Polo
Montañez,
il rinnovatore della tradizione |
Polo
Montañez, il rinnovatore della tradizione La
musica cubana contemporanea non può prescindere dalla figura di Fernando
Borrego Linares, detto Polo Montañez, un cantante-compositore che nella
sua breve vita ha avuto il tempo di registrare soltanto tre dischi ma che
ha lasciato un segno indelebile nella cultura cubana. Guajiro
natural, Guitarra mía e Memoria sono tre raccolte di canzoni molto curate da un punto di
vista poetico e musicale, lavori che recuperano la tradizione della musica
campesina e della nueva trova, rielaborandola in una nuova veste musicale. Sono stato
recentemente a Cuba e ho avuto modo di vedere la casa di Polo Montañez,
nel complesso turistico Las Terrazas, un luogo stupendo immerso nel verde
di palme e colline situato nella provincia di Pinar del Rio. Qui è
vissuto uno dei geni musicali degli ultimi anni, da guajiro
natural come lui stesso si definiva, vicino a un fiume impetuoso e ai
campi di caffè e di tabacco, all’ombra di gigantesche palme e distese
di banani. Polo Montañez è stato un grande cantante ma anche un uomo
sincero, sensibile, di buon umore, un musicista che sin dalle prime note
di una canzone fa sentire tutta la sua cubania
e che proprio per questo si è conquistato un posto speciale nel cuore del
popolo.
|
L’infanzia
di Polo Montañez I
genitori di Fernando Borrego Linares (vero nome di Polo Montañez) erano
di origini molto umili e vivevano nella Sierra del Rosario, nella
provincia di Pinar del Rio. Erano contadini laboriosi e modesti, gente
de monte adentro, come si dice a Cuba, però rispettosi di un loro
codice morale come tutta la gente delle campagne cubane. Il padre si
chiamava Julio Borrego Casas e si sposò con Lucrecia Linares Martínez,
una ragazza che conosceva da quando era un bambino, ma che prima di lui
aveva avuto altri due mariti. Dal primo matrimonio di Lucrecia nacquero
tre figli, dal secondo altri due, con Julio addirittura altri sette e
Fernando fu il sesto, l’undicesimo di una grande famiglia. Fernando
nacque il 5 giugno 1955 nella fattoria El Brujito, ma quando aveva solo
pochi mesi la sua famiglia si spostò in un altro luogo chiamato El Brujo
e il padre attese un po’ di tempo prima di iscriverlo nei registri dello
stato civile. L’infanzia di Polo fu difficile perché la situazione
economica della famiglia era precaria, al punto che lui non poteva avere
giocattoli e il suo unico passatempo consisteva nell’imitare i lavori
dei contadini. Fernando da piccolo soffrì febbri altissime e la madre si
preoccupò molto per lui, al punto di chiedere una grazia alla Vergine
della Carità del Cobre e di fare il voto di non tagliare i capelli al
figlio sino a sette anni compiuti, se glielo avesse salvato. Fu così che
Polo portò i capelli lunghissimi sino a sette anni e si infastidiva molto
quando la gente che veniva a casa sua lo scambiava per una ragazzina. A
sette anni gli tagliarono i capelli e allora non dovette più esibire la
sua virilità per convincere chi la metteva in dubbio. La famiglia di Polo
passò a vivere in un villaggio del municipio di Bahía Honda e poi in una
fattoria di Candelaria, un luogo ancora più addentro alla campagna di
Pinar del Rio. Fernando ebbe sempre l’appellativo di Polo, pure se
alcuni lo chiamavano Pile, Polai o Poline, non è chiaro il motivo, ma
questo è sempre stato il suo soprannome. Nella sua famiglia l’amore per
la musica era una caratteristica paterna e il ragazzo crescendo si dedicò
sempre più a questa forma d’arte, pure se doveva lavorare duro. Polo
cantava anche da bambino e inventava le parole delle canzoni famose quando
non se le ricordava, mantenendo il medesimo ritmo. Si vedeva che era un
ragazzo con la musica nel sangue, uno che prendeva una tavola di legno, ci
metteva una corda di nylon e la suonava come se fosse una chitarra,
cantando canzoni famose o inventate da lui stesso. Da ragazzino suonava
senza difficoltà la marímbula,
il bongó e la tumbadora,
pure se fu sempre un autodidatta, sia nella musica che nelle altre
materie. Studiò poco in una scuola rurale del Cusco, una località vicino
a casa sua, e la sua maestra si chiamava Nancy. Polo si applicava
abbastanza ma anche a casa c’era bisogno di lui per lavorare i campi e
fu così che smise presto con la scuola. La
prima gioventù Polo
Montañez sognava di fare il cantante e nella prima gioventù dovette
confrontare i suoi desideri con la dura necessità di lavorare nei campi,
ma grazie al suo carattere forte e deciso, unito alle grandi capacità
musicali, riuscì a far trionfare i suoi sogni. Quando smise di studiare,
Polo si impegnò ad aiutare la famiglia nei lavori domestici, poi iniziò
un corso nelle Brigadas Juveniles, un movimento culturale creato dalla
Rivoluzione, sotto la direzione della maestra Paula Díaz, che si
impegnava per far recuperare un minimo di cultura agli analfabeti e a chi
era rimasto indietro rispetto ai coetanei. Erano gli alfabetizzatori che
la Rivoluzione mandava nelle zone di campagna nei primi anni Sessanta e
Polo ne approfittò insieme ad alcuni amici e parenti. Polo cresceva con
un carattere allegro, scherzoso, disponibile verso gli altri, amico di
tutti e grande parlatore. Trascorre la giovinezza con la compagnia della
chitarra e di molte ragazzine che fa innamorare grazie a un carattere
gioviale e sognatore. Caridad Pérez Morejón è la madre dell’unico
figlio di Polo ed è la sola donna che lo ha conosciuto sin dalla prima
infanzia, pure se prima di lui ha avuto altri due mariti perché riteneva
Polo un uomo poco adatto alla vita di casa. Polo e Caridad si sposarono
nel 1972 quando la donna aveva quattro figli dei precedenti matrimoni e
attendeva quello del nuovo marito. La vita era molto dura e le
ristrettezze economiche si facevano sentire, ma Polo trattò i cinque
ragazzi sempre allo stesso modo, pure se il suo unico figlio era Junior.
Per colmo di sfortuna, durante i primi mesi di matrimonio, Polo fu
chiamato sotto le armi e doveva stare lunghi periodi lontano da casa, ma
quando poteva ottenere un permesso il suo unico pensiero era per la
famiglia che amava con tutto il cuore. Junior ricorda di aver avuto “un
padre allegro e scherzoso, uno che amava la chitarra e gli animali, il
paesaggio della sua campagna di Pinar del Rio, il fiume che scorreva
vicino e soprattutto la famiglia che non lasciava mai sola”. Polo era un
uomo allegro e ben disposto, uno che sapeva vivere la vita e che amava
organizzare feste per ridere e scherzare con gli amici. Caridad è stata
il più grande amore della sua vita e molte delle canzoni che componeva
erano dedicate a lei, soprattutto Distanzia
(vedi antologia di testi: Lontananza).
Polo amava la musica e la sola cosa che voleva realizzare nella sua vita
era fare il cantante, pure se si impegnava a lavorare dove c’era bisogno
e non si tirava indietro di fronte a niente. Polo amava anche viaggiare in
auto e diceva sempre che se non fosse riuscito a fare il cantante avrebbe
voluto fare l’autista. La sorte è stata molto ingiusta con lui visto
che la morte l’ha incontrato proprio su una strada a bordo di un’auto.
Polo in vita sua fece di tutto: carbonaio, tagliatore di canna e di
tabacco, giardiniere, autista di trattori e molti altri mestieri legati
alla campagna. Era molto bravo anche come cuoco e sapeva
mettere in tavola una comida
criolla senza uguali, così come sapeva fare un ottimo caffé che
beveva lentamente in compagnia di amici. Polo e il fratello Luis sono
sempre stati molto uniti e cominciarono a cantare insieme nelle feste,
dove interpretavano le canzoni della musica cubana classica con il
nomignolo di Juan y Junior. Polo era un genio spontaneo nella musica e
anche se non aveva studiato sapeva suonare ogni strumento: chitarra, tres,
batteria, bongó, tumbadora,
basso… Gli animali erano un’altra sua passione e spesso si poteva
vedere Polo seduto che conversava con un cane o con un cavallo. Il suo
ultimo cane si chiamava Bicho e ogni volta che partiva per qualche
concerto si raccomandava che venisse trattato benem, perché era il suo
animale preferito. Polo era anche un uomo di fede, pure se non frequentava
molto la chiesa e le funzioni religiose, ma era devoto a San Lazzaro e
ogni 17 dicembre andava al suo santuario per pregare e cantare in onore
del santo. Polo era un uomo geloso che amava la sua famiglia, proteggeva
le sorelle e i figli, rispettava i genitori e gli anziani, insomma era uno
che incarnava il perfetto campesino
cubano. Soprattutto era orgoglioso del suo essere guajiro e amava con tutto il cuore il luogo dove era nato e dove
viveva. Prima
di diventare famoso Polo
Montañez fu un campesino autentico, uno che riuniva nella sua persona tutte le
caratteristiche positive del guajiro
cubano: affabile, ospitale e disinibito. Amava la terra pinareña
come amava la sua famiglia che aveva nel suo cuore un posto speciale. La
musica fu un punto di arrivo obbligato, dopo aver fatto tanti lavori che
non c’entravano niente con la sua vera attitudine. Polo non aveva un
luogo ben preciso dove componeva canzoni e neppure si dava scadenze o
momenti per farlo, lui improvvisava con la chitarra ogni volta che ne
sentiva il bisogno. Quando divenne famoso non cambiò personalità, ma
restò sempre un guajiro natural,
solo che aveva più tempo per comporre e dedicò la sua vita in tutto e
per tutto alla musica. Polo
visse la sua fanciullezza in una famiglia che amava la musica, pure se
credo non esista famiglia cubana che non abbia questa caratteristica, e in
casa sua il programma radiofonico più ascoltato era Nocturno.
Lui amava molto i cantanti di bolero degli anni Quaranta e Cinquanta
come Roberto Sánchez, Tejedor y Luis, El Septeto Nacional, Ignacío
Pineiro, la Orquestra Sublime, il Trío Matamoros e Ñico Saquito. La casa
di Polo era spesso visitata da grandi cantanti e quando lui aveva tredici
anni venne a casa sua l’Orquestra Sublime per una festa. Se analizziamo
l’opera di questo grande autore ci rendiamo conto che molte canzoni
trattano il tema del rapporto uomo - donna e dell’amore, ma sono sempre condizionate
da esperienze personali. La prima canzone composta da Polo fu Aquel
tiempo feliz e lui diceva sempre che non gli piaceva perchè l’aveva
scritta in un periodo poco felice della sua vita. Sé
que quieres terminar el
cariño que te di ven
y dime la verdad ven
y calma mi sufrir... Non
c’è bisogno di traduzione ma è interessante sapere che quando Polo
scrisse questa canzone aveva solo tredici anni. Tutta la vita di Polo
è legata alla musica e la sua prima apparizione ufficiale fu in un gruppo
musicale da lui diretto nella zona del Cusco, dove viveva la sua famiglia.
Polo in seguito si unì a un altro gruppo musicale di Artemisa, il Grupo
Pleyade, che faceva parte del movimento degli Artistas Aficionados. La musica di Polo era di tipo tradizionale e
lui accompagnava il gruppo suonando la chitarra. Il vero compositore
che conosciamo oggi perrò nasce nel complesso Las Terrazas con il
Grupo Sorpresa, che lui stesso crea e dirige. In questo gruppo, che
si sviluppa nella sua casa in riva a un piccolo lago e in un
panorama campestre unico al mondo, Polo suona la chitarra e canta. Da
questo momento Polo comincia a comporre le sue canzoni più belle che
andranno a far parte dei tre dischi che ci ha lasciato, cose poetiche
come María, Esa
mujer e molte altre. Il Grupo Sorpresa durò fino al 1994,
data di inizio del progetto per un complesso turistico a Las Terrazas,
poi si modificò in un Septeto, infine nel gruppo Cantores del Rosario. Adesso che Polo non
c’è più, il gruppo musicale è diretto dal cugino Amauris Romero
Borrego, che ha sempre stimato il cantante pinareño
come un grande artista che riusciva a innovare la musica tradizionale. Il
gruppo di Polo comincia a lavorare all’Hotel Moka, nel nuovo complesso
turistico Las Terrazas, con l’dea di dare veste nuova a generi
tradizionali come le serenate. Polo da giovane cantava solo temi cubani
tradizionali, ma poco a poco cominciò a creare una musica sua, che a
livello di ispirazione era debitrice delle forme passate, ma che aveva una
sua originalità poetica e musicale. Lui creava prima la musica e dopo ci
inseriva il testo che era forse la cosa più bella del suo lavoro, ma Polo
era così modesto che non avrebbe voluto cantare in pubblico le sue
canzoni. Furono i componenti del gruppo a convincerlo a inserire i suoi
lavori accanto ai temi tradizionali cubani e quando venne aperta una radio
nel complesso Las Terrazas, lui fu il principale speaker e lanciò la
canzone Amanecer. Il complesso
di Polo assume la forma di un Septeto e all’inizio interpreta tutte le
canzoni più belle della trova
tradicional per poi decidere di eseguire solo canzoni di Polo Montañez
che dal 1995 in poi cominciarono a essere molto apprezzate. La fortuna del
gruppo fu José da Silva, un impresario di Capo Verde residente a Parigi,
che cercava un gruppo cubano per la casa discografica Lusafrica. Nel 1999
l’impresario ascoltò il gruppo di Polo e ne fu entusiasta al punto da
inviare poco dopo, con il contratto da firmare, Alfredo Peñalver, un
cubano che collaborava con la casa discografica. Il documento prevedeva
sei anni di lavoro per produrre quattro dischi in esclusiva per la
Lusafrica, ma se ne fecero soltanto due mentre Polo era in vita. Appena
firmato il contratto il gruppo si mise al lavoro di buona lena, si può
dire che la vita di tutti cambiò, persino del piccolo centro Las Terrazas,
che seguiva le esibizioni di Polo e consigliava cambiamenti e modifiche
alle canzoni. Per registrare il primo disco il complesso cambiò nome in
Polo Montañez y su grupo, nome che fu imposto da Rubén Gamboa, un
abitante della comunità Las Terrazas, ormai quartier generale del
cantante. Il motivo era abbastanza semplice. Polo, perché a Fernando lo
avevano sempre chiamato Polo sin da quando era un bambino e Montañez
perchè viveva tra le montagne di Pinar del Rio. A Polo quel nome
piacque molto e lo adottò per il gruppo. Il
successo internazionale Polo
coltivò la sua arte tra montagne e palme, uno dei luoghi più belli della
campagna cubana, il posto più adatto per comporre una musica campesina
che faceva capire l’anima del trovatore ispirato dai grandi compositori
della musica tradizionale. Polo Montañez iniziò il suo cammino verso la
fama partendo da Candelaria e da Pinar del Rio, senza mai dimenticarsi
delle sue origini umili che sono sempre state la base della sua miglior
musica. Nell’ottobre
1999, Polo è all’Avana per incidere Guajiro
natural, il suo primo disco che è il risultato di un lungo lavoro
realizzato per sessioni: prima venne fatta la base musicale, poi le
percussioni minori, i cori e per ultimo la voce di Polo. L’ispiratore
del gruppo era sempre lui che voleva controllare tutto e riguardare ogni
cosa del lavoro fatto, ma non dimenticava mai di scherzare e di
intrattenersi con i compagni bevendo un bicchiere di rum o raccontando una
storia. Guajiro natural viene
fuori da una selezione di oltre venti canzoni
che Polo stesso consigliò a José da Silva e il giudizio finale sui
pezzi da pubblicare spettava alla casa discografica. Al termine dei lavori
per la registrazione del primo disco, Polo e il suo gruppo fecero una
grande festa che coinvolse tutta la comunità de Las Terrazas sino a notte
fonda. La promozione del primo disco fu piuttosto difficile e partì
contemporaneamente in Cuba e in Europa, perché la casa discografica era
francese. Polo y su grupo continuarono a lavorare nell’Hotel Moka fino al giorno
che venne deciso il primo tour internazionale. Nel 2000 venne fissata una
tournée in Francia, paese che doveva lanciare il gruppo a livello
internazionale. C’era solo il problema che Polo aveva un terrore folle
degli aeroplani, soprattutto perché, come per la maggior parte dei
cubani, aveva avuto poche possibilità di viaggiare fuori dall’isola.
Nessuno dei musicisti era mai uscito dai confini di Cuba ma quella
per loro fu solo la prima volta, perchè subito dopo dovettero replicare
altre tournée in Olanda, Belgio e Portogallo. Polo era preoccupato per la
diversità della lingua ma si rese ben presto conto che la musica cubana
aveva la particolarità di abbattere le barriere del linguaggio e di farsi
apprezzare anche all’estero. Polo aveva paura di non essere accettato
dal pubblico e prima di ogni concerto era sempre molto teso, ma alla fine
riusciva a creare un contatto incredibile con chi veniva a sentirlo. Polo
era un artista completo che cercava di fare le cose con la migliore qualità
possibile, lavorava sodo e dormiva appena tre o quattro ore per notte, era
iperattivo e non poteva stare senza la sua chitarra in mano. Amava alzarsi
all’alba per passeggiare nelle sue campagne e bere caffé in compagnia
di amici. Era un ottimo interprete e soprattutto un grande creatore di
musica cubana nel solco della tradizione del bolero e del son.
Il suo linguaggio è semplice, le parole delle canzoni sono intrise di
poesia, le melodie sono uniche e ben comprensibili in tutto il mondo. La
nazione dove Polo ebbe il più grande successo fu la Colombia, un posto
che lui amava con tutto il cuore e che nelle sue preferenze veniva subito
dopo Cuba. La Colombia fu la piazza che lo accreditò come grande cantante
e la fama che raggiunse in questo paese lo aiutò a scalare le vette del
successo internazionale. Molti concerti di Polo vennero organizzati in
Colombia nel corso del 2000 e avevano come base musicale il disco Guajiro
natural che fu molto apprezzato a Bogotá, Barranquilla, Cartagena e
Santa Marta. La stampa, la radio e la televisione colombiana in molte
occasioni parlarono di un artista geniale che veniva da Cuba. Il pubblico
colombiano decretò il suo successo e gli fece guadagnare prima il disco
d’oro e infine addirittura il disco di platino, che voleva dire oltre
quarantamila copie vendute. Montón de estrellas fu la sua canzone più amata dai colombiani,
tanto che nel corso del 2001 se si accendeva la radio non era difficile
ascoltarla in qualsiasi ora del giorno. Questa canzone è dedicata a Loida
Booser che nel 1999 lasciò Cuba per emigrare negli Stati Uniti e deluse
molto le aspettative di Polo che provava per lei un amore profondo. Dopo
Loida nel cuore del cantante ebbe un posto importante Adi García Álvarez,
la sua ultima compagna che seguì l’esperienza colombiana e che
condivise con il cantante gli ultimi anni della vita e il periodo del
successo. Polo non è molto conosciuto in Italia, anche se prima di morire
è stato ospite del Festival Latinoamericano che si tiene a Milano ed è
nel nostro paese che ha composto la sua ultima canzone, Besitos,
una sorta di testamento spirituale del suo genio. Nel 2001 Polo Montañez
fece alcune tournée in Ecuador, Costa Rica e Messico, piazze importanti
dove replicò il successo colombiano. Nel 2002 uscì il secondo disco, Guitarra
mía, realizzato da Cubadisco, che venne presentato prima in patria e
poi all’estero ed ebbe molto successo in Germania. La morte ci ha
portato via un artista come Polo Montañez proprio quando cominciava ad
acquisire una fama internazionale. La perdita di un cantante e di un poeta
come lui non è stata cosa da poco per la cultura cubana e il suo pubblico
lo piange ancora oggi mentre ascolta i dischi che lo hanno reso famoso. In
tutta Cuba aprono sale e centri culturali dedicati a Polo (importante
quello edificato sulla piazza di Viñales) e gruppi che fanno musica
seguendo il suo esempio. Nel complesso turistico Las Terrazas la sua casa
è diventata meta di pellegrinaggi da parte di turisti di tutto il mondo e
anche di cubani che lo hanno conosciuto e apprezzato. La sua morte è
stata un duro colpo per tutti, soprattutto per il modo inaspettato in cui
si è verificata. Tutto accadde il 20 novembre del 2002, perché Polo
decise di aiutare la sua vicina di casa Gisela María a celebrare la festa
dei quindici anni, che a Cuba è un compleanno molto importante. Fu così
che Polo si recò con la sua auto al circolo sociale José Luis Tasende in
provincia di Ciudad Habana. Durante la festa venne organizzato pure un
concorso di canto, una sorta di karaoke,
e Polo cantò la sua ultima canzone: Penélope.
Alle sei di sera, Polo decise di tornare a casa e mise in moto l’auto
portando con sé la sua ultima compagna Adi, la ragazzina che aveva
compiuto quindici anni, il figlio più piccolo di Adi e una ragazza che
aveva realizzato il film della festa. La tragedia avvenne sulla via del
ritorno nella zona di Pinar del Rio, mentre in autostrada il sole era
ormai calato. Un terribile impatto con un mezzo che proveniva
dall’altro lato uccise sia Polo che il figlio di Adi. Non ci fu
niente da fare, nonostante l’impegno profuso dai medici dell’ospedale
dove i due furono subito condotti. La notizia dell’incidente mortale si
diffuse per tutta Cuba e il popolo avanero si riversò davanti
all’ospedale per avere notizie, mentre chi viveva lontano attendeva con
trepidazione davanti al televisore o alla radio. Polo Montañez si era
conquistato un posto speciale nel cuore della gente e adesso è sepolto
nel cimitero di Candelaria, nella sua campagna pinareña
che tanto aveva amato. La sua morte è datata 26 novembre 2002 e si dice
che persino Fidel Castro si sia recato a far visita al cantante ricoverato
in ospedale. I funerali si tennero a Las Terrazas e furono un evento molto
triste che vide la partecipazione di una moltitudine di cubani che aveva
amato il cantante campesino, il
vero e inimitabile guajiro natural.
Il
significato della sua opera Polo
Montañez muore a quarantasette anni ed entra a far parte dei grandi della
musica cubana come fedele rappresentante dell’arte popolare, come
conservatore e al tempo stesso innovatore della musica tradizionale.
Era un grande uomo in tutti i sensi, perché pensava sempre alle
necessità degli altri e aiutava gli amici e i vicini come meglio poteva.
Una volta comprò un registratore e regalò due cassette con le sue
canzoni a una ragazzina che voleva sentire la sua musica ma non aveva
denaro. Visitava ospedali e centri di assistenza e cercava di dare
conforto ai malati, cantava senza pretendere niente in cambio, solo per il
gusto di farlo. Quando le sue condizioni economiche migliorarono
sensibilmente per via della fama internazionale si distinse per le
numerose donazioni fatte a ospedali e istituzioni. Polo
era un uomo frugale che aveva bisogno di poco, basti pensare che il suo
cibo preferito era la carne di jutia, un ratto commestibile che si cattura nei campi di canna da
zucchero. Amava molto anche il maiale arrosto, ogni tipo di verdura, la
zuppa di chicharo (un legume
simile al nostro cece) e l’ajiaco
tradicional (un minestrone contadino di verdure e legumi). Mangiava in
piedi vicino al fuoco dove cucinava il cibo, spesso era scalzo e quasi
sempre in pantaloni corti. Non era uomo di protocollo e di galateo e pure
nel modo di mangiare restava a tutti gli effetti un campesino
cubano, che poteva rinunciare a tutto ma non alla sua tazza di caffé e
alla sua birra Cristal. Mentre
cantava invece beveva vino bianco a temperatura ambiente per scaldarsi la
voce. Polo era un uomo ansioso, nervoso, un vero guajiro
natural che doveva stare sempre vicino alla famiglia e agli amici. La
sua qualità maggiore era che pensava più a dare che a ricevere, era un
uomo simpatico e scherzoso che non sapeva ballare ma ci provava. Non si
spaventava mai davanti alle difficoltà, anzi erano proprio i momenti più
difficili che gli facevano dare il meglio di se stesso. I concerti di Polo
erano incredibili: si riempiva tutta la piazza e la gente restava come
stregata dalla musica e dalla poesia delle sue parole. Polo era un uomo
magnetico che faceva appassionare con il suo canto, amico di tutti,
soprattutto degli umili e degli infermi che lo avevano eletto come
cantante di riferimento. Le sue canzoni parlano sempre d’amore e si
ispirano soprattutto alle donne della sua vita: Nieves, Caridad (la madre
del suo unico figlio), Loida (quella del Montón de estrellas) e Adi (la sua ultima compagna). Piccola
antologia di testi Vediamo
di tradurre alcune canzoni - poesie che sono significative della
produzione di Polo Montañez. UN
MUCCHIO DI STELLE Io
non so per quale motivo canto di lei mentre
dovrei detestarla con
la forza del mio cuore. Tuttavia
non la cancello del tutto lei
è sempre presente come
adesso in questa canzone. Innumerevoli
sono le volte che ho provato a
dimenticarla e non sono riuscito a
toglierla neppure per un istante dalla mia mente, perché
lei sa tutto il mio passato, mi
conosce troppo bene ed
è possibile che per questo si approfitti. Perché
io nell’amore sono un idiota che
ha sofferto mille sconfitte, che
non ho la forza per difendermi, però
lei quasi sempre si approfitta, qualche
volta mi disprezza e
altre volte lo
fa solo per incantarmi. Ed è così. Oggi
ricordo la canzone che composi per lei e
alla fine non sapevo che
questo per me era negativo. Poco
a poco sono sprofondato in un abisso e
sempre accadde la stessa cosa, nessuno
sa quanto ho sofferto, una
vittima totale dei suoi capricci, però
un giorno ho aperto gli occhi e
con rabbia l’ho cancellata dalla mia mente. Poco
a poco ripresi ad andare avanti e
tra le braccia di un’altra amante sono
riuscito a farla finita con questa storia. Perché
io nell’amore sono un idiota che
ha sofferto mille sconfitte, che
non ho la forza per difendermi, però
lei quasi sempre si approfittava, se
un giorno mi baciava lo
faceva solo
per incantarmi. Ed è così. (Ritornello)
Tutto fu così (in questo modo è stato) tutto fu per lei. Io
la amavo, io la adoravo, però
dovevo detestarla. (Ritornello) Come
ho voluto bene a quella donna, perché
pensavo che fosse buona. Ah, Dio mio! (Ritornello) Io
ero capace di salire al cielo per
portarle giù un mucchio di stelle. (Ritornello)
Un
uccellino che volava lo
presi per compiacerla. Ah, Dio mio! (Ritornello) Si
prese gioco così tanto di me che
ora non posso vederla. (Ritornello) Mi
fece passare per scemo mi
fece innamorare di lei e dopo mi lasciò. CONTADINO
NATURALE (Coro)
Anche se io fossi un contadino naturale Sono
un contadino normale che
viene dal monte rifugio degli schiavi. Sono
un contadino normale che
viene dal monte rifugio degli schiavi, so
qual è la mia posizione io
so qual è il mio posto. (Coro)
Anche se io fossi un contadino naturale non
ti sbagliare Vengo
dal giogo dei buoi che
tira un carro. Vengo
dal giogo dei buoi che
tira un carro, porto
l’odore del carbone e
l’aroma dell’aia. Posso
salire su un aereo se
proprio devo farlo. Posso
salire su un aereo se
proprio devo farlo, ma
sempre ritornerò con
me non c’è equivoco. Mi
piace come canta la musica del bosco. (Coro)
Non ti sbagliare Un
contadino naturale, naturale, speciale
di là dal monte. (Coro)
Non ti sbagliare Guarda
perché tu a me no, a me non mi conosci (Coro)
Non ti sbagliare Ti
posso complicare la vita, ti posso ingarbugliare la notte. (Coro)
Non ti sbagliare Perché
ti annodo con un ramo colorato che
si trova nel monte. (Coro)
Non ti sbagliare Mi
piace come cantano la colomba e il passerotto. (Coro)
Non ti sbagliare Echa (Coro)
Con me ché! Contadino
del monte dentro. E allora? (Coro!
) Con me ché Ché,
ché, ché, ché, ascolta Con
me ché tu vedrai. (Coro!
) Con me ché Guarda,
conosco la storia di Cuba meglio di te. (Coro!
) Con me ché Posso
andare a cavallo fino
a dove visse El Cuculambé. E
se non c’è un cavallo scatto
e vado a piedi. (Coro!
) Con me ché Vieni
che ti faccio ballare el tín marín de dos pingüe. (Coro!
) Con me ché Con
cucaramacara contadino, contadinello
sono. (Coro!
) Con me ché Ti
posso anche insegnare a fare un buon caffé. (Coro!
) Con me ché Ma
questo no, niente di questo tu sai fare. (Coro!
) Con me ché L’ho
detto io! (Coro!
) Con me ché Alabao
Sea Santíssima. In
questa canzone ci sono molte frasi intraducibili che ho conservato nella
versione spagnola (ndt). LONTANANZA
Cosa
succede se io le mando questa canzone e
lei non si ricorda più di me, dopo
come faccio a dire al cuore che
già si dimenticò, come doveva. Lontananza,
tu mi devi dimenticare, avvicinala
un poco di più a me, spiegale
che così non posso stare, dille
per favore di ritornare un giorno. Lontananza,
vai e dille che io l’amo Non
importa se lei non ti parla di me. Vai
e dille che per il suo amore sto morendo, che
sono avvolto nel silenzio, che
posso appena sorridere. Non
importa se lei mi ha dimenticato. Vai
e dille che io continuo ad amarla. Lontananza,
parlale di me. SE
IO POTESSI Se
io potessi dirti tutta
la voglia che ho di
stare solo insieme a te, se
mi dicessi il momento, potremo
spiccare il volo insieme fino
a un angolo del cielo, e
là vicino a Dio potremo
amarci tutti e due fino
a vincere il desiderio. Se
io potessi dirti che
ogni volta che vengo a sapere che
hai domandato di me divento
pazzo, mi ammalo e
mi viene voglia di spiccare il volo, volare
solcando quel cielo fino
ad arrivare insieme a te, in
quel giorno che alla fine arriveremo
a conoscerci. Se
io potessi dirti che
di notte non dormo pensando
a come ti posso incontrare e
se domani ti potrò vedere, però
se è impossibile, se
alla fine non ci vedremo, dimmi
che ascolterai la canzone che
ti ho lasciato come ricordo. Se
io potessi, amore! (Ritornello)
Se io potessi Se
io potessi, amor mio vederti
quando lo voglio Ahi,
ahi, se io potessi darti
tutto quello che desidero. (Ritornello)
Se io potessi Nei
sogni ti vedo passare e
ti guardo così tanto che
mi escono i sospiri e
così non posso stare, non
è possibile. (Ritornello)
Se io potessi E
ogni volta che io vengo a sapere che
hai domandato di me divento
pazzo, mi ammalo, non
posso continuare così. (Ritornello)
Se io potessi Ahi,
amore se io potessi, se
io potessi vederti ogni volta che lo desidero, ogni
volta che lo desidero, tu
sai quanto sarei felice… tu
sai quanto sarei felice… Se
tu potessi amarmi in qualunque modo se
tu tornassi, se tu non te ne andassi più, oye,
oye… L’ANGOLO
DELLE MIE ANSIE Quello
che mi ispira a scrivere questa canzone è
una sensazione che non immaginavo che
come un raggio penetra dentro di me, la
forza di un amore che
mi attraversa l’anima. Una
passione che conduce al cuore innamorandolo
come non mi aspettavo e
credo che si è svegliato un’altra volta l’angolo
delle mie ansie. Comparve
subito una donna dolce
come il miele soave
come la schiuma, che
con un bacio mi riempì di passione ravvivò
le illusioni dove non ce n’erano più. Non
ho potuto resistere e in quel momento mi
pizzicai la pelle per vedere se sognavo, ed
era tutto vero, lei era lì davanti a me mentre
mi baciava. Lo
domandai al cuore e
lui mi rispose che ero pazzo di lei. E
io che non posso resistere nemmeno
un istante al desiderio di vederla, perché
già mi è entrata nella pelle, questa
donna bellissima, da
quella notte non
ho più potuto, e in quel momento mi
pizzicai la pelle per vedere se sognavo, ed
era vero, era lì davanti a me mentre
la baciavo. L’ULTIMA
CANZONE L’ultima
canzone che vorrò fare deve essere, credo
che debba essere, romantica, una
canzone sentimentale che contenga tanto amore che
bagni il cuore di lacrime. L’ultimo
minuto della mia vita deve essere, credo
che debba essere, romantico, dove
possa dire l’unica verità dell’amore,
del disamore e della disillusione. L’ultimo
angolo dove mi vorrò nascondere deve essere, credo
che debba essere, amaro, un
luogo ben nascosto, dove possa piangere e
che nessuno sappia del mio pianto. L’unico
futuro della mia vita deve essere, credo
che debba essere, strano, non
credo che la sorte, ora mi venga a sorridere dopo
aver vissuto tanti anni. Non
sono di quelli che al risveglio credono facilmente che
il giorno possa essere esatto. Ci
sono giorni per me che mi rilasso solo guardando
i colori della mia stanza. Per
questo nell’ultimo minuto tenterò di
fare il mio cuore elastico. Mi
rimangono ancora tante cose da sapere, per
questo lotterò sino a stancarmi. Anche
l’ultimo angolo dove mi vorrò nascondere deve essere, credo
che debba essere, amaro, un
luogo ben nascosto, dove possa piangere e
che nessuno sappia del mio pianto. L’unico
futuro della mia vita deve essere, credo
che debba essere, strano, non
credo che la vita ora mi venga a sorridere dopo
aver vissuto tanti anni, l’ultimo
minuto della mia vita deve essere romantico. L’ultima
canzone è una sorta di
testamento spirituale di Polo Montañez che esprime il suo animo romantico
da guajiro natural. Ironia della
sorte ha voluto che il cantante è scomparso in un terribile incidente
pochi mesi dopo averla composta. Inutile dire che le canzoni di Polo Montañez
si apprezzano meglio in lingua originale e che è indispensabile
ascoltarle complete della inconfondibile musica campesina
cubana. Con questo piccolo lavoro spero soltanto di aver contribuito alla
conoscenza in Italia di un grande artista cubano contemporaneo.
Gordiano Lupi Bibliografia
e discografia essenziale Fernando
Díaz Martínez – “Polo Montañez” – Editorial Letras Cubanas,
2004 “Guajiro
natural” – Productora Discografica Lusafrica, 2000 “Guitarra
mía” - Productora Discografica Lusafrica, 2001 “Memoría”
- Productora Discografica Lusafrica, 2004
|