GANGS
OF NEW YORK (Gangs of New York) |
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Genere:Drammatico
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Leonardo Di Caprio
(Amsterdam Vallon), Daniel Day-Lewis (Bill il macellaio),
Cameron Diaz (Jenny Everdeane), Liam Neeson (padre Vallon),
Jim Broadbent (Boss Tweed), Brendan Gleeson (Monk), John
C.Really (Happy Jack), Henry Thomas (Johnny).
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Nazionalità:Stati
Uniti
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Anno di uscita: 2003
Orig.: Stati Uniti (2002)
Sogg.: Jay Cocks
Scenegg.: Jay Cocks e Steven Zaillian e Kenneth
Lonergan
Fotogr.(Scope/a colori): Michael Ballhaus
Mus.: Howard Shore
Montagg.: Thelma Schoonmaker
Dur.: 165'
Produz.: Alberto Grimaldi.
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Discutibile/crudezze*
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Conflitti
etnici; Emigrazione; Gangster; Politica-Società;
Storia; |
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Nel
1862 a Five Points, poverissimo quartiere di New York,
bande rivali si scontrano continuamente per il controllo
delle strade. Padrone incontrastato é Bill detto il
macellaio, che ha tra i suoi obiettivi principali quello
di respingere i tentativi di integrazioni degli
immigrati, in particolare gli irlandesi che ogni giorno
sbarcano numerosi dalle navi. Uno di questi, Amsterdam
Vallon, uscito dal riformatorio, torna in quella zona
con un piano preciso: vendicare l'uccisione del padre,
avvenuta sedici anni prima quando lui era un bambino e
sotto i suoi occhi per mano proprio di Bill. Amsterdam
si fa notare e apprezzare, entra nelle grazie di Bill,
diventa un suo uomo di fiducia, fino a che l'amico
Johnny non lo tradisce e rivela la verità a Bill.
Bisogna allora aspettare lo scontro finale tra i Nativi
(la banda di Bill) e i Conigli Morti (la banda degli
irlandesi) perchè Amsterdam possa compiere la propria
vendetta, uccidendo Bill. Intorno infuria la guerra
civile, e le strade di New York sono in preda ai
disordini scoppiati in seguito che detta l'obbligo per
tutti di arruolarsi nell'esercito.
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Se
é vero che il copione è stato scritto avendo come
riferimento una precisa serie di fatti storicamente
avvenuti, é altrettanto inconfutabile che Scorsese non
si è risparmiato nulla per restituirci una 'cronaca'
iperrealista, minuziosa, vivisezionata. Malavita e
violenza da un lato si incontrano e si confondono
dall'altro con frequenti riferimenti religiosi secondo
un connubio che fa parte della ispirazione più profonda
e naturale dell'italo-americano Scorsese ed é
ampiamente utilizzato in molti altri suoi film (da
"Mean streets" a "Quei bravi
ragazzi"): crimine, peccato, preghiera, espiazione
attraversano le vicende umane prima di comporsi in una
almeno apparente pace sociale. Il binomio pace-guerra, o
violenza scatenata in nome della pace arriva qui ad un
contrasto del tutto lacerante. Nel fluire interminabile
delle immagini, nel tono da angoscioso affresco dentro
cui si agita una Storia scandita da dolori e sofferenze,
Scorsese sembra talora avere pietà, talatra arrendersi
ad un non pacificato fatalismo. Film grandioso e cupo
che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come
discutibile, e segnato da molte crudezze sul piano
visivo di fronte alle quali resta l'impressione che non
fossero tutte necessarie e che vadano a compromettere
l'equilibrio generale del racconto.
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avendo
avuto da parte della Commissione di Censura il visto per
tutti,va più che mai detto con chiarezza che
l'utilizzazione del film è da destinarsi ad un pubblico
adulto, e in grado di filtrare le suggestioni emotive
con l'interesse ai riferimenti storici, ai temi della
politica, della corruzione, del formarsi dell'idea
democratica del suffragio universale. Un affresco buio e
impietoso sull'America di ieri che parla forse anche di
quella di oggi: in questa prospettiva si può vedere il
film con maggiore serenità e accortezza per non
lasciarsi andare al rifiuto che altrimenti si prova di
fronte a sequenze crude e brutali.
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