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utilizziamo il comparatore del NUT

Una fotocellula intelligente

Un occhio elettronico | Schema base (1) | Aggiungere un'isteresi | Montaggio sperimentale
Evoluzione di un circuito (2) | Sfruttiamo il cervello

Un occhio elettronico

La fotocellula è un circuito utile e dalle infinite applicazioni. Il suo occhio elettronico è capace di accendere le luci all'imbrunire o entrando in auto una galleria o a piedi in un lungo corridoio. E' in grado anche di rivelare il passagio di un veicolo, di sentire la presenza di una fiamma, e persino di riconoscere la mancanza di un'etichetta su un prodotto. Il Nutchip si interfaccia direttamente ad un sensore di luce (LDR) che è il cuore della fotocellula; il suo cervello logico realizza poi mille automatismi senza che sia necessario aggiungere nulla di esterno.

Ecco quindi un simulatore di presenza che si accende automaticamente la sera per un'ora in soggiorno, poi un'altra ora in cucina, ed infine accende le luci in camera da letto per poi spegnerle prima che faccia troppo tardi. Un compito che il Nutchip svolge egregiamente!


1) Schema base

Lo schema base della fotocellula utilizza l'ingresso analogico (comparatore) del Nutchip. Questo ingresso è gestito in comune con l'ingresso digitale IN4,  e dovremo ricordare di attivarlo al momento della programmazione del chip.
Il comparatore funziona confrontando la tensione all'ingresso IN4 con quella di riferimento presente all'ingresso AREF; se la tensione applica su IN4 è maggiore di quella applicata su AREF, allora IN4 viene visto a livello logico uno; altrimenti a livello logico zero. Per esempio, immaginiamo di regolare il trimmer TR1 per dare 2 volt sul piedino AREF. Immaginiamo anche che in condizioni di luce la resistenza dell'LDR sia di 1 kohm. Allora al piedino IN4 arriveranno 2,5 volt, per cui a livello logico sarà IN4 = livello alto, cioè uno. Oscurando la fotocellula la resistenza salirà a 10 kohm; la tensione sul piedino IN4 crolla ben al di sotto dei 2 volt presenti sul piedino AREF. In queste condizioni, IN4 sarà visto a livello basso, cioè zero.

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Una fotocellula sperimentale. Oscurando la fotoresistenza il LED si accende.

Nella pratica regoleremo il trimmer TR1 al livello di sensibilità ottimale per l'applicazione che vogliamo realizzare, cioè un pò prima che la fotocellula scatti. In tal modo, anche una piccola variazione di luce farà scattare l'uscita.

 

Aggiungere un'isteresi

A volte non è desiderabile avere un funzionamento troppo sensibile. Ad esempio, in una giornata parzialmente nuvolosa non è gradevole che le luci si accendano e si spengano in corrispondenza di ogni piccola nuvoletta! Per ovviare a questo inconveniente, tipico di tutti gli automatismi, si introduce solitamente un'isteresi.
Ad esempio, si potrebbe fare in modo che appena la fotocellula scatta, la sua sensibilià venga ridotta. In tal modo, per fare rilasciare la fotocellula sarebbe necessario un considerevole aumento della luminosità, ben al di sopra rispetto al valore che l'ha fatta intervenire. Un tale tipo di isteresi si chiama isteresi sul livello, perchè avviene variando il livello di luminosità che provoca l'attacco o il distacco del meccanismo.
Con i Nutchips è conveniente adottare un'isteresi sul tempo, che non richiede risorse hardware ma soltanto di inserire un timeout nella tabella della verità. Infatti, se il nostro scopo è evitare un'eccessivo attacca/stacca della fotocellula quando la luminosità oscilla attorno al valore di intervento, imponendo che la fotocellula resti accesa per un intervallo fisso centreremo il risultato. Al termine del timeout torneremo l'uscita tornerà ad essere controllata dall'ingresso analogico.

 

Montaggio sperimentale

Per realizzare la fotocellula bastano pochissimi componenti, perciò è facile assemblarla su una basetta sperimentale a molla.

Photocell.jpg (22768 byte)

come realizzare la fotocellula su una basetta a molla

Elenco componenti:

  • 1 LED rosso
  • 1 resistenza 390 ohm
  • 1 resistenza 1000 ohm
  • trimmer 100 kiloohm (pref. multigiri)
  • 1 cond. 100 nF
  • 1 fotoresistenza (LDR)
  • 1 ris. ceramico 3 piedini da 4 MHz
  • 1 Nutchip

 

2) Evoluzione di un circuito

E' il momento di preparare il circuito ad uscire dal laboratorio. La fotocellula è un apparecchio destinato a funzionare ininterrottamente per mesi: dobbiamo pensare prima di tutto all'affidabilità. In un periodo di tempo molto lungo, è inevitabile avere fluttuazioni di corrente ed anche blackout. Aggiungiamo quindi un circuito di reset composto da una rete resistenza-condensatore, R3 e C2.
Anche gli ingressi del comparatore vanno ripuliti, per evitare dei falsi azionamenti causati dagli omnipresenti disturbi. I condensatori C3 e C4 servono proprio ad appianare i picchi e a livellare le tensione agli ingressi del comparatore. Affianchiamo poi al LED un relè, per pilotare il nostro carico. Ricordiamo di dimensionare l'amperaggio del relè in base al carico da pilotare, lasciando spazio per un'abbondante "scorta" di corrente. Ad esempio, una lampada da 100 W al momento dell'accensione arriva ad assorbire fino a 1000 W! Una regola di buon senso consiste nell'acquistare un relè la cui corrente sia almeno doppia rispetto a quella effettivamente necessaria. I relè da 5 volt (come quelli utilizzati qui) sono comodi, ma talvolta sono difficili da reperire per le correnti maggiori: potete sempre modificare lo stadio di uscita per pilotare un relè a 12 volt, come indicato nella raccolta di circuiti base.
Queste protezioni basteranno per un utilizzo "casalingo" della nostra fotocellula.

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La fotocellula esce dal laboratorio:

  • Il LED è affiancato da un relè (il funzionamento è inverso rispetto allo schema precente)
  • Il reset ha una propria rete di ritardo costituita da una resistenza ed un condensatore, per maggiore affidabilità
  • Le tensioni analogiche da misurare sono "ripulite" da C3 e C4.

 

Sfruttiamo il cervello

La caratteristica più sfiziosa di questa fotocellula è la sua programmabilità, non ottenibile con le fotocellule tradizionali.
Eccone alcune interessanti applicazioni: