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Introduciamo qui di seguito una guida all'analisi del romanzo, fornendo la suddivisione in capitoli e alcuni dei possibili riferimenti al testo:

 

Premessa.                               Il nulla.

Trovi una spiegazione del titolo, un riferimento al contesto storico-geografico e una riflessione sul senso della memoria storica. Importante per tutti i gruppi!

Capitolo I. La Casa di Carità di San Michele, il torno, p.7

La città di Novara sotto la dominazione spagnola, p.8 e seg.

La storia di Antonia

Capitolo II. Suor Livia, la "straniera", p.17 e inizio cap. III. Il vescovo di Novara, monsignor Bascapè, p.18 e seg.

Capitolo III. Rosalina, p.30 e seg. e cap. XXIX, p.283 e seg.

Capitolo IV. I coniugi Nidasio, il viaggio di Antonia verso Zardino (le appare il Monte Rosa!, p.40), le risaie e le gride, p.42 e seg. Importante per tutti i gruppi, la riflessione sulla dominazione spagnola alla fine del capitolo.

Capitolo V. Don Michele, il quistone. La nuova Chiesa, rinata dal Concilio ("parrocchie e vescovadi si compravano e…", p.51; i missionari. p.53 )

Capitolo VI. I risaroli (porre attenzione alla loro storia e ai mutamenti nell’impiego della mano d’opera, nell’Ottocento, con le mondine). I fratelli cristiani, p.62

Capitolo VII. Zardino (le lavandare, il mulino, il penat, i 2 dossi, la vita – monotona, soprattutto d’inverno – le liti, le liti d’acqua

Capitolo VIII. Giuseppe Berbero, colono dei Nidasio, pag.77 e seg.

Biagio lo "scemo", p.79 (vedi anche tutto il cap. XVI)

Don Pietro Maffiolo, p.81 (osserva la sua descrizione della Spagna)

Capitolo IX. Il mercato di Biandrate. La medicina popolare, p.88. I Gesuiti, p.90 e seg. (le metafore dal mondo animale , alla fine del capitolo)

Capitolo X. Don Teresio, nuovo cappellano dall’ottobre 1610

Capitolo XI. Il Caccetta, feudatario novarese, e la sua posizione politica filofrancese (per la sua storia vedi anche il capitolo XVIII, p.172)

Capitolo XII. I Corpi Santi e la continua richiesta di soldi da parte di don Teresio agli abitanti di Zardino

Capitolo XIII. La Roma controriformistica, il mercato delle reliquie, la corruzione

Capitolo XIV. La eccessiva e "colpevole" bellezza di Antonia. Le condizioni igieniche della bassa novarese a fronte delle zone montane, p.134. La storia di Biagio (vedi cap.VIII)

Capitolo XV. Il pittore di edicole. Le offerte votive

Capitolo XVI. La storia della beata Panacea, raccontata agli abitanti di Zardino dal vescovo Bascapè in lingua.

Capitolo XVII. I lanzichenecchi e il ballo con Antonia

Capitolo XVIII. L’ultimo inverno di Antonia, che rifiuta l’offerta di matrimonio di Pier Luigi Caroelli, nipote di un feudatario

Capitolo XIX. La paura della bestia (un grosso cane con la testa di cinghiale – porcocane) e altri fatti prodigiosi. Antonia viene sempre più considerata una stria. La denuncia di don Teresio (12 aprile 1610) e la sua testimonianza

Capitolo XX. I testimoni durante l’istruttoria . Le donne di Zardino , i sabba e il diavolo nel loro immaginario. Teresina Barbero racconta dell’amore di Antonia per il Tosetto – Gasparo (vedi anche cap. XXIV, p.233, i capelli di Gasparo…) I pregiudizi della gente verso i forestieri

Capitolo XXI. Antonia compare per la prima volta davanti all’inquisitore il !4 maggio. La città di Novara: le vie, la folla, i rumori …, p,204 e seg.

Capitolo XXII. I camminanti. Osservate anche una osservazione sulla letteratura nel ‘600 (Avevano altro per la testa, nel Seicento, gli scrittori italiani!), p.213

Capitolo XXIII. Informazioni sul Sant’Uffizio di Novara e sui Domenicani. Infiltrazioni di protestantesimo nelle valli alpine, p.223; le chiese erano teatri, p.225; il Seicento, secolo grafomane, p.226; l’eresia, la castità e la seduzione diabolica delle femmine, p.227.

Capitolo XXIV. Il secondo interrogatorio di Antonia (14 giugno). La tortura, p.235 e seg.

Capitolo XXV. La testimonianza dei coniugi Nidasio davanti all’inquisitore Manini. L’orientamento prevalente della Chiesa in materia di streghe e di malefici… , p.247. La testimonianza del camparo Pietro Maffiolo, p.246 e seg.

Capitolo XXVI. La "visita medica" del 12 luglio e le torture del curlo (p,253) e del cavalletto (p,254)

Antonia è dichiarata strega esperta in malefici e propagatrice di dottrine eretiche e scismatiche, p.253 e seg.

Capitolo XXVII. Il vescovo Bascapè e le sue inquietudini

Capitolo XXVIII. Le modalità del processo e dell’esecuzione della sentenza, p.270 e seg.

20 agosto 1610, la sentenza e i costi processuali (i sorbetti!). Il gran caldo e la paura della peste nera, p.273. Lo stupro di Antonia da parte dei due carcerieri

Capitolo XXIX. Presa in consegna dal braccio secolare, Antonia fu trasferita, il 21 agosto, nella Torre dei Paratici. L’incontro con Rosalina (il mestiere della puttana). Bernarso Sasso, il boia.

Capitolo XXX. 11 settembre 1610. Preparativi per la "festa" del rogo a Zardino. L’atteggiamento del boia di fronte alla morte, p.286-289. La folla, p.293. Antonia muore, i suoi ultimi pensieri sulla vita, p.292;lo "spettacolo" dell’esecuzione, p.294-295.

Congedo. Il nulla. La pioggia, il tempo che scorre, i personaggi di questa storia e della storia del mondo…Il senso delle cose…

 

             LA CHIMERA

"Nella notte tra il 16 ed il 17 gennaio 1590, giorno di Sant’Antonio Abate, mani ignote deposero sul tornio, cioè sulla grande ruota in legno che si trovava all’ingresso della Casa di Carità di San Michele fuori le mura, a Novara, un neonato di sesso femminile, scuro d’occhi, di pelle e di capelli."

La bambina viene battezzata due giorni dopo, con il nome di Antonia Renata Giuditta Spagnolini.

Negli anni che trascorre in "orfanotrofio", tra il 1590 ed il 1600, la piccola ha modo di conoscere alcuni tra i lati più inquietanti della vita, attraverso fatti che riguardano da vicino la Casa come il suicidio di una monaca di origini napoletane, Suor Livia, l’incontro con il Vescovo di Novara, Monsignor Carlo Bascapè, e la conoscenza di Rosalina, un’ orfana adulta che le parla del sesso, dell’amore e degli uomini, narrando la propria tragica vita.

L’esposta viene adottata all’età di 10 anni da Francesca e Bartolo Nidasio, una coppia di contadini provenienti dalla "bassa" novarese che non hanno potuto avere figli e che la portano nel loro paese, Zardino; durante il viaggio Antonia "scopre" scenari e paesaggi mai immaginati, tra cui il Monte Rosa, la cui vista la lascia estasiata.

Dopo il lungo viaggio la piccola arriva finalmente nella sua nuova casa, e qui viene accolta dai compaesani dei genitori adottivi, i quali si dimostrano da subito esterrefatti della scelta dei Nidasio ("Una femmina… Non è più come una volta… Ai tempi di mia madre le bambine di troppo le affogavano nella roggia…") e la guardano come fosse il Diavolo in carne ed ossa. E la situazione non cambia nemmeno dopo che il parroco del paese, Don Michele, le ha dato ufficialmente il benvenuto nella sua nuova casa.

Dopo l’arrivo, Antonia passa la maggior parte del proprio tempo con le figlie di Giuseppe Berbero, il colono dei Nidasio, che hanno all’incirca la sua età ed erano state le prime ad avvicinarla.

Crescendo, la ragazza diventa bellissima e molto intelligente e sensibile, e ciò non è visto di buon occhio da compaesani superstiziosi e terrorizzati da tutto ciò che non comprendono e non controllano (nel ‘600 la bellezza era sinonimo di intervento diabolico).

Ed oltre alle sue caratteristiche, si comporta in modo "anticonformista", ad esempio quando difende Biagio lo scemo, innamorato di lei, dai maltrattamenti delle due zie arcigne e zitelle, o quando rifiuta alcuni "buoni partiti" che la chiedono in sposa, o ancora quando arrivano in paese alcuni Lanzichenecchi e lei balla con uno di loro. Tutto ciò induce le comari gelose ad accusarla di superbia ed arroganza. E queste calunnie vengono amplificate quando la ragazza accetta di farsi ritrarre nei panni della Madonna del Soccorso da un pittore di edicole.

Prima dei vent’anni Antonia si invaghisce di un "camminante" misterioso ed ambiguo chiamato Gasparo. Con lui si incontra la notte in luoghi da tutti creduti infestati da funeste presenze e frequentati da adoratori del Maligno. Varie volte è sorpresa con lui da alcuni "vigilanti" del tempo, che la riconducono a casa con la forza.

Questi nuovi avvenimenti portano le malelingue a considerarla una strega che pratica i "sabba", evitandola prima e facendola poi denunciare dal nuovo parroco, Don Teresio, alla Santa Inquisizione.

Questa è presieduta al tempo da Manini, il quale vuole dare risalto alla faccenda per mettersi in luce e ridare importanza al Tribunale. Manini interroga molti abitanti di Zardino, i quali inventano storie insensate come la morte misteriosa di un neonato dopo una visita della "strega". Gli unici che raccontano fatti veritieri (gli incontri con l’amante Gasparo) sono Teresina, figlia di Barbero, i Nidasio ed il campanaro Pietro Maffiolo.

Ma anche un tentativo di "corruzione" intentato da parte di Bartolo nei confronti dei carcerieri del Tribunale non serve ad accomodare la situazione e, dopo due interrogatori ed una "visita medica" fatta di torture, Antonia confessa di aver incontrato un uomo che avrebbe potuto essere il Diavolo e, il 12 luglio 1610, viene dichiarata "strega esperta in malefici e propagatrice di dottrine eretiche e scismatiche". Dopo una permanenza nei sotterranei del Tribunale,dove viene violentata dai suoi due carcerieri Taddeo e Bernardo, Antonia viene trasferita nella Torre dei Paratici, dove incontra nuovamente Rosalina, che le racconta della sua vita e del suo mestiere (ora è una prostituta).

Infine, nel mese di settembre 1610, il boia Bernardo Sasso la conduce a Zardino, proprio nel luogo dove si incontrava con il suo amato, e viene bruciata sul rogo.