di Piero Cantalupo
(Tratto da "Cilento Turistico", n. 2, 1995, pp. 10-23)
Il promontorio su cui sorge Agropoli vide la presenza dell'uomo fin dal neolitico, ma
solo nelle successive età del bronzo e del ferro fu abitato, come sembra, in modo stabile
e continuo da popolazioni indigene dedite alla caccia e alla pesca.
Dato che ad est del promontorio, alla foce del fiume Testene, detto in antico Foce
, si apriva una riparata baia naturale, oggi quasi interamente insabbiata, i Greci prima e
dopo la fondazione della vicina Poseidonia (circa 625 a.C.) la utilizzarono
per i loro traffici con le popolazioni locali, chiamando il promontorio con vocabolo greco
PETRA ed edificando su di esso un tempio dedicato ad Artemide, dea della caccia.
In età romana sul litorale dell'attuale S. Marco, ad oriente del promontorio ed alla
destra del Testene, si sviluppò un borgo marittimo chiamato ERCULA, che fiorì, come è
stato accertato, tra il I sec. a.C. ed il V d.C., allorché il porto della vicina Poseidonia
(allora detta dai Romani Paestum) subì un processo di progressivo insabbiamento a seguito
del bradisismo litoraneo.
Quando, nel corso del V secolo, le incursioni dei Vandali provenienti dall'Africa resero
difficile la vita ad Ercula , i suoi abitanti si ritirarono sul prospiciente
promontorio, che offriva maggiori possibilità di difesa.
Nel corso del VI secolo poi, svolgendosi la guerra greco-gotica (535-553), i Bizantini
ebbero necessità di un approdo sicuro e protetto a sud di Salerno e, pertanto,
fortificarono questo sito, dando ad esso il nome di ACROPOLIS, cioè di città posta
in alto .
Verso la fine del VI secolo l'invasione longobarda costrinse il vescovo di Paestum a
rifugiarsi ad Agropoli, che divenne allora non solo sede di vescovado ma anche il centro
principale dei superstiti territori bizantini della Lucania tirrenica.
Agropoli rimase in mano ai Bizantini fino all'882, quando la cittadina cadde in potere
dei Saraceni, che vi crearono una temibile base fortificata, un ribât
secondo la voce araba, e da qui si sparsero a depredare e terrorizzare i territori
circostanti fin sotto le mura della stessa Salerno, finché nel 915, scacciati dal campo
trincerato che essi nel frattempo avevano costituito al Garigliano, fu sgombrata pure
Agropoli, che tornò sotto la giurisdizione dei vescovi, che in quel periodo avevano
stabilito la loro sede a Capaccio.
Da allora tutta la restante storia medioevale della cittadina si svolse sotto la tutela
dei vescovi, che possedevano anche il vasto territorio comprendente i centri abitati di
Eredita ed Ogliastro, oltre che gli scomparsi villaggi di Lucolo, Mandrolle,
Pastina, S.Marco di Agropoli e S.Pietro di Eredita . Questo vasto
comprensorio formava il Feudo di Agropoli, che, concesso ai vescovi di Capaccio in epoca
normanna, fu da essi posseduto, eccetto brevi periodi, fino ai primi decenni del XV
secolo. Infatti nel 1412 i feudi ecclesiastici di Agropoli e Castellabate furono ceduti
dal pontefice Gregorio XII al re Ladislao di Durazzo (1386-1414) come parziale pagamento
di alcuni debiti di guerra. Ancor prima, però, che la Corona ne entrasse formalmente in
possesso, come di fatto avvenne nel 1443, il re Alfonso d'Aragona il 20 luglio 1436
concesse i feudi di Agropoli e Castellabate a Giovanni Sanseverino, conte di Marsico e
barone del Cilento, con l'obbligo di pagare al vescovo di Capaccio un'annualità di 12
once d'oro.
I primi dati statistici su Agropoli risalgono al 1445, quando la cittadina, compresi i
villaggi dipendenti, contava in tutto 202 fuochi , corrispondenti al
altrettanti nuclei familiari.
Con alterne vicende, tra le quali va ricordato il temporaneo trasferimento (1505-1507) a
Rodrigo d'Avalos marchese di Vasto, Agropoli ed il suo feudo fu tenuto dai Sanseverino
fino al 1552, allorché il principe Ferrante, ultimo rappresentante di questa famiglia,
accusato di tradimento, fu costretto a rinunciare a tutti i suoi possedimenti.
Agropoli successivamente passò ai D'Ayerbo d'Aragona (1553), ai Grimaldi (dopo il
1564), ai Filomarino principi di Roccadaspide (1626), ai Mastrillo (1650), temporaneamente
agli Zattara ed, infine, ai Sanfelice duchi di Laureana (1660), che tennero la cittadina
fino all'abolizione della feudalità (1806).
Agropoli fu particolarmente colpita dalle incursioni barbaresche del XVI e XVII secolo,
che la spopolarono al punto da ridurne gli abitanti a solo qualche centinaio. Particolare
menzione meritano il saccheggio che subì il 21 aprile 1544, quando furono catturate circa
100 persone, e quello del 30 giugno 1630, in cui gli Agropolesi con l'aiuto di una folta
schiera di Cilentani respinsero l'assalto di 700 corsari turchi, che tuttavia riuscirono a
portar via sulle navi un notevole bottino e molti prigionieri, ma furono decisamente
sconfitti, lasciando anche diversi morti sul terreno.
Oggi la cittadina di Agropoli, che solo nel corso dell'Ottocento incominciò ad
espandersi oltre il perimetro delle mura medioevali, conserva intatto il centro antico e
gran parte del circuito delle mura difensive col portale seicentesco d'ingresso. Sul
vertice del promontorio resta il castello angioino-aragonese (su impianto bizantino di VI
sec.), mentre ad ovest dell'attuale porto turistico s'innalza a picco sul mare la torre
costiera (XVI sec.) detta di S. Francesco, accanto ai resti rimaneggiati dell'omonimo
convento. Nell'Antiquarium comunale sono raccolti notevoli reperti archeologici, che
documentano la storia dei luoghi dalla preistoria all'età medioevale.
(Tratto da "Cilento Turistico", n. 2, 1995, pp. 10-23)