LA CHIESA CONTRO LA STREGONERIA

La Chiesa, che si era sempre mostrata molto tollerante nei confronti delle pratiche superstiziose (scongiuri, filtri d’amore, maghi e indovini) irrigidì il proprio atteggiamento a partire dal XV secolo. Le descrizioni dei terribili sabba, gli incontri notturni fra Satana e le streghe durante i quali venivano commessi orribili sacrilegi, terrorizzarono le popolazioni europee tanto che, nel 1542, la Chiesa definì la stregoneria peccato capitale. Ma già nel 1486 era apparso un manuale per i “cacciatori di streghe”, il Malleus maleficarum, pubblicato con tanto di bolla papale da due inquisitori tedeschi, tali Heinrich Krämer e Jacob Sprenger.

La persecuzione contro streghe e stregoni - le delazioni, i processi, le confessioni estorte con la tortura, i roghi- si scatenò allora con incredibile violenza e infierì soprattutto quando la possibilità di attribuire a una volontà malefica le avversità, i mali, le carestie e le epidemie che colpirono le popolazioni, costituì una valvola di sfogo.

Ogni persona “diversa” era in potenza un affiliato del diavolo: tale era stata definita, a esempio, Giovanna d’Arco, bruciata come strega nel 1431. A loro volta i “diversi” (vecchie, vedove, psicolabili, storpi, mammane, vagabondi, eretici di varia natura ecc.) in molti casi coltivarono l’illusione di poter riscattare o vendicare il proprio isolamento attraverso l’adesione al culto del principe delle tenebre: l’autosuggestione alimentò non poco i roghi dell’Inquisizione.

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