Stanley Kubrick
Arancia Meccanica
(<<A Clockwork Orange>>, 1971)
Il cast: Regia: Stanley
Kubrick. Sceneggiatura: Stanley Kubrick e Anthony Burgess.
Direttore della fotografia: John Alcott. Musica: Walter Carlos,
Scenografia: John Barry, Russel Hagg, Peter Shields . Montaggio:
Bill Butler . Produzione: Stanley Kubrick, Warner bros, Polaris
Productions. Distribuzione: Dear International. Origine: Usa.
Durata: 2h e 17.
Gli interpreti:
Malcom McDowell (Alex De Large), Patrick Magee (Alexander),
Michael Bates (Capoguardia), Warren Clarke (Dim), Adrienne Corri
(Signora Alexander) , John Cleve (Attore di teattro), Carl
Duering (Dott. Brodsky), Michael Gover (Direttore prigioni).
La trama e gli Spunti per un
confronto :
Secondo il film che Stanley Kubrick ha tratto dallomonimo
romanzo di Anthony Burgess, ci prepariamo a vivere nel peggiore
degli inferni possibili, dove alla violenza dei teppisti
corrisponderà quella della scienza e della polizia. Poiché
tuttavia la violenza dellestablishment sarà perfidamente
legittimata dai governi e avrà il crisma del progresso sociale,
potrà accaderci di preferire, con una smorfia di ironia,
laggressività naturale dei giovani che, come in un gioco,
uccidono e stuprano per il piacere di vivere. Uno di questi
(siamo alle soglie del 2000, in luoghi di stampo inglese) è
Alex, un diciottenne uscito dal riformatorio, che allea testa di
un a banda di coetanei, battono notte tempo la città armati di
catene, sbarre di ferro e coltelli. Il loro sport è
loltraggio ed il delitto, il loro punto di ritrovo un bar
in cui lubriche femmine di plastica offrono latte e droga.
Condannato per omicidio, evita di trascorrere 14 anni in galera
offrendosi come cavia in un esperimento psichiatrico voluto da un
ministro è per soffocare gli istinti distruttivi dei criminali,
consistente nellinfliggere la visione di scene
cinematografiche così violente da provocare terribili nausee. La
prova riesce e Alex rabbonisce al punto di acquistare la
libertà. Ma che razza di uomo è il nuovo Alex? Succubo di
qualunque prepotente, privato di ogni istinto vitale, sempre
sullorlo del vomito, il ragazzo è respinto dai genitori,
pestato da un gruppo di barboni e dai vecchi compagni, ora
arruolatisi nella polizia. Spinto la suicidio da una delle sue
antiche vittime, linfelice si butta nel vuoto e ne esce
soltanto con le ossa rotte. A questo punto, tornando utile il
caso ai politici impegnati nella campagna elettorale, Alex è
aiutato a riacquistare il suo carattere autentico: come dire che
la violenza e la rivolta sono il sale della vita e che
lultima vittoria sarà sempre della natura. Raccontate in
prima persona dal protagonista, le agghiaccianti avventure di
Alex esprimono con straordinario sarcasmo un giudizio
pessimistico sui destini della società (è tipica degli
umanisti, quali sono Burgess e Kubrick la paura del futuro). Il
grande interesse del film sta a parere nostro più nel caustico
linguaggio che nellimpegno moralistico con cui propone
interrogativi sul diritto di governanti a soffocare il libero
arbitrio, sullumanità di fantocci che ci preparano la
psichiatria e la neuro chirurgia, sullinutilità di
combattere contro il male, fratello gemello del bene. Anche se
molte domande restano senza risposta ed appartengono al
repertorio già convenzionale, ciò che conta è
leccezionale evidenza espressiva conferita al film da una
regia che almeno in qualche parte ha del geniale. Pensiamo alle
note grottesche di cui anche grazie al suo slang anglo russo è
ricco il profilo del diabolico Alex, insieme repulsivo ed
attraente, che nella sua grande passione per la musica, è
soprattutto per Beethoven, anticipa una generazione di barbari
raffinati di perfetti nazisti. Pensiamo ai brividi terrificanti
suscitati dalle scene più feroci, dove la brutalità delle
immagini ha per contrappunto la grazia delle sinfonie di Rossini
e di Cantando sotto la Pioggia. Tutto il film, nei suoi orrori e
nelle sue scabrosità un trionfo dellumore nero, espresso
nellinvenzione scenografica e in situazioni come quella del
trattamento "Ludovico" imposto ad Alex, che Kubrick
conduce abilmente sullorlo della farsa, in un continuo
andirivieni fra latroce ed il buffonesco.