAGONIS

 

Il culto di N.S. d'Itria in Sardegna è molto antico e assai sentito, si celebra questa festa in 19 chiese sarde.

La Vergine d'Itria raffigurata col Bambino Gesù in braccio, ha da un lato uno schiavo cristiano e dall'altro un padrone turco, vuole simboleggiare con questa immagine la protezione materna della Vergine nei tempi della schiavitù.

La Vergine d'Itria è festeggiata con particolare devozione a Maracalagonis, dove le è stata dedicata una chiesa nel centro storico del paese, costruita tra la fine dei 1200 e l'inizio dei 1300, su un sito appartenente ad una chiesa costruita agli inizi dell' 800, così come risulta dagli scavi e dalle ristrutturazioni realizzate in questi primi anni '90 ‑ Scavi che hanno messo in evidenza le congiunture degli anelli di base e delle colonne posti molto al di sotto dei pavimento attuale ‑ Ma tutte le notizie ufficiali di questi scavi sono riservate alla Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici. La chiesetta, non molto grande è un chiaro esempio dell'architettura romanica, misura m. 8x12, è composta da tre navate divise in quattro campate da sei colonne tozze, di spoglio provenienti da chiese o ville bizantine dei circondario di Maracalagonis in pietra calcarea, granito e marmo, le tre navate hanno il soffitto in legno a capriate intagliate di ciliegio che lo rendono particolarmente prezioso, i due capitelli laterali sono di foggia bizantina.

L'originale facciata, oggi retro della chiesa, all'interno della quale fu addossato un nuovo altare agli inizi dei '900, è tripartita secondo lo schema delle navate interne è caratterizzata da sei arcatelle per lato, da un portale con arco a tutto sesto, con architrave a lunetta priva di decorazioni, sormontato da una finestra a sesto acuto conclusa da un campanile a vela, che oggi non esiste più. Il motivo che lo compone rivela i caratteri dell'architettura pisano‑romanica, in contrasto con elemento gotici e quasi arabeggianti nel giuoco delle arcatelle. In origine era presente un abside, distrutto per aprire il nuovo ingresso sulla nuova piazza ai primi dei secolo, invertendo così l'orientamento e costruendo una nuova facciata porticale ad est, mentre ad ovest si può ammirare ancora l'originale facciata romanica. L'area di circa 450 m. circostante della chiesa monumento è adibita a piazza, sede di importanti manifestazioni religiose dedicate alla Vergine. Lo spazio della vecchia piazza pisana si unisce allo spazio antistante la chiesa, formando un sistema di doppia piazza collegati tramite un vicolo. Gli interventi edilizi che si sono via via succeduti hanno rovinato molto l'antico valore e splendore della piazza, sia nella pavimentazione che nel recupero dei muri di recinzione originali.

I Maresi per tradizione tramandata da secoli festeggiano la Vergine d'Itria, il martedì dopo Pentecoste, venerata in modo particolare da tutti.

La chiesa dedicata alla Vergine d'Itria, dista poche decine di metri dalla chiesa parrocchiale, dove la mattina della festa viene portata in processione, prelevato il simulacro già pronto con i fiori, ceri votivi e luci. La piccola piazza della chiesa non riesce a contenere la moltitudine di persone che con devozione accompagna in processione la Vergine fino in parrocchia. La mattina si celebrano Messe a tutte le ore, e alla Messa solenne non manca mai l'intervento del predicatore, che ripercorre nella sua omelia i passi della storia dalle origini di questo antico culto. Prima della celebrazione dell'ultima Messa, la processione coi simulacro della Vergine precorre molte strade del paese accompagnata dai caratteristici costumi locali e dei paesi vicini, al suono melodioso delle launeddas in perfetta sintonia con l'atmosfera d'altri tempi, intervallato anche dall'accompagnamento della Banda Musicale che ai nostri giorni e interpretata e diretta da cittadini di Mara. E' tradizione anche che tutti i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione siano presenti a questa processione con le loro candide vesti. Canti e preghiere in sardo accompagnate da tanta devozione fanno da cornice a questa festa in onore della Madonna d'Itria, di origini tanto antiche, ma sempre rinnovata dalla buona volontà dei maresi che vogliono fare sempre meglio e sempre di più. Si cantano i goccius, una composizione in versi a rima incatenata che ogni anziano di Mara conosce e che ripropone le lodi alla Madonna e il commento delle litanie in Suo onore.

Al culto della Vergine d'Itria è strettamente legata l'Arciconfraternita, la sua storia risale al 1608 quando con bolla fù eretta da Paolo V essendo allora Arcivescovo di Cagliari Mons. D'Esquivel che ne approvò la Costituzione e nel 1625 Urbano VIII le accordò indulgenze e i privilegi di S. Monica e S. Agostino in Roma.

 I Confratelli che appartengono a quest'ordine dovevano essere uomini di provata moralità, che si distinguevano per la pietà e lo zelo dei culto divino. Si dedicavano inoltre a pratiche di beneficenza e di assistenza, visita agli ammalati, ai poveri, agli anziani ‑ Per queste opere attingevano dalle rendite che in ogni tempo avevano le chiese ‑ Proventi che venivano da terreni ed altri beni, dati in godimento e proprietà alla chiesa denaro e oggetti preziosi offerti proprio per devozione e riconoscenza.

A Maracalagonis le persone molto anziane raccontano a proposito tante belle storie originate da questa consuetudine. I Confratelli erano stimati rispettati e ben voluti, erano addirittura chiamati "is fillusu de Nostra Signora". La divisa era molto semplice, una lunga e larga veste bianca con il cingolo azzurro stretto in vita e un lungo rosario che pendeva da un lato di questa, calze bianche e scarpe nere, sulle spalle una corta mantellina, anch'essa (nera o azzurra) completava l'abbigliamento, portavano inoltre un nastro azzurro appeso al collo come fosse a guisa di catena, con una plachetta di metallo o d'argento dove era effigiata l'immagine della Madonna.

 La storia sarda tramanda che le Confraternite ebbero origine dal caso, e cioè che 20 schiavi cristiani rimessi in libertà mentre rimpatriavano sbattuti dalle onde trovarono rifugio nel porto di Cagliari, dove stabilirono la loro residenza, seguendo lo stesso tenore di vita e solidarietà che avevano avuto prima da restare uniti come una sola famiglia ‑ Sarebbero stati essi i promotori del culto alla SS. Vergine tanto venerata in Costantinopoli, da qui nacquero gli ordini dei l'Arciconfraternita.

Nove giorni prima della festa nella chiesa della Madonna d'Itria si inizia la novena con la partecipazione di tantissimi devoti.

 

 

indietro