I misteri di Paestum: un edificio sotterraneo
connesso al culto di Demetra?

di Piero Cantalupo, Fernando La Greca

 

Tratto da: "Annali Cilentani", n. 14 (1997), pp. 97-112.


Nel manoscritto settecentesco di Lucido Di Stefano (1781), da poco pubblicato, riguardante la Valle di Fasanella e dintorni, si leggono anche alcune pagine su Paestum. In particolare, colpisce la descrizione di un edificio sotterraneo, di cui oggi non si ha più notizia.

«Si vede ancor oggi in Pesto un luogo sotterraneo, in cui si cala per un buco, e'l volgo chiama il Tesoro, tutto a volta a guisa di Corridojo e di lunga estenzione, interamente incrostato, sebene in parte terrapienato, come confusamente riferiscono alcuni, che si sono arrischiati di penetrarvi, avendo in competente distanza de' buchi alla parte superiore, oggi otturati, donde ricevea il lume. Un tale luogo forsi serviva o per passaggio o per divertimento de' Cittadini, in alcuni tempi opportuno dall'Antichi detti: Ambulacrum, descrivendocene uno il Baron Antonini, par. 2 Disc. XI, ch'era in Sapri, Città da' Sibariti, che poi in Pesto la lor sede fissarono, fondata; oppur esser potea un Carcere, detto da' Latini Ergastulum, perche sotterraneo ricevea il lume da piccoli spiragli aperti nella volta superiore, nel quale ferrati [180] la notte dimoravano gli schiavi comprati, e gli stranieri prigionieri di guerra, come nota il Vaslet nell'lntroduzzione alla Scienza dell'antichità Romana, cap. 7 sess. 3»1.

Questo afferma il Di Stefano. Nonostante però la vasta bibliografia su Poseidonia-Paestum, non si riscontrano altre notizie su questo singolare monumento pestano2. Tuttavia, sulla scorta di quanto riportato nel manoscritto, non sembrano mancare gli indizi per localizzarne esattamente il sito ed, eventualmente, riportarlo alla luce.

Il toponimo "Tesoro" si ritrova ancora oggi nella zona denominata "Terra del Tesoro"', appena a nord-ovest delle mura della città, al centro di una serie di contrade ricche di materiale archeologico: Gaudo, Arcioni, Chiusone, Lupata, e più a nord "La Laura".

Giuseppe Bamonte, nel suo libro del 18193, alle pp. 79-80, dà notizie di scavi di diverse tombe nella "Terra del Tesoro"; a p. 81 ricorda un tentativo di scavo, abbandonato per lo sgorgare di "abbondanza d'acqua"; in uno scavo successivo viene messo in luce nella stessa zona un "letto di strada" (p. 82).

Un altro scavo fu effettuato da Bamonte nel 1821 (e riportato in una sua lettera del 1830), in un luogo detto "Basi di colonne", oggi "Lupata", ad ovest della città, e prossimo alla località "Terra del Tesoro". Egli trovò un ricco deposito votivo di statuette fittili del tipo offerente con porcellino e cista, riferibili sicuramente al culto di Demetra4.

Nella zona tra Paestum e il mare, a nord, nel 1987, si è rinvenuto un frammento erratico di architrave del III sec. a.C., decorato a dentelli e fittili votivi ellenistici-romani, indice anch'esso di un'area sacra5.

Abbiamo inoltre due iscrizioni latine provenienti dalla "Terra del Tesoro", riportate nella raccolta di Mello e Voza6, alle pp. 45-46 (n. 32) e 269 (n. 201). In tale zona, come segnalano gli autori, si estenderebbe anche una necropoli romana parzialmente inesplorata.

L'area in questione sembra interessata in modo particolare dal culto di Demetra. Angelo Maria Ardovino, nel suo volume sui culti di Paestum7, dedica diverse pagine a Demetra e Kore, rilevando come tale culto a Paestum preceda quello di Hera, e come numerose testimonianze lo attestino, soprattutto ex-voto, che rimandano all'esistenza di un importante centro cultuale. Sono state trovate alcune placchette d'argento con dedica "alla dea", con omissione del nome, riferibili a Demetra. Un bronzetto con offerente e porcellino, ora nella Biblioteca Vaticana, fu rinvenuto nel Settecento, nelle "vicinanze del Sele". Del ritrovamento del Bamonte si è detto. Si aggiungano poi, ritrovate sparse in tutto il territorio pestano, le numerosissime figure femminili in terracotta di offerenti, caratterizzate dalla cista, dal porcellino, e a volte dal piatto con dolci, attributi tipici di Demetra. Si tratta di una produzione "povera", diffusa, che non rimanda a una località precisa, ma comunque indicativa di un culto ben attestato, secondo solo a quello di Hera.

Sono state fatte varie ipotesi sulla presenza di un culto di Demetra all'interno della città, nessuna convincente. Fuori dalle mura, il santuario di S. Nicola di Albanella, recentemente scavato8, presenta strette analogie con altri santuari di Demetra, ma appare comunque troppo lontano dalla città, e ancora con dei punti da chiarire in merito al culto che vi si praticava.

Ardovino avanza alcune ipotesi sui possibili siti del principale santuario di Demetra a Paestum. Egli propone di localizzarlo presso il mare, nelle vicinanze della torre di Paestum9, laddove il Bamonte aveva rinvenuto una concentrazione di terrecotte con offerenti. Un tempio di Demetra sulla costa si trovava in Acaia, a Patrasso, ed è descritto da Pausania: era vicino ad una sorgente, e al di sotto di essa, in una grotta, si praticava un culto oracolare10. Anche a Paestum, nei pressi della torre, dice Ardovino, vi doveva essere in passato abbondanza d'acqua, sfociandovi il torrente Capodifiume; nulla invece si riscontra riguardo a funzioni oracolari sotterranee.

Ma ora, dal manoscritto settecentesco di Lucido Di Stefano, sappiamo dell'esistenza, nella "Terra del Tesoro", ugualmente vicina al mare e alla città, di questo ambulacrum, o galleria, comunque un edificio sotterraneo. E' possibile che vi si praticassero culti thesmophorici, femminili, connessi ad un più vasto santuario di Demetra.

Gli scriventi hanno effettuato un sopralluogo nella zona il 6 settembre 1997, insieme al prof. Mario Mello dell'Università di Salerno, ed a Fabio Astone del Gruppo Archeologico "AGROPOLI", per controllare alcune notizie da tempo a loro conoscenza.

Si è trovata conferma in loco delle indicazioni riportate dal manoscritto settecentesco. Secondo alcune testimonianze, esisterebbe, oggi del tutto interrato, un lungo "portico" o edificio a volta sotterraneo, esteso per circa centocinquanta metri in lunghezza. Il tunnel sarebbe parzialmente ostruito; l'altezza del terreno che lo ricopre, dal piano di campagna alla volta del tunnel, sarebbe di circa un metro. L'apertura, che sarebbe larga circa due metri, si presenterebbe completamente ostruita, salvo che per uno spazio di circa 30 cm sotto la volta. Il tunnel correrebbe in direzione nord-est / sud-ovest; su di esso, in superficie, non attecchirebbe la vegetazione a fusto.

Vi sarebbero anche degli ambienti laterali interrati, una specie di recinto, immediatamente a nord dell'ingresso del tunnel, fatto con blocchi squadrati, in travertino pestano, similari a quelli delle mura di Paestum. Negli ambienti tra questi blocchi si ritrova una notevole massa di frammenti di ceramica, di varia epoca. Nell'area si raccolgono, sporadicamente, anche pesi da telaio e lucerne.

Si sono rinvenuti anche dei frammenti marmorei di angoli di basamento. Si ha notizia inoltre di un grosso frammento di architrave, in travertino pestano, della lunghezza di circa un metro e mezzo, rinvenuto nei pressi del tunnel.

L'ingresso presenterebbe una gradinata in discesa, ed un arco a tutto sesto. In più punti vi sarebbero delle "luci" verso l'esterno, notate in passato nel corso di scavi agricoli, e poi interrate. Si racconta poi di trattori sprofondati nella galleria, e recuperati a fatica. Ma nessuno mai si sarebbe arrischiato nel tunnel, sempre accuratamente ricoperto. A circa 100 metri dal tunnel, nel corso dello scavo di un pozzo, è sgorgata una sorgente di acqua sulfurea, anch'essa poi interrata perché inservibile.

L'insieme di queste notizie dà piena credibilità al manoscritto del Di Stefano, del tutto ignoto ai nostri informatori. E' stato raccolto anche del materiale archeologico affiorante; le immagini che corredano questo articolo ne illustrano una parte, ritrovata nella zona nel corso di lavori agricoli. Nel complesso, il materiale ceramico spazia dalla preistoria al periodo romano. La presenza di elementi di varia cronologia e di diversa tipologia fa supporre una lunga frequentazione del sito. Nell'insieme, i caratteri di quanto ritrovato sembrano corrispondere per lo più ad una tipologia di offerte votive. Particolare importanza, per questa interpretazione, assume un frammento di statuina fittile (Fig. 24) rappresentante un offerente, di tipologia affine a quella riscontrabile negli offerenti a Demetra.

 

Fig. 1) Cartina IGM del territorio a nord di Paestum. Al centro si nota la "Terra del Tesoro".

Fig. 2) TERRA DEL TESORO - Ansa di anfora rodia con bollo quadrangolare.

Fig. 3) TERRA DEL TESORO - Disegno della fig. preced. con l'iscrizione greca del bollo.

Fig. 4) TERRA DEL TESORO - Frammento di vaso con lettere terminali di iscrizione latina graffita: ... R : <E

Fig. 5) TERRA DEL TESORO - Anforisco.

Fig. 6) TERRA DEL TESORO - Frammento di coperchio di pisside.

Fig. 7) TERRA DEL TESORO - Pesi da telaio tronco-piramidali.

Fig. 8) TERRA DEL TESORO - Peso da telaio con bollo circolare.

Fig. 9) TERRA DEL TESORO - Particolare della fig. precedente: bollo con figura in rilievo di colonna ionica ed iscrizione in greco (parzialm. leggibile) PAP ... W ...

Fig. 10) TERRA DEL TESORO - Coppetta miniaturistica (a).

Fig. 11) TERRA DEL TESORO - Coppetta miniaturistica (b).

Fig. 12) TERRA DEL TESORO - Oscilla, di cui il maggiore (a) reca impressa la figura di un delfino ed il minore (b) un bollo con anello e punto centrale rilevati.

Fig. 13) TERRA DEL TESORO - Oscillum, con la figura di un delfino.

Fig. 14) TERRA DEL TESORO - Oscillum, particolare della Fig. 12 (a) con l'impronta del delfino.

Fig. 15) TERRA DEL TESORO - Frammento di orlo di recipiente in terracotta grezza con dipinture bianche a larghe fasce.

Fig. 16) TERRA DEL TESORO - Lucerna.

Fig. 17) TERRA DEL TESORO - Manico litico per sostegno di perno di trapano ad arco: A - impugnatura; B - base con fori d'innesto per il perno.

Fig. 18) TERRA DEL TESORO - Frammento di base di kylix (a).

Fig. 19) TERRA DEL TESORO - Particolare della decorazione della Fig. 18.

Fig. 20) TERRA DEL TESORO - Base di kylix (b).

Fig. 21) TERRA DEL TESORO - Frammento di fondo di kylix (c).

Fig. 22) TERRA DEL TESORO - Terracotta architettonica.

Fig. 23) TERRA DEL TESORO - Anforisco ed unguentario.

Fig. 24) TERRA DEL TESORO - Frammento di statuina fittile del tipo "offerente maschile a Demetra".

Fig. 25) TERRA DEL TESORO - Peso da telaio a forma di parallelepipedo con impressione di bollo con sigla.

Fig. 26) TERRA DEL TESORO - Particolare della fig. precedente.

 

Gli scriventi, considerati tutti gli elementi su riportati, ipotizzano l'esistenza, nell'antichità, di un santuario di Demetra nella zona detta "Terra del Tesoro", a nord-ovest delle mura di Paestum. A questo santuario extramurale potrebbe essere riferito l'edificio sotterraneo ricordato dal Di Stefano, la cui esistenza è confermata dalle testimonianze raccolte in loco, forse adibito a pratiche oracolari, o connesse ai "misteri" della dea11. Il sito doveva essere ricco di acque, per la presenza di sorgive, anche sulfuree. Il Bamonte, si è detto, ci ricorda tentativi di scavo impediti dallo sgorgare dell'acqua, e ci ricorda anche un "letto di strada", che presumibilmente conduceva dalla città al tempio.

Una serie di saggi di scavo per ritrovare e mettere in luce tale monumento sarebbe auspicabile, per ampliare le conoscenze storiche oltre che per rilanciare l'immagine di Paestum, il turismo internazionale e l'interesse per il mondo classico. Già lo scavo del solo tunnel potrebbe essere di enorme portata scientifica: la testimonianza del Di Stefano parla di pareti "interamente incrostate": il che, nel linguaggio dell'epoca, significa che, ancora nel Settecento, le pareti interne conservavano un intonaco, con la possibile presenza di antiche pitture.

Di fronte alla cronica mancanza di fondi della Soprintentenza archeologica, ci permettiamo un piccolo suggerimento, del resto non nostro, ma della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Funzione Pubblica.

Tale ente ha pubblicato da poco "Cento progetti al servizio dei cittadini"12, un volume che raccoglie alcuni progetti, di tutte le amministrazioni pubbliche, esemplari per l'efficienza, l'innovazione, la competenza, il risparmio, la soddisfazione dei cittadini. Questo allo scopo di "imparare" dai casi esemplari, e riprodurli in tutte le amministrazioni pubbliche, superando la logica burocratica.

Ebbene, il primo caso esemplare riguarda proprio uno scavo archeologico (pp. 48-49). La Soprintendenza di Sassari e Nuoro, nel 1990, doveva procedere allo scavo del relitto di una nave romana, in acqua, a tre metri di profondità. Si prevedeva, per uno scavo tradizionale, una spesa di circa 150 milioni, indisponibili.

Il progetto innovativo messo a punto ha coinvolto nello scavo come operatori subacquei dei turisti volontari, che hanno pagato una quota di lire 800.000 settimanali per partecipare direttamente al lavoro. Così si sono coperte le spese per le attrezzature, il supporto logistico ed il personale di appoggio. I turisti sommozzatori, agevolati dal locale ente turismo per il viaggio e l'alloggio, coperti da una polizza assicurativa, guidati da un archeologo subacqueo professionista, direttore dello scavo, hanno lavorato a turno. In 23 giorni si è effettuato uno scavo integrale del relitto, e si sono acquisite informazioni significative per l'accrescimento delle conoscenze storiche ed archeologiche. I turisti, oltre l'esperienza unica, hanno anche conseguito il brevetto "Archaeology diver".

Riportiamo, direttamente dal volume citato, l'evidenza del "punto di forza" del progetto.

"La Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro è riuscita a non farsi imbrigliare dai vincoli burocratici e dagli eccessivi timori che avrebbero potuto accompagnare un'operazione come quella descritta, ma anzi ha avuto la capacità e il coraggio di attivare un insieme di forze esterne alla Pubblica Amministrazione che le hanno permesso di raggiungere obiettivi altrimenti irrealizzabili. Si è in questo modo realizzata un'iniziativa pilota, praticamente mai vista in Italia, che potrebbe rappresentare un modello da adottare su scala più vasta nei progetti di recupero, conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico ed archeologico nazionale" (pag. 49).

Turisti, studenti e persone amanti dell'archeologia, disposte a pagare per vivere l'emozione di partecipare direttamente ad uno scavo, certamente non mancano. Ed è risaputo quanto ancora c'è da scavare dalle nostre parti, e non si fa, vogliamo credere soltanto per mancanza di fondi. E' utopistico sperare che quanto è avvenuto in Sardegna si ripeta anche per Paestum, Velia ed altri centri archeologici del Cilento e del Salernitano?

* * * * *

NOTE

1) Lucido Di Stefano, Della Valle di Fasanella nella Lucania. Discorsi (Aquaro, MDCCLXXXI). Libro primo, Salerno, 1994, Libro secondo, Salerno, 1995. Pubblicazioni a cura del Centro di Cultura e studi storici "Alburnus", Ediz. Arci Postiglione, Salerno, 1994. Il brano riportato è tratto dal vol. I, pp. 180-181. Nel passo dell'Antonini citato a proposito di ambulacrum (La Lucania, vol. 1, 1795, pp. 431-433) si descrivono i resti imponenti di una villa costiera romana (vd. Angelo Guzzo, "La villa romana di Sapri", in Annali Cilentani, n. 11, 1995, pp. 137-139.

2) Vedi, per la bibliografia più completa e aggiornata, Mario Mello, s.v. Poseidonia, in Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche, vol. XIV, Scuola Normale Superiore - Ecole Française de Rome - Centre J. Berard Naples, Pisa - Roma - Napoli, 1996, pp. 301-395.

3) Giuseppe Bamonte, Le antichità pestane, Napoli, 1819; rist. a cura della Associazione Culturale di Torre Laura - Paestum, 1992.

4) La notizia è riportata da Giovanni Avagliano, a proposito della zona "Lupata", riguardo ai santuari pestani, in AA.VV., Poseidonia-Paestum - Atti del XXVII Convegno di studi sulla Magna Grecia, Istituto per la Storia e l'Archeologia della Magna Grecia, Taranto, 1988, vol. I, pp. 411-412.

5) Ibidem.

6) Mario Mello, Giuseppe Voza, Le iscrizioni latine di Paestum, vol. I, Istituto di Storia e Antichità Greche e Romane, Università degli Studi di Napoli, Napoli, 1968.

7) Angelo Maria Ardovino, I culti di Paestum antica e del suo territorio, Rotary club di Salerno Est, 1986, pp. 91-102.

8) Vd. Marina Cipriani, S. Nicola di Albanella - Scavo di un santuario campestre nel territorio di Poseidonia-Paestum, Roma, Giorgio Bretschneider Editore, 1989.

9) Angelo Maria Ardovino, op. cit., pp. 99-100.

10) Paus., VII, 21, 12. Altre indicazioni di grotte o locali sotterranei connessi al culto di Demetra, e riservati alle sole donne, sono in Paus., II, 37, 1; VIII, 10, 1; VIII, 36, 6; IX, 8, 1; IX, 39, 2. Pausania ricorda anche un mito secondo il quale Poseidone si sarebbe unito a Demetra avendone una figlia: vd. Paus., III, 21, 8; VIII, 25, 5-7; VIII, 37, 9; VIII, 42, 1-2. La connessione con Poseidone rafforza l'ipotesi dell'esistenza di un santuario di Demetra a Poseidonia.

11) Non è qui il caso di dilungarsi sulla tipologia di tali riti. Rimandiamo per maggiori informazioni a un recente libro di G. Wasson, A. Hoffmann e C. Ruck, Alla scoperta dei misteri eleusini, Apogeo, 1996, nel quale si ipotizza che gli iniziati, rinchiusi di notte in un edificio sotterraneo sacro a Demetra, avessero visioni dovute all'assunzione di droghe o bevande allucinogene. Vedi anche F. Graf., "I culti misterici", in AA.VV., I Greci. Storia Cultura Arte Società, vol. 2 - Una storia greca - II. Definizione, Torino, Einaudi, 1997, pp. 309-343.

12) Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione Pubblica, Cento progetti al servizio dei cittadini per diffondere l'innovazione nelle amministrazioni pubbliche, 2a ediz., Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, maggio 1997.

 


Tratto da:

"Annali Cilentani", n. 14 (1997), pp. 97-112.



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