San Severino di Centola:
il Progetto di restauro del borgo

di Emilio Buonomo

La situazione del borgo

Il borgo di San Severino di Centola, abbandonato da quasi mezzo secolo, presenta ormai numerosi segni di degrado dovuti all'abbandono totale da parte degli abitanti che si sono trasferiti, alcuni, in luoghi meglio collegati, soprattutto nei pressi della stazione ferroviaria di Centola, mentre altri sono addirittura emigrati in cerca di occupazione.

Negli anni immediatamente successivi all'abbandono c'è stata nella coscienza dei cittadini di San Severino una sorta di rimozione dalla memoria di quel luogo che era diventato oggetto di atti vandalici da parte degli ex abitanti stessi, i quali si recavano al borgo solo per distruggere i segni della loro presenza.

Inoltre, nel corso degli anni, ci sono state anche operazioni di sciacallaggio che hanno causato una massiccia spoliazione del materiale lapideo, presente nelle aperture, e degli infissi, magari riutilizzati per casolari di campagna non destinati ad abitazione.

Negli ultimi anni una nuova sensibilità verso il borgo, soprattutto da parte dei figli degli ex abitanti emigrati, sembra aver mutato l'atteggiamento dei cittadini nei confronti di San Severino, infatti è sorta anche un'associazione "Pro San Severino medievale" che si occupa della promozione turistica e della manutenzione del borgo, in particolar modo della chiesa parrocchiale, dove ancora viene celebrata la messa.

La situazione attuale del borgo con molti tetti crollati o che stanno per crollare, in quanto mancano parti del manto di copertura e della struttura portante in legno; con molti solai crollati e altri indeboliti dalle infiltrazioni di pioggia che stanno causando anche il degrado delle murature; le murature presentano numerose lesioni e crolli; poi ci sono alcune abitazioni allo stato di rudere, tra cui l'antica parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, che hanno urgente bisogno di interventi per evitare il definitivo crollo delle strutture che ancora resistono. Inoltre i crolli, coprendo strutture e strade rendono difficile l'accesso in alcune zone del borgo.

Risulta molto difficile "ricostruire" l'immagine di alcune aree che presentano tracce di edificazione, perché nello stato di degrado in cui versano, sono ormai illeggibili; né è stato possibile effettuare una "ricostruzione" sicura per la quasi totale mancanza di cartografia storica dell'area. Unica fonte sembra essere la mappa catastale53 dalla quale è stato possibile ricavare notizie sullo stato del borgo nel 1906, dalle indicazioni con colori diversi degli edifici rurali, dei ruderi e delle aree di pertinenza. Una foto aerea del 1990 commissionata dalla Comunità Montana "Lambro e Mingardo" ha permesso una lettura dello stato attuale e anche delle tracce di edifici ormai crollati.

Comparazioni

Molti sono i borghi abbandonati in Italia e numerosi sono i borghi che si trovano in condizioni simili a quelle di San Severino di Centola. Per effettuare una comparazione con il nostro caso studio si è preferito restringere il campo a pochi esempi: Roscigno Vecchia nel salernitano (nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano), Colletta di Castelbianco in provincia di Savona (nella Liguria di ponente) e i Sassi di Matera in Lucania. La scelta di questi borghi è legata al fatto che già sono stati effettuati degli studi e dei progetti di nuova destinazione d'uso.

Roscigno Vecchia

Roscigno Vecchia fu abbandonata dai suoi abitanti (che si sono trasferiti nella nuova Roscigno situata in "terra sicura"), ai primi del Novecento, a causa dell'incombente pericolo di una frana che minacciava di trascinare a valle l'intero abitato.

Il paese oggi è, al pari di San Severino di Centola, un documento di storia da leggere in situ, legato alla civiltà contadina di un mondo che, sebbene sia lontano pochi decenni, non esiste più. Roscigno Vecchia presenta ancora la bella e larga piazza (ancora frequentata dai vecchi abitanti), la cortina di case, la chiesa settecentesca, la fontana, gli abbeveratoi per gli animali e i lavatoi pubblici. Roscigno ogni giorno viene percorsa dai contadini che vanno a lavorare in campagna, i quali usano i locali delle case in buone condizioni come depositi per gli attrezzi e come stalle per gli animali.

La Soprintendenza ai BB.A.A.A.S. ha realizzato numerosi interventi di recupero e restauro sulle abitazioni; la Pro Loco sta approntando un progetto per realizzare una "città-museo" della civiltà contadina, visitabile sempre senza avere limiti spazio-temporali. Un'ampia ricostruzione storica degli usi sociali, degli strumenti di lavoro e della vita quotidiana è stata realizzata con l'istituzione del Museo della Civiltà Contadina, nei locali dell'ex casa canonica restaurata dalla Soprintendenza di Salerno54.

Colletta di Castelbianco

Colletta di Castelbianco, borgo medievale risalente al XIII secolo, è un labirinto di pietra fatto di vicoli, viottoli, scalette, sottopassaggi, è un agglomerato di case di sasso arroccato su uno sperone roccioso, nell'entroterra ligure di ponente. Colletta è uno dei pochi villaggi liguri medievali sopravvissuti intatti al passare del tempo. Per iniziativa della Sivim (Società Imprenditoriale Sviluppo Iniziative Immobiliari) di Alessandria è stato redatto un progetto di recupero per il borgo (progettista Giancarlo De Carlo) che tende a restituire al borgo una nuova vita, che coniughi tradizione e innovazione. Infatti, al recupero delle abitazioni si affianca un progetto di telematizzazione del borgo che prevede l'inserimento delle più avanzate infrastrutture tecnologiche di telecomunicazione in modo da consentire ai futuri abitanti di comunicare in tempo reale con tutto il mondo sfruttando i servizi offerti dalla telematica e rendendo possibile il collegamento in tempo reale al computer del proprio ufficio.

Così il progetto "Colletta di Castelbianco" restituisce nuova vita al borgo mantenendo intatte quelle caratteristiche che lo rendono il luogo ideale per chi è in cerca di un rifugio con un insieme di servizi che rendano confortevole il soggiorno (in questo caso è possibile addirittura lavorare grazie ai collegamenti telematici). È prevista, inoltre, la realizzazione di due caffé che oltre a costituire momenti di aggregazione per la "comunità", ospiteranno importanti manifestazioni culturali55.

I Sassi di Matera

La vergogna nazionale degli anni Settanta che diventa Patrimonio dell'Umanità nel 1993 ci interessa nell'economia del discorso sul riutilizzo di San Severino in quanto il riconoscimento dell'eccezionalità dei Sassi deriva «dalla simbiosi particolarmente significativa delle caratteristiche culturali e naturali» estendendo «il concetto di bene culturale ad aspetti dell'attività umana finora considerati a torto come conoscenze tecniche, cultura materiale, o annoverati tra il patrimonio minore»56.

L'esempio di Matera avvalora le nostre ipotesi di riutilizzo di un borgo medievale perché -come sostiene Laureano- "il recupero del patrimonio culturale, costituito dalle qualità spaziali storicamente sedimentate e dal complesso di conoscenze e tecniche tramandate, è un valore capace di divenire, attraverso metodi di gestione corretti, bene produttivo. Su di esso è possibile fondare un concetto di progresso basato non sul consumo indiscriminato delle risorse, ma sulla loro gestione e salvaguardia, un benessere che sia autovalorizzazione ed ecosviluppo".

A Matera si sperimenta la città come produttrice di cultura, rendendo visibile l'itinerario nella storia dell'uomo, delle sue capacità tecniche; una parte dei Sassi è destinata a residenza e una vasta zona è destinata a "parco culturale" dove mostrare la storia dell'uomo in quel luogo. Un parco museo luogo di esposizione ma anche di produzione artigianale e tecnica.

«Un arca del tempo che mostri la storia passata delle capacità costruttive e artistiche, ma anche i possibili sviluppi futuri: la città e la terra di domani. Un villaggio delle arti e dell'ecologia da visitare per informarsi, o solo per sperdersi in un labirinto di sensazioni, poiché l'inquietudine, il dubbio, lo spaesamento sono fonte di umiltà e conoscenza»57.

Processo di scelta per una destinazione possibile del borgo

Per individuare la destinazione d'uso possibile per il borgo è stata realizzata un'analisi economica che ha considerato due alternative.

Il primo progetto (alternativa A) prevede il totale recupero del borgo ad opera di privati per la realizzazione di unità residenziali di tipo turistico da mettere in vendita appena completati i lavori di recupero. La sommatoria dei costi totali dell'intervento di £ 7.158.000.000 e la sommatoria dei ricavi totali di £7.843.000.000, produrrebbero un valore attuale netto di £ 685.000.000 al sesto anno, dopodiché il progetto cessa di esplicare utilità, rendendo l'alternativa A preferibile per i privati (promotori finanziari, proprietari delle aree, nuovi residenti) interessati alla massimizzazione dei profitti e i privati che intendono acquistare una residenza in un sito dalle caratteristiche uniche.

Il secondo progetto (alternativa B) prevede la realizzazione, da parte di un gruppo misto pubblico-privato, di un Centro Turistico-Ambientale del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano con servizi legati alla promozione turistica del Parco, all'educazione ambientale, al recupero dell'architettura rurale e alla valorizzazione dell'artigianato, con l'organizzazione di spazi espositivi e anche di piccole unità residenziali da locare per brevi soggiorni.

La sommatoria dei costi totali dell'intervento di £ 8.264.000.000 e la sommatoria dei ricavi totali di £ 8.555.000.000, produrrebbero un valore attuale netto di 291.000.000 al ventesimo anno con una crescita tendenziale, rendendo l'alternativa B preferibile per i turisti, gli utenti potenziali e futuri, in quanto persegue obiettivi di tipo turistico-culturale e contribuisce alla realizzazione di capitale sociale. Inoltre l'alternativa B è preferibile per il governo locale (Comune, Comunità Montana ed Ente Parco) in quanto il progetto ha una notevole dimensione sociale con impatti positivi anche sulla popolazione locale già dal quarto anno, quando il Centro Turistico-Ambientale è in grado di esplicare tutte le sue attività.

L'inserimento di San Severino quale punto di riferimento turistico/didattico/informativo, all'interno di uno spirito imprenditoriale e un senso dei valori della collettività nuovo per il Cilento, è un'ipotesi che, considerato anche l'interesse del governo locale, oltre alla crescente richiesta turistica per i luoghi del Parco e gli strumenti di incentivazione di attività compatibili previsti dalla 394/91 (che con il piano economico-sociale può prevedere una serie di iniziative atte a favorire lo sviluppo delle comunità locali, con particolare riguardo per i giovani e il terzo settore), giustifica un intervento sul borgo che preveda un notevole impegno di spesa.

Ciò è necessario perché è "dimostrata incontrastabilmente la necessità di porvi mano", in quanto le condizioni attuali dell'intero borgo richiedono una serie di interventi, anche urgenti, da prevedere in un serio programma di restauro e manutenzione.

Interventi urgenti sono necessari per tutte le abitazioni ai manti di copertura, per bloccare le infiltrazioni di pioggia causa principale dei successivi crolli di murature e solai; inoltre bisogna proteggere i colli dei muri degli edifici allo stato di rudere, in primo luogo quelli dell'antica chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli (dove sono necessari anche interventi di consolidamento statico per bloccarne il crollo definitivo), e sui muri del castello.

In contemporanea a questi interventi si potrebbero organizzare delle campagne di scavo sia per il recupero del materiale crollato, nell'ottica di un suo reimpiego nella ricostruzione, sia per esaminare eventuali tracce che rendano più facilmente leggibili alcuni brani di mura, che alcuni studiosi individuano come parti di una serie di murazioni successive che hanno cinto San Severino nel corso dei secoli, mentre nei sopralluoghi effettuati per questo studio non abbiamo riscontrato elementi tali che confermino in maniera inoppugnabile tali ipotesi.

Un'altra fase, immediatamente successiva a quella del ripristino delle coperture e al recupero dei materiali crollati, è la ricostruzione dei solai in legno con opportuni rinforzi in calcestruzzo anche per ammorsare le murature sulle quali bisognerà intervenire con operazioni di "scuci e cuci" laddove vi sono lesioni che minano la stabilità della struttura.

Le funzioni del Centro Turistico-Ambientale

San Severino campo scuola per il restauro e l'educazione ambientale

I cantieri di scavo e restauro possono diventare anche dei campi scuola destinati sia a soggetti locali che stranieri, favorendo così lo scambio culturale tra l'università italiana e università straniere che aderiranno al progetto.

L'Università degli Studi di Napoli -Federico II- ha già aderito al coordinamento scientifico del progetto "Arte e Mestieri"58 con la "Scuola di Specializzazione in manutenzione e gestione edilizia ed urbana".

All'Università di Napoli, tra le ipotesi di collaborazione possibili, potrebbe affiancarsi l'Ecole d'Architecture de Paris (La Villette)59 che, nell'ambito del Centro Europeo di Formazione, organizza degli stages sull'architettura rurale che potrebbero avere come campo scuola San Severino già dalla seconda fase di attuazione degli interventi programmati.

Un'altra attività appropriata da sviluppare nel Borgo, è quella di un Centro di Educazione Ambientale destinato alle scuole di ogni ordine e grado del Cilento, in un primo periodo, e alle scuole di tutta l'Italia, in una seconda fase60.

In questo modo si realizzerebbe un programma di attività che copre tutto l'anno e non si limita solo alla presenza turistica estiva che va da giugno a settembre. Infatti, da ottobre a maggio è possibile programmare la presenza dei gruppi delle varie scuole interessate al programma di educazione ambientale.

Il progetto di intervento

L'intervento viene organizzato per l'intero borgo e si realizza in tre fasi con una serie di operazioni da attuare seguendo il progetto generale organizzato per categorie di intervento.

Nella prima fase si progetta il restauro degli edifici del Rione Castello per i quali è stata prevista la realizzazione di un laboratorio di restauro, per l'edificio che si trova su Piazza Santa Maria degli Angeli e per il "Palazzo baronale" che verrà adibito a sede principale del Centro Turistico-Ambientale del Parco.

-La manutenzione ordinaria è prevista per la chiesa parrocchiale e per un edificio già abitabile.

-Gli interventi urgenti sono previsti per edifici che hanno subìto, nel corso degli anni, danni soprattutto alle coperture, le quali vanno riparate immediatamente per impedire ulteriori danni causati dalle infiltrazioni della pioggia che ha già danneggiato i solai e indebolito le strutture murarie.

-Lo scavo archeologico è previsto sia per aree in cui sono visibili resti di edifici che per aree individuate in seguito ad un'accurata ricerca storica. Si prevedono una serie di scavi tesi a chiarire la lettura di brani del borgo, che oggi sono poco comprensibili, per ricostruire l'immagine complessiva di San Severino.

-Il restauro archeologico è previsto per edifici che hanno ormai perso la propria unità strutturale e si trovano in condizioni tali che solo un intervento di consolidamento delle strutture sarà utile per impedire la scomparsa definitiva delle tracce di numerosi edifici del borgo.

Nella seconda fase verranno restaurati altri edifici da destinare ai servizi del Centro.

-La manutenzione ordinaria verrà estesa anche agli edifici restaurati nella prima fase.

-Il restauro archeologico verrà realizzato per quelle aree che nella prima fase di scavo hanno fornito riscontri positivi alle ipotesi fatte; in particolare verrà realizzata una sistemazione a ghiaia nelle aree che presenteranno delle tracce murarie, mentre verranno sistemate a erba le aree che non forniranno sufficienti tracce murarie.

Nella terza fase ci sarà l'estensione della manutenzione ordinaria a gran parte degli edifici su cui si è intervenuto in precedenza e ci sarà la sistemazione di aree a verde pubblico attrezzato e di aree comprese nei perimetri di scavo a verde non pubblico.

Il progetto di massima

Gli approfondimenti sono concentrati sulla Chiesa di Santa Maria degli Angeli e sul Palazzo Baronale, i due edifici più importanti del borgo (se si fa eccezione del Castello). I due esempi servono per sviluppare un progetto di massima con gli interventi previsti nel piano generale di intervento.

La chiesa di Santa Maria degli Angeli

Per la chiesa gli interventi successivi alla fase di "scavo archeologico" prevedono il rifacimento del piano di calpestio, con interventi di rifacimento alla volta della cripta, crollata parzialmente. La volta verrà ricostruita con un solaio armato all'estradosso e la ricostruzione dell'intradosso della volta con rete metallica (tipo "pernervometal") e intonaco.

Il piano di calpestio verrà impermeabilizzato e pavimentato con coccio pesto. I colli delle murature verranno protetti con coccio pesto dopo aver rinforzato i giunti tra i conci in pietra. Le integrazioni della muratura verranno realizzate con pietra locale lavorata meccanicamente (i conci verranno realizzati nella dimensione (cm 15 x 40 x 20).

Inoltre la navata laterale sinistra verrà ancorata alla facciata con cuciture armate (con Ø 16) e nella zona in cui è crollata del tutto verrà ricostruito un muretto basso per completare il perimetro della chiesa.

Il Palazzo baronale

È l'edificio civile più imponente del borgo, nel quale si intende concentrare le funzioni principali del Centro Turistico-Ambientale. L'intervento di consolidamento prevede interventi di "scuci e cuci" sulle murature dissestate, il rifacimento delle piattabande sostituendo quelle inutilizzabili e aggiungendo ove mancano delle piattabande in legno lamellare che verrà usato anche nel consolidamento e rifacimento dei solai. Le coperture verranno consolidate nella zona est del palazzo e verranno realizzate ex novo nella zona ovest utilizzando per le travi legno lamellare e per il manto di copertura coppi realizzati nel salernitano con materiali locali. Gli intonaci di facciata verranno reintegrati e consolidati con le tecniche dei maestri muratori del luogo. I pavimenti verranno rifatti con mattonelle simili a quelle che sono state ritrovate negli scavi all'interno del palazzo. Il portale verrà completato con la pietra locale, così come verranno ricostruiti i davanzali in pietra arenaria, con lavorazione meccanica che renda riconoscibile l'integrazione.

 

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NOTE

53) Foglio 21 (per il borgo) e foglio 26 (per il castello) del Comune di Centola.

54) Le notizie su Roscigno Vecchia sono tratta da M. L. CASTELLANO: Roscigno Vecchia: storia di un trasferimento, in corso di stampa, Pro Loco di Roscigno.

55) Le notizie realtive a Colletta di Castelbianco sono tratte da Enviropolis, supplemento al n.48 di Europanews del 7 marzo 1995; Zeta News,, trimestrale, anno VII, N.2, giugno 1995, pp.6-11.

56) P. LAUREANO, La Piramide rovesciata, Torino, 1995, pag. 251.

57) Idem, pag. 252.

58) L'amministrazione comunale di Pisciotta ha promosso un accordo di programma tra Regione Campania, Provincia di Salerno, Università di Napoli "Federico II", Soprintendenza ai Beni Archeologici e Comunità Montana "Lambro e Mingardo", che tutti insieme hanno sottoscritto il progetto di attivazione di una scuola di Formazione Professionale ("Arte e mestieri") per gli operatori del recupero edilizio dei Centri Storici per sperimentare un progetto pilota di formazione per operatori specializzati nel recupero edilizio (operai, manovali e capomastri) dei Centri Storici del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

59) L'Ecole d'Architecture de Paris (La Villette) ha tra i suoi organismi il Centro Europeo di Formazione P.A.R.T.I.R. (patrimonio di architettura rurale, tecniche di identificazione e restauro) che organizza degli stages, destinati agli studenti del 4° e del 5° anno di architettura e ai giovani diplomati. Si tratta di esperienze legate all'uso delle tecniche costruttive tradizionali e al restauro di costruzioni rurali, proponendo una riflessione sull'uso attuale delle antiche tecniche di costruzione. Le sessioni degli stages durano quindici giorni (nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 15 giugno) e comprendono attività di cantiere, rilievo e analisi del costruito, conferenze sull'architettura rurale.

60) I Centri di Educazione Ambientale (C.E.A.) sono gestiti dal WWF e comprendono lezioni teoriche, a gruppi di quaranta unità, ed escursioni nel territorio del Parco Nazionale. Nel Cilento il WWF sta già attuando dei programmi di educazione ambientale e dispone di un "pacchetto" di proposte didattiche riguardanti tematiche di educazione ambientale. Il Borgo rappresenta il luogo ideale per la didattica, con gli ambienti del Centro Locale del Parco, e come punto di partenza per una serie di escursioni con caratteri diversi fra loro.


Tratto da:

EMILIO BUONOMO, San Severino di Centola, Acciaroli, Centro di Promozione Culturale per il Cilento,1998.



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