La
lettura della trama offre un'idea solo parziale dell'accumulo di
pesantezze che il racconto propone. Si dice che dovrebbe esserci
qualcosa di autobiografico nella vicenda del protagonista,
simile a colui che lo interpreta, ossia Eminem, la cui unica
particolarità è quella di esser un bianco in un settore
popolato da gente di colore. Preso atto, come si dice, di questi
eventuali riferimenti realistici, resta tutto il resto: intanto
un 'genere' musicale provocatorio che si basa sull'offesa e fa
appello alla violenza; poi un quadro in cui i poveri si sfidano
nella loro povertà all'insegna della legge del più forte;
quindi turpiloquio senza freno, vendette, punizioni premeditate,
rapporti sessuali improvvisati. Il tutto all'insegna di una
'normalità', di uno stile di vita da legge della giungla dato
come unico possibile, senza via d'uscita. Che tutto questo
panorama possa essere letto come ritratto di una cultura
americana che affonda le proprie radici nelle tradizioni
popolari degli afro-americani, in una cronaca della brutalità
come disperazione, diventa notazione ancor più fuorviante. Non
c'é compassione nelle immagini, non c'é quel disgusto che
fermenta e crea le premesse per un riscatto nella dignità.
Troppa insistenza, troppo compiacimento. Dal punto di vista
pastorale, il film é da valutare come inaccettabile, e
decisamente negativo.
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