ERA
MIO PADRE (Road to Perdition) |
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Genere:Drammatico
Regia: Sam Mendes
Interpreti: Tom Hanks (Michael
Sullivan), Paul Newman (John Rooney), Tyler Hoechlin
(Michael Sullivan jr.), Daniel Craig (Connor Rooney), Jude
Law (Maguire), Stanley Tucci (Frank Nitti), Jennifer Jason
Leigh (Annie Sullivan). |
Nazionalità:Stati
Uniti
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Anno di uscita: 2002
Orig.: Stati Uniti (2002)
Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Max Allan
Collins
Scenegg.: David Self
Fotogr.(Scope/a colori): Conrad L.Hall
Mus.: Thomas Newman
Montagg.: Jill Bilcock
Dur.: 119'
Produz.: Richard D.Zanuck, Dean Zanuck, Sam Mendes.
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Accettabile-riserve/problematico**
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Famiglia
- genitori figli; Mafia; Male; Potere; |
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Chicago,
1931. Gran parte della città è sotto il controllo del
gangster irlandese John Rooney; suoi uomini di fiducia
sono il figlio Connor, e Michael Sullivan sr., killer
freddo e affidabile. Michael ha una moglie e due fgli,
nessuno di loro conosce il suo vero 'lavoro'. Ma una
notte il piccolo Michael Sullivan jr. non resiste più.
Sale di nascosto sulla macchina con la quale il padre
sta andando a 'lavorare' e dall'esterno di un capannone
vede la scena: lui e Connor imbracciano il mitra e con
potenti raffiche uccidono alcuni uomini presenti.
Michael sr. rassicura Connor sull'affidabilità del
figlio. Ma il meccanismo ormai si è spezzato. Connor
uccide la moglie e il figlio più piccolo. Quando
Michael sr. se ne accorge, capisce che non più restare
a guardare. Bisogna reagire e al tempo stesso
allontanarsi, e scappare. Ecco allora i due Michael
insieme sulla strada, allo stesso tempo inseguiti e
inseguitori. Paure, speranze, delusione, e la vendetta
che, alla fine, non paga. Michael sr. lascia la vita, ma
nelle braccia del figlio e in un gesto di ritrovata
comprensione.
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Molto
atteso dopo il successo di "American beauty",
il nuovo film di Sam Mendes ha il taglio e le cadenze di
una tragedia greca. Fin dal più pertinente titolo
originale, "Road to perdition", che è il nome
della località verso cui si dirigono padre e figlio in
fuga ma è anche il simbolo di un percorso di ribellione
che deve però passare dal sacrificio estremo.
Gettandosi su un mondo, quello dei gangster, carico di
illustri precedenti filmici,Mendes costruisce una storia
forse meno spettacolare e meno 'corretta' della
precedente ma più adatta a calarsi nei sentieri oscuri
dei legami di sangue risolti e irrisolti e per
affrontare a viso aperto una questione delicata e spesso
accantonata quale quella del rapporto padri-figli. Se
"American beauty" era scandito da toni scuri e
cromaticamente opacizzati, qui la vicenda è calata in
atmosfere costantemente notturne, nel buio di una
temperie che non è solo ambientale ma esistenziale. La
strada che i due percorrono insieme diventa lentamente
un itinerario che parte dal buio e vuole arrivare alla
luce, dopo aver passato l'espiazione e posto la domanda
del perdono. Con lucida visionarietà, il regista
compone uno spartito sul quale delitto e condanna, colpa
e fatalità si muovono e si scontrano, fino alla timida
ma ferma frase del figlio: "Non so se è stato un
uomo buono o no. Era mio padre". Dal punto di vista
pastorale, il film merita attenzione per come riesce ad
affrontare e a far prevalere temi importanti in un
contesto certo deprecabile e di violenza come quello
gangsteristico. Espresse riserve per qualche passaggio
un po' insistito, é da valutare come accettabile, e
senz'altro problematico.
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molto
ben realizzato a conferma delle doti del regista, e ben
interpretato, il film é da utilizzare in programmazione
ordinaria, rivolgendosi ad un pubblico adulto.
Attenzione per i minori, anche in occasioni di eventuali
passaggi televisivi.
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