SS. VERGINE DEGLI ANGELI

 

Nella piazza centrale di Maracalagonis si eleva la parrocchiale della SS. Vergine Assunta, risalente originariamente al 1225, dedicata a Santo Stefano ma consacrata alla Vergine degli Angeli perché nell’altare maggiore, vi fu sempre, fino a pochi anni fa, la statua della Vergine, che vista circondata da angeli, fu scambiata per la Vergine degli Angeli; perciò nel 1900 l’altare maggiore fu consacrato sotto questo titolo, ed il canonicato ed il titolo parrocchiale ebbero il nome della Vergine degli Angeli. Di questo non esiste nessun decreto sia nella curia arcivescovile sia altrove, ove sia confermato il cambiamento del titolo dell’Assunta in quello della Vergine degli Angeli, fatta dalla competente Autorità Eclesiastica.

La prima consacrazione della parrocchia risale al 21 settembre 1227, questo si può riportare grazie ad un foglietto trovato per caso (attualmente introvabile) dove si è letta la data precisa di consacrazione della chiesa.

La parrocchia presenta aspetti costruttivi comprendenti elementi di stile diversi.

Passando all’esame architettonico, si riscontra che l’edificio è di costruzione antica, che ha pianta a tre navate con cappelle laterali d’epoche diverse e con presbiterio sopraelevato, su cui s’imposta la cupola.

La navata centrale ha una copertura a botte mentre le navatelle hanno volte a crociera.

Entrando dal portone principale possiamo vedere immediatamente l’altare mentre se volgiamo lo sguardo a sinistra possiamo vedere tre cappelle, mentre alla destra una cappella da dove è possibile accedere alla sagrestia, e da qui alla biblioteca e al salone parrocchiale.

 Nella sagrestia si possono vedere tre pitture del cav. Don Francesco Massa di Cagliari (anno 1797). Nel segmento sopra il paratore è rappresentato il martirio di Santo Stefano nativo del distrutto paese di Calagone, che in altri tempi primeggiava tra i limitrofi e che cadde per ignoto destino. All’opposta parete, la figura della caduta degli angeli ribelli sotto i fulmini dell’Arcangelo Michele. In mezzo alla volta è figurata l’assunzione della Vergine.

Sotto la mensa dell’altare maggiore giace il corpo del martire “Stefano”, trovato nella chiesa a lui dedicata tra le rovine di Calagone. Il teschio del medesimo si espone alla venerazione dei fedeli il 5 luglio in un’urna d’argento.

A Santo Stefano è dedicato anche il 5 novembre poiché, nel 1931, mentre un’alluvione stava spazzando via il paese, e gli abitanti terrorizzati, si rifugiarono nella chiesa che era il luogo più alto e più sicuro. I fedeli in preda alla disperazione invocarono l’aiuto di Santo Stefano il quale dopo l’invocazione fece smettere di piovere. Dal giorno, ogni anno, in quello stesso giorno, il paese ricorda  quest’avvenimento “miracoloso”.

Nella chiesa sono stati rinvenuti due plutei (= lastra di marmo o pietra, generalmente decorata a rilievo, non traforata, usata com'elemento di recinzione) bizantini di marmo, che rappresentano un leone e una leonessa. L’interno dell’edificio presenta aspetti prevalentemente barocchi determinati dai restauratori effettuati in seguito alla distruzione causata da un incendio verificatosi nel 1551. Vi sono presenti pitture della scuola sarda del XVI secolo ed alcune interessanti opere: un polittico di Berengario Piccalul (1423) ritoccato da Pietro Cavaro, nella predella episodi della vita di Sant’Antonio di Padova, e nelle cornici degli Apostoli.

Dal punto di vista stilistico si possono individuare almeno tre periodi costruttivi:

1)      Romanico (secolo XIII – XIV): nelle archeggiature pensili del fianco esterno destro.

2)      Gotico – aragonese (2° metà del XVI secolo): nelle arcate a sesto acuto che separano la navata centrale dalle navatelle e nelle cappelle laterali coperte da volte a crociera costolate.

3)      Tardo rinascimento (primi del XVII secolo): nel presbiterio che è un ambiente a pianta quadrata coperto da cupola ottagona raccordata mediante voltine costolate, ancora gotiche, come concetto costruttivo ma non prive d’influenze rinascimentali. Classiche le decorazioni architettoniche come le cornici d’imposta, timpani delle finestre, etc. Interessante l’arco con riquadri a rilievo che collega la zona presbiteriale alla navata. Sempre in uno stile rinascimentale sardo è il prospetto.

Delle mura esterne e giunto fino a noi qualche ornamento, come gli archetti con i capitelli di diverse forme, secondo il gusto del periodo.

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